Negli ultimi 15 anni, la filiera dello Champagne ha ridotto le emissioni di CO2 per singola bottiglia del 20% e del 50% l’impiego di fitosanitari. La denominazione spumantistica francese tratta e recupera ad oggi – dati aggiornati a novembre 2023 – il 90% dei rifiuti industriali e riutilizza il 100% di effluenti del vino e di sottoprodotti vinicoli. Il tutto avendo raddoppiato le superfici inerbite – il 70% delle superfici della denominazione è in fase di certificazione ambientale – e, in cantina, a partire dal 2010, ha alleggerito il peso della bottiglia del 7%, (da 900 a 835 grammi). L’effetto su imballaggi e trasporti ha permesso una riduzione delle emissioni pari a 17 mila tonnellate di CO2 all’anno.
«La Champagne è dunque una regione pioniera nello sviluppo sostenibile», sintetizza Gaëlle Jacquet, direttrice Protezione e Valorizzazione della denominazione Champagne, che ieri sera ha incontrato a Milano un gruppo ristretto di giornalisti, in occasione di una cena organizzata al ristorante Innocenti Evasioni dal Bureau du Champagne Italia, rappresentato per l’occasione dal direttore Domenico Avolio. Nel 2003, la Champagne è stata la prima filiera viticola al mondo a calcolare la sua impronta carbonica e ha scritto la storia, in Francia, come prima zona viticola nazionale ad avere attuato in vigna la pratica della “confusione sessuale”, con conseguente eliminazione quasi totale dei trattamenti insetticidi.
Altro primato riguarda l’utilizzo di un parco di trattori elettrici. Linea green anche con l’apertura della prima rotta merci transatlantica “oil-free”. Nel 2017, la goletta Avontuur è partita con un carico di Champagn dal porto francese di La Rochelle per arrivare nel porto di Montreal, in Canada. Questo primo viaggio ha aperto una possibile rotta marina verde tra l’Europa e l’America del Nord, che potrebbe diventare la prima linea commerciale transatlantica senza petrolio. Sul fronte viticolo, sono infine in corso sperimentazioni con la varietà Piwi Voltis, inserita nel disciplinare a titolo sperimentale per un massimo del 10%.
IL LANCIO DI CHAMPAGNE EDUCATION
Dati e curiosità snocciolate dalla direttrice Gaëlle Jacquet in occasione di una cena che ha avuto anche scopo ludico ed educativo, che ha visto l’abbinamento – talvolta ardito – di 6 Champagne con le creazioni dello chef di Innocenti Evasioni, Tommaso Arrigoni: Bruno Paillard Rosé Prèmiere Cuvée, Duval Leroy Rosé Prestige Premier Cru, Laurent-Perrier Blanc de Blancs Brut Nature, Michel Nicaise Brut Tradition, Pommery Apanage Blanc de Noirs e Roger Coulon Heri Hodie. Un format che sarà riproposto in occasione di Champagne Education, il primo programma completo di formazione creato dal Comité Champagne, l’ente che riunisce tutte le Maison e tutti i viticoltori della regione viticola, con l’obiettivo di formare i professionisti del vino e di rafforzare le loro competenze nel dialogo con i consumatori.
Disponibile in cinque lingue, inclusa la versione in italiano, Champagne Education è accessibile al link www.champagne.education/it ed è un progetto interattivo che consente di seguire un percorso di formazione completo a partire dal proprio livello di conoscenze. Dai quiz per testare le proprie competenze iniziali fino alla formazione certificata, il portale è strutturato in cinque aree. Per conoscere al meglio il re dei vini, il passaggio iniziale è Champagne MOOC, il primo strumento di formazione online sullo Champagne. Il corso ha una durata di circa cinque ore, è accessibile 24 ore su 24 e sette giorni su sette ed è articolato in 54 video divisi in quattro aree tematiche: “Diversità e degustazione”, “L’elaborazione dello Champagne”, “Il Terroir Champenois” e “Storia ed Economia dello Champagne”.
