Categorie
Esteri - News & Wine Gli Editoriali news news ed eventi

Sul Cava Meeting 2023 e su quanto siamo lontani da chi beve vino (Prosecco incluso)

Sul Cava Meeting 2023 e su quanto siamo lontani da chi beve vino (Prosecco incluso)
EDITORIALE –
C’era da aspettarselo, o forse no. Il Cava Meeting 2023, l’evento dell’anno per la denominazione spumantistica spagnola che nel 2022 ha venduto 249,135 milioni di bottiglie (+ 4.58% rispetto al 2021) esportandone il 69%, avrebbe potuto trasformarsi nell’esercizio di autocelebrazione ormai così consueto nel settore da rischiare di passare inosservato, al giudizio dei più. È andata, invece, pressoché all’opposto, tra inutili criticismi e punti rimasti oscuri sul futuro. Nella tre giorni di Barcellona del 26, 27 e 28 novembre, c’è chi è riuscito a massacrare (a parole, s’intende) il vino simbolo di una nazione intera, con il pressapochismo e lo snobismo tipico di chi è abituato ad analizzare il vino in giacca e cravatta; senza calarsi mai (m-a-i) tra la gente, o immaginarsi seduto a una tavola diversa da quella di un ristorante stellato, in compagnia di persone appartenenti al proprio “rango”. Magari dopo il tè delle 5.

Non farò i nomi perché, questa volta, contano poco alla fine dei conti. A preoccuparmi, tout court, è il messaggio che arriva dal settore e da alcuni dei suoi “specialisti”. In un periodo in cui ci si interroga su come coinvolgere le nuove generazioni nella cultura del bere e in cui si è costretti a spiegare la differenza tra “consumo” e “abuso” di alcolici, c’è ancora troppa gente a cui viene dato un microfono per parlarsi addosso, in sostanza per dire (o provare a suggerire) “quanti euro/dollari/sterline” dovrebbe costare una “buona bottiglia” (guarda caso sempre tanto), senza concentrarsi, invece, sul “dove, quando, cosa, chi, perché”.

Il risultato? Sempre più consumatori si allontano dal vino, spaventati dal costo minimo (presunto) di una “bottiglia buona” e – ancor più – dalla retorica dell’artigianalità e “dell’integralmente prodotto” come sinonimo di qualità assoluta e garantita: la Docg delle dimensioni che contano, a livello inversamente proporzionale. La più grande panzana del marketing enoico dei giorni nostri diventa regola d’oro per approfittare di un palco. Ergersi a paladini del “vino per pochi”. E sostenere, tronfi, “costa tanto, dunque è buono, questa è la strada, ergo sum“.

FANTASIE SNOB: «MENO CAVA E SOLO PER L’ALTA GASTRONOMIA»

Al Cava Meeting 2023 ho sentito chiaramente dire che, «per aumentare la redditività del prodotto bisognerebbe produrne di meno». Facile, no? Soluzioni dal sala del tè delle 5, snocciolate “aggratis” dal palco di uno degli eventi mondiali dell’anno. In realtà, per chiunque abbia un minimo di contatto con la realtà quotidiana del settore, l’idea che il Cava, per risollevare le proprie sorti – o, meglio, la propria immagine logorata dagli entry level venduti nel mondo a prezzi da discount per un Metodo classico – debba seguire l’esempio di Bordeaux (650 milioni di bottiglie commercializzate all’anno, 5 mila chateau, 52 cooperative e 125 mila ettari complessivi, contro i 38.274 della DO spagnola) è aberrante. Se in Francia ci si può permettere di espiantare “per decreto” 9.500 ettari, in Spagna una decisione simile scatenerebbe (giustamente) la rivoluzione.

E se è davvero questa la panacea prospettata degli “esperti del settore”, allora servirebbe anche il coraggio di finire la frase: chiedendo pubblicamente ad aziende come Freixenet, Codorniù, Garcia-Carrion o Vallformosa – che da sole o, meglio, grazie a migliaia di soci viticoltori, producono oltre il 70% delle bottiglie del Cava – di abbandonare il Consejo Regulador, spianando la strada ai soli Elaborador integral, i “piccoli” produttori di filiera (il che sarebbe l’ennesima follia). Altro capitolo, quello del target del Cava: a chi dovrebbe rivolgersi lo spumante spagnolo per accrescere la propria reputazione? Secondo alcuni degli esperti intervenuti al Meeting 2023, «dovrebbe concentrarsi solo sull’alta ristorazione, per riposizionarsi ad alti livelli d’immagine, soprattutto all’estero e in Uk».

