EDITORIALE – La Terra Trema 2021 «non avrà luogo». L’annuncio arriva dagli organizzatori ed è motivato da un lungo post pubblicato sul sito web della “Fiera feroce di vini, cibi e cultura materiale“. Tra le righe sembra rivivere il dramma di quella famiglia di pescatori di Aci Trezza, costretta ad arrendersi al destino dopo aver tentato di emanciparsi dalla povertà, mettendosi in proprio (leggi I Malavoglia di Giovanni Verga o vedi l’omonimo film, firmato Luchino Visconti). Là, una tempesta in mare. Al Leoncavallo di Milano le misure anti Covid-19 del governo, a rompere le uova nel paniere.
Tamponi, vaccini, QRcode e Green pass, per citarne solo alcuni degli elementi ostativi, oggetto delle critiche di La Terra Trema. Gente che non accetta di vestire i panni del “controllore” (termine troppo vicino ad altri ancora più invisi da queste parti, come “polizia“). Neppure se si tratta di garantire la pubblica sicurezza e salute. Meglio, allora, far saltare tutto. E mettere da parte, per una volta, pure l’antagonismo.
«Riteniamo prioritario fermarci, alimentando confronto, relazioni e pensiero critico. Riteniamo necessario sottrarci. Non ci avventureremo in percorsi obbliganti imbastiti dalle istituzioni, dai governi, dalla politica e dalla canea mediatica, in special modo da “social” e da “web”», si legge… online. «Non ci avventureremo nella torsione identitaria della nostra storia e di noi stessi», continua il post de La Terra Trema.
IL POST DEGLI ORGANIZZATORI
Non costruiremo un “evento” secondo le normative anti Covid, non chiederemo il Green pass, il tampone negativo, una o due dosi di vaccino. Non controlleremo che siano indossate adeguatamente le mascherine, non misureremo la temperatura, non chiederemo di effettuare prenotazioni.
Non contingenteremo gli ingressi, non regoleremo flussi, non cronometreremo entrate e uscite, non redarguiremo sul mantenimento della debita distanza. Non forniremo la possibilità di tamponi gratuiti o a prezzi calmierati. Non scaricheremo l’app per i nostri iPhone per inquadrare QRcode»
La Terra Trema 2021, continuano gli organizzatori, «non ha motivo di accadere a queste condizioni». «Non è necessaria, non è un supermercato, non vuole persone in fila, in attesa di degustare, scegliere, consumare, pagare. Di torsioni identitarie ne vediamo accadere già troppe, qui non vogliamo subirne e non vogliamo attuarne», continua il post de La Terra Trema.
«Si delega pericolosamente l’onere del controllo, della cosiddetta pubblica sicurezza – recita ancora il comunicato – si mette a portata di mano, nelle tasche di tutti, nella videocamera di un qualunque smartphone. Non troviamo condizioni per mettere in atto una manifestazione come La Terra Trema nei modi diversi da quelli in cui questa fiera è avvenuta per anni».
Poi, l’arrivederci all’edizione 2022. «Rinviamo a tempi più felici, per tutti e se ci saranno i presupposti. Presupposti sociali e politici prima che normativi. Non è nella spunta verde della scansione di un QR Code l’indice di salubrità di un luogo, non è l’ammasso controllato, verificato tramite un’applicazione digitale che salvaguardia la salute collettiva. Ne abbiamo preso atto».
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.