“Il vino italiano – conclude Prandini – ha successo in Italia e all’estero non solo per la qualità, ma anche per il racconto del territorio che è legato a ogni bottiglia che viene stappata. Dalle colline della Franciacorta a quelle del Chianti, dalle Langhe ai vigneti siciliani e pugliesi, dalla Valpolicella alle terre del Lambrusco, tra i filari si racconta un pezzo importante della storia d’Italia oltre a sviluppare un importante volano per la nostra economia e l’occupazione”. Con l’inizio della vendemmia in Italia si attiva un sistema che, solo con la vendita del vino, genera quasi 10 miliardi di fatturato e offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone. Nel primo quadrimestre del 2016 le esportazioni di vino Made in Italy sono ulteriormente aumentate del 2% in valore rispetto al record storico fatto segnare lo scorso anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, con il risultato che oltre la metà del fatturato realizzato dal vino quest’anno sarà ottenuto dalle vendite sul mercato estero.
I PRODUTTORI: “QUALITA’ ASSICURATA”
“Questo – continua Turra – ha reso faticosa la fecondazione di tutti gli acini. Inevitabile dunque le perdite in termini quantitativi, rispetto alla scorsa vendemmia. Inoltre, i continui temporali e la mancanza di un caldo asciutto hanno portato un mese e mezzo fa all’instaurarsi di malattie come la Peronospora, con qualche accenno di Oidio, fortunatamente entrambi circoscritti in tempo e fermati, evitando l’espandersi dei danni. Da metà luglio, fortunatamente, la situazione meteorologica si è stabilizzata portando l’annata sulla retta via e ad un’ottima allegagione. Siamo però in ritardo sulla tempistica media: esattamente il 13 agosto del 2015 a Solive iniziavamo la vendemmia. Quest’anno, complice gli ultimi 2 o 3 temporali dei giorni scorsi e la caduta delle temperature, registriamo la presenza di uve in stallo con un alcol probabile intorno ai 7-8%”. “Non ci rimane dunque che aspettare e monitorare la situazione – conclude l’enologo Paolo Turra -. Siamo fiduciosi di ottenere una buona annata. La sanità è buona, grazie soprattutto al tanto e minuzioso lavoro fatto con passione, caratteristica indispensabile per ottenere un ottimo prodotto”.
Nel villaggio di capanne è giorno di festa, avendo fatto ritorno dopo un mese il birraio Bodomar insieme al suo assistente Asmus. Gli abitanti sono molto felici, avendo già assaggiato il nettare che produce.
A tutti i presenti, Bodomar il birraio farà scoprire i segreti e il gusto della birra antica, i contadini serviranno ottimi piatti della minestra tradizionale “pancotto”, racconteranno i segreti del cibo e delle sue capacità curative, racconteranno come vivono e i loro mestieri, faranno visitare le loro case e le illustreranno; faranno conoscere le armi in uso al nostro dominus Razo e tanto altro.
E’ una minestra preparata con pane raffermo spezzettato e messo in un liquido, brodo vegetale o acqua, con pezzetti di verdure. Il pane viene cotto nel brodo insieme agli altri ingredienti e non aggiunto successivamente come nelle zuppe. Ogni regione italiana ha la sua ricetta di pancotto, con poche differenze dovute soprattutto al tipo di pane utilizzato.
Cambiano anche i nomi, come la Panada in Lombardia, il Pancheuto ligure, il Pane cottu in Sardegna. L’evento “Birra e pancotto” è realizzato da Archeòtipo in collaborazione con Birrificio San Gimignano srl e Associazione Culturale La Ginestra. Ingresso 10 euro (1 boccale di birra e 1 piatto di pancotto), gratuito per bambini fino a 10 anni.
Prenotazione al 392 9279400 e tramite info@parco-poggibonsi.it entro il 24 agosto. E’ garantito il pancotto a chi prenota e sino ad esaurimento scorte. Disponibile un corno potorio per birra, in scorta limitata. Necessario specificare nella prenotazione se si è interessati.
Partendo da uno dei tre ingressi, quello del Nero di Troia, situato alle spalle di piazza Duomo, abbiamo avuto la possibilità di degustare le varie cantine Daune. Sempre più netto il miglioramento nelle pratiche enologiche in quest’angolo del Meridione italiano. Abbiamo trovato Rivera, con il suo nero di Nero di Troia Castel del Monte Doc Violante, Del Sordo, Paglione. Fino ad arrivare a Passalacqua, con i suoi bianchi naturali. Pregiato il “Terra minuta”, blend Minutolo-Greco. Proseguendo per via Scassa, i quasi 10 mila winelovers presenti hanno avuto anche la possibilità di divertirsi con una prova sensoriale, in uno dei palazzi storici più belli della Capitanata, Palazzo Petrilli. All’interno del quale i partecipanti dovevano indovinare in quale dei 6 calici presenti vi era una maggiore persistenza olfattiva di uno degli elementi prescelti, come per esempio la ciliegia. Un gioco semplice, utile ad avvicinare anche i neofiti allo straordinario mondo del vino.
