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Categoria:Vini al supermercato
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Oltre ad aggiornamenti quotidiani, ogni anno la nostra redazione edita la Guida ai Migliori vini al Supermercato, decretando la Migliore Cantina Gdo dell’anno.
Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza.
Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani.
Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram.
(3 / 5)Direttamente dalle Marche, ecco il Verdicchio dei Catelli di Jesi Doc Classico Superiore Pievalta. Un vino che, come evidenzia la stessa etichetta, è ottenuto secondo i criteri di viticoltura biologica. Un vero e proprio credo per Barone Pizzini, società che controlla direttamente Pievalta, azienda agricola con sede a Maiolati Spontini, in provincia di Ancona. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, in particolare, finisce la vendemmia 2014. Nel calice, questo Verdicchio bio si presenta di un giallo paglierino tenue. Al naso regala sentori floreali e fruttati che richiamano gli agrumi. Caratteristiche che ritroviamo anche al palato, dove tuttavia si presenta meno sapido di quanto aspettabile: viene dunque a mancare una delle caratteristiche peculiari dello stesso Verdicchio. In cucina, questo bianco biologico si presta ad accompagnare tra le più variegate portate a base di pesce, a partire da primi come le linguine allo scoglio, sino alle fritture e ai frutti di mare in generale. La temperatura di servizio dev’essere compresa tra i 10 e i 12 gradi.
LA VINIFICAZIONE Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Pievalta (Barone Pizzini) è ottenuto mediante pressatura diretta e fermentazione in vasche di acciaio Inox delle omonime uve. La maturazione avviene sempre in vasche Inox, per una durata di 6 mesi. Prima della commercializzazione, il vino è sottoposto a un ulteriore affinamento della durata di un mese, in bottiglia. I vigneti di proprietà di Pievalta Barone Pizzini da cui prende vita questo Verdicchio dei Castelli di Jesi sono quelli di Chiesa del Pozzo, Fosso del Lupo, Costa del Togno, Veranda, San Paolo Vecchie Vigne, Orfeo, San Paolo Bosco e Pieve. La tipologia del terreno varia da quella a composizione argillo calcarea a quella calcarea argillo sabbiosa. Allevato a Guyot, con una densità variabile tra i 1666 e i 5400 ceppi per ettaro, il Verdicchio Pievalta registra una resa per ettaro di 60 quintali. A Maiolati Spontini, sulla riva sinistra dell’Esino, si trovano la cantina e 21,5 ettari di vigne degli anni Settanta. Da diversi anni, Pievalta dichiara di “lavorare senza alcun coadiuvante di origine animale”. Per questo, dal 2009, i vini prodotti possono essere considerati anche vegani, con tanto di certificazione qualità vegetariana vegan.
Prezzo pieno: 7,49 euro
Acquistato presso: Esselunga
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
A dare lustro alle cantine meglio “attrezzate” della Gdo italiana ci pensa ancora una volta Argiolas. La casa vinicola sarda distribuisce Korem, Indicazione Geografica Tipica Isola dei Nuragh, nei supermercati Iper la Grande I (Finiper) dotati di enoteca e spazio degustazioni. Sotto la lente di vinialsupermercato.it, finisce così la vendemmia 2011. Stappiamo questa bottiglia consapevoli che un simile vino possa dare il meglio di sé ancora per molti anni. Nel calice, Korem Igt Nuraghi 2011 Argiolas si presenta di un rosso rubino carico, intenso, che scorre denso, mostrando già nella fluidità un’ottima consistenza. Al naso risulta spiccante: a farla da padrone sono le note di confettura di frutti rossi e frutta matura come amarena, more e marasche, che ben si amalgamano ai profumi conferiti dalla botte. Una speziatura presente ma delicata, così come in bocca risulta Korem. Vino rotondo, morbido, in grado tuttavia di mostrare le unghie e i denti come solo i migliori rossi di Sardegna sanno fare. Korem è un vino dal carattere estroverso, capace di regalare – nello stesso sorso – la classe del gentiluomo e la tenacia dell’instancabile marinaio. Splendidi i tannini, che lasciano presagire un futuro luminoso senza disturbare la beva, per nulla affaticandola ad appena 5 anni di maturazione in bottiglia. Un’eleganza che si ripresenta puntuale anche in un retro olfattivo in cui si rincorrono note di cioccolato, cuoio e liquirizia: una volta deglutito, Korem 2011 si concede ancora a lungo al palato. Intenso, fine, persistente. Inutile dichiarare “pronta” la vendemmia degustata. Se ben conservato, questo vino sardo può regalare soddisfazioni ancora per moltissimi anni. Per chi, come noi, decidesse di servirlo, la temperatura non dovrebbe superare i 18 gradi. L’abbinamento migliore? Se degustato in solitudine, come vino da meditazione, quella di un buon libro o della buona musica. Altrimenti, le portate di selvaggina (come l’agnello) costituiscono l’ideale piatto con cui godere appieno degli aromi offerti da Korem Argiolas. Un rosso che risulta ottimo anche con lo spiedo di maialino da latte.
LA VINIFICAZIONE
Come detto, Korem è un vino rosso a Indicazione Geografica Tipica Isola dei Nuraghi. Le uve che concorrono al blend sono Bovale Sardo, Carignano e Cannonau, coltivate nella Tenuta Sa Tanca, a un’altezza variabile fra i 250 e i 300 metri circa sul livello del mare. Il suolo, a medio impasto tendente allo sciolto, registra la presenza di materiale calcareo argilloso. La vendemmia avviene in maniera manuale, nel corso delle prime ore del mattino. La vinificazione prevede una macerazione di media durata, attestabile tra i 10 e i 12 giorni, con svolgimento della fermentazione malolattica in vasi vinari di cemento vetrificato. Il vino subisce quindi un passaggio in barriques della durata di 10-12 mesi e un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia per circa 6 mesi. Korem è uno dei prodotti di punta di Argiolas, inserito nella “Linea Prestigio” della casa vinicola che ha base a Serdiana, in provincia di Cagliari. Qui, nel 1906, nasce il patriarca Antonio. I suoi due figli, Franco e Giuseppe, condividono la sua passione e la trasmettono prima alle mogli Pina e Marianna e, poi, ai figli. Oggi nella cantina di Serdiana lavora la terza generazione Argiolas. Una realtà che, con i suoi prodotti di altissimo livello, contribuisce a sdoganare grandi vini nel mondo della Gdo italiana.
Prezzo pieno: 34 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)
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(5 / 5) Tra i tanti Grignolino ‘svenduti’ nei supermercati italiani, eccone uno che – invece – vale il cosiddetto “prezzo del biglietto”.
La bottiglia giusta per far cambiare idea a chi non ha mai trovato un Grignolino degno di nota sugli scaffali dei supermercati è quello prodotto dall’Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi di Castiglione Tinella, in provincia di Cuneo. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce la vendemmia 2014.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il vino si presenta di un rosso rubino cristallino, luminoso e trasparente. Al naso colpisce la pulizia e l’intensità delle note di piccoli frutti a bacca rossa, accostate a sentori vegetali di fieno, rosmarino e a una punta di rabarbaro, oltre alla foglia di noce e al sottofondo di rosa.
Un quadro di grande freschezza, quello olfattivo, che trova corrispondenza perfetta al palato. In bocca, il Grignolino Doc 2014 dell’Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi risulta secco e caldo, di apprezzabilissimo corpo. E, allo stesso tempo, piacevolmente rotondo, fresco, leggermente sapido.
Ottimale la presenza del tannino. Inconfondibile il finale amarognolo, dove una punta di rabarbaro torna nuovamente a fare breccia, impreziosito da una punta di pepe bianco. Più che positive anche le sensazioni retro olfattive: intenso, fine e sufficientemente persistente il Grignolino Icardi, che per la vendemmia 2014 potrà regalare le stesse emozioni per oltre un anno, se ben conservato.
Molto più del vino da tavola a base Grignolino cui la Gdo ha abituato i suoi clienti, insomma. Servito a una temperatura di 18 gradi, si abbina bene a tutto pasto, ma dà il meglio di sé con antipasti caldi o a base di salumi, vitello tonnato, primi arricchiti dal ragù, formaggi stagionali. Per tipicità, è in grado di accompagnare anche un fritto misto di pesce: da provare.
LA VINIFICAZIONE
Per la produzione del Grignolino vengono utilizzate al 100% le omonime uve. Le viti affondano le radici in suoli sabbiosi e calcarei. I vigneti di età media di 40 anni, allevati a Guyot, crescono a un’altezza di 250 metri sul livello del mare, con esposizione a sud ovest.
Cinquemila piante per ettaro nei terreni di proprietà dell’Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi, per una resa del Grignolino di 55 quintali per ettaro. La vendemmia avviene in maniera manuale, nel mese di ottobre. La fermentazione in acciaio Inox per 20 giorni, a una temperatura controllata di 28 gradi.
“Il vino allieta il cuore dell’uomo e la gioia è la madre di tutte le virtù”, si legge sull’etichetta del Grignolino Icardi: una citazione che scomoda a buona ragione il poeta, scrittore e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe, che per un lungo periodo soggiornò in Italia. Preludio di una bottiglia che non deluderà nessuno.
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(3 / 5) Un vino davvero versatile il Rosso di Montepulciano, da tutto pasto: particolarmente adatto per i primi piatti con sughi di carne, salumi, formaggi di media stagionatura, ma anche da osare con piatti di pesce dal sapore deciso.
Sotto la nostra lente di ingrandimento, questa volta, il Rosso di Montepulciano Doc, annata 2014, prodotto dalla Tenuta di Gracciano della Seta a Montepulciano.
LA DEGUSTAZIONE
Un vino dal colore rosso rubino brillante, luminoso, poco trasparente. Al naso è intenso con aromi di ciliegia e lampone corredate da note erbacee e ferrose. Più accattivante al naso che al palato, nel complesso offre una discreta beva ad un prezzo commisurato. In bocca il sapore è delicatamente fruttato, ma si rivela poco corposo e anche poco persistente una volta deglutito. Con un titolo alcolometrico di 13% risulta in ogni caso non pesante e godibile. Un ossimoro d’obbligo per il suo retrogusto che è dolcemente amarognolo.
LA VINIFICAZIONE Il Rosso di Montepulciano Doc 2014 Ferrari Corbelli della Tenuta di Gracciano della Seta è prodotto con un blend composto dal 90% di Prugnolo gentile e dal 10% di uve Merlot. Le vigne del cru Casale, Maramai, sono esposte a sud/sud-est e sud-ovest ad un altitudine di 300-350 metri s.l.m. Il terreno è di tipo limoso argilloso e i vigneti sono allevati a Guyot e a cordone speronato. La fermentazione e la macerazione sulle bucce avvengono in acciaio a temperatura controllata con lieviti indigeni per una quindicina di giorni, con rimontaggi giornalieri. La produzione media del Rosso di Montepulciano Doc è di 30.000 bottiglie annue, quella complessiva di 100.000 con Nobile di Montepulciano, Nobile Riserva e Rosato di Toscana.
