L’azienda Tedeschi, situata a Pedemonte in Valpolicella vanta una storia vinicola lunga quasi quattro secoli e lavora da sempre con attenzione per conoscere e valorizzare le potenzialità del territorio, rispettandone inclinazione e tempi. Per questa storica realtà della Valpolicella, parte delle Famiglie dell’Amarone d’Arte, ascoltare le esigenze e i tempi della terra è tra i principi che guidano da sempre le scelte di sviluppo aziendale e il percorso intrapreso da papà Renzo a partire dagli anni ’60.
Secondo Riccardo Tedeschi, enologo di famiglia ”L’Amarone Monte Olmi è frutto della brillante intuizione di nostro padre Renzo, che ha saputo cogliere le potenzialità del terroir e farne un cru fin dal 1964. Noi raccogliamo la sua eredità e cerchiamo di dare il meglio annata dopo annata. Per ogni vendemmia ricerchiamo volume, eleganza e grande personalità. E’ nostro obiettivo fare un vino capace di distinguersi nelle degustazioni alla cieca e non solo, a significarne il forte carattere distintivo”.
Questo si concretizza in un’intensa attività di ricerca che la famiglia Tedeschi ha avviato da anni sui terreni di proprietà, perché, come sottolinea Sabrina Tedeschi, responsabile Marketing dell’azienda: ”E’ fondamentale l’attenzione ai dettagli a tutti i livelli: in vigna, in appassimento, in cantina. Ed è grazie a questa meticolosa cura che ogni nostro acino, così come ogni nostro vino, ha una bellissima storia da raccontare”.
Si è recentemente conclusa infatti, un’analisi effettuata sul terroir, per valutare gli impatti finali sul vino amarone dell’ecosistema. Innanzitutto sono stati individuati 39 profili pedologici nelle aree di produzione più rappresentative, analizzate attraverso foto aeree ed elaborati di carattere geologico e geomorfologico.
Per ciascun profilo, sono stati valutati il livello di drenaggio, l’esposizione solare, l’escursione termica, l’altitudine, la ventilazione e la composizione dei terreni, evidenziando gli elementi in grado di influire sulla struttura, l’aroma e la longevità dell’Amarone.
A seguito dell’analisi sono emersi alcuni fattori determinanti per l’ottenimento di un vino elegante e complesso a livello aromatico ovvero: buon drenaggio, esposizione solare e microclima ventilato. Tutti fattori che concorrono all’ottenimento di uve sane che possono giungere a corretta maturazione, essere raccolte in via tardiva e sopportare un lungo periodo di appassimento in fruttaia.
Il microclima ventilato riducendo la degradazione degli acini in fase di maturazione migliora la composizione fenolica delle uve ed è responsabile di aromi eleganti. Il terreno, nella frazione calcarea dona complessità e la presenza di ferro e minerali favoriscono note speziate e di frutta rossa come amarena e ciliegia.
La frazione sabbiosa invece, secondo le analisi, accentuerebbe le note di frutti di bosco, ribes e lampone. Longevità e struttura invece sarebbero conferite dall’argilla, responsabile di estratto secco, tannini e pigmenti fenolici. Una composizione del terreno bilanciata, favorisce vini equilibrati e longevi, mentre la presenza di ghiaia di origine alluvionale incoraggia la produzione di vini più freschi.
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La pop star Prince consumava vino in modeste quantita come previsto dalla sua fede
”Un pasto senza vino è come un giorno senza sole”, probabilmente a pensarlo non era solo Anthelme Brillat-Savarin, ma anche Prince, la pop star recentemente scomparsa che pur non essendo un grande bevitore consumava vino. Non amava la birra, ma il vino che beveva in modeste quantità. Questo è quanto dichiarato da un membro della sua chiesa, James Lundstrom, della chiesa di St. Louis Park Kingdom Hall. La rockstar era infatti un devoto testimone di Geova, secondo la cui fede il vino non è vietato, ma va consumato con moderazione.
Non sopportava il whisky che disgustava letteralmente e spesso era andato sull’argomento con Lundstrom che lo aveva invitato a provare quello giusto. Sulla causa della morte di Prince continua ad aleggiare il mistero anche se il suo legale smentisce che facesse uso di droga: ”Non era drogato e amava la vita. Conduceva una vita salutista, era vegano e famoso per il suo stile di vita pulito” ha affermato l’avvocato McMillan. Probabilmente nella sua dieta c’era anche il famoso bicchiere di vino al giorno, che però non ha impedito la sua scomparsa a 57 anni.
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Nel Sannio coltiviamo emozioni la presentazione del libro oggi a Benevento
Presentato in anteprima al Vinitaly, sarà presentato oggi, nella sala conferenze di Palazzo De Simone a Benevento il volume ”Nel Sannio coltiviamo emozioni”, pubblicato dal Sannio Consorzio Tutela Vini con il contributo e la collaborazione di numerosi docenti, studiosi e ricercatori. La presentazione è organizzata dal Consorzio Sannio in collaborazione con l’Università degli Studi del Sannio – Dipartimento di Diritto, Economia Management e Metodi Quantitativi (Demm). Ad aprire l’incontro saranno il prof. Giuseppe Marotta direttore del Dipartimento DEMM, e il presidente del Consorzio Sannio Libero Rillo. A seguire gli interventi dei curatori e degli autori dello studio. Il volume, che è suddiviso in tre parti, rappresenta un viaggio attraverso la storia, la cultura e i paesaggi della vitivinicoltura del Sannio beneventano. Un viaggio tout court nel mondo vitivinicolo sannita, asset strategico di rilevante valore per la provincia di Benevento.
Un’opera progettata con l’obiettivo di presentare il percorso progettuale avviato, dove la condivisione di nuove informazioni e conoscenze hanno il compito di incrementare la flessibilità del sistema vitivinicolo, e comunque di creare nuove risorse e competenze capaci di rafforzare i vantaggi competitivi della filiera. Si tratta di un lavoro che contribuisce, storicamente e scientificamente, a dare ulteriore linfa al rinnovamento strategico avviato, necessario per costruire una visione del Sannio vitivinicolo come un ambito territoriale nel quale sperimentare politiche diffuse e condivise, orientate ad aumentare la competitività e l’attrattività del territorio, con un’attenzione particolare alla coesione e alla responsabilità sociale, alla diffusione della conoscenza, alla crescita creativa, all’accessibilità e alla libertà di movimento, alla fruibilità dell’ambiente (naturale, storico-architettonico), alla bellezza del paesaggio e al benessere dei cittadini. Un lavoro che costituisce l’inizio di un percorso condiviso che ha come meta la ricerca di idee e valori, per la costruzione di un futuro sostenibile della vitivinicoltura sannita e campana quale strumento di valorizzazione e tutela di una terra fertile di emozioni.
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A Roma al via Eataly Wine Festival 2016 in collaborazione con Doctor Wine
Eataly Ostiense, in collaborazione con Doctor Wine, dà il via a ”Eataly Wine Festival 2016”. Tre giorni completamente dedicati ai vini italiani. Oltre 100 vini e 4 grandi ristoranti romani. Musica dal vivo, incontri con i produttori, seminari e approfondimenti. Il Festival si svolgerà al terzo piano. Le degustazioni si svolgeranno, venerdì dalle 18 alle 24, sabato e domenica dalle ore 12 alle 20. All’area degustazione vini si accederà solo tramite acquisto del braccialetto. Acquistando solo il bicchiere e la taschina invece si avrà accesso solo all’area food e alla vendita vini in mescita, pagando le consumazioni con i gettoni. Venerdì e sabato il Festival continuerà fino all’una di notte, anche dopo la chiusura dell’area degustazione vini con l’area food e mescita vini che rimarrà aperta.
I Produttori
Allegrini, Azienda Agricola Caí Viola, Azienda Agricola Luigi Tecce, Azienda Agricola, San Cristoforo, Argiolas, Basilisco , Bertani, Brandini , Borgogno, Bucci, Bellavista, Cantine Del Castello, Cantine Lunae, Cantina Viola, Casa D’Ambra, Casale Del Giglio, Casale Della Ioria, Cavit, Cefalicchio, Chiarli Cleto, Collavini , Contadi Castaldi, Colle Massari, Colle Picchioni, Di Majo Norante, Conti Di Buscareto, Erste Neue, Felsina, Fattoria La Rivolta, Feudi San Gregorio, Firriato, Fontanafredda, Grattamacco, Kaltern Caldaro, Le Vigne Di Zamù, Lungarotti, Masciarelli, Mediatis (selezione di vini stranieri), Ognissole, Ronco Dei Tassi, Sergio Mottura, Mirafiore, Planeta, Petra, Rivetti, San Michele Appiano , San Giovanni Di Sole Di Terra, Serafini & Vidotto, Tormaresca, Valle Reale
Seminari
Degli imperdibili appuntamenti per degustare e conoscere i vini raccontati da Daniele Cernilli e dal suo staff. I rossi del centro-sud (Venerdì 29 dalle 19 alle 19.45); I rossi del centro, sud e isole (Sabato 30 dalle 15 alle 15.45), I rossi del centro (Sabato 30 dalle 17 alle 17.45); I bianchi del centro-sud (Sabato 30 dalle 19 alle 19.45); Le bollicine (Domenica 1 maggio dalle 15 alle 15.45); I rossi del nord (Domenica 1 maggio dalle 17 alle 17.45); I bianchi del nord (Domenica 1 maggio dalle 19 alle 19.45).
Proposte gastronomiche
Paolo e Leopoldo Cacciani ( Il “Cacio e pepe” di Cacciani a Frascati); Oste della Bon’Ora (Porchetta romana con misticanza e pane croccante); Flavio Al Velavevodetto (Involtini e polpette al sugo); Attilio Servi (Tortina romana con ricotta di pecora e visciole, Zuppa inglese tradizionale)
L’Extra Wine
I live music Jazz (dalle ore 21.30): 29 Aprile Vigliar G Trio (Gianluca Vigliar, Marco Valeri, Vincenzo Florio); 30 Aprile: Poeti- Lussu- Ricciardi Trio
Show Cooking
Ogni giorno uno chef diverso si esibirà nella preparazione di un piatto accompagnato da un vino perfetto. Venerdì 29 dalle 19.30 alle 20.00: Paolo Cacciani; Sabato 30 dalle 16.30 alle 17: Attilio Servi; Sabato 30 dalle 19.30 alle 20: L’Oste Della Bon’Ora; Domenica 1 dalle 12.30 alle 13.00: Flavio Al Veloavevodetto.
Modalità di ingresso all’area degustazione
5 €: calice e taschina per accedere al Festival
12 €: ingresso con braccialetto valido per una sola giornata, con il quale sarà possibile accedere all’area degustazioni vini
30 €: ingresso con braccialetto valido per le tre giornate del Wine Festival, con il quale sarò possibile accedere all’area degustazioni vini.