Ultima tappa le terre del Negramaro. Dislocate lungo viale Augusteo, le cantine Salentine proponevano i loro Negramaro e Salice Salentino. Tra le più rinomate Due Palme, Paolo Leo, Mottura. Meritano di essere citate anche altre realtà, come Menhir, Vallone con il suo Salice Salentino Riserva 2012. Senza dimenticare Carvinea. Tirando le somme, una manifestazione riuscita alla perfezione a Lucera. Passeggiare in questa magnifica città e avere la possibilità di soffermarsi anche sulle bellezze storiche, oltre che sull’enogastronomia locale, è stata una scelta vincente. Una scelta capace, per una volta, di valorizzare un Meridione che ha bisogno di iniziative come queste per alzare la testa. Promuovere e diffondere il verbo del vino in maniera semplice e far apprezzare le ormai sempre più emergenti realtà pugliesi: obiettivi centrati, per una ricandidatura ad honorem di Lucera per l’edizione 2017 di Calici di Stelle.
Risotto alle fragole
Quantità per: 4 persone
Realizzazione: facile
Vino in abbinamento: Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg
TI SERVE
- 20 cucchiai di riso Carnaroli
- 100 gr di fragole
- Mezzo bicchiere di Prosecco
- Sale nero delle Hawaii
- Pepe bianco
- Olio evo
- Mezza cipolla bianca
- Parmigiano
- 400 ml di brodo vegetale
- Glassa al balsamico e una foglia di menta per guarnire
PREPARAZIONE
1. Soffriggi la cipolla con un po’ d’olio in una casseruola e tosta il riso. Fai sfumare con il prosecco e aggiungi il brodo poco alla volta.
2. Metti le fragole tagliate a pezzetti piccoli (tranne 4), il sale e il pepe.
3. A fine cottura (ci vorranno almeno 15/20 minuti) spegni il fuoco, manteca con una manciata di parmigiano grattugiato e un cucchiaio di prosecco. Guarnisci con la glassa al balsamico, la foglia di menta e le fragole.
Tagliatelle limone, burro e menta
Un ingrediente ‘grasso’ come la panna, con la leggerezza delle magiche e fresche foglie di menta. E’ questo il segreto delle tagliatelle limone, burro e menta ‘In cucina con Fede’. Ecco come prepararle.
Quantità per: 4 persone
Realizzazione: facilissima
Vino in abbinamento: Kerner Valle Isarco Doc “Gaudium”
TI SERVE
- 250 gr di tagliatelle all’uovo
- 4 foglie di menta fresca
- La scorza di 2 limoni bio
- 150 ml di panna da cucina
- Pepe bianco degli uccelli
- 50 gr di burro
- 1 foglia di menta per decorare
PREPARAZIONE
1. Fai bollire l’acqua per la pasta in una casseruola e mettici sopra una padella. In questo modo si scalda senza essere a contatto con la fiamma. Un po’ come se cuocessimo a bagnomaria.
2. Metti il burro nella padella. Una volta sciolto, aromatizzalo grattugiando la scorza dei limoni, spezzettando le foglie di menta (tranne una che userai per guarnire il piatto) e aggiungendo a piacere il pepe bianco degli uccelli (è considerato il più pregiato dei pepi). Puoi togliere la padella da sopra la casseruola.
3. Elimina le foglie di menta dalla padella: ormai hanno svolto la loro funzione!
4. Fai cuocere la pasta, scolala e buttala nella padella con il burro. Aggiungi la panna e mescola. Spegni il fuoco e ultima il piatto con la foglia di menta.
Pancake alle fragole
Quantità per: circa 20 pancake in base a quanto li farai grossi
Realizzazione: facile
In abbinamento: perché non un centrifugato di fragole e lamponi?
TI SERVE
- 1 uovo
- 450 ml di latte fresco
- 50 gr di burro
- 2 cucchiai di zucchero
- Il succo di mezzo limone
- 260 gr di farina (00 o di riso)
- 1 bustina di lievito
- 1 cucchiaino di bicarbonato
- 250 gr di fragole
- Qualche lampone per guarnire
- Zucchero a velo
PREPARAZIONE
- In una ciotola rompi l’uovo, aggiungi il latte, il burro fuso (ma lascialo raffreddare) e il succo del limone. Con una frusta o una planetaria mescola il tutto.
- Ora unisci gli ingredienti secchi: lo zucchero, la farina, il lievito e il bicarbonato e continua a mescolare.
- Fai scaldare una padella per crepes (è larga almeno 20 cm e piatta) a fuoco medio/basso. Io uso una padella antiaderente così non necessita di essere unta con il burro.
