C’è anche la voce più autorevole di Assoenologi, quella del presidente nazionale Riccardo Cotarella, nel coro che si solleva per la difesa del Cannonau della Sardegna. Se l’Italia recepisse senza colpo ferire la recente normativa europea, anche altre regioni potrebbero iniziare a allevare e produrre vini non solo a base Cannonau, ma anche Nuragus di Cagliari, Nasco, Semidano e Girò. Tutti autoctoni della Sardegna.
Mentre il Mipaaf, attraverso la titolare Teresa Bellanova, annuncia battaglia al provvedimento Ue, Riccardo Cotarella – intervenendo in esclusiva su WineMag.it – si schiera senza mezzi termini con la sezione regionale di Assoenologi guidata da Mariano Murru (nella foto, sotto).
La sezione sarda è stata la prima a sollevare a livello nazionale il problema dell’adeguamento del decreto ministeriale del 13 agosto 2012 al nuovo regolamento Ue 33/2019 e alla legge 238/2016, con la modifica dell’Allegato 1 e lo stralcio del paragrafo che garantisce la tutela dei vitigni, nell’ambito delle Dop e delle Igp.
“Un vitigno così antico e conosciuto come il Cannonau e fortemente legato al suo territorio, non può finire nelle mani di tutti. Non si può immaginare di vendere un ipotetico ‘Cannonau del Veneto‘, così come sarebbe impensabile la ‘Corvina della Sardegna‘, o il ‘Prosecco delle Marche’. Dare il via libera a questa norma Ue sarebbe un grandissimo errore, anche dal punto di vista sociologico”.
“Il nome del vitigno – continua il numero uno di Assonologi – senza territorio diventa qualcosa di generico: conta prima tutto dove vengono allevate le uve, subito dopo da chi (ovvero il prestigio del produttore) e poi vengono le uve, in sé. Siamo totalmente contrari al depauperamento del Cannonau, vitigno intrinsecamente e inscindibilmente legato alla Sardegna“.
Nei prossimi giorni sono attese le mosse istituzionali di Assoenologi. “Abbiamo in programma un consiglio via web, per fare il punto della situazione e prendere una posizione ufficiale, con le istituzioni competenti”.
La linea è già dettata: “Non si può ledere la dignità di territori che hanno costruito sul Cannonau la loro immagine, per vendere qualche bottiglia in più. Il consumatore appassionato fugge da queste ipotesi. Ammesso e non concesso che sia pure buono, battezzare tutti territori con lo stesso vitigno sarebbe assurdo”. [foto vitigno: Cantina Santa Maria la Palma]
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.