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Grosso colpo in bottiglie di vino costoso a Sedriano cantine svaligiate nella notte
Vino ormai ufficialmente bene rifugio. Investire in quello che viene definito ”oro liquido” frutta il 160% in più rispetto ad un qualsiasi altro investimento nel settore finanziario. Il settore vitivinicolo secondo i dati diffusi dal Censis è tra i più ambiti per gli investimenti con il 30,6% dei risparmiatori disposto a scommetterci. Oggetto degli investimenti soprattutto le etichette di vino di fascia alta, apprezzate in Italia e all’estero ed in particolare nei mercati emergenti come quello cinese, paese in cui gli investitori sono disposti a pagare ingenti cifre in contanti pur di accalappiarsi le migliori etichette. Sarà stato quindi un furto a scopo di investimento quello avvenuto la scorsa notte a Sedriano in provincia di Milano? Oppure a scopo di consumo personale o per ricettazione nel settore della ristorazione. Al momento nessuna altra notizia in merito, fatto sta che alcuni individui si sono introdotti notte tempo in tre cantine e hanno portato via un ”goloso” bottino in costose bottiglie di vino, sicuramente a bordo di un mezzo idoneo. Amara la sorpresa dei condomini, che al mattino hanno scoperto le serrature forzate e il loro ”tesoretto” andato in fumo. Un paese ”vessato” da numerosi furti in appartamento, ma anche in cantine e box dalle quali solitamente vengono prelevati strumenti di lavoro, biciclette o moto. Ladri sommelier o aspiranti tali che probabilmente stanno già brindando alle spalle dei malcapitati.
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La finale del Miglior Sommelier dItalia in autunno a Praga
Si svolgerà a Praga in autunno la finale del concorso “Miglior sommelier d’Italia”. L’evento sarà ospitato presso l’Istituto Italiano di Cultura, nella sua storica sede situata nel quartiere di Mala Strana. A comunicarlo, Giuseppe Vaccarini, presidente Aspi (Associazione sommellerie professionale italiana) che ha anche annunciato l’apertura di una sede dell’associazione nella capitale ceca. “L’obiettivo della nostra presenza stabile in questa bellissima città – ha spiegato lo stesso Vaccarini – sarà quello di diffondere e valorizzare la cultura del vino in Repubblica ceca, in primo luogo attraverso l’organizzazione di corsi diretti alla formazione di sommelier professionisti, così come a semplici cultori del vino di qualità”. La Repubblica ceca è oggi capitale mondiale della produzione e del consumo della birra (primo posto europeo per litri annui pro capite). Grazie ad un miglioramento del tenore di vita e alla maggior diffusione di vino di qualità negli ultimi anni sta facendo passi da gigante nell’ambito del consumo di vino anche italiano. Un’ iniziativa, questa di Aspi, che sarà una leva importante per avvicinare ancor di più i winelovers cechi al vino italiano.
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Asti Vinissage 2016 al Palazzo Enofila arrivano i vignaioli naturali
Torna a fine maggio, il 28 e il 29, ad Asti, Vinissage, la più importante vetrina piemontese sui vini naturali provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. La kermesse si svolgerà in un affascinante costruzione industriale di fine ottocento ora trasformato in un centro fieristico, il Palazzo Enofila. La costruzione nacque nel 1872 come stabilimento della Società Enologica Astigiana su un terreno di 35.000 metri quadrati, a pochi metri dalla ferrovia. Dopo quattro anni ” Unione Enofila”, che però fallì nel 1888. Tre anni dopo il Comune acquistò tutto il complesso per destinarlo a magazzino, ma rimase inutilizzato fino al 1906, quando fu ceduto alla Cooperativa Federale Operaia che trasformò l’ex Enofila in ”Vetreria Operai Federale”.
La nuova fabbrica di bottiglie, bottiglioni, fiaschi e damigiane poté ben presto contare su 240 operai divisi su tre turni. Il 5 giugno 1989 entrò in funzione il nuovo stabilimento in frazione Quarto d’Asti e l’ex Enofila, tornata di proprietà del Comune, riprese il suo aspetto originario, con la riqualificazione di tutta la zona. Vinissage 2016 si propone come un viaggio lungo l’Italia del vino, dalle Valle d’Aosta alla Sicilia, passando tra le colline del Monferrato, per conoscere i luoghi dove la natura si sposa con le tradizioni e dove l’amore per le cose semplici si incontra ancora con le eccellenze dei suoi prodotti.
Il pubblico sarà coinvolto in degustazioni, occasioni di abbinamento gastronomico, acquisto di grandi vini ed appuntamenti culturali. I vignaioli presenti a Vinissage, producono vini in modo artigianale e naturale, nel pieno rispetto del territorio e della vite e del cicli naturali, privilegiando le varietà di uva locali e i componenti naturali del vino. Aziende in regime di agricoltura bio o biodinamica, o in conversione che non utilizzano sostanze chimiche di sintesi, non utilizzano necessariamente lieviti selezionati, filtrano in modo blando il vino per non alterare il prodotto, non aggiungono e limitano al minimo l’utilizzo di solforosa. A Vinissage presentano quindi vini unici a livello organolettico, meno consueti, ma che contribuiscono ad arricchire il variegato mondo del vino. Non mancherà la possibilità di acquistare anche altri prodotti biologici del territorio come marmellate, conserve, cioccolato, formaggi, salumi ed informarsi sull’argomento presso le postazioni dedicate all’editoria del settore.
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Arriva El Gran Capitan il Negroamaro firmato Ivan Zamorano
”Fabio Cordella Cantine , se complace en anunciar el acuerdo con la leyenda chileno Iván Zamorano , para la producción de dos botellas, una de vino y una de aceite. Llamado El Gran Capitan” ecco l’annuncio ancora una volta via social, dalla pagina facebook delle cantine Cordella del nuovo vino in arrivo. La vino mania, insomma, dilaga tra i calciatori, dopo il vino del numero 1, lanciato pochi giorni fa da Gigi Buffon in collaborazione sempre con Fabio Cordella Cantine, azienda produttrice di vino e olio a Copertino, ecco arrivare anche il vino con la fascetta del capitano Zamorano. Le cantine Cordella produrranno per l’ex interista, ex Real Madrid, ex direttore sportivo all’Honved di Budapest un pugliese negramaro etichetta ”El gran Capitan”. Al di là delle fedi calcistiche, sicuramente un vino, il Negroamaro, che mette tutti d’accordo. Zamorano, da Bam Bam, a Ivan il terribile da ora in poi sarà anche Ivan il vignaiolo. Tutti lo ricordano per i suoi infallibili colpi di testa, nonostante la sua bassa statura. Se è vero che nella botte piccola c’è il vino buono, c’è da sperare per il suo Negroamaro rosso.
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Successo per I grandi terroir del Barolo evento Go Wine dedicato al Barolo 1
E’ terminata la settima edizione de ”I grandi terroir del Barolo”, l’evento ideato da Go Wine, tutto dedicato al vino Barolo. Degustazioni e approfondimenti per conoscere e apprezzare il territorio del disciplinare, i principali cru o menzioni geografiche aggiuntive, come formalmente definite dal Consorzio di Tutela. Un programma in parte rinnovato che ha trovato gradimento da parte del pubblico, complice anche il bel tempo che ha favorito viaggi ed escursioni in Langa. Due le sedi: a Castiglione Falletto il focus sul territorio vitato del Comune, con la preziosa collaborazione della Cantina Comunale di Castiglione Falletto. Nella location dell’Hotel Santa Maria, a Santa Maria di La Morra, spazio a tutti gli altri territori del disciplinare con la collaborazione di 16 aziende che hanno animato un banco d’assaggio molto frequentato. Un evento di nicchia, non per grossi numeri, ma con presenze in crescita soprattutto da fuori Piemonte, con gruppi che hanno accolto l’invito per un week-end in Langa, unendo alla degustazione, la visita nelle cantine e gli itinerari fra le colline del Barolo. Come sempre molto gettonate le degustazioni guidate, con un calendario di 5 appuntamenti e con un particolare risalto verso la Riserva 2010 del Barolo: una sorta di percorso virtuale nelle grandi vigne di questo vino, con la mappa sempre idealmente davanti per conoscere le diverse zone, cogliere sfumature e profumi di uno dei più grandi vini del mondo. Nei riscontri anche una positiva valutazione per come si preannuncia la nuova annata 2012 in distribuzione. ”Dopo l’importante esordio dello scorso febbraio a Milano – dicono da Go Wine – gli assaggi dello scorso week-end ne hanno confermato i giudizi positivi, a fianco di un panorama produttivo sempre più qualificato”. Ovvero la conferma che il successo del Barolo è legato anche all’impegno di tanti interpreti, tutti protesi ad affinare sempre di più la qualità del nebbiolo e capaci di creare una sorta di grande gioco di squadra a favore della qualità. Complessivamente hanno condiviso l’evento oltre 30 aziende vinicole: con oltre 70 Barolo presentati in degustazione, suddivisi fra i banchi d’assaggio e le degustazioni di approfondimento. Hanno collaborato con l’associazione Go Wine nelle degustazioni di approfondimento Gianni Fabrizio (curatore della Guida ai Vini del Gambero Rosso) e l’enologo Gianpiero Gerbi. L’evento si è svolto anche con la cortese collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
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Prosecco un futuro di un miliardo di bottiglie o della ricerca della qualita
”Prosecco: un futuro di un miliardo di bottiglie o della ricerca della qualità?”. Con questa domanda Davide Paolini, il Gastronauta di Radio24 e del Sole 24 ore, ha chiamato a sedersi attorno allo stesso tavolo Gianluca Bisol (produttore di Valdobbiadene), Matilde Poggi(presidente FIVI) e i presidenti dei tre Consorzi di Tutela del Prosecco. Lo faranno sabato 14 alle ore 16 negli spazi dell’ex Filanda di Santa Lucia di Piave, nell’ambito della prima edizione del salone Gourmandia – Le Terre Golose del Gastronauta. Bisol, che recentemente ha previsto un aumento della produzione fino ad un miliardo di bottiglie entro i prossimi 20 anni, si confronterà per la prima volta in un dibattito pubblico con Matilde Poggi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti da cui è arrivata una netta contrarietà ad ogni ampliamento della produzione, e con i presidenti dei tre Consorzi di Tutela: Stefano Zanette, Consorzio Prosecco DOC, Innocente Nardi Consorzio Conegliano Valdobbiadene DOCG e Armando Serena, Consorzio Asolo Montello. L’andamento dei prezzi, le reazioni dei mercati e la possibilità di mantenere gli attuali ritmi di crescita saranno i temi su cui Davide Paolini metterà a confronto i diversi interessi e punti di vista esistenti nelle tre denominazioni che condividono la produzione di Prosecco. Sullo sfondo la qualità delle produzioni e la possibilità di mantenerla tale anche con un vigneto di 60.000 ettari distribuiti tra Veneto e Friuli. Non si parlerà solo di vino naturalmente a Gourmandia. Da sabato 14 a lunedì 16 maggio saranno in mostra prodotti artigianali, eccellenze gastronomiche e street food. Fitto il calendario di eventi, con dibattiti, incontri e show cooking curati da grandi firme della cucina come Davide Oldani, Iginio Massari, GualtieroMarchesi, Gianfranco Vissani, Renato Bosco e Tomaz Kavcic.
