Pierluigi Guarisi, 59 anni, è il nuovo Amministratore delegato di Collis Veneto Wine Group. Forte di 23 anni come Direttore Generale del gruppo che riunisce più realtà consortili del Veneto e della Lombardia, oggi noto come Consorzio Agrario del Nordest, si appresta a guidare la società agricola consortile di secondo grado nata nel 2008 dal matrimonio tra Cantina di Colognola ai Colli e Cantine dei Colli Berici.
Cooperative vitivinicole che raggruppano 2 mila soci fra le province di Verona, Vicenza e Padova, per 250 milioni di euro di fatturato aggregato e 85 milioni di bottiglie prodotte in un anno.
COLLIS, IL NUOVO AD PIERLUIGI GUARISI
«Collis Veneto Wine Group – commenta Pierluigi Guarise – ha grandi potenzialità ancora inespresse. Il privilegio di poter contare e governare sul patrimonio vitivinicolo tanto ricco dei nostri soci conferitori rappresenta un ottimo punto di partenza per arrivare al mercato con un progetto di filiera organico, efficiente, di qualità, grazie anche ad una completa integrazione fra la parte agronomica ed enologica».
La sfida è quella di crescere – continua Guarise – creare valore per i soci migliorando i servizi e ottimizzando la redditività dei viticoltori. Al tempo stesso, creare valore nelle società partecipate».
Il ruolo di Amministratore delegato di Collis si affianca a quello di Amministratore delegato della controllata Cantine Riondo, società che imbottiglia e distribuisce in oltre 65 Paesi i vini conferiti dalle Cantine socie dal gruppo, Cantine dei Colli Berici e Cantina di Colognola ai Colli.
ZAMBON: «SCELTA STRATEGICA PER IL FUTURO DEL GRUPPO»
«Pierluigi Guarise – dichiara il Presidente Pietro Zambon – sarà una guida strategica per il nostro futuro. La sua vicinanza al mondo agroalimentare, la profonda conoscenza delle dinamiche consortili e la capacità dimostrata nel suo brillante iter professionale rappresentano la migliore premessa per un progetto di crescita e consolidamento del gruppo».
«È un uomo che ha sempre operato per riconoscere una giusta ricompensa all’agricoltore – conclude Zambon – e per valorizzare il frutto del suo lavoro. Un pensiero condiviso che ha sempre guidato le nostre scelte. Perché il nostro vero patrimonio sono i 2 mila soci».
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