LA NUOVA FIGURA DELLO CHAMPAGNE SPECIALIST
Al termine di ogni sezione è previsto un test per verificare i progressi e misurare il grado di apprendimento. L’area quiz e giochi è pensata per testare le conoscenze sullo Champagne e imparare in modo divertente e interattivo. Per mettersi alla prova basta sceglie un argomento tra vinificazione, viticoltura, Champagne nel mondo, turismo in Champagne, storia e gastronomia e rispondere a un set di 10 domande con diversi livelli di difficoltà. “A Champagne Story” è invece un “serious game” che consente ai partecipanti di simulare un anno di attività in Champagne nei panni del personaggio Julie che, insieme ai suoi fratelli, rileva la tenuta dei genitori per rilanciare il marchio di famiglia. Dalla vendemmia all’assemblaggio, i giocatori si cimenteranno in diverse attività.
Il portale www.champagne.education/it presenta anche un’ampia sezione di risorse per la didattica da scaricare gratuitamente. Dalle schede tematiche che vanno dalla storia allo sviluppo sostenibile fino ai video didattici e alle mappe della regione. Il portale è inoltre il punto di partenza per le attività di formazione in presenza. “Champagne Specialist” è il corso che consente di ricevere una certificazione rilasciata dal Comité Champagne attraverso la rete di centri partner selezionati in tutto il mondo e la formazione personalizzata. Con questa modalità distributori, enoteche, catene di hotel e ristoratori, così come insegnanti di scuole alberghiere, potranno mettersi in contatto con il Bureau in Italia per accedere alle attività programmate dal Bureau in Italia.
CHAMPAGNE: NUOVE TENDENZE E MERCATI EMERGENTI
Sempre in occasione della cena con la stampa a Milano, Gaëlle Jacquet ha passato in rassegna le ultime tendenze di mercato dello Champagne. «I consumi e i mercati – ha spiegato – si stanno evolvendo. Da sottolineare il forte aumento degli Champagne rosé, che sono cresciuti di 5 volte negli ultimi 20 anni. Nel 2002 rappresentavano solo il 4% delle vendite all’esportazione, nel 2022 rappresenteranno più del 10% con 20 milioni di bottiglie. In fortissima crescita sono anche gli Champagne a basso dosaggio (Extra Brut e non dosati), il cui volume è aumentato di quasi 70 volte nello stesso periodo, per raggiungere 6,4 milioni di bottiglie nel 2022. Con 171,7 milioni di bottiglie, le esportazioni rappresentano oggi quasi il 60% delle vendite totali, rispetto al 45% di dieci anni fa. Oggi, comunque, l’80% dello Champagne è ancora venduto in otto Paesi».
Canada, Messico e Corea del Sud sono tra i Paesi che stanno dimostrando un forte interesse verso lo Champagne, con una notevole crescita negli ultimi 10 anni. Rispetto al 2022, in Canada, il consumo è raddoppiato per raggiungere i 3,5 milioni. In Messico, l’aumento è stato ancora più sorprendente, triplicando i volumi e raggiungendo i 2,3 milioni di bottiglie. Anche in Corea del Sud la crescita è stata esemplare, aumentando di 4,5 volte e toccando i 2,3 milioni di bottiglie.
NUOVI “BUREAU CHAMPAGNE” IN CANADA E SVEZIA
«A dimostrazione del dinamismo di alcuni mercati – continua la direttrice Gaëlle Jacquet – stiamo estendendo la nostra rete dei Bureau, che potremmo definire le “ambasciate dello Champagne”. Stiamo aprendo un nuovo ufficio a Stoccolma, in Svezia, che lavorerà sui paesi scandinavi (Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca). L’apertura di questo ufficio è fondamentale per il nostro sviluppo futuro, poiché nei Paesi nordici il settore ha grandi ambizioni. Gli scandinavi sono amanti del vino e dello Champagne, come dimostra la crescente domanda di informazioni e, soprattutto, l’eccezionale crescita dei consumi: +67% in 10 anni».
Nonostante i dati 2023 delle spedizioni non del tutto confortanti, per certi versi segnale della congiuntura internazionale, lo Champagne rimane dunque «un punto di riferimento per i consumatori». «Ciò emerge anche dallo studio qualitativo realizzato nel 2023 da un istituto di ricerca indipendente come Ipsos – sottolinea Jacquet – che conferma l’immagine eccezionale dello Champagne e la sua posizione di leader indiscusso del lusso e del prestigio. I consumatori, insieme alla qualità, riconoscono allo Champagne il ruolo simbolico di prodotto iconico e la sua forte carica emozionale».
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.