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Monitoraggio delle biodiversita dallo spazio Fem vola a Londra 1
I dieci enti di ricerca più prestigiosi al mondo nel settore del telerilevamento satellitare sono stati invitati ad intervenire venerdì 29 aprile, a Londra, al simposio sulle ultime frontiere del monitoraggio della biodiversità dallo spazio. Tra questi spicca la Fondazione Edmund Mach con la relazione del ricercatore Duccio Rocchini. L’ente di San Michele affiancherà autorevoli istituzioni come Geo Bon (Svizzera), l’Università di Würzburg (Germania), University of Nottingham e University of Reading (Gran Bretagna), University e King’s College di Londra, Microsoft Research (USA), Zoological Society di Londra, Deakin University (Australia).
L’attività della Fondazione Mach in questo settore riguarda le potenzialità della ricerca sulla biodiversità vegetale direttamente dallo spazio, attraverso immagini satellitari che possono “vedere” la Terra con un dettaglio di mezzo metro, in lunghezze d’onda che superano le capacità visive dell’occhio umano. Uno strumento che consente di conoscere, ad esempio, gli effetti del cambiamento climatico sulle varietà vegetali (in boschi, vigneti, frutteti), stimare le variazioni di estensione nel tempo dei prati di montagna o, ancora, monitorare i cambiamenti di specie all’interno dei boschi. Duccio Rocchini collabora in una rete internazionale di ricercatori dediti allo studio dell’ecologia spaziale attraverso immagini da satellite ed ha pubblicato più di 100 saggi su riviste internazionali sul tema. E’ attualmente impegnato a San Michele nella promozione di misure della biodiversità in ambienti alpini, attraverso due progetti FP7: EUBON dedicato alla creazione di una rete della biodiversità in Europa e DIARS, dedicato al monitoraggio delle specie vegetai invasive; si tratta di due iniziative a sei zeri della Comunità Europea, che sta investendo molto sul tema biodiversità e cambiamenti climatici.
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Sergio Bucci e la Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano Toscana
Il via libera della Regione Toscana era atteso per dicembre 2015. Ma è arrivato solo all’inizio di aprile 2016. Sono mesi di trepidazione, a Scansano, quelli che attendono la squadra capitanata da Sergio Bucci. Il direttore generale della Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano non sta più nella pelle.
Anche perché, oltre all’inaugurazione della nuova struttura – che regalerà, entro novembre, una veste più moderna e funzionale alla cooperativa, soprattutto in termini di ricettività del pubblico – ci sono altri progetti che “bollono in pentola”. In un’intervista esclusiva rilasciata a vinialsupermercato.it, Bucci (nella foto, sotto) li elenca tutti.
IL PROGETTO
“A livello territoriale – dichiara il general manager toscano – stiamo puntando all’apertura di alcuni punti vendita in cui proporre i nostri prodotti. Delle sorta di wine bar, non solo in zona Grosseto, che non dovranno andare a fare concorrenza a chi già c’è, ma piuttosto per rafforzare il marchio dei Vignaioli del Morellino in città come Roma, Firenze o Milano”.
Si parla di zone centrali delle principali città italiane, dove “al costo di rimetterci soldi”, Bucci punta a proporre il proprio brand. Non a caso, lo scorso weekend, Bucci ha visitato un locale a Roma, in zona Campo dei Fiori. “Nell’ottica di valorizzare il territorio, il vino e il marchio – prosegue il direttore – stiamo cercando, questa volta a livello consortile, di creare dei corner promozionali e di vendita del Morellino all’interno degli aeroporti europei. Investendo, dunque, dove circola gente: turisti o persone che si trovano in giro per lavoro. Intercettandoli con assaggi e proponendo la vendita di qualche bottiglia”.
Sognano (e progettano) in grande Bucci e i suoi. Che, tuttavia, non perdono di vista la dimensione locale. Il progetto più vicino a concretizzarsi dal punto di vista temporale è infatti la realizzazione di una sorta di “area picnic attrezzata” a Saturnia. La Cantina Vignaioli del Morellino ha firmato il compromesso per un terreno con vista sulle famose cascate termali, dove sarà possibile, grazie ad alcuni partner locali, “consumare un menu a base di salumi, formaggi, sottoli, conserve e vino dei Vignaioli del Morellino”.
“Il tutto – precisa Bucci – consegnato in un cestino all’inglese e consumabile su tavoli dislocati all’aria aperta”. Ma non finisce qui. Tra le idee per il futuro, la Cantina di Scansano ha in mente l’acquisto di un nuovo magazzino di stoccaggio. Un vere e proprio centro di distribuzione per l’Italia, da individuare sul territorio di Grosseto o, addirittura, su quello di Firenze.
LA NUOVA CANTINA Quello della nuova cantina resta comunque il progetto ormai in fase di realizzazione. Sorta nel 1972, la Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano si prepara così, entro fine anno, a rifarsi il trucco.
La superficie coperta risulterà pressoché identica: 9.270 metri quadrati. Ma l’ala oggi destinata agli uffici sarà abbattuta. E al suo posto sorgerà un edificio (in parte prefabbricato) dislocato su due piani. Saranno presenti una sala degustazione e le visite in azienda saranno rese più agevoli, grazie a percorsi ben studiati.
“Abbiamo ritenuto che per il territorio fosse importante avere una cantina che potesse dare maggiore ospitalità – evidenzia il direttore Sergio Bucci – ricevere le persone e far toccare con mano cosa vuol dire lavorare il Morellino di Scansano. Sino ad oggi abbiamo lavorato molto sulla sostenibilità della produzione, investendo per sprecare meno e arrivando a proporre sul mercato dei vini di alta qualità e salubrità. Abbiamo sempre badato più al concreto che ad altro. Ma l’immagine, ai giorni nostri, ha sempre più peso”.
“Quindi – continua Bucci – negli ultimi anni si è deciso di cercare di migliorare anche questo aspetto, dato che dal punto di vista qualitativo riteniamo di aver ottenuto dal mercato le risposte che ci aspettavamo. Una cantina cooperativa che imbottiglia quasi il 90% di quello che produce e lo commercializza in bottiglia, dimostra che non solo sappiamo fare bene i vini, ma li sappiamo anche proporre bene al mercato”. L’immagine dopo la sostanza: ecco dunque in che solco si inserisce il progetto di realizzazione della nuova cantina.
Il nuovo edificio presenterà ampie vetrate, oltre a sistemi di riscaldamento e condizionamento “intelligenti e modulabili”. Non si investirà nel geotermico, ritenendo che i 150 Kw di fotovoltaico già presenti sui tetti della cantina bastino a garantire l’autonomia energetica della struttura. Un dato che si conferma con l’eccezione dei mesi più “caldi”, quelli che interessano la vendemmia.
“I lavori – precisa Bucci – sono finanziati da un Pif della Regione Toscana in cui siamo arrivati secondi in graduatoria su 50. Merito del piano di valorizzazione che abbiamo messo in atto, che riguarda anche sistemi di innovazione nelle pratiche di cantina e in vigna. Al centro di questi progetti c’è l’utilizzo dell’ozono per disinfettare l’uva. In cantina sarà realizzata una speciale cella, che ci consentirà di produrre vini a solfiti zero, o per lo meno senza solfiti aggiunti”.
“Il secondo sistema – evidenzia Bucci – prevede l’utilizzo dell’ozono in vigna, dove già operiamo secondo i criteri della viticoltura biologica. Grazie a un prototipo che stiamo sperimentando, in grado di ozonizzare l’acqua del trattamento, andremmo a limitare in maniera drastica l’utilizzo dei fitofarmaci. Questo però è un progetto di difficile realizzazione: innanzitutto perché sarebbe in contrasto con le lobby di produttori e distributori di prodotti chimici; e, in secondo luogo, perché è un progetto ‘oltre il bio’, che sarà difficile portare avanti. Ma ci vogliamo provare”.
La nuova cantina sarà in grado di creare nuovi posti di lavoro, che si andranno ad aggiungere ai cinque già concretizzati negli ultimi tre anni. E dalla vendemmia 2016 faranno parte della Cantina Vignaioli del Morellino nuovi soci per circa 100 ettari, grazie al progetto di ampliamento dell’attuale struttura di accoglienza e lavorazione delle uve.
QUARANT’ANNI DI STORIA
La chiave di volta della cantina che da sola lavora oggi il 23% del Morellino di Scansano è da ricercare negli anni Ottanta, quando i soci passano nel giro di una riunione del Cda da 390 a 180. “Questi coraggiosi, decisi a puntare tutto sulla qualità piuttosto che sulla quantità – ricorda Bucci – investirono nella cantina visibile oggi, dove si iniziò a vinificare separatamente le varie zone e varietà.
Si susseguono poi migliorie che, per tutti gli anni Novanta, accelerano la volontà di sviluppo di questa realtà. La parte destinata alla ricezione dell’uva è stata invece ristrutturata nel 2012, con l’introduzione, tra le altre macchine, di una pressa per le uve bianche a saturazione di anidride carbonica, che garantisce un ambiente inerte alle uve in lavorazione”. La Cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano registra nell’ultimo bilancio un fatturato di 9,5 milioni di euro, di cui circa 4 milioni di utili, liquidati ai soci.
“Stiamo parlando dunque di 150 famiglie – evidenzia Bucci – che hanno potuto godere di una cifra come questa, ovviamente considerati i dividendo, in un territorio povero come quello di Scansano. E’ recente la classifica dei Comuni toscani che ci vede quintultimi in regione in quanto a ricchezza. E negli ultimi 10 posti, sono ben 7 i Comuni della provincia di Grosseto. Di conseguenza, una realtà come la nostra sente anche il dovere di fare qualcosa per il territorio e per far sì che non venga abbandonato e lasciato a se stesso. Un obiettivo che perseguiamo tenendo d’occhio la qualità del prodotto finale. Lo scorso anno, per esempio, questa cantina ha declassato circa 5 mila ettolitri di Morellino di Scansano a vini inferiori, pur di mantenere elevato lo standard offerto al pubblico”.
E quando Bucci parla di “pubblico” si riferisce soprattutto a quello della grande distribuzione organizzata, ovvero i supermercati italiani. Già, perché la cantina che dirige deve alla Gdo 6,5 milioni di euro di fatturato. Che, tradotti in bottiglie, significa un giro d’affari di 2,5 milioni di pezzi finiti sugli scaffali dei supermercati italiani.