- Comincia a cuocere i pancake: con un mestolo (o un dosatore) prendi un po’ d’impasto e mettilo al centro della padella. Quando cominceranno a formarsi delle bolle significa che il lievito sta facendo il suo dovere e il pancake si sta gonfiando quindi lo può girare dall’altra parte.
- Continua così finché non termini l’impasto. A me piacciono i contorni irregolari, ma se vuoi dare una forma perfettamente tonda al pancake o una forma di cuore etc. puoi acquistare le formine in silicone.
- Mentre i pancake raffreddano con un frullatore a immersione riduci in purea le fragole. A piacere puoi aggiungere dello zucchero e filtrare i semini.
- Puoi comporre il dolce: un pancake, purea di fragole, lamponi e sopra lo zucchero a velo.
Prezzo: 11,90 euro
Acquistato presso: Supermercati Tosano, Gruppo VeGè
Al seguito della troupe anche Gianni Maccagni, esperto di marketing territoriale, e il direttore del Consorzio di Tutela, Emanuele Bottiroli. “E’ stato un onore – commenta Rossetti – accogliere a Riccagioia e accompagnare nella sua San Zenone Po il maestro Gualtiero Marchesi. Ho trovato in lui l’umiltà e la semplicità dei grandi italiani. Certamente il territorio trarrà grande giovamento dalla scelta di Maurizio Gigola di riportare il più celebre chef italiano dov’è cominciata la sua storia”. Gigola, che da un anno collabora con il Consorzio di Tutela, è fondatore della Food&Media International, società con sede a Londra che produce media per le televisioni, radio, riviste e web per poi diffonderli nel mondo all’attenzione di milioni di cultori di cibi e vini italiani.
LA DEGUSTAZIONE
Di colore giallo vivo con riflessi dorati, Ferrari Perlé 2005 mostra una spuma compatta e persistente, un perlage elegante, di filari ordinati e fini. Al naso miele di acacia, tanta frutta matura, crosta di pane molto riconoscibile. Un vino armonico, reso ancora più speciale da sentori di melassa da canna da zucchero. Al palato la beva è piena. Una bollicina che centra letteralmente in pieno tutte quelle che sono le caratteristiche da soddisfare per una bevuta piacevole. Armonico ed equilibrato, il Ferrari Perlé 2005 ben bilancia sapidità, acidità e morbidezza del perlage sulla lingua. La mandorla amara domina il retro olfattivo, seguita da sentori di miele e pasta lievitata.
Nel calice il Lambrusco di Modena Doc Biologico della Umberto Cavicchioli e Figli si presenta di un rosso rubino poco trasparente. Spuma vivace che si disgrega rivelando un “perlage” vivace, persistente e davvero fine. Al naso note vinose e fruttate di mela Golden Delicious matura, che preannunciano l’abboccatura, oltre ai caratteristici sentori floreali di viola mammola. Al palato è piacevole, per nulla stucchevole l’abboccatura. Di corpo fresco, si svela sapido e fruttato: di nuovo di mela matura il sentore predominante. Un vino, il Lambrusco di Modena bio Cavicchioli, da abbinare agli antipasti a base di salumi, ai primi o ai secondi di carne bianca, purché leggeri. Il bio Cavicchioli, insomma, promosso soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Per la sua beva facile (10% alcol in volume), un ottimo alleato nelle calde giornate d’estate. Da servire a una temperatura tra i 9 e i 12 gradi.
Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga
Re Nero, nome di fantasia ottenuto anagrammando il nome di uno dei soci della cantina, responsabile della produzione, il signor Armando Neroni.
L’associazione del nome del vino con la parola “nero” è ricorrente, né abbiamo degustati altri di vini “neri”, dei quali Vi invitiamo a leggere o rileggere le recensioni, come ad esempio il Lambrusco Fiero Nero di Cavicchioli, il Greco Nero della Cantine Lavorata oppure il divertente Pilu Niuru Classic Salento Igp Taurosso.
Nero, oscuro, ignoto, come il valore di un vino magari scelto a caso sullo scaffale. Il valore, in questo caso, come per tutte le nostre recensioni ve lo sveliamo noi: un ottimo valore intrinseco, ma soprattutto un rapporto qualità prezzo eccellente per quello che risulta essere un’ottima espressione di questo vino marchigiano.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Rosso Piceno Superiore Doc Re Nero si presenta di colore rosso rubino carico, limpido e poco trasparente, “nero” in un certo senso. Di fluidità densa, all’esame olfattivo è intenso e complesso con sentori di fiori appassiti, frutta matura e confettura, spezie e note di vaniglia.
Profumi che ritornano tutti al palato dove si conferma un vino di carattere. Di buon corpo, caldo, con i suoi 13,5% di alcol in volume. Rotondo, secco, di buona freschezza gustativa è leggermente sapido. La tannicità non è graffiante, è moderata seppur percettibile.
