Iniziata la vendemmia 2024 in Lombardia dove, secondo le prime stime, è previsto un calo nella quantità delle uve di circa il 15% rispetto alla media, con punte che vanno dal -5% al -30% a seconda delle zone. Lo rende noto Coldiretti Lombardia, in occasione del via delle operazioni in provincia di Pavia, prima area vitivinicola regionale con i suoi 12 mila ettari di vigneti. A pesare sulle quantità in calo è l’eccesso di precipitazioni, con nubifragi e piogge reiterate che hanno caratterizzato in particolare i mesi primaverili e l’avvio dell’estate, a cui si sono sommati alcuni episodi di grandinate localizzate. Una situazione, precisa la Coldiretti regionale, favorevole allo sviluppo di funghi parassiti delle viti come la peronospora; con gli agricoltori costretti a interventi straordinari con un aggravio dei costi di produzione.
VENDEMMIA 2024 IN LOMBARDIA: PREVISTA «QUALITÀ SODDISFACENTE»
In Lombardia ci si attende comunque un’annata soddisfacente dal punto di vista della qualità. Per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo bisognerà comunque aspettare l’evoluzione dei mesi di agosto e settembre. Sono oltre 20 mila gli ettari vitati in Lombardia, destinati per circa il 90% a vini di qualità grazie a 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt. Produzioni sempre più apprezzate anche all’estero, come testimonia l’andamento delle esportazioni regionali che hanno raggiunto il valore di 327 milioni di euro nel 2023.
LA VENDEMMIA 2024 IN ITALIA: MALTEMPO AL NORD E SICCITÀ AL SUD
«A livello nazionale – spiega la Coldiretti – la vendemmia 2024 in Italia è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni, con il Bel Paese diviso in due. Mentre al Sud – in primis in Sicilia – la raccolta delle uve è iniziata in anticipo per via di siccità e grande caldo, al Nord le incertezze sono invece legate agli effetti del maltempo prolungato. Il meteo, peraltro, pesa anche sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi e dalle malattie, con un aggravio notevole a carico dei produttori».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vini bianchi per l’estate e non solo? Nei migliori supermercati, da nord a sud, ecco Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino di Notte Rossa, cantina che da anni, ormai, porta con continuità sulle tavole degli italiani i sapori e i profumi del Salento. Ma come scegliere l’etichetta giusta per i propri gusti nell’ampia gamma di vini bianchi Notte Rossa? La premessa è che Verdeca, Fiano, Chardonnay e Vermentino sono tutti vini dal modesto contenuto di alcol (12,5% vol.), molto freschi sapidi, dunque facili da bere. Caratteristiche che li rendono perfetti per la stagione più calda dell’anno, ma anche per pranzi leggeri a base di piatti di mare o per accompagnare spuntini salati, tutto l’anno. Un’ottima alternativa agli spumanti Notte Rossa, sempre più scelti dagli amanti delle bollicine.
Lavorata per valorizzare al meglio la delicatezza delle note floreali e la sua mineralità, la Verdeca Notte Rossa è ideale con la cucina di mare. Si abbina perfettamente a frutti di mare, crostacei e pesci accompagnati da salse leggere. Naso molto intenso, floreale fresco, agrumato, frutta esotica come ananas, melone, papaya, tocco di erbe della macchia mediterranea in sottofondo. Al palato un’ottima corrispondenza, con una sorprendente freschezza e una buona mineralità a sostenere i ritorni di frutta già avvertita al naso, che si ripresentano con altrettanta intensità. Convince in particolare la vena agrumata, che rende il sorso fresco e teso. Chiusura altrettanto fresca, leggermente sapida, certamente fruttata.
Scegli il Fiano Salento Igp 2023 Notte Rossa se…
Un vino ideale per la cucina di mare: antipasti misti, crostacei crudi, primi piatti con sughi rosa di pesce. Il Fiano Salento Notte Rossa rivela un naso in cui prevalgono gli agrumi e le note di frutta esotica matura. Più in sottofondo ricordi di erbe della macchia mediterranea, che rendono intrigante il quadro e invitano all’assaggio. Sorso disteso sul frutto esotico a polpa gialla e chiusura sapida, agrumata che invoglia a farne un altro speso. Vino di gran beva, che non stanca mai.
Scegli il Chardonnay Salento Igp 2023 Notte Rossa se…
È l’ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra (carne bianca) e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Da provare anche con i formaggi a pasta semidura lievemente stagionati. Lo Chardonnay Salento Notte Rossa presenta il naso tipico del vitigno, su ricordi di frutta a polpa bianca e gialla perfettamente matura. Un quadro elegante in cui nessuna nota prevale sulle altre, tra ricordi di mela, pesca e un accenno di melone. Sorso pieno e goloso, connotato da una incantevole morbidezza. Finale leggermente sapido, sempre appannaggio della frutta gialla. Chiusura di sipario su richiami di banana matura.
Scegli il Vermentino Salento Igp 2023 Notte Rossa se…
Ami la cucina di mare, dagli antipasti ai primi piatti con salse leggere e ai secondi di pesce? Allora il vino da scegliere al supermercato è il Vermentino Salento Notte Rossa. Ha il naso più esotico del “gruppo”, con ricordi di frutta tropicale come ananas e melone, oltre a pesca gialla e fico d’india, che ben si amalgamano alle venature aromatiche mediterranee, di rosmarino e salvia. Sorso che abbina in maniera esemplare acidità e morbidezza, prima di una chiusura sapida e asciutta, che invoglia al prossimo sorso e al prossimo boccone, per godere ancora dell’abbinamento.
Colomba Bianca annuncia un accordo salvagente a sostegno di Cantine Europa, cooperativa agricola di Petrosino (Trapani), tra i leader nella produzione di uve Grillo «in grandi difficoltà economiche», sempre più indirizzata verso la necessità di un nuovo piano industriale. «Una partnership – spiega in una nota la coop di Mazara del Vallo (Trapani) – nata per portare a termine la raccolta 2024, mantenere aperti gli impianti di produzione, preservare i 1.500 soci conferitori che coprono una superficie vitata di 6 mila ettari compresi tra Mazara del Vallo, Marsala e Salemi e far lavorare, con l’accordo dei sindacati, i 25 dipendenti della realtà che da mesi versa in una situazione d’incertezza».
Come sottolinea Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca: «Siamo stati contattati più volte dal Cda di Cantine Europa, per esaminare la possibilità di una collaborazione. Hanno visto in noi un potenziale player per approcciare in modo risolutivo le tensioni e le criticità che rischiano di affossare una cantina storica, nata nel 1962, fortemente legata alle sue tradizioni. Dopo avere chiesto l’intervento e l’approvazione delle centrali cooperative,che puntualmente è arrivato, abbiamo deciso di non tirarci indietro, mettendoci a disposizione e non sottraendoci al doveroso aiuto».
SALVATAGGIO DI CANTINE EUROPA: OBIETTIVO NON ANCORA RAGGIUNTO
Il raggiungimento dell’obiettivo e soprattutto il futuro di Cantine Europa dipenderà da tutti gli attori coinvolti. «Ci siamo chiesti quale potesse essere la strada migliore da intraprendere – precisa ancora il presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta – per mettere in sicurezza il lavoro di un intero anno di Cantine Europa e rassicurare contestualmente i nostri soci. Senza fare alcun salto nel buio. Siamo arrivati alla conclusione che conferire le uve a nostro nome è certamente la migliore garanzia per tutti». Il flusso di lavoro tra le due cooperative è lineare e condotto nella massima trasparenza, pur non essendo attese grandi quantità per la vendemmia 2024 in Sicilia.
«Apriremo le nostre porte ai soci della cantina di Petrosino – spiega il presidente Taschetta – che potranno conferire da noi. Siamo solidi e possiamo di certo assicurare una buona anticipazione, liquidando i soci temporanei. Per bilanciare, pur avendo la possibilità di lavorare tutte le uve nei nostri stabilimenti, effettueremo la vinificazione anche in quelli di Cantine Europa, così da garantire la continuità lavorativa dei loro dipendenti». Certamente il fattore determinante sarà la quantità d’uva che si riuscirà a ottenere e che consentirà di mantenere attivi i due impianti.
VENDEMMIA 2024 DIFFICILE IN SICILIA PER LA SICCITÀ
«Il vero patrimonio di una cooperativa vinicola è dato dai soci e dalla quantità d’uva conferita. Il resto vale nella misura in cui lavorano gli impianti. Se non c’è produzione, le strutture valgono ben poco e anche le aziende più forti rischiano di andare in crisi. I tempi sono molto complicati, ma siamo certi che rimanendo uniti, con una massa critica importante, si potranno affrontare con più forza i prossimi anni, mettendo a terra un nuovo piano industriale. In questa prima annata di collaborazione auspichiamo il maggiore risultato possibile di raccolta per Cantine Europa, così da garantire il punto di equilibrio con un beneficio per tutti in termini economici».
«Ma per comprendere l’andamento dell’operazione – ammonisce il presidente di Colomba Bianca – dovremo aspettare la fine della vendemmia. Noi stiamo facendo la nostra parte, adesso gli altri dovranno fare la loro. Le aziende crescono o ristagnano e muoiono. Noi abbiamo scelto di crescere insieme a uno dei territori più belli del mondo del vino, confidando nell’aiuto di tutti, convinti come siamo che quando si lavora per il bene degli altri, anche le forze della natura si coalizzano per fare in modo che i progetti si possano realizzare».
CANTINE EUROPA E COLOMBA BIANCA
Cantine Europa Sca nasce nel 1962 nel territorio di Petrosino, nella parte più occidentale della Sicilia. Da oltre sessant’anni trasforma le uve di oltre 2 mila soci conferitori, in una zona di 6 mila ettari di vigneti. Negli anni, Cantine Europa è stata in grado di diventare leader mondiale nella produzione di uve Grillo.