“Non risultiamo leader del Morellino solo perché negli anni la produzione si è differenziata – tiene a precisare Bucci – con Ean differenti in base ai clienti. Lo saremmo se sommassimo tutte le referenze presenti nelle varie catene”. I rapporti con la Gdo, dunque, sono buoni.
“Lavoriamo direttamente con le catene a noi più vicine in Toscana, Umbria e Lazio – commenta il direttore – e indirettamente tramite un grossista distributore nel resto dell’Italia. Siamo presenti in Coop Italia, Conad del Tirreno e alcuni punti vendita Conad in Italia, oltre che in Sma, Auchan, Carrefour, Finiper, Pam Panorama e altre insegne regionali e locali. Siamo sicuramente un’azienda sbilanciata su Coop e Conad Tirreno. Coop è stata il primo cliente storico di questa cantina, quando ancora l’attuale Coop Tirreno si chiamava ‘La Proletaria’. E, fino a 10 anni fa, il nostro Morellino di Scansano era uno dei pochi presenti in grande distribuzione”.
La cantina fattura il 75% del totale in grande distribuzione in Italia. Il 25% circa in ristorazione in Italia. E il resto all’estero, “nota dolente” dei Vignaioli di Scansano. “I motivi – spiega Sergio Bucci – sono tanti. Il Morellino di Scansano ha un mercato limitato a Paesi del centro Europa, nonostante risulti una delle Docg più vendute in Italia, in Gdo e in ristorazione. Questo effetto decade fuori dai confini nazionali anche per via della direzione di questa cantina, nei mandati precedenti al mio. Il direttore che mi ha preceduto era ormai prossimo alla pensione e poco avvezzo ai mercati esteri”.
Bucci, in carica dal 2010, ha subito preso le contromisure. “A partire dalla vendemmia 2011 – evidenzia – abbiamo quindi cercato di lavorare anche sulle etichette dei singoli prodotti, valorizzando i nomi varietali e dando risalto alla provenienza Toscana, vera garanzia di qualità in tutto il mondo. Abbiamo poi valorizzato il Bianco di Pitigliano, ai minimi termini al mio arrivo. Oggi ci assestiamo sulle 30 mila bottiglie in ristorazione e quasi 90 mila in grande distribuzione in Italia, avendo risalito la china dal 10 al 20% di vini bianchi sul totale della produzione”.
“Inoltre – evidenzia direttore generale della Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano – abbiamo presentato lo scorso anno a Vinitaly una riscoperta del Governo all’Uso Toscano, ottenendo un buonissimo impatto e vendendo in quattro mesi tutta la produzione, che abbiamo intenzione di incrementare. Abbiamo ricreato in Italia una rete vendita importante nella ristorazione, con 50 agenti che propongono i nostri vini nei ristoranti di tutta Italia. Questo perché riteniamo che, mentre la Gdo sia il veicolo di accesso ai nostri vini per la maggior parte dei nostri clienti, è invece alla ristorazione e ai wine bar che dobbiamo rivolgerci per far crescere il nostro brand, anche a livello di immagine del prodotto”.
IL RAPPORTO TRA GDO E HORECA “Non abbiamo fatto solo linee diverse – commenta Bucci – bensì vini diversi. Ma non destiniamo un vino a un determinato canale piuttosto che a un altro, in base alla qualità. Abbiamo piuttosto cercato di modulare i prodotti in base all’uso che se ne fa. Per esempio: compro un Morellino di Scansano al ristorante e, probabilmente, lo abbino a una pasta al ragù, a una bistecca, a un salume importante, stagionato. Quando lo porto a casa dal supermercato, invece, il Morellino di Scansano deve andare bene con una pasta al pomodoro, con un salume, con una fiorentina, ma anche con un petto di tacchino o una frittata. Vista la varietà dei terroir di cui disponiamo, nei 500 ettari dei nostri soci, il nostro lavoro è quello di costruire dei tagli, dei blend, che facilitino e valorizzino il consumo dell’uno o dell’altro tipo. Ovviamente se parliamo di Riserva, il prodotto è lo stesso. Dunque una differenziazione per utilizzo, quella tra Gdo e Horeca”.
Secondo Bucci, “la Gdo è un veicolo estremamente importante per i vini, che dovrebbe essere supportata dalla ristorazione”. In che modo? “Non è una bestemmia – risponde il direttore – perché la Gdo non fa il mercato, lo segue. Offre al cliente quello che vuole comprare, reagendo in maniera più o meno reattiva ai trend di mercato. La richiesta, dunque, si crea fuori dagli scaffali dei supermercati. In questo senso, il lavoro che stiamo facendo sul Morellino di Scansano ricade su tutto il mondo del Morellino. E, parte delle energie che noi spendiamo per promuovere il nostro marchio, vengono diluite su tutto il territorio, compresa la ristorazione”.
Certo avere a che fare con la Gdo non è semplice neppure per un colosso come questo. “In una logica di mercato dove i buyer, in particolare quelli della Gdo, parlano di prezzi al ribasso e scontistiche al rialzo, e non del contrario – rileva Bucci – diventa fondamentale riuscire a economizzare il più possibile il modus operandi ed evitare gli sprechi. La nostra coop è fatta da 150 famiglie, più quelle dei soci e dell’indotto, che vivono e spendono nel territorio: una produzione rispettosa è dunque dovuta a loro e a noi stessi. E in quest’ottica, tre anni fa abbiamo ottenuto la certificazione Carbon Footprint. Lo scorso anno, poi, siamo arrivati a ottenere la certificazione Viva Sustainable Wine del Ministero dell’Ambiente, che possono vantare solo dieci cantine italiane”.
Per assurdo, solo Coop tra le catene della Gdo ha mostrato interesse per l’etichetta Viva. “In Italia si bada soprattutto alla leva prezzo e alla marginalità – commenta Bucci – mentre all’estero non è così: gli investimenti in tracciabilità e qualità vengono maggiormente premiati. Noi non abbiamo intenzione di cambiare strategia e cercheremo sempre di mantenerci saldi nelle nostre posizioni e nella nostra filosofia di produzione, che prevede il rispetto della Denominazione, del territorio e del consumatore. Potremmo farlo finché riusciremo a sostenere economicamente questa strategia, sperando di non dover essere costretti un giorno a percorrere la strada al contrario. Per ora teniamo botta”.
GLI IMBOTTIGLIATORI Il fenomeno degli imbottigliatori, che si è accentuato negli ultimi anni, sta creando qualche difficoltà ai Vignaioli del Morellino. “Il frazionamento del Morellino – spiega Bucci – oltre alla presenza di numerose etichette, ha fatto sì che, negli anni, sempre in meno fossero in grado di proporre autonomamente il loro prodotto, optando poi per la vendita di vino sfuso. Inoltre, il fenomeno Morellino ha attirato imbottigliatori che hanno cercato di accaparrarsi i prodotti in zona per proporli alla propria variegata clientela. Via via, e questo è stato uno degli errori del Consorzio del Morellino di Scansano, abbiamo assistito alla decrescita delle percentuali dei produttori che imbottigliano direttamente, passando da circa il 55% del 2005 al 45% del 2010. Imbottigliatori che, spesso, utilizzano il Morellino come una sorta di merce di scambio. E’ un prodotto che viene richiesto e che può essere fornito, pur con margini risicati, dagli imbottigliatori ai clienti della Gdo, gettato nel calderone del resto dell’offerta di vini trattati. Noi, invece, viviamo di Morellino di Scansano. Il nostro, in Gdo, costituisce il 70% del fatturato. Il che ci costringe spesso a usare una leva promozionale più alta di altri, per tenerci aggrappati agli stessi prezzi”.
Da manager di grande abilità, Bucci è riuscito comunque a risollevare le sorti della Cantina. Come? Proponendo varie contromisure. “Nel 2012 abbiamo iniziato una campagna di acquisto di uve – spiega – garantendo al consumatore un prezzo di 100 euro al quintale. E, al tempo stesso, siccome anche noi vendiamo una piccola parte di Morellino sfuso, abbiamo alzato il prezzo a 200 euro a ettolitro. I vari produttori che si approfittavano della situazione esistente, pagando prezzi bassi per le uve ai piccoli produttori, si sono dovuti adeguare garantendo le stesse cifre. Abbiamo ottenuto questo risultando acquistando circa 2 mila quintali di uva: un quantitativo non eccessivo, ma l’effetto sul mercato è stato positivo, riallineando prezzi che erano diventati molto variabili. Inoltre, abbiamo cercato di valorizzare ulteriormente la qualità del prodotto, puntando sul packaging, sulle certificazioni e sull’innovazione, dando valore aggiunto. Quello che cerchiamo di offrire, rispetto ad altri, è un prodotto integralmente prodotto da noi, con la garanzia della qualità”.
Non a caso, i 5 mila ettolitri di Morellino declassati nel 2015 a causa della poco proficua vendemmia 2014, sono stati venduti a un imbottigliatore. “Si trattava di un Morellino piuttosto leggerino, pur pulito e salubre – evidenzia Bucci – che sul mercato ha segnato in maniera netta lo stacco tra noi e chi l’ha acquistato. Un modo, dunque, per evidenziare che non tutti i Morellini sono uguali e che, anche in annate difficili, se ti rivolgi a noi ottieni un buon prodotto. Se ti rivolgi ad altri, la qualità dipende da cosa trovano sul mercato”.
IL RAPPORTO CON IL CONSORZIO Tra le mille battaglie della Cantina Vignaioli del Morellino, una può dirsi (per ora) conclusa nel migliore dei modi. “Siamo stati fuori dal Consorzio del Morellino di Scansano fino allo scorso anno – dichiara Bucci -. L’ultimo Cda che si è costituito e il direttore appena entrato in carica denotano voglia e impegno nel cambiare strada e strategia. E’ stato assunto un consulente che ha sempre lavorato nel marketing del vino e nella sua promozione, quindi non un burocrate che si occupa di quote e assegnazioni. Per quanto bravo e tecnico possa essere un burocrate del genere, i Consorzi sono l’unica istituzione riconosciuta per poter promuovere le Denominazioni nel territorio. Quindi riteniamo che a questo punto si debbano far funzionare bene questi Consorzi. E le cose funzionano in base alle persone che le gestiscono. Quello che si dovrebbe fare, oggi, è parlare di Maremma in maniera più unitaria, per evitare di perdere sempre più terreno nei confronti della concorrenza”.