Elegante, pulito, asciutto. Il finale di persistenza con aroma di liquirizia. Non è un vino banale, anzi. Se gradite i vini barricati provatelo, se amate il Rosso Piceno questo fa al caso vostro. L’abbinamento ai cibi del Rosso Piceno dipende anche dal grado di maturazione del vino.
Una maggiore maturazione, con conseguente maggiore morbidezza ed equilibrio lo rende idoneo a piatti più saporiti e strutturati per creare armonia tra la ricchezza di gusto del cibo e il vino stesso.
Eccellente l’accostamento a piatti a base di tartufo o aromatizzati con finocchietto selvatico, con sughi di carne, carni alla brace, bovine, suine e ovine, con cacciagione, carni bollite e in umido. Ma il Rosso Piceno Superiore Doc Re Nero è perfetto anche con formaggi stagionati come pecorino e parmigiano.
Da provare col gorgonzola, magari con le noci ovvero con i famosi fritti misti all’ascolana. Va servito ad una temperatura 18 gradi in calici ampi, aperto almeno trenta minuti prima di degustarlo per poter godere appieno delle caratteristiche organolettiche.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con un blend di uve Montepulciano per il 70% e Sangiovese per il restante 30%. I vigneti, sono nei pressi di Ascoli Piceno, nel comune di Castorano. Risalgono al 1994 e si trovano su terreni argillosi calcarei esposti a sud ovest allevati con il metodo guyot. 300 ceppi per ettaro con una resa è di 100 q.li/ha.
La vinificazione avviene con macerazione sulle bucce per otto giorni in vinificatori tradizionali utilizzando la tecnica del delestage. L’affinamento avviene in barriques francesi di media tostatura, 1/3 nuove, 1/3 di secondo passaggio ed 1/3 di terzo passaggio.
Segue invecchiamento di 12 mesi in barrique e di ulteriori tre mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Il Crinale è un’azienda relativamente recente, nasce nel 2006 a coronamento di una passione decennale della famiglia Quitadamo nata già negli anni settanta anni in cui la famiglia già si dedicava alla produzione e alla commercializzazione di uva attraverso un negozio di proprietà in Lombardia.
Finalmente dal 2006 ha cominciato la produzione e la commercializzazione del vino prodotto dalle proprie vigne. Oggi, è un’azienda certificata biologica che pone il rispetto dell’ambiente come condizione sine qua non. Vanta una cantina ideale punto di incontro tra tradizione ed innovazione dotata delle più moderne tecnologie.
Le Cantine il Crinale dispongono di 50 ettari coltivati con i vitigni tipici delle Marche, Passerina, Pecorino e Trebbiano per i bianchi, Sangiovese e Montepulciano per i rossi . Nel 2008 a Venezia sono stati premiati con il Leon d’Oro per l’imprenditoria.
Prezzo: 7,99 euro
Acquistato presso: Conad
“Ogni bottiglia di vino Orcia Doc ha una storia da raccontare e la notte di Calici di Stelle i visitatori potranno ascoltare le storie dei nostri produttori, artigiani del vino più bello del mondo” conclude la Presidente. Le cantine presenti rappresentano ampiamente il vasto territorio di produzione del vino Orcia: Bagnaia, Campotondo, Capitoni Marco, Donatella Cinelli Colombini, Il Pero, Olivi-Le Buche, Podere Forte, Poggio Grande, Roberto Mascelloni, SassodiSole, Tenuta Castelnuovo Tancredi, Az. Agr. Trequanda.
“Ancora ad animare il borgo per tutta la sera, ci saranno: esposizioni di artigianato, animazioni per bambini nell’area dedicata, i cooking show a cura dei ristoratori, esposizione di auto e moto d’epoca, artisti di strada con spettacoli di trampolieri e giocolieri e i canti dei Maggiaioli, eredi di un’antica tradizione gelosamente conservata. In Piazza Vecchietta sarà loro dedicata anche una proiezione e una mostra fotografica intitolata “La lunga e antica tradizione del Maggio” spiega Alice Rossi, Assessore alla Cultura.
Per tutti i winelovers alle ore 18:30 la delegazione Onav Siena propone “Sotto un cielo di stelle”, la degustazione guidata di 10 vini Orcia Doc che si svolgerà nella storica sala consiliare in Piazza Vecchietta (su prenotazione). Ancora per gli amanti del cinema e della buona cucina alle ore 19:00, all’interno della prestigiosa Sala d’Arte, avrà luogo la performance interattiva del libro “A cena con Babette” di Giovanni Pellicci e Lorenzo Bianciardi accompagnata da degustazioni di vino Orcia e piatti realizzati dai ristoratori castiglionesi (su prenotazione). “A Cena con Babette è il risultato di una conversazione appassionata che ruota intorno ai sapori evocati dai film e che si trasforma in pagine da sgranocchiare” conclude spiegando Giovanni Pellicci, autore del libro.