La Tenuta di Gracciano, della famiglia della Seta Ferrari Corbelli Greco, si estende su circa 20 ettari vitati. I vigneti sono dislocati in 4 crus: Casale, Toraia, Maramai e Podere Rovisci, ognuno dei quali ha caratteristiche che si differenziano soprattutto per il suolo. Casale è il cru con il terreno più sciolto e produce vini armonici, eleganti e profumati. Il vigneto è stato reimpiantato nel 2008, quindi le uve sono utilizzate per la produzione del Rosso di Montepulciano. Gli altri tre crus hanno una frazione argillosa più importante soprattutto il Podere Rovisci le cui uve sono destinate alla produzione del Vino Nobile Riserva. L’età media delle viti è di 15 anni. Una parte del vigneto Maramai ha più di quaranta anni. La filosofia della Tenuta di Gracciano della Seta è da sempre improntata al rispetto della tradizione e dell’ambiente: non sono utilizzati né concimi chimici né diserbi e i vini cercano di rispettare il più possibile l’espressione del territorio con interventi tecnologici su uve e vini alquanto rispettosi della materia prima.Dal 2015 si sono convertiti all’agricoltura Biologica. Numerosi i riconoscimenti per i loro vini da parte di Gambero Rosso, Slow Wine, Vini di Veronelli.
Prezzo pieno: 5,99 euro Acquistato presso: Carrefour
Winemag.it, giornale italiano di vino e gastronomia, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online, sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze dell’enogastronomia italiana e internazionale. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, vincitore di un premio giornalistico nazionale nel 2024. Editiamo con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Apprezzi il nostro lavoro? Abbonati a Winemag.it, con almeno un euro al mese: potrai così sostenere il nostro progetto editoriale indipendente, unico in Italia.
Si sviluppa davvero una bella spuma alta nel calice una volta versato il vino oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Bonarda dell’Oltrepò Pavese Frizzante Doc, Vaiolet, prodotta da Monsupello, annata 2014. Azienda pluripremiata con ben 112 medaglie d’oro in concorsi enologici, presente nella ristorazione più qualificata sia in Italia che all’estero, nelle enoteche professionali, ma anche nelle Gdo di qualità che destinano parte degli scaffali a enoteca, come quella a cui ci siamo rivolti per questa degustazione. Nel calice il colore è rosso intenso con riflessi violacei, impenetrabile. Il profumo è intenso, schietto e fine tipico della bonarda. I sentori sono semplici di piccoli frutti rossi, il ribes e il gelso predominano, ma anche la violetta non è timida. Vino caldo, piacevolmente rotondo e secco. Il sorso è vivace ed invitante, fresco e leggermente sapido: il retrogusto piacevolmente amarognolo. Un tannino equilibrato, integrato perfettamente nel contesto per un finale sufficientemente persistente che chiude sul frutto. Molto beverino, una Bonarda con una spanna in più, anche per il prezzo decisamente oltre la media che forse non tutti sono disposti a spendere per questa tipologia di vino. La Bonarda dell’Oltrepò Pavese Frizzante Doc, Vaiolet prodotta da Monsupello va stappata al momento del servizio e servita ad una temperatura di 14 /16 gradi. Non si presta ad un lugno invecchiamento, anzi, è ideale il suo consumo nell’arco di 2 o 3 anni. Si accosta a tutto pasto con antipasti a base di salumi, primi piatti strutturati quali ravioli al sugo o tagliolini, secondi a base di carni bianche e rosse, arrosti.
LA VINIFICAZIONE
Prodotta con uve Croatina al 90% e per il restante 10% da uve Barbera. Le uve sono allevate a guyot sulla fascia collinare nei comuni di Torricella Verzate, Redavalle e Pietra de’ Giorgi, in vigneti dell’età di 20 anni esposti a sud-ovest su terreni argillosi-limonosi. La densità di impianto è di 4000 eppi ad ha per una resa di 90 quintali/ha. La potatura secca a Guyot viene eseguita a partire da dicembre, mantenendo un numero di 10-11 gemme per ceppo. Da maggio, con la scacchiatura e la spollonatura vengono eliminati i germogli superflui e legati quelli principali; sono operazioni basilari per mantenere un buon equilibrio vegetativo e produttivo della pianta, soprattutto nel caso di vigneti giovani. A meta agosto, dopo l’invaiatura, viene eseguito il primo diradamento dell’uva per distribuire al meglio la produzione della vite sui tralci più vicini al ceppo e per evitare che si creino affastellamenti di grappoli (causa principale dell’attacco di muffa grigia nelle annate umide); un secondo diradamento dei grappoli, fatto a metà settembre, favorisce una migliore maturazione dell’uva, permettendo di avere una maggior concentrazione di sostanze zuccherine e fenoliche, un ridotto tenore di acidità ed una migliore sanità del prodotto. Da oltre 10 anni viene praticato l’inerbimento dei vigneti per creare un più equilibrato rapporto chioma-radice della vite e per salvaguardare gli insetti utili al vigneto; per lo stesso motivo vengono utilizzati antiparassitari a basso impatto ambientale ed evitato l’utilizzo di diserbanti chimici. La raccolta dell’uva è manuale, ad inizio ottobre, in cassette da 18 kg. La vinificazione ha inizio con la diraspapigiatura, per passare, dopo un periodo di pre-macerazione a freddo, alla fermentazione alcolica. Dopo circa 12 giorni, nella svinatura, si estrae il vino fiore che sarà la base per il Vaiolet. Dopo almeno due travasi ed una stabilizzazione proteica, la Bonarda viene fatta rifermentare in autoclave (previa aggiunta di mosto dolce e lieviti selezionati) per essere poi microfiltrata ed imbottigliata. L’azienda agricola Monsupello nasce nel 1893, fondata dalla famiglia Boatti sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Dispone di circa 50 ettari vitati coltivati sia a vitigni autoctoni che internazionali, allevati con rese basse per regalare vini complessi ed equilibrati. Una cantina dotata di moderne attrezzature tecnologiche, ma che applica tecniche di vinificazione tradizionali. La produzione annua è di circa 250.000 bottiglie di cui 60.000 spumanti metodo classico che oggi fanno di Monsupello una delle realtà italiane, dell’Oltrepò, più apprezzate nella spumantistica. Citata dalle maggiori riviste e pubblicazioni enologiche come Gambero Rosso, Slow Wine, Vini di Veronelli, Vini dell’Espresso.
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Un vino che al secondo bicchiere ti fa venir voglia di allungarlo con succo di frutta o aranciata. Un’ottima base, per una sangria da gustare in giardino, chiacchierando con gli amici nella stagione estiva alle porte. Il prodotto oggi sotto la nostra lente di ingrandimento il Dolcetto di Acqui Doc, vendemmia 2015, dell’azienda Francesco Capetta di Santo Stefano Belbo. Di colore rosso rubino, luminoso e scorrevole, al naso è monocorde e vinoso. All’assaggio è leggermente mosso, sintomo di un rifermentazione avviata in bottiglia. Di corpo leggero, poco caldo con soli 12,5% di alcol in volume. Fresco e poco tannico, con un retrogusto amarognolo per un finale corto. Il sorso è invitato prettamente da questa leggera effervescenza, che gli dona un po’ di carattere, ma non avendo un sapore ”interessante” ecco arrivare l’istinto di allungarlo con una bibita per conferire un po’ di aroma. Di sapore asciutto, morbido, si serve a 16-18 gradi. Adatto a tutto pasto con arrosti, grigliate miste, pollame. Un vino con un discreto rapporto qualità prezzo, spesso tra le offerte della Gdo, che non offre emozioni, ma idoneo ad un consumo quotidiano senza pretese.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve 100% Dolcetto nelle zone di produzione comprendente l’intero territorio dell’Acquese. In Piemonte, la superficie destinata al Dolcetto è estremamente ampia e sette sono le aree geografiche, compreso l’Acquese, per altrettante denominazioni. In provincia di Cuneo il Dolcetto d’Alba, il Dolcetto di Diano d’Alba e delle Langhe Monregalesi. A Dogliani il Dolcetto omonimo gode del prestigio della Docg, In 24 comuni del Monferrato si produce il Dolcetto d’Asti. L’azienda Francesco Capetta si trova a Santo Stefano Belbo. Nata nel 1953 per volontà di Francesco Capetta, inzialmente venditore di vino sfuso in una cascina.La piccola azienda fa il suo primo significativo salto dimensionale a cavallo del 1960, quando Francesco Capetta introduce la prima linea manuale di imbottigliamento vini e inizia la costruzione di un capannone per ospitare l’intero ciclo di lavorazione e imbottigliamento degli spumanti. Nei primi anni Settanta viene introdotta la linea completamente automatizzata. Nuovi ampliamenti e ammodernamenti costanti accompagnano l’Azienda ai giorni nostri. Marchio protagonista della distribuzione moderna in Italia produce una vasta gamma di vini piemontesi, rossi, bianchi e spumanti.
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(3 / 5)Un vino che sta acquisendo sempre più visibilità nel mondo della grande distribuzione, finalmente disponibile anche in piazze diverse da quelle tipiche del centro Italia. Un successo, segnato anche da un incremento delle vendite del +19,9% nel 2015, merito della lungimiranza dei produttori che hanno investito su questo antico vitigno autoctono tipico di Marche ed Abruzzo, del quale ci sono tracce risalenti addirittura al II secolo a.c. Siamo in Abruzzo, con questa degustazione, con un Pecorino Terre di Chieti Igt Rue di Piane, annata 2015, prodotto da Spinelli Srl, ad Atessa in provincia di Chieti. Un vino ideale con tutta la cucina marinara, in particolare con i crudi e i frutti di mare, ma che si sposa bene anche con piatti delicati a base di carne, con le verdure e i formaggi freschi e semi-stagionati, nonché ottimo come aperitivo. Nel calice si presenta di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, molto chiaro, scorrevole. Al naso sorprende per il suo profumo intenso, schietto e fine di frutta fresca a polpa gialla, ma anche note floreali di fiori d’acacia. In bocca è leggero, avvolge piacevolmente lasciando il palato vellutato e morbido. Un vino secco, con un acidità appena percettibile e poco sapido. Chiude sufficientemente persistente sul frutto. Non particolarmente emozionante, poco impegnativo, ma comunque beverino ed adatto ad un consumo quotidiano anche per il buon rapporto qualità prezzo.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve Pecorino 100% allevate nel cuore della provincia di Chieti, tra il Parco Nazionale della Maiella e il mare Adriatico su terreni collinari, con altitudine media di 230 metri s.l.m, prevalentemente argillosi-calcarei. Le fasi della vinificazione prevedono una breve macerazione a freddo del pigiato, pigiatura soffice e fermentazione a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox. Il prodotto viene commercializzato nel gennaio, febbraio dell’anno successivo a quello della vendemmia. Il nome Pecorino fa proprio riferimento alla sua presenza in zone vocate alla pastorizia e alla pratica della transumanza che passava per le vigne per la gioia delle pecore particolarmente golose di quest’uva. Le Cantine Spinelli nascono negli anni 70 e producono più di 3,5 milioni di bottiglie di vini Doc abruzzesi all’anno, per il 70% destinati all’esportazione. Un azienda oggi all’avanguardia in tutte le tecniche di coltivazione, lavorazione e affinamento. La zona di produzione delle uve è un’area geografica compresa tra le colline Frentane e del medio Sangro, in provincia di Chieti: una zona particolarmente vocata alla coltivazione della vite, fra le più importanti d’Italia.
Prezzo pieno: 3,90 euro
Acquistato presso : Tigros
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(4 / 5) A proposito di vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, ecco il Sauvignon Sudtirol Alto Adige Doc Kossler, linea gdo della Cantina Produttori San Paolo di Appiano Gentile, Bolzano.
LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo paglierino scarico, conferma al naso le attese di un vino molto profumato. Si va dalle note floreali di fiori di sambuco a quelle fruttate esotiche: ananas, melone, mango.Note che ritroviamo anche al palato, dove il Sauvignon Kossler, vendemmia 2014, stupisce per l’ottima sapidità. Le note minerali conferiscono ulteriore freschezza alla beva. L’alcolicità calda non infastidisce.
E i sorsi si rincorrono, intercalati da una persistenza più che sufficiente. Fondamentale il servizio di questo vino a una temperatura tra gli 8 e i 10 gradi. L’abbinamento per antonomasia è quello con gli asparagi. Ma il Sauvignon Sudtirol Alto Adige Doc Kossler si abbina in generale alle verdure cotte e grigliate, oltre al pesce e ai formaggi. Matura, dal punto di vista dell’evoluzione, la vendemmia 2014.
LA VINIFICAZIONE
Il nobile Sauvignon, allevato in molti angoli del pianeta, si esprime benissimo in Alto Adige, grazie alle caratteristiche del terreno. In particolare, i vigneti Kossler – Cantina Produttori San Paolo di Appiano affondano le radici in terre ricche di calcare e ciottoli, nei comuni di Missiano e San Paolo. Ci troviamo a un’altezza variabile tra i 450 e i 550 metri sul livello del mare, dove il Sauvignon viene allevato a Guyot. La vinificazione prevede una fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio inox e un affinamento per 5-7 mesi sui lieviti fini, senza fermentazione malolattica. Kossler ha origine nel 1631 e dal 2005 è stata integrata nella struttura della cantina di San Paolo di Appiano, operando sotto forma di società agricola cooperativa.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Questa volta non siamo stati particolarmente ”fortunati” con il prodotto delle Cantine Atesine, come si dice, siamo entrati papa in conclave e siamo usciti cardinale. Dopo il Trento Doc che ci aveva entusiasmato è il Gewurtztraminer delle Cantine Atesine a finire sotto la nostra lente di ingrandimento, annata 2014. Un primo prezzo che si rispecchia in un prodotto molto base, almeno con la bottiglia che ci siamo portati a casa. Nel calice il Gewurtztraminer delle Cantine Atesine si presenta giallo paglierino, cristallino e scorrevole. Al naso l’aromaticità tipica del vitigno è poco intensa, i sentori sono lievi, fruttati e floreali di rosa. Di poco corpo, caldo, si fa apprezzare per la sua rotondità ed il suo equilibrio anche se poco persistente il finale. Purtroppo si rivela un vino ”pesante” perché già al secondo bicchiere, con i suoi 13,5% di alcol in volume fa girare la testa e, non essendo particolarmente succoso, non invita la bevuta. Avevamo altre aspettative, disattese, anche se per quel prezzo è un prodotto onesto, più onesto che elegante. Bisogna salire un po’ di posizionamento per avere migliori soddisfazioni con questo vitigno. Il Gewurtztraminer Trentino Doc Cantine Atesine, servito fresco a 10-12 gradi è un vino da bere in qualsiasi momento. Si presta ad accostamenti insoliti e lega con piatti di pesce guarniti da salse saporite, ma anche con formaggi da fine pasto. Da il meglio di sé dopo almeno un anno in bottiglia.
LA VINIFICAZIONE La zona produttiva s’identifica con il Trentino viticolo. Il Traminer, vitigno originario di latitudini più fredde (Alsazia – Francia), raggiunge buoni risultati nella bassa collina, su terreni asciutti, costantemente ben ventilati e ben soleggiati. Il periodo della vendemmia va scelto con cura, per cogliere il momento di maggior accumulo delle sostanze aromatiche e zuccherine. Le uve raccolte a mano sono pressate dopo una breve macerazione a freddo: il mosto si fa fermentare in recipienti di acciaio di media capacità e per un 5% in barrique di legno francese; il vino si lascia sulla feccia nobile per qualche tempo, per esaltarne le caratteristiche aromatiche, quindi si prepara per l’imbottigliamento. Le Cantine Atesine sono di proprietà per pari quote di Cantina Sociale di Trento S.c.a e Concilio S.p.a. e possono contare su un approvvigionamento qualitativo costante di vini prodotti in Trentino, con una garanzia di professionalità nella gestione produttiva e delle relazioni con la distribuzione. La sua attività è rivolta ad un numero esiguo di clienti della Gdo e rimane orientata esclusivamente alla commercializzazione di vini imbottigliati da Concilio Spa.
Prezzo pieno: 4,99 euro
Acquistato presso: Penny Market
Winemag.it, giornale italiano di vino e gastronomia, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online, sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze dell’enogastronomia italiana e internazionale. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, vincitore di un premio giornalistico nazionale nel 2024. Editiamo con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Apprezzi il nostro lavoro? Abbonati a Winemag.it, con almeno un euro al mese: potrai così sostenere il nostro progetto editoriale indipendente, unico in Italia.
Più che una recensione, stavolta, ecco uno spunto di riflessione. Chi ci segue lo sa, la nostra mission è cercare di consigliare i nostri lettori allo scopo di bere bene al supermercato. Canale nel quale crediamo e che ci ha dato grosse soddisfazioni. Nella continua ricerca del prodotto da recensire, o della novità, qualche tempo fa ci siamo imbattuti in una bottiglia di vino, ultimo pezzo, messa in vendita nella corsia destinata alla merce in promozione. Siamo in un punto vendita della catena Penny Market. “Bollone” giallo a evidenziare il prezzo a penna: appena 1,99 euro, per un vino che prometteva d’essere ”elegantemente francese”. Cuvèe de la Motte du Bois, imbottigliato da Vins Duvernay distributore dell’Alta Savoia Francese. Dire che non ci aspettavamo grosse emozioni da quella bottiglia sarebbe banale. Ma spesso, approcciarsi alla degustazione senza nessun pre concetto – soprattutto quello del prezzo – e con il consueto spirito critico, ci aiuta a risultare sempre obiettivi. Ecco dunque l’esito della degustazione. Un vino che nel calice si è mostrato giovanissimo, violaceo, pur non essendo un novello né aveva tutte le caratteristiche in termini di colori e profumi, presentandosi anche invitante da un certo punto di vista. Al gusto però, dire deludente è poco, la sensazione di bere un sorso di alcol purissimo, disinfettante. Anche lasciato ossigenare nulla, ancora alcol purissimo. Di quelli che hai paura anche ad usare in cucina col timore che prenda fuoco tutto.
CUI PRODEST? Trattandosi di un vino francese davvero poche indicazioni in etichetta. Contattiamo il produttore, un grandissimo distributore francese che non risponde a nessuno dei nostri appelli. Contattiamo la catena, molto seria da questo punto di vista che ci risponde prontamente dispiaciuta di non poterci inviare la scheda in quanto il prodotto non è più in assortimento, ma che si trattava di un blend di vini francesi. ”E menomale”, abbiamo risposto alla direzione acquisti, perché quando ci si trova di fronte a un prodotto del genere la domanda ”ironica” nasce spontanea, alla Gigi Marzullo. Ma con tutti i vini ”deludenti” che si producono anche in Italia, dobbiamo pure andare a prenderli in Francia? Perché, a parte la diatriba renziana sui vini italiani migliori di quelli francesi, è sicuramente vero che anche in Francia ci sono prodotti eccellenti. Ma anche prodotti scarsi. I vignaioli francesi hanno recentemente protestato contro la Spagna, sequestrando cisterne e sversandone i contenuti in strada. La nostra protesta è stata ”domestica”: con il vino Cuvèè de la Motte de Bois sversato nel lavandino. Con buona pace del vino, elegantemente francese.
Prezzo piene: 1,99 euro Acquistato presso: Penny Market
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(5 / 5) Un blend composto da Sangiovese per il 60%, completato da un 40% di Cabernet, Merlot e altre uve toscane (40%).
E’ il vino biologico Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 Tenute Lunelli, ottenuto dalla vinificazione delle uve della Tenuta Podernovo, nel cuore delle colline pisane.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, Aliotto si presenta di un rosso rubino intenso con sfumature violacee. Al naso, anch’esso intenso, sprigiona note di frutti rossi (marasca) e frutta sotto spirito. Non manca una venatura minerale e vegetale, che ricorda il rosmarino.
Al palato, Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 delle Tenute Lunelli si conferma vino caldo, di corpo, secco, ma anche rotondo e fresco. Giustamente tannico, regala piacevoli note sapide, che conferiscono alla beva ulteriore scorrevolezza.
Un vino equilibrato, che in bocca gioca come al naso con le note di frutta rossa, rivelandosi più “piacione” delle attese. Buono anche il risvolto retro olfattivo, intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente.
Da considerarsi pronta la vendemmia 2013, che mostra qualche margine di ulteriore miglioramento in bottiglia. Questo rosso toscano si abbina alla perfezione con piatti di carne, dai ragù dei primi sino ai secondi.
LA VINIFICAZIONE
Aliotto nasce da una attenta selezione delle uve provenienti dai vigneti della Tenuta Podernovo, splendido poggio vitato nel Comune di Terricciola, all’interno della pregiata ed emergente zona vinicola delle Colline Pisane.
I vigneti affondano le radici in terreni dotati di una tessitura di medio impasto, franco-sabbioso-argilloso, ricchi di conchiglie fossili, con una esposizione che va da Ovest a Est passando per il Sud, a un’altitudine di 137 metri sul livello del mare. Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità d’impianto di 5680 ceppi per ettaro e una resa di 60 ettolitri di vino per ettaro.
La vinificazione prevede la fermentazione a 28 gradi, in tini di acciaio. Il periodo di macerazione si protrae tra i 10 e i 15 giorni. Dodici i mesi di maturazione in barrique, con affinamento in bottiglia minimo di 4 mesi, prima della commercializzazione. Aliotto viene prodotto sin da 2004.
La famiglia Lunelli ha voluto, a partire dagli anni Ottanta, affiancare al noto marchio di spumante Ferrari “altre produzioni che ne condividessero i valori di fondo, ovvero altissima qualità, ricercatezza e forte legame con il proprio territorio”.
Ecco dunque al fianco del Metodo Classico Ferrari un’acqua come Surgiva, un marchio storico della grappa come Segnana, i vini trentini Lunelli, i toscani della Tenuta Podernovo e gli umbri della Tenuta Castelbuono e locanda Margon.
Prezzo pieno: 7,20 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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(3 / 5) Un po’ di confusione in ”etichetta” per questo Morellino di Scansano, che frontalmente si dichiara Doc e sul retro Docg.
Ma il Morellino di Scansano è stato riconosciuto come Docg a partire dalla vendemmia 2007, quindi è corretta la dicitura posteriore ed è probabilmente un refuso di magazzino l’etichetta anteriore.
Problemi di “forma” a parte, andiamo a valutare la sostanza del Morellino di Scansano Docg Riserva 2010 imbottigliato per San Pancrazio Masti da ICQ-GR 3127. L’acronimo ICQ sta ad indicare ”Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari” e dal punto di vista del consumatore rappresenta l’ultimo anello della catena, quello che ha la responsabilità legale del prodotto. Si tratta di una versione Riserva il che prevede, da disciplinare un invecchiamento non inferiore a due anni, di cui almeno uno in botti di legno. Un vino sugli scaffali da un po’ di tempo, ma si tratta di un prodotto che ha una longevità di 10-12 anni.
