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E’ nata la nuova Doc Friuli. Ora si punta alla doc interregionale per il Pinot Grigio

Il Comitato nazionale vini ha dato il via libera per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del disciplinare Doc Friuli o Doc Friuli Venezia Giulia. ”Dopo un serio lavoro è una soddisfazione importante per un risultato atteso 30 anni che voglio condividere con l’intera filiera vitivinicola regionale, che sono convinto potrà
dare ancora più lustro alla qualità e coesione della nostra produzione regionale. A Vinitaly festeggeremo il risultato ma dal giorno dopo è fondamentale iniziare insieme ai nostri vitivinicoltori una campagna di promozione in particolare nelle iniziative già programmate a partire dagli Stati Uniti” ha dichiarato Cristiano Shaurli, assessore regionale alle politiche agricole. La proposta di una DOC Friuli risale agli anni 70. Numerosi tentativi falliti finalizzati a maggio 2015, con l’avvio dell’iter burocratico, a fronte di 1703 firme raccolte. ”L’approvazione della Doc Friuli Venezia Giulia da parte del Comitato vini del Ministero per le risorse agricole, rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo e premia tutto il territorio regionale, l’intera filiera e tutti i nostri vignaioli che, speriamo, dalla vendemmia 2016 avranno a disposizione una nuova opportunità di mercato”, ha aggiunto l’assessore. Soddisfazione espressa anche da Pietro Biscontin, presidente del Consorzio delle Doc del Fvg e di Giorgio Giacomello, presidente di Fedagri Confcooperative Fvg. Un successo raggiunto grazie a un impegno fondamentale delle cantine cooperative regionali  che hanno sostenuto fin dall’inizio il percorso anche davanti a tante resistenze, raccogliendo larga parte delle firme necessarie all’avvio dell’iter che ha portato alla costituzione della nuova Doc a cui, per diventare veramente operativa, mancano oramai solo alcuni passaggi burocratici. Grande mediazione soprattutto su alcuni aspetti economici come le rese a ettaro, pur di arrivare ad un accordo tra le parti e concludere il progetto. Ma ora si guarda già avanti. ”Dopo il successo della Doc Prosecco, che è sotto gli occhi di tutti per gli importanti numeri che essa rappresenta anche nella nostra Regione, ora è fondamentale non fermarsi, ma proseguire ancora su questa strada unitaria e puntare alla Doc interregionale del Pinot grigio” ha concluso Giacomello. ”Il Disciplinare approvato, tra l’altro, oltre al limite di produzione del Pinot grigio, fissato a un massimo di 140 quintali per ettaro di uva, interessa il territorio di 160 comuni di tutte e quattro le province regionali, e non cambia nulla rispetto agli attuali assetti del sistema delle Doc, Docg e Igt del Fvg e tutti i vignaioli che lo desiderano, potranno mantenere le denominazioni storiche relative alle Doc di appartenenza oppure adottare la nuova Denominazione declinata in italiano e sloveno: Friuli o Friuli Venezia Giulia”, ha dichiarato Biscontin.

 

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Protesta francese contro il vino spagnolo: sversate in strada 5 autocisterne

Aspra protesta di un gruppo di produttori di vino della zona Languedoc-Roussillon nel Sud della Francia, appartenenti al cartello CRAV (Comité Régional d’Action Viticole), che da anni si batte per proteggere la produzione vinicola interna. Dopo aver dirottato cinque autocisterne di vino spagnolo,  al confine tra i due stati, hanno ricoperto le autocisterne di scritte ”vin non conforme” e quindi  sversato l’equivalente di 90.000 bottiglie di vino rosso e bianco in strada. La protesta è indirizzata sia verso il governo francese accusato di non favorire l’economia locale agevolando l’ingresso di vini spagnoli che hanno meno oneri burocratici da rispettare sia verso i produttori spagnoli che commercializzano vini prodotti in Spagna con la menzione Made in France. La Francia è il maggior acquirente di vino spagnolo: le importazioni di vino dalla vicina Spagna sono facilitate anche da una forbice di prezzo notevole visto che un litro di vino spagnolo costa solo 1,15 euro contro i 4,80 euro di quello francese.(foto le telegraph)
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E’ il Verdicchio il vitigno più conosciuto dagli Italiani

E’ il Verdicchio il vitigno bianco autoctono più conosciuto dagli italiani. Lo rivela un estratto dell’indagine sulla brand awareness dei vini del Belpaese realizzata da Nomisma-Wine Monitor su un campione rappresentativo della popolazione italiana. Un testa a testa col Vermentino che con il 76% delle risposte si posiziona al secondo posto solo per un punto percentuale. Seguono Vernaccia (67%),
il Tocai Friulano (66%) e la Falanghina (62%).  Leggermente sotto il Fiano (46%), il Traminer dell’Alto Adige (43%), l’emiliano Pignoletto (38%) e un altro marchigiano in grande crescita nella Gdo: il Pecorino (37%). L’indagine rivela poi nomi più inediti come Albana, Inzolia e Nosiola. Le Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica si aggiudicano quindi lo scettro dell’autoctono più conosciuto dopo il riconoscimento, per il terzo anno consecutivo, del bianco fermo più premiato dalle 8 principali guide enologiche 2016. La survey di Nomisma-Wine Monitor era a risposta parzialmente guidata. Si richiedeva al campione del sondaggio di scegliere attraverso una preselezione di 12 vitigni considerati tra i più popolari del Paese . L’indagine completa sarà presentata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini al prossimo Vinitaly, nello stand della Regione Marche (Pad. 7, stand C6/7/8/9). Il Verdicchio di Jesi è un vino che è stato reso celebre al mondo soprattutto grazie all’originale bottiglia ad anfora brevettata nel 1953 che lo ha portato ad essere icona del vino italiano nel mondo.  Un vino dalla ricca personalità e soprattutto versatile. Il Verdicchio di Matelica, si differenzia da quello di Jesi principalmente per la ridotta superficie vitata, solo 300 ha, contro i 2762 di quello di Jesi e per le condizioni pedoclimatiche visto che il comprensorio di Matelica è parallelo alla costa con clima di tipo continentale. Clima che ha favorito anche una particolare selezione del vitigno.

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Approvato il testo unico del vino: ridotti i tempi della burocrazia

L’arrivo del testo unico sul vino “taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel commentare positivamente l’approvazione in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati del Testo unico del vino. ”Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli”, ha precisato Moncalvo. Il testo unico tra l’altro porterà alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, ma anche semplificazioni sulla normativa accise da lungo tempo attese e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero e – continua la Coldiretti – a sostegno delle esportazioni del vino Made in Italy. L’Italia ha conquistato nel 2015 il primato mondiale nella produzione di vino con 47,4 milioni di ettolitri e dal punto di vista qualitativo puo’ contare sul primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt). Nel 2015 – conclude la Coldiretti – è stato ottenuto il record delle esportazioni di vino per un valore di 5,4 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale.

 
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Intesa SanPaolo e Mtv uniti per lo sviluppo dell’enoturismo

Intesa SanPaolo e Movimento Turismo del Vino hanno sottoscritto un accordo di collaborazione, che sarà lanciato a Vinitaly, per promuovere la cultura del vino, sostenendo l’incremento dei flussi turistici in tutte le aree d’Italia a forte vocazione vitivinicola, migliorando la qualità dei servizi offerti ai turisti e aumentando le opportunità di crescita e di impiego lavorativo nei territori del vino. Il Movimento Turismo del Vino è un’associazione non-profit che annovera circa 850 fra le più prestigiose cantine d’Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica. Intesa Sanpaolo metterà a disposizione da un lato il proprio portale di e-commerce mercatometropolitano dedicato all’eccellenza delle imprese italiane e alla qualità del made in Italy quale vetrina per lo sviluppo delle vendite online e dall’altro le proprie competenze per sostenere gli investimenti per la crescita e la riqualificazione delle diverse cantine. Si tratta in particolare di credito dedicato al settore dell’agricoltura che tiene conto della ciclicità e della stagionalità del comparto, peculiarità che, grazie al nuovo modello di servizio del Gruppo con il Team Agricoltura composto da circa 60 specialisti, potranno essere tempestivamente colte contribuendo allo sviluppo delle realtà imprenditoriali anche alla luce della recente apertura dei bandi del PSR 2014-2020.  Inoltre la banca renderà disponibili soluzioni per l’incremento di flussi turistici nelle zone d’Italia a vocazione enogastronomica e vitivinicola. Ha dichiarato Andrea Lecce, responsabile Direzione Marketing Banca dei Territori IntesaSanpaolo: ”I finanziamenti e la consulenza che Intesa Sanpaolo metterà a disposizione delle cantine aderenti a MTV le aiuterà a mantenere alto il livello qualitativo del settore vitivinicolo in Italia, a trovare nuovi mercati di sbocco ed esplorare nuove opportunità commerciali, in particolare sui mercati esteri, dove il Gruppo è in grado di accompagnare le imprese con nuove piattaforme digitali e servizi di internazionalizzazione”. ”Un accordo che guarda lontano e non solo al bicchiere di vino con il quale abbiamo brindato – commenta Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino -. Ci siamo incontrati ed abbiamo trovato un solido punto d’intesa tra i nostri progetti. Enoturismo significa qualità della produzione, tutela del territorio e garanzia dell’accoglienza ai milioni di visitatori che amano l’Italia anche per questo. Un bacino incredibile di risorse per lo sviluppo culturale ed economico, che guarda all’Italia ed all’estero e vuol valorizzare il lavoro di chi ama l’agricoltura e vuol farne un emblema reale del nostro Paese”.
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Soave e Colli Berici: Gianni Tessari lancia un nuovo brand

