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«Avellinese ed Etna prossime frontiere dei fine wines»: parola di Gabriele Gorelli MW

Avellinese ed Etna prossime frontiere dei fine wines»: parola di Gabriele Gorelli MWCrisi energetica, inflazione e una situazione internazionale delicata non scalfiscono il mercato dei fine wines. Che, anzi, continua a crescere a livello globale interessando anche l’Italia, dove il numero di investitori è in costante aumento. Non solo. Una delle aziende leader nel settore degli investimenti in fine wines ha già individuato le prossime frontiere: Avellinese ed Etna. «Zone – come spiega il Master of wine Gabriele Gorelli – dalle quali ci si può aspettare una grande crescita nei prossimi anni».

Sono tre i fattori che conferiscono valore ai vini di pregio: altissima qualità, rarità ed elevata domanda. Caratteristiche che continuano a proteggere dalle perturbazioni dei mercati tradizionali quel meno dell’1% della produzione mondiale definibile “fine wine”. Rendendola, a tutti gli effetti, un “bene rifugio”. Come l’oro o l’arte.

MERCATO DEI FINE WINES IN ASCESA

Nel trimestre appena trascorso, a ottenere i migliori risultati sono infatti stati gli indici Liv-ex Champagne 50 (+8,7%) e Italia 100 (+3,7%). L’indice italiano, che raccoglie 5 Super Tuscan e 5 produttori piemontesi, è in crescita continua: +15,4% nell’ultimo anno, +29% nel corso degli ultimi 2 anni e addirittura +48% nel quinquennio.

A contribuire al rafforzamento sul mercato secondario del valore dei vini pregiati italiani sono stati i dazi all’importazione imposti dagli Stati Uniti dal 2019 al 2021. Anche la quota di mercato internazionale dei fine wines italiani è salita dall’8,8% nel 2019 al 15,1% nel 2020 e al 15,4% nel 2021, stabilizzandosi all’11,8% nel 2022.

FINE WINES ITALIANI: TOSCANA IN TESTA, CRESCE IL PIEMONTE

La distribuzione dei territori dei vini di pregio italiani vede ancora in testa la Toscana, che rappresenta il 57,7% del mercato, ma con il Piemonte che è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno. A crescere è anche il numero di italiani che decidono di investire nel settore, spesso giovani tra i 30 e 40 anni.

Liv-ex 100, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi dei 100 dei vini pregiati più ricercati sul mercato secondario, negli ultimi due anni è cresciuto addirittura del 36,7%, conoscendo solamente una lievissima flessione – lo 0,3% – a luglio 2022, prima di ricominciare la sua salita ad agosto e settembre.

Il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi sul mercato secondario di mille vini dei sette sottoindici delle aree vitivinicole più di pregio al mondo – ovvero il Bordeaux 500, il Bordeaux Legends 40, il Borgogna 150, lo Champagne 50, il Rodano 100, l’Italia 100 e il Resto del Mondo 60 – accentua ulteriormente questo andamento con una crescita del 37,8% negli ultimi due anni.

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Consorzio Roma Doc verso record bottiglie nel 2022: sono già un milione


FOTONOTIZIA –
Un milione di bottiglie in tempo record per il Consorzio Roma Doc. Mai così presto il Consorzio capitolino aveva infatti raggiunto questo numero di etichette certificate. Si prospetta dunque un nuovo record di bottiglie nel 2022.

«Siamo senza dubbio ancora molto giovani – commenta Tullio Galassini, presidente del Consorzio Roma Doc – ma i numeri registrati quest’anno confermano che la nostra crescita è costante e ben indirizzata».

«Raggiungere la milionesima bottiglia con questo anticipo – continua il numero uno dell’ente capitolino – ci rende orgogliosi. Certifica un sorpasso sulle precedenti annate da un punto di vista quantitativo e, ne siamo sicuri, anche da quello qualitativo. Il compito della Doc Roma è infatti quello di esportare la qualità delle bottiglie romane in Italia e nel mondo».

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Barolo en primeur, 800 mila euro in beneficienza grazie all’asta solidale


È valsa quasi 800 mila euro l’asta solidale “Barolo en Primeur” 2022, svoltasi venerdì 28 ottobre al Castello Grinzane Cavour. Per l’esattezza sono stati raccolti 769.800 euro, interamente devoluti a favore di progetti sociali. Una cifra destinata a diventare ancora più cospicua. All’appello manca l’ultima barrique, che sarà battuta il 13 novembre nel corso dell’Asta Internazionale del Tartufo d’Alba, in live streaming con Hong Kong.

L’edizione “Barolo en primeur” 2022, progetto di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Fondazione Crc Donare ETS, in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, è riuscita a superare di 170 mila euro la cifra raccolta nel 2021. Tra i lotti in asta, 5 sono stati aggiudicati da benefattori che hanno partecipato in diretta da New York e da Hong Kong.

Da ognuna delle 14 barrique di Barolo della vendemmia 2021, provenienti dalla Vigna Gustava di proprietà della Fondazione CRC, si otterranno 300 bottiglie uniche, contrassegnate da un’etichetta numerata, realizzata per l’occasione dall’artista internazionale Michelangelo Pistoletto. Saranno messe a loro disposizione al termine del periodo obbligatorio di affinamento, ovvero nel 2025.

ASCHERI: «STRADA APERTA AL MERCATO EN PRIMEUR»

Altri 10 sottoscrittori si sono aggiudicati le oltre 1.200 pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco – suddivise in 10 lotti sulla base del comune di produzione – che 70 produttori del Consorzio hanno messo gratuitamente a disposizione dell’asta, per contribuire alla raccolta fondi a favore della Scuola Enologica di Alba.

«La grande partecipazione di investitori interessati ai “fine wines” – commenta Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Langhe Alba Dogliani – è un risultato eccezionale, che rappresenta una solida base dalla quale partire per il coinvolgimento sempre maggiore dei produttori di Barolo e Barbaresco nello sviluppo di questo progetto che è solo alla sua seconda edizione.

«Ed è anche il segnale che il modello di vendita “in anteprima” può e deve essere una prospettiva valoriale per Barolo e Barbaresco – aggiunge Ascheri -. Vini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, che potranno così aprire la strada e presidiare il mercato “En primeur”, ancora poco sviluppato in Italia».

Barolo En Primeur, l’asta benefica fa il bis a Grinzane Cavour

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Roberto Donadini nuovo presidente Fisar: i sommelier eletti

Roberto Donadini è il nuovo presidente Fisar – Federazione italiana Sommelier, Albergatori e Ristoratori. La notizia è ufficiale da qualche minuto, al termine delle elezioni che hanno impegnato – tra ieri ed oggi, domenica 30 ottobre – i soci di tutta Italia. A spuntarla è stata la “Lista 1 – Costruiamo insieme il futuro“, guidata proprio dall’esponente di Fisar Treviso, che entrerà in carica a gennaio 2023.

Siederà nel Consiglio nazionale Mariella Dubbini, alla guida della “Lista 2 – Sommelier nel cuore, con noi per cambiare”, opposta a quella del neo presidente Fisar Roberto Donadini.

Con loro Graziella Cescon, Massimo Volpe, Laura Maggi, Angela Palombo, Alfonso Matarazzo, Carlo Iacone, Gianni Longoni, Michele Capra e Stefano Gosatti per la Lista 1; Filippo Franchini, Luca Del Buono, Marta Ingegneri e Patrizia Loiola per la Lista 2.

Elezioni Fisar 2022, tutti i candidati: Roberto Donadini sfida Mariella Dubbini per il dopo Terzago

IL PROGRAMMA DEL NUOVO PRESIDENTE FISAR ROBERTO DONADINI

«Nella nostra visione – spiegava nei giorni scorsi il nuovo presidente Fisar Roberto Donadini – le delegazioni saranno al centro del progetto, creando incontri che portino confronto e condivisione. Abbiamo in testa un grande progetto di rinnovamento con obbiettivi raggiungibili e soprattutto, con dei tempi prestabiliti».

Tra gli altri obiettivi della Lista 1: «Una visione di insieme, investendo molto nella formazione dei nostri relatori, affinché gli stessi associati possano essere sicuri e certi che quello che imparano. Un servizio di indiscussa qualità e al passo con i tempi in cui viviamo».

Più voce in capitolo anche per i soci: «Vogliamo dare spazio agli associati con competenze e professionalità e creare gruppi di lavoro su tutto il territorio nazionale – anticipava Roberto Donadini – perché crescere assieme è uno degli aspetti fondamentali in cui crediamo e portiamo avanti con certezza».

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Cos’è il gusto di luce nel vino e come prevenirlo con la carenza di bottiglie di vetro di qualità

Il gusto di luce nel vino è uno dei difetti meno comuni. Cos’è e come riconoscerlo? Può essere riscontrato nei vini bianchi sottoposti a fonte luminosa, specie se non adeguatamente protetti da un vetro “fotoresistente”. Una problematica che rischia di diffondersi, vista la carenza di bottiglie che sta attanagliando da mesi i produttori di vino.

Se da un lato, come ricorda Assoenologi, l’anidride solforosa ed i tannini, soprattutto di natura gallica, limitano la comparsa del difetto di luce, l’efficacia di questi composti potrebbe essere «direttamente legata alla quantità di forme fenoliche ossidate». Ma il loro impiego potrebbe consentire il mantenimento della qualità del vino nel corso della “shelf-life”. Ed evitare i tipici sentori anti-aromatici di cavolo cotto o cipolla.

A indagare le problematiche legate al gusto di luce e alla crescente preoccupazione degli enologi per la comparsa di questo difetto del vino, sarà il convegno “Difetti di luce nei vini bianchi e rosati”, in programma a Simei 2022, giovedì 17 novembre a Fiera Milano. L’appuntamento è alle ore 10.30 nella Sala Convegni del Pad. 3 è sarà uno degli eventi di maggior interesse al Salone internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento.

