“Dov’è il razionale nel chiudere luoghi regolamentati come bar, ristoranti, cinema e teatri e poi far viaggiare la gente in autobus e metropolitane in condizioni di sovraffollamento?”, con queste parole Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI), esprime il rammarico per “l’accanimento da parte del governo nei confronti della categoria degli operatori dell’ospitalità.”
L’economia – prosegue Morello – ha bisogno di certezze mentre qui si parla di ingenti misure di sostegno ma sempre in modo vago sia in termini di entità sia di tempistiche. Inoltre, perché non si riconosce il valore sociale, oltre a quello economico, dei luoghi di consumo come i bar e i ristoranti?”.
I sacrifici e gli investimenti fatti dagli imprenditori per mettere in sicurezza i locali sono resi vani da questo nuovo Dpcm, che mette a rischio la sopravvivenza di alcune decine di migliaia dei 350.000 locali pubblici. L’Istituto Espresso Italiano è sorpreso dalle modalità con cui si è proceduto a emanare le nuove direttive. La collaborazione tra associazioni di categoria e autorità sembra essere stata accantonata.
Avevamo collaborato con piacere al tavolo nazionale gestito dalla Prefettura di Brescia per riaprire le attività al termine del primo lockdown – ha continuato il presidente– era stato un momento utile anche per preparare noi stessi alla riapertura, ora invece assistiamo a una comunicazione unidirezionale”.
L’Istituto Espresso Italiano, di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.
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