Il mondo del vino si arricchisce di una nuova firma. È Gianni Tessari, per anni protagonista dell’enologia veneta con l’azienda di famiglia, che oggi lancia un nuovo brand che porta il suo nome e cognome. Presentate ieri alla stampa specializzata, le nuove etichette debutteranno a Vinitaly, dal 10 al 13 aprile, al Padiglione 6 – Stand F3. Gianni Tessari è nato a Monteforte d’Alpone (Verona) nel 1963. A partire dalla metà degli anni Ottanta ha firmato alcuni tra i più grandi Soave, producendo anche vini della Valpolicella. Nel 2013 ha acquisito la gestione dell’azienda agricola Marcato, nome di riferimento per il Lessini Durello, con vigneti anche nell’area di Soave e sui Colli Berici, rilanciandola sui mercati italiano e internazionali.Oggi il lancio del nuovo marchio su cui si concentrerà la produzione di Soave e vini rossi dei Colli Berici, mentre il marchio Marcato continuerà ad essere dedicato ai vini spumanti.Otto le referenze in tutto, equamente ripartite tra vini bianchi e rossi. Tre sono Soave, tra cui i cru Soave Classico Monte Tenda e Soave Classico Pigno (già Tre bicchieri Gambero Rosso nella guida 2016), a cui si aggiunge uno Chardonnay prodotto con uve coltivate in Lessinia. Dai terreni vulcanici dei Lessini anche un elegante Pinot Nero, mentre gli altri rossi provengono dai Colli Berici: l’autoctono Tai Rosso, il Pian Alto (Cabernet Franc e Sauvignon da uve passite) e il Due (Merlot e Cabernet con una rifermentazione sulle bucce del Pian Alto, con una tecnica simile a quella usata per un Ripasso). ”Mi piace immaginare che il lavoro di un vignaiolo sia come quello di uno sculture. L’opera d’arte è già dentro il blocco di marmo e l’artista deve solo liberarla. Ugualmente il destino dei vini è già scritto nella terra da cui provengono, il vignaiolo deve solo saper riconoscerlo e darne vita” le parole di Tessari.
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Oltrepò Pavese: Consorzio di Tutela e Distretto del Vino ”separati in casa”

Si è svolto sabato 2 Aprile il Convegno ”Vino e Oltrepò” spostato in estremis dall’Enoteca Regionale di Cassino a Villa Nuova Italia a Broni.  La scelta del cambio della sede, si è resa necessaria per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione politica, come scritto sulla pagina Facebook del Pd di Stradella, a seguito delle critiche che erano state espresse dall’Assessore Gianni Fava. In sala presenti amministratori locali e esponenti del Pd che dopo i saluti di rito hanno dato parola ad Alberto Vercesi, Presidente Gal (Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese) e docente alla facoltà agraria dell’Università di Piacenza che ha illustrato la piramide delle denominazioni vinicole del territorio. A seguire l’intervento di Michele Rossetti Presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò che ha parlato del lavoro intrapreso nei mesi scorsi, sulla riforma dei disciplinari, dopo l’allargamento del cda alle associazioni , Camera di Commercio e Coprovi  che sta procedendo, con il supporto di Unione Italiana Vini e delle Università di Milano e Piacenza. Tra gli scopi del progetto dare più reddito ai viticoltori, incrementando il margine e non le quantità garantendo un maggior coinvolgimento dei produttori. Michele Rossetti ha inoltre spiegato che è stata fatta una proposta al Ministero per riequilibrare il sistema della votazione all’interno della governance. Un sistema che sarà sempre a maggioranza, ma che,  nel caso di scelte importanti, prima di procedere alle ratifiche, necessiterà di una maggioranza ”qualificata”. Un percorso intrapreso anche nell’ottica di riduzione delle denominazioni con aumento del potere dei Consorzi. Sull’argomento si è dichiarato scettico Fabiano Giorgi, presidente del Distretto del Vino intervenuto subito dopo. ”In Oltrepò non c’è mai stata tanta unione come ora tra produttori di filiera e bisogna smetterla di dire che tutto va male per colpa delle aziende che sono uscite dal Consorzio. Ora in Oltrepò ci sono due realtà associative diverse e l’unione non è ancora possibile. Bisogna cambiare lo statuto all’origine altrimenti modificare i disciplinari non serve a nulla. Se non ci sarà un cambiamento vero il Distretto rimarrà fuori e proseguirà nella propria strada di valorizzazione dei produttori oltrepadani” ha affermato. Quanto alla polemica scattata all’annuncio del convegno da parte di Gianni Fava si è espresso il Presidente della Provincia Daniele Bosone. ”Dal primo aprile Fava ha assunto la delega dell’Agricoltura prima in capo alla Provincia. Mi aspetto un impegno per un territorio unito e non più parole divisive” il suo commento. ”In quanti sono disposti a scommettere che non sarà, invece, l’ennesima riproposizione di un processo sommario che va avanti da anni con il solito bolso copione, caratterizzato da vecchi rancori personali, gelosie commerciali e ripicche autolesionistiche?” e ancora ”Un convegno polemico e strumentale fatto in uno spazio pagato dalla Regione” questo quanto aveva dichiarato Fava alla notizia dell’incontro. Da quanto emerge, sulla scelta della location si è messa una ”pezza” per evitare il proseguimento della bagarre, ma sul resto, forse, Gianni Fava era stato lungimirante. Le divisioni sono molto accese e non se ne fa mistero.
(foto La Provincia Pavese)
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Numeri del vino cooperative: l’unione fa la forza

187 aziende di natura cooperativa,  in rappresentanza delle principali Dop Italiane saranno presenti al Vinitaly a raccontare i loro prodotti. Il vino delle cooperative è un business che vale 4,3 miliardi di euro l’anno, di cui 1,8 miliardi di esportazioni. Proprio in occasione dell’appuntamento di Verona, l’Alleanza delle Cooperative Italiane  ha tracciato il quadro di quello che è il peso del vino della cooperazione, nelle diverse Dop e Igp italiane, prendendo spunto da una rilevazione Ismea che attribuisce al vino cooperativo il 52% del vino totale nazionale Dop ed il 65% del vino Igp.

Ecco i numeri del vino made in coop: l’unione che fa la forza

Quote addirittura superiori al peso delle cooperative sui vini comuni (50%). Fuori dal generico, cooperative Cantine riunite & Civ (547 milioni di ricavi nel 2015), Caviro (226 milioni), Cavit (167 milioni), Gruppo Cevico (112 milioni). Del Prosecco, è risultato che la metà della vinificazione è fatta da cooperative. Lo stesso accade nella vicina Valpolicella dove 3 bottiglie su 5 hanno origine sociale. Sempre in Veneto, l’80% del Soave Doc e il 53% del bianco di Custoza arrivano da coop. In Trentino le cooperative sono una forte presenza con oltre il 90% del prodotto per le Doc di Teroldego Rotaliano, Trentino, Valdadige e Casteller e un 24% per lo spumante Trentodoc.
Ma anche in alcune regioni considerate fuori dal coro le cooperative hanno un peso discreto. Per il Piemonte, Barolo 20%, Barbaresco 22% e Dolcetto di Dogliani 42%. Per la Toscana a seconda delle denominazioni: solo 10% della produzione per Brunello di Montalcino, il 20% per il Chianti Classico Docg e il 50%  per il Nobile di Montepulciano. Non sorprende l’Emilia Romagna, la patria delle cooperative, con il 90% del Lambrusco e il 75% del Sangiovese di Romagna made in coop. Nel Lazio la Doc Vignanello è vinificata solo da cooperative e anche praticamente la Igt Colli Cimini a quota  98%. Scenario che si ripete in Puglia, dove si contano 6 Doc con valori pari all’80% dell’intera produzione, mentre il Primitivo di Manduria raggiunge quota 40%.
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Brunello di Montalcino: la gallina dalle uova d’oro

Negli ultimi 50 anni, i vigneti dai quali arriva il Brunello di Montalcino, uno dei vini più conosciuti ed apprezzati al mondo hanno avuto un incremento di valore commerciale pari al +2474%. Una gallina che si è rivelata davvero dalle uova d’oro, per i proprietari dei vigneti, che hanno visto volare le quotazioni dei loro ettari vitati come in nessun’altra zona d’Italia.

Per quanto riguarda gli altri vini noti, si parla di incrementi di valore del + 1.357% per Amarone, +257% per Barbaresco, +206 % per Barolo e solo un misero incremento, a confronto, del 129% per il Chianti Classico. Secondo la ricerca, nel 1966 un ettaro di terreno vitato e/o vitabile (fabbricati annessi) di Brunello di Montalcino valeva 1,8 milioni di vecchie lire, pari a 15.537,15 euro attuali (cifra ottenuta con il calcolo dei coefficienti Istat per l’attualizzazione dei valori), oggi vale ben 400.000 euro.

Una zona che negli anni settanta era considerata depressa e che necessitava di aiuti statali a sostegno dell’economia. Dalla ricerca, al di là dei numeri puri emerge chiaramente che alcune denominazioni hanno saputo valorizzare il loro patrimonio meglio di altre. Valorizzazione andata di pari passo con il territorio,  che ha portato il numero di bottiglie dalle 200 mila di Brunello e 120 mila di Rosso di Montalcino degli anni settanta alle 8.400.000 di Brunello, 4.500.000 di Rosso, 260.000 di Sant’Antimo e 33.000 di Moscadello secondo i dati del 2014.