Conclude la serata il grande concerto spettacolo della “Leggera Electric Folk Band” (ore 22:00) insieme al “Coro dei Minatori di Santa Fiora”. Ma l’evento sarà anche social con l’Instagram challenge realizzato in collaborazione con la community di Instagramers Siena. Chiunque potrà scattare e condividere le immagini di Calici di Stelle 2016 utilizzando l’hashtag dedicato #orciacalici insieme a #orciadoc e #igerssiena. Una simpatica sorpresa sarà riservata allo scatto più rappresentativo dell’evento. Insomma tante saranno le emozioni e le esperienze da vivere nella terra dei panorami e dei grandi vini, non resta che lasciarsi stupire dal vino più bello del mondo, certi che le sorprese non mancheranno. Calici di Stelle è un evento promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino e il Movimento del Turismo del Vino. Localmente, in Val d’Orcia, è organizzato dal Comune di Castiglione d’Orcia in collaborazione con il Consorzio del vino Orcia, Strada del vino Orcia e Onav Siena. Quest’anno l’evento viene patrocinato dai Comuni di Chianciano Terme, Radicofani e San Quirico d’Orcia.
Castiglione d’Orcia – cenni storici
Nel 714 Castiglione d’Orcia era un castello della nobile famiglia senese degli Aldobrandeschi. Per un breve periodo fu uno stato indipendente per poi, nel Trecento, essere incluso fra i possedimenti di Siena. La sua posizione alta sulla Val d‘Orcia ne fece una sorta di sentinella sulla via Cassia e poi sulla Francigena. Una sorte che, soprattutto per Rocca di Tentennano, sul lato opposto e più alto dello sperone roccioso, determinò assedi e contese per impossessarsi di questa roccaforte strategica. Molto belle la Chiesa di Santa Maria Maddalena e la Pieve dei Santi Stefano e Degna, i cui principali dipinti sono ora esposti nella Sala d’Arte nel centro di Castiglione. Nel comprensorio comunale vanno inoltre ricordati il castello della Ripa, il campanile di Campiglia e gli enormi pozzi di cui, quello di Rocca d’Orcia, è il più grande della Provincia di Siena. Rocca di Tentennano ospitò Santa Caterina da Siena che proprio lì, nel 1367, imparò a scrivere. La zona è ricca di sorgenti la più importante delle quali è Vivo d’Orcia che per decenni ha dissetato la città di Siena. Nella prima metà del Novecento, Castiglione d’Orcia ha raggiunto una popolazione di circa 5.000 abitanti che si è attualmente dimezzata. Le attività prevalenti sono l’agricoltura e il turismo con particolare riferimento al turismo termale le cui antiche acque calde formano il meraviglioso fosso bianco di Bagni San Filippo.
Consorzio del Vino Orcia e vini Orcia DOC
La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 e comprende la varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e Orcia Sangiovese con almeno il 90% di questo vitigno, entrambe anche nella tipologia “Riserva”. La denominazione Orcia comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo. I vini nascono in una quarantina di cantine e manifestano l’impegno e la passione dei produttori che nella stragrande maggioranza fanno tutto direttamente: dalla vigna alla vendita delle bottiglie. In un’epoca di globalizzazione, il vino Orcia è ancora un prodotto familiare, fatto da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura. Il vino Orcia è prodotto in uno dei comprensori agricoli più belli del mondo, in parte iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco. 13 comuni: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.
Leggera Electric Folk Band e il Coro dei Minatori di Santa Fiora
La Leggera Electric Folk Band è uno dei gruppi più interessanti del panorama musicale toscano. Nato da un lavoro di ricerca sulla tradizione delle “canzoni da osteria” che li ha condotti a rivisitarle in chiave moderna, con un effetto di enorme energia e nuove sonorità. Membri: MARINA NUCCIOTTI: Voce GIANMARCO NUCCIOTTI: Voce, Chitarra acustica, Chitarra elettrica, Ukulele, Armonica. MATTEO BENEDETTELLI: Pianoforte, Tastiera e Fisarmonica IVANO ROSSI: Sax soprano, Sax baritono, Chitarra 12 corde GUIDO NUCCIOTTI: Clarinetto e Quartino FRANCESCO CENCINI: Basso DARIO ROSSI: Batteria DOMENICO GIARAMITA: Percussioni JESSICA BONELLI: Cori DANIELE BALLERINI: Cori Info: leggeramonteamiata@gmail.com FACEBOOK: Leggera Electric Folk Band – Monte Amiata
Il “Coro dei minatori” che si è formato circa tre anni fa con l’obiettivo di recuperare e reinterpretare il vasto e originale repertorio di musica popolare santafiorese e amiatino. Il gruppo, ha come obiettivi la ricerca, la riscoperta e la “ripulitura” da incrostazioni spurie del repertorio tradizionale e la scelta delle forme della riproposizione musicale e dell’esecuzione. Il gruppo ha partecipato ai più importanti festival e manifestazioni in Italia ed all’estero. Il Coro ha collaborato anche con il cantautore.