LA CARENZA DI VETRO PER LE BOTTIGLIE E IL DIFETTO GUSTO DI LUCE

«Il crescente utilizzo di bottiglie inadeguatamente foto-filtranti per il confezionamento di vini bianchi e rosati – anticipa il prof. Antonio Tirelli, che modererà l’incontro – impone agli enologi di prevenire la comparsa di difetti sensoriali legati alla foto-esposizione del prodotto, peraltro spesso insufficientemente protetto da sorgenti luminose nelle fasi post-produttive».

Le pratiche di prevenzione correntemente adottate in cantina sono spesso penalizzanti l’apprezzabilità del prodotto e, molte volte, del tutto inefficaci».

Al fine di fornire strumenti adatti a prevenire la comparsa di difetti foto-indotti, e la conseguente penalizzazione commerciale, il progetto di ricerca Enofotoshield condotto nei trascorsi due anni dall’Università degli Studi di Milano ha valutato efficaci approcci enologici a basso impatto sensoriale e ambientale.

Il percorso di studio biennale sul cosiddetto difetto o gusto di luce nel vino è stato realizzato dal polo universitario milanese grazie alla collaborazione con con quattro aziende vitivinicole lombarde, Assoenologi e il Consorzio di Tutela Franciacorta, e finanziato da Regione Lombardia.

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Due “Feste del vino” (da Iper e Carrefour) e tante promozioni da non perdere in Gdo

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Fivi e la riforma dei Consorzi del vino: perché è il momento giusto con Meloni e Centinaio


EDITORIALE – Cosa c’entrano Giorgia Meloni e Gian Marco Centinaio con la riforma dei Consorzi del vino italiano e dei loro meccanismi di rappresentatività? Apparentemente nulla. In realtà, guardando all’esito delle ultime elezioni politiche, potrebbe essere arrivato il momento giusto per le aspettative della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Per capire perché, occorre fare un passo indietro, al Mercato Fivi di Piacenza 2021.

In quell’occasione, Gian Marco Centinaio, in veste di Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali del Governo Draghi, fece visita ai vignaioli. Assicurando loro che «il problema della rappresentatività all’interno dei Consorzi di Tutela va affrontato al più presto. Perché troppo spesso pochi decidono per tanti. Serve un tavolo di confronto che coinvolga tutti gli attori della filiera».

Parole messe nero su bianco dall’allora ufficio stampa di Fivi (i veneti di Studio Cru, oggi non più in carica), che a winemag.it confermavano: «Centinaio ha visionato il comunicato prima dell’invio e ha detto che andava bene».

Per i vignaioli, la revisione dei criteri di rappresentatività nei Consorzi di tutela è «una priorità» e ha l’obiettivo di «dare voce a tutti gli attori». Secondo Fivi, «la normativa attualmente vigente (DM 232/2018, art. 8) stabilisce che i voti siano attribuiti in funzione della produzione vitivinicola dell’anno precedente, senza alcuna attenzione al numero di produttori».

CENTINAIO E L’INCONTRO PROMESSO AI VIGNAIOLI FIVI

Non è tutto. In occasione dell’incontro avvenuto al Mercato dei Vini 2021 di Piacenza Expo, domenica 28 novembre 2021, i vignaioli indipendenti hanno presentato al Sottosegretario Gian Marco Centinaio «un dossier d’intervento su alcuni aspetti ritenuti problematici per il lavoro quotidiano della categoria».

I temi principali su cui i Vignaioli hanno cercato il confronto, oltre alla rappresentatività all’interno dei Consorzi, sono stati la semplificazione burocratica e la legge per il contenimento del consumo del suolo agricolo.

«L’incontro con il Sottosegretario Gian Marco Centinaio qui al Mercato dei Vini è stato un importante momento di confronto, che ci auguriamo avrà presto riscontro concreto nell’apertura del tavolo auspicato dal Sottosegretario», commentava Matilde Poggi, allora presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti.

Un incontro che non è mai avvenuto ma che oggi, forse, è più semplice da immaginare rispetto al passato. Il Governo guidato da Giorgia Meloni vede la Lega, partito di Gian Marco Centinaio, tra i principali attori.

Lo stesso Centinaio è stato eletto vicepresidente del Senato della Repubblica, con Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) a ricoprire il ruolo di Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (che fu di Centinaio nel Governo Conte).

FIVI, LE RICHIESTE AL GOVERNO MELONI E L’INVITO A LOLLOBRIGIDA

È proprio a Lollobrigida che il neo presidente Fivi, Lorenzo Cesconi, ha indirizzato nelle ultime ore una lettera contenente «un nuovo appello alla tutela dei piccoli produttori». Tra i punti salienti, proprio la revisione dei meccanismi di rappresentatività dei Consorzi del vino italiano.

«I criteri di voto al momento favoriscono i grandi gruppi e le cooperative sociali, a causa di un’interpretazione troppo ampia del “voto ponderale” e ad un uso spesso problematico delle deleghe. Fivi chiede dunque un intervento sul  decreto legislativo n. 232/2018, in particolare sull’art. 8 relativo alle modalità di voto, per rafforzare l’effettiva rappresentanza di tutti gli attori della filiera».

«I Vignaioli – si legge ancora sulla lettera indirizzata dalla Federazione al ministro Lollobrigida – rappresentano un modello che orienta la propria produzione verso la più alta qualità, nel pieno rispetto e nella completa espressione del territorio. È necessario che in tutti i Consorzi sia riconosciuta loro pari dignità».

Fivi chiude la sua lettera invitando il ministro Francesco Lollobrigida all’Assemblea della Federazione, che si svolgerà lunedì 28 novembre a Piacenza, durante il Mercato dei Vini dei Vignaioli indipendenti 2022.

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Vini analcolici: cooperative vitivinicole mondiali in pressing sull’Ue

L’inclusione dei vini analcolici e a basso contenuto alcolico nella legislazione dell’Ue è «un primo passo importante». Ma è «necessario un adeguato quadro giuridico e di marketing per il loro sviluppo, per gestire le aspettative dei consumatori e garantire le strategie a lungo termine delle aziende vinicole». È l’opinione sui vini dealcolati espressa dai colossi che hanno preso parte al Forum Mondiale della Cooperative vitivinicole 2022.

Un incontro tenutosi proprio in Italia, per la precisione nelle sedi di Caviro, in Emilia Romagna, tra il 18 e il 20 ottobre. Con queste premesse, è facile ipotizzare un pressing sempre più costante e iniziative di lobbying nei confronti dell’Unione europea, volto ad ottenere maggiori aperture legislative sui “vini senza alcol“. Includendoli, si presuppone possa essere questo l’obiettivo finale, tra i vini a Denominazione di origine e a Indicazione geografica protetta (Dop e Igp, per l’Italia) dell’Ue.

Perché, come dicono chiaro i massimi rappresentanti di alcune tra le cantine più influenti del mondo, «il quadro giuridico dovrebbe garantire condizioni di parità, basate su regole qualitative di produzione e presentazione». Tradotto: il vino tradizionale e i vini analcolici dovrebbero avere parità di trattamento, nel contesto dei disciplinari di produzione.

A sostenerlo, insieme a Caviro, sono Capel, Fecovita, La Riojana, Vicca, Cenecoop, Aurora, Garibaldi, Sao Joao, Nova Alianca, Pradense, Cevipe. E ancora: Val D’Orbieu – Cordier, Vinadeis, Baco D-Coop, Cuatro Rayas, Manjavacas, Martin Codax, Porto do Barca, Adega Vila Real e CCWCoop. Ovvero alcune tra le maggiori cooperative vitivinicole mondiali, con sede in Italia, Spagna, Francia, Uruguay, Cile, Argentina, Portogallo, Brasile, Australia e Bolivia.

I VINI DEALCOLATI NELL’UE: DIBATTITO CALDO

Tutto si baserebbe sulle richieste di mercato crescenti per il segmento delle bevande low and no-alcohol. «La domanda è in crescita – sottolinea a winemag.it Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Ceev – Comité Européen des Entreprises Vins – e se le aziende vinicole non la “catturano”, altri lo faranno con prodotti non basati sul vino».

Del resto, «poiché un numero crescente di persone sceglie di bere “meno e meglio”, l’universo delle bevande a basso e nullo contenuto alcolico si sta rapidamente espandendo e sta migliorando dal punto di vista qualitativo».

Secondo una recente ricerca di InsightAce Analytic, il mercato globale delle bevande a basso e nullo contenuto alcolico è valutato 22,5 miliardi di dollari nel 2021. E si prevede che raggiunga i 68,9 miliardi di dollari entro il 2030. Con un tasso di crescita annuale composto (Cgar) del 14%, nel periodo di previsione 2022-2030.

Il gigante della birra Anheuser-Busch InBev, alias AB InBev, che commercializza marchi come Corona, Leffe, Stella Artois, Tennent’s e Becks, ha dichiarato di voler raggiungere con i propri prodotti a basso o nullo contenuto alcolico almeno la quota del 20% sul volume globale commercializzato, entro il 2025.

VINI SENZA ALCOL VS VINI TRADIZIONALI NELLE DO ED IG

«Mentre la categoria dei prodotti a basso e nullo contenuto alcolico è dominata dalla birra – spiega ancora Ignacio Sánchez Recarte – alcuni studi indicano il vino tra gli 0% e i 0,5% di percentuale in volume d’alcol come il settore in più rapida crescita. Con un aumento del 26% e consumatori identificati principalmente come “over 45”. Bevitori abituali di vino che cercano di ridurre le spese durante la settimana, senza sacrificare la cerimonia legata al vino o il gusto».

Considerando che questi prodotti innovativi a base di uva non sono mai stati commercializzati nell’Unione come “vino”, il Ceev ha sostenuto con forza la definizione di questi prodotti all’interno della legislazione vinicola dell’Ue».

Le richieste della filiera sono state inserite nel dicembre 2021 nella legislazione vitivinicola. «Ma sebbene sia autorizzata la dealcolazione parziale e totale per i vini senza Indicazione geografica o Denominazione di origine – continua il segretario Ceev – è autorizzata al momento solo la dealcolazione parziale per i vini con Indicazione geografica protetta o Denominazione di origine protetta».