Peccato che la quota relativa all’apice della piramide produttiva (Cava de Superior Reserva, Cava de Superior Gran Reserva e, ancor più, Cava de Superior Paratge Qualificat – a proposito: qualcuno si è chiesto quanto sono difficili da memorizzare questi nomi all’estero?!) riguardi una minuscola percentuale del totale della produzione, incapace al momento di fare massa critica. Abbandonare il target “festeggiamenti” / “celebrazioni”, in cui si inseriscono i “base” con affinamento di 9 mesi – segmento fortemente presidiato nelle politiche di marketing nazionali e globali delle grandi case spumantistiche spagnole – sarebbe un po’ come rinnegare l’origine stessa del Cava, in voga dal 1872 come “bollicina” delle feste, da preferire allo Champagne francese.

IL CAVA E LE SUE 4 “SOTTOZONE”: VALORE OPPURE OSTACOLO?

Dubbi, da parte di qualche relatore, anche sulle potenzialità della valorizzazione dell’origine e delle sottozone (Comtats de Barcelona, Valle del Ebro, Viñedos de Almendralejo e “Zona de Levante“). In Spagna – a differenza di quanto sta cercando di fare faticosamente il Consejo Regulador guidato da Javier Pagés , uscito fieramente a testa alta dal Cava Meeting 2023 proprio grazie alla mancanza di soluzioni logiche a problemi reali come la redditività e la ridistribuzione di un valore uniforme su tutta la base consortile – c’è chi è convinto che questa non sia la strada da seguire: «Troppo difficile, il mercato non riconoscerebbe le sottozone e i consumatori si confonderebbero».

Oibò: qualcosa non torna (ancora una volta, e non è la prima) perché l’origine dei vini è da sempre – e lo è oggi, a maggior ragione – una peculiarità nelle carte dei vini dell’alta ristorazione e nella differenziazione dei vini di qualità. Che fare, allora? Piangersi un po’ addosso, di sicuro. Già, perché nella retorica spagnola – molto più comunemente di quanto si possa immaginare – competitor diretti come gli italiani sono semplicemente considerati «migliori venditori», al di là del prodotto. E sarebbe questa la principale ragione del successo dei nostri (e di altri) vini (Prosecco in primis). «Noi spagnoli siamo così incapaci di “venderci” – ha dichiarato uno dei relatori del Cava Meeting 2023 – che altri hanno prodotti peggiori, ma li vendono meglio».

Il tutto, a seguito di una delle frasi più scioccanti (in termini di banalità del concetto) arrivate dal palco del convegno: «Il Prosecco è fatto da una macchina, il Cava è molto più difficile da produrre, essendo un Metodo classico». Eppure è proprio una scelta degli spagnoli quella di continuare ad accostare il Cava al Prosecco (chiaramente per via dello scarso posizionamento prezzo medio del Metodo classico Made in Spain, misconoscendo – tra gli altri aspetti – la costante progressione del valore del Conegliano Valdobbiadene). Pagés, stuzzicato sull’argomento dal sottoscritto, ammette in maniera molto onesta che «il continuo accostamento del Cava al Prosecco è un errore».

CAVA CHIAMA PIANETA TERRA: GLI INTERVENTI REALISTICI DI MESTRES E FREIXENET

Della stessa opinione sembrano essere anche altri interpreti di grande visione come Jaume Vial, direttore vendite di Mestres, e Pedro Ferrer, vicepresidente di Henkell Freixenet Group (che in Italia produce Prosecco con Mionetto), secondo i quali servirebbe un cambio di passo nella forma-mentis dei viticoltori locali. «Un Cava di 9 mesi è uguale a uno di 18, 24 o 36? Certo che no. Ma possono coesistere e, per ognuno, bisogna creare una linea di comunicazione differente, capace di raggiungere il determinato target di consumatori, senza esclusioni. Spesso, nel mondo del vino, ci parliamo addosso senza capire chi abbiamo di fronte», ha chiosato coraggiosamente Vial, confermandosi profondo conoscitore delle (reali) dinamiche del mercato internazionale, ben al di là delle sale da tè e dei salotti “bene”.