Diverso l’approccio in Sicilia di Colomba Bianca, cantina cooperativa che conta su 6 cantine dislocate nella provincia di Trapani, di cui cinque dedicate alla produzione vitivinicola e una adibita esclusivamente ai processi di imbottigliamento. Poste in prossimità dei vigneti, le cantine di Colomba Bianca sono dedicate alle singole specializzazioni produttive, con tecnologie all’avanguardia nei processi di vinificazione e affinamento, differenziati in base alle varietà allevate. Due cantine, sino ad oggi, mai così vicine.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ufficiali le date del Mercato Fivi 2024, che si terrà a Bologna Fiere dal 23 al 25 novembre 2024. Per l’esattezza 1.007 vignaioli da tutta Italia animeranno la prossima edizione del Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi. Ospiti dell’edizione – la seconda a Bologna dopo le storiche edizioni a Piacenza Expo – i rappresentanti dei Vignaioli Indipendenti della Slovenia (noti come Neodvisni vinogradniki-vinarji o družinsko posestvo) e dei Vignaioli Indipendenti della Bulgaria. Insieme a loro, trentadue olivicoltori iscritti alla Federazione italiana Olivicoltori indipendenti (Fioi), per un «gemellaggio nel nome delle produzioni agricole di qualità, artigianali e di territorio». Qui l‘elenco dei vignaioli e la mappa degli espositori al Mercato Fivi 2024 di Bologna Fiere.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE – Dritto al punto, come di consueto, senza giri di parole buoni solo a quelli (tanti) a cui piace (tanto, tantissimo) dare un colpo al cerchio e uno alla botte, per non dire mai nulla di davvero sconveniente e far contenti tutti: se pensate che il problema del vino italiano e della comunicazione del vino italiano siano i wine influencer, siete fuoristrada. E di gran lunga. Nei giorni scorsi, avrà raggiunto anche voi il link al post di un gruppo nato su Facebook e cresciuto grazie a “meme” utili a denunciare alcuni mali (non tutti) e le storie controverse del settore.
Nomi, cognomi e foto di questo e quel wine influencer, letteralmente mitragliato tra le righe di un articolo senza firma (sic!), nel quale l’autore (o gli autori) si chiede (o si chiedono) che fine abbia fatto e/o che contributo abbia realmente dato questo o quell’influencer alle generose cantine, o ai generosi Consorzi, che lo abbiano invitato a questo o a quell’evento, di recente o in passato.
ATTACCO AI WINE INFLUENCER? UN’ANALISI PARZIALE
Analisi giusta, giustissima: il più delle volte, neppure si nota l’etichetta del vino o la denominazione promossa in un post o nelle storie dei prodi del risvoltino, del ciuffo pettinato a dovere o della tetta a fuoco, al vento (commento bipartisan, utile a non essere accusato di “sessismo” da qualche accaldato leone o leonessa da tastiera). Tuttavia, analisi parziale. Anzi, parzialissima.
Già perché va detto che, ormai, un gran bel numero di “press tour” (“viaggi stampa”) ed eventi organizzati da cantine e Consorzi del vino italiano, riservati solo negli annunci alla “stampa di settore” e come tali promossi, sono diventati gite e gitarelle a cui partecipano solo gli amici di questo o quell’ufficio stampa. Quasi sempre le stesse belle facce. Si tratta di giornalisti iscritti all’Ordine o meno, invitati sostanzialmente per fare il compitino: ovvero, raccontare che tutto è buonissimo, tutto è bellissimo, tutto funziona, tutto è a posto e meraviglioso.
ALTRO CHE WINE INFLUENCER: LE RESPONSABILITÀ DELLA STAMPA DI SETTORE
L’attacco durissimo sferrato ai wine influencer italiani nei giorni scorsi rischia, di fatto, di relegare alla sola responsabilità dei “creator digitali” lo stato di salute pessimo della comunicazione del vino italiano, alle prese da anni con un decadimento impressionante (e scandaloso) della qualità degli articoli e, dunque, delle informazioni date in pasto ai lettori non solo sui blog, ma anche sulle testate che si dichiarano “di settore”.
In sostanza, a pochissimi uffici stampa – responsabili di stilare liste di invitati, o quantomeno di consigliare i nomi dei reali professionisti del settore a cantine e Consorzi – interessa la qualità della produzione, al termine del press tour o dell’evento. Conta più il numero, il volume dei “temini di quinta elementare” pubblicati sul web o sulla carta stampata, oltre alle immancabili views (che appunto si definiscono “views”, “visioni”, non “letture”).
Mentre il mondo del vino italiano si arrabatta per trovare soluzioni a una crisi evidentemente strutturale, la percentuale maggioritaria degli esponenti della comunicazione, ovvero del giornalismo e degli uffici stampa del settore, cavalca sulla merda prestando la massima attenzione a non scivolare, al posto di offrire il proprio contributo costruttivo e critico per spalare via le difficoltà e costruire un nuovo modello; un nuovo modo di interpretare le relazioni tra cantine e giornalisti, dunque tra giornalisti e lettori delle “testate di settore”. Chi sgarra, viene definito pericoloso, polemico, da evitare e non invitare «per policy».
VINO E COMUNICAZIONE: LE RESPONSABILITÀ DI CANTINE E CONSORZI
Personalmente, non ho mai visto nessuno – neppure per sbaglio – cavalcare la merda senza togliersela, prima o poi, dalle scarpe: è ora che cantine, produttori (seri), industria e vignaioli facciano squadra per ribaltare la frittata e togliersi dalle suole tutta la melma calpestata sino ad ora, comprendendo la differenza tra un “ufficio stampa” e un’agenzia pr che si spaccia per “ufficio stampa strutturato” (uh, come va di moda questa definizione tra i benpensanti!), risultando poi utile solo a rilanciare veline pubblicitarie, pubblicate da testate di settore o blog con la credibilità di Topolino.
Fatto ciò, torniamo pure tutti a dare la colpa agli influencer: tanto loro se ne fregano. Perché? Perché l’importante è che se ne parli (di loro, delle loro storie ridicole, dei loro post appositamente controversi). E quando il termine “influencer” starà loro stretto, o non sarà più utile a perpetrare a dovere gli scopi commerciali per i quali bazzicano nel settore (ben allineati con molti giornalisti iscritti all’Ordine! E chi si ribella è fuori dal “progetto editoriale”), traaac… Saranno pronti a cambiare veste, manco fossero tanti piccoli Arturo Brachetti. Facendosi chiamare – per esempio – “wine writer” o “comunicatori”. Gente per cui certi “uffici stampa strutturati” – di cantine e di consorzi – continuerà sempre ad andare matta. Prosit.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Libero Rillo ha vinto la battaglia sul contrassegno di Stato sui vini Igp. La nuova fascetta con QRCode, progettata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ha esordito in Italia in questi giorni, con un primo lotto di 4 milioni di pezzi destinati proprio al Benevento o Beneventano Igp: l’indicazione geografica protetta tutelata erga omnes dal Consorzio Tutela Vini del Sannio, di cui Libero Rillo è presidente. Dal prossimo anno, secondo indiscrezioni di winemag, il contrassegno sarà applicato anche al Lambrusco Igt, con un potenziale di circa 120 milioni di bottiglie, pensando solo all’Emilia Igt Lambrusco.
DAI DISSIDI CON FEDERDOC AL NUOVO QRCODE PER I VINI IGP
Ma se la Zecca dello Stato parla di «una consegna a suo modo storica per il mondo del vino italiano, visto che fino ad oggi le fascette di Stato erano riservate alle Docg e alle Doc», il produttore campano, titolare della cantina Fontanavecchia a Torrecuso (Benevento), tende a buttare acqua sul fuoco. «Non mi sento un pioniere», dichiara in esclusiva a winemag.it. La storia, però, parla chiaro. Le tappe che portano allo storico provvedimento hanno visto Libero Rillo vacillare più volte, senza tuttavia mai abbandonare il campo di quella che, forse, è divenuta col tempo anche una battaglia personale.
Dopo alcuni dissidi locali con i sindacati di categoria, tra gli attacchi più duri c’è quello subito da Federdoc (di cui lo stesso Rillo è consigliere) nel febbraio del 2023. La Confederazione nazionale Consorzi volontari Tutela Denominazioni vini italiani, presieduta da Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, si era opposta all’avvio sperimentale del progetto sul Benevento Igp. Chiedendone la sospensiva. E destando qualche malumore addirittura a Roma, presso il Ministero, reo di non aver consultato Federdoc e di aver avallato la richiesta del Sannio «senza un decreto attuativo».
FASCETTA VINI IGP, LIBERO RILLO: «NON MI SENTO UN PIONIERE»
«Lo dicevo da anni – commenta oggi il numero uno del Consorzio Vini del Sannio – il contrassegno è un sistema di tracciabilità, punto. Significa che, ovunque lo mettiamo, garantisce il consumatore. Perché chiude il cerchio. Se invece lo vogliamo fare diventare uno strumento di comunicazione, sostenendo che apporlo ai vini Igp possa togliere importanza ai vini Doc e Docg, inventandoci un sacco di cose, è ovvio che non andremo mai avanti in modo serio. Tra l’altro, va ricordato che in Italia ci sono ancora diverse Doc ancora senza contrassegno. Mi meraviglio di chi demonizza provvedimenti come questo».
«Secondo noi – continua Libero Rillo – c’è bisogno di garantire il consumatore finale ed è questa la mia priorità, anche e soprattutto in qualità di produttore di vino. Per questo motivo non mi sento un pioniere: faccio le cose perché ci credo, non per incensarmi. Il Benevento o Beneventano Igp sarà il primo vino a fregiarsi del nuovo contrassegno di Stato con QRCode e altri Consorzi del vino italiano faranno seguito il prossimo anno. Sono doppiamente soddisfatto, perché le polemiche e la sospensiva cautelativa decisa lo scorso anno da parte del Sannio hanno portato a un sigillo semplificato. È stata addirittura tolta dalla fascetta la scritta “Igt/Igp” e si è optato per un QRCode al posto del ricorso all’app Trust Your Wine®».
GLI SVILUPPI DELLA DOC CAMPANIA
Con una semplice scannerizzazione, grazie all’immancabile (e sempre più insostituibile) smartphone, il consumatore potrà accedere al “passaporto digitale” del vino, «ottenendo informazioni utili, ben oltre la sola tracciabilità del prodotto». Intanto, Libero Rillo è già in campo per un’altra battaglia che darà filo da torcere: l’istituzione della Doc Campania, di cui si discute da tempo negli ambienti del vino e, di conseguenza, anche in ambito politico, nella giunta regionale guidata da Vincenzo De Luca.
«Noi non siamo il Veneto – commenta sempre a winemag.it – siamo una regione di nicchia, che produce circa un milione di ettolitri di vino all’anno. Dopo l’istituzione del comitato promotore della Doc Campania, presieduto dal presidente della cooperativa La Guardinense, Domizio Pigna, stiamo procedendo a piccoli passi, in maniera lenta ma con speranza. La denominazione di origine controllata Campania potrebbe essere uno strumento comune per la promozione del vino campano che ora manca e che potrebbe dare ulteriore slancio all’attività dei Consorzi e dei produttori di cinque province».