E’ in atto, dunque, una vera e propria rivoluzione in questo angolo di profonda Toscana. Un movimento che Bucci spiega col “ricambio generazionale”. “In un momento in cui, purtroppo, aziende storiche della zona che hanno fatto il nome del Morellino si sono trovate in crisi per un’organizzazione approssimativa che ha messo in luce una struttura poco concreta, oltre a evidenziare la poca lungimiranza di certi investimenti bancari – commenta il direttore – il territorio di Scansano ha perso la guida. Dieci anni fa questa cantina, come altre, vivevano di rendita. La rivoluzione in corso negli ultimi anni, dunque, è più legata ai singoli che alla politica. Sono state fatte scelte completamente sbagliate in passato, ma oggi lavoriamo tutti assieme per la valorizzazione della nostra zona. Non abbiamo niente, oltre al vino. Il mio invito, che rivolgo a tutti gli attori del territorio, è quello di cercare di vendere al meglio questo nostro niente”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
A Valentini lOscar del Vino rosato con il Cerasuolo dAbruzzo 2014 1
L’Azienda agricola Valentini si aggiudica il primo posto nella sezione rosati alla diciottesima edizione degli Oscar del Vino organizzato da Bibenda in collaborazione con la Fondazione Italiana Sommelier. Francesco Paolo Valentini ha ritirato il premio all’Hotel Rome Cavalieri di Roma insieme al figlio Gabriele Valentini. La giuria, composta da sommelier professionisti e 500 lettori selezionati di Bibenda ha assegnato il premio al suo Cerasuolo d’Abruzzo annata 2014. Queste le nomination delle categorie principali: Miglior vino bianco: Grecante 2014 Caprai (Umbria); Riesling Schulz 2013 Ronco del Gelso (Friuli Venezia Giulia); Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Podium 2013 Garofoli (Marche). Miglior vino rosso: Amarone della Valpolicella Classico 2011 Allegrini (Veneto); Etna Rosso Vigna Barbagalli 2012 Pietradolce (Sicilia); Kurni 2013 Oasi degli Angeli (Marche).Miglior vino rosato: Cerasuolo d’Abruzzo 2014 Valentini (Abruzzo); Lambrusco di Sorbata Rosè del Cristo 2011 Cavicchioli (Emilia Romagna); Maremma Toscana Rosato 2014 Sassotondo (Toscana). Miglior vino spumante: Metodo Classico Terzavia 2012 Marco De Bartoli (Sicilia); Nebolè 2010 (Brut Metodo Classico) Travaglini (Piemonte); Trento Brut 51, 151 Moser (Trentino). Miglior vino dolce: A.A.Gewurztraminer Vendemmia Tardiva Terminum 2012 Tramin (Alto Adige); L’Ecrù 2013 Firriato (Sicilia); Moscato d’Asti Vite Vecchia 2019 Ca’d’Gal (Piemonte). Migliore azienda: Elena Fucci (Basilicata); Olmo Antico (Lombardia); Petra (Toscana). Gli Oscar sono stati assegnati anche al miglior olio extravergine di oliva e alla miglior grappa.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
In tanti ad Alba per Vinum 2016 oltre 7500 biglietti venduti
È davvero un ottimo inizio per la Fiera Nazionale dei vini di Langhe, Roero e Monferrato. Sono oltre 7.500 i biglietti venduti durante il ponte del 25 aprile. In totale oltre 70 mila singole degustazioni lungo gli affollatissimi banchi d’assaggio allestiti nelle principali piazze della città di Alba, capitale delle Langhe. Uno dei dati più positivi è quello delle vendite online, che sono aumentate in modo esponenziale. ”La strategia di promozione digitale messa in atto nel 2016 – spiega Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, – ha generato un incremento del traffico sul sito, con oltre 50.000 visitatori unici. Incremento che è stato ancora più evidente dal punto di vista degli accessi mobile: quest’anno abbiamo puntato moltissimo sulla promozione attraverso i dispositivi mobili, dove registriamo un incremento di visualizzazioni del 180% rispetto al 2015”. ”C’è un dato interessante – continua Liliana Allena – il turista del vino acquista sempre di più online, programmando con anticipo la sua visita e le sue attività sul territorio. Il totale dei ticket venduti via web aggiornato al primo weekend di Vinum 2016 – oltre 1700 – ha già superato l’intera vendita del 2015”. Nei cinque punti di degustazione delle piazze cittadine, appassionati ed enoturisti hanno potuto scegliere tra oltre 552 etichette di 232 produttori di Langhe, Roero e Monferrato, luoghi ormai simbolo di vino e gastronomia stellata, riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. I vini in degustazione rappresentano gran parte della miglior produzione enoica piemontese: il Barolo, il Barbaresco, il Roero, il Roero Arneis, il Barbera d’Alba e d’Asti, il Moscato d’Asti, il Dolcetto, il Dogliani, il Langhe Nebbiolo. Ma tra i banchi d’assaggio si possono trovare anche chicche enologiche come il Freisa, il Ruché, il Monferrato, il Verduno Pelaverga, la Favorita, la Nascetta e moltissimi altri vini autoctoni. Accanto ai vini si sono potute degustare molte etichette di grappe piemontesi, in collaborazione con l’Istituto Grappa Piemonte.
Le piazze di Alba hanno accolto anche lo Street Food di Langa, il vero cibo di strada piemontese, che ha proposto abbinamenti di eccellenza con i vini del territorio. Nei bar di Alba aderenti all’iniziativa si è brindato con l’Alta Langa DOCG Metodo Classico. Un pubblico attento ha seguito i workshop organizzati all’interno del Palazzo Mostre e Congressi G. Morra: ”I formaggi e i grandi vini del territorio” e ”I grandi terroir di Langhe, Roero e Monferrato”. Attorno a Vinum, gli appassionati hanno potuto godere di una città animata da oltre trenta eventi collaterali (mostre, incontri, mercati, artigianato, animazione per bambini, visite guidate) anche grazie al fatto che la Fiera Nazionale Vinum si inserisce all’interno della Primavera di Alba, grande contenitore di eventi che anima la città da aprile a luglio. ”Vinum si riconferma tra gli eventi cardine della primavera piemontese”, conclude Liliana Allena. ”Un momento di straordinaria effervescenza che riesce a coinvolgere un pubblico giovane e internazionale, curioso e attento alla produzione vitivinicola delle nostre zone. Il format di Vinum, cha abbiamo voluto riportare in città, ci ha premiato: le persone si sentono parte di una grande festa del vino, animata da decine di eventi culturali, ludici, sportivi e gastronomici”. Vinum prosegue lungo il weekend del 30 aprile e 1° maggio riaprendo i banchi d’assaggio, i workshop e rinnovando l’appuntamento con decine di iniziative e attività aperte a tutti.
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Weekend di grandi festeggiamenti in Germania per celebrare i 500 anni del Reinheitsgebot, conosciuto anche come ”editto di purezza” emesso il 23 Aprile 1516 da re Guglielmo IV. Una norma che obbligava i mastri birrai a utilizzare solo acqua, orzo, luppolo per la produzione della birra.
Legge emessa in parte per calmierare i prezzi, ma anche per tutelare la salute dei consumatori, proibendo di fatto l’uso del frumento che aveva avuto un raccolto disastroso. Diventata legge ufficiale nel 1906, è un decreto in vigore ancora oggi che ha contribuito alla costruzione della fama mondiale della birra tedesca. La dicitura di qualità ”prodotta secondo la legge di purezza tedesca” viene utilizzata da alcuni produttori esteri per distinguersi e sottolineare l’eccellenza.
Tra gli ospiti presenti alle celebrazioni in Baviera, anche Angela Merkel, che ha colto l’occasione per parlare al pubblico dei vantaggi dell’accordo di libero scambio tra UE e USA. La Germania è oggi il più grande produttore di birra europeo, pure essendo il secondo paese come consumo procapite.
Il primo posto spetta ai cechi, seguono i tedeschi, quindi al terzo posto i belgi con 80 litri di birra annui a testa. Per festeggiare i 500 anni dell’editto sono previsti altrieventi nel corso del 2016. A luglio, in particolare si terrà a Monaco il Festival 500 Jahre Bayerisches Reinheitsgebot. Dal 22 al 24 luglio, la Odeonplatz sarà sede di una festa unica, oltre 100 birrifici presenti, musica popolare bavarese e specialità locali.
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L’Italia per la prima volta nel 2015 viene raggiunta sul podio dei principali paesi consumatori mondiali di vino dalla Germania, con 20,5 milioni di ettolitri, preceduta dalla Francia con 27,2 milioni di ettolitri e dagli Stati Uniti che conquistano il primato con 30,1 milioni di ettolitri. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’Organizzazione mondiale del Vino e della Vite (Oiv) che ha evidenziato peraltro una sostanziale stabilità nei consumi mondiali in quantità a 240 milioni di ettolitri, erano 239 nel 2014. Il cambiamento della classifica è stato determinato, sostiene la Coldiretti, dall’aumento dell’1 per cento dei consumi negli Usa, dal calo dell’1,2 % dei consumi in Francia, del debole aumento in Italia (+0,3%) e di quello più consistente della Germania (+1,1%). Negli ultimi anni si è verificata, come sottolinea Coldiretti, una vera rivoluzione del mondo del vino a partire dall’Italia dove i consumi interni sono scesi al minimo dall’Unità d’Italia anche se nel 2015 hanno registrato una debole inversione di tendenza anche se gli italiani hanno detto addio – precisa la Coldiretti – a quasi un bicchiere di vino su quattro negli ultimi dieci anni. Il risultato è che la quantità di vino Made in Italy consumato in Italia è risultata addirittura inferiore di quella bevuta fuori dei confini nazionali con l’Italia. Secondo l’Organizzazione mondiale del Vino e della Vite (Oiv) infatti l’Italia nel 2015 è il primo produttore mondiale di vino con 49,5 milioni di ettolitri davanti alla Francia con 47,5 milioni di ettolitri, con la produzione mondiale che è salita del 5,4 per cento a 274,4 milioni di ettolitri.
