È ormai un caso di successo l’ancestrale da uve Bianchetta trevigiana di Tenuta Amadio. Il giovane enologo Simone Rech ha riscoperto l’antico vitigno autoctono dei Colli Trevigiani nelle vigne del nonno, a Monfumo. Ha deciso di farne un vino in purezza, non filtrato. Da bere torbido, con i lieviti in sospensione; oppure limpido, lasciando che i depositi restino sul fondo.
Di certo un vino premiato dal mercato, che valorizza un’uva presente nel disciplinare di produzione del Prosecco, utilizzabile fino a un massimo del 15%. «Lo scorso anno – spiega Rech a winemag.it – ho prodotto 4 mila bottiglie. Quest’anno la cifra salirà ancora, visti gli ottimi riscontri nelle vendite». Eppure tutto è iniziato con sole mille bottiglie.
La Bianchetta trevigiana è un vitigno antico, menzionato da Giacomo “Jacopo” Agostinetti di Cimadolmo nel 1679, tra i “Cento e dieci ricordi che formano il buon fattore di Villa”. Da qui l’importanza della sua riscoperta, col metodo della rifermentazione in bottiglia.
Monfumo, rispetto ai Colli Asolani – spiega ancora il titolare di Tenuta Amadio, Simone Rech – è sempre stata considerata la patria di quest’uva. Chiunque avesse avuto anche solo quattro piante di vite in giardino, quelle sarebbero state di Bianchetta trevigiana. È stato quasi naturale, per me, ritrovarla nelle vigne del nonno e decidere di vinificarla in purezza».
LA BIANCHETTA TREVIGIANA A MONFUMO
Si tratta di una varietà dal grappolo molto compatto, che matura prima della Glera, l’uva regina del Prosecco. Nonostante ciò, il germogliamento è tardivo. «Grazie a questa caratteristica – spiega Rech – non veniva intaccata da eventuali gelate primaverili. I viticoltori usavano piantarla sui pendii più vicini al fondovalle, senza timore di perdere il raccolto».
Interessante la gradazione alcolica di questo vitigno autoctono dei Colli trevigiani, da sempre presente accanto ad altre gemme rare della viticoltura locale, come la Boschera. Se vendemmiate assieme alla Glera, le uve sarebbero in grado dar vita a vini da 12 gradi.
Il rifermentato o ancestrale da uve Bianchetta trevigiana di Tenuta Amadio, vendemmia 2020 (10,5% vol.), sfodera una buona evoluzione ed ampi margini di ulteriore, positivo affinamento. Frutto, note floreali e tinte minerali non si discostano di molto dalla Glera allevata a Monfumo.
«Non è vero – chiosa Simone Rech – che, essendo un rifermentato, ha vita breve. Lo scorso Natale ho degustato le ultime bottiglie rimaste della vendemmia 2019 ed erano ancora straordinarie. La Bianchetta dimostra di essere un vitigno capace di evolvere benissimo in bottiglia». Una marcia in più verso la riscoperta definitiva del vitigno.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.