Un dettaglio che, al momento, sbarra la strada alle cooperative vitivinicole mondiali che intendono investire sul mercato dei vini analcolici dell’Ue (altrove già molto fiorente, vedi gli Stati Uniti). Nel frattempo, in Italia, a fare passi da gigante verso i vini senza alcol è la grande distribuzione.

Da Esselunga è in vendita da qualche mese “Virgola Zero“, Alcohol Free Sparkling prodotto a partire da un Riesling della Mosella dal produttore altoatesino Martin Foradori (Hofstätter), proprietario in Germania di Dr. Fischer. La stessa cantina commercializza un altro spumante dealcolato, “Steinbock”, presentato a Vinitaly nel 2021.

“Virgola Zero” Alcohol Free Sparkling, Dr. Fischer: da Esselunga un Riesling della Mosella senza alcol

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Lavoro in nero in vigna a Montebello Vicentino: scoperti 8 braccianti indiani irregolari

Otto lavoratori in nero intenti ad effettuare la vendemmia, di cui uno sprovvisto di permesso di soggiorno. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza a Montebello Vicentino, nelle scorse ore. Tra i braccianti agricoli scovati dagli uomini della Compagnia di Arzignano, tutti di nazionalità indiana, uno è risultato essere “richiedente asilo“.

L’uomo era stato impiegato dal titolare dell’azienda vinicola dopo soli 36 giorni dalla presentazione dell’istanza di protezione internazionale alla Questura di Verona, invece dei 60 giorni previsti dalla legge.

L’imprenditore è stato denunciato per aver violato la disciplina in materia di “lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato” contenuta nel Testo Unico sull’Immigrazione.

VENDEMMIA IN NERO A MONTEBELLO VICENTINO

Nei suoi confronti è stata elevata una maxi sanzione per lavoro nero che, nel caso specifico, va da un minimo di 12.600 euro fino ad un massimo di 75.600 euro. Le cifre tengono conto delle singole sanzioni per i sette braccianti agricoli impiegati nella vendemmia, senza un regolare contratto di lavoro.

Nel conteggio anche la sanzione amministrativa che va da un minimo di 4.320 euro ad un massimo di 12.960 euro, «per essersi avvalso dell’opera di un richiedente asilo, senza rispettare i termini previsti dalla normativa sull’immigrazione».

Non solo. I funzionari dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza hanno emesso il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Una misura che è stata subito revocata, dal momento che l’imprenditore ha regolarizzato 7 degli otto braccianti agricoli, impegnati nella vendemmia.

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Valpolicella, l’appassimento come “Patrimonio Unesco”: al via la call to action


Al via la “fase 2” della candidatura Unesco della “tecnica di appassimento delle Uve della Valpolicella“, che oggi ha visto l’intero territorio della denominazione veronese fare squadra a La Collina dei Ciliegi (Grezzana, VR) per rilanciare e testimoniare il supporto della comunità al riconoscimento della pratica enologica come “patrimonio culturale immateriale” dell’umanità.

Presentato lo scorso Vinitaly, il processo di riconoscimento entra ora nel vivo grazie alla call to action organizzata dal Comitato promotore, sotto il coordinamento del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, con il claim “Appassimento, ritorno al futuro“, sigillo di un impegno intergenerazionale nella valorizzazione di una pratica virtuosa usata per vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni.

Per Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella capofila dell’iniziativa: «L’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità».

Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio, ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”.

«Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte», spiega Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali della convenzione Unesco per il patrimonio culturale immateriale

Oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario».

Per Massimo Gianolli, vicepresidente della Rete Valpantena e presidente de La Collina dei Ciliegi che ha ospitato l’evento: «Appassimento vuol dire non solo vino di qualità, ma anche radici, impresa, valore aggiunto: una vision collettiva che non può non coinvolgere, trasversalmente, tutti gli stakeholders del territorio e che vedrà la Valpantena protagonista nel sostenere il progetto».

E proprio i giovani della Valpolicella, con il neonato Consorzio Gruppo Giovani, si sono schierati in prima fila per sostenere la candidatura e rilanciare la declinazione young del Recioto, il vino più antico della denominazione, con l’evento-degustazione “Call to Recioto”, oggi pomeriggio all’A.M.E.N Panoramic Bar & Food.

Nata su impulso del Consorzio di tutela proprio per intercettare il cambio generazionale del tessuto produttivo del territorio, la compagine riunisce circa 50 protagonisti under 40 impegnati a fare rete e a portare le istanze e prospettive dei più giovani anche all’interno delle policy consortili.

L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio Immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo, a rappresentatività della diversità e della creatività umana. Per ottenere il riconoscimento l’elemento candidato deve essere trasmesso da generazione in generazione; deve essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia.

Inoltre deve permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale; deve promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana e, infine, deve diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.

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Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole: «Il vino non è dannoso per la salute»


Il vino «non va equiparato alle altre bevande alcoliche e non va demonizzato». Perché è un «alimento alla base della dieta mediterranea da più di 8 mila anni, prodotto partendo da un solo ingrediente, l’uva». E «non viene realizzato tramite una ricetta come invece accade per la birra e i super alcolici». Sono questi i concetti sostenuti dal sistema vino internazionale riunito da ieri in Romagna nell’ambito del Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole organizzato da Caviro, alla presidenza del gruppo per il 2022.

«A causa di un approccio semplicistico e non supportato da dati – ha evidenziato Carlo Dalmonte, presidente di Caviro – in Europa, ma anche in numerosi altri Paesi del mondo, si sta delineando una scuola di pensiero che accusa anche il vino di essere dannoso per la salute al pari delle altre bevande alcoliche. Questo minaccia la sopravvivenza di un settore che affonda le radici nella nostra cultura e nella nostra storia e che sostiene la biodiversità e l’economia di molti Paesi».

I rappresentanti delle principali cantine sociali di Italia, Spagna, Francia, Uruguay, Cile, Argentina, Portogallo e Brasile hanno quindi deciso di unire le forze e coinvolgere nel dibattito esponenti del mondo scientifico e politico internazionale. Lo hanno fatto nell’ambito della due giorni organizzata in Romagna e continueranno a farlo nei prossimi mesi con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

CONSUMO DI ALCOL E ALCOLISMO VANNO DISTINTI

«Dagli studi che ho fatto nel corso di tutta la mia vita posso dire che bere vino con moderazione è salutare e fa vivere più a lungo. L’eccesso nel consumo di alcol è dannoso», ha detto Attilio Giacosa, Direttore Scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza intervenuto al Forum.

Il riferimento è agli studi che ne analizzano il processo biotecnologico di fermentazione e dal quale si ricavano nutrienti (antocianine, polifenoli, procianidine, resveratrolo) «importanti per il buon funzionamento dell’organismo umano».

La motivazione alla base del movimento politico contro l’alcol c’è il problema dell’alcolismo che affligge, in modo particolare, i paesi anglosassoni. Per combattere l’abuso di alcol in molti Stati, anche del Sud America, si è introdotta una politica di «tolleranza zero» che ha coinvolto non solo i produttori di birra e superalcolici ma anche quelli di vino.

LUIGI MOIO: «IL VINO È MONO INGREDIENTE»

«Bisogna distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche – ha spiegato Luigi Moio, Presidente dell’Oiv, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche nel vino. Il vino è un prodotto mono ingrediente, tutti i componenti necessari per produrlo sono all’interno del grappolo d’uva, e l’alcol si forma naturalmente durante la fermentazione e circa l’85-86% del contenuto del vino è acqua.

Il vino si sta imponendo come fenomeno mondiale in quanto modello di diversità. Tra l’altro, il vino consumato durante i pasti, a piccoli sorsi e in modo responsabile e corretto, non crea i problemi soprattutto legati ai superalcolici.

Inoltre il suo grado di acidità, l’alta presenza di acqua e di tannini, contribuiscono a ripulire la bocca conferendo ulteriore sapore al cibo. Occorre però distinguere l’abuso dal consumo responsabile».

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Il futuro del vino Perpetuo? Lontano da Marsala, nella Doc Sicilia


Separati in casa. Come moglie e marito che non si parlano più, dopo aver provato più volte a riallacciare. Il futuro del vino Perpetuo è lontano da Marsala, sua terra d’elezione. E quello che trapela dal Perpetuo Wine Fest 2022, prima edizione dell’evento ideato dal sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio per dare un’identità al noto vino ossidativo siciliano, è che “lui” abbia un’amante. D’eccezione. Una a cui è difficile dire di no: la Doc Sicilia.

A svelarlo è Renato De Bartoli, figlio di quel Marco De Bartoli a cui si deve il Vecchio Samperi. Ovvero uno dei pochi vini perpetui – già, non è un Marsala – capaci di finire sulle tavole internazionali, sin dalla sua prima annata. La 1980.

«La voglia di fare qualcosa – commenta De Bartoli – è viva da anni. Abbiamo capito che, probabilmente, la strada migliore per il vino Perpetuo sia quella di emanciparsi dal Marsala. Bisogna trovare una casa e si muove qualcosa nell’ambito della Doc Sicilia. Del resto, il tema genera molto interesse e stimola i consumatori. Prima o poi ci sarà la stretta e il vino Perpetuo troverà la sua dimensione».

Sempre secondo Renato De Bartoli, l’intenzione del management della Doc Sicilia, presieduta da Antonio Rallo, riguarderebbe «la legittimazione del Perpetuo all’interno della Doc Sicilia, in cui andrà trovato un nome e stilato un disciplinare tecnico di produzione».

La possibilità che la Doc Sicilia apra le porte al Perpetuo, valorizzando così il “Marsala prima del Marsala”, vino inventato dagli inglesi aggiungendo alcol al nettare a carattere ossidativo della tradizione locale, è confermata anche dal vignaiolo Nino Barraco.

«Nel 2015 – spiega – ho parlato con il dottor Giacomo Rallo. Avrebbe accettato di produrre un vino perpetuo per promuovere questo tipo di prodotto, a condizione che fosse messo sotto il cappello della Doc Sicilia. In quel momento, da produttore marsalese, lo avrei accettato. Ma all’epoca ero anche amministratore di Marsala. E in qualità di assessore all’Agricoltura presi atto di questa apertura e il discorso si chiuse lì».