Nel 2015, rispetto all’anno precedente, le vendite di vino italiano all’estero hanno raggiunto il record storico di 5,4 miliardi (+5%) per effetto di un incremento in valore di oltre 13% negli Usa, mentre nel Regno Unito l’export cresce dell’11% e la Germania rimane sostanzialmente stabile. In Oriente le esportazioni sono cresciute sia in Giappone sia in Cina, rispettivamente in valore del 2% e del 18%. Negli Stati Uniti – continua Coldiretti – sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio. Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero nel 2015 con le esportazioni che con un aumento del 17% ha raggiunto il record di 985 milioni di euro. Nella classifica delle bollicine italiane piu’ consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 250 milioni di euro e un incremento del 44% nel 2015, ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 200 milioni e un aumento del 26% a valore. Preoccupante, sempre secondo Coldiretti, è invece il flop registrato in Russia dove le esportazioni di vini e spumanti calano ulteriormente del 31% per effetto delle tensioni politiche e commerciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo. Il successo del vino italiano all’estero ha spinto il fatturato del vino e degli spumanti che cresce del 3% e raggiunge nel 2015 il valore record di 9,7 miliardi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Teroldego, da sempre considerato il principe dei vini trentini, è stato al centro ieri e oggi a San Michele della due giorni di studio e degustazione organizzata dal corso enotecnici della Fondazione Mach. Ieri si è svolta la prima edizione della rassegna didattica che ha coinvolto 40 cantine trentine e 62 vini, attentamente valutati da una commissione composta da studenti, docenti ed esperti. Oggi è stata la volta del convegno enologico con produttori e ricercatori che ha evidenziato le potenzialità viticole ed enologiche del vitigno. L’incontro di oggi è stato moderato da Massimo Bertamini, responsabile della sezione post-secondaria e universitaria, che ha sottolineato l’importanza di valorizzare il vitigno autoctono e ha portato il saluto del presidente Andrea Segrè secondo il quale il Teroldego rappresenta un interessante ”caso di studio da rivolgere alle nuove generazioni”. Elisabetta Foradori dell’Azienda di Mezzolombardo ha parlato della sua esperienza di produttrice da oltre 30 anni di Teroldego e ha fornito al pubblico la sua interpretazione personale: ”Il Teroldego – ha detto- è una esperienza agricola con due pilastri fondamentali: la genetica e la biodinamica. Quest’ultima consente di recuperare la fertilità della terra e di mantenere la coltura in equilibrio”.
Mauro Varner, responsabile dell’ ufficio tecnico di campagna Mezzacorona SCA ha parlato della gestione agronomica del Teroldego per migliorare la qualità dell’uva. In particolare, ha illustrato i lavori di microvinificazione fatti negli anni scorsi per definire la quantità ottimale ad ettaro, a seconda delle zone, per raggiungere la qualità minima per la Cantina Mezzacorona. Poi ha affrontato il tema delle diverse tecniche di gestione agronomica (diradamento germogli, taglio delle punte, diradamento grappoli, irrigazione a goccia) necessarie per la qualità del prodotto finale. Giorgio Nicolini, responsabile cantina sperimentale e microvinificazione che afferisce al Centro Trasferimento Tecnologico, ha illustrato nel dettaglio il contributo della Fondazione Mach alla conoscenza tecnologica del vino Teroldego, focalizzando gli aspetti tecnico-enologici: dalla caratterizzazione della composizione chimica di base alle componenti aromatiche sia di rilievo sensoriale sia utili alla discriminazione varietale sia alle componenti fenologiche. Fulvio Mattivi ha presentato la ricerca scientifica che ha riguardato l’influenza della temperatura di conservazione sulla evoluzione della composizione dei vini rossi. Ha ripreso e contestualizzato al vino Teroldego i risultati della ricerca presentata a San Francisco. La ricerca documenta scientificamente i meccanismi con cui il vino conservato in appartamento invecchia prima con un conseguente peggioramento della qualità. In questi giorni una parte degli studenti del corso per enotecnici è impegnata presso l’Istituto Agrario Ciuffelli di Todi nella competizione Bacco e Minerva, mentre nel fine settimana la classe sesta è promotrice e organizzatrice nel complesso scolastico di San Michele della manifestazione Enomarcia 2016.
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Unottima annata per i vini piemontesi e1464278252758
”Un’ottima annata”, come il titolo di un famoso film che parla di vino. Non si tratta di cinema però, ma del trend positivo dei vini piemontesi nel 2015. A dichiararlo, ad agenparl, Alessandra Bodda, titolare della Tenuta La Pergola di Cisterna D’Asti, imprenditrice ed esperta dei fenomeni del cambiamento in atto nel settore dell’enologia. ”Il 2015 è stata un’ottima annata per i vigneti del Piemonte, cui la produzione di vino è di 2,47 milioni di ettolitri, (+ 2,7% sul 2014). Una vendemmia di alta qualità, dalle analisi e valutazioni svolte tutti i vitigni sono collocati nella vetta della classifica, ovvero le 5 stelle dell’eccellenza a Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Grignolino, Cortese ed Erbaluce.
Gli altri vitigni stanno nella sfera dell’Ottimo, con 4 Stelle”. ”Il comparto vitivinicolo rappresenta la punta avanzata dell’agricoltura piemontese che si dimostra una realtà solida e vitale. Un settore caratterizzato da fenomeni di rinnovamento, innovazione e di ricambio generazionale, soprattutto con l’inserimento di migliaia di giovani agricoltori e una crescita della componente femminile”, ha aggiunto Alessandra Bodda. ”Le aziende vitivinicole sono 19.100 su 67.000 totali, mentre gli ettari vitati sono circa 43.000. Di grande rilievo i dati sull’ export, che continua il trend positivo. Il valore dell’export di vino rappresenta circa il 22% dell’export agroalimentare piemontese e circa il 20% dell’export vini nazionale. Il Piemonte esporta circa il 60% della sua produzione, che in bottiglie sono: 56 milioni di Asti su 66 milioni totali; 23,8 milioni di Moscato d’Asti su 28 milioni totali; 10 milioni di Barolo su 13; 3 milioni di Barbaresco su 4,5 totali; 11 milioni di Barbera d’Asti su 22; 10,88 milioni di Gavi su 13,6; 2,2 milioni di Roero Arneis su 5,5; 1,8 milioni di Brachetto d’Acqui su 4,4 milioni. Il 70% viene assorbito dai Paesi UE, il restante 30% dai Paesi extra UE.” ha concluso l’imprenditrice.
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Si è concluso con un buon successo di pubblico e partecipazione il primo Wine Show edizione 2016 a Orvieto. Nella suggestiva cornice del Palazzo del Gusto di Orvieto la due giorni di esposizione e degustazione presentata da Ciesse Distribuzione Vini in collaborazione con la associazione La Castellana e sotto il patrocinio del Comune di Orvieto, Provincia di Terni, Confartigianato, Fisar, ha fatto registrare il tutto esaurito tra gli stand posizionati all’interno del Chiostro di San Giovanni. Oltre 700 le etichette proposte al numeroso pubblico che sabato 16 e domenica 17 aprile scorsi hanno potuto conoscere alcune tra le migliori referenze di Italia, Umbria e locali. Presenti cantine dal Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Trentino, Toscana, Marche, Abruzzo, Puglia, Campania oltre ad alcune delle eccellenze enologiche umbre e orvietane. Oltre al piacere della degustazione dei vini offerti dai vari stand molto apprezzata anche la mostra del maestro Umberto Verdirosi corredata da un buffet a tema con pranzo e cena particolarmente graditi da tutti gli ospiti convenuti. Soddisfazione per questa prima edizione nelle parole di Alberto Crispo, ideatore della kermesse: ”Siamo molti soddisfatti della riuscita della manifestazione; a confermare l’ottimo appeal dell’evento sono gli oltre 2300 ingressi paganti che nella due giorni hanno scelto di visitare Wine Show.
Vista l’ottima risposta ottenuta in questa prima edizione tutti noi siamo già al lavoro per la seconda edizione e molti altri progetti nati a completamento del progetto Wine Show”. La riuscita dell’evento è anche da attribuire alle varie collaborazioni che hanno permesso l’ottimo svolgimento della manifestazione: in primo luogo il prezioso apporto dei sommeliers Fisar che con il loro puntuale servizio alle degustazioni ha supportato le cantine espositrici, le cantine partecipanti che hanno creduto fin da subito nel progetto Wine Show confermando la propria presenza anche per il prossimo anno. L’apertura ufficiale della manifestazione e il taglio del nastro è stato affidato al sindaco della città di Orvieto, Giuseppe Germani il quale ha ribadito con forza l’importanza di questo evento per un avvio ad altri avvenimenti che il Palazzo del Gusto potrebbe ospitare in futuro. Accanto a lui il parroco della Parrocchia di Sant’Andrea don Luca Conticelli e tutte le autorità civili e militari cittadine. Molto partecipato e attento l’intervento dell’enologo Riccardo Cotarella che nel convegno di domenica 17 aprile ha fatto il punto sulle problematiche di marketing e comunicazione in riferimento alla distribuzione dei vini esprimendo anche la propria soddisfazione per la riuscita di Wine Show. Appuntamento alla prossima edizione e a tutti gli altri eventi collaterali a cui lo staff di Wine Show sta lavorando.
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Si terrà sabato 23 Aprile a Serra de’ Conti (An) un incontro organizzato dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT) sull’imprenditoria vinicola femminile. Il tema della tavola rotonda sarà ”Il ruolo delle donne imprenditrici nel settore vitivinicolo marchigiano”. All’iniziativa interverrà la Presidente della Camera Laura Boldrini, autorità locali, il vicepresidente IMT, Doriano Marchetti, il direttore IMT, Alberto Mazzoni, le socie del consorzio marchigiano che racconteranno la propria esperienza di imprenditrici. Tra queste, Eleonora Berluti (La Calcinara), Valentina Bonci (Az. Vallerosa Bonci), Carla Fiorini (Az. Fiorini), Caterina Garofoli (Casa Vinicola Garofoli), Serenella Moroder, vicepresidente Movimento Turismo Vino e presidente Movimento Turismo Vino Marche, Caterina Chiacchiarini (Az.Sartarelli), Francesca Sparapani (Az. Sparapani), Paola Togni (Togni-Casalfarneto), Valentina Vicari (Az. Vicari). ”Un’occasione importante – ha detto il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni – per fare il punto sul lavoro di tante imprenditrici marchigiane, che oggi rappresentano circa un’azienda vinicola su tre, a testimonianza di una crescente femminilizzazione del vigneto Marche”.
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Mostra nazionale dei passiti e dei vini da meditazione Volta Mantovana
Ritorna dal 23 al 25 Aprile, a Volta Mantovana, la quattordicesima edizione della Mostra nazionale dei vini passiti e da meditazione nella suggestiva cornice cinquecentesca di Palazzo Gonzaga Cavriani. Moltissimi i vini provenienti da tutta Italia, come la Vernaccia, il vino più amato dai papi e dai re, il Sagrantino di Montefalco, l’apprezzatissimo e imperdibile vino umbro per la prima volta sul banco d’assaggio e tanti altri. Un’ampia scelta di vini nazionali, opzionabili sul catalogo, ma anche prodotti internazionali con un ospite d’eccezione, la Georgia, il paese che vanta il più antico metodo di vinificazione conosciuto al mondo, accanto agli apprezzatissimi passiti croati e il Madeira portoghese.
L’evento si svolgerà tra le sale del plesso, le scuderie e i giardini all’italiana, in cui si potranno ammirare – per gli ultimi giorni – le sculture lignee di Patrick Moya. In questa occasione l’artista realizzerà, attraverso l’eclettico laboratorio della metamorfosi, delle performance su materiali innovativi, tra cui botti di vino, pannelli, tele. Tre giornate che offriranno diverse possibilità di assaggi. Un grande banco allestito nel giardino principale con degustazione a due euro di cui la prima inclusa nel ticket di ingresso, percorsi emozionali in abbinamento a formaggi e cioccolata, guidati da sommelier e produttori.
