Il clima recessivo provocato da Coronavirus minaccia l’export di vino italiano in Cina. I risvolti dell’emergenza si estendono dai mercati finanziari a quelli delle materie prime, fino al commercio reale, mettendo a rischio il Made in Italy vitivinicolo, valso 140 milioni di euro nel 2019.
A livello nazionale, secondo un’analisi Coldiretti sulla base delle proiezioni su dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2019, a rischio ci sono 460 milioni di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Cina.
A pagare un conto salato rischia di essere in particolare il vino, che è il prodotto tricolore più esportato nel gigante asiatico. “La Cina – sottolinea la Coldiretti – per effetto di una crescita ininterrotta della domanda è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi”.
Regioni come la Lombardia, per le quali il vino pesa per circa il 21% sul totale delle esportazioni agroalimentari nel Paese del Dragone, potrebbero registrare danni che si aggirerebbero attorno ai 14 milioni di euro.
L’impatto dell’emergenza Coronavirus colpisce l’Italia anche indirettamente. Lo dimostrano le quotazioni della soia, crollate per nove giorni consecutivi al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole.
Secondo l’analisi Coldiretti, “il prezzo della soia sul mercato futures è sceso di circa il 10% dall’inizio dell’anno sull’onda delle crescenti preoccupazioni sul calo della domanda del mercato cinese”.
Una conseguenza dell’emergenza sanitaria che si riflette sull’economia cinese ma che ha anche un effetto valanga sul mercato globale. La Cina è la più grande consumatrice mondiale di soia ed è costretta ad importarla per utilizzarla nell’alimentazione del bestiame, in forte espansione con i consumi di carne.
A frenare le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono inoltre le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali. “Bisogna superare gli ostacoli tecnici alle esportazioni agroalimentari italiane per riequilibrare i rapporti commerciali con le importazioni dalla Cina”, evidenzia Coldiretti.
“Una situazione – evidenzia Coldiretti – che va attentamente monitorata dall’Unione Europea per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare, soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, dagli accordi di libero scambio alle guerre commerciali come i dazi di Trump, la Brexit o l’embargo con la Russia“.
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