Oggi penso che il vino Perpetuo possa essere inserito nella Doc Sicilia. Ma solo a condizione che, prima, venga inserito nella Doc Marsala, con la Doc Marsala “a cappello”, sotto la Doc Sicilia. L’accordo è questo, sul territorio».

MARSALA AL BIVIO SUL FUTURO DEL VINO PERPETUO
Il sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio, ideatore della prima edizione del Perpetuo Wine Fest

«Il Marsala – rincara la dose il vignaiolo di Contrada Bausa – è fallito per tutti, tranne che per tre, quattro aziende che continuano a sopravvivere col Marsala Fine 6 mesi, che è quello venduto nei box di plastica da 10 ettolitri destinati all’industria alimentare. Devono sopravvivere solo loro, oppure possiamo creare uno sviluppo diffuso?».

Renato De Bartoli è dello stesso avviso: «L’industria del Marsala va in un’altra direzione, quella più veloce, a basso costo. Noi, per vendere ogni anno circa 7 mila bottiglie di Vecchio Samperi, abbiamo in affinamento circa mille litri in cantina, di varie annate».

Le nuove generazioni, i ventenni di oggi, non sanno neanche che cos’è il Marsala. Non hanno in testa la confusione interna allo scenario della Doc. Non sanno se è un vino dolce o secco, da fine pasto, da dessert, da cucina. Per fortuna si è sgombrato un po’ il campo». Quello attuale, sempre secondo il produttore marsalese di Contrada Fornara Samperi, sarebbe dunque il momento perfetto per rilanciare il «vero vino della tradizione locale».

Il Perpetuo ha molto più appeal rispetto al Marsala, che deve fare i conti con la realtà. Non lo dico io, ma i numeri. All’inizio del Novecento si producevano 100 milioni di litri di Marsala, oggi solo 5 milioni. C’è da farsi delle domande su una crisi che dura ormai da 120 anni».

Una scelta dolorosa, che pare tuttavia inevitabile. «Ci abbiamo tentato, io e Nino Barraco, a coinvolgere il mondo del Marsala – sottolinea De Bartoli – ma c’è una chiusura totale. Perché è costellato da vino sfuso destinato all’industria alimentare, appannaggio di pochi. E nessuno ci deve mettere le mani».

«Il Perpetuo, invece, è democratico. Può essere prodotto da tutti i viticoltori che decidono di fare vino in campagna. Non c’è bisogno del deposito di alcol – conclude – del deposito fiscale, della dogana che viene a controllare per l’accisa. Perpetuo, tuttavia, è un vino che non ha disciplina. È frutto di libera interpretazione. Bisognerebbe prima di tutto sgombrare la scena su questo fronte». Il dibattito è appena iniziato.

Povero Marsala: Cantine Pellegrino guida i prezzi più bassi al supermercato

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Vignaioli da Stella Michelin: il Ristorante Gourmet Peter Brunel diventa “Punto d’affezione” Fivi

Il Ristorante Gourmet di Peter Brunel ad Arco (Trento), una Stella Michelin, è entrato nella rete dei Punti d’Affezione Fivi. È la prima volta che un ristorante stellato compie questa scelta, aggiungendosi alla lista di oltre 50 locali che hanno a cuore il lavoro dei Vignaioli indipendenti. Non solo ristoranti, dunque, ma anche enoteche, wine bar ed osterie.

Classe 1975, Brunel spicca nel panorama degli chef per la rara capacità di saper valorizzare le eccellenze territoriali attraverso aperture ad ispirazioni contemporanee ed internazionali. Quella nei confronti di Fivi è solo l’ultima.

PETER BRUNEL: «VIGNAIOLI E CUOCHI DEVONO PARLARSI»

«Ogni volta che incontro un vignaiolo e mi confronto con lui, entro nel vivo di un territorio e della sua storia – commenta Peter Brunel – ne comprendo gli aspetti più profondi, quelli che lo rendono unico e irripetibile. Cuochi e vignaioli hanno molto in comune, in questo senso: il nostro lavoro è come quello del traduttore, che prova a far capire a tanti una lingua non sempre comprensibile».

Sono in pochi a conoscere i misteri del suolo, il suo complesso rapporto con il mondo vegetale, la magia della fotosintesi, per non parlare dell’affascinante alchimia dei processi di fermentazione: sono conoscenze che rischiano di rimanere estranee ai più. Il vino, al contrario, lo possono capire tutti: è sufficiente un po’ di curiosità e di predisposizione d’animo».

Vale lo stesso per la cucina. «Ogni giorno – conclude lo chef del Ristorante Gourmet di Arco – proviamo a rendere semplice e intuibile ciò che in realtà è straordinariamente complicato. Per questo tra cuochi e Vignaioli dobbiamo parlare, confrontarci, conoscerci a vicenda. Abbiamo tanto da imparare gli uni dagli altri, e tanto ancora da raccontare».

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Grandi Langhe 2023, il Consorzio conferma Torino


Grandi Langhe 2023
si terrà ancora a Torino, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni (Corso Castelfidardo, 22). L’appuntamento con i produttori del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani è per il 30 e 31 Gennaio 2023.

Non ancora disponibili le modalità di iscrizione. La due giorni di Grandi Langhe 2022, lo scorso 4 e 5 aprile, si è conclusa con 2.200 partecipanti provenienti da 15 Paesi del mondo. In degustazione le nuove annate di 11 denominazioni di 226 cantine.

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Perpetuo Wine Fest 2022: prima edizione per il Festival del “Marsala, prima del Marsala”


Perpetuo Wine Fest
2022 è l’evento che rimette al centro della scena vitivinicola i vini ossidativi, di cui la Sicilia vanta una storia secolare grazie al vino Marsala. Scopo di questa prima edizione è anche quello di valorizzare il pesce povero, portandolo dalle tavole delle famiglie ai ristoranti gourmet. Abbinandolo al Perpetuo.

L’ossidazione, ovvero la reazione chimica che ha la capacità di alterare le caratteristiche dei vini, creando spesso un difetto, diventa fase fondamentale del processo produttivo dei vini ossidativi. Marsala, Vin Jaune, Madeira e Sherry sono solo alcuni esempi dei migliori vini a carattere ossidativo prodotti al mondo.

PERCHÈ PERPETUO WINE FEST

Il nome dell’evento ripercorre le tappe della storia del Marsala, prima che fosse conosciuto come tale. «Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Oggi conosciamo il vino Marsala così per come lo hanno voluto gli inglesi», evidenziano gli organizzatori del Perpetuo Wine Fest 2022, Ais Trapani e Ais Sicilia, in collaborazione con Slow Food Trapani.

Arrivati in Sicilia nella metà del Settecento per cercare un vino da vendere al mondo, hanno trovato il Perpetuo, ovvero quel vino che si produceva nel trapanese già da diversi secoli. A questo vino gli inglesi hanno aggiunto l’alcol. Lo hanno quindi fortificato, per riuscire a trasportarlo senza rovinarlo. Così nasce il vino Marsala».

Ma cos’era il Perpetuo? «Era, ed è, un vino che si rinnova per sempre – è la risposta degli organizzatori del – perpetuamente. Ogni anno i produttori di vino perpetuo lasciano una quantità di questo vino in una singola botte, dove affina per poi addizionarlo l’anno successivo con il vino nuovo. Così ogni anno il vino prodotto porta in sé un po’ del vino dell’anno precedente. Rinnovandosi di anno in anno, all’infinito».

LA MAGIA DEL VINO PERPETUO DA MARCO DE BARTOLI

Una magia del vino che si era un po’ persa nei primi del Novecento e che è stata ripresa nella metà del secolo scorso da Marco De Bartoli, enologo e produttore di vini marsalese, visionario e lungimirante nelle sue scelte.

E proprio la cantina Marco De Bartoli (nella foto di copertina) sarà il palcoscenico del Perpetuo Wine Fest 2022. Il 18 ottobre è prevista la presentazione dell’evento e la prima masterclass targata Ais Trapani, dedicata ai vini perpetui: “Perpetuo, il Marsala prima del Marsala“.

L’evento continua il 19 ottobre presso l’agriturismo Vultaggio, nel comune di Misiliscemi, dove si svolgerà una tavola rotonda sul tema “Vini a carattere ossidativo e pesce povero, dalle tavole dei pescatori e dei contadini alle proposte gourmet”. Un appuntamento pensato per valorizzare il territorio con nuovi percorsi enogastronomici.

Si confronteranno chef, ristoratori, produttori, giornalisti e sommelier, per capire e sviluppare insieme idee che possano valorizzare al meglio i prodotti del mare abbinati ai vini a carattere ossidativo, riscoprendo anche i sapori di una volta.

Al termine di questa tavola rotonda, le cantine, gli chef, i ristoratori e i produttori apriranno i banchi d’assaggio al pubblico per scoprire ed assaporare i vini, i prodotti e gli abbinamenti enogastronomici del territorio.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Il Cannonau di Sardegna 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è Miglior rosato italiano 2023

Il Cannonau di Sardegna Doc rosato 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è il Miglior rosato italiano 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Il riconoscimento va all’ultimo nato della cantina guidata dai fratelli Pino e Giovanni Cadinu, vignaioli interpreti della Sardegna più profonda, intima e autentica: quella di Mamoiada, in provincia di Nuoro.

Una tipologia non così nota fuori dall’isola, il Cannonau in versione rosata, che merita di essere scoperta. Nel calice, Martis Sero 2021 si presenta di un rosa salmone intenso, completamente penetrabile alla vista e di grande luminosità.

Al naso ricordi di piccoli frutti a polpa rossa, ribes, fragolina. Ampio il corredo di piante aromatiche tipiche della macchia mediterranea, su cui spicca il mirto. Splendido binomio tra morbidezza e carattere in un palato generosissimo, che si sviluppa fiero, su una perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

IL CANNONAU MARTIS SERO, UN OMAGGIO A MAMOIADA

Frutta grande protagonista anche in chiusura, mentre la persistenza regala ritorni di mirto. Il risultato è una beva inappagabile, freschissima, che sfiora il balsamico. Un vino rosato, in definitiva, che parla di Sardegna, incollato com’è ai profumi e ai sapori tipici dell’isola.

