L’Europa sembra ormai propensa all’autorizzazione dei vini senza alcol o parzialmente senza alcol, noti anche come “Non-Alcoholic Wines” o “Dealcoholized wines / De-alcoholized wines“, all’interno delle Denominazioni di Origine (Do / Pdo) e delle Indicazioni geografiche protette (Igp / Pgi) dei vini prodotti nel continente.
Come appreso da WineMag.it, la sorprendente posizione arriva dal cosiddetto Super Trilogue, la riunione convocata dalla ministra dell’Agricoltura portoghese Maria do Céu Antunes – la presidenza di turno è attualmente portoghese – per la negoziazione congiunta della Pac, ovvero del pacchetto di misure della Politica agricola comune.
Resterà invece invariato all’1% il regime di autorizzazione degli impianti viticoli fino al 2045, con due revisioni intermedie. Accolte dunque le preoccupazioni espresse da diverse organizzazioni del settore vitivinicolo, a fronte dell’iniziale proposta Ue di innalzare al 2% il tasso di crescita del vigneto Europa.
Tra queste l’Efow, la Federazione Europea dei Vini d’Origine, che oggi accoglie con grande favore «gli importanti sviluppi», nella speranza «che la riforma della Pac sarà completata rapidamente».
«Accogliamo con favore le decisioni politiche di questo Super Trilogue, che tengono conto delle aspettative del settore vitivinicolo, in particolare quelle dei produttori di denominazioni di vino. Ci auguriamo che la riforma si concluda in tempi brevi per stabilizzare il quadro normativo e dare visibilità a lungo termine ai viticoltori», ha dichiarato il presidente dell’Efow, Bernard Farges.
Qualora il provvedimento sui vini senz’alcol dovesse entrare a pieno regime nei disciplinari di produzione dei vini europei, questa tipologia di “bevande” potrebbe godere dei nomi (nonché della protezione) delle Denominazioni di origine controllata e delle Indicazioni di origine protetta dei vini europei.
I “Non-Alcoholic Wines” spopolano soprattutto negli Stati Uniti, ma sono diffusi anche negli Uk e nel Nord Europa (emblematico il caso del Birch Sap di Sav 1785). La promessa delle case produttrici è quella di assicurare lo stesso profumo e sapore del vino, senza gli svantaggi del contenuto d’alcol in volume.
Tra i rivenditori, guarda caso, figurano anche colossi come Amazon, oltre a siti specializzati in prodotti dietetici e salutistici. Tra i “vini non alcolici” più noti, lo “Champagnette Chateau de Fleur”, prodotto in California e in vendita a 23,99 dollari, con il claim “Non-Alcoholic Champagne“.
La cantina produttrice è la Weibel Vineyards di Hopland, fondata dallo svizzero Fred E. Weibel, emigrato negli States nel 1937. Non mancano i vini rossi senz’alcol, come “Ariel Cabernet Sauvignon Non-Alcoholic” di Ariel Vineyards, azienda vitivinicola che ha sede a San Jose, cuore pulsante della Silicon Valley.
Tra i vini bianchi analcolici il “St Regis Chardonnay De-Alcoholized” di St Regis, best sellers della categoria, su Amazon. Alcol in volume dichiarato dalla cantina canadese “inferiore a 0,5%”. Come nel caso di “Secco” (nome che ricorda qualcuno?) lo “spumante senz’alcol” in vendita a 9,99 dollari su alcuni siti specializzati. Pronti a brindare presto con nuovi vini a denominazione senza alcol, grazie all’Europa?
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.