LA DEGUSTAZIONE Nel calice, il Morellino di Scansano Docg Riserva 2010 Mezzalama si presenta di un rosso rubino brillante con un unghia leggermente tendente al granato. Un profumo intenso, che ha bisogno di un po’ di tempo per ”rilassarsi”.
L’alcolicità è davvero prevalente e solo dopo una buona ossigenazione si apre su sentori di marasca e di ciliegia tipici del sangiovese che si impreziosiscono di speziature e note balsamiche.
All’assaggio rivela un buon corpo, caldo e secco. Una acidità fresca naturale bilanciata da un trama tannica rotonda. Equilibrato ed elegante chiude con una discreta persistenza anche se la gradazione di 13,5% frena il sorso. Non sappiamo quale sia il significato del nome Mezzalama, noi ironicamente lo abbiamo interpretato come una lama che ”taglia un po’ le gambe”, se si eccede nella bevuta. Servito a 16-18 gradi il Morellino di Scansano Docg Riserva 2010 Mezzalama si abbina a tutto pasto, a piatti di carne, arrosti e formaggi stagionati.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve Sangiovese in purezza allevate nel comune di Scansano. Le vigne si trovano a 200-250 mt s.l.m, sono esposte a sud est ed hanno un’età media di vent’anni. La vendemmia viene effettuata la prima decade d’ottobre. La vinificazione avviene in acciaio, in vasche da 100hl con una macerazione sulle bucce di 18-20gg a temperatura controllata di 30 gradi. Il vino viene affinato in barrique per 16 mesi, ai quali seguono ulteriori 6 mesi di affinamento riduttivo in bottiglia. L’azienda Agricola Fattoria di San Pancrazio si trova sulle colline Chiantigiane nel Comune di San Casciano in Val di Pesa. La proprietà è appartenuta alla facoltosa e splendida famiglia fiorentina dei Gianfigliazzi fino alla loro estinzione. Rilevata nel 1978 dalla famiglia Nannoni – Masti, inizialmente come investimento immobiliare, si trasforma nel 2000, quando Valentina Masti Priami, unica erede di famiglia, con l’aiuto del marito Simone Priami decide di trasferirsi a vivere a San Pancrazio e di occuparsi personalmente della fattoria. Insieme hanno dato vita ad un importante progetto di rivalutazione scegliendo di diventare vignaioli e di abbandonare le loro professioni. Oggi l’azienda vanta circa 23 ettari di vigneto produttivo Chianti e ulteriori 3 ettari in locazione sempre dediti al Chianti, un vino che li rappresenta dal 2006.
Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Simply Market
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E’ il prodotto di un vitigno autoctono oggi presente soprattutto nella zona delle Marche, in provincia di Ancona. Un nome particolare, Lacrima, perché, a maturazione, spesso la buccia si rompe lasciando fuoriuscire gocce di succo simili ad una lacrima. Non fatevi ingannare dal nome al cui interno c’è la parola Alba, perchè non siamo in Piemonte, a Cuneo, ma proprio nelle Marche, con un vino che si preannuncia particolare già dal nome. Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc Arciere, vendemmia 2013, finito oggi nel nostro calice. Di colore rosso rubino carico, tendente al violaceo e poco trasparente sul bicchiere rilascia tanti archetti stretti che colano densi. Dal punto di vista dell’olfatto è molto profumato. Inizialmente è l’alcolicità a prevalere, sono 13% i gradi di questa versione superiore. Le note vinose poi, lasciano spazio a piccoli frutti a bacca rossa, che si arricchiscono di un mazzolino di rose e di violette. Lo spettro olfattivo viene completato anche da una leggera speziatura e da note balsamiche. Di corpo medio, è un vino caldo e fermo che si fa apprezzare per il gusto rotondo e fruttato, ma soprattutto per il retrogusto quasi ”liquoroso”.Chiude infatti su note di ginepro in un finale elegante e persistente. Non è il classico vino ”piacione’ alla toscana, ma ha un sapore asciutto e gradevole e per la sua particolare aromaticità viene considerato anche un vino da meditazione. Oppure, a tavola, la Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc Arciere è un vino che si abbina a primi piatti saporiti, pietanze tartufate o a base di carne rossa. Si accosta molto bene al filetto di manzo accompagnato con crema di funghi e condito con olio al tartufo, ma anche a prodotti tipici della cucina marchigiana come il salame lardellato di Fabriano o il ciauscolo. Va servito a 18-20 gradi.
LA VINIFICAZIONE
Sappiamo dal sito internet della Cantina Marconi che il Lacrima di Morro d’Alba Superiore è prodotto con uve Lacrima 100% da vigneti che si trovano nella zona di produzione di S.Marcello in provincia di Ancona vendemmiate al massimo della maturazione zuccherina per dare colore e aromaticità al prodotto. La resa è di 1,5 kg per pianta. La Denominazione di origine controllata del vino Lacrima di Morro d’Alba, per essere tale, deve essere composta dal vitigno Lacrima per almeno l’85% con l’aggiunta di Montepulciano e/o Verdicchio nella misura del 15% massimo. Della Lacrima di Morro d’Alba esiste anche una particolare versione passita. Non abbiamo ulteriori informazioni riguardo la vinificazione, le nostre richieste sono state disattese, anche se ci sarebbe piaciuto scoprire qualcosa di più sul nome di fantasia Arciere e sulla particolare etichetta ”vini d’arte”. La Cantina Marconi si trova a S. Marcello in provincia di Ancona, ha un’estensione di 42 ettari nelle colline marchigiane vocate alla coltivazione del Verdicchio e della Lacrima. Da tre generazioni produce vino con la filosofia di fare bene per il piacere di tutti come se si facesse per se stessi cercando di portare nella bottiglia la massima espressione del territorio. Per il loro Verdicchio di Jesi hanno ricevuto una serie di riconoscimenti e menzioni.
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Prodotto in prevalenza con uve Sangiovese, il Brusco dei Barbi Toscana Igt è un vino prodotto dalla Fattoria dei Barbi di Montalcino, Siena. Frutto di lunghi studi effettuati negli anni ’60 e ’70 da Giovanni Colombini sulla fermentazione delle uve di Montalcino, si prefigge l’obiettivo di “mettere in evidenza con grande semplicità e schiettezza, le tipiche note fruttate di questo vitigno”. Una missione più che compiuta, che si conferma anche a distanza di anni di evoluzione in bottiglia. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce infatti la vendemmia 2013, che a tre anni di distanza si rivela ancora capace di dare centralità al frutto, incastonato – per quanto riguarda la parte olfattiva – in una speziatura sostenuta, eppure mai invasiva. Nel calice, il vino comincia a tendere al granato, pur mostrandosi sostanzialmente del colore originario: il rubino intenso. Scorre poco denso e trasparente, emanando un bouquet fine, assieme fruttato, floreale e vegetale. Ai frutti rossi (lampone, fragoline di bosco) si accostano note delicate di viola. Con l’ossigenazione, il Brusco dei Barbi mostra le unghie con il carattere delle note vegetali (rosmarino e salvia), sostenute da spezie come lo zafferano e dalla percezione di tostatura e cuoio. Un quadro che sembrerebbe anticipare un palato robusto: tutt’altro. In bocca, il Brusco della Fattoria dei Barbi sembra aver già esaurito tutte le sue cartucce, a tre anni dalla vendemmia. Eppure, il contrasto tra un olfatto dirompente e un gusto soffuso e snello, è forse ciò che di meglio ha da offrire questo vino toscano. Grande facilità e piacevolezza nella beva, dunque, nonostante il Brusco si mostri ancora di alcolicità calda. Il segreto? La freschezza e il finale che tende al sapido, invitando al sorso successivo. Un vino curioso e tutt’altro che banale, insomma, inserito nella corretta fascia prezzo nei supermercati italiani. Il Brusco dei Barbi Toscana Igt è abbinabile a tutto pasto. Servito a una temperatura di 18 gradi, si accompagna bene a carni bianche, affettati, sughi speziati, formaggi non troppo stagionati e pizza tradizionale.
LA VINIFICAZIONE
Le uve pigio-diraspate subiscono un abbattimento di temperatura fino a 16 gradi. Questo processo di raffreddamento della buccia dell’uva permette di ottenere una maggiore estrazione del contenuto in antociani e polifenoli. La fermentazione alcolica si protrae per 10-12 giorni a temperatura controllata, tra i 17 e i 18 gradi. Il vino permane in vasche d’acciaio fino all’imbottigliamento, che precede la commercializzazione. L’apertura al pubblico della Cantina dei Barbi, negli anni ’50’ è uno degli atti di nascita del turismo del vino, in Toscana e non solo. Dopo la morte di Giovanni Colombini nel 1976, la fattoria dei Barbi è stata guidata dalla figlia Francesca e poi dal nipote Stefano, che a loro volta hanno sviluppato ed esteso le proprietà di famiglia a Montalcino, dando così seguito ad una grande tradizione che risale all’Ottocento.
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Il Conte della Vipera, blend composto all’80% da Sauvignon Blanc e al 20% da Sémillon, è uno dei vini bianchi che la nota casa vitivinicola toscana Antinori “regala” agli scaffali della grande distribuzione organizzata. Una presenza che, di per sé, dà lustro all’intero segmento. Siamo di fronte a un Umbria Igt, vendemmia 2012. Il vino, prodotto a partire dal 1997, prende il nome dai primi proprietari del Castello della Sala, la famiglia Monaldeschi della Vipera. E l’etichetta riporta un disegno della Cappella di San Giovanni, del XV secolo, situata all’interno delle tenute. Nel calice, Conte della Vipera 2012 Antinori si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati. Anche al naso conferma l’evoluzione avvenuta in bottiglia nel corso degli anni, rispetto alle caratteristiche di freschezza iniziale: note leggere di sambuco, bosso, mandorla e agrumi che si ripresentano anche al palato, in un finale mediamente persistente che ricorda il pompelmo. Al palato risulta morbido e rotondo, in un crescendo di sapidità che accompagna verso le note agrumate finali. Difficile prevedere un ulteriore miglioramento in bottiglia per un prodotto che, ottenuto dalla vendemmia 2012, risulta più che mai apprezzabile, ma ormai maturo. L’abbinamento consigliato è quello con gli antipasti e i piatti di pesce, oltre alla pasta al pesto e alle preparazioni a base di verdure, in particolare gli asparagi.