L’evento rientra nelle strategie del consorzio di promozione I Vini del Piemonte, che ha “sempre puntato sull’export e da anni opera attivamente per favorire il processo di internazionalizzazione delle aziende vinicole”, per le quali “vendere all’estero è ormai diventato fondamentale”. Lo confermano le statistiche: supera infatti il 60% la quota della produzione vinicola piemontese che finisce oltre i confini nazionali. In particolare, come sottolinea Andrea Faccio, presidente del consorzio di promozione I Vini del Piemonte, “gli incoming di importatori e operatori del settore sono indirizzati a quelle aziende che ancora esportano poco, proprio perché il settore ha enormi opportunità e considerevoli margini di crescita”. “Proseguendo nell’ottica di aiutare le piccole e medie imprese della viticultura piemontese tradizionale – continua Faccio – anche quest’anno accoglieremo gli importatori alla ricerca dei pregiati vini delle nostre colline, ben consci che l’export è di vitale importanza per la nostra viticoltura. Inoltre è un vero piacere poter collaborare con le associazioni di categoria e in particolare con la CIA, che ha fra i suoi associati molti produttori di grandissima eccellenza”.
La Confederazione Italiana Agricoltori considera l’iniziativa “una grande opportunità”. A sottolinearlo è lo stesso direttore provinciale, Igor Varrone: “Abbiamo ritenuto che fosse importante per le aziende a noi affiliate affacciarsi sul mercato internazionale attraverso un incontro diretto. Si tratta di un’occasione unica e speciale di confronto al quale invitiamo tutti gli addetti ai lavori a partecipare. Per la CIA – evidenzia ancora Varrone – è un investimento importante che affrontiamo con consapevolezza in prima persona e che siamo certi porterà, insieme alla preziosa collaborazione con il consorzio di promozione I Vini Del Piemonte, al raggiungimento di importanti obiettivi. Creare rapporti commerciali fra importatori primo fra tutti”.
Ben rappresentate dunque tutte le principali aree vitivinicole del Piemonte, dalla Langa del Barolo, che annovera la maggior parte dei consorziati, al Roero, al Monferrato astigiano e alessandrino, a conferma che questo consorzio privato di produttori, nato per promuovere i vini di eccellenza del Piemonte in giro per il mondo e aiutare i produttori a trovare importatori nei principali mercati esteri, continua a tener fede al suo spirito originario: ovvero la volontà di superare i campanilismi nella convinzione che uniti si è più forti!
“Sono felice e onorato di entrare a far parte di questo Consiglio di Amministrazione, con la carica di vicepresidente – ha dichiarato Valerio Mondo (nella foto a sinistra) al termine dell’assemblea -. Sono stato eletto con il compito di rappresentare le aziende dell’astigiano all’interno del consorzio di promozione e il nostro impegno sarà concentrato soprattutto a rafforzare l’immagine di vini come la Barbera d’Asti. In questi anni ci siamo infatti resi conto delle enormi potenzialità di questa importante denominazione: molto è stato fatto per migliorarne il posizionamento sui mercati esteri, ma la strada è ancora lunga!”.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto da uve provenienti da un vigneto a cavallo dei comuni di Cisterna d’Asti e San Damiano d’Asti, a 250 m s.l.m., con esposizione Sud-Est con uve Arneis, vitigno autoctono piemontese chiamato anche Nebbiolo bianco o bianchetta. Come avviene per tutti i vini bianchi prodotti dalla Tenuta la Pergola l’uva raccolta viene pigiata e pressata in assenza di ossigeno, per preservarne tutti i delicati aromi. Dopo la pulizia del mosto, avviene la fermentazione, a 15-16 °C, processo molto lento con una durata di circa 3 settimane. La fermentazione così lenta fa sì che si mantengano maggiormente gli aromi di fermentazione.Successivamente si effettua un primo travaso, poi il prodotto viene mantenuto sulle fecce fini, periodicamente risospese, per 3-4 mesi. La sosta sulle fecce arricchisce il vino dei composti del lievito, rendendolo più stabile e morbido al palato ed inoltre è un deterrente naturale all’ossidazione.Verso gennaio-febbraio, il vino viene preparato all’imbottigliamento. La Tenuta la Pergola nasce nel 1903 e si estende su oltre 40 ettari di colline con una produzione annua di circa 200.000 litri di vino pregiato. In cima ai vigneti si erge l’antico Ciabòt, l’antico ricovero degli attrezzi agricoli, e poco più in basso la Cantina. I suoi vini hanno incontrato il favore di critici e sommelier e riconoscimenti a concorsi enologici come la Douja D’or.