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Pietro Cirio è il nuovo presidente dell’Associazione Comuni del Moscato. Dopo le consultazioni interne tra i Comuni dell’astigiano, il produttore viticolo e sindaco di Loazzolo – 321 abitanti in provincia di Asti, in Piemonte – è stato indicato dagli amministratori per la massima carica. «Grazie della fiducia, spero di essere all’altezza», le prime parole pronunciate da Cirio di fronte alla platea, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, del consigliere regionale Luigi Genesio Icardi, dei vertici del Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti, dei rappresentanti sindacali tra cui Coldiretti, Confagricoltura e Cia e di tanti amministratori e produttori.
PIETRO CIRIO DAL CONSORZIO ALL’ASSOCIAZIONE
Pietro Cirio tiene a rappresentare «quegli agricoltori che vivono solo di agricoltura e che sentono in modo particolare le difficoltà relative alla sopravvivenza degli operatori del comparto e alla loro qualità di vita». La nomina a nuovo presidente dell’Associazione Comuni del Moscato è dettata anche dalla sua lunga attività nell’associazionismo a difesa del fronte del Moscato d’Asti, interpretata anche attraverso la carica di Consigliere all’interno del Consorzio di Tutela.
IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE COMUNI DEL MOSCATO
Cirio guiderà l’Associazione Comuni del Moscato per i prossimi due anni, insieme a un direttivo che accoglie i rappresentanti dei Comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo, in fase di nomina con nuovi avvicendamenti negli enti interessati dalle ultime elezioni. Tra i problemi che Pietro Cirio dovrà affrontare, la fauna selvatica che riguarda i cinghiali e i caprioli, la mancata redditività, la semplificazione burocratica – chiesta a gran voce quella dei bandi – così come l’aggiornamento del prezziario regionale, oltre agli «enormi costi di gestione delle aziende agricole, i costi improponibili delle cooperative, la concorrenza degli “spumanti artificiali”».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Primo semestre 2024 da medaglia d’oro per Tenute Piccini Spa, grazie soprattutto alle ottime performance di Chianti Orange, Chianti Collezione e alla new entry “low alcol”, Chianti Slim. L’azienda della famiglia Piccini mette a segno un risultato definito «oltre le aspettative» nel corso dei primi sei mesi del 2024. Facendo registrare un incremento di ricavi dell’11% sullo stesso periodo dell’anno precedente: «Un risultato frutto dei crescenti ordini su tutti i mercati di riferimento e del lancio di nuove etichette», evidenziano dal quartier generale della provincia di Siena.
CHIANTI E NON SOLO: PICCINI PROTAGONISTA DEI MERCATI
«A fianco dei top seller Chianti DOCG Orange e Chianti DOCG Riserva Collezione Oro – continua in una nota la cantina toscana guidata da Mario Piccini – ottimi segnali arrivano dalla nuova linea di vini a bassa gradazione: Chianti Docg Slim, Eleven Bianco e Rosso. Le tre nuove etichette, con un tenore alcolico dell’11%, hanno incontrato i favori del mercato, posizionandosi in un trend in ascesa, soprattutto tra i consumatori più giovani che si approcciano con curiosità al vino».
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Quali sono i vini italiani più esportati dell’estate 2024 nei vari Paesi del mondo? A rispondere è l’Osservatorio Edoardo Freddi International, la prima azienda italiana di export management del settore vino, con un fatturato 2023 che ha superato gli 86 milioni di euro (+6% rispetto al 2022) e 35 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto in Stati Uniti, Germania, Uk, Danimarca, Singapore, Belgio, Svezia, Polonia e Cina.
EDOARDO FREDDI: I VINI BIANCHI PIÙ ESPORTATI DELL’ESTATE 2024
Prosecco (Veneto)
Principale mercato: Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Prosecco in generale è stata del +48% crescita media a volume del Prosecco in generale è stata del +35,6%
Asti Spumante (Piemonte)
Principale mercato: Russia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore dei vini astigiani in generale è stata del +41,2% crescita media a volume dei vini astigiani in generale è stata del +29%
Trebbiano (Abruzzo)
Principale mercato: Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Trebbiano in generale è stata del +15% crescita media a volume del Trebbiano in generale è stata del +7,5%
Pinot Bianco (Trentino Alto Adige)
Principale mercato: Usa Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Pinot Bianco in generale è stata del +13% crescita media a volume del Pinot Bianco in generale è stata del +6%
Metodo Classico (Nord Italia)
Principale mercato: Svizzera Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Metodo classico in generale è stata del +8% crescita media a volume del Metodo classico in generale è stata del +3,5%
Vermentino (Sardegna)
Principale mercato: Usa e Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Vermentino in generale è stata del +8% crescita media a volume del Vermentino in generale è stata del +4,2%
Timorasso (Piemonte)
Principale mercato: Usa, Canada e Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Timorasso in generale è stata del +7% crescita media a volume del Timorasso in generale è stata del +3%
EDOARDO FREDDI: I VINI ROSSI ITALIANI PIÙ ESPORTATI
Lambrusco – metodo ancestrale (Emilia Romagna)
Principale mercato: Svezia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Lambrusco in generale è stata del +6% crescita media a volume del Lambrusco in generale è stata del +3,7%
VINO ITALIANO ALL’ESTERO: PAROLA AI DISTRIBUTORI
Edoardo Freddi International ha poi intervistato i suoi distributori stranieri per capire quali siano i vini italiani più apprezzati all’estero quest’estate. Tra i più richiesti svetta il Prosecco che conferma tutti i trend del 2024 essendo anche il vino italiano più esportato in assoluto con il 44% di preferenze. Lo Chardonnay viene quindi scalzato dal primo posto ottenuto l’anno scorso, ma resta saldo in seconda posizione (40%). Terzo nella graduatoria dei vini italiani più richiesti all’estero troviamo il Pinot Grigio che si conferma in classifica nel 2024 e raccoglie un buonissimo 30% di preferenze.
La posizione appena sotto al podio nel 2024 la occupa il Lugana che si conferma nell’elite dei vini italiani più apprezzati all’estero (22%). Il vino rosso emiliano è un altro dei preferiti fuori dalla penisola grazie al suo gusto fresco e fruttato: il Lambrusco ottiene così un buon quinto posto nel 2024 con il 16% delle preferenze. Nella seconda metà della classifica troviamo, in ordine: Trento Doc (15%), Montepulciano (14%), Aglianico (11%), Vermentino (9%) e il Chianti Classico (7%).
L’XPORT DEL VINO ITALIANO NEL 2024: I CASI RUSSIA E GIAPPONE
«Nell’estate in corso – commenta Freddi – nonostante i problemi legati alle guerre e ai cambiamenti climatici, stiamo assistendo ad una crescita che varia dal +8% al +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (giugno e luglio 2023 vs giugno e luglio 2024)». Dopo un 2023 da dimenticare (calo in valore del 7,3% e del 4,4% nei volumi dell’export dei vini italiani nei cinque principali paesi importatori, ossia Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone secondo l’Uiv), l’export di vini bianchi e dei vini rossi è ripartito nel primo quadrimestre del 2024 con alcuni numeri positivi e ha totalizzato, secondo i dati certificati dall’Istat, il +5,8% nei volumi e +7% nei valori (oltre 2,5 miliardi di euro). Ma la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.
L’exploit dei primi mesi, soprattutto di gennaio e febbraio, è dovuto quasi interamente alle richieste provenienti dalla Russia. Dal prossimo maggio saranno introdotte le nuove accise sugli alcolici e quindi i distributori russi hanno preferito anticipare i futuri aumenti di costi facendo una scorta di vini, in primis quelli italiani. Più o meno lo stesso ragionamento si può fare per il Giappone, l’altro grande acquirente dei vini italiani in questo inizio di 2024. Infatti anche qui una legge, in questo caso si tratta di una riforma dell’autotrasporto merci che imporrà un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri, ha convinto i giapponesi ad importare molto più vino.
Tuttavia qualche spiraglio si è iniziato a vedere, in parte per i vini rossi per i quali il 2023 era stato veramente un ‘annus horribilis’, ma soprattutto per i bianchi e in particolare per le bollicine che nei primi tre mesi del 2024 hanno fatto registrare un +7,3% in volume (Uiv). Secondo l’ultimo report Mediobanca ci si aspetta un aumento del 6,8% nel 2024 rispetto al 2023 nell’export di questa tipologia di vini.
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Durante il Festival Franciacorta in Cantina 2024, l’enoteca Cantine di Franciacorta, noto e fornitissimo wine store di Erbusco (Brescia), organizza una degustazione unica di Satèn, nell’elegante open-space di 500 metri quadrati allestito ad hoc per l’occasione. Protagoniste saranno le cantine della Franciacorta selezionate fra le più blasonate e quelle emergenti più interessanti, accomunate dal trait d’union dell’altissima qualità dei loro vini, tutti con caratteristiche assolutamente peculiari. Il banco d’assaggio si terrà il 14 e 15 settembre. Ogni azienda proporrà due tipologie di Franciacorta: il Satèn e un’altra a scelta.
Gli assaggi saranno accompagnati da un raffinato buffet servito e il calice della degustazione sarà lasciato in omaggio. In programma quattro sessioni al giorno, di due ore circa ciascuna (alle 10, alle 12.30, alle 15, alle 17.30), prenotare direttamente dal sito di Cantine di Franciacorta o telefonando al 0307751116. Il tutto con il supporto dei sommelier e degli esperti di Cantine di Franciacorta, che daranno informazioni sulle peculiarità di ogni di ogni vino e di ogni azienda. Con questa degustazione Cantine di Franciacorta prosegue il suo impegno per far conoscere l’eccellenza della produzione enologica franciacortina a Erbusco.
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Una quota di produzione di vini certificati biologici che si attesta al 95% per la Doc e al 91,5% per la Docg; un’ottima propensione all’export e un’ancor più spiccata organizzazione aziendale sul fronte dell’ospitalità, con il 100% delle cantine attrezzate per accogliere i visitatori. È il quadro che emerge dall’ultimo questionario interno compilato dalle aziende aderenti al Consorzio Vini Montecucco, in Toscana. Cantine che oggi valutano un’ulteriore opportunità di sviluppo, nonché di contrasto ai cambiamenti climatici. È infatti in discussione all’interno del Consorzio l’eventuale modifica del disciplinare di produzione, utile all’«estensione del territorio di produzione all’intera area amministrativa dei comuni di montagna».