«Come si fa ad alzare il prezzo del Cava? Il valore di una bottiglia risiede spesso nel brand. E il Cava ha molti brand di valore. Non si può pensare di incrementare il valore riducendo semplicemente la produzione. Al contrario, le produzioni al vertice della piramide qualitativa devono spingere verso l’alto quelle alla base della piramide qualitativa, per generare maggiore redditività lungo tutta la catena. Ascoltare i consumatori deve essere una priorità: nel mondo del Cava possono coesistere diverse anime e interpretazioni», ha fatto eco Ferrer.

Nel frattempo, tanto tra le giovani generazioni di produttori spagnoli quanto tra le aziende che godono di una certa storicità nel mondo Cava, si fa avanti lo “spettro” del Pét-Nat. Vini più esili, immediati e meno costosi da produrre, che piacciono ai giovani di mezzo mondo e sono in grado di catturare facilmente l’attenzione per la loro attitudine spensierata e funky, proponendosi come alternativa di qualità alla birra. La formula vale per i “big” tanto quanto per aziende più di nicchia e certificate biologiche come Alta Alella, passate da 2 a 15 mila bottiglie di Pét-Nat in 6 anni, pur continuando a credere (fortemente e con ottimi risultati) nei Cava da lungo affinamento. E se il segreto del successo del Cava fosse un passo indietro, per farne 10 in avanti?

Categorie
news news ed eventi

Mercato Fivi 2023 da record: 26mila ingressi a Bologna

Con 985 Vignaioli e più di 26mila ingressi distribuiti nei tre giorni, il Mercato Fivi 2023 in scena a Bologna ha segnato un nuovo record. La manifestazione della Federazione italiana vignaioli indipendenti si è svolta per la prima volta a BolognaFiere, dopo l’esordio e le storiche edizioni a Piacenza.

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

È l’ora del Chianti Classico Gran Selezione: 63 vini con punteggi alla cieca

A quasi dieci anni dall’istituzione della nuova tipologia – e dopo non pochi tumulti – il Chianti Classico Gran Selezione ha finalmente trovato la sua reale dimensione nei calici. Porla all’apice della piramide qualitativa della Docg è stata una mezza rivoluzione: la prima volta nella legislazione vitivinicola italiana. Ora si può dire che l’impresa è definitivamente compiuta, grazie a vini dal profilo spiccatamente identitario. Figli del terroir e, non di rado, di singole parcelle, ben distinguibili dalla già esistente tipologia Riserva, con cui la Gran Selezione andava a talvolta a sovrapporsi in passato, organoletticamente. È quanto emerge in maniera chiara dalla degustazione alla cieca di oltre 60 campioni (2020, 2019, 2018, 2017, 2016) di 49 cantine del Gallo Nero, organizzata da winemag.it in collaborazione con il Consorzio di Tutela fiorentino.

In attesa dei dati aggiornati che saranno forniti in occasione della Chianti Classico Collection 2024, anche i numeri sembrano dare ragione alla Gran Selezione. La tipologia rappresenta attualmente circa il 6% della produzione totale di Chianti Classico (quest’ultima pari a 35-38 milioni di bottiglie, 270 mila ettolitri medi all’anno). L’introduzione di 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), in etichetta ufficialmente da luglio 2023, è l’ultima mossa del Consorzio, che dà la misura di un progetto unico nel panorama enologico italiano. «Un traguardo storico per la denominazione – dichiara il presidente Giovanni Manetti – dal momento che adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse UGA e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero. Un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico».

COS’È IL CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: LE CARATTERISTICHE

La Gran Selezione è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe. Un nuovo punto di riferimento nel panorama enologico internazionale. Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche idonee a vini di elevata qualità, la Gran Selezione può essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia.