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Nei ristoranti ufficiali Vinitaly 2016 la carta dei vini sarà tutta MTV

Il Movimento Turismo del Vino sarà protagonista della 50^ edizione di Vinitaly, in programma a Verona dal 10 al 13 aprile, con oltre 100 metri quadrati di stand collettivo al Pad. 3 C8/D8, un punto d’incontro con area degustazione e postazioni dedicate ad associazioni regionali, cantine associate e sponsor. La stretta collaborazione con Veronafiere farà sì che la carta dei vini dei ristoranti ufficiali sarà riservata ai vini prodotti dalle aziende socie MTV.

Degustazioni e promozione del territorio saranno anche al centro della presenza MTV a Vinitaly and the City, il fuori salone in città (stand B11, Piazza dei Signori). ”Ci presentiamo quest’anno al Vinitaly con un piglio diverso e con un denso programma di iniziative che vedrà protagoniste le associazioni regionali sia nel nuovo spazio espositivo, dove per la prima volta si potranno degustare le nostre etichette in fiera, sia nel fuori salone a Piazza dei Signori.

Nei ristoranti ufficiali Vinitaly 2016 la carta dei vini sarà tutta MTV

Un cambio di passo per ribadire il nostro impegno sul fronte della promozione dell’enoturismo in Italia che, con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, rappresenta un comparto chiave per l’economia italiana” ha dichiarato Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino . Oltre 400 cantine socie presenti a Vinitaly e 21 tra incontri e presentazioni nello stand collettivo, 34 aziende protagoniste al tasting di OperaWine, 91 etichette nelle carte dei vini dei ristoranti ufficiali di Vinitaly e più di 40 quelle in degustazione nel fuori salone Vinitaly and the City a Piazza dei Signori.

Inoltre nello spazio fuori salone Vinitaly and the City (8-11 aprile) in programma quattro serate di degustazioni dedicate ai wine lover, arricchite dal tasting guidato ”MTV: un vino, un volto, un territorio” con i vini di Valle d’Aosta, Veneto, Sardegna, Calabria, Campania, Puglia e Lazio in programma pe il 10 aprile ore 18:30 alla Loggia Antica di Piazza dei Signori. Durante il Vinitaly 2016 sarà anche illustrata la nuova edizione 2016 di Calici di Stelle in programma dal 6 al 14 agosto. L’Associazione Movimento Turismo del Vino è un ente non profit ed annovera oltre 900 fra le più prestigiose cantine d’Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica. Obiettivo dell’associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole, da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità.

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L’8, il 14 e il 15 Aprile tutti a scuola di vino alla Fondazione Edmund Mach

La Fondazione Edmund Mach, di San Michele all’Adige, attraverso il Dipartimento post-secondario e universitario del Centro Istruzione e Formazione, organizza una serie di appuntamenti e incontri con illustri rappresentanti del mondo del vino. L’iniziativa si inserisce all’interno dell’Executive Master in Wine Export Management, ma si apre a un pubblico più numeroso dei soli corsisti: si tratta degli ”extra program” che consistono in attività, seminari, corsi, presentazioni di libri. Il primo è in programma venerdì 8 aprile, alle ore 16.30, presso il Palazzo della Ricerca e della Conoscenza. Si tratta dell’incontro con il sociologo Gianmarco Navarini autore per Il Mulino del libro ”I mondi del vino” e docente di Sociologia della cultura ed Etnografia alla Bicocca di Milano.

L’8, il 14 e il 15 Aprile tutti a scuola di vino alla Fondazione Edmund Mach

Il seminario, ad entrata libera ma con registrazione obbligatoria, avrà come focus principale gli elementi che compongono la fenomenologia sociale del mercato, quali ad esempio: i processi culturali di differenziazione dei mondi del consumo e della produzione; lo sviluppo dei legami tra i sistemi di classificazione del vino come prodotto e le classificazioni sociali dei consumatori (dai consumatori agli appassionati ai wine snob); i discorsi differenziali sulla definizione della qualità nel mercato; il linguaggio dei sensi e la comunicazione del gusto.  Giovedì 14 aprile, incontro con il guru Robert Joseph, autore di ”Marketing Wine Toolkit”, master of Wine, sul tema ”Brand vs Territorio o Brand e Territorio?’Metodi efficaci per commercializzare vino e territorio”, mentre venerdì 15 aprile incontro con l’importatore USA, Jim Lo Duca (Lo Duca Wines – USA: Il punto di vista dell’importatore USA: esigenze, problemi e soluzioni (seminario in inglese con traduzione consecutiva).
La Fondazione Edmund Mach (FEM) è un organismo privato di diritto pubblico strumentale alla Provincia Autonoma di Trento, attiva nel campo della formazione, ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico nei settori agricolo, alimentare e ambientale. Ne fanno parte il Centro Ricerca e Innovazione (CRI), il Centro Istruzione e Formazione (CIF) e il Centro per il Trasferimento Tecnologico (CTT).
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Vinitaly Wine Club: da oggi la sezione store sul colosso Amazon

Dopo l’apertura del grocery di luglio 2015, del servizio Prime Now, con consegne nel giro di poche ore su alcune piazze per alcune merceologie e del reparto fresco, partito a Gennaio 2016, Amazon ha lanciato oggi una nuova sezione dello store dedicata al vino. Il progetto è nato in occasione della 50a edizione del Vinitaly in partenza il 10 Aprile a Verona in collaborazione con il Vinitaly Wine Club, l’e-commerce del vino italiano di Vinitaly. Nello store di Amazon sono disponibili oltre 500 cantine, 300 denominazioni, 700 vini di qualità che vanno ad arricchire l’offerta già presente di nuovi prodotti made in Italy, provenienti da tutte le regioni d’Italia, selezionati e venduti da Vinitaly Wine Club sul Marketplace di Amazon.it con consegna in 24/48 ore in tutta Italia.
E’ possibile ricercare il proprio vino utilizzando diversi criteri: aromi, abbinamenti, regioni di provenienza, tipologia (bianco, rosso, spumante, rosé o dolce), premi insigniti dalle maggiori guide enologiche italiane. Ma anche proposte di Vinitaly Wine Club, come i Grandi Vini Italiani, i migliori vini premiati sotto i 20 euro, i Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, la Selezione Brunello di Montalcino DOCG, i Vini rossi Super Tuscan, i Vini rossi e bianchi sotto i 10 euro e molto altro.
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Franciacorta in assetto “da guerra” per il Vinitaly

Franciacorta si prepara a sbarcare alla 50esima edizione di Vinitaly, il Salone Internazionale del vino che si terrà a Verona dal 10 al 13 Aprile, con un’area dedicata di circa 1.500 mq all’interno del Padiglione Lombardia, al secondo piano del PalaExpo. Una partecipazione sempre più di rilievo con la presenza di 64 aziende, unite come sempre da quell’impegno che ha consentito al Franciacorta di affermarsi come denominazione emblematica di un territorio e di un vino di qualità e dalla spiccata personalità e che offriranno ”l’esperienza” Franciacorta ai numerosi operatori italiani e stranieri che visiteranno la fiera.
Anche quest’anno saranno numerose le attività per promuovere la Franciacorta e il suo territorio a Vinitaly, anche grazie al nuovo spazio dedicato alle strade del vino lombardo dove si potranno organizzare degustazioni e presentazioni. L’imprenditore Vittorio Moretti, patron di Bellavista e Contadi Castaldi, nonché Presidente del Consorzio ha dichiarato ”Il turismo enologico è il futuro per ogni denominazione”. Infatti proprio in quest’area esclusiva, sarà presentato il Festival Franciacorta d’Estate, uno degli eventi più importanti sul territorio franciacortino che ha come obiettivo di coinvolgere appassionati e curiosi per un weekend fuori porta, all’insegna di visite in cantina, itinerari in bicicletta e cene suggestive con gli chef del territorio.
Giugno sarà un mese ricco di iniziative anche per la presenza della grande opera ”The Floating Piers” sul Lago d’Iseo del noto artista Christo. Franciacorta infatti sta preparando un ricco programma di eventi per accogliere tutti i turisti che in quel periodo visiteranno il territorio. Durante la manifestazione sarà inoltre possibile vedere il nuovo film ”F for Franciacorta”, un cortometraggio di 20 minuti che rende omaggio al Franciacorta e alla Franciacorta.
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Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite

Emirates Airline ha allestito una cantina vini di tutto rispetto per coccolare i suoi passeggeri. Negli ultimi dieci anni, la compagnia ha speso oltre 690 milioni di dollari in vini da invecchiamento, da bere tra una decina d’anni, per alimentare una cantina di 2,2 milioni di vini top. Bottiglie acquistate direttamente dai produttori anche in anteprima. Nel 2015 un ordine di 13 milioni di bottiglie per un valore di 140 milioni di dollari, raddoppiando l’investimento rispetto agli anni precedenti. Stock quasi del tutto a copertura del consumo dei passeggeri che, solo nel 2015 hanno consumato 11,4 milioni di bottiglie di vino di cui 10 milioni servite solo in Economy class.

Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite

”Nel corso degli anni abbiamo costruito un programma che, grazie alla pianificazione e investimenti a lungo termine, ha garantito acquisti da vigneti esclusivi nel mondo, e siamo fieri del fatto che le nostre liste dei vini sono comparabili a quelle che si potrebbero trovare in un ristorante esclusivo e gourmet” ha dichiarato Tim Clark , presidente di Emirates Airline. I vini acquistati provengono soprattutto dalla Francia: la metà degli acquisti di vino per prima classe e per la business (pari a 1,8 milioni di bottiglie) sono volate direttamente dalla regione di Bordeaux. Tra i nuovi inserimenti nella carta dei vini targata Emirates, anche dei bianchi, tra cui annate vintage dell’esclusivo La Clarté de Haut-Brion.