In questa manifestazione si potrà inoltre pranzare all’interno degli splendidi giardini o partecipare a una delle visite guidate al palazzo, alle torri e alle cantine; mentre i ristoranti convenzionati di Volta proporranno, come di consueto, un menu speciale a 25 euro. Il biglietto d’ingresso, comprensivo di bicchiere e buono per una degustazione al banco, costa 8.50 euro. La manifestazione apre dalle 9 alle 20, mentre per domani sarà possibile prenotare i posti per la Cena di Gala alle scuderie di Palazzo Gonzaga. Una opportunità per promuovere anche il territorio di Mantova e del Parco del Mincio che sarà presentato in questa vetrina nazionale attraverso lo strumento del nuovo infopoint.
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In Veneto fioccano le richieste per nuovi vigneti oltre la meta delle istanze nazionali 1
Oltre il 50% delle richieste nazionali per nuovi vigneti arrivano dal Veneto. Richieste eccessive che non potranno essere soddisfatte visto che la normativa europea stabilita dalla Pac (politica agricola comune), per il 2014-2020, prevede che ad ogni regione spetti l’1% di incremento della superficie vitata posseduta. Il Veneto attualmente dispone di 80.000 ha e da normativa ne potranno essere concessi solo 800 aggiuntivi. La richiesta complessiva della regione è stata di 34.000 ettari, a fronte di 3586 istanze avanzate anche da aziende cerealicole e zootecniche che vorrebbero convertire la loro attività non più redditizia. A far la parte del leone la provincia di Treviso e Verona, ma sono pervenute numerose richieste anche da zone non a tradizione vinicola della provincia di Venezia e Rovigo. I dati sulle richieste sono stati diffusi da Confagricoltura Treviso, sulla base dei dati dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), che ha chiuso l’istruttoria il 31 marzo. Per Gianclaudio De Martin, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Treviso, questo principio crea una turbativa, favorendo le enormi superfici di centinaia di ettari del Rodigino e del Veneziano rispetto al viticoltore storico trevigiano, il quale dispone al massimo di poche decine di ettari.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
andreas larsson franciacorta svezia vinordic aprile 2016
Poco dopo la conclusione di Vinitaly il Franciacorta riparte per un nuovo viaggio, direzione Svezia. Dal 26 al 29 Aprile Franciacorta sarà infatti ospite di Vinordic, la principale fiera nordeuropea dedicata alle eccellenze enogastronomiche.A rappresentare il territorio e i suoi raffinati prodotti vitivinicoli saranno le 24 cantine presenti, ubicate nello stand interamente dedicato della grandezza di 27 mq. Si tratta di un primo piccolo passo, che acquista però molta importanza strategica, date le potenzialità dell’ambito di inserimento: i paesi scandinavi presentano infatti un mercato in notevole crescita nel settore dell’enoturismo e costituiscono un’interessante vetrina per la realtà franciacortina. Alla giornata inaugurale del 25 aprile seguirà una cena eclusiva presso il rinomato ristorante di Villa Källhagen di Stoccolma, che proporrà un menù studiato interamente con abbinamenti Franciacorta. All’esclusivo evento parteciperanno vari degustatori e personaggi di spicco della società svedese e il migliore sommelier del mondo 2007, Andreas Larsson. Il 26 aprile lo stesso Larsson sarà il conduttore di due seminari di degustazione presso la Conference Room della fiera (K24), dove tutti i partecipanti di Vinordic avranno la possibilità di avvicinarsi al mondo del Franciacorta, attraverso gli assaggi e la sapiente descrizione delle varie tipologie di vini.
LE CANTINE PRESENTI A VINORDIC – FRANCIACORTA STAND A43:10 Abrami Elisabetta – Antica Fratta – Azienda Agricola Fratelli Berlucchi – Barone Pizzini – Bellavista – Berlucchi Guido – Bersi Serlini – Bonfadini – Castel Faglia Monogram – Cavalleri – Contadi Castaldi – La Boscaiola – Le Cantorie – Lo Sparviere – Majolini – Mirabella – Monte Rossa – Mosnel – Plozza Ome – Ricci Curbastro – Ronco Calino – Santus – Tenuta Montedelma – Villa Crespia Muratori
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Poco dopo la conclusione di Vinitaly il Franciacorta riparte per un nuovo viaggio, direzione Svezia. Dal 26 al 29 Aprile Franciacorta sarà infatti ospite di Vinordic, la principale fiera nordeuropea dedicata alle eccellenze enogastronomiche.A rappresentare il territorio e i suoi raffinati prodotti vitivinicoli saranno le 24 cantine presenti, ubicate nello stand interamente dedicato della grandezza di 27 mq. Si tratta di un primo piccolo passo, che acquista però molta importanza strategica, date le potenzialità dell’ambito di inserimento: i paesi scandinavi presentano infatti un mercato in notevole crescita nel settore dell’enoturismo e costituiscono un’interessante vetrina per la realtà franciacortina. Alla giornata inaugurale del 25 aprile seguirà una cena eclusiva presso il rinomato ristorante di Villa Källhagen di Stoccolma, che proporrà un menù studiato interamente con abbinamenti Franciacorta. All’esclusivo evento parteciperanno vari degustatori e personaggi di spicco della società svedese e il migliore sommelier del mondo 2007, Andreas Larsson. Il 26 aprile lo stesso Larsson sarà il conduttore di due seminari di degustazione presso la Conference Room della fiera (K24), dove tutti i partecipanti di Vinordic avranno la possibilità di avvicinarsi al mondo del Franciacorta, attraverso gli assaggi e la sapiente descrizione delle varie tipologie di vini.
LE CANTINE PRESENTI A VINORDIC – FRANCIACORTA STAND A43:10
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Isidoro Rebuli, noto ristoratore di Valdobbiadene, è stato riconfermato Presidente della Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene. Il nuovo Consiglio di Amministrazione, eletto da pochi giorni, lo ha nominato all’unanimità a rappresentare i numerosi soci della Strada del Vino più antica d’Italia, itinerario che si snoda in un territorio candidato a sito patrimonio dell’umanità Unesco e da poco entrato nel ”Registro nazionale del paesaggio rurale storico” istituito dal Ministero per le politiche agricole. Il neo Presidente intende proseguire il percorso già intrapreso 3 anni fa, che vede la stretta collaborazione con tutti gli attori che operano per la promozione turistica delle colline di Conegliano Valdobbiadene: dai 21 Comuni associati alla Strada del Vino, ai Consorzi di Tutela, agli altri importanti Enti che proteggono e promuovono prodotti tipici e identità territoriale. Già da subito il 2016 si prospetta ricco di impegni considerato che
ricorrono i 50 anni della Strada del Prosecco e che l’interra area proprio quest’anno, fatto straordinario, è stata proclamata Città Europea del Vino 2016.
Il neopresidente Rebuli sarà affiancato dalla Vicepresidente Cinzia Sommariva (Consorzio Tutela Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg) e da 13 Consiglieri: Enrico Bortolomiol (Ciodet Spumanti), Gianfranco Bortolin (Le Bertole Az. Agr.), Fabio Cesco (Canevel Spumanti), Fabio Curto (Cantina Ponte Vecchio), Benedetto De Pizzol (Comune di San Pietro di Feletto), Francesco Drusian (Drusian Francesco Az. Agr.), Maurizio Favrel (Malibràn Az. Agr.), Michele Follador (Confraternita di Valdobbiadene), Luciano Fregonese (Sindaco di Valdobbiadene), Ivan Panizza (ProgettiDivini), Alvio Stramare (Gemin Spumanti), Pierina Vibbani (Agenzia Onda Verde Viaggi), Floriano Zambon (Sindaco di Conegliano). Il nuovo Collegio dei Sindaci Revisori è invece composto da Giuseppe Anselmi, Lucina Pradal e Attilia Schena.
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Dall’Etna alle Alpi, dalle vigne sul mare a quelle nell’entroterra. Quest’anno Cantine Aperte scende in campo in tutta Italia al fianco di Airc con “Un bicchiere per la ricerca”, grazie alla partnership tra ilMovimento Turismo Vino e l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Ad annunciarlo la scorsa settimana a Vinitaly nello stand del Movimento Turismo Vino, il presidente Carlo Pietrasanta, assieme al direttore generale di Airc, Niccolò Contucci, in presenza di Giorgio Barchesi, il “Giorgione” di Gambero Rosso Channel, testimonial di Airc. Sarà “Un bicchiere per la ricerca” il claim scelto per l’edizione numero 24 di Cantine Aperte, che anche per il 2016 apre i battenti con un doppio appuntamento all’insegna della cultura del vino: sabato 28 e domenica 29 maggio, acquistando un calice per le degustazioni nelle cantine Mtv dello Stivale, gli enoappassionati potranno contribuire alla lotta contro i tumori e sostenere così la raccolta fondi a favore della ricerca oncologica. E come da tradizione, non mancheranno le enoiniziative aperte a tutti, che spazieranno dai tasting ai banchi d’assaggio, dai trekking tra i filari alle visite guidate in cantina, dai pranzi alle cene con il vignaiolo, fino alle proposte all’insegna della musica e dell’arte.
“Abbiamo voluto fortemente questa nuova collaborazione con Airc – ha evidenziato Carlo Pietrasanta – perché siamo convinti che il vino, grazie al suo potenziale attrattivo, possa dare un contributo importante anche sul piano sociale. Cantine Aperte, che da oltre vent’anni richiama migliaia di enoappassionati da tutta Italia, sarà una buona occasione per sostenere la ricerca sul cancro e per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema”. Per Niccolò Contucci “ogni giorno grazie agli oltre 4 milioni e mezzo di sostenitori che hanno scelto di essere al nostro fianco possiamo garantire a circa 5 mila ricercatori di proseguire senza sosta nel loro lavoro, per rendere il cancro sempre più curabile”. “Insieme ai nostri tradizionali appuntamenti di piazza – ha proseguito il direttore generale Airc – per noi sono fondamentali anche le tante iniziative che si svolgono sul territorio e che ci consentono di promuovere la nostra missione presso un pubblico sempre più ampio. Per questo siamo grati al Movimento Turismo del Vino per la collaborazione che ci hanno offerto nell’ambito della manifestazione Cantine aperte”.
