Paiono cesellati dalla ceramica i vini della cantina toscana La Lupinella. Da mani gentili, sì. Ma sapienti. Precisi e veri, rispecchiano il Dna della famiglia Bitossi, nota per la storica manifattura “Maioliche Artistiche”. Tra Montespertoli e Sant’Ansano, nel Comune di Vinci, il sogno di proseguire nella creazione di capolavori.
Cambiando “materiale”, ma non troppo. Perché anche l’uva arriva dalla terra. Se con Guido Bitossi l’arte è da toccare e guardare, col figlio Vittoriano – scomparso a gennaio 2018 nella sua Montelupo (FI) – si beve e si gusta. Nel segno di un equilibrio perfetto tra enologia, natura, lieviti indigeni e metodi di vinificazione innovativi.
Il luogo in cui nascono i vini de La Lupinella è di per sé un capolavoro. Siamo in un’oasi di ripopolamento faunistico, nelle terre del Chianti Docg. I 13 ettari di vigneto sono circondati da uliveti, campi e boschi.
La Tenuta, acquistata nel 1977, è oggi condotta dai figli del commendator Vittoriano Bitossi, Marco e Cinzia, coadiuvati dai nipoti Maria Sole, Ginevra, Edoardo, Benedetta, Tommaso e Cosimo, nonché dall’appassionata Manuela Marzi (nella foto, sotto) moglie di Marco.
È in questo contesto di storia, arte e paesaggio – commenta Ginevra Bocini, figlia di Cinzia Bitossi – che abbiamo scelto di consolidare il legame che, dal XVI secolo, unisce la nostra famiglia di artigiani e ceramisti al genio delle ‘colline del Rinascimento’, riaffermando la comune vocazione al gesto creativo e a quello tradizionale.
Ma anche all’ammirazione, al rispetto e alla gratitudine per i luoghi che hanno cresciuto e ispirato la nostra cultura materiale e artistica. Coltivare la terra e fare vino significa interpretare e rendere manifesto questo legame”.
L’idea di un progetto vitivinicolo utile a “recuperare il valore di Montespertoli e Vinci, salvaguardare l’unicità e le potenzialità di questo territorio e puntare alla riconoscibilità del prodotto”, nasce negli anni Novanta. Missione compiuta, raccontano i calici affidati a un enologo esperto come Luca D’Attoma. Solo 16 mila le bottiglie attuali.
Splendide, dal punto di vista grafico, le etichette create dall’artista Don Carney dello studio Studio Patch di New York. Riproducono la “Lupinella” e il suo habitat, così come l’ha sempre immaginata la famiglia Bitossi: “Progenie di lupi, driade delle foreste, emanazione della natura più autentica”.
LA DEGUSTAZIONE
Trebbiano Toscana Igt 2018 “La Lupinella Bianca”: 91/100
Vino che si presenta di un giallo paglierino e risulta sin da subito molto profumato. Il bouquet spazia dai fiori freschi alla frutta tropicale. Leggera percezione iodica, ma predomina la venatura morbida, ben avvolta da ricordi di macchia mediterranea.
In bocca il vino rivela una perfetta corrispondenza gusto olfattiva della componente fruttata. Guadagna ben più terreno lo iodio, che accompagna il sorso sino alla chiusura. Particolare la tecnica di vinificazione, che esalta primari e rispondenza del vitigno col territorio di produzione.
Le viti hanno un’età media di 40 anni. La raccolta, a mano, avviene sulla base di una rigorosa selezione dei migliori grappoli in vigna. In cantina la pressatura è molto soffice. Il solo sgrondo viene messo a fermentare in anfore di terracotta. In un secondo momento vengono aggiunti acini non pigiati, lasciati in sospensione.
Durante la fermentazione, questi scendono man, mano sul fondo. Un percorso di vinificazione della durata di circa 6 mesi, senza follature né rimontaggi. Un metodo georgiano rivisto e “alleggerito” (senza follature), si potrebbe definire. Due i fornitori delle anfore, rigorosamente non trattate, né vetrificate: Manetti, toscano, e Tava, trentino.
Rosato Toscana Igt 2018 “La Lupinella Rosa”: 90/100
Sangiovese in purezza per il rosato della cantina La Lupinella. Si tratta delle uve di un singolo vigneto, selezionato ad hoc per la produzione del rosé. La pressatura avviene come per il bianco, in maniera molto soffice, per sgrondo.
Il contatto con le bucce non supera l’ora e mezza e il colore parla chiaro, richiamando la Provenza. Ancora una volta la fermentazione avviene in anfora, dove il futuro rosato resta un mese. Segue un mese in acciaio, a temperatura controllata, e un altro mese in bottiglia.
Naso floreale, racchiuso in un bouquet delicato e raccolto. Piccoli frutti rossi, lampone, fragolina netta, accenni di agrumi. Appena si scalda un poco, ecco un tocco di spezia leggera, sia al naso che al palato. Un rosato delicato e prezioso, degno figlio del nobile vitigno da cui prende vita.
Chianti Docg 2017 “La Lupinella Rossa”: 89/100
Sangiovese in purezza per il Chianti de La Lupinella. La fermentazione avviene in vasche di cemento. La massa, poi, viene divisa in tre: una parte resta in cemento, un’altra finisce in botti tra de 30 ettolitri, la terza in tonneau da 6 ettolitri a doppia doga, le cosiddette “botticelle”. Dodici i mesi di affinamento.
Il tutto viene poi riassemblato e stabilizzato in acciaio, prima dell’imbottigliamento. Trascorrono 8 mesi prima della commercializzazione. In commercio, al momento, la vendemmia 2017, “per scelta aziendale ed enologica”.
Un Chianti profumatissimo, col cemento a dare il suo contributo all’espressione del frutto che risulta maturo ma garbato. In bocca, oltre a lampone e fragolina, una nota vagamente tostata, ricordi di vaniglia e di caramella mou. Chiusura asciutta, su leggerissimo tannino che accosta una percezione minerale-iodica leggera.
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***DISCLAIMER*** L’articolo è frutto di un pranzo-degustazione organizzato per la stampa dalla cantina e dal relativo ufficio stampa. I commenti espressi sono comunque frutto della completa autonomia di giudizio della nostra testata, nel rispetto assoluto dei nostri lettori
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.