Attualmente la compagnia gestisce quotidianamente, su un volo medio, circa 70 tipi di champagne, vini e Porto, un lavoro difficoltoso dal punto di vista logistico a servizio dei consumatori che ad ogni viaggio possono aspettarsi sempre qualcosa di nuovo. Iniziativa alla quale rispondono molto positivamente, secondo Tim Clark. Per la Borgogna, invece, sono state messe a dimora in cantina solo 2000 casse di vini, pari al 10% della produzione totale della regione e per l’Italia, come al solito, la Toscana fa da padrona: per i facoltosi utenti First Class del Solaia e Ornellaia, mentre per gli abbienti della Business, appena pronto da bere ci sarà l’immancabile Tignanello. Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite

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Vino al supermercato, a Milano la rivoluzione Carrefour Market Gourmet: mille etichette in 80 metri quadrati di “enoteca”

Dimenticatevi i vini in brik, le dame da 5 litri e i bottiglioni di bianco o rosso, sulla tavola del nonno. Cliccate “reset”, insomma, sulla vostra idea di vino al supermercato. Acquistarlo, d’ora in avanti, potrà diventare sempre più un’esperienza multisensoriale. Da “bottega”. Anzi, da “enoteca”. E non è un’eresia. Si tratta piuttosto dell’obiettivo del nuovo “format” di supermercati Carrefour. I “Market Gourmet”. In viale Bezzi, a Milano, è stato inaugurato il 22 marzo scorso il supermercato ribattezzato “Re dei Gourmet” Carrefour. Un luogo dove fare la spesa diventa un viaggio tra diversi “mondi”. A proposito, non chiamateli più “reparti”. Dai banchi tradizionali dei freschi, passando all’orto verticale, dal quale è possibile scegliere la propria piantina di basilico, sino ai vini. Tutto è spettacolo. E per comprendere la trama dello show, noi di vinialsupermercato.it ci siamo fatti accompagnare da due padroni di casa d’eccezione: Gianmaria Polti, responsabile Beverage del gruppo Carrefour, e Paolo Colombo, category Vini, Spumanti e Champagne dell’insegna francese.

Vino al supermercato, a Milano la rivoluzione Carrefour Market Gourmet: mille etichette in 80 metri quadrati di “enoteca”

L’innovativo “scenario” è racchiuso nei 3.200 metri quadrati di una struttura ex Billa (gruppo Rewe) acquisita 2 anni fa da Carrefour, in una zona del capoluogo lombardo scelta per il reddito medio-alto dei residenti, oltre a un’anagrafica che premia una cospicua presenza giovanile. Al primo piano (il piano terra) la parte più “cool”, ovvero quella dei freschi (ortofrutta, macelleria, pescheria, salumeria), il banco del sushi e quello del food asiatico. Al piano -1 la Grocery, con i mondi meno “caldi” dello “Scatolame” e affini, cui dà il benvenuto uno splendido reparto vini e birre. “Il mondo del vino – spiega Gianmaria Polti – è legato profondamente all’idea di benessere e di qualità dell’alimentazione. Non potevamo dunque trascurare questo segmento, a cui abbiamo dato anzi tutto lo spazio che merita, in un’ottica di esperienza gourmet”.

Immaginate dunque una sorta di trilocale di 80 metri quadrati. Con scaffali finemente rifiniti, disposti sui perimetri. E delle isole centrali, costituite da altre scaffalature eleganti, su cui sono riposti ordinatamente i “mondi” del Franciacorta, dello Champagne, dei vini dal mondo e dell’alta gamma. Ma il vero fulcro della cantina del Market Gourmet Carrefour di viale Bezzi è l’area dedicata alle degustazioni, che ospita con cadenza mensile un sommelier. In un angolo, addirittura, un’apparecchiatura in grado di raffreddare il vino prescelto in pochi minuti. Magari un bianco fermo. O un buona bollicina. Pronta al consumo senza passare dal frigo di casa, una volta terminata la spesa. Take it cold, take it easy.

I NUMERI
Circa mille le etichette presenti in questa particolare cantina. “Sono suddivise per regioni – spiega Gianmaria Polti – in maniera verticale. Si va dal nord al sud Italia, lungo il perimetro della cantina, da destra verso sinistra per i vini rossi. Poi iniziano rosati e bianchi, senza dimenticare i grandi formati e i brik, che abbiamo deciso di collocare sul fondo, non dimenticandoci di quei clienti che, anche in negozi come questo, sono alla ricerca del basso prezzo. Una parte che tuttavia abbiamo molto ristretto rispetto agli standard degli altri negozi della catena, basandoci anche sugli ultimi trend di questo segmento di mercato, che evidenzia una battuta d’arresto”.

Salta all’occhio, in particolare, l’importanza che Carrefour ha voluto dare invece alle bollicine. E non solo a quelle francesi, che vanno da un minimo di 20 a un massimo di 200 euro. Grande spazio è stato infatti riservato al Metodo Classico italiano. Con la Franciacorta che si vede assegnata addirittura più facing di quelli necessari per alcune referenze. Anche in considerazione delle migliori previsioni di rotazione. “Crediamo molto nell’analisi dei trend di mercato – evidenzia ancora Polti – ma nel Franciacorta riponiamo grande fiducia per il futuro. E per questo sovraesponiamo il segmento, cercando col nostro credo di differenziarci da altri modelli di display, che sembrano tutti clonati. La revisione dei display avviene annualmente e, statisticamente, prevede la movimentazione di un 10% dell’assortimento. Qui in viale Bezzi è ancora troppo presto per tirare delle conclusioni a riguardo, ma sicuramente abbiamo intenzione di restare coerenti con le nostre convinzioni e previsioni”.

Vino al supermercato, a Milano la rivoluzione Carrefour Market Gourmet: mille etichette in 80 metri quadrati di “enoteca”

A guidare il cliente nell’acquisto, una chiara “segnaletica” collocata sulle singole scaffalature, a indicare la suddivisione dei prodotti reperibili. A fare chiarezza, inoltre, delle targhette che fungono da grillo parlante, sotto le singole bottiglie: provenienza e uvaggio utilizzato, temperatura di servizio, abbinamenti culinari. Un surrogato del sommelier in “corsia”, la cui presenza – per ora – non è assicurata quotidianamente. “Per ora la cadenza delle degustazioni con presenza del sommelier è mensile – spiega Gianmaria Polti – ma la presenza costante e significativa di un sommelier nelle nostre cantine è un obiettivo che ci siamo prefissati per il futuro. Mi aspetto che questo si realizzi già nei prossimi anni. La presenza di un professionista del settore potrebbe da un lato essere utile alla clientela e, dall’altro, costituire indubbiamente un veicolo di redditività dei nostri spazi enoteca”.

Il sommelier in corsia, inoltre, garantirebbe un presidio costante delle scaffalature, gestendo ordini e rotazioni delle annate. “Anche se – precisa Polti – il nostro input è quello di lavorare con poca scorta di magazzino, al di là dei prodotti in promozione per i quali non possiamo accettare rotture di stock. L’aspetto delle rotazioni, dunque, sarebbe importante ma marginale rispetto al resto delle peculiarità e dei vantaggi che potrebbe offrire la presenza continuativa di un professionista del vino”.

QUALITA’ AL SUPERMERCATO: I VINI DI CARREFOUR GOURMET

Se la parola d’ordine qui è “gourmet”, anche il vino ne trae i suoi benefici. “Abbiamo fatto grandi passi avanti in termini di innalzamento del livello della qualità del vino in vendita al supermercato. I numeri – sostiene ancora il responsabile Beverage del gruppo Carrefour  – parlano chiaro e ci regalano grandi soddisfazioni. Basti pensare che ristrutturando un punto vendita come questo abbiamo riscontrato un incremento a doppia cifra su categorie come il vino, ma anche sulle birre, altro mondo che in Italia è in grande evoluzione, con le speciali e le artigianali che stanno conquistando nuovi margini di mercato, fungendo tra l’altro da traino e da volano per la vendita dello stesso vino. Un trend positivo in tutta la catena, che si evidenzia anche in punti vendita come Carugate”.

Carrefour, vissuto in Italia come sinonimo di ‘ipermercati’, ‘prezzi bassi’, ‘vendite a grandi volumi’,  assiste oggi invece a un fenomeno in controtendenza. “Veniamo avvicinati in maniera sempre più significativa anche da piccoli produttori – rivela Gianmaria Polti – e da produttori di vini di alta gamma. Come mai? E’ ovvio: in molti si sono accorti che Carrefour non ha solamente interesse a fare volumi di vendita, ma anche a proporre nuovi modelli come questo di viale Bezzi, che permettono di non impoverire l’immagine del prodotto, bensì di valorizzarlo, fungendo da vetrina per l’eccellenza enogastronomica”. In un Carrefour Gourmet come quello di viale Bezzi, tra l’altro, la spinta delle promozioni è meno invadente, per l’assenza di una vera e propria corsia riservata ai prodotti scontati.