LA VINIFICAZIONE
I vigneti destinati al Conte della Vipera sono situati a un’altezza che varia dai 250 ai 350 metri sul livello del mare, in suoli ricchi di sedimenti fossili marini con infiltrazioni di argilla che conferiscono mineralità e sapidità all’uva. Nel 2012, annata connotata da un inverno freddo e privo di piogge e un’estate calda e secca, il Sauvignon Blanc è stato vendemmiato al momento del perfetto equilibrio tra concentrazione zuccherina e massima espressione dei profumi varietali dell’uva. I grappoli, raccolti manualmente, sono stati immediatamente trasferiti in cantina e raffreddati attraverso il passaggio in un convogliatore refrigerato che ne ha abbassato la temperatura. Le uve sono state poi pressate in maniera soffice, in modo da mantenere inalterate le caratteristiche varietali. Il mosto è stato mantenuto per alcune ore ad una temperatura di 10 gradi, consentendo l’illimpidimento naturale. E’ seguito il travaso in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, dove si è svolta la fermentazione alcolica a una temperatura non superiore ai 16 gradi. Completata questa operazione, il vino è stato conservato ad una temperatura di circa 10 gradi per impedire lo svolgimento della fermentazione malolattica e conservare inalterate le caratteristiche organolettiche. Il Sauvignon Blanc è stato poi assemblato con il Sémillon per accentuarne la sapidità e conferirgli rotondità. E anche per il Sémillon, Antinori ha proceduto alla classica vinificazione in bianco. Appena dopo la raccolta, verso la seconda metà di settembre, le uve sono state diraspate e immediatamente pigiate in maniera soffice. Dopo l’illimpidimento statico, il mosto limpido è stato spillato e inoculato con lieviti selezionati. Dando così inizio a una lenta fermentazione a 16 gradi, per preservare la componente aromatica. Terminata la fermentazione alcolica, il vino è stato travasato con una modesta quantità di lieviti ancora in sospensione. Dopo una serie di travasi, ecco il taglio con il Sauvignon.
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Doppio primato questo vino: primo Ruchè di Castagnole Monferrato Docg che recensiamo e primo prodotto dell’azienda Bersano di Nizza Monferrato (At). La vendemmia finita sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2014. Un vino distribuito soprattutto in Nord Italia (Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Liguria, Veneto, ma anche in qualche supermercato di Toscana, Lazio ed Emilia). Il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg, prodotto da Bersano di Nizza Monferrato nel calice si presenta di colore rosso rubino scuro, limpido poco trasparente e di fluidità densa. Dal punto di vista olfattivo è intenso, attacca molto vinoso e con il classico sentore di ciliegia sotto spirito, ma quando l’alcolicità si mitiga si percepiscono, oltre ai frutti rossi, violette e speziature intriganti. Un vino non particolarmente strutturato, anzi di medio corpo, caldo, rotondo e vellutato, giustamente tannico con gli aromi ben armonizzati al palato. Un perfetto equilibrio completato da un gradevole retrogusto amarognolo molto persistente. Interessante prodotto, con un ottimo rapporto qualità prezzo. Si presta ad essere servito come aperitivo, in abbinamento a antipasti, carni bianche e alla tipica bagnacauda piemontese, ma anche a tutto pasto.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Ruchè coltivate su terreni argillosi con presenza di limo. Le vendemmia viene effettuata a metà ottobre, la vinificazione è fatta in acciaio con affinamento di due mesi in bottiglia. Il vitigno Ruchè è un vitigno autoctono raro che viene coltivato in una piccola area in provincia di Asti. La leggenda narra che sia arrivato dalla Borgogna portato dai monaci. Grazie alla sua tipica nota aromatica è un vino che viene considerato da sempre adatto ad occasioni particolari. Sino a pochi anni fa era conosciuto solo a livello locale, ma negli ultimi anni sta riscuotendo successo grazie alla sua grande piacevolezza e ai profumi caratteristici. Un vitigno considerato anche difficile da coltivare e capriccioso i cui vini hanno ottenuto la doc nel 1987 e la Docg solo nel 2010. La storia di Bersano inzia ai primi del 900 a Nizza Monferrato. Nel 1935 Arturo Bersano, passa alla guida della cantina fino ad allora a conduzione familiare, uomo di grande cultura e pioniere di una viticultura di qualità che diventa tratto distintivo della casa con il motto ”se vuoi bere bene comprati un vigneto”. Seguendo il suo esempio, le famiglie Massimelli e Soave, da quasi trent’anni titolari dell’azienda, hanno consolidato una imponente realtà di cascine dove, senza dimenticare la forza delle tradizioni, si producono uve di qualità facendo di Bersano una delle più importanti realtà vitivinicole del Piemonte. 230 ettari di vigneti nei migliori crus di Langhe e Monferrato, tra cui tra le ultime acquisizioni di Ruchè e Grignolino nella Cascina S.Pietro.
Prezzo pieno: 6,65 euro
Acquistato presso: U2/Unes
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(3 / 5)Nonostante la menzione superiore in etichetta ed i suoi 13% di alcol in volume è un vino che si lascia bere con estrema leggerezza e senza postumi. Il Sangiovese Superiore di Romagna Doc, annata 2014, prodotto da Campo del Sole di Bertinoro, finito sotto la nostra lente di ingrandimento, è un vino al di sopra delle aspettative, con un ottimo rapporto qualità prezzo. Nel calice si presenta di colore rosso rubino, trasparente, molto luminoso. Di media struttura, al naso è semplice, vinoso e fruttato. All’assaggio è secco, si fa apprezzare soprattutto per la sua morbidezza e la buona freschezza con tannini ”dosati”. Il frutto si sente tutto, il finale sufficientemente persistente con finale amarognolo. Equilibrato e gradevole, è un vino a tutto pasto senza pretese. Si accosta bene ad antipasti a base di salumi, a piatti a base di carni rosse, arrosti misti e grigliate, a parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa. Adatto a pietanze come brasato, selvaggina di piuma e faraona, si serve a 16 gradi.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Sangiovese di diversi cloni allevate nelle vigne Ospedaletto e Colombarone che si trovano a 120 metri s.l.m, nel comune di Bertinoro. Le vigne sono esposte a est, sud-est, su terreni argillo calcareo con discreti contenuti di limo e sabbia che sono allevate a cordone speronato. La vendemmia viene fatta nella prima decade di ottobre, le uve sono raccolte a mano con attenta selezione e previo diradamento dei grappoli meno maturi. L’uva portata in cantina viene diraspata e pigiata, trasportata tramite nastrini nei serbatoi di fermentazione a temperatura di circa 28/30° con una permanenza sulle bucce per estrazione di sostanze coloranti e aromatiche di circa 10 giorni. Dopo la sivinatura e la fermentazione malolattica, il vino viene affinato in acciatio per 5/6 mesi. Prima dell’imbottigliamento viene effettuato un assemblaggio dei vini che provengono da diverse vigne con una presenza di circa il 60% di Sangiovese da vigneto d’età intorno all’ottavo anno, mentre il restante 40% da vigneti maturi. Campo del Sole si trova nello splendido borgo di Bertinoro, nella provincia di Forlì Cesena. Una cantina dalla forma particolare, risultato di un progetto che dedica organicamente ad ogni lavorazione lo spazio giusto. E’ ubicata ai margini di un’area di notevole pregio paesaggistico con la volontà di integrarsi con l’ambiente circostante. E’ realizzata su due livelli con una differenza di quota di quasi cinque metri si adagia su due curve di livello cercando di ottimizzare il dislivello naturale e renderlo funzionale al sistema produttivo. I loro vini, sono presenti, con diverse etichette nelle più importanti catene della gdo.
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[Usr 4]Eccoci a recensire per la prima volta un interessante vino toscano a denominazione d’origine controllata Orcia Doc. Denominazione che a breve sarà oggetto di un festival del quale abbiamo già scritto. Un po’ ci siamo emozionati quando lo abbiamo visto a scaffale perché fuori dal centro Italia non è di facile reperimento. Orcia Doc 2013 Tenuta Belsedere di Trequanda in provincia di Siena è oggi sotto la nostra accurata lente di ingrandimento. Il nome fa un po’ sorridere, un sorriso che però diventa di compiacimento una volta degustato il prodotto che regala un’ottima bevuta da supermercato. L’Orcia Doc 2013 della Tenuta Belsedere nel calice si presenta di colore rosso rubino intenso. Limpido, poco trasparente e denso. Al naso esprime inizialmente delle belle note fruttate di frutti di bosco e prugna, che si arricchiscono, a mano a mano che si apre, in note di spezie dolci di vaniglia, leggeri sentori vegetali e anche cuoio. In bocca è davvero gradevole, caldo, rotondo, secco. Fresco, leggermente sapido e con tannini morbidi e avvolgenti. Un vino elegante ed armonico, di gusto pieno. Una bella sorpresa poi il finale lungo e fruttato. Da provare se si amano i vini toscani, ma non solo, da provare pure per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Si abbina a carni rosse, selvaggina, formaggi stagionati come quelli delle crete senesi, salumi di cinta senese. Va servito a 16-18 gradi e ha una gradazione di 13% di alcol.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve 80% Sangiovese, 10% Merlot e 10% Cabernet Sauvignon. La zona di produzione è quella di Trequanda (Si). I vigneti sono allevati a cordone speronato su altitudini di circa 400 mt s.l.m. esposte a sud ovest con terreni argillosi e di medio impasto. L’epoca di raccolta delle uve è variabile, solitamente tra la fine di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia è manuale, con selezione in vigna delle uve per una resa di 56 hl a ettaro. Ad una macerazione sulle bucce a 28 gradi, della durata di circa 20 giorni, segue un periodo di affinamento in barrique di 6-8 mesi e una maturazione in bottiglia di 3 mesi prima della commercializzazione. Un vino ”recente” per l’azienda, visto che il primo Orcia Doc Belsedere è nato nel 2006, la Doc invece risale al 2000. Protagonista indiscusso dei vini a denominazione Orcia Doc è il Sangiovese. imposto dal disciplinare con una quota almeno del 60%. La zona di produzione si trova tra quella del Brunello di Montalcino e quella del Nobile di Montepulciano. La Tenuta Belsedere, dispone di circa 400 ettari di cui solo 15 vitati, dispone di una cantina all’avanguardia e si inserisce in quello che è uno dei paesaggi viticoli più belli d’Italia. Di proprietà della famiglia Gori Pannilini Sorelli dal 1500, rifornisce direttamente alcune Coop del centro Italia, ma è possibile trovare i loro prodotti in altre catene, non gestite direttamente da loro, ma dall’azienda che li distribuisce.
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Non possiamo andare oltre al ”sei meno meno” per usare un voto in uso qualche anno fa, prima dei centesimi. Questa volta, finisce sotto la nostra lente di ingrandimento un Oltrepò Pavese Doc Barbera Vivace vendemmia 2013 Cà Gialla prodotto da La Vinicola Broni, probabilmente rimasto abbandonato sullo scaffale del supermercato. La linea Cà Gialla, comprende nove vini tipici dell’Oltrepò Pavese, tra bianchi e rossi ed è facilmente reperibile in gdo. Si tratta del secondo vino di questa azienda che andiamo a recensire, il primo è stato un Pinot Nero vivace vinificato in bianco, appartenente ad un’altra linea. L’Oltrepò Pavese Doc Barbera Vivace linea Cà Gialla, nel calice si presenta rosso rubino carico, scorrevole. Al naso è monocorde, prettamente vinoso, con sentori fruttati austeri e schivi. Neanche in bocca offre una particolare piacevolezza. Si lascia bere per la vena acidità fresca, molto rustica, per la sua vivacità e leggerezza della gradazione (solo 12% di alcol in volume). Quanto alla persistenza retrolfattiva, perdonateci, ma ce la siamo già dimenticata e a malincuore annoveriamo questo vino nella categoria del ”si può vivere senza”. Non demordiamo e andiamo avanti nella nostra mission bere bene al supermercato, anche tra i vini dell’Oltrepò. Perché in Oltrepò è possibile farlo anche in modo eccellente come ci è capitato durante alcuni dei nostri tour. L’Oltrepò Pavese Doc Barbera Vivace Cà Gialla, servito a 16-18 gradi, è un vino che si accompagna a minestre e zuppe saporite (cipolle e legumi), volatili in umidi aromatici, carni rosse grigliate, anguilla, baccalà e stoccafisso, formaggi di media stagionatura.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% Barbera base.Dopo la fermentazione e decantazione, si separa il vino dalle fecce mediante filtrazione tangenziale, tecnica d’avanguardia che mantiene la purezza del prodotto fino al suo imbottigliamento. La Barbera è uno dei vitigni piú coltivati in Italia insieme al Sangiovese con circa 500.000 ettari vitati. Il Oltrepò è uno dei più diffusi e concorre alla vinificazione di numerosi vini da tavola e nella preparazione di vini come Barbacarlo, Sangue di Giuda o Buttafuoco fino al Gutturnio nel piacentino. La vinicola Broni nasce nel 1948 e rappresenta una delle realtà più importanti del territorio. Si estende su diecimila metri quadrati a Broni e ha una cantina di pigiatura a Santa Maria della Versa, con una produzione annua di circa un milione e mezzo di bottiglie Doc.