«L’obiettivo – evidenzia ancora l’ente che ha sede a Cinigiano, in provincia di Grosseto – è aumentare l’altitudine dei terreni della Denominazione». In zona, il territorio dell’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetano comprende per l’esattezza sette comuni (Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano) e si estende per circa 700 chilometri quadrati, alcuni dei quali già interessati dalla viticoltura e inseriti nel puzzle della denominazione grossetana. La zona di produzione delle uve del Montecucco comprende infatti «le aree vocate» dei Comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano.
I VINI DEL MONTECUCCO VERSO LA MONTAGNA
I vigneti della Doc e della Docg Montecucco si trovano al momento su rilievi di bassa e medio-alta collina e affondano le radici su formazioni prevalentemente marnose, marnoso-pelitiche e pelitiche. Suoli franchi, ricchi di pietre e scheletro. Moderata l’acqua disponibile per le piante. La quota media è di circa 200 metri sul livello del mare, con le vigne attualmente iscrivibili alla denominazione ubicate approssimativamente a quote comprese tra 120 e 500 metri sul livello del mare.
La pendenza oscilla intorno all’8%, mentre l’esposizione media, sempre secondo i dati più aggiornati, è a est sud-est. Labase ampelografica dell’areale del Montecucco è composta per il 61% da Sangiovese, per l’11% da Vermentino e per il restante della percentuale da vitigni internazionali – principalmente Merlot, che detiene il 7% – e vitigni autoctoni da qualche anno tornati alla ribalta come il Ciliegiolo con il 5%.
IL SUCCESSO DEL MONTECUCCO ROSSO IN ACCIAIO
Non a caso la tipologia della Denominazione che al momento riscontra maggiore successo è il Montecucco Rosso, che prevede un minimo di 60% di Sangiovese accompagnato da altri vitigni a bacca rossa e ha un profilo più fresco, soprattutto grazie alla vinificazione in solo acciaio. Il Montecucco Docgha invece registrato un lieve calo anche alla luce dell’avversità delle ultime tre annate e alle scelte obbligate e strategiche a cui le stesse hanno costretto a volte i produttori.
Rilevanti anche i dati raccolti grazie al questionario del Consorzio sul mercato domestico ed export. Forte l’attenzione sul territorio nazionale che assorbe circa il 35% delle vendite, soprattutto il Centro e Nord Italia dove sono presenti rispettivamente il 95% e il 63% delle aziende socie. Proprio qui viene sollecitato un maggior presidio da parte del Consorzio, in particolare nelle regioni “target” Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Per quanto riguarda le vendite all’estero, i primi quattro paesi a trainare l’export in termini di volumi – e dove le aziende vorranno continuare ad investire in promozione – risultano Svizzera (30%), Germania (12%), Usa (8,5%) e Benelux (8%). Le cantine registrano un interesse sempre crescente da parte di Est Europa, Centro America e Asia orientale e sudorientale. Parlando di prossimo futuro, i primi tre paesi di interesse verso cui le aziende vorrebbero incrementare le esportazioni sono Canada, Regno Unito e Giappone.
L’ENOTURISMO NELL’AREA DEL MONTECUCCO
L’ospitalità è un altro tema importante per la Denominazione che l’indagine ha voluto approfondire. Qui i dati evidenziano che il 100% delle aziende è attrezzato per accogliere i visitatori. Le formule di enoturismo spaziano dalle visite in cantina e/o in vigna alle degustazioni e ai tour del territorio, e circa la metà delle aziende dispone di strutture ricettive in grado di offrire ai visitatori la possibilità di pernotto (83,3%) e/o ristorazione (75%).
Un’ulteriore conferma, come sottolinea il Consorzio Tutela Vini Montecucco, dell’ormai trentennale investimento della Denominazione in un enoturismo di qualità, volto a promuovere l’originalità di questo volto selvaggio della Toscana facendo leva sulla natura autentica e sui paesaggi incontaminati dell’areale, oltre che su storia, cultura ed enogastronomia.
IL QUESTIONARIO DEL CONSORZIO VINI MONTECUCCO
A tre anni di distanza dal primo lavoro di raccolta dati che lo consacrava come esempio virtuoso di sostenibilità ambientale in Toscana, il Consorzio Tutela Vini Montecucco si è quindi impegnato in una nuova indagine condotta presso le aziende socie. L’obiettivo era attestare, oltre a dati di produzione e certificazione, diversi altri aspetti ed elementi legati all’attività delle cantine dell’areale, per restituire una panoramica quanto più dettagliata e ampia dello status quo della Denominazione e promuoverne la crescita e lo sviluppo.
Attraverso la compilazione di un questionario, da metà giugno a metà luglio 2024 sono state raccolte le risposte di diverse aziende distribuite tra i sei comuni di Cinigiano, Castel del Piano, Seggiano, Civitella Paganico, Campagnatico e Roccalbegna e che da sole coprono una superficie vitata totale di circa 300 ettari, di cui circa 276 ha sono potenzialmente rivendicabili Montecucco Doc (tra Rosso e Vermentino), mentre sono 197,42 gli ettari potenzialmente atti alla produzione di Montecucco Docg.
I risultati raccolti, secondo l’ente toscano, sono in grado di fornire «un quadro generale estremamente fedele dello stato di salute e dei trend della Denominazione», considerato che il campione preso in esame rappresenta rispettivamente il 76% e il 79% della produzione totale di Doc e Docg Montecucco, tra aziende socie e non, ed include le più grandi imprese dell’areale detentrici della maggior parte delle quote di produzione e imbottigliato e, quindi, di vendite e presenza nei mercati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Come gestire la siccità e lo stress idrico in viticoltura in Sicilia? Innovazione, portainnesti, gestione del suolo, utilizzo di sostanze organiche per mantenere il più possibile l’umidità del suolo: sono queste le soluzioni delle cantine siciliane aderenti ad Assovini Sicilia, utili a governare solo alcune delle piaghe dei tempi moderni, dal punto di vista meteorologico e climatico. A precisarlo, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia 2024 in Sicilia, sono alcuni agronomi ed enologi che operano sull’isola continente, protagonisti di una raccolta delle uve che dura oltre 100 giorni.
«I portainnesti – spiega Tonino Guzzo – devono garantire non solo la resistenza alle condizioni estreme ma anche una qualità eccellente. In Sicilia occorre applicare i principi dell’agricoltura in maniera scientifica e fare ricorso, moderatamente, all’ irrigazione di sostegno». Alcuni viticoltori, dall’inizio del germogliamento, durante la primavera, visto il contesto pedoclimatico siciliano, eliminano le erbe infestanti al fine di ridurre la competizione idrica con il vigneto. Poi in autunno, si favorisce l’inerbimento.
EMILIANO FALSINI LANCIA L’ALLARME: «SERVE UN PIANO IDRICO IN SICILIA»
«Per riparare le viti dagli stress ambientali, ovvero da siccità e ondate di calore – aggiunge l’agronomo Filippo Buttafuoco – utilizziamo dei prodotti innovativi naturali, detti corroboranti. Si tratta della zeolite e caolino, che applicate sull’apparato fogliare riparano dai raggi solari ed evitano le scottature, creando ambiente ostile per insetti nocivi quali la cicalina e la tignola. In tutti i nostri vigneti l’acqua viene dosata e misurata tramite impianti di irrigazione goccia a goccia».
A lanciare l’allarme sul tema della siccità e dello stress idrico della viticoltura in Sicilia è però l’enologo Emiliano Falsini. «Purtroppo – dichiara – la mancanza di acqua deve essere principalmente contrastata con un piano idrico importante che metta al centro la regimazione delle acque, la costruzione di invasi fruibili dagli agricoltori, un piano di rimboschimento per evitare i fenomeni di desertificazione e lotta serrata agli incendi dolosi. Il problema deve essere affrontato nel giusto modo perché nei prossimi anni rischia non solo di condizionare la viticoltura ma purtroppo anche l’economia di intere regioni».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La vendemmia 2024 in Sicilia è iniziata con un anticipo di dodici giorni. Un record per alcune zone, come nei territori di Menfi, dove già si vendemmia dall’ultima settimana di luglio Pinot Grigio e Chardonnay. Un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Nonostante le condizioni siccitose, non sono presenti in Sicilia segni di stress idrico e le uve sono perfettamente sane e integre.
I vigneti siciliani, quindi, si presentano in ottimo stato fitosanitario e qualitativo; alcuni vitigni coltivati negli areali dell’isola rivelano una naturale e performante resistenza alle estreme condizioni siccitose. Per l’annata 2024 è stimato un aumento intorno al 10-15% rispetto alla precedente annata ma un calo fisiologico rispetto a una media ottimale. I vitivinicoltori in Sicilia si rivelano capaci di governare la siccità grazie all’utilizzo di portainnesti innovativi e all’uso di prodotti naturali detti corroboranti che riparano dagli stress ambientali e dalle ondate di calore.
Infine, una corretta gestione del suolo e delle risorse idriche, insieme alla sperimentazione avviata con sensori che monitorano lo stress idrico, consentono l’irrigazione di precisione e l’ottimale uso dell’acqua. Dopo il via nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, la vendemmia prosegue con le varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre.
LA VENDEMMIA 2024 DELLE CANTINE ASSOVINI SICILIA
«La vendemmia siciliana è un momento di grande confronto per i vitivinicoltori dell’isola – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – Le previsioni per l’annata 2024 parlano di qualità e di uve sane e integre ma anche di tecniche agronomiche e di gestione del suolo che oggi consentono di affrontare meglio la siccità in Sicilia e nei vigneti. Il problema della gestione delle risorse idriche non può essere affrontato in maniera autonoma dai singoli produttori ma occorre una visione politica d’insieme che consenta di attuare in maniera strutturale un piano idrico. La Sicilia ha la fortuna di godere di una straordinaria varietà che si traduce in una diversità della produzione vitivinicola». Ma ecco la situazione complessiva della vendemmia 2024 in Sicilia, zona per zona.