La Gran Selezione ha anche il merito di esaltare i diversi caratteri di un territorio ampio e polimorfo, per questo diviso in undici Unità Geografiche Aggiuntive e in zone climaticamente e pedologicamente differenti, ma unite dall’inconfondibile “firma” del Sangiovese. Cosa aspettarsi dal Chianti Classico Gran Selezione dal punto di vista organolettico? Lo spiega molto bene il Consorzio: «Un vino di struttura importante che, grazie alla selezione delle uve e al lungo affinamento, consegue equilibrio e armonia superiori, profondità gustativa e complessità aromatica. Al palato abbina immediatezza di frutto unitamente alle affascinanti nuance tipiche dei vini capaci di una lunga evoluzione».

MARCO RICASOLI FIRIDOLFI: «GRAN SELEZIONE? GRANDE INTUIZIONE»

Grande soddisfazione per la tipologia anche da parte dei produttori. Qualcuno chiede addirittura di alzare ulteriormente l’asticella. «L’introduzione della Gran Selezione – commenta Marco Ricasoli Firidolfi, titolare della cantina Rocca di Montegrossi – è stata una grande intuizione per fare capire l’altissima qualità della denominazione del Chianti Classico. Tuttavia, avrei voluto che su alcuni dei requisiti che contraddistinguono la Gran Selezione in rapporto alla Riserva venissero applicati parametri più rigidi per segnare una distanza più evidente tra le due classificazioni. Ad esempio, sarebbe auspicabile una differenza più netta sul tempo minimo di maturazione dei vini, che attualmente prevede (inclusi i 6 mesi di affinamento in bottiglia) 30 mesi per la Gran Selezione e 24 mesi per la Riserva».

«Apprezzo molto – continua Ricasoli Firidolfi – la decisione di vietare tra tre anni i vigneti internazionali dai blend della Gran Selezione. E sono anche d’accordo all’aumento della percentuale minima di Sangiovese, dall’80 al 90%. Non ritengo invece di dovere arrivare a una Gran Selezione con 100% Sangiovese, poiché sarebbe incoerente con la storia e la tradizione del Chianti Classico, dove il Sangiovese è da sempre protagonista dei vini, ma in uvaggio e non in purezza».

Il titolare di Rocca di Montegrossi avanza infine una proposta destinata ad animare il dibattito sulla tipologia: «Ritengo opportuno introdurre un criterio di proporzionalità tra l’estensione vitata di un’azienda e il numero di etichette Gran Selezione prodotte, al fine di evitare situazioni in cui a pochi ettari vitati aziendali corrispondano magari tre vini diversi. La Gran Selezione dovrebbe infatti rappresentare il “meglio” di un’azienda. Appare poco convincente che ciò possa corrispondere alla totalità, o quasi, della produzione aziendale».

GRAN SELEZIONE 2020, 2019, 2018, 2017 E 2016: I PUNTEGGI

97/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
14 Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo 2020 Fontodi Panzano 97/100
48 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole 2020 Riecine Gaiole 97/100

96/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
5 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36 2020 Castello di Fonterutoli Castelnuovo Berardenga 96/100
13 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino 2020 Fontodi Panzano 96/100
54 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2018 Tenuta Casenuove Greve 96/100
63 Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi 2016 Tenute Squarcialupi – La Castellina di  Tommaso Bojola Castellina in Chianti 96/100

95/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
6 Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla 2020 Castello di Fonterutoli Radda 95/100
16 Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci 2016 Borgo Salcetino – Livon Radda 95/100
19 Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro 2019 Ruffino Castellina in Chianti 95/100
25 Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari 2018 Tenuta di Nozzole Greve 95/100
26 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca 2019 Arillo in Terrabianca Radda 95/100
31 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna 2020 Castello La Leccia Castellina in Chianti 95/100
38 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso 2020 Castello di Meleto Gaiole 95/100
42 Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi 2019 Tenuta Perano – Frescobaldi Gaiole 95/100
47 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio 2020 Querceto di Castellina Castellina in Chianti 95/100
58 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 95/100