Prezzo pieno: 5,89 euro
Acquistato presso:Crai
IL PROGRAMMA
A Colognola ai Colli, ad ogni gradone della scalinata una tipologia di vino del territorio. Calici di Stelle si tiene venerdì 5 e sabato 6 agosto a partire dalle 19.30 ed è organizzato dalla Pro Loco locale (tel. 347-8599701, presidente Alfonso Avogaro) nello scenario della monumentale scalinata Zandomeneghi, dedicata allo scultore Luigi Zandomeneghi (1778-1850), attivo soprattutto a Venezia ma che ebbe i natali nella località veronese. Su ogni gradone della scalinata che porta al monte di Colognola – da cui si gode una splendida vista sulla val d’Illasi illuminata – le cantine della zona allestiranno i loro banchi di degustazione per servire, in un crescendo di tipologie, i vini del territorio, dal Soave Doc al Valpolicella, dal Valpolicella Superiore ai vini da meditazione, Recioto di Soave e Recioto Valpolicella. Non mancheranno i prodotti tipici e le eccellenze del territorio con cui cenare, che si potranno acquistare con i “verdoni”, speciali banconote realizzate per l’evento e che si troveranno nel kit fornito ai partecipanti insieme a sacca e calice.
A Monteforte d’Alpone si terranno invece degustazioni di “Acinatico” e risotti a sorpresa. Nella terra dei vini Soave Classico e Recioto di Soave, Calici di Stelle, organizzato dalla Pro Loco di Monteforte (tel. 392-0508139) si terrà sabato 6 e domenica 7 agosto a partire dalle ore 19 in centro paese (Foro Boario-via Dante). Negli stand presenti si potrà cenare con specialità, tra cui risotti a sorpresa, nonché degustare i vini delle cantine del territorio. A far da padrone, sarà il Recioto, il cui antenato, l’Acinatico, venne descritto nella sua dolce soavità ben 1.500 anni fa da Cassiodoro (490-580 circa), politico-letterato, grande protagonista della storia italiana nel passaggio tra antichità e Medioevo, e primo grande commentatore dei vini passiti veronesi al tempo di Re Teodorico. Un primato, quello del celebre personaggio storico, che ha condotto Monteforte ad essere il comune capofila di un progetto che prevede la realizzazione di più busti di Cassiodoro da collocare nel territorio, il primo dei quali fa già bella mostra di sé nel palazzo municipale del paese.
LA DEGUSTAZIONE
Il punto di partenza della Strada coincide, non per caso, con la Scuola enologica di Conegliano, la prima creata in Italia, nel 1876. Da lì si parte per Collalbrigo, che regala suggestivi panorami sui colli circostanti. Quindi si prosegue verso Rua di Feletto e il suo seicentesco eremo camaldolese, per arrivare a San Pietro di Feletto ove sorge la splendida Pieve del XII secolo. Il successivo tratto di strada, tra un susseguirsi di scorci suggestivi sui colli del Felettano, si dipana fino a Refrontolo, nota per l’antico ‘Molinetto della Croda’ e la produzione di un piccolo gioiello enologico, il Refrontolo Passito Docg. Arrivati a Solighetto, c’è la settecentesca Villa Brandolini, sede del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, istituito nel 1962. AFarra di Soligo, si possono ammirare le medievali Torri di Credazzo, testimonianza della presenza longobarda, e l’autentico gioiello della Chiesetta di San Virgilio. E poi ancora Colbertaldo da dove si prosegue verso nord immergendosi tra infiniti vigneti per raggiungere quello che è il “cru” per eccellenza dell’area Docg: la collina del Cartizze, da cui si ricava l’omonimo pregiato spumante.
Dal basso, dirigendosi verso il Follo e risalendo poi verso Santo Stefano, si incontrano alcuni tra i più bei panorami della zona finché, oltrepassati Santo Stefano e San Pietro di Barbozza, si arriva infine a Valdobbiadene. Così con i suoi 120 chilometri complessivi che si addentrano e si inerpicano lungo le Rive da Conegliano a Valdobbiadene, il tracciato guida il visitatore tra vigneti ininterrotti, borghi e paesi dove si respira il sapore della secolare arte enoica di queste terre, che proprio quest’anno hanno ottenuto il riconoscimento di Paesaggio Rurale Storico, grazie alla storia, alle tradizioni, al paesaggio ed ora aspirano alla nomina di Patrimonio UNESCO. Le colline di Conegliano Valdobbiadene sono state inoltre nominate quest’anno “Città Europea del Vino 2016”. E proprio nell’ambito del programma delle celebrazioni per i 50 anni della Strada del Prosecco Superiore si terrà presso Villa Brandolini in Solighetto venerdì 14 ottobre un convegno dedicato al turismo sostenibile in occasione della Convention dell’Associazione Nazionale Città del Vino.