La vendemmia 2024 in Sicilia Occidentale
Il clima caldo ha favorito la crescita delle uve che sono sane ed integre. Ad oggi, la qualità delle uve è ottima, e non si registrano problemi di oidio né di botrite. Le limitate riserve idriche nei vigneti, insieme all’inizio precoce dell’estate, hanno accelerato tutte le fasi fenologiche della vite. «Abbiamo osservato un germogliamento precoce – commenta Filippo Buttafuoco, tecnico viticolo – con un anticipo di circa 10 giorni, seguito da una fioritura precorsa alla fine di aprile e da un’invaiatura altrettanto anticipata. Questi fattori hanno reso necessario anticipare la vendemmia di circa 12 giorni rispetto agli anni precedenti.
«Per quanto riguarda la quantità, siamo nella media annua, al momento tutte le varietà stanno rispondendo bene, sia a livello qualitativo che quantitativo e prevediamo un aumento produttivo rispetto alla campagna vendemmiale 2023». «I vantaggi sono stati di tipo fitosanitario perché gli eventi climatici siccitosi hanno favorito la crescita di uve particolarmente sane. Lo svantaggio può essere costituito da maturazioni precoci, soprattutto per le uve bianche non autoctone, anche di 20 giorni rispetto all’annata precedente», aggiunge l’agronomo Ennio Gugliotta.
La vendemmia 2024 in Sicilia, Centro-Sud
L’annata segue il tipico cliché delle annate calde e siccitose. Un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Pertanto, possiamo considerarla un’annata con raccolte anticipate anche nei territori del centro-sud della Sicilia. «I nostri vigneti – commenta l’enologo Tonino Guzzo – si presentano in ottimo stato fitosanitario e le uve sono sane. Riguardo alla qualità, le uve che verranno vendemmiate entro agosto raggiungeranno uno standard qualitativo eccellente. Questa annata è simile alla 2017 e alla 2022. Si tratta di annate calde e siccitose. Sebbene sia ancora presto per un giudizio definitivo, poiché la vendemmia è appena iniziata e si protrarrà fino a ottobre, è innegabile che il vigneto Sicilia presenti uve sane e integre».
La vendemmia 2024 sull’Etna
Manca ancora qualche mese all’arrivo della vendemmia sull’Etna dove si sono registrate alte temperature e qualche sporadica pioggia, seguita dal caldo estremo di luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte. Nonostante le condizioni abbastanza siccitose, non sono ancora presenti segni di stress idrico. «La quantità è molto buona – commenta l’agronomo Marco Nicolosi – ma verrà influenzata dalle auspicate piogge di fine agosto. Anche la qualità dipenderà in gran parte dalle piogge di agosto/settembre. L’uva è perfettamente sana. Per governare la siccità, ci vuole una strategia di lungo periodo, la scelta della densità di impianto, ma soprattutto utilizzare varietà autoctone su portainnesti resistenti. Nel breve periodo la corretta gestione del suolo e della chioma può essere di grande aiuto».
Nella zona dell’Etna, quest’anno si prevedono elevate quantità, un 10-15% in più rispetto alla media. «Sicuramente ci sono varietà che sembrano resistere benissimo ai cambiamenti climatici – commenta l’enologo Emiliano Falsini – come il Nerello Mascalese. Anche il Carricante e il Catarratto hanno risposto bene a questi sbalzi termici e idrici. Più sensibili ai cambiamenti climatici sono il Nero d’Avola e il Grillo. Buoni gli internazionali, in particolare il Syrah e lo Chardonnay, che come sempre mostrano un’ottima risposta agli eventi».
La vendemmia 2024 in Sicilia, Sud-Est
«L’annata 2024 – commenta l’agronomo Daniele Modica – si presenta siccitosa e calda, ma grazie all’inserimento di un sistema innovativo- che monitora attraverso sensori una precisa richiesta di acqua- riusciamo a gestire una irrigazione di precisione. La vendemmia delle varietà a bacca bianca si presenta in anticipo di circa 10 giorni mentre le varietà come Grillo, Chardonnay e Insolia sono sane, in quantità e in equilibrio grazie ad una sapiente conduzione dei vigneti. La varietà che risponde meglio sia al cambiamento climatico, che alle eventuali malattie è senza alcun dubbio il Frappato». Per gli agronomi Silvio Vallone e Mattia Giacomelli «la qualità delle uve è molto buona, con una resa leggermente sotto la media. Si può parlare di vini bianchi con concentrazioni importanti da un punto di vista aromatico e di rossi strutturati con una significativa maturazione polifenolica».
La vendemmia 2024 in Sicilia, Nord – Est e Isole Eolie
Anche in provincia di Messina, la terra delle tre Doc (Mamertino, Faro, Malvasia), le previsioni sono buone e la vendemmia inizierà a fine agosto con una settimana di anticipo. «La maturazione precoce – commenta l’enologo Pietro Colosi – non ha compromesso la qualità. Le uve sono in ottime condizioni fitosanitarie. I nostri vitigni autoctoni – Malvasia, Corinto Nero, Catarratto – sono varietà che resistono bene al caldo estremo. Per gestire al meglio la siccità, lavoriamo il terreno e utilizziamo portainnesti resistenti. Forse ci sarà un calo sulla quantità ma possiamo già parlare di un’annata dalla buona qualità».
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La famiglia Veronesi (già Signorvino) ha acquisito ufficialmente Villa Bucci, una delle realtà più illustri e storiche nel mondo del vino in Italia e all’estero, attraverso Oniverse. «Per noi – commenta Federico Veronesi, ad di Villa Bucci – sarà un onore e un grande impegno portare avanti quanto Ampelio Bucci è riuscito a costruire fino a oggi. Seppur “nativi” da un settore diverso, abbiamo sposato la volontà di promuovere e investire in maniera seria e importante nel mondo vitivinicolo italiano che ha sicuramente bisogno di novità e tanta energia. In questo progetto di ampio respiro, che include una serie di altre aziende viticole in un contesto di eccellenza, Villa Bucci rappresenta un gioiello che avremo premura di far splendere, sempre più».
Da sempre appassionata di vino, la famiglia Veronesi (a capo del Gruppo Oniverse – ex Calzedonia) ha all’attivo numerosi progetti nel mondo vitivinicolo. Oggi, alla guida delle cantine in qualità di amministratore delegato c’è Federico Veronesi, figlio del fondatore Sandro Veronesi. La loro dedizione ha portato il gruppo a investire continuamente nel territorio e nel mondo del vino, acquisendo cantine come La Giuva in Valpolicella, Podere Guardia Grande in Sardegna, Tenimenti Leone nel Lazio e un futuro nuovo progetto di Trentodoc, in alta quota.
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Agricole Gussalli Beretta (armi) ha acquisito una una quota di controllo della società agricola semplice Fabio Motta, cantina di Castagneto Carducci situata in località Le Fornacelle. L’azienda vinicola dell’areale della Doc Bolgheri, fondata nel 2009 dal vignaiolo Fabio Motta, conta ad oggi circa 10 ettari di vigneti di proprietà. L’accordo è datato 17 luglio 2024 e sancisce l’acquisizione da parte del gruppo Agricole Gussalli Beretta di Monticelli Brusati (Brescia) di una quota di maggioranza dell’azienda bolgherese. Motta porterà in dote i locali per la vinificazione, 9,87 ettari di vigneti e una produzione annua di circa 40 mila bottiglie.
CON FABIO MOTTA SALGONO A SEI LE CANTINE DI AGB
Diventano così 6 le tenute del Gruppo Agricole Gussalli Beretta (Agb), che può già contrare su Lo Sparviere (Franciacorta, Monticelli Brusati), Castello di Radda (Chianti Classico, Radda in Chianti), Orlandi Contucci Ponno (Colline Teramane, vallata del fiume Vomano, Abruzzo), Fortemasso (Barolo, Castelletto di Monforte d’Alba) e Steinhaus (Alto Adige, Buchholz – Pochi di Salorno. Ad oggi, grazie alla nuova acquisizione, la famiglia Gussalli Beretta (a capo del colosso produttore di armi Beretta Holding, che ha chiuso il 2022 con 1,4 miliardi di euro di fatturato) possono contare su un totale di 130 ettari di proprietà in Italia, per 650 mila bottiglie.
«Ho avuto modo di conoscere e stimare la storia decennale, la serietà e la visione imprenditoriale del gruppo Agricole Gussalli Beretta – commenta il fondatore Fabio Motta – e sono certo di aver trovato il partner ottimale per consolidare questo progetto e sostenerne il futuro sviluppo. L’obiettivo condiviso è quello di crescere portando avanti il percorso intrapreso quindici anni fa al momento della nascita della cantina. Lo stile e la cura che hanno caratterizzato i vini Fabio Motta in questi anni rimarranno invariati, con un’attenzione ancora maggiore al dettaglio ed alle sfumature che questo straordinario territorio può offrire».
CHI È FABIO MOTTA
La gamma produttiva della cantina Fabio Motta, molto focalizzata sulla produzione territoriale e le sfumature di Bolgheri, si compone di quattro referenze: “Le Gonnare” Bolgheri superiore Doc; “Pievi” Bolgheri rosso Doc; “Lo Scudiere” Sangiovese Igt Toscana e “Le Gonnare” Bianco Vermentino Igt Toscana. Attualmente la distribuzione fa riferimento sia al mercato nazionale (Teatro del Vino) che internazionale, con export in circa 20 Paesi.
Dopo la laurea in agraria ed un’esperienza di cinque anni nella cantina del suoceroMichele Satta, Fabio Motta ha iniziato la sua «personale avventura», mosso da «una grande passione per il vino e per il lavoro del vignaiolo artigiano». «Il mio vigneto – spiega – consisteva inizialmente di un appezzamento di quasi 20 anni di età, posizione eccellente ai piedi della collina di Castagneto Carducci». Il riferimento è a “Le Pievi”: circa 4 ettari di terreno, molto vocato. «Di lì a poco – continua il vignaiolo di Bolgheri – ho acquisito anche un eccellente vigneto di uve bianche, soprattutto Vermentino, di oltre due ettari, in località Le Fornacelle».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
I presidenti del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, David Chatillon e Maxime Toubart, hanno firmato la delibera annuale sulle rese e sulla riserva vendemmiale dello Champagne, in occasione della vendemmia 2024. «Per garantire un approvvigionamento sicuro e stabile del settore – si legge nella nota diffusa oggi, 19 luglio, da Epernay – i quantitativi immessi sul mercato durante la campagna 2024-2025 sono fissati a 10.000 chilogrammi (100 quintali, ndr) di uva per ettaro di superficie in produzione».