“Tutto ciò in favore della vendita del continuativo sul lineare”, spiega Polti. “E anche questo ci aiuta nell’upgrade qualitativo, aumentando la marginalità e rendendo l’impatto delle promozioni molto meno invasivo”. Carrefour sta cercando piuttosto di spingere all’estremo il cross-merchandising, proponendo direttamente sul lineare (e non come di consueto su stand ed espositori fuori banco) la vendita ‘abbinata’, sfruttando la complementarietà dei prodotti appartenenti a famiglie diverse. Si può così notare la presenza, nella parte riservata agli aperitivi, di diverse etichette di Prosecco e di altre bollicine. Così come viene sfruttata la mixability delle acque toniche tra gli alcolici. L’aperitivo servito nel carrello, insomma. Senza girare per mille corsie.

Vino: rivoluzione Carrefour Market Gourmet

Particolare attenzione è stata inoltre riservata a un’altra nicchia in forte crescita in Italia, anche nel mondo della grande distribuzione organizzata: il segmento del biologico e del vegano. “Sono circa 30 le etichette – spiega il category Paolo Colombo – cui è stata dedicata una testata ad hoc. Inoltre, i singoli prodotti vengono ripresi sul lineare, inseriti in base alle regioni di provenienza e alla tipologia di vino. Va ricordato, peraltro, che questi vini non sono affatto diversi da quelli ‘convenzionali’, se non per alcune tecniche di vinificazione e allevamento in vigna, e sono dunque adatti al consumo da parte di clienti che non sono vegani o che non consumano necessariamente cibi biologici. Sono vini buoni, abbinabili dunque anche a pietanze non vegane”.

Vini le cui vendite sono in forte ascesa, se si considera che lo scorso anno hanno fatto registrare un aumento del 20%, portando da soli nelle casse del gruppo Carrefour, complessivamente, 250 mila euro. “Abbiamo anche organizzato qualche degustazione con questi prodotti – aggiunge Colombo – con ottimi risultati”. Tra le bottiglie consigliate dal category, nel rapporto qualità-prezzo inferiore ai 20 euro, ci sono diverse bollicine: “Ottimo il Prosecco Col Vetoraz – suggerisce Colombo, che tra l’altro è sommelier – ma anche il Prosecco di Nino Franco. Nomi importanti. Il trend è assolutamente positivo sui vini bianchi e in particolare quelli del Trentino Alto Adige come il Gewurztraminer, che hanno una fascia prezzo medio alta, a partire dai 9 euro. Sta crescendo molto anche il Lugana: ottimo quello di un piccolo produttore, Bottarelli. Tra i rossi ruota moltissimo la Toscana, dove abbiamo una serie di etichette molto interessanti sul Chianti Classico”.

VITIGNI E DENOMINAZIONI

Per il vitigno più sottovalutato interviene il responsabile Beverage, Gianmaria Polti: “Dal mio punto di vista è il Nebbiolo d’Alba o delle Langhe – dichiara – ottenuto da un vitigno che spesso conosciamo solo per il Barolo e il Barbaresco, ma che può tuttavia dare grandi soddisfazioni anche in queste versioni”. Tra le Doc e Docg più in difficoltà, Polti cita l’Oltrepò Pavese: “E’ un po’ problematico – sottolinea – quindi in questo momento non gli assegneremo certo nuovo spazio”. “Sta perdendo negli ultimi anni anche a causa degli scandali che hanno investito alcuni produttori – aggiunge il category Colombo – e che hanno portato un po’ di cattiva pubblicità a quell’area. In controtendenza, invece, i vini bianchi abruzzesi e marchigiani, che stanno venendo fuori molto bene. Stabile, invece, la Campania”. Consigli davvero utili, specie in un reparto dove è facile – per un amante del buon vino – perdersi per ore.

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Il Consorzio Tutela Vini Piceni in scena al Vinitaly tra Pecorino e Passerina

Non mancherà il palcoscenico del Vinitaly anche il Consorzio Tutela Vini Piceni presieduto dal cavaliere del lavoro Angela Velenosi. L’ente riunisce ad oggi 43 produttori marchigiani impegnati nella promozione e nella tutela vini e dei vitigni provenienti dall’area picena. Al Vinitaly racconteranno la tradizione di una terra unica attraverso assaggi delle loro eccellenze tra cui Offida DOCG, nelle tipologie Pecorino, Passerina e Rosso, Rosso Piceno DOC, anche nella tipologia Superiore e Falerio DOC, anche nella tipologia Pecorino. Un appuntamento specifico dedicato anche al Pecorino, vitigno autoctono prestigioso che festeggerà il suo 25mo anniversario. Non solo vini durante la manifestazione, come ormai prassi consolidata di molti Consorzi, ma anche promozione del territorio.

Il Consorzio Tutela Vini Piceni in scena al Vinitaly tra Pecorino e Passerina

Per l’occasione il presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni ha coinvolto giornalisti, esperti, persone legate al territorio che guideranno i visitatori alla scoperta del Piceno.”Abbiamo deciso di allestire per conto nostro lo spazio a disposizione, con l’intento di vedere rappresentata la nostra identità territoriale, le nostre istanze, il saper fare della nostra cultura territoriale, reinterpretata in chiave contemporanea come innovare nel solco della tradizione” ha dichiarato il presidente Armando Falcioni. Il Consorzio Tutela Vini Piceni è nato nel 2002, sull’onda del successo della produzione enologica del Piceno, grazie al riconoscimento di vini eccellenti provenienti da vitigni autoctoni.
Obiettivo del Consorzio difendere l’impegno degli imprenditori, promuovere e valorizzare le DOC e DOCG del territorio, controllando che vengano prodotte nel rispetto del disciplinare. Il Consorzio Vini Piceni sarà al padiglione 7 insieme alla Collettiva Regione Marche. Le cantine che troverete all’interno della Collettiva saranno Vitivinicola d’angelo, Le Caniette, Azienda Agrobiologica Centtani, Carminucci Vini, Azienda Santa Liberata, Domodimonti, Cantina Offida, Cantie di Castigliano, La Pila, La Canosa, Terra Fageto, Vinicola Carassanese, Viniscola Costadoro Azienda Agrobiologica san Giovanni, Poderi dei colli , San Savino di Capecci Simone. Saranno con il loro stand, sempre all’interno del padiglione Velenosi ,Tenuta cocci grifoni, La Cantina dei Colli Ripani, Ciù Ciù, Tenuta de Angelis, Saladini pilastri, Collevite, Tenute del borgo, Vigneti Bonaventura, Poderi San Lazzaro, Cameli Irene e Il Conte Villa Prandone.
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E’ di Salerno il “vino della Dieta Mediterranea – Elisir di lunga vita”

Nasce il “vino della Dieta Mediterranea”: a produrlo sarà il Comune di Pollica-Acciaroli in collaborazione con una azienda vitivinicola campana. Ad annunciarlo è stato il sindaco di Pollica (Salerno), Stefano Pisani. “Il vigneto – spiega il primo cittadino – dovrebbe sorgere sulla collina di Pollica, in località Serre di Mulino a Vento, in un’area di 21 ettari acquistata all’asta nei giorni scorsi dal Comune. Sarà il primo passo per la nascita de “I giardini del Mediterraneo”, un parco tematico dedicato alla preservazione della biodiversità e allo stile di vita mediterraneo”. Nei prossimi giorni, il piccolo Comune cilentano, patria della Dieta mediterranea, presenterà tutte le richieste necessarie per l’autorizzazione ad installare nell’area il vigneto per l’avvio della produzione del “Vino della Dieta Mediterranea – Elisir di lunga vita”, per la quale si avvarrà della collaborazione di una della maggiori aziende vitivinicole campane. (foto: Ansa)
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Chiamparino: “A Torino una casa promozionale del vino”

Una ‘casa’ promozionale del vino, con sede a Torino, e un coordinamento regionale degli eventi piemontesi del vino. E’ l’idea lanciata da Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e dell’Arev, l’associazione che rappresenta le 75 regioni viticole europee, in occasione del debutto delle nuove etichette di ‘Piemonte Barbera, tradizione che si rinnova’. Un progetto della Cia di Asti in collaborazione con la cantina di Vinchio e il Consorzio della Barbera all’Enoteca regionale di Nizza Monferrato (Asti).

Chiamparino: “A Torino una casa promozionale del vino”

“Stiamo pensando – ha spiegato Chiamparino – a una nuova rete strutturata dei numerosi eventi piemontesi legati al vino”. Chiamparino è stato il testimonial del “rilancio della denominazione, che ha bisogno di una nuova identità” ha aggiunto l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero. “Su 45mila ettari di vigneto in Piemonte – ha precisato il presidente del Consorzio della Barbera, Filippo Mobrici – 12mila sono coltivati a Barbera e da questi vengono prodotte circa 20 milioni di bottiglie, metà delle quali vengono esportate”. “Con la nuova etichetta Piemonte Barbera da oggi in commercio – ha concluso il presidente della Cia di Asti, Alessandro Durando – abbiamo voluto dare un giusto prezzo al prodotto e al lavoro dei produttori”.
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Vinitaly, nuova cuvèe Merlot-Cabernet: Hans Terzer pronto a stupire

Proseguono le scommesse del winemaker d’eccellenza della cantina San Michele Appiano, Hans Terzer. Dopo la creazione nel corso del 2014 di De Piano Alto Adige Merlot Cabernet 2011, nel 2015 di Appius 2010 proveniente da vigneti storici, e di Appius 2011 che sarà presentato al 50° Vinitaly di quest’anno, Terzer è pronto alla creazione di una nuova cuvèe Merlot-Cabernet 2013.