La bottiglia degustata in occasione dei tasting alla cieca utili all’ingresso nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it è la numero 522 di 620. Di fatto, il Cannonau di Sardegna Doc 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è un vino prodotto in tiratura limitatissima, che si accosta a un’altra grande interpretazione del Cannonau di Mamoiada, vinificato in rosso (sempre in tiratura limitata).

Le vigne della cantina Vignaioli Cadinu si trovano in località Su Tutturighe, a 750 metri sul livello del mare. Colpo d’occhio unico sulle vallate circostanti e peculiarità altrettanto uniche per Cannonau della zona. La scelta dei fratelli Pino e Giovanni Cadinu è quella di produrre vini da viticoltura biologica, nel massimo rispetto dei pichi filari di vite ad alberello ereditate dal padre, nel 2019.

“Martis Sero”, che dà il nome sia al rosato che al rosso, è un altro segnale di attenzione al territorio di Mamoiada e al suo celebre Carnevale. Un omaggio a Juvanne Martis Sero, personaggio che incarna più di altri la sacralità del vino per i sardi, in occasione del Martedì Grasso.

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degustati da noi Gli Editoriali news news ed eventi vini#02

Monferace, il Grignolino del Monferrato che “fa legno”: tutti sicuri ne abbia bisogno?


EDITORIALE –
In un mondo in cui il Barolo si propone sui mercati in versioni sempre più pronte e godibili senza troppe attese, una dozzina di aziende del Monferrato Casalese (una sola dell’Astigiano) si aggroviglia attorno a un «progetto territoriale» denominato Monferace. Ovvero su un vino che nasce da uve 100% Grignolino affinate per almeno 40 mesi, di cui 24 in botti di legno. Fra le 30 e le 40 mila bottiglie complessive, a distanza di 8 anni dalla prima vendemmia, la 2015 (oggi in vendita c’è la 2018).

Un nuovo vino per le colline Unesco del Monferrato, insomma. Legato, tuttavia, al «metodo tradizionale di vinificazione del Grignolino», vitigno che più di tutti rappresenta questa fetta del territorio del Piemonte.

«Affinava in legno quando, in occasione delle Esposizioni Universali della Belle Époque, costava più del Barolo», ha ricordato il presidente dell’Associazione produttori Monferace, l’avvocato Guido Carlo Alleva. Intanto, l’Italia e il mondo intero vanno da un’altra parte.

TUTTI IN UN’ALTRA DIREZIONE

I vignaioli della Valpolicella – altra zona che lavora al riconoscimento Unesco – lavorano al futuro dell’Amarone premiando freschezza e agilità di beva, riducendo concentrazione ed esuberanza alcolica, soprattutto attraverso accorgimenti in vigna.

Più a sud, in Umbria, i tannini del Sagrantino di Montefalco sono al giro di boa, ormai da qualche vendemmia. Il cambio di rotta del mondo del vino e dei suoi nuovi consumatori internazionali, convince i produttori a premiare versioni più immediate, che non perdano comunque di vista la rustica eleganza del grandioso vitigno autoctono perugino.

Da queste parti c’è chi, addirittura, propone di introdurre nel disciplinare l’anfora, come «contenitore alternativo al legno» per l’affinamento del Sagrantino di Montefalco Docg. Le (rare) versioni già prodotte in terracotta, di fatto, danno risultati eccellenti ed esaltano la varietà.

Cambiamo zona ed emisfero: Australia. Qui lo Chardonnay ha ormai perso la dipendenza stilistica dalla barrique francese. E così sta succedendo per il Syrah. Persino negli Usa, per l’esattezza in Napa Valley, l’uso del legno è sempre meno invasivo sul Cabernet Sauvignon, consentendo a microzone come Stag’s Leap di emergere dall’uniformizzazione del gusto, esaltando i suoli di origine vulcanica.

Tutti sicuri, dunque, che il Grignolino abbia bisogno del legno per rilanciarsi sul mercato e, soprattutto, raccontare la vera peculiarità degli antichissimi suoli di limo, calcare e marne del Monferrato? Il sogno (vero) è tornare alla tradizione o avere in casa un (wannabe) Barolo “su misura”?

TRA I MONFERACE SPICCA ACCORNERO

All’evento per la presentazione en-primeur della vendemmia 2018 del Monferace, andato in scena ieri al Castello di Ponzano Monferrato, i campioni (della vendemmia 2018, per l’appunto) erano solo 6, sulla dozzina di aziende che aderiscono all’Associazione.

E a convincere, su tutti (ma proprio tutti, compresi un Monferace 2016, due 2017 e 3 2020 da vasca) è il vino di chi, il Grignolino, lo ha sempre trattato in legno. Ovvero la cantina Accornero, col suo Grignolino del Monferrato Casalese Doc 2018 Monferace (3.861 bottiglie complessive, più 208 magnum), figlio di quel “Bricco del Bosco Vigne Vecchie” prodotto sin dal 2006.

Sulla buona strada anche Angelini Paolo (con il Grignolino del Monferrato Casalese 2018  Monferace Golden Arbian) e Vicara (Grignolino del Monferrato Casalese Doc 2018 Monferace Uccelletta), cantine che – forse non a caso – hanno scelto di rinunciare alla barrique per investire nell’affinamento in tonneau da 500 litri.

Se legno dev’essere, insomma, che sia grande. Per il Monferace. E soprattutto per non scordarsi, a colpi di vaniglia, tostature e fondi di caffè, di essere in Monferrarto. Con in bocca del Grignolino. L’alternativa è riscrivere la storia, senza ricorrere alle botti.

Puntando tutto su Grignolini di grande qualità, che valorizzino – dalla vigna alla cantina – i bei primari del vitigno. Un po’ come la Campania sta facendo col Piedirosso, o la Loira con i Cabernet Franc légere. Ma questa è tutta un’altra storia.

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Mondial des Vins Extrêmes 2022: tutti i vini da viticoltura eroica premiati in Valle d’Aosta


È giunto l’esito della del Mondial des Vins Extrêmes 2022, il concorso internazionale giunto alla 30esima edizione dedicato ai vini eroici organizzato dal Cervim in Valle d’Aosta, a fine settembre. Ventitré Gran Medaglie d’Oro, 181 Medaglie d’Oro e 61 Medaglie d’Argento. Questo il bottino assegnato dai 45 tecnici degustatori internazionali nel corso delle degustazioni tenutesi il 29 e 30 settembre scorso.

L’Italia fa la parte del leone con 14 gran medaglie d’oro, 86 medaglie d’oro e 38 medaglie d’argento, inoltre con numerosi premi speciali e con il Gran premio Cervim 2022, al vino con il miglior punteggio in assoluto, andato al Pantelleria Doc Shamira 2017.

Ben 831 i vini iscritti da 301 aziende provenienti da 24 paesi del mondo, che hanno visto le selezioni di 45 tecnici degustatori internazionali, per quello che è l’unico concorso enologico internazionale espressamente dedicato ai vini prodotti da viticoltura eroica.

«È emersa ancora una volta un’eccellenza sempre più elevata – ha sottolineato Stefano Celi, presidente Cervim -, con grandi diversità di vitigni che si traducono nel bicchiere in vini dai sapori unici. Tanta qualità che viene sempre più apprezzata dai winelover italiani ed esteri».

I VINI PREMIATI AL MONDIAL DES VINS EXTRÊMES 2022

Italia primo paese. La Toscana conquista 4 gran medaglie d’oro, 7 ori e 2 argenti; la Valle d’Aosta 3 gran medaglie d’oro, 10 medaglie d’oro e 6 argenti; il Veneto con 2 gran medaglie d’oro, 10 ori e 2 argenti; la Sardegna con 2 gran medaglie d’oro, 1 oro e 2 argenti; la Sicilia con 1 gran medaglia d’oro, 8 ori e 7 argenti.

Ecco l’Alto Adige con 1 gran medaglia d’oro, 5 ori e 1 argento e la Calabria con 1 gran medaglia d’oro, 2 ori e 2 argenti. Quindi la Lombardia con 13 medaglie d’oro e 3 di argento; il Trentino con 8 ori e 6 argenti; la Liguria con 8 ori e 2 argenti; la Campania con 6 ori e 2 argenti; il Piemonte con 5 ori e 1 argento; a seguire Lazio e Molise con 1 oro e 1 argento; le Marche con 1 medaglia d’oro.

Fra i vini esteri la Spagna ha conquistato 3 Gran medaglie d’oro, 27 ori e 8 argenti; la Francia 2 gran medaglie d’oro e 8 medaglie d’oro; la Svizzera 1 gran medaglia d’oro, 22 ori e 5 argenti; il Portogallo 1 gran medaglia d’oro, 4 ori e 1 argento; Cipro 1 gran medaglia d’oro e 4 ori; Slovenia 1 gran medaglia d’oro, 1 oro e 2 argenti.

Quindi la Germania con 9 medaglie d’oro e 3 di argento; l’Argentina con 5 medaglie d’oro; la Georgia e la Grecia con 4 medaglie d’oro; il Brasile con 2 medaglie d’oro; gli Stati Uniti con 2 medaglie d’oro; Malta con 1 oro e 1 argento; e 1 oro per Slovacchia e Stato di Palestina; infine 1 medaglia d’argento per Moldova e Ucraina. L’elenco completo dei vini premiati è online e disponibile sul sito web del Mondial des Vins Extrêmes.

CERVIM, I PREMI SPECIALI 2022 

GRAN PREMIO CERVIM (vino con il miglio punteggio in assoluto) va all’Italia con il PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 dell’AZIENDA AGRICOLA BASILE,  Pantelleria (TP).

PREMIO SPECIALE CERVIMFRANCIA TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI) GERMANIA WEINGUT REIS – FEINE WEINE! – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA BODEGA EL GRIFO – SAN BARTOLOMÉ (LANZAROTE – ISOLE CANARIE) SVIZZERA ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE).