10.000 KG/ETTARO: È LA RESA DELLO CHAMPAGNE NEL 2024
«I quantitativi raccolti in eccesso rispetto a questo volume vengono messi in riserva entro il limite della resa annua massima autorizzata, fissata individualmente alla resa obiettivo per ettaro di superficie in produzione e, dall’altra parte, al massimale di riserva». Si tratta di una flessione rispetto alla resa dello Champagne della vendemmia 2023. Lo scorso anno, infatti, il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne aveva fissato il limite a 11.400 chilogrammi per ettaro, ovvero a 114 quintali per ettaro.
CONTESTO ECONOMICO DEBOLE
Le spedizioni di champagne nella prima metà del 2024 rappresentano 106,7 milioni di bottiglie, ovvero -15,2% rispetto allo stesso periodo del 2023 che fu un semestre record (escluso il 2022). Le spedizioni tornano a un livello vicino a quello del 2019. «La cupa situazione geopolitica ed economica mondiale e l’inflazione generalizzata – spiegato David Chatillon – pesano sui consumi delle famiglie. Anche lo champagne continua a subire le conseguenze di un eccesso di scorte da parte dei distributori nel 2021 e nel 2022. Restiamo comunque fiduciosi nei valori della loro denominazione».
LA VENDEMMIA 2024 IN CHAMPAGNE
Dall’inizio dell’anno il vigneto della Champagne viene definito dai produttori locali come «particolarmente umido». A causa della mancanza di soleggiamento e di un inizio vegetativo caratterizzato dal fresco, l’intero vigneto è soggetto ad una «forte ma controllata pressione dell’oidio». Le gelate primaverili e la grandine hanno avuto «un impatto moderato» sul potenziale di raccolto (circa il 10%). La vite presenta un ritardo di sviluppo di 5-6 giorni rispetto alla media decennale. L’inizio della raccolta è previsto mediamente intorno al 10-12 settembre.
«Dopo un’annata 2023 particolarmente calda e secca – ha dichiarato Maxime Toubart – l’annata 2024 è stata eccezionalmente piovosa, il che ha complicato il lavoro in vigna. La pressione delle muffe è forte ma rimane generalmente controllata a costo di un lavoro significativo. Le condizioni meteorologiche da qui alla vendemmia saranno decisive per garantire un buon raccolto».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Molto più di un’alternativa allo Champagne. Con 200 mila bottiglie di Crémant vendute in Italia nei primi 6 mesi del 2024, il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, Les Grands Chais de France consolida il suo ruolo tra i leader di mercato in Italia, forte di una produzione di 19 milioni di bottiglie all’anno. Si tratta dell’unica azienda a realizzare questa tipologia di spumanti in tutte le otto regioni Aop della Francia, primo produttore francese di metodo classico al di fuori della Champagne.
L’esportazione di Crémant in Italia ha generato un giro d’affari pari a circa 1 milione e 200 mila euro nei primi 6 mesi di quest’anno. «Abbiamo registrato una crescita di interesse nei confronti dei Crémant prodotti nelle diverse regioni francesi – spiega l’export manager Romina Romano – dall’Alsazia alla Borgogna, senza dimenticare i Crémant du Jura. Raddoppiare nei primi sei mesi del 2024 le vendite ottenute nello stesso periodo dello scorso anno è indice di un trend inequivocabile. L’Italia vanta una tradizione enologica e una cultura del vino notevole e il consumatore italiano è attento alle produzioni di qualità che il nostro gruppo può offrire nelle otto diverse denominazioni di Crémant».
LES GRANDS CHAIS DE FRANCE: NON SOLO CRÉMANT
Si rivela così ancora più decisiva la decisione di Les Grands Chais de France di aprire le porte del mercato italiano anche agli spumanti metodo classico che produce nel resto del mondo. È il caso del Cap Classique di Villiera, l’ultima acquisizione del gruppo in Sudafrica e uno dei principali produttori del Paese di questa tipologia. La “bollicina” dominante resta comunque quella francese. GCF Group produce infatti il 38% di tutti i Crémant de Bordeaux, il 34% dei Crémant de Loire, il 32% dei Crémant de Jura, il 31% dei Crémant de Die e il 20% dei Crémant d’Alsace.
Per Famille Helfrich e per la country manager emiliana Romina Romano si tratta di un nuovo record in un Paese, l’Italia, che vanta una lunga tradizione spumantistica. Un trend che conferma la sua continua ascesa in Horeca e grande distribuzione organizzata (Gdo). Nel 2023 il giro d’affari complessivo in Italia ha superato i 7 milioni e 800 mila euro, contro i 5,6 milioni di euro del 2021. Segnando, così, un +17,82% rispetto al 2022. Crescono anche i volumi: oltre 1,3 milioni di bottiglie vendute nel 2023, con un + 7,83% rispetto all’anno precedente.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Al via la terza edizione della “Notte dei Vini Rosati”, la più grande manifestazione dedicata al patrimonio dei vini rosati in Piemonte, sabato 20 luglio dalle ore 19 alle 24, al Giardino delle Rose nel Castello Reale di Moncalieri. “La Notte dei Vini Rosati” sarà l’occasione per conoscere questo grande patrimonio, da nord a sud, attraverso oltre 50 cantine. Il Piemonte sarà al centro, con le sue declinazioni, dalle Langhe al Monferrato, dall’astigiano all’alessandrino. Protagonista della “Notte dei Vini Rosati” sarà il Chiaretto di Bardolino, il rosato più venduto d’Italia e autentica espressione del territorio del Lago di Garda, grazie alla collaborazione con il Consorzio Vini Bardolino che ci racconterà i vini di più di 25 cantine. Durante la Notte dei Vini Rosati è previsto un dj set e sarà possibile visitare il Castello Reale di Moncalieri, gli appartamenti reali e degustare le eccellenze culinarie del catering.
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Cosa berranno gli italiani fuoricasa in questa estate 2024? Risponde Partesa, società specializzata nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Horeca, che delinea i trend di birra, vino e spirits per la bella stagione e che vede confermarsi tra i consumatori italiani una diffusa cultura del buon bere, accompagnata dalla ricerca di novità e da una sempre maggiore attenzione a bere in modo sano e responsabile.
L’ESTATE 2024 DELLA BIRRA
In particolare, nel mondo birra, regina indiscussa dei momenti di convivialità, brillano le referenze innovative, ma è il fenomeno emergente delle birre low e no alcol a dominare le richieste dei beer lovers (e non solo quelli più giovani).
L’ESTATE 2024 DEL VINO
“Purezza” è invece la parola d’ordine quando si parla di vino: proseguono le richieste di monovitigni e Denominazioni che meglio esprimono le sfumature delle terre d’origine. Il tutto con preferenze per bianchi e sparkling, a partire dalle produzioni nazionali che sanno garantire un ottimo rapporto qualità-prezzo.
L’ESTATE 2024 DI VERMOUTH, TEQUILA E GIN: MEGLIO DEL RUM
Infine, il mondo spirits vede Vermouth Premium e Bitter crescere grazie alla passione per l’aperitivo di qualità, la Tequila affiancarsi al Gin nella mixology, a discapito del Rum che continua a perdere terreno, e le richieste di amari di qualità incrementare nell’afterdinner. Da segnalare poi la nuova primavera del Limoncello con la miscelazione (a partire dal “Limoncello Spritz”) e la crescita dei cocktail in fusto, apprezzati per la loro praticità e rapidità di servizio.
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FOTONOTIZIA – Il vino spagnolo supera il vino italiano come vino più importato in Germania ed è anche quello che registra la crescita maggiore. Lo rende noto l’Observatorio español del mercado del vino, l’Osservatorio spagnolo del mercato del vino. Se è vero che la Germania ha ridotto le sue importazioni di vino del 4,1% in volume e del 14,4% in valore nel primo trimestre del 2024 – passando a 307,8 milioni di litri e 562,3 milioni di euro a un prezzo medio inferiore del 10,7% – la Spagna è stata senza dubbio il Paese fornitore più performante della top 10. Battuta così l’Italia, che perde il ruolo di primo esportatore in volume. Terzo posto, ma con largo distacco, per la Francia, che anticipa l’Austria, unico Paese, insieme a Spagna e alla sorprendenteUngheria, capace di crescere nel primo trimestre 2024 sul mercato tedesco.
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EDITORIALE – Alla fine proprio tu, Tiziano Bianchi detto “Tano”, hai deciso di lasciarmi così, senza il piacere e l’onore di averti stretto mai la mano di persona. Tu, che sei stato l’unico ad avermi difeso tante volte – l’ultimo post del tuo blog parla chiaro – contro i soprusi che i giornalisti senza padroni sono costretti a subire in questo mondo vigliacco, in mano a paraculo e gente col pelo sullo stomaco. Te ne vai con l’amata mamma, unico legame dal quale forse non hai mai saputo oggettivamente staccarti, tu che eri obiettivo pure sui comunisti, da comunista nell’animo quale sei stato. Mancherai e riderai, da lassù, a quanti oggi ti incenseranno, dopo aver tentato per una vita di affossarti e minimizzare il tuo lavoro. Mi hai dato forza quando ne avevo bisogno, tante volte. Ora so che ho un angelo custode in più. Ciao Tano, come sempre #seguirabrindisi. Questa volta in tua memoria. In tuo onore.
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FOTONOTIZIA – Il Borro, tenuta dal 1992 di proprietà di Ferruccio Ferragamo, ha rilevato l’Azienda vinicola Pinino, con sede a Montalcino, in Toscana. Un’operazione che permette di espandere la produzione e di arricchire il portafoglio de Il Borro Wines. La Tenuta Pinino conta infatti 21 ettari in totale, di cui 16,24 a vigneto: 7,67 ettari di Brunello di Montalcino, 5,42 ettari di Rosso di Montalcino e 3,15 ettari di Sant’Antimo Sangiovese. Integrerà i circa 84 ettari complessivi a vite de Il Borro, consentendo anche di allargare il numero di etichette offerte. Fondamentale infatti, nella scelta dell’investimento, la produzione annuale di circa 80 mila bottiglie di cui una considerevole parte di Brunello di Montalcino, che si aggiungeranno al portafoglio prodotti del Borro Wines.