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Anche se per onestà intellettuale dobbiamo ammettere che la vendemmia 2014 è leggermente sotto le precedenti, ci sono certi prodotti che sono sempre una garanzia.
Vini talmente piacevoli, che pur non essendo vini da meditazione, si aprono anche lontano dal pasto, magari mentre si cucina e si sorseggiano che è un piacere. Siamo tornati sullo scaffale dell’Alto Adige con un Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc 2014 prodotto dalla Cantina Produttori di Bolzano.
Non è la prima volta che ci imbattiamo in un loro vino, anche perché sono capillarmente distribuiti in gdo ed è veramente facile trovarli.
Il Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc 2014, prodotto dalla Cantina Produttori di Bolzano nel calice si presenta di colore violaceo, limpido, molto intenso, poco trasparente, quasi impenetrabile.
I famosi ”archetti” sono abbastanza ravvicinati e scendono lentamente, segno di un vino di una certa densità. La gradazione è di 13% di alcol in volume, non poco, ma sopportabile. Al naso è intenso, ma semplice con sentori di ciliegia e mora e accenni di violetta che al palato si ripropongono tutti in un gusto succoso e morbido. Il tannino c’è, ma non invasivo, come generalmente accade nel Lagrein.
La vena acida è piacevolmente fresca per un finale di una discreta persistenza che chiude sul frutto. Davvero un buon acquisto. Il Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc è un vino che va servito giovane, alla temperatura di 16-18 gradi. Si abbina allo speck, il prodotto principe della regione, a piatti di salumi misti, carne rossa e selvaggina.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto da uve Lagrein, vitigno tipico dell ́Alto Adige e della Cantina Produttori di Bolzano. Pur essendo coltivato su tutto il territorio del Trentino trova il suo habitat ideale proprio nella conca di Bolzano e nel quartiere di Gries dove si trovano i vigneti dai quali provengono le uve utilizzate.
Le grandi escursioni termiche tra giorno e notte, i terreni alluvionali, sabbiosi e sciolti, danno vita a un vino complesso dai colori intensi e tipica freschezza. La vendemmia viene effettuata a metà ottobre anche perché è un vitigno a maturazione tardiva.
La fermentazione ed anche la malolattica avvengono in acciaio, segue un breve periodo di affinamento in bottiglia prima della messa in commercio. Fondata nel 2001, molto legata alla tradizione, la Cantina Produttori di Bolzano produce vini di qualità e dal carattere regionale. 220 soci che praticano un’agricoltura moderna, legata al rispetto della natura.
Prezzo pieno: 6.90 euro
Acquistabile presso: Bennet /Superdì
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(3,5 / 5)Direttamente dalla Cantina sociale del Giogantinu di Berchidda, zona Nord della Sardegna, ecco il Vermentino di Gallura Docg Lughena. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, risulta scorrevole nel calice, dove appare limpido e trasparente. Al naso è intenso e gradevole, anche se di complessità sottile: spazia dai tipici sentori di macchia mediterranea alla frutta fresca, come la pesca e gli agrumi. Tutti descrittori che ritroviamo in un palato – questo sì – complesso, che ricorda anche spezie come la noce moscata. E che, nel finale, tende a chiudersi verso l’amarognolo tipico del vitigno. In bocca il Vermentino Lughena Giogantinu risulta caldo, di corpo, rotondo, secco anche se ammiccante. La buona vena acida si bilancia con una sapidità decisa. Intenso anche il retro olfattivo, mediamente fine e sufficientemente persistente. Buono come aperitivo, questo Vermentino della Sardegna del Nord si abbina con qualsiasi piatto a base di pesce, oltre a offrire il meglio di sé con piatti a base di crostacei, carni bianche, verdure, funghi e formaggi di media stagionatura. Va servito a una temperatura di 8-10 gradi.
LA VINIFICAZIONE
Le uve, dopo la diraspatura, vengono pressate in modo soffice. Il mosto ottenuto viene raffreddato e illimpidito per sedimentazione naturale, grazia appunto alle basse temperature, e posto a fermentare a temperatura controllata. Terminata la fermentazione, dopo un leggero travaso, ancora ricco di attività biologica, il vino viene messo a maturare in vasche di cemento e conservato sino all’imbottigliamento, seguendo un rigoroso controllo della temperatura. Le vigne della Cantina Giogantinu da cui prende vita il Vermentino di Gallura Docg Lughena affondano le radici in terreni di tipo sabbioso a disfacimento granitico. L’azienda può contare sull’apporto di 250 viticoltori operanti sul territorio di Berchidda e Oschiri, in provincia di Olbia Tempio.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(3 / 5) Grafica accattivante, così come il nome di fantasia. Peperosso Calabria Igp Cantine Spadafora, blend tra Magliocco di Donnici e Merlot, fa bella mostra di sé nel ‘fuori banco’ di un noto ipermercato milanese, nel reparto macelleria. Sull’etichetta, uno dei simboli della Calabria: il peperoncino, raffigurato a ventaglio. Potevamo non cadere in tentazione? Eccoci dunque a degustare Peperosso, con il consueto scetticismo col quale ci accostiamo a vini che sembrano strizzare un po’ troppo l’occhio a un marketing accattivante. E, soprattutto, un prezzo che rasenta il sottocosto. Nel calice, Peperosso Calabria Igp 2014 Spadafora si presenta di un rosso rubino con unghia violacea poco trasparente, intenso, scorrevole. Al naso sentori mediamente fini di frutta rossa: ribes, lampone, ciliegia sotto spirito. Eppure in bocca il corpo è leggero, così come l’alcolicità. Rotonda la morbidezza, scarna l’acidità e la sapidità. Anche il tannino è soffuso, contribuendo a un quadro di sostanziale equilibrio, che si gioca tutto sulla semplicità e facilità della beva. La corrispondenza olfatto-gusto è evidente e si basa sulle note fruttate già avvertite al naso. Retro olfattivo invece sorprendente per la sufficiente persistenza (fino a 8 secondi, per intenderci), nuovamente giocata sui frutti rossi. L’abbinamento consigliato da Spadafora per Peperosso Calabria Igt è quello con i piatti e i salumi piccanti della tradizione calabrese: il Morzello catanzarese o la Nduja di Spilinga, gli insaccati saporiti come la Sopressata del Cosentino. Ecco dunque spiegato il gioco grafico (e commerciale) del mazzo di peperoncini a ventaglio. In realtà, questo vino può facilmente travalicare i confini della cucina regionale di Calabria, giungendo sulle tavole di tutta Italia come vino rosso pulito, sano (alcolicità e solfiti ben dosati) e di facile beva, da consumare decisamente a tutto pasto, certamente non nelle grandi occasioni.
LA VINIFICAZIONE
Di Peperosso Calabria Igp sono state prodotte 30 mila bottiglie, in occasione della vendemmia 2014. Il territorio d’origine delle uve Magliocco e Merlot è quello di Donnici, con selezionate e raccolta a mano. Le vigne vengono allevate ad alberello, con resa media ridotta volutamente a 80 quintali di uva per ettaro. La vendemmia ha luogo da fine settembre a metà ottobre. La vinificazione prevede pressatura soffice, successiva macerazione prefermentativa a freddo, tale da estrarre gli aromi verietali, il colore e le componenti polifenoliche più morbide. La fermentazione ha luogo in acciaio, con temperature controllate, così come l’affinamento iniziale, per una durata di 6 mesi. Segue poi un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia, che precede la commercializzazione. Le Cantine Spadafora, che si occupano anche dell’imbottigliamento di Peperosso, hanno sede dal 1991 nella zona industriale di Piano Lago, frazione del Comune di Mangone, provincia di Cosenza. Nasce in realtà a Donnici, un paesino sulle colline a sud di Cosenza, nel 1915. In questa piccola struttura il capostipite dell’azienda, Ippolito Spadafora, commercializzava i vini sfusi prodotti dagli agricoltori della zona. Oggi, le uve conferite si aggiungono a quelle prodotte nei 40 ettari di proprietà dell’azienda, collocata su un’area complessiva di 20 mila metri quadrati, di cui 3 mila sono coperti.
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(3 / 5) Se non conoscete o non avete mai provato un Nerello Mascalese, il prodotto di cui stiamo per parlarvi potrebbe fare al caso vostro. Un vino a denominazione Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese linea Nuttata, prodotto dalle Cantine Madaudo di Villafranca Tirrena in provincia di Messina, è finito sotto la nostra lente di ingrandimento. Come il nome di fantasia del prodotto ”Nuttata” in un certo senso, per dirla alla Eduardo, ”adda passà a nuttata” dal punto di vista olfattivo: il prodotto è un po’ timido ad aprirsi tra note di frutti rossi e spezie dolci vanigliate tipiche di vini che hanno fatto un passaggio in legno. Il colore un bel rosso rubino con unghia granata, limpido e poco trasparente. Decisamente più accattivante in bocca che al naso, con la frutta dominante in un gusto rotondo ed equilibrato. Un vino semplice, di media struttura, con una buona freschezza ed un tannino vitale. Il sapore è asciutto ed austero ed il retrogusto amarognolo di discreta persistenza. Un vino di pronta beva, da consumare al massimo nel giro di due anni. La classica bottiglia acquistata con un scetticismo dato il posizionamento prezzo che però conferma, che tra i prodotti Igt, dimenticati anche nei corsi per sommelier, dove a stento vengono citati (Supertuscan a parte) ci possono essere vini e vitigni di un certo interesse. Anche questa è la gdo, la possibilità di provare a prezzi contenuti dei prodotti ed eventualmente alzare il tiro se il prodotto incontra il proprio gusto. Un vino con un ottimo rapporto qualità prezzo, che va servito a 18-20 gradi e si abbina ottimamente a piatti con carni rosse e formaggi maturi.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve 100% Nerello Mascalese, vitigno principe della provincia di Catania che si trova comunque diffuso su tutta l’isola anche a piede franco. Si può trovare vinificato in purezza o in blend con altre uve. Se vinificato in assenza di vinacce dà anche origine alla ”pesta di botte ” tipica della zona dell’Etna. Le uve, che provengono da vigneti di Sambuca in provincia di Agrigento, dopo la diraspatura vengono messe a macerare e fermentare per 8-10 gg a temperatura controllata. La fermentazione malolattica viene svolta in vasche d’acciao, dove si svolge una parte della maturazione. Il Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese Nuttata viene affinato per circa 6 mesi in barrique ed ulteriori 3/4 mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Le Cantine Madaudo nascono nel 1945 e da 70 anni si pongono l’obiettivo di estrarre il massimo della qualità dalle fertili terre di Sicilia. Obiettivo che perseguono con una cantina altamente tecnologica, fiore all’occhiello dell’enologia Siciliana ed anche con testimonial di eccezione come Mariagrazia Cucinotta, madrina della raffinata linea Manta d’Oro.