Il blend in stile bordolese sarà presentato entro la fine di quest’anno. Intanto Terzer fa il punto sull’annata 2015, con tanto sole e caldo, che ha regalato alla cantina San Michele-Appiano vini rossi di grande struttura, dal colore intenso e profumo spiccato. Anche i vini bianchi come Schulthauser, Pinot Grigio e Sauvignon Sanct Valentin ne hanno giovato in profumo e struttura.

Vinitaly, nuova cuvèe Merlot-Cabernet: Hans Terzer pronto a stupire

“Le temperature alte che hanno caratterizzato tutto l’anno fino alla vendemmia – spiega Terzer – ci hanno regalato uve sane e molto mature, pronte per la produzione di vini bianchi e rossi importanti. Sono convinto che i vini della cantina San Michele-Appiano miglioreranno ulteriormente. Abbiamo tanti vigneti ancora giovani che, man mano che invecchieranno, ci regaleranno grande qualità”.
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Export vino piemontese in calo: ”meno prosecco più bolle locali” il monito di Ferrero

Il 2015 ha registrato un calo del 5% nelle esportazioni di vino piemontese per un fatturalo di 965 milioni di euro. Il calo è dovuto, in gran parte, al crollo di fatturato dell’Asti spumante. ”Abbiamo perso quasi il 40 per cento a causa dell’embargo sul mercato russo” ha fatto notare il presidente del consorzio per la tutela dell’Asti Giorgio Bosticco.
”Il vino non subisce il blocco dell’export, ma i nostri produttori non ne vendono più, perché hanno paura di non essere pagati a causa della crisi economica che l’embargo sta provocando. Per le bollicine dolci anche il mercato interno non brilla, va ripensata la comunicazione di questo vino. Bisogna insegnare agli italiani ad apprezzarne le caratteristiche e gli usi, tipicamente la domenica, in famiglia, con gli amici, a fine pasto con il dolce e con la frutta” ha aggiunto Bosticco. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero , proprio sul tema delle bollicine, ha lanciato un appello a commercianti e gestori di bar: ”Servite qualche bolla piemontese, invece di offrire ai clienti sempre e solo Prosecco. I nostri spumanti sono migliori”.

Export vino piemontese in calo: ”meno prosecco più bolle locali” il monito di Ferrero

Nei prossimi giorni l’assessore incontrerà Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Piemonte, per chiedere alle attività commerciali uno sforzo di promozione dei vini locali, soprattutto quelli che subiscono la maggiore concorrenza. ”Facciamo sinergia, per evitare che, in otto casi su dieci, chi chiede un bicchiere di vino nei locali delle nostre città ne riceva uno che con il Piemonte ha niente a che fare” ha sollecitato Ferrero. Nonostante la battuta d’arresto il Piemonte continua comunque a rappresentare il 18% del vino esportato. Nel dettaglio: 54 milioni di bottiglie di Asti spumante, 29 milioni di Moscato, 22 di Barbera, 13 di Barolo e 4,5 di Barbaresco.
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Vino, Gdo scelta vincente. Ecco i bilanci delle società vinicole: chi sale, chi sprofonda

Nel 2014, il 41,8% delle vendite nazionali delle principali società vinicole è transitato per la grande distribuzione organizzata (Gdo). L’indagine sul settore vinicolo condotta da Mediobanca su un campione di 44 società con titoli trattati in 21 Borse, non lascia spazio a interpretazioni di sorta. Si tratta della media tra il 47,2% delle cooperative e il 36,9% delle restanti società. L’incidenza della grande distribuzione è cresciuta dal 36,5% del 2002 al 51,2% del 2014. Il secondo canale per importanza è il grossista/intermediario (15,9%) seguito dall’aggregato Horeca (Hotel-Restaurant-Catering), anch’esso con incidenze differenti per cooperative (7,7%) ed altre società (21,3%). Seguono enoteche e wine bar, che coprono il 7,4% (con le cooperative al 3,6%), mentre la vendita diretta incide per poco più dell’11%, quota invariata rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dei grandi vini, la quota più elevata è ascrivibile al canale Horeca. (40,6%), cui seguono enoteche e wine bar al 26%.

La vendita diretta sale qui al 16,6%, con la grande distribuzione a quota 3,2%. Relativamente alle esportazioni prevalgono le vendite tramite intermediari importatori (otto decimi del totale), mentre il controllo della rete di proprietà permane limitato al 9,4%. I tre maggiori produttori per fatturato nel 2014 sono stati il gruppo Cantine Riunite-Giv (536 milioni di euro, +0,3% sul 2013), Caviro (314 milioni, -2,0%) e la divisione vini del Gruppo Campari (209 milioni, in calo dell’8,3% sul 2013). Seguono Antinori, che nel 2014 ha realizzato una crescita del 4,8% portandosi a 180 milioni di euro, la cooperativa Mezzacorona a 171 milioni di euro (+5%) e appaiate a 160 milioni la Fratelli Martini (+1,8%) e la Zonin (+4%).
Solo una società ha realizzato un aumento dei ricavi superiore al 10%: è la forlivese Mgm, con vendite a 73 milioni (+10,1% sul 2013). Altre variazioni degne di nota hanno interessato la Ruffino (+8,4% a 81 milioni) e il Gruppo Santa Margherita (+7,8% a 110 milioni). Nell’insieme la graduatoria si mostra stabile, almeno nelle prime dieci posizioni. Alcune società hanno una quota di fatturato estero quasi totalitaria: la Botter al 96,8%, la Ruffino al 92,9%, la Masi Agricola al 90,5% e la Fratelli Martini con l’89,5%. Solo sei gruppi hanno una quota di export inferiore al 50% delle vendite.

I PROFILI DEI MAGGIORI PRODUTTORI

Il maggiore sviluppo delle vendite nel periodo 2009-2013 è appannaggio della Cantine Turrini di Riolo Terme (+110,2%), seguita dalla cooperativa Cevico di Lugo (+84,6%) – entrambe, dunque, della provincia di Ravenna – e dalla Botter Di Fossalta di Piave, Venezia (+84,2%). Solo due imprese hanno subito nel periodo una flessione del giro di affari: la cooperativa La Vis di Lavis, Trento (-14,7%) e la Giordano Vini di Diano D’Alba, Cuneo (-10,7%).

I margini (Margine operativo netto “Mon”/valore aggiunto), la redditività del capitale investito (roi) e quella netta (roe) collocano la Botter e la Cantine Turrini nelle posizioni di testa. Giordano Vini e La Vis hanno segnato nel 2013 una redditività netta negativa. La struttura finanziaria più solida, sempre secondo l’indagine Mediobanca, è della Banfi che ha debiti finanziari pari al 18,3% dei mezzi propri, seguita dalla Frescobaldi (20,9%) e dal Gruppo Cevico (24,7%).

E’ particolarmente elevato l’indebitamento della cooperativa La Vis (18 volte il rapporto), della Giordano Vini (487%) e della Cantine Brusa (372%). Solo due società presentano un debito finanziario prossimo al fatturato: si tratta della Antinori (99,2%), che sconta tuttavia un eccezionale sforzo in termini di investimenti nei precedenti esercizi, e della cooperativa Mezzacorona (91,5%). Gli investimenti sono rilevanti per Masi (17,6% del fatturato), Banfi (14%) e Frescobaldi (11,1%).

La competitività, misurata dal rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto, appare molto soddisfacente per le Cantine Turrini (16,9%), la Masi (26,2%) e la Botter (28,5%). Livelli meno favorevoli sono riferiti alla Cevico (81,7%), Schenk Italia (69,9%) e Giordano Vini (69,4%). Le tre aziende meglio posizionate sono risultate, in ordine decrescente: Botter, Cantine Turrini e Masi. La graduatoria è chiusa, sempre in ordine decrescente, da Mezzacorona, Giordano Vini, e La Vis.

L’ASSETTO PROPRIETARIO

Al controllo familiare è riconducibile il 53,9% del patrimonio netto complessivo dell’aggregato oggetto dello studio Mediobanca. Tale quota si ripartisce tra controllo esercitato in modo diretto da persone fisiche (33,9%) e tramite persone giuridiche (20%). Ove si assimilino alla forma familiare le cooperative, le quali raccolgono circa 33.400 soci, si aggiunge un’ulteriore quota del 22,8% che porta il totale del patrimonio netto familiare al 76,7%. Il restante 23,3% dei mezzi propri è riferibile per il 14,1% a investitori finanziari (ed altre tipologie residuali) e per il 9,2% a società straniere.

In termini assoluti, alle famiglie in senso stretto sono riconducibili mezzi propri per 1,74 miliardi di euro (1,1 miliardi in capo a persone fisiche e 0,64 miliardi a persone giuridiche), 16 alle coop per circa 0,74 miliardi di euro. I soci esteri detengono un portafoglio con valore di libro pari a 0,3 miliardi di euro. I principali soci finanziari sono così assortiti: banche ed assicurazioni con 347 milioni di euro, fondi con 38 milioni, fondazioni e trust rispettivamente con 28 e 33 milioni, fiduciarie con 11 milioni.

Il rapporto con i mercati finanziari è tradizionalmente trascurabile in Italia. Solo quattro delle società considerate sono interessate alla Borsa, ma in modo indiretto, attraverso la quotazione della società controllante, che in un solo caso assume lo status di socio industriale (Davide Campari) e nei restanti quello di investitore finanziario (si tratta dei gruppi assicurativi Allianz, Generali e UnipolSai). Le banche, dopo il 17 disimpegno del Monte dei Paschi di Siena, sono assenti. Ma dal 29 gennaio 2015 è quotata all’Aim la Italian Wine Brands, controllante la Giordano Vini.