PREMIO ECCELLENZA CERVIMFRANCIA AOC BANYULS GRAND CRU PRÉSIDENT HENRY VIDAL – 2008 TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI); GERMANIA RAFFINESSE RESERVE – 2017 REIS – FEINE WEINE ! WEINGUT – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA VALLE D’AOSTA DOC MUSCAT PETIT GRAINS FLETRI – 2020 CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA DOC GRAN CANARIA BLANCO – 2021 BODEGA LAS TIRAJANAS – SAN BARTOLOME’ DE TIRAJANA (GRAN CANARIA – ISOLE CANARIE) SVIZZERA AOC VALAIS HEIDA VERITAS – 2019 ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE)

PREMIO CERVIM FUTURO: all’Italia con MATHIEU BETEMPS AZIENDA AGRICOLA MATHIEU BETEMPS – SAINT CHRISTOPHE (VALLE D’AOSTA).

PREMIO CERVIM PICCOLE ISOLE: ITALIA PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 AZIENDA AGRICOLA BASILE – PANTELLERIA (SICILIA)

PREMIO DONNA CERVIM: ITALIA ELENA PATRONE AZIENDA AGRICOLA ELENA PATRONE – CORTEMILIA/CN (PIEMONTE)

PREMIO CERVIM BIOSVIZZERA AOC VALAIS SYRAH CUVEE ST GOTHARD – 2019 DOMAINE METTAZ – FULLY (CANRONE VALLESE)

PREMIO CERVIM ORIGINALE: ITALIA CARIGNANO DEL SULCIS DOC RISERVA SANTOMORO – 2019 SOC. AGRICOLA VIGNE BENTESALI – SANT’ANTIOCO/SU (SARDEGNA)

PREMIO VINOFED – 2022SLOVENIA GORIŠKA BRDA CHARDONNAY BAGUERI – 2018 KLET BRDA, Z.O.O. – DOBROVO

PREMIO MONDIAL VINS EXTREMES (zona con maggior numero di vini): vince l’Italia con la Valle d’Aosta.

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Walter Massa e quel fax di Maurizio “Caino” Menichetti che cambiò la storia del Timorasso


Non fosse per l’accento, Walter Massa e Maurizio Menichetti potrebbero essere scambiati per figli della stessa madre. Stesso amore per il vino. Stessa dedizione nel raccontarlo. Stessa testardaggine, forgiata su purezza di spirito, dedizione al lavoro e spalle larghe. Vite che si incrociano nella storia del Timorasso, ormai vino-vitigno icona del Made in Italy, “inventato” negli anni Ottanta da un manipolo di vignaioli, guidati dal genio di Monleale. E portato alla ribalta dal ristoratore toscano, titolare del bistellato Caino di Montemerano.

«Fu un cliente abituale, che solitamente beveva vini francesi molto costosi, a portarmi una bottiglia di Costa del Vento». La mente di Menichetti corre indietro veloce, al 2000: «Un signore distinto, di Modena». Chiude gli occhi per un attimo, cercando di ricordarne persino il nome. Sforzo inutile: «Era un vendemmia 1997, questo me lo ricordo benissimo». Lo sguardo torna fisso su Massa, in cerca della definitiva approvazione. Sul viso, un accenno di sorriso.

Questo tizio voleva imparare a bere, col nostro aiuto. In cantina, all’epoca, avevamo già 30 mila bottiglie per 18 coperti. In altre parole eravamo in grado di accompagnare questo nostro cliente nel suo desiderio di crescita e di scoperta. Quel giorno mi sorprese, presentandosi con la solita educazione: “Mi sono permesso di portare io una bottiglia”».

«Casa. Pane e salame. Piedi sulla sedia, davanti al televisore acceso. E un bicchiere». Costa del Vento 1997 di Walter Massa scivola biondo nel vetro, spinto più dalla curiosità di Menichetti che dalla forza di gravità.

«Verso ‘sto vino, lo assaggio e lo riappoggio. Corro a prendere un calice, perché prima avevo preso un “bicchiere”, un bbbicchiere da acqua. Lo riverso. Lo riassaggio. E decido di mandare subito un fax a Walter Massa», continua il ristoratore toscano.

IL PRIMO ASSAGGIO DI COSTA DEL VENTO 1997

«Gli ho scritto qualcosa tipo: “Sarei interessato a sapere tutto quello che c’è prima e tutto quello che c’è dopo il tuo Costa del Vento 1997″. Mi mandò così tutti i suoi vini. Ma non fu semplice. Dopo quel fax, prima di ricevere una risposta, ne ho dovuti mandare altri tre».

«Nell’ultimo gli scrissi: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia“. In maremmano, la mia lingua, questo vuole dire “Vai a fare in culo“! Dopo due minuti squillò il telefono!». Ça va sans dire: era Walter Massa.

«Ero in ufficio, proprio in quel momento», conferma il vignaiolo. «Io e lui ci siamo conosciuti col fax e il telefono in mano – aggiunge – e siamo andati avanti così, per 6 mesi. Poi, il primo gennaio del 2001, ho prenotato cena da lui per il giorno seguente. Già allora aveva 2 stelle Michelin. “Un tavolo per due, Massa”, gli dissi. Arriviamo e ci accomodiamo».

«Era il tavolo 9», lo interrompe Menichetti, questa volta senza pensarci su neppure un secondo. «Lui inizia ad aprire dei vini rossi toscani  – continua il papà di Costa del Vento -. Nel frattempo io sfogliavo la carta dei vini».

A quelle accanto a me, due zie con la nipote, diede un Sanct Valentin di S. Michele Appiano: erano astemie. A un altro tavolo, degli americani: “Senza Sassicaia non si va da nessuna parte”, mi disse Menichetti. Ad altri clienti avrebbe dato volentieri il mio Costa del Vento, ma poi scelse un Sacrisassi de Le Due Terre. “Sapendo che sei qui, ho scelto il vino di Flavio Basilicata“, mi disse».

LA STORIA DEL TIMORASSO NELL’INCONTRO MASSA-MENICHETTI


Quello tra Walter Massa e Maurizio Menichetti fu un incontro determinante per la storia del Timorasso, consacrato nel gotha della ristorazione. «Ordinò tutti i miei vini, chiedendo 12 bottiglie per tipo, di tutte le annate disponibili in cantina», ricorda Massa.

«Tornado da Caino, mi accorsi che in carta il 96 costava meno del 97 e il 95 come il 97. Come mai? “Perché io assaggio e bevo tutti i vini che ho in cantina e faccio il prezzo in base alla qualità che esprime ogni annata”, mi rispose». Oggi, a Montemerano, Menichetti ha in carta il Timorasso dal 1987 al 2018.

E se il vino simbolo di Tortona inizia ad essere conosciuto col nome di Derthona, è perché Walter Massa ha iniziato a «propagandarlo con questo nome» dal 2003.

«Sono un amante del vino – chiosa Menichetti – e di questo vitigno mi sono innamorato subito. In ristorazione inizia davvero a funzionare. Il nostro ristorante è in una zona vinicola, il contorno sono Montalcino e il Chianti. Rispetto al passato, il Timorasso, oggi Derthona, è molto più conosciuto».

«Molti ce lo chiedono, altri chiedono: “Cosa ci fai bere oggi?”. A quel punto spazio in tutto il mondo senza problemi e, senza timori reverenziali, offro il Timorasso accanto ad altre grandi denominazioni del vino internazionale. Il bono col bono sta sempre bene assieme». Un po’ come Walter Massa e Maurizio Menichetti. Due divisi solo dall’accento.

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Elezioni Fisar 2022, tutti i candidati: Roberto Donadini sfida Mariella Dubbini per il dopo Terzago


Conto alla rovescia per le elezioni Fisar 2022. La Federazione italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori è chiamata a rinnovare il Consiglio nazionale, il Collegio dei Probiviri e l’Organo di Controllo, sabato 29 e domenica 30 ottobre.

Le liste di candidati in lizza per un posto nel Consiglio nazionale, per il quadriennio 2023-2026, sono due. La Lista 1 vede candidato presidente Roberto Donadini (Fisar Treviso). La Lista 2 Mariella Dubbini (Fisar Castelli di Jesi). Sarà uno di loro a prendere il posto dell’attuale presidente nazionale di Fisar, Luigi Terzago.

IL NUOVO PRESIDENTE FISAR: ROBERTO DONADINI SFIDA MARIELLA DUBBINI

La Lista 1, guidata da Roberto Donadini, raccoglie 20 candidati sotto allo slogan “Costruiamo insieme il futuro“. Donadini, in Fisar dal 2007, è un fedelissimo di Graziella Cescon, presidente dal 2015 al 2018. Era con lei anche alle elezioni 2018, che hanno visto però trionfare l’altra lista, guidata da Luigi Terzago.

«”Costruiamo insieme il futuro” – spiegano i candidati – è una sfida che guarda verso il cambiamento, forte del senso di appartenenza che tutti condividiamo nell’associazione. Venti candidati, con esperienza in Fisar e nel mondo dell’enogastronomia, presenti, con passione e competenza, in tutte le regioni italiane. Per una Fisar dinamica, competitiva, che restituisca valore e senso di appartenenza».

Dall’altra parte Mariella Dubbini con la Lista 2, “Sommelier nel cuore – Con Noi per Cambiare“. «La lista, composta da 20 candidati, 10 donne e 10 uomini, che rappresentano l’intero territorio nazionale – spiegano gli aspiranti al Consiglio nazionale – si compone di persone che hanno lunga presenza nella Federazione».

Focus principale della Lista 2 alle Elezioni Fisar 2022 sono «la condivisione e la cultura del vino, per una Fisar in cui i rapporti umani hanno priorità, dove il dialogo, il confronto, la condivisione siano valori primari». Con Dubbini «anche giovani sommelier che porteranno una ventata di novità e una diversa visione per il futuro della Federazione».