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(5 / 5) Un nome, una garanzia. Masciarelli Tenute Agricole si conferma al top della produzione e commercializzazione del Trebbiano d’Abruzzo anche con i prodotti “base”, destinati alla grande distribuzione organizzata. Si tratta della prima linea creata da Gianni Masciarelli, diventata negli anni “un punto di riferimento per l’azienda e i suoi clienti, oltre ad essere la produzione numericamente più consistente e conosciuta, in Italia come all’estero”. Peschiamo dagli scaffali del supermercato, appositamente, una vendemmia 2013. Con l’obiettivo di testarne la tenuta e la longevità. Prova, ve lo anticipiamo subito, che il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli supera con buoni voti. Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino chiaro. Al naso note di fresco biancospino, fiori di campo e di magnolia. Non manca la frutta, vicina ai sentori esotici di ananas, melone giallo e mela. Un olfatto intenso, fine, complesso: arricchito da leggere ‘ventate’ di pepe bianco. Al palato – secco, di corpo, caldo – sfodera ottimo equilibrio tra acidità e sapidità, pur non regalando la complessità precedentemente offerta al naso. Lo spettro gustativo va dai sentori di mela a quelli della pesca bianca, sino a quelli più maturi (secchi) di mandorla. Un vino, il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli vendemmia 2013, che collochiamo in una fase matura, ancora più che mai apprezzabile. L’abbinamento perfetto, a una temperatura di servizio di 12 gradi, è quello con i piatti di pesce, a partire dagli antipasti. Ottimo anche con l’insalata di mare e con le verdure cotte.
LA VINIFICAZIONE
E’ dal 1981 che Gianni Masciarelli produce la linea “classica”. Del Trebbiano d’Abruzzo vengono sfornate circa 250 mila bottiglie l’anno. Le vigne, di età che non supera i 40 anni, si trovano in quattro diversi Comuni della provincia di Chieti, tutte situate a diverse altezze rispetto al livello del mare: San Martino sulla Marrucina (400 metri), Loreto Aprutino (350 metri), Ripa Teatina (250 metri) e Bucchianico (250 metri). Il terroir è simile: argilloso mediamente calcareo, medio impasto, sciolto. Il sistema di allevamento è quello della Pergola abruzzese (Guyot Semplice), che assicura una resa di 100 quintali per ettaro, con una densità d’impianto che varia dalle 1.600 a 6.500 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate fra il 25 e il 30 settembre. La fermentazione avviene in vasche in acciaio inox a temperatura controllata, preceduta da una raccolta in piccole cassette, pressatura e decantazione statica del mosto. Anche l’affinamento viene effettuato in acciaio inox, prima della commercializzazione. Masciarelli Tenute Agricole nasce nel 1981 dall’intuito imprenditoriale di Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna. Cuore pulsante della cantina è San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, dove l’azienda può contare su circa 300 ettari di terreni coltivati a vigneto e uliveto, dislocati in tredici Comuni, in tutte e quattro le province abruzzesi. La produzione annuale supera i 2,5 milioni di bottiglie.
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(3,5 / 5)E’ la versione “passito” del Vermentino di Gallura quella che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Le uve atte alla produzione del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche 2014 della cantina Giogantinu vengono appositamente ‘dimenticate’ sulle viti. E raccolte solo nel mese di novembre. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati e verdolini, scorre poco denso nel calice. I profumi, intensi e fini, richiamano la frutta (pesca gialla, albicocca matura), nonché una macchia mediterranea (salvia, timo) che, con l’ossigenazione, assume tinte di zafferano. In bocca, il Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche vendemmia tardiva della cantina Giogantinu è amabile, di corpo e di alcolicità calda. Conferma le note minerali già sfoderate all’olfatto, accostate a una buona sapidità. A dominare, però, è la freschezza data da un’acidità viva, che invita al sorso successivo.
La persistenza è sufficiente, in un retro olfattivo intenso e fine. Questa versione “passita” del Vermentino di Gallura Docg si abbina con i dolci più svariati: dalla torta alla Sacher alla Millefoglie, passando per i gelati, sino ai Savoiardi e agli amaretti. Ma anche a pietanze come il paté di fegato grasso (foie gras), i formaggi erborinati, la cheesecake e la pizza ai quattro formaggi. Giogantinu è una cantina sociale che raggruppa 350 viticoltori della Gallura. La zona di produzione è quella di Berchidda e Oschiri, a nord della Sardegna, in provincia di Olbia Tempio. La superficie vitata è di 320 ettari totali, con una produzione che va dai 40 quintali per ettaro del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche sino ai 60-80 quintali del resto della produzione, con una capacità di trasformazione di 25 mila quitali annui.
Prezzo pieno: 10,49 euro
Acquistato presso: Esselunga
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(3 / 5) E’ con il consueto piglio critico che ci apprestiamo alla degustazione del Gewurztraminer ungherese Huznar. L’etichetta evidenzia come si tratti di un 100% Traminer Aromatico d’Ungheria, imbottigliato in Italia. Dopo una serie di ricerche, scopriamo che la V.N.P. Spa Milano – Italia, che imbottiglia nello stabilimento di Asti, in Piemonte, è nient’altro che la Valsa Nuova Perlino Spa, azienda controllata dalla società Dilmoor Spa. Partner commerciale per i vini ungheresi della Perlino Spa è la Weinhaust di Bocsa, Ungheria. “E’ un’azienda privata – spiega Matteo Scarpellini, Marketing manager ed Export area manager di Perlino Spa – che vinifica quasi esclusivamente uve provenienti dai ben 450 ettari di proprietà, distribuiti tra la regione del Transdanubio, Hajos, e Matra, tutte nella zona nord del Paese. Vinificano tra i 12 e 15 milioni di Kg all’anno, con una capacità di stoccaggio di 160 mila ettolitri. Si tratta quindi di una realtà moderna – evidenzia ancora Scarpellini – che coniuga tradizione e savoir faire con le tecnologie produttive più recenti quali presse pneumatiche, vasche di acciaio con controllo della temperatura ed impianto di azoto per proteggere il vino dall’ossidazione”. Chiarita la paternità del nettare, ci apprestiamo con rinnovata serenità alla degustazione, che interessa sia la vendemmia 2014 sia la vendemmia 2015.
Troviamo la vendemmia 2014, come prevedibile, matura ma anche più piaciona. Nel calice si tinge d’un giallo dorato limpido, trasparente, che richiama quello dei Gewurztraminer altoatesini. Al naso è intenso, schietto, mediamente fine. Di complessità sottile, presenta profumi di natura floreale fresca (rosa) e fruttata, con i sentori tipici di litchi a braccetto con la pera Abate matura. Il meglio di sé, il Gewurztraminer ungherese Huznar 2014 lo offre al palato. Vino secco, di corpo, di alcolicità leggera (12%) ma percepibile, risulta rotondo, di fresca acidità. Fruttato in ingresso, con i sentori di litchi, pera e pesca, finisce per lo più sapido e spaziato (pepe bianco) con una punta di asprezza che ricorda il lime. Intenso anche nel retro olfattivo, offre un persistenza sufficiente, mediamente fine. Più lineare la vendemmia 2015 del Gewurztraminer Huznar, che mostra margini di miglioramento futuri nei prossimi 12-24 mesi. La carica olfattiva risulta molto intensa e penetrante: litchi, pera e pesca, un concerto di frutta matura. Ma al palato sfodera un corpo leggero, come l’alcolicità. E un’acidità fresca che fa ben sperare, assieme alla percezione salina, in una buona maturazione. Trattasi comunque di una vendemmia, quella 2015, assolutamente pronta alla beva, che assumerà quindi tinte meno complesse rispetto alla 2014. Per entrambi consigliamo l’abbinamento con antipasti e portate di pesce, primi leggeri e formaggi di media stagionatura, a una temperatura ideale di 14 gradi.
LA VINIFICAZIONE
Alla Weinhaust di Bosca, la vendemmia del Traminer Aromatico si svolge in maniera manuale, a metà settembre, con cernita delle uve, diraspatura, pressatura soffice dei soli acini e fermentazione alcolica a temperatura controllata variabile fra i 18 e 20 gradi. Un processo che si protrae per 15 giorni in vasche d’acciaio inossidabile. La tecnica di vinificazione del Gewurztraminer Huznar prevede quindi una sosta sulle fecce fini per due mesi, con stabilizzazione a freddo e imbottigliamento nel mese di marzo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) E’ il primo vino venduto nei supermercati italiani, un vino che incontra da sempre il gusto di molti con il suo essere semplice, schietto e sincero. Stiamo parlando del Lambrusco e, noi di vinialsupermercato, non potevamo lasciare sullo scaffale questa nuova etichetta che ci è balzata agli occhi. FieroNero Lambrusco di Modena Doc prodotto da Umberto Cavicchioli e figli, Lambrusco scuro. Scopriamo che fa parte della linea ”piacere quotidiano”, ma anche nella linea ”piaceri della festa”, se pur dedicata a malvasie e spumanti non avrebbe stonato, perché ci ha regalato davvero una gioia festosa il degustarlo. Lambrusco Scuro a pieno titolo, dato il colore violaceo cupo con il quale si è presentato una volta che la sua schiuma effervescente e scintillante come le stelline di natale si è esaurita. Al naso un’esplosione intensa di frutti a bacca rossa: fragola, ciliegia, lampone, ribes, amarena, more, ma anche sentori floreali di rosa, praticamente come scartare una big babol. Al gusto succoso e fruttato con una vena acida dinamica e scattante che invoglia continuamente il sorso. Solo 11% di alcol in volume per un vino a tutto pasto. Ideale con la pizza, si accosta anche a primi con ragù di carne, salumi, bolliti, servito freddo è perfetto con tutta la cucina del barbecue, eccellente con formaggi stagionati come parmigiano reggiano o grana padano.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Lambrusco Salamino provenienti da vigne selezionate del modenese allevate a doppia cortina, a spalliera con potatura a cordone speronato su terreni fertili di medio impasto. Il Lambrusco Salamino è una varietà tipica dell’ Emilia Romagna. Deriva probabilmente da viti selvatiche che crescevano abbondanti sull’Appennino e che erano chiamate dai latini ”lambrusca vitis” o ”oseline” visto che gli uccelli se ne cibavano golosi. La vendemmia viene effettuata intorno alla seconda metà di settembre. Le uve vengono diraspate e vinificate in rosso con le vinacce. A metà della fermentazione alcolica il mosto fiore viene travasato in autoclave, dove prosegue la fermentazione di tipo charmat per circa 3 settimane a temperatura controllata di 15-18°C. Umberto Cavicchioli e figli nasce a San Prospero, un paesino vicino a Modena nel 1928, fondata proprio da Umberto Cavicchioli. Un uomo con la passione per la sua terra che ha trasformato il laboratorio dietro casa in una cantina di successo che oggi fa parte a pieno titolo della cultura italiana. Pioniere del lambrusco e dell’imbottigliamento quando la luna ”era buona”, la stessa luna che è rimasta propizia per l’azienda in tutti questi anni, attraverso le nuove generazioni che hanno saputo rivestire di tecnica raffinata un modo antico di fare vino.