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Analisi e Tendenze Vino

Crif Ratings: il comparto del vino italiano? Candidato ideale per le obbligazioni garantite

Con l’inasprirsi delle condizioni di accesso al credito bancario, negli ultimi tre anni si è assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le imprese di piccola e media dimensione. Di particolare interesse è il mercato obbligazionario domestico (c.d. minibond), che offre strumenti di breve e lungo termine particolarmente adeguati alle esigenze delle piccole e medie realtà del settore manifatturiero, agroalimentare compreso. “Ad oggi – evidenzia Paolo Bono, Associate presso l’agenzia di rating emiliana Crif Ratings – restano tuttavia numericamente poche le Pmi del settore Food & Beverage che hanno intrapreso la strada dei minibond. Tutto ciò al cospetto dell’enorme potenziale di emissione per un settore, dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”. L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata nel gennaio 2016 della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Si tratta di un precedente che, nel prossimo futuro, potrebbe replicarsi anche in altri segmenti dell’agroalimentare caratterizzati da magazzini particolarmente pregiati. “Il candidato ideale – aggiunge Paolo Bono – è il settore del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al prestito bancario. In questo comparto, il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.

I NUMERI DELLE AZIENDE DEL VINO
Come mostra la tabella, sono stati analizzati i numeri di grande imprese del vino in Italia. Da Ferrari a Masi, da Berlucchi a Santa Margherita, passando per Duca di Salaparuta, Sella e Mosca, Frescobaldi e Antinori. Osservando le prime 15 imprese italiane per marginalità unitaria, per circa l’80% di esse il peso del magazzino rispetto al fatturato è superiore al 50%, una circostanza che si spiega con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock per più esercizi. Rare sono invece le aziende che pur registrando ottime marginalità rilevano un valore delle rimanenze non particolarmente elevato: si tratta di imprese con una forte notorietà e reputation del proprio brand aziendale sui mercati esteri, una politica sostenibile solo dalle pochissime realtà che possono sostenere ingenti investimenti promozionali. In questo contesto, le strategie aziendali volte ad un riposizionamento verso l’alto sul fronte dei prezzi di vendita e dei margini unitari spesso si traducono nel potenziamento dei processi e delle strutture di affinamento. La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini invecchiati ha un notevole impatto sull’equilibrio finanziario delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa. L’esborso per i necessari investimenti insieme all’assorbimento di capitale circolante (aumento delle rimanenze e allungamento dei tempi di incasso rispetto al momento in cui si sostengono i costi di produzione) sono, per molte imprese, forti deterrenti ad intraprendere una strategia di diversificazione verso il prodotto pregiato. Un piano industriale che voglia perseguire questa strategia di crescita non può prescindere da una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre meno disponibile nell’offerta del sistema bancario. Da qui la valida alternativa del mercato obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che per le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei bilanci 2014, può essere utilizzato a “garanzia” del debito e quindi a riduzione del suo costo.
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Collisioni di vino: Verdicchio e Barolo, gemellaggio a Vinitaly 2016

Un gemellaggio inedito tra i grandi produttori del vino bianco più premiato d’Italia, il Verdicchio, e quelli del “Re dei vini”, il Barolo, in partnership con il festival agrirock Collisioni (lunedì 11 aprile, ore 11). Due indagini Nomisma-Wine Monitor, “Consumi & brand awareness dei vini italiani” e “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche”, che saranno presentate lunedì 11 aprile a partire dalle ore 12. Un sodalizio rinnovato, quello con l’artista marchigiano Neri Marcorè (in fiera l’11 aprile), e uno nuovo con Il Sole 24 Ore e Food24, in diretta dal Vinitaly tutti i giorni dallo stand delle Marche.

COLLISSIONI DI VINO

Queste le novità per il 50° Vinitaly messe in campo dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – IMT (780 soci per 16 denominazioni, rappresentando l’82% dell’export dei vini regionali) che dal 10 al 13 aprile partecipa alla fiera con una collettiva di 99 aziende presenti nello stand della Regione Marche (Pad 7, C 6/7/8/9). “Ci presentiamo quest’anno al Vinitaly con un programma denso di attività e ricco di nuove ‘contaminazioni’ e partnership – evidenzia Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – da quella con il vino simbolo dei grandi rossi italiani e con una delle manifestazioni culturali più accreditate del momento, Collisioni, a quella con Il Sole 24 Ore e Food 24, che prevede due dirette al giorno dallo stand della Regione Marche, appuntamenti live e approfondimenti sul Vinitaly. Fino al 13 aprile inoltre sono previsti numerosi passaggi spot con i vini delle Marche su Radio 24″.

Collisioni di vino: Verdicchio e Barolo, gemellaggio a Vinitaly 2016

Tornano per il 2016 gli assaggi liberi in terrazza con circa 190 etichette del consorzio, dal Verdicchio al Bianchello del Metauro, dal Rosso Conero alla Vernaccia di Serrapetrona, dal Colli Maceratesi al Colli Pesaresi, dalla Lacrima di Morro d’Alba al Pergola. Vinitaly sarà anche l’occasione per fare il punto sul polo enogastronomico regionale Food Brand Marche e sul valore dell’agroalimentare nell’economia regionale con l’indagine “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche” di Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma che sarà presentata l’11 aprile alle 12:30 nello stand della Regione.
All’evento parteciperanno la vicepresidente e assessore all’Agricoltura Regione Marche, Anna Casini, lo chef stellato e ambasciatore di Food Brand Marche, Moreno Cedroni, il giornalista enogastronomico Carlo Cambi, il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e di Food Brand Marche, Alberto Mazzoni, il vicepresidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Antonio Centocanti. A seguire gli assaggi Food Brand Marche firmati dallo chef Errico Recanati (1 stella Michelin).
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”Sideways in viaggio con Jack” versione Langhe è quasi realtà

A distanza di dodici anni dall’uscita del famoso film ”Sideways, in viaggio con Jack”  potrebbe arrivare la versione italiana. A realizzare il film potrebbe essere Paolo Damilano, timoniere della omonima cantina di La Morra inseme al fratello Mario e al cugino Guido. Damilano è uno dei 101 produttori selezionato per OperaWine, l’evento che sabato 9 aprile aprirà il Vinitaly di Verona, nonché presidente di Film Commission Torino Piemonte la fondazione che ha portato nella regione più di 900 set grazie a incentivi e sconti fiscali. L’imprenditore ha annunciato l’idea di acquistare i diritti per realizzare una versione europea del film con un possibile produzione italo cinese ed anche una fiction sulle Langhe.

‘Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole…Se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. Se è un vino d’annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continui ad evolversi. Mi piace pensare che se apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è…in costante evoluzione e acquista complessità. Finchè raggiunge l’apice…”.

”Sideways in viaggio con Jack” versione Langhe è quasi realtà

Una delle frasi più celebri tratte da quel film, addirittura utilizzata nei corsi per sommelier per provare a spiegare cos’è il vino.  Il Pinot Nero, ossessione di Miles, potrebbe diventare un Barolo. Già all’epoca dell’uscita del film che ebbe un enorme successo, si registrarono aumenti delle vendite di Pinot nero e incremento dell’enoturismo in California, Tiziana Frescobaldi dell’omonima cantina aveva dichiarato che era un film che sarebbe stato possibile realizzare anche in Toscana, Piemonte o Sicilia. Un’opportunità considerata allora persa che oggi potrà realizzarsi tra le dolci colline delle Langhe.

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La Capitanata dei vini della Daunia è pronta per il Vinitaly

Si è tenuto giovedì 31 Marzo un incontro presso la Sala Giunta di Palazzo Dogana della Provincia di Foggia, tra i rappresentanti delle principali aziende vinicole di Capitanata aderenti al Movimento Turismo del Vino Puglia, gli esponenti politici locali, le imprese vinicole e le associazioni di categoria per raccontare lo stato dell’arte e gli obiettivi da perseguire nella promozione del vino di Capitanata anche al Vinitaly.

Una manifestazione ritenuta un’occasione imperdibile per incontrare i compratori e gli addetti del settore, ma anche per promuovere il territorio, parlare delle proprie eccellenze e del duro lavoro svolto per produrre qualità, degli investimenti fatti palcoscenico ideale per essere ambasciatori del territorio di Capitanata, da sempre a vocazione agricola, un territorio che grazie al San Severo rosso, rosato e bianco si fregia del riconoscimento DOC, la prima in Puglia e tra le prime in Italia, già dal 1968. Obiettivi ambiziosi che si possono raggiungere solo facendo squadra.

”Solo insieme possiamo vincere la battaglia con i competitor mondiali, non dobbiamo avere paura del nostro vicino, ma dobbiamo collaborare. Al Vinitaly saremo uniti per competere con il mondo”  ha spiegato Donato Giuliani della sanseverese Cantine Teanum. I produttori punteranno  su Nero di Troia e spumanti. ”Proprio adesso che l’asse produttivo sembra spostarsi dalla quantità alla qualità, con la competizione accesa nei confronti dei rinomati vini del Nord, serve saper trasmettere questo valore aggiunto del prodotto dauno. Il Primitivo e il Negramaro hanno raggiunto la fase matura del proprio mercato, adesso il prodotto in ascesa in Puglia è il Nero di Troia e su questo bisognerà puntare” ha affermato il presidente della Camera di commercio, Fabio Porreca.

