Costruire magazzini, o affittarli, al posto di distillare il vino in eccedenza. Questa la proposta lanciata a sorpresa dalla rete vignaioli italiani, cresciuto sino a superare la soglia di 400 adesioni in poche ore. L’idea è quella di chiedere finanziamenti allo Stato per la realizzazione di magazzini per lo stoccaggio del vino, in alternativa alla distillazione.
“Per poter sopravvivere mantenendo alta la qualità dei nostri vini, che rappresentano l’Italia nel mondo – si legge nella nota – proponiamo di estendere al settore vinicolo l’attivazione degli ammassi privati, così come proposto per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovicaprine”.
“Di destinare quindi – aggiunge la rete di vignaioli – parte delle risorse che saranno impegnate per la ripartenza del comparto all’acquisto di materiali e all’affitto o alla costruzione di spazi e strutture idonee per la conservazione del vino, sfuso e/o imbottigliato, favorendone il riutilizzo al termine del periodo di emergenza in un’ottica di sostenibilità e di ampliamento della platea che potrà beneficiare delle risorse”.
Ultima proposta è quella di “aumentare, per le annate 2019 e 2020, la percentuale massima ammessa per i tagli d’annata, al fine di garantire più flessibilità alle aziende e scongiurare la distillazione”.
“Siamo vignaioli – si legge sulla lettera della rete vignaioli italiani – noi facciamo il vino. Quel vino che è orgoglio del Made in Italy, fatto con il nostro lavoro, la nostra conoscenza e l’uva di quelle vigne che fanno bello il paesaggio; a cui si arriva con strade che noi teniamo pulite, in ordine, arginando il rischio idrogeologico e l’abbandono delle zone rurali; dando lavoro a migliaia di famiglie e favorendo uno sviluppo etico e sostenibile; rispettando la nostra casa comune: la Terra”.
Le piccole produzioni di eccellenza del gruppo di vignaioli arriva al consumatore prevalentemente tramite il settore Horeca, in questo momento azzerato dal lockdown volto ad arginare Covid-19.
“Distillare il vino – sottolinea la rete vignaioli italiani – per noi non è una soluzione, ma una sconfitta. Significa calpestare il valore del nostro lavoro per un prezzo che è solo una frazione del costo che è stato necessario sostenere per produrlo”.
“È necessario pertanto ripensare ad un impiego delle misure che oggi si pensa di destinare alla distillazione – prosegue la missiva – in un’ottica di preservazione del nostro patrimonio vinicolo, spostando il tema sulla gestione del vino prodotto piuttosto che sulla sua distruzione”.
Per la rete vignaioli italiani, “il vino non è un’eccedenza, come alcuni sostengono: è il frutto del nostro impegno e della nostra dedizione, è il nostro pane, il nostro prezioso tesoro: un capitale che nella maggior parte dei casi non si deteriora, ma migliora con l’affinamento”.
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