VOTO ONLINE PER I SOMMELIER FISAR

Secondo quanto previsto dall’art. 12 del Regolamento elettorale Fisar, le operazioni di voto si svolgeranno in modalità elettronica. La Federazione ha scelto la piattaforma per il voto online Eligo, che vanta già 18 milioni di votanti complessivi in 17 anni di attività.

«Gli aventi diritto – spiega Fisar a winemag.it – potranno partecipare al voto, ovunque si trovino, dalle ore 9 di sabato 29 ottobre 2022 alle ore 14 di domenica 30 ottobre 2022. Nella stessa sede dell’Assemblea (l’Hotel NH Venezia Laguna Palace di Mestre, Venezia) saranno messe a disposizione degli associati due postazioni per la votazione elettronica, sabato 29 ottobre 2022 dalle ore 9 alle ore 20 e domenica 30 ottobre 2022 dalle ore 9 alle ore 14».

ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI PER IL CONSIGLIO NAZIONALE
Lista 1 Presentatore Donadini Roberto Lista 2 Presentatore Dubbini Mariella
Braccini Marco – Delegazione Civitavecchia e Costa Etrusco Romana Anelli Gualtiero – Delegazione Monza e Brianza
Capra Michele – Delegazione Torino Barbiero Manuela – Delegazione Portogruaro
Cescon Graziella – Delegazione Treviso Bonalberti Francesca – Delegazione Verona
Donadini Roberto – Delegazione Treviso Boso Giulia – Delegazione San Donà di Piave
Gallo Roberto – Delegazione Catanzaro Busiello Luigi – Delegazione Salerno
Gosatti Stefano – Delegazione Aosta Del Buono Luca – Delegazione Valdichiana
Iacone Carlo – Delegazione Caserta Deviletti Giulia – Delegazione Piacenza
Lancia Lorena – Delegazione Brescia Dubbini Mariella – Delegazione Castelli di Jesi
Lanza Luca – Delegazione Cuneo Franchini Filippo – Delegazione Empoli
Lo Bue Sabrina – Delegazione Palermo Greco William – Delegazione Cosenza
Longoni Gianni Giuseppe – Delegazione Milano Ingegneri Marta – Delegazione Padova
Lumini Luca – Delegazione Versilia Loiola Patrizia – Delegazione San Donà di Piave
Maggi Laura – Delegazione Firenze Marchi Massimo – Delegazione di Pisa
Matarazzo Alfonso Ermanno – Delegazione Alessandria Asti Mazzitelli Antonio – Delegazione Roma e Castelli Romani
Melotti Raffaella – Delegazione Bologna Modena Mecaj Daniela – Delegazione Torino
Niccolini Vincenzo – Delegazione Siena e Val d’Elsa Norese Laura – Delegazione Alessandria Asti
Palombo Angela – Delegazione L’Aquila Olivieri Annamaria – Delegazione Viterbo
Pelella Renato – Delegazione Salerno Seminara Francesco – Delegazione Catania
Taronno Salvatore – Delegazione Foggia Siri Enrico – Delegazione Varazze
Volpe Massimo – Delegazione Genova Vaia Antonio – Delegazione Civitavecchia Costa Etrusco Romana
ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI PER IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Battaglini Ornella Barbara – Delegazione Castelli di Jesi
Cirri Valentino – Delegazione Treviso
Compostella Gianluca – Delegazione Vicenza
Fortunato Vincenzo – Delegazione Caserta
Nuti Flavio – Delegazione Volterra
Sarcina Angela – Delegazione Milano Duomo
ELEZIONI FISAR 2022: I CANDIDATI ORGANO DI CONTROLLO
Astorelli Gaetano – Delegazione Civitavecchia Costa Etrusco Romana
Colombo Franco – Delegazione Milano
Donciglio Raffaele – Delegazione Caserta
Modena Giancarlo – Delegazione Verona
Scapolo Claudio – Delegazione Venezia
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Vendemmia 2022, Nizza Docg come il Douro: «Gradazioni non esasperate ed equilibrio»


«Vini che già oggi svelano grande colore purpureo, morbidezza e struttura, ma sorprendentemente gradazioni alcoliche non esasperate con carattere di equilibrio impensabile». Ecco cosa aspettarsi dalla vendemmia 2022 dei Nizza Docg, secondo il presidente dell’Associazione Produttori del Nizza, Stefano Chiarlo.

La vendemmia 2022 sarà ricordata per la “resilienza” climatica che la vite ha dimostrato e per l’attuazione delle pratiche virtuose che i produttori del Nizza, facendo tesoro delle annate precedenti con condizioni climatiche simili, hanno adottato ottenendo vini di  ottima qualità, carattere ed equilibrio».

Due le parole con cui si può sintetizzare la vendemmia 2022 del Nizza Docg: calda e secca. Queste condizioni climatiche impegnative si sono concretizzate in una raccolta mediamente anticipata di circa 10/15 giorni per la varietà Barbera nella zona.

Climaticamente l’annata 2022 ricorda molto la 2017. Con la differenza che quest’anno la vite ha sviluppato un maggior adattamento. Reagendo con una grande resilienza definita «sorprendente» dagli stessi produttori.

Un commento che accomuna i produttori del Nizza a quelli del Moscato bianco per l’Asti Docg, che proprio ieri hanno tirato le somme sulla vendemmia 2022. Uscendo dai confini nazionali, si sono detti «sorpresi» dell’esito dell’annata anche i vignaioli della Valle del Douro, zona notoriamente connotata da vini con alte gradazioni alcoliche.

La vendemmia 2022 nella Valle del Douro: «Vini mai così “leggeri”. E sarà un grande Porto»

STEFANO CHIARLO: «RESE BASSE DETERMINANTI PER IL NIZZA DOCG»

Il fattore critico, per i produttori del Nizza Docg, è stato la scarsità idrica con una riduzione del 60% della caduta d’acqua rispetto ad un’annata normale. Nel dettaglio si parla, nel 2022, di soli 400 mm d’acqua rispetto ad uno standard di 950 mm.

«Tutto ciò – spiega l’Associazione produttori del Nizza – deriva da scarse nevicate invernali, moderate piogge primaverili e da un’estate lunga e siccitosa contrassegnata da rari temporali che fortunatamente non sono stati grandiniferi».

Ma «l’esperienza, l’ingegno e la sensibilità dei viticoltori» hanno permesso di adottare le giuste pratiche agronomiche nel vigneto. Per fronteggiare condizioni climatiche impegnative «senza intaccare l’equilibrio e la qualità del prodotto».

Il fatto che da disciplinare la resa per ettaro, stabilita a 70 quintali, sia più bassa rispetto alle altre – commenta ancora Stefano Chiarlo – è stato un ulteriore fattore che ha fatto in modo che le viti superassero meglio di altre lo stress idrico. Le vigne del Nizza Docg hanno dunque saputo reagire molto bene».

A garantire «la perfetta maturazione delle uve preservandone la freschezza, l’integrità e l’equilibrio» hanno contribuito anche altre decisioni. Tra queste, la scelta di lasciare la vegetazione a proteggere i grappoli dall’insolazione diretta, evitando che le bucce venissero danneggiate e consentendo ai grappoli di non disidratarsi. A buon fine anche il ritardo sul consueto periodo riservato ai diradamenti, al pari dell’anticipo della vendemmia.

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Asti Docg verso l’aumento della superficie vitata: 300 ettari per 3 milioni di bottiglie


Asti Docg
verso uno storico ampliamento dell’area di produzione. L’
Assemblea Generale dei consorziati ha approvato l’ampliamento di 300 ettari della superficie vitata iscrivibile allo schedario vigneti di Moscato bianco, da assegnare nel 2023 e 2024. Il Consorzio parla di «interruzione a una limitazione che si protraeva da lungo tempo» ed è pronto a proporre il provvedimento a Regione Piemonte, per la ratifica.

«La nuova produzione – spiega ancora il Consorzio – si tradurrebbe in circa 3 milioni di bottiglie e costituirebbe una “scorta” per reagire con prontezza alle sollecitazioni del mercato, consolidando l’equilibrio con prospettive di crescita». Le nuove piante, «non andrebbero in piena produzione prima del quarto anno dall’impianto e contribuirebbero al rinnovamento dei vigneti di Moscato bianco per l’Asti Docg».

La sfida dell’ente «è mantenere i numeri positivi che hanno caratterizzato il 2021, quando si erano registrati oltre 60 milioni di bottiglie di Asti Spumante e 42 milioni di Moscato d’Asti.

Intanto, il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg guarda con ottimismo al futuro e prosegue la marcia di avvicinamento al prossimo 17 dicembre, quando festeggerà il traguardo del 90esimo anniversario, «forte di una vendemmia 2022 dall’esito sorprendente».

«Nonostante la siccità che ha caratterizzato questo 2022 – commenta in una nota il Consorzio – la vendemmia dell’uva Moscato bianco si conclude con risultati assolutamente positivi, se vi vanno a considerare lo stato sanitario delle uve, la gradazione zuccherina e il contenuto aromatico dei mosti».

LA VENDEMMIA 2022 DELL’ASTI SPUMANTE E DEL MOSCATO D’ASTI

La sintesi aromatica registrata quest’anno, infatti, è la più alta degli ultimi anni. E il livello volumetrico si trova in equilibrio rispetto ai disciplinari. In particolare, nell’area di produzione dell’Asti Docg, che si estende per 9.900 ettari in 51 Comuni, la piovosità fino ad agosto è stata inferiore del 30% rispetto agli anni scorsi.

Nei mesi invernali e primaverili, fortunatamente però, si sono evitati i danni da gelo e, una volta cominciato il germogliamento, lo sviluppo della vite è stato rapido e costante, anticipando di circa 10/20 giorni la vendemmia, cominciata attorno al 20 agosto.

Nonostante lo stress idrico e le elevate temperature, la qualità dell’uva non è stata influenzata da fenomeni di scottature ed appassimento, da un lato grazie all’adattamento della tecnica colturale e dall’altro al maggiore ispessimento della buccia causato all’insolazione stessa.