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Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Blending stories di Tannico è il nome della linea di vini “a marchio” dell’enoteca online numero uno in Italia. Si tratta di un nuovo progetto, lanciato nell’aprile 2024, che vede Tannico al fianco di alcune cantine selezionate per la realizzazione congiunta dei vini. L’ultima collaborazione è con la cantina altoatesina Kaltern, con la quale sono nati due vini esclusivi, in vendita sull’e-commerce. Altri vini della linea Blending stories di Tannico vedono protagoniste cantine come Argiolas, in Sardegna, Castello Vicchiomaggio, nel Chianti Classico, Tenuta Fertuna, in Maremma e Giacomo Fenocchio nelle Langhe. Il logo delle cantine partner appare in bella vista sulle etichette a sottolineare il loro ruolo di protagoniste nel progetto, sdoganato già nel 2022 da Tannico con l’emiliana Tenuta Forcirola e con la piemontese Fenocchio, prima che la linea assumesse il nome attuale.
BLENDING STORIES E NUOVA BRAND IDENTITY PER TANNICO
«Blending Stories – spiega Tannico – sono i vini per cui abbiamo personalmente partecipato alla creazione, a quattro mani con alcune selezionate grandi cantine. Questi combinano l’insostituibile conoscenza del territorio del singolo produttore, con l’inconfondibile stile di Tannico». Non è l’unica novità che riguarda l’enoteca online che, nel 2023, ha compiuto 10 anni di vita. Quest’anno, l’azienda finita nel 2022 sotto il controllo della joint venture Campari Group-Moët Hennessy (Lvmh), ha presentato la sua nuova brand identity.
SIRAGUSA: «RICERCA DELL’ECCELLENZA E ATTENZIONE PER LA COMMUNITY»
Il marchio storico, rappresentato da una botte stilizzata con acini d’uva, nella sua nuova declinazione, emerge più minimalista e contemporaneo. Ai cambiamenti si aggiungono una nuova font e un payoff, For the Love of Wine, che sottolinea «l’importanza dell’amore per il vino, la sua cultura e la comunità che lo circonda: una vasta rete di produttori, wine lovers e consumatori».
«La ricerca dell’eccellenza e l’attenzione alle esigenze della community dei wine lovers – commenta Daniela Siragusa, Chief Marketing Officer di Tannico – sono il nostro focus principale. Rinfreschiamo la nostra visual identity per renderla ancora più caratterizzata e riconoscibile, mantenendo di fatto i nostri elementi distintivi insieme alla passione che ci guida da dieci anni e la voglia di fare ogni giorno sempre meglio».
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Torna “Venezia Superiore“, seconda edizione dell’evento di promozione dedicato al Valpolicella Doc Superiore in programma nel capoluogo veneto martedì 16 luglio. Vino di territorio dal carattere sempre più versatile e pop, il Valpolicella punta a un posizionamento in cui «qualità e modernità, dalla produzione al consumo», possano convincere winelover e buyer consentendogli di conquistare nuove quote di mercato.
«Il Valpolicella Doc Superiore – spiega il presidente del Consorzio Christian Marchesini – è al centro di una rigenerazione produttiva e commerciale. In un momento di crisi di consumi come quello attuale, la denominazione e i produttori stanno investendo molto sul vino più rappresentativo del nostro territorio vocato. Un vino che per freschezza e facilità di beva è in grado di conquistare i giovani enoappassionati».
VENEZIA SUPERIORE 2024: IL PROGRAMMA
Dopo l’edizione d’esordio dedicata alla stampa nazionale, la seconda edizione avrà un focus più locale. Due gli appuntamenti di “Venezia Superiore” 2024. L’evento del 16 luglio si aprirà con la conferenza stampa “Valpolicella: focus in Regione sulla denominazione Rossa del Veneto“, presentazione del dossier economico elaborato dal Consorzio, alle ore 13.00 a Palazzo Ferro Fini (San Marco 2322, Venezia). Previsti gli interventi di Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio Regionale Veneto e Alberto Bozza, Consigliere regionale e membro della III° commissione.
In serata, dalle 18.00 alle 23.00, “Venezia Superiore” 2024 sarà alla Loggia maggiore della Pescheria di Rialto con un walk around tasting che l’anno scorso ha registrato 600 winelover, tra veneziani e turisti. In degustazione 42 referenze tra Valpolicella e Valpolicella Superiore, di 30 aziende (partecipazione gratuita previa registrazione al link: urly.it/3ayvz).
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Spuntano i nomi dei cinque consiglieri chiamati a sostituire gli imbottigliatori che si sono dimessi dal Cda del Consorzio Vini Oltrepò pavese. Secondo indiscrezioni di winemag.it, si tratterebbe di Alessio Brandolini (vignaiolo Fivi di San Damiano al Colle), Stefano Torre (nuovo enologo senior di Monsupello, dopo l’addio di Marco Bertelegni), Achille Bergami (allievo di Donato Lanati, enologo di Tenuta Travaglino), Stefano Dacarro (titolare de La Travaglina) e di un rappresentante della cantina Montelio di Codevilla. I nuovi consiglieri sarebbero stati pescati tra i primi non eletti alle ultime elezioni dell’ente di Torrazza Coste (Pavia), che hanno portato la produttrice Francesca Seralvo alla presidenza, al posto della presidente uscente Gilda Fugazza (espressione, lei sì, degli imbottigliatori, al pari del direttore Carlo Veronese, che sarà sostituito a settembre da Riccardo Binda).
CINQUE NUOVI CONSIGLIERI NEL CDA DEL CONSORZIO OLTREPÒ
Il Consorzio Vini Oltrepò segue dunque la strada del muro contro muro e sembrerebbe intenzionato a ufficializzare i nomi dei nuovi cinque consiglieri ancor prima di incontrare Regione Lombardia. Un’altra ipotesi è che i nomi stiano circolando tra gli addetti ai lavori della zona, in attesa dell’incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi. Il tavolo sarebbe stato convocato per mercoledì 17 luglio, a distanza di 11 giorni dal fatidico 5 luglio, data in cui i cinque consiglieri della categoria imbottigliatori Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Federica Vercesi hanno rassegnato le loro dimissioni. Il gruppo, sempre secondo indiscrezioni, ha invece incontrato oggi l’esponente del Pirellone.
INUTILE L’INCONTRO REGIONE LOMBARDIA – CONSORZIO OLTREPÒ PAVESE?
Ancora non è chiaro se e a chi sarà affidata la terza vicepresidenza – accanto a Cristian Calatroni e Massimo Barbieri – lasciata vacante proprio da Renato Guarini. Quel che è certo è che, se i cinque nomi dei sostituti fossero confermati, l’incontro tra la presidente Francesca Seralvo e l’assessore regionale Alessandro Beduschi potrebbe essere ascritto a mera formalità istituzionale. Inutile, ai fini di una positiva soluzione del conflitto in atto in Oltrepò pavese. Del resto, la numero uno di Torrazza Coste era stata chiara, l’indomani delle dimissioni: «Supereremo ogni ostacolo – aveva dichiarato Seralvo», minimizzando il peso degli imbottigliatori nella compagine consortile. Quasi certa, così, l’uscita ufficiale dal Consorzio delle cinque aziende dei consiglieri dimissionari: Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Azienda VitivinIcola Vanzini e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio.
OLTREPÒ PAVESE: IL CONSORZIO PUÒ PERDERE L’ERGA OMNES?
Ed è caos sulle conseguenze che la scelta potrebbe avere sull’erga omnes del Consorzio Vini Oltrepò pavese, ovvero lo svolgimento di tutte le attività (comprese quelle promozionali) anche a vantaggio dei produttori non aderenti. Il livello di adesione minima per l’ottenimento dell’erga omnes è fissato ad almeno il 40% dei viticoltori ed almeno il 66% della produzione certificata media sui vigneti a denominazione o a indicazione geografica protetta iscritti negli ultimi due anni). Secondo gli imbottigliatori uscenti, il loro peso sarebbe del 30%. Cifra che la presidente Seralvo e il Cda del Consorzio Vini Oltrepò riducono al 12,4%. Bocche cucite, nel frattempo, su tutti i fronti: potrebbero parlare, ben presto e da sole, le nuove nomine. All’orizzonte, uno tsunami destinato a non essere cosa passeggera.
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Piaccia o no, il tema dei vini dealcolati tiene banco nell’estate 2024 del vino italiano. E non se ne parla solo in cantina, sui social media o nei “salotti” frequentati dai professionisti del settore. Intervenendo oggi a Roma all’Assemblea Generale di Unione italiana vini (Uiv), il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha annunciato di aver intenzione di convocare un tavolo per stabilire le regole sui dealcolati. «Non ho una posizione ideologica su questo – ha precisato – non voglio ostacolare la crescita delle imprese. Ragioniamo pragmaticamente. Dobbiamo preservare la percezione della qualità del vino italiano e, in particolare sui nuovi mercati, capire come evitare il rischio di compromettere il posizionamento con prodotti dealcolati per cui la sfida della qualità non è facile».
FRESCOBALDI: MEGLIO I VINI DEALCOLATI CHE ESTIRPARE VIGNETI
Il ministro si è poi espresso sul tema del contenimento produttivo: «Non è necessario arrivare ad una politica degli espianti per aumentare il valore: ciò significherebbe mettere a rischio il territorio. Su questo condividiamo la medesima sensibilità di Unione italiana vini». Per Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv: «Questo mondo del vino non tira la giacca a nessuno, però vuole essere riconosciuto come un prodotto che dà un contributo significativo in termini di Pil, occupazione e valorizzazione dei territori. Ma abbiamo bisogno di scelte strategiche. Io mi vergognerei nei confronti dei contribuenti a togliere vigneti realizzati con il loro contributo». In sostanza, per il numero uno di Unione italiana Vini, meglio utilizzare i vigneti già esistenti per produrre vini dealcolati che estirparli.
Sempre in occasione dell’Assemblea Generale di Uiv è intervenuto anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti: «Viviamo un’opportunità eccezionale – ha dichiarato – abbiamo un Sistema Italia ideale per investire e produrre. Se si fanno delle valutazioni obiettive, l’Italia rappresenta oggi il luogo di maggiore interesse per gli investimenti. Il vino è un elemento protagonista del Made in Italy. I numeri dell’export hanno registrato una dinamica impressionante: vuol dire che il settore ha lavorato e continua a lavorare bene».
