Dealcolazione: AssoDistil contro produttori di vino sulle accise dell’alcole residuo

L’associazione distillatori avverte: «Potenziali frodi fiscali di portata rilevante». Decisione in mano al Governo

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L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti (AssoDistil) ha sollevato il proprio dissenso riguardo alla recente richiesta di alcune associazioni vitivinicole italiane, che premono affinché l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione del vino venga classificato come rifiuto, escludendolo così dagli oneri fiscali legati alle accise. In una lettera indirizzata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), AssoDistil espone le criticità economiche, fiscali e ambientali che tale decisione potrebbe comportare.

Secondo AssoDistil, l’alcole residuo dalla dealcolazione del vino non può essere considerato un semplice “scarto”. Con una concentrazione alcolica che può superare il 95%, questo sottoprodotto rientra nella definizione di alcole prevista dalle normative vigenti. «Il rispetto della legalità è alla base delle nostre valutazioni», sottolinea Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil. «L’accisa sull’alcole etilico si applica al momento della sua fabbricazione e incide per oltre 10 euro al litro.

L’ALTERNATIVA ASSODISTIL: IMPIEGO DEL BIOETANOLO

Escludere i produttori di vino dealcolato dal pagamento delle accise aprirebbe la porta a potenziali frodi fiscali di portata rilevante», avverte Emaldi. AssoDistil sostiene che tutti i produttori di alcole etilico, anche se in maniera subordinata, debbano essere sottoposti alla stessa normativa, per evitare disparità di trattamento e garantire equità fiscale.

Sul fronte ambientale, AssoDistil avanza una proposta sostenibile: destinare l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione alla produzione di bioetanolo per carburanti. Tale scelta, osserva l’associazione, contribuirebbe a soddisfare la domanda di bioetanolo, attualmente insufficiente per rispondere agli obiettivi previsti dalla normativa europea entro il 2030. «L’utilizzo dell’alcole come bioetanolo», continua Emaldi, «si allinea perfettamente agli obiettivi di economia circolare e valorizzazione energetica dei materiali di scarto, promossi sia dall’Italia sia dall’Unione Europea».

LA DECISIONE IN MANO AL GOVERNO

Questa soluzione permetterebbe inoltre ai produttori di ottenere un ricavo dalla vendita dell’alcole, evitando l’imposizione di un costo per il suo smaltimento qualora venisse considerato rifiuto. Per AssoDistil, classificare l’alcole residuo come rifiuto rappresenterebbe non solo uno svantaggio economico, ma anche una scelta in contrasto con i principi di sostenibilità e circolarità che orientano le politiche ambientali attuali.

La lettera di AssoDistil accende i riflettori su un tema di forte impatto per il settore vitivinicolo e distillatorio. La palla passa ora ai Ministeri competenti, chiamati a valutare con attenzione le implicazioni di una misura che, se approvata, potrebbe cambiare radicalmente il trattamento fiscale e ambientale dell’alcole residuo dalla dealcolazione del vino in Italia. Negli scorsi mesi, AssoDistil aveva invece espresso la propria preoccupazione per l’importazione di etanolo dal Pakistan.

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