La fertilità della vite, intesa come numero di grappoli per germoglio, nel 2022 è stata addirittura superiore al 2021, ma ha dato origine a grappoli con acini più piccoli. Delle alte temperature ha beneficiato poi la sanità dell’uva è stata elevata, permettendo un minor numero di interventi sulle piante, a tutto vantaggio della sostenibilità.

Lorenzo Barbero, Presidente del Consorzio, guarda con ottimismo al futuro. «Nonostante il quadro geopolitico internazionale e i costi dell’energia che si stanno abbattendo sulle nostre aziende – commenta – ci sono tutti i presupposti per ottenere ottimi vini, attesi dai mercati che hanno confermato l’interesse per l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg».

«La vendemmia 2022 – aggiunge Stefano Ricagno, Vice Presidente Senior del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg – è frutto di un anno climatico difficile e impegnativo. Il gran caldo e l’eccezionale siccità confermano che i cambiamenti climatici non sono un fenomeno “in divenire”, ma dobbiamo imparare a conviverci fin da ora mutando e adattando i nostri comportamenti».

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Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas DosèMillesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Si tratta del primo millesimo “senza dosaggio” immesso sul mercato dalla cantina marchigiana guidata da Gianluca Mirizzi.

Una nuova etichetta che si va ad aggiungere alla centratissima gamma di spumanti e vini fermi della cantina di Jesi. Al centro del progetto enologico, la varietà simbolo delle Marche, il Verdicchio.

In un mondo della spumantistica italiana ed internazionale che sta vivendo un vero e proprio boom, mostrando ad esperti e winelovers di tutto il mondo nuove zone potenzialmente interessanti, tanto quanto “esperimenti” enologici poco degni di nota, provenienti da areali privi di esperienza nella spumantizzazione, il “Millesimè” 2015 di Mirizzi convince per la capacità di tenere al centro del sorso la tipicità della varietà marchigiana per eccellenza.

MILLESIMÈ, METODO CLASSICO 100% VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI

Conscio delle potenzialità del Verdicchio nei lunghi affinamenti, Gianluca Mirizzi ha scelto di tenere sui lieviti per circa 70 mesi il suo primo Pas Dosè, dopo aver sperimentato per diverse annate con “bollicine” con residuo zuccherino. Una scelta che paga, sotto ogni profilo: stilistico, culturale, imprenditoriale e organolettico.

Naso e palato del Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi raccontano di uno spumante Metodo classico legato come pochi altri alle Marche. In grade evidenza il frutto giallo, le note iodiche e una leggera venatura idrocarburica che s’accosta alla buccia d’agrume (cedro), a segnare i tratti decisi di uno Champenoise di gran struttura e persistenza, dalla chiusura freschissima, quasi balsamica.

MIRIZZI DOPO MONTECAPPONE: UN NUOVO BRAND PER IL VERDICCHIO

Mirizzi è la seconda azienda fondata da Gianluca Mirizzi. Dal 2015 affianca Montecappone, lo storico brand della famiglia. La scelta dello stemma araldico come logo della nuova avventura è utile a comprendere la filosofia della cantina di Jesi, che vuole abbinare tradizione e modernità.

Nascono così gli spumanti “Millesimè“, base Verdicchio in vari dosaggi, oltre a una linea di vini dai nomi curiosi: “Cogito A.“, “Ergo” ed “Ergo Sum“. L’azienda dispone di 6 ettari di vigneti e 3 di oliveti, in conversione biologica.

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Daniele Bernabei subentra a Giontella: è lui il nuovo general manager dell’Enoteca online


Dopo le dimissioni di Francesco Giontella, Bernabei Spa annuncia il nome del nuovo General manager, Daniele Bernabei. L’enoteca online fondata nel 2014 da Silvio Bernabei è a una vera e propria svolta, dal momento che Giontella faceva parte del team dell’azienda romana sin dagli esordi.

Nei suoi confronti, Bernabei Spa esprime «gratitudine per l’impegno, la dedizione e i numerosi traguardi raggiunti alla guida del Team». Augurandogli «le migliori fortune per il futuro della propria carriera».

L’ingresso di Daniele Bernabei come nuovo General Manager dell’azienda viene descritto come «funzionale al perseguimento degli obiettivi di crescita sempre più sfidanti prefissati dal management». Non solo. È «volta ad accelerare il processo di sviluppo ed efficientamento delle sinergie tra le diverse linee di business in cui opera la Società», evidenzia sempre Bernabei Spa in una nota.

DALLE ENOTECHE ROMANE ALL’ENOTECA ONLINE

Daniele Bernabei, 35 anni, ha respirato fin dalla sua giovane età l’aria dell’impresa di famiglia, attiva sin dal 1933 con un’enoteca a Roma, a Trastevere, seguita da una seconda a Testaccio. Qui ha ricoperto il ruolo di Retail Store Manager, affermandosi come Responsabile della rete vendite operante nel settore Horeca. Nel 2014 il diploma come sommelier Fis.

«In poco tempo – sottolinea la famiglia – Daniele è diventato una figura cardine della struttura societaria, fino a rivestire la mansione di Direttore Commerciale. Oggi è pronto a mettere al servizio della Società le sue eccellenti conoscenze nel mondo Wine & Spirits, unitamente alle sue spiccate competenze digitali e manageriali».

«Sono entrato in quest’azienda 13 anni fa – sono le prime parole di Daniele Bernabei -. L’ho vista crescere giorno dopo giorno e diventare una delle realtà principali del mondo beverage in Italia. Vedo delle grandissime opportunità che ci aspettano per affermarci al vertice del settore. Ringrazio la mia Famiglia per la fiducia riposta in me».

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Il Nizza è 2022: terza edizione al Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato


Torna tra meno di un mese Il Nizza è, evento dedicato all’omonima denominazione legata al vitigno Barbera e alle eccellenze gastronomiche del territorio. L’appuntamento è a Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato (Asti), dal 22 al 24 ottobre 2022.

La manifestazione, alla sua terza edizione, conferma i banchi d’assaggio suddivisi in base ai territori di provenienza e una masterclass che pone Il Nizza a confronto con denominazioni tra le più importanti d’Italia.

Per quest’anno è stato aumentato il tempo a disposizione per le degustazioni (3 ore) ed è stata data la possibilità di accedere all’evento durante tutti e tre i giorni, sia al pubblico (ingresso a 20 €), sia agli operatori del settore e stampa (gratuitamente tramite accredito).

Il Nizza è” è un evento organizzato da Enoteca Regionale di Nizza, Città di Nizza Monferrato e Associazione Produttori del Nizza in collaborazione con la delegazione astigiana di Ais e col patrocinio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della Provincia di Asti, della Comunità Collinare Vigne & Vini e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, grazie al sostegno di Regione Piemonte.

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In Trentino torna la Notte degli alambicchi accesi


L’antica arte di trasformare la “povera” vinaccia in prezioso distillato. Torna La notte degli alambicchi accesi, speciale spettacolo teatrale itinerante organizzato dall’Associazione culturale “Santa Massenza piccola Nizza de Trent“.

Un evento, quest’anno in programma da giovedì 8 a domenica 11 dicembre, diventato ormai una tradizione in Trentino. Ogni anno accorrono centinaia di visitatori da tutta Italia nel piccolo borgo di Santa Massenza di Vallelaghi, “capitale della grappa artigianale”, grazie alla maggiore concentrazione in Italia di distillerie artigianali a conduzione familiare.

Ed è proprio in queste distillerie, prezioso patrimonio storico-culturale del borgo, che vanno in scena i diversi episodi dello spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè, guidati dalla divertente voce narrante di Patrizio Roversi.

LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI 2022

Sette le performance previste nell’arco di quattro giorni (2 al giorno l’8, il 9 e il 10 mentre una l’11 dicembre). Gli spettatori saranno divisi in 5 gruppi, dotati di radiocuffie e condotti all’interno delle cinque distillerie del paese: Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia.

Ad ogni tappa anche una piccola degustazione, con assaggi delle varie versioni del distillato. Tra queste la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia.

Non mancherà la grappa di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera. In abbinamento, dolci e specialità del territorio. Info e prenotazioni: turbineealambicchi@libero.it.

La notte degli alambicchi accesi 2019: cinque distillerie da non perdere in Trentino

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Cantina toscana assolta in Tribunale: «La bottiglia dorata non imita Bottega»

FOTONOTIZIA – Si è conclusa dopo sette anni la disputa legale tra Bottega e una cantina toscana, accusata di aver imitato le note bottiglie “gold” di Prosecco. Il Tribunale di Pistoia ha assolto con formula piena il presidente della cantina toscana.

È stato inoltre disposto il dissequestro di tutte le bottiglie sottoposte a vincolo cautelare, sino alla sentenza. Ora è il momento del contrattacco. Per i «gravi danni subiti dall’azione legale», l’azienda toscana «si riserva di agire nelle sedi competenti».

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EurHop Roma Beer Festival 2022: birra protagonista nella capitale


EurHop Roma Beer Festival
torna nella capitale, con l’attesissima ottava edizione, targata 2022. L’evento che si terrà al Salone delle Fontane dell’Eur il 7, 8 e 9 ottobre propone un ricco calendario di appuntamenti.

Sarà infatti dato spazio a un programma di workshop, meeting e presentazioni incentrati sul mondo della birra artigianale italiana. Dalle riflessioni e opportunità per il settore, alle nuove tecniche di produzione.

E ancora: dall’utilizzo di mezzi di comunicazione alternativi per la diffusione della cultura birraria alle strategie per la valorizzazione delle attività produttive legate al territorio. Info e biglietti sul sito ufficiale dell’evento.


EurHop! Roma Beer Festival – Il Salone Internazionale della Birra Artigianale
Salone delle Fontane, Via Ciro il Grande 10-12, Roma (quartiere Eur)

EurHop! Roma Beer Festival 2022 seguirà i seguenti orari:

Venerdì 7: 17.00 – 3.00
Sabato 8: 12.00 – 3.00
Domenica 9: 12.00 – 24.00

(venerdì e sabato fine somministrazione alle ore 2.00)

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Lugana, Primitivo, Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online


Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).

A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.

Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.

IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE

Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).

Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).

Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.

FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?

«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».

Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.

I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.

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