La Capitanata dei vini della Daunia è pronta per il Vinitaly

Lucio Pistillo, direttore dell’ Antica Cantina ha inoltre spiegato che nonostante a San Severo ci siano la gran parte dei 9mila ettari di Montepulciano della Puglia,  non è possibile indicarlo in bottiglia. Potrebbero puntare su uno dei vini più venduti al mondo ma le regole lo impediscono e non si possono informare i consumatori. ”Chi vende vino all’estero sa benissimo che bisogna dare un nome ed un cognome al prodotto, altrimenti non c’è mercato” ha commentato.

Gianni Ciampi delle Cantine Passalacqua è invece intervenuto sul tema delle produzioni biologiche.”Stiamo tornando al passato puntando sul Nero di Troia e sul Bombino senza nessun tipo di additivo chimico. Facciamo il vino a fermentazione naturale come i nostri nonni. Il mercato italiano ha già riconosciuto la bontà di questa operazione, se è vero che l’80 per cento della produzione è venduta sul territorio nazionale e solo il 20 per cento all’estero prima o poi tutte le cantine seguiranno questa strada” ha commentato. Relativamente al discorso bollicine, la Cantina D’Araprì di San Severo ha già ottenuto risultati importanti nella spumantizzazione.

Alberto Longo, proprietario Azienda Agricola Alberto Longo è pronto invece a lanciare il suo primo metodo classico e si è espresso molto fiducioso sulle prospettive future, ci sono  i margini per creare addirittura un distretto dello spumante, a favore del quali si sono anche schierati i sommelier della Capitanata.

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Il Consorzio Lugana Doc atterra a Copenaghen

In programma oggi e domani a Copenaghen ”De italienske vindage” la più importante kermesse danese dedicata ai vini italiani che dal 2002 è annualmente occasione di incontro tra i maggiori importatori locali e produttori italiani di diverse regioni. Duecento i vini proposti in assaggio con presenza, tra gli ospiti d’onore del Consorzio Lugana Doc.

L’ istituto, è nato nel 1990 e da sempre si fa promotore del marchio Lugana, in Italia e nel mondo. Il Lugana Doc, prodotto con uve Turbiana è un vino profumato a tutto pasto che incontra da sempre il gusto estero, in particolare dei tedeschi che assorbono il 40% del 75% della produzione che va tutta sui mercati esteri. L’annata 2015, considerata ottima è stata recentemente presentata a Lazise. La partecipazione del Consorzio Lugana Doc ha proprio  come obiettivo l’incremento della presenza dei propri vini sulle tavole nordeuropee che la apprezzano molto più del Belpaese.

Alla manifestazione, in partnership con il Consorzio Lugana, sarà presente anche il Consorzio di promozione “Garda Lombardia”. Un copione che si ripete in vari eventi, una partnership volta a consolidare il Lago di Garda come destinazione turistica, enogastromica e non, un mercato che vale già oggi oltre 3.600.000  di presenze per una spesa turistica di 352mila euro. L’evento e’ organizzato dal gruppo “Ekstra Bladet”, uno dei piu’ influenti magazine di politica e costume del Paese.

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Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, meno “chimica” nel nuovo protocollo

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg crescita record al supermercato nel 2019

Prosecco Valdobbiadene, sempre meno “chimica” nei 15 comuni dell’area della Docg. Il nuovo protocollo vinicolo 2016, presentato dal presidente del Consorzio, Innocente Nardi, toglie infatti dall’elenco delle circa 50 molecole – comunque autorizzate dalle normative nazionali ed europee – altre sette sigle, oltre alle sette rimosse lo scorso anno, e tutto questo al fine di rendere la coltivazione della vite la più sostenibile possibile in un’area peraltro caratterizzata da una fra le più alte antropizzazioni.

Prosecco Valdobbiadene: meno chimica nel nuovo protocollo

L’obiettivo, è stato spiegato, è anche quello di far partecipe la comunità che abita sul territorio della consapevolezza ambientale degli addetti ai lavori e di come questi valori contribuiscano a rendere riconoscibile ed apprezzato nel mondo un prodotto diventato il simbolo della pedemontana trevigiana.

A collaborare con il Consorzio al monitoraggio, da alcuni anni, c’è anche l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpav), la quale, dal 2003, controlla la vendita delle sostanze normalmente usate nella fitosanitaria in ciascuna delle Usl del Veneto. Una molecola chiamata Macozeb, ad esempio, fra le più utilizzate in agricoltura, nelle aree di coltivazione del Prosecco, cioè nelle Usl n. 7 e n. 8, in cinque anni è risultata essere stata acquistata in quantità dimezzate, segnale della buona adesione dei coltivatori alle indicazioni fornite dai disciplinari.

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Barbera d’Asti Docg: due nuovi lieviti autoctoni presto in commercio

Dopo quattro anni di sperimentazioni, si è giunti all’individuazione di due nuovi lieviti autoctoni con un elevato potenziale enologico da impiegare per la produzione del Barbera d’Asti Docg, al fine di produrre un vino ancora più strettamente legato al terroir I lieviti sono stati selezionati da 15 vigneti di Barbera delle province di Asti e Alessandria nell’ambito di uno studio affidato ad un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Agraria di Asti (Disafa) e presentati durante la riunione conclusiva del progetto tenutasi il 30 Marzo. ”Wildwine”, questo il nome del progetto, è stato avviato nel 2012 grazie a finanziamenti delle comunità europea, in collaborazione con il Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e una serie di produttori.

Tra gli oltre 600 ceppi individuati sono stati identificati due biotipi che saranno messi in commercio dalla prossima vendemmia dall’Enotecnica di Nizza Monferrato. Un vero e proprio primato, visto che si tratta dei primi lieviti autoctoni provenienti da una zona vitivinicola targata Unesco. Il Presidente del Consorzio della Barbera d’Asti, Filippo Mobrici ha espresso la sua convinzione che questa scoperta sarà un ulteriore stimolo alla caratterizzazione della Barbera, vino originario di quelle colline ed oggi testimone del Piemonte a livello mondiale.

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Da Piacenza con furore: in Cina si beve Vicobarone

Si è svolta a Chengdu, in Cina, l’International Wine and Spirit Show, il ”Fuorisalone” del ”China Food and Drinks Fair for Wine and Spirit”, uno degli eventi più rilevanti del comparto vitivinicolo cinese che ogni anno attrae circa 4mila espositori e oltre 400mila visitatori. Tra le aziende italiane partecipanti, le Cantine di Vicobarone, rappresentate da Fabrizio Malvicini,  che da 5 anni sono protagoniste delle esportazioni verso la Cina. Nel 2015 hanno registrato 1,2 milioni di euro di fatturato che hanno spinto le Cantine Vicobarone a siglare una partnership con Long Vision, il più grande importatore di vino italiano in Cina.

Da Piacenza con furore: in Cina si beve Vicobarone

”Le Cantine di Vicobarone hanno inteso un messaggio decisivo  quello dell’importanza di esportare per dare valore alle cooperative stesse. Le cooperative devono unire le forze per esportare il prodotto e dare valore ai soci” ha affermato Malvicini. La fiera è stata anche occasione di dialogo con Carlo Piccinini, neo presidente eletto a gennaio 2016 di Fedagri Emilia Romagna e Confcooperative Modena nonché imprenditore agricolo e vicepresidente della Cantina Carpi Sorbara. Un confronto proficuo  tra due realtà cooperative importanti secondo Malvicini che ritiene  importante la collaborazione tra cantine, anche di province limitrofe, al fine di sviluppare sinergie di crescita.

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”A corto di vino”: alle cantine di Orcia ciak, si gira!

In occasione dell’Orcia Wine Festival in programma a S. Quirico d’Orcia dal 22 al 25 Aprile 2016, gli studenti italiani e stranieri iscritti al Corso di Comunicazione Digitale tenuto dal professor Maurizio Masini presso l’università di Siena realizzeranno una serie di cortometraggi ambientati nelle cantine in cui si produce il vino Orcia Doc. I video saranno proiettati nell’ambito della rassegna ”A Corto di Vino” facente parte del ricco palinsesto del festival.  Realizzati all’interno delle aziende agricole Tenuta Castelnuovo Tancredi di Buonconvento, Poggio Grande di Castiglione d’Orcia, SassodiSole di Montalcino e Capitoni Marco di Pienza hanno lo scopo di raccontare vino e territorio.

Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio vino Orcia ha espresso soddisfazione per l’iniziativa. ”I video sono lo strumento di comunicazione del futuro. La denominazione Orcia Doc non ha eguali per la bellezza paesaggistica del territorio e le sue cantine esprimono la cura e la passione dei produttori che realizzano un vino artigianale di estrema qualità” ha affermato. ”’Ringrazio il Consorzio per aver dato vita a questa proficua collaborazione e l’Amministrazione Comunale di San Quirico per l’aiuto e il sostegno offerto a questa iniziativa. Credo che sia un bel modo questo per dimostrare come l’Università e le Istituzioni sia pubbliche che private possano collaborare in maniera” ha dichiarato invece il professor Masini.

Il territorio in cui nasce il vino d’Orcia, a sud di Siena tra le denominazioni del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano, è considerato il distretto vinicolo più bello del mondo. In parte è iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco,  la Val d’Orcia è stato il primo territorio rurale ad essere premiato con tale prestigioso riconoscimento. L’area comprende 13 comuni, tutti ricchi d’arte e di storia, oltre a centri termali di eccellenza come Bagno Vignoni, Bagni San Filippo, San Casciano dei Bagni e Chianciano Terme. Uno dei territori più visitato al mondo, una delle denominazioni più turistiche d’Italia, come ha dichiarato Donatella Cinelli Colombini visto che i comuni delle denominazione registrano ogni anno oltre un milione di visitatori e altrettanti escursionisti amanti del trekking e dello slow turism.

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