Lo Champagne Blanc de Meunier Extra Brut “Des Grillons Aux Clos” di Éric Taillet è speciale almeno per due motivi. In primis è un 100% Pinot Meunier che non fa rimpiangere la propria “solitudine”, rispetto alle cuvée in cui va a braccetto con Pinot Noir e Chardonnay. In secondo luogo è stato creato in esclusiva per Alberto Massucco Champagne da Éric Taillet. Il “re del Meunier“.
LA DEGUSTAZIONE
Des Grillons Aux Clos si presenta nel calice di un paglierino acceso, luminoso, vivace. Finissimo e di gran persistenza il perlage che lo anima, invitando all’assaggio. Prima, un doveroso passaggio al naso.
La sorpresa? Si va ben oltre le note di frutta esotica matura e di agrume tipiche degli Champagne ottenuti da Meunier. L’arancia stessa spazia dal candito alla buccia, dalla polpa alla sua “dura” scorza. Davvero un bel gioco, questo, sugli sbuffi di lieviti e pasticceria appena accennati.
Un quadro che si arricchisce di una parte erbacea elegantissima, anch’essa multiforme. C’è la macchia mediterranea, col suo tocco di rosmarino. Tanto quanto il sottobosco, la resina, la mentuccia e un ricordo vago, balsamico, di resina di pino.
EQUILIBRIO E RAFFINATEZZA
Un naso allegro ma fresco. Gioioso, eppure serioso. Concentrato, ma leggiadro. Quel che serve ad anticipare un palato teso, freschissimo, in perfetta corrispondenza con i profumi. L’ingresso dello Champagne Des Grillons Aux Clos di Éric Taillet – elettrico, piuttosto verticale e affilato – fa da spalla a un centro bocca dominato da ritorni di frutta a polpa gialla (ananas e pesca nettarina, su tutti).
La beva è generosa, giocata sul perfetto equilibrio tra morbidezze e durezze. Merito, anche, di una “bollicina” cremosa ed elegante, stuzzicata da una vivace sapidità. La scia minerale accompagna in un finale gustoso, godurioso. Ma sempre teso, agrumato, fresco.
Va da sé, visto il quadro appena descritto: un Blanc de Meunier che ha tutte le carte in regola per essere considerato non solo un fuoriclasse della tipologia, ma anche della tavola, per via dell’alto gradiente di gastronomicità. Il tutto tenendo conto di una malolattica non svolta e di un dosage di 1,3 g/l grammi litro, con liqueur del millesimo 2004 per la sboccatura 02/2020.
L’INCONTRO
Esattamente quello che Alberto Massucco ha chiesto a Éric Taillet, interprete esperto di quest’uva. Certo, le premesse per il successo c’erano tutte. Sin dal principio. «A mio avviso – commenta il noto selezionatore di chicche transalpine – i suoi sono indubbiamente i migliori Meunier sul mercato».
Da quando lo conosco, pian piano si è fatta strada l’esigenza di aver qualcosa di più, qualcosa che mi appartenesse, che fosse esclusivo per me e soprattutto per i miei amici e clienti.
Desideravo qualcosa di speciale, di unico. Éric, ça va sans dire, è stato geniale nel riuscire a creare uno Champagne che incontrasse con tanta sensibilità il gusto italiano».
Nasce così, per l’appunto, “Des Grillons aux Clos”. Un nome che indica le vigne di Taillet, situate tra Montigny e Baslieux sous Châtillon. Tutte piante di età superiore ai 40 anni, in “culture raisonnée”, senza erbicidi. Per soddisfare Alberto Massucco, il vigneron ha dovuto trovare il giusto bilanciamento, anche in fase di vendemmia.
Mi è piaciuto molto lavorare a questo progetto – commenta – è stato impegnativo e al contempo divertente. Non è solo mettere insieme elementi naturali che da anni mi appartengono: ho dovuto entrare nella testa, e soprattutto nel “sentire”, di Alberto».
«Ho intuito di aver imboccato la strada giusta quando ho incrociato il suo sguardo – ammette Taillet -. In quel silenzio, più di mille parole. La soddisfazione. Sua e mia». Nel mondo straordinario della Champagne, insomma, una certezza in più. Evviva.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.