La Lombardia è la regione italiana dove la birra è più amata. La consumano oltre 4 milioni di persone, contro i circa 2 milioni che si possono trovare in Veneto, oppure nel Lazio o in Sicilia. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat in occasione della Giornata dell’agri birra al farmers’ market di Campagna Amica questo sabato mattina, 30 luglio 2016, a Milano in via Ripamonti 35, con il “Tutor della birra” che fornirà suggerimenti e informazioni su questa popolare bevanda e con la mostra delle agri birre lombarde: da quella al mirtillo a quella alla canapa, dalla birra al mais corvino alla tradizionale di orzo a km zero.
Il 40% dei lombardi – spiega la Coldiretti regionale – durante l’anno beve almeno una birra, mentre oltre 360mila persone lo fanno tutti i giorni. In Italia – spiega Coldiretti – il consumo pro capite è di circa 29 litri all’anno, fra i più bassi d’Europa. Quello che si nota – dice Francesca Toscani, responsabile di Campagna Amica Lombardia – è una ricerca sempre più attenta di prodotti che garantiscano l’uso di materie prime di alta qualità. Non manca neppure la voglia di sperimentare come succede con la birra al mirtillo della Valtellina, con quella alla canapa o con la birra ricavata all’antico mais corvino che ha fatto il suo debutto ufficiale a Expo l’anno scorso”.
Le agri-birre lombarde sono prodotte in nove laboratori del gusto, distribuiti fra le province di Mantova, Cremona, Brescia, Como, Sondrio e Milano. Mentre sono 10 i birrifici industriali presenti sul territorio della Lombardia, ai quali si affianca una rete di circa 170 mini birrifici più o meno artigianali.
“La mia birra al mais corvino si chiama Crow ed è interamente italiana, la produco da un anno a partire da un’antica varietà di mais nero che coltivo a Formigara, unita all’orzo di un’altra azienda agricola del mio territorio – spiega Carlo Maria Recchia, 22 anni, agricoltore cremonese –. La mia birra sta piacendo, sia in Italia che all’estero, in particolare in Gran Bretagna”. Internet e i social rappresentano per Carlo Maria Recchia fondamentali strumenti di promozione.
“Per la mia birra ho messo in campo un test di crowdfunding, una raccolta fondi on line per completare e potenziare la produzione dei miei primi lotti – spiega Recchia –. Le risposte sono state numerose ed incoraggianti: ho superato l’obiettivo che mi ero posto ed ho potuto aumentare la mia produzione”.
Lorenzo Bottani, 39 anni, titolare dell’azienda agricola le Vie della canapa, a Castel Goffredo in provincia di Mantova, dalla scorsa estate produce birra di canapa grazie alla collaborazione con due agribirrifici del territorio, il Luppolaio Mantovano e Corte Pilone: “Puntiamo sulla rete d’impresa – spiega Lorenzo – per produrre due diverse varietà di birra, la Hempy e la Hempy ambrata. Nell’ultima annata abbiamo distillato mille litri di birra chiara e 1.700 di ambrata, che stiamo vendendo sui mercati di Campagna Amica e a ristoranti ed altri esercizi pubblici. Ma presto i nostri clienti potranno acquistare anche online”.
A Turate (Como), Roverto Vago, 48 anni, coltiva circa 1 ettaro di orzo, destinato a produzione di birra: “Anche il luppolo lo coltiviamo noi e l’orzo lo usiamo tenendo conto anche tenendo conto dell’incidenza di acqua e siccità sulle piante. Inoltre cambiamo la quantità di luppolo a seconda della stagione: in estate le birre Turàa contengono meno luppolo, sono più leggere e dolci, mentre nella stagione invernale contengono più luppolo, sono più amare, più corpose e maggiormente adatte ai piatti della tradizione locale più ricchi e che si consumano nella stagione fredda”.
La birra – spiega Coldiretti Lombardia – si può abbinare al dolce e al salato, a seconda della tipologia e dei palati, ci sono birre più leggere e altre più pastose, la regola base è però quella di un consumo responsabile. L’apporto calorico va dalle 34 kilocalorie per 100 grammi delle birre standard alle 60 kilocalorie di quelle più alcoliche.
Dai mirtilli al mais corvino, da quella di canapa alla più tradizionale con l’orzo, sono solo alcune delle agri birre lombarde che si potranno trovare sabato 30 luglio 2016 dalle 8.30 alle 13 al farmers’ market di Campagna Amica a Milano in via Ripamonti 35.
Il “Tutor della birra” spiegherà le qualità organolettiche e le caratteristiche nutrizionali dei diversi tipi di birra e illustrerà i segreti degli abbinamenti con i prodotti a km zero in modo da usare l’agri-birra più adatta per ogni occasione e ogni piatto.
Si passa dal salato al dolce, compreso un pinzimonio alla birra adatto per gli aperitivi estivi. Verranno poi svelate diverse ricette per l’uso della birra in cucina e a disposizione di tutti ci sarà anche l’Apecar della Birra.