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Ancora in apnea i consumi di vino negli Stati Uniti. Nonostante la boccata d’ossigeno di aprile (+2%), il saldo tendenziale dei primi 5 mesi basato sugli ordini dei magazzini da parte di horeca e grande distribuzione segna un -8% di vendite complessive e -6% per i prodotti del Belpaese. E anche l’ipotizzata fine del surplus di magazzino tra i distributori resta una chimera, visto che il rapporto tra stock di alcolici e vendite effettive viaggia ancora a livelli molto alti con un’eccedenza di circa 10 miliardi di dollari. È quanto rilevato, oggi a Roma nel corso dell’assemblea generale di Unione italiana vini, dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource, piattaforma che misura le vendite – e gli effettivi consumi nel breve termine – nel 75% degli esercizi commerciali statunitensi.
IL CALO GENERALIZZATO DEI CONSUMI DI VINO NEGLI USA
Il Focus Usa dell’Osservatorio segnala un calo generalizzato da parte di tutti i principali Paesi fornitori ad eccezione del Cile (+12%) che ha puntato forte sui prezzi da saldo. L’Italia (-6%) fa meglio di Francia e Stati Uniti (-8%), di Australia e Spagna (-11% e -10%), ma non della sin qui inossidabile Nuova Zelanda, scesa anch’essa in terreno negativo (-1%). Per il nostro Paese, i segni negativi sono sparsi a piene mani: dal Pinot grigio (-7%) al Chianti (-14%), con la notizia che a fare meno peggio sono questa volta i rossi (sottozero da settembre 2022), che chiudono i cinque mesi a -6.5% contro il -8% dei bianchi.
Poteva andare peggio, secondo l’Oss. Uiv-Vinitaly, senza la stabilità del Prosecco (-0,6%) e dell’Asti (+1,6%) ma soprattutto senza la rilevante crescita dei metodi charmat non Prosecco (+7%), che oggi valgono il 24% dei volumi di spumante italiano consumati negli Usa. Un dato in netta controtendenza, quello degli charmat tricolori a basso costo (prezzo medio al consumo attorno ai 13 dollari), rispetto al trend delle bollicine nel primo mercato al mondo, con lo Champagne a -15%, il Cava spagnolo a -11% e gli sparkling domestici a -11%. Un dato, infine, evidentemente generato dalla forte tendenza cocktail che abbraccia sempre più la categoria, con crescite tumultuose tra gli 8 e i 13 dollari: +40% da gennaio a maggio. Una pulsione dal basso che sembra per ora concentrata in due areali ben definiti: la West Coast (+36% di vendite e 30% di share) e il Midwest (+9% e 18% di share).
VINO: «ANCHE LA PREMIUMIZZAZIONE IN DUBBIO»
«Sapevamo che sarebbe stato un inizio di anno complicato – ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – ma sappiamo anche che il vino italiano ha anticorpi adeguati per reagire alle difficoltà. In questa fase bisogna però fare le mosse giuste: c’è l’esigenza di sostenere un cambiamento in atto già da vent’anni nella vigna italiana. Il settore si sta adattando ai mutati stili di consumo modificando il proprio potenziale produttivo meglio di altri Paesi, prova ne sia che oggi gli spumanti italiani rappresentano il 33% del totale dei consumi di vino del Belpaese negli Usa, quasi il quadruplo rispetto alla quota sparkling generale (9%). Ora serve fare di più, a partire dalla promozione fino alle politiche d’impresa – dalla managerialità alla flessibilità – che devono essere recepite dalle istituzioni, senza cedere a chimere assistenzialiste che nuocciono fortemente allo sviluppo».
L’attuale quadro generale – conclude l’analisi – sembra mettere in dubbio anche certezze sin qui date per assunte, come la premiumizzazione. A parte qualche nome prestigioso (Brunello e Chianti Classico, ma anche Bordeaux superiore, Pomerol e Margaux) che in generale segnano crescite, tra i classici del Vecchio Continente sembra perdere smalto il segmento luxury (over 50 dollari al consumo), con i rossi italiani a -8% e quelli francesi addirittura a -16%. Difficoltà anche per i bianchi ultra-premium, tra 25 e 50 dollari: il totale mercato è a -10%, con l’Italia a -12% la Francia a -6% e la Nuova Zelanda a -18%.
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Nel 2023, le imprese italiane del settore distillatorio hanno dovuto fare i conti con un danno stimato di 30 milioni di euro per l’importazione nell’Ue di etanolo dal Pakistan. Un problema che si aggiunge a una vendemmia 2023tra le più scarse degli ultimi 76 anni e all’aumento dell’incidenza dei costi fissi. Tutti elementi che fanno presagire, secondo Assidistil, un 2024 «complesso per il comparto». La minaccia del Pakistan, Paese Extra Ue che beneficia di un regime commerciale preferenziale, esente dai dazi alle importazioni nel mercato dell’Unione europea, è stato al centro della 78° Assemblea Annuale di AssoDistil, che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale nazionale.
Nonostante una leggera flessione nel 2023 rispetto al 2022, l’aumento dei volumi di importazione di etanolo dal Pakistan in Italia è stato del 160% rispetto al 2021, con un danno complessivo stimato per le aziende di bandiera che nel 2023 ammonta ad oltre 30 milioni di euro. L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e acquaviti, in collaborazione con molti altri produttori Ue e tramite le associazioni rappresentative unionali, ha recentemente presentato alla Commissione europea un dossier che dimostra l’urgente necessità di attivare clausole di salvaguardia esistenti nel Regolamento GSP.
L’obiettivo è frenare i fenomeni di abuso di condizioni favorevoli, come nel caso pakistano. «Siamo in attesa di un pronto intervento di Bruxelles – dichiara Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – che ripristini immediatamente i dazi per l’importazione dell’etanolo nell’Unione Europea, indispensabili per ristabilire la competitività dei produttori europei nei confronti di un Paese in cui non vengono rispettate le regole sul lavoro, sull’ambiente e sul sociale».
IL SETTORE DISTILLATORIO NEL REPORT ASSODISTIL 2023
Nonostante questo complesso scenario nel 2023 la produzione italiana di alcoli e acquaviti si è attestata a 104,6 milioni di litri con un complessivo rialzo dei volumi dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Di contro la Grappa I.G, dopo il biennio di crescita 2021-2022, registra un calo del 3,3 % in volumi (8 milioni di litri) dovuto al peso dell’inflazione che pesa sulle tasche delle famiglie italiane. I dati presentati da Nomisma, indicano cali del 6,9% a volume nel retail e nell’ e-commerce (-8,5%) controbilanciati da un modesto aumento del canale cash & carry, il format distributivo nel quale si riforniscono ristoranti e bar, e da una forte ripresa dei consumi nell’Horeca, che nei primi tre mesi del 2024 registra un +6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sui mercati esteri qualche preoccupazione desta il rallentamento delle vendite nei Paesi di maggior consumo come la Germania (che assorbe il 54% delle esportazioni), mentre segnali incoraggianti si registrano invece in Repubblica Ceca, Spagna e Paesi Bassi. «Ci auguriamo che il recente riconoscimento dei Consorzi di tutela per le bevande spiritose – spiega Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato acquaviti e liquori di AssoDistil. possa essere un ulteriore strumento per valorizzare la nostra acquavite di bandiera sui mercati internazionali e aiutare così una ripresa dei volumi esportati e una crescita dei valori. Occorre sostenere le nostre imprese che spesso, anche a causa di difficoltà legate agli aspetti burocratici e normativi, hanno difficoltà nel raggiungere nuovi mercati».
ASSODISTIL: «SENTIMENT NEGATIVO DELLE AZIENDE»
Secondo l’indagine condotta da Format Research e presentata durante l’Assemblea le imprese attive nel settore distillatorio mostrano una fiducia leggermente in calo rispetto al semestre precedente relativamente all’andamento della propria attività. Questa tendenza è dovuta anche al rincaro delle materie prime: il 52% delle aziende distillatorie ha registrato in generale un aumento dei costi. Di queste 1 su 4 ha subito rincari superiori al 20%.
Il sentiment negativo delle aziende è determinato anche da una maggiore chiusura da parte degli istituti di credito rispetto alla possibilità di finanziamento. Nei primi 6 mesi del 2024 soltanto il 27% delle aziende è riuscito a farne richiesta e solo nel 61% dei casi la domanda è stata accolta per l’intero ammontare. Nonostante questo quadro a tinte grigie, nel prossimo futuro il 30% delle aziende ha in programma di effettuare investimenti, per il 38% degli intervistati è prioritaria la sostenibilità, seguita dalla digitalizzazione dei processi (24%), digital marketing (24%).
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L’Associazione Vignaioli delle Colline di Riparbella si presenta per la prima volta “in casa” per Ripa Wine 2024. L’evento che mette insieme vino, arte, artigianato e agricoltura e si terrà a Riparbella, in provincia di Pisa, nel fine settimana dal 12 al 14 luglio. In collaborazione con i sommelier Fisar, le otto cantine aderenti alla neonata compagine toscana – Podere La Regola, Duemani, Tenuta Pakravan Papi, Colline Albelle, Tenuta Prima Pietra, Urlari, Caiarossa e La Cava – abbineranno i loro vini tipicità alle tipicità gastronomiche dell’Alta Maremma. Una terra vocata alla viticoltura, che degrada verso il mare, ben nota ai turisti che popolano Volterra, i calanchi e le spiagge dorate dalla costa etrusca.
IL PROGRAMMA DI RIPA WINE 2024
Per facilitare l’accesso, è stato previsto un servizio di navetta (venerdì 12 e sabato 13 luglio, dalle 19 alle 1, domenica dalle 19 alle 00.30) per collegare il parcheggio in località San Martino al centro di Riparbella, dove sono stati allestiti gli stand per degustazioni, assaggi ed acquisti. L’evento vede insieme il gruppo di cantine dell’Associazione Vignaioli delle Colline di Riparbella, unite per promuovere un territorio unico a livello vitivinicolo con un banco d’assaggio dal quale partirà anche il messaggio di questa associazione di viticoltori appassionati del loro territorio.
GLI OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI DELLE COLLINE DI RIPARBELLA
«Il nostro obiettivo – spiega il presidente dei Vignaioli delle Colline di Riparbella, Flavio Nuti, avvocato e amministratore di Podere la Regola – è mettere in atto un’azione collettiva efficace di promozione e comunicazione del territorio e delle produzioni di qualità delle aziende vitivinicole delle colline del Comune di Riparbella e zone limitrofe e per valorizzare in maniera collettiva l’immagine e la rappresentatività del terroir vitivinicolo nel suo complesso. Per la prima volta dalla nostra nascita lo faremo in casa».
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