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Non c’è pace per il Marsala. Prima l’addio di Renato De Bartoli, figlio di Marco De Bartoli, il profeta del marsala, che ha deciso di lasciare l’azienda di famiglia per passare a Baglio di Pianetto, l’azienda siciliana della famiglia del conte Marzotto. De Bartoli, produttore del Vecchio Samperi, ha preso il posto di Alberto Buratto, amministratore delegato da una dozzina di anni, deciso ad accettare una nuova scommessa professionale. Ora la notizia delle Cantine Florio che abbandonano il Consorzio di tutela del vino Marsala fondato nel 1963 da produttori locali per promuovere la Doc Marsala e proteggerne l’identità dopo gli anni di calo del gradimento sul mercato.
L’azienda Duca di Salaparuta Spa, con i suoi tre brand Florio, Duca di Salaparuta e Corvo, di proprietà dell’Illva di Saronno, ha deciso di lasciare il Consorzio a causa dei «numerosi impegni italiani». «Stare nel Consorzio – hanno riferito i responsabili della Duca di Salaparuta – è un’attività che richiede tempo e non riuscivamo più a seguire questo compito nel modo giusto. Continuiamo a pensare che il Marsala sia un prodotto moderno, versatile, che sia vivo e che abbia un futuro. Siamo azienda leader del Marsala e andremo avanti».
«Noi crediamo in questo prodotto – aggiunge la società -. La nostra cantina di Marsala ha lavorato moltissimo, in questi anni abbiamo allargato la gamma di prodotti liquorosi e passiti e stiamo puntando molto sull’enoturismo. Con 50 mila visitatori all’anno in cantina siamo una tra le più grandi mete enoturistiche della Sicilia». Oltre all’uscita dal Consorzio da parte della Florio, si registrano anche le conseguenti dimissioni di Giuseppe Ingargiola, dipendente della stessa Florio e presidente del Consorzio.
Una dipartita, quella delle Cantine Florio, che ha destato preoccupazione alle Cantine Pellegrino. L’amministratore delegato, Benedetto Renda, anche vice presidente del Consorzio, spera in un dietro front e ha manifestato la disponibilità a discutere con la famiglia Reina, proprietaria della Florio, per comprendere meglio le ragioni dell’uscita che forse non convincono del tutto. Una decisione che segna la fine di un’epoca fallimentare secondo l’ex assessore alle Politiche Agricole del Comune di Marsala, il produttore Nino Barraco: «Il Consorzio, a maggior ragione con l’addio delle cantine Florio, non rappresenta più il bene del territorio e del brand Marsala».
«La politica del Consorzio – ha aggiunto il vignaiolo marsalese – non è riuscita nell’intento di far decollare il Marsala ma ha portato alla condanna del lavoro svolto dalle aziende che ne facevano parte. Bisogna adesso ripartire da zero con un consorzio che sia rappresentativo del territorio e in cui facciano ingresso anche i produttori di uva, senza i quali la Comunità europea non riconosce il ruolo dei consorzi. E con la riproposizione di un disciplinare che punti tutto sulla qualità dell’uva».
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Pubblicato l’atteso decreto Ocm Paesi Terzi, già annunciato dalla firma dello schema di decreto. Il passaggio successivo ora è attendere che le singole regioni eroghino i loro decreti nei prossimi 30 giorni, e mettano definitivamente a disposizione la documentazione e gli estremi per la partecipazione alle aziende. Vengono sostanzialmente confermate le linee principali già annunciate dalle agenzie alla firma dello schema, ovvero il finanziamenti a fondo perduto del 50% (che possono essere integrati eventualmente da altri fondi regionali). Clicca qui per leggere il bando completo.
Accedono alla misura OCM Paesi Terzi i seguenti soggetti
a) le organizzazioni professionali, purché abbiano tra i loro scopi la promozione dei prodotti agricoli;
b) le organizzazioni interprofessionali, come definite dall’art. 157 del regolamento (UE) n. 1308/2013;
c) le organizzazioni di produttori, come definite dall’art. 152 del regolamento (UE) n. 1308/2013;
d) i Consorzi di tutela, autorizzati ai sensi dell’art. 17 del decreto legislativo n. 61/2010, e loro associazioni e federazioni;
e) I produttori di vino, come definiti al precedente articolo 2;
f) i soggetti pubblici con comprovata esperienza nel settore del vino e della promozione dei prodotti agricoli;
g) le associazioni, anche temporanee di impresa e di scopo tra i soggetti di cui alle lettere a), b), c), d), e), f) ed h);
h) i Consorzi e le Associazioni che abbiano fra i propri scopi statutari la promozione di prodotti agroalimentari, le Società Cooperative che non rientrino nelle definizioni di cui alle lettere precedenti, a condizione che tutti i partecipanti al progetto di promozione rientrino nella definizione di produttore di vino, di cui al precedente art. 2;
i) le reti di impresa, composte da soggetti di cui alla precedente lettera e).
I progetti possono essere
a) nazionali, presentati al Ministero, riguardano la filiera vitivinicola di almeno 3 regioni e sono ammissibili a finanziamento a valere sui fondi di quota nazionale;
b) regionali, presentati alla Regione in cui il beneficiario ha la sede legale e/o operativa sono ammissibili a finanziamento a valere sui fondi di quota regionale.
c) multiregionali, presentati alla Regione in cui il beneficiario ha la sede legale, coinvolgono beneficiari che hanno sede operativa in almeno 2 Regioni. Sono ammissibili a finanziamento a valere su fondi di quota regionale e su una riserva dei fondi della quota nazionale pari a quattro milioni di euro. La quota di finanziamento pro capite da parte di Ministero e Regioni non supera il 25% l’importo del progetto presentato.
Quanto si può investire in un progetto OCM Vino Paesi Terzi
Sono ammissibili, a valere sui fondi quota nazionale, progetti aventi un importo complessivo minimo, ammesso a seguito dell’istruttoria di valutazione, per Paese terzo/anno non inferiore a 50.000 euro. Qualora il progetto sia destinato a un solo Paese terzo, il suo importo non deve essere inferiore a 100.000 euro.
Nel caso in cui le regioni non adottino propri Inviti alla presentazioni dei progetti, ma si avvalgano di quello emanato annualmente dal Ministero, il costo complessivo minimo per progetto, ammesso a seguito dell’istruttoria di valutazione, è fissato in 50.000 euro per paese terzo/anno. Per info o supporto per il bando: informazioni@ocmvino.it.
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Lunadoro, Azienda Agricola di Montepulciano con 12 ha vitati per la produzione di Vino Nobile di Montepulciano, già apprezzata da Robert Parker, Wine Enthusiast, Gambero Rosso, Veronelli con recensioni molto lusinghiere, è stata acquisita nei giorni scorsi da Schenk Italian Wineries, una tra le più rilevanti realtà vinicole nello scenario nazionale, con sede a Ora (BZ), classificata ad aprile 2016 da Mediobanca al 15° posto come società vinicola italiana per i fatturati 2014-2015.
”L’Azienda Agricola Lunadoro ha sede in una delle regioni vinicole italiane di maggior fascino e successo che non finisce mai di stupire ed emozionare: la Toscana – commenta Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk Italian Wineries. Questo brand ci aiuterà a soddisfare la domanda mondiale crescente di vini di qualità superiore e rappresenta un vero fiore all’occhiello sia per noi sia per l’intero Gruppo Schenk, che potrà così ampliare ulteriormente la gamma di prodotti europei ad alto valore aggiunto”.
”Siamo orgogliosi di poter annoverare nel nostro portfolio una realtà così prestigiosa – aggiunge Simoni. Da diversi anni stiamo investendo in aziende agricole situate in zone particolarmente vocate e suggestive, con l’obiettivo di poter offrire prodotti di qualità sempre maggiore come espressione sincera del territorio, delle sue tradizioni e della sua cultura”.”Schenk, fino ad oggi conosciuto in tutto il mondo come gruppo leader tra gli esperti del vino – conclude Daniele Simoni – sempre più ora si sta affermando come grande e consolidata realtà europea in grado di produrre vini eccellenti da territori blasonati sia in Italia, come è il caso di Lunadoro e Castello di Querceto in Toscana o Bacio della Luna in Veneto, sia all’estero con l’acquisizione di marchi prestigiosi come Henri Badoux (Aigle Les Murailles) in Svizzera e Chateau d’Aigueville nella Valle del Rodano, innalzando ulteriormente il proprio posizionamento sul mercato dei beni di lusso”.
Shenk Italian Wineries, fondata nel 1952 a Reggio Emilia come Schenk Italia, rappresenta una tra le maggiori aziende vinicole dello scenario italiano. Nel 1960 la sede è stata spostata a Ora con l’intento principale di lavorare vino sfuso. Oggi, con l’acquisizione di marchi prestigiosi sul territorio nazionale puntando soprattutto su prodotti di alta qualità in Veneto, Piemonte, Toscana, Abruzzo e Sicilia, diventa Schenk Italian Wineries, una realtà produttrice di primo livello.
Gli addetti complessivi, considerati tutti i brand italiani, sono oltre 100, per una produzione totale di oltre 55 milioni di bottiglie ed un fatturato 2015 di 104 milioni di euro. Schenk Italian Wineries fa parte del Gruppo Schenk, fondato in Svizzera nel 1893, una delle più grandi aziende vinicole a conduzione familiare in Europa con partecipazioni in Svizzera, Francia, Italia, Spagna, Germania, Benelux e Regno Unito.
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Si terrà sabato 4 Marzo 2017, dopo il successo della prima edizione, la seconda giornata dedicata alle Donne del Vino. L’associazione è composta da oltre 650 socie tra produttrici, titolari di enoteche, esperte di vino, giornaliste, che hanno in comune l’obiettivo di promuovere la cultura del vino. Positivo l’esercizio 2015, presentato e approvato all’unanimità durante il Vinitaly appena concluso. Una manifestazione che è stata densa di appuntamenti: dal saluto tra la Presidente uscente Elena Martusciello (in carica dal 2010) a Donatella Cinelli Colombini eletta nel gennaio del 2016 per guidare il prossimo triennio, a numerosi incontri negli stand regionali di Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Sicilia, Veneto durante i quali le socie hanno incontrato i Governatori Debora Serracchiani e Luca Zaia. Un modo inclusivo di partecipare alla fiera coinvolgendo anche delegazioni consorelle estere da Germania, Giappone, Polonia e Sud Africa dove però hanno trovato spazio anche argomenti seri come i corsi di formazione per le candidate ai CdA dei consorzi del vino finalizzati a stimolare la nascita di una nuova leadership femminile nel vino. Tra i punti programmatici illustrati al Vinitaly anche la trasformazione di alcune iniziative di valenza nazionale in azioni regionali: Donne in cammino, dal Piemonte trekking nelle vigne; Il Rosè più rosa, con Marco Reitano, dalla Toscana; la Giornata delle Donne all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; corsi di formazione per le future Consigliere dei Consorzi. Relativamente alla giornata del 2017, Donatella Cinelli Colombini ha dichiarato che il fil rouge della festa sarà il tema ”Donne vino e motori”.
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