Prezzo pieno: 4,98 euro
Acquistato presso : Unes / U2
Winemag.it, giornale italiano di vino e gastronomia, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online, sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze dell’enogastronomia italiana e internazionale. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, vincitore di un premio giornalistico nazionale nel 2024. Editiamo con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Apprezzi il nostro lavoro? Abbonati a Winemag.it, con almeno un euro al mese: potrai così sostenere il nostro progetto editoriale indipendente, unico in Italia.
(5 / 5) E’ dal 1992 che Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata si aggiudica premi e riconoscimenti a livello mondiale. Si tratta di un bianco naturale dolce da uve Zibibbo, ovvero Moscato, che assume tinte uniche nel suo genere, prodotto sin dal 1989. Non a caso lo troviamo sulla carta dei vini dei più rinomati ristoranti, in Italia come all’estero. Ed è anche reperibile in diverse catene della grande distribuzione organizzata.
In particolare da Iper Coop, dove registra un prezzo sino a 6-7 euro inferiore rispetto ad altre catene della grande distribuzione organizzata italiana: un aspetto che sottolineiamo solo per “dovere di cronaca”, dal momento che ogni singolo centesimo è speso bene per pezzi pregiati come Ben Ryé.
Eccolo dunque finire sotto la nostra lente di ingrandimento la vendemmia 2012. A colpire per primo è lo straordinario colore di questo Passito di Pantelleria Doc: di un ambrato cristallino, trasparente e intenso, che scorre denso, oleoso e invitante nel calice.
LA DEGUSTAZIONE
Al naso regala emozioni – più che sentori – di uvetta, albicocca e pesca sotto sciroppo, scorza d’arancia candida. E ancora: melassa, caramello, brioche. Il tutto sostenuto da una mineralità evidente, regalata a questo prezioso nettare dai terreni vulcanici di Pantelleria. Ben Ryé Donnafugata 2012, intenso e di grande finezza, sontuoso al naso, si conferma tale anche all’esame gustativo.
Di struttura tale da conferire una sensazione di pienezza mai appagata, di alcolicità calda, risulta rotondo al palato, di una dolcezza chiara ed evidente ma perfettamente bilanciata con la freschezza di un’acidità ben vestita, che va a braccetto con una piacevolissima sapidità. Ed è proprio questo che distingue Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata da molti altri prodotti della stessa tipologia: la capacità di non stancare mai, di non risultare mai stucchevole, anzi di invitare al sorso successivo per riassaporare il quadro di perfetto equilibrio sensoriale. L’armonia del dolce con l’acido, del salato col fruttato.
Ma, come sappiamo, un buon vino si giudica anche dopo averlo deglutito. Cosa resta al palato? Risponderemmo “tutto”. Quella che tecnicamente vengono definite “sensazioni retro olfattive”, in Ben Ryé non sono altro che la riproduzione fedele del primo sorso e dell’ultimo. La fotocopia di un’emozione, di cui resterà un ricordo indelebile. Appagante. Un passito infinito, profondo, di pregevole eleganza. Molto persistente, per tornare ai tecnicismi, e soprattutto con margini di evoluzione futura impressionanti, sino a 30 anni.
Provatelo a 14 gradi circa – banalmente – con il cioccolato fondente o la pasticceria a base di pasta di mandorla, le crostate alla frutta fresca o con granella di frutta secca. Ma anche, raffinatamente, con formaggi alle erbe freschi o stagionati. Senza dimenticare che siamo al cospetto di uno straordinario vino da meditazione, da degustare ascoltando musica o leggendo un buon libro.
LA VINIFICAZIONE La zona di produzione di Ben Ryé è ovviamente quella dell’isola di Pantelleria, situata nella Sicilia sud-occidentale. Le uve provengono dalle contrade Khamma, Mulini, Mueggen, Serraglia, Gibbiuna, Barone, Martingana, Bukkuram, Favarotta, Punta Karace, Bugeber, Monastero, tutte situate a un’altitudine variabile tra i 20 e i 400 metri sul livello del mare. Un’area dall’orografia complessa, tipicamente vulcanica, con terreni coltivati prevalentemente su terrazzamenti. E suoli sabbiosi, di origine lavica a reazione sub-acida o neutra, profondi e fertili, molto ricchi di minerali. Le viti sono coltivate all’interno di conche, ad alberello pantesco basso.
La vite ad alberello di Pantelleria è stata iscritta nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco, in quanto pratica “creativa e sostenibile”. “Per la prima volta una pratica agricola viene considerata bene immateriale e culturale”, come sottolinea la stessa casa vitivinicola siciliana. La densità d’impianto è da 2.500 piante per ettaro, con una resa di circa 40 quintali per ettaro: circa 1,6 Kg a pianta. La raccolta delle uve destinate alla produzione del Ben Ryè 2012 è iniziata a partire dal 17 agosto, con le uve destinate all’appassimento. Le buone escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno contribuito a dar vita a una carica aromatica fine ed elegante dello Zibibbo.
La fermentazione è avvenuta in acciaio, a temperatura controllata, con aggiunta al mosto in fermentazione – a più riprese – di uva passa sgrappolata a mano e selezionata. Durante la macerazione l’uva passa rilascia il suo straordinario patrimonio di dolcezza, freschezza e personalissima aromaticità. L’affinamento è stato condotto in vasca per 7 mesi e almeno 12 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. E, come di consueto, Donnafugata ama mescolare arte e vino. Ecco che Ben Ryé significa in arabo “Figlio del vento”.
“Perché il vento che soffia fra i grappoli – spiega la casa siciliana – è una costante a Pantelleria. Ed il vento dell’isola porta con sé un carico di profumi così intensi da poterli toccare. L’etichetta d’autore celebra l’amore, la cura e la fatica della viticoltura eroica su un’isola unica e affascinante. Un ritratto dolce ed avvolgente che ne svela l’essenza”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) Torniamo in Valle D’Aosta e peschiamo l’unico “esemplare” di questa regione tanto sconosciuta sullo scaffale del supermercato visitato. Vallée d’Aoste Doc Blanc de Morgex et de La Salle 2014 prodotto dalla cooperativa Cave Mont Blanc di Morgex in provincia di Aosta. Un vino affascinante già dal suo nome francese, ma che anche nel calice ha saputo sfoderare le sue armi di seduzione.
LA DEGUSTAZIONE Si fa riconoscere giovane, oltre che dall’annata, anche dal suo colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Giovane anche nella freschezza del suo bouquet, fine e delicato, ma non per questo meno complesso con note che spaziano dal floreale, alle erbe fini tipiche dei terreni dove viene coltivato il suo vitigno padre. Immancabile anche la frutta con note acidule di limone e ananas acerba, oltre a sentori minerali. Al gusto si riconferma molto fresco, gradevolmente fruttato con una chiusura anche sapida e persistente. Un ottimo e diverso alleato da accostare a piatti di pesce, primi piatti delicati, ma anche ideale come aperitivo grazie alla sua gradazione modesta di soli 11% alcol in volume.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% del vitigno Priè Blanc, vinificate tradizionalmente in bianco a temperatura controllata. L’affinamento avviene sempre in acciaio inox e gli imbottigliamenti vengono fatti durante tutto l’anno in base alle esigenze commerciali, al fine di garantire sempre la freschezza del prodotto. Il vitigno Priè Blanc, anche conosciuto con il nome Blanc de Morgex è coltivato sui terreni più alti d’Europa per le sue caratteristiche di resistenza al freddo e alle avversità climatiche. Viene vinificato in purezza per produrre vini fermi, come in questo caso, ma anche spumantizzato.Cave Mont Blanc nasce nel 1983 e conta oggi 80 soci. Produce 140.000 bottiglie e ha intrapreso con successo la strada del recupero dei vigneti abbandonati sulle pendici del Monte Bianco. Oltre il 90% delle uve raccolte nei comuni di Morgex e La Salle per un totale di circa 18 ettari viene vinificata da questa realtà che, seppur tra le più piccole e tra quelle con minori possibilità di espansione, considerata l’ampelografia, ha raccolto numerosi premi e riconoscimenti. E’ stata segnalata dalla nota rivista decanter fra le otto migliori realtà cooperative italiane, sarà presente anche durante la manifestazione dei vignerons a Courmayeur.
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(4 / 5)Si è tenuta il 6 e 7 marzo scorsi, nella splendida cornice di Colà di Lazise, sul Lago di Garda, l’anteprima dell’annata 2015 del Bardolino. Ed è proprio della vendemmia 2015 il Bardolino Dop Classico dell’azienda agricola Conti Guerrieri-Rizzardi che finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Versato nel calice si presenta limpido, del tipico rosso rubino trasparente. Al naso lo spettro olfattivo richiama intensamente i frutti di bosco a bacca rossa, con le fragoline a dominare la scena, oltre a note floreali fresche. Un vino schietto, mediamente fine, di complessità sottile. La natura fruttata dei profumi trova corrispondenza al palato, dove ritroviamo fragoline, marasca, lamponi e una punta di ribes. Ma anche note speziate di pepe bianco, eleganti e soffuse. Vino caldo, rotondo e di corpo leggero nonostante i 13% (che dunque non infastidiscono affatto la beva), il Bardolino Dop Classico 2015 dell’azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi sfodera un’ottima acidità e sapidità: esattamente quello che ci si deve aspettare da una vendemmia appena immessa in commercio. Ed esattamente quello che deve esprimere un Bardolino classico. Poco tannico, per l’equilibrio mostrato si presta ad accompagnare i primi di pasta o risotto, le carni bianche e i formaggi freschi. In definitiva un buon prodotto, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.
LA VINIFICAZIONE I vigneti da cui l’azienda agricola Guerrieri Rizzardi ottiene il Bardolino in questione trovano collocazione nei Comuni di Bardolino e Cavaion Veronese, in provincia di Verona. I terreni, di origine morenico glaciale, si presentano ciottolosi, calcarei e argillosi. Il vino è ottenuto dal blend tra Corvina (65%), Rondinella (15%), Merlot (10%), Molinara, Ancellotta e Sangiovese (10%). La vinificazione prevede diraspatura e pigiatura delle uve, seguite dalla fermentazione alcolica e malolattica. La maturazione in cantina è di durata variabile fra i 3 e i 12 mesi, in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Il primo imbottigliamento avviene attorno al 10 febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. L’azienda agricola Guerrieri Rizzardi si sviluppò fin dal XII secolo sotto la guida della famiglia Rambaldi. Nel XVI secolo, la famiglia Guerrieri, originaria di Fermo, nelle Marche, si stabilì nel veronese. Nella seconda parte del XVIII secolo, Agostino Guerrieri (1749 – 1833), sposò Maria Teresa Rambaldi, ultima discendente dei Rambaldi e dunque le proprietà passarono ai Guerrieri. I vigneti cominciano a svilupparsi sin dagli inizi dell’Ottocento. E dal 1913 il Conte Carlo Rizzardi costruì nuovi edifici e rese più moderne le secolari cantine, situate nel centro del paese di Bardolino.
Prezzo pieno: 4,89 euro
Acquistato presso: Esselunga / Gruppo Alì / Seven Poli gruppo / Martinelli / MaxiDì
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