Il Consorzio di Tutela Vino Chianti chiede alla Regione Toscana di anticipare di due mesi l’immissione sul mercato dell’annata 2021, spostandola al 1 gennaio 2022. Una mossa necessaria, secondo il Consorzio, «per evitare scarsità di prodotto in vendita alla luce del calo della produzione».
L’anticipo di due mesi potrà essere adottato in modo volontario da parte delle aziende, e per quelle produzioni che avranno già acquisito le caratteristiche qualitative previste dal disciplinare di produzione: riguarderebbe anche i vini Chianti delle sottozone e Chianti Superiore.
I primi riscontri provenienti dalle cantine sociali indicano per la vendemmia 2021 perdite dei conferimenti uve fra il 30% e il 35%, a causa della gelata dello scorso aprile, e della siccità patita nei mesi estivi.
Considerato anche il buon andamento delle vendite di Vino Chianti, le giacenze previste per fine 2021 saranno «al livello minimo registrato dal 2005 a oggi». Le uve del Chianti hanno raggiunto quotazioni fra i 90 e i 105 euro al quintale, contro i 55-70 euro del 2020.
«I prezzi sono già aumentati del 25% – spiega il direttore Marco Alessandro Bani – e la domanda continua ad aumentare: non possiamo permetterci di far rimanere il mercato senza prodotto. E non possiamo far uscire il Vino Chianti Dogc dagli scaffali della grande distribuzione, a favore di altre denominazioni concorrenti che vengono commercializzate a prezzi più contenuti.
«Per rientrare sugli scaffali – conclude il dirigente del Consorzio Vino Chianti – occorrerebbero anni e una politica di prezzi al ribasso. Avere un mercato con prezzi fortemente altalenanti non è nell’interesse di nessun attore della nostra filiera, e non è positivo nemmeno per la Denominazione stessa”.
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