94/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
1 Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso 2020 Tenuta di Arceno Castelnuovo Berardenga 94/100
8 Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac 2019 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano Val di Pesa 94/100
21 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 94/100
23 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 94/100
33 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza 2018 Castello di Gabbiano San Casciano 94/100
34 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia Lamole 94/100
39 Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio 2020 Castello di Meleto Gaiole 94/100
53 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve 2017 Lanciola Greve 94/100
61 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze 2019 Il Poggiolino San Donato in Poggio 94/100

93/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
7 Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina 2020 Castello di Fonterutoli Castellina in Chianti 93/100
11 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 93/100
18 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2019 Torraccia di Presura Greve 93/100
20 Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame 2019 Ruffino Castellina in Chianti 93/100
22 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 93/100
24 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 93/100
32 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano 2019 Conti Capponi – Villa Calcinaia Greve in Chianti 93/100
35 Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina 2019 Castello di Albola Radda 93/100
41 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi 2020 Castello di Meleto Gaiole 93/100
43 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Capannelle Gaiole 93/100
56 Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino 2018 Rocca di Montegrossi Gaiole 93/100
57 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano 2020 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 93/100

92/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
3 Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII 2019 Castelli del Grevepesa San Casciano 92/100
9 Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso 2020 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano  92/100
12 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 92/100
15 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino 2019 Fattoria Montecchio San Donato in Poggio 92/100
28 Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio 2020 Castello di Cacchiano Gaiole 92/100
37 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2018 Castello di Albola Radda 92/100
40 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2020 Castello di Meleto Gaiole 92/100
45 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 92/100
46 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo 2019 Lamole di Lamole Greve 92/100
49 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio 2017 Fattoria La Ripa San Donato in Poggio 92/100
50 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Terre di Melazzano Greve 92/100
55 Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva 2019 Banfi Castellina in Chianti 92/100
60 Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli 2019 Tenuta Lilliano Castellina in Chianti 92/100

91/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
2 Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole 2019 Castelli del Grevepesa Lamole 91/100
4 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine 2018 Tenuta di Vignole Panzano 91/100
17 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina 2019 Casa Vinicola Triacca Greve 91/100
27 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese 2019 Pagliarese – Fèlsina Castelnuovo Berardenga 91/100
30 Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa 2019 Cecchi Castellina in Chianti 91/100
36 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2017 Castello di Albola Radda 91/100
44 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2016 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 91/100
52 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Castellinuzza Lamole 91/100
59 Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa 2017 Vignamaggio Greve 91/100

90/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
10 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Carpineto Greve in Chianti 90/100
29 Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia 2018 Cecchi Castellina in Chianti 90/100
51 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Fattoria Santo Stefano Greve 90/100
62 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste  2018 Quercia al Poggio San Donato in Poggio 90/100
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: NOTE DI DEGUSTAZIONE E PUNTEGGI
VINO ANNO CANTINA ZONA (UGA) PUNTI
1 Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso 2020 Tenuta di Arceno Castelnuovo Berardenga 94/100
14.5%. Bel granato luminoso. Naso suadente e disteso, sulla ciliegia succosa e sul lampone, ancora croccante, oltre che sui fiori di viola e rosa. Fine speziatura di sottofondo, molto elegante, unita a ricordi di corteccia e sottobosco. Sorso che esplode sul frutto e sulla sapidità, su trama tannica elegantissima. Bella chiusura fresca, agrumata, su ritorni di lampone e ricordi di mora. Un Sangiovese di razza, che conquista più per slancio che per concentrazione degli aromi, guadagnandone in bevibilità. Fascia prezzo: 40 euro.
2 Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole 2019 Castelli del Grevepesa Lamole 91/100
14%. Splendido rubino luminoso, alla vista. Vino che si concede immediatamente nel calice. Al naso note gentili di frutta a bacca rossa, di maturità piena, succosa, avvolte in una speziatura altrettanto elegante e misurata. Più in sottofondo, un bel floreale di rosa e di viola e leggerissimi accenti agrumati. Ingresso di bocca fresco e tendenzialmente morbido, sulla frutta rossa avvertita al naso e su ricordi di mora matura. Slancio fresco-iodico dal centro bocca, verso un finale pieno, elegante, fruttato e finemente speziato. Vino giunto a uno stato di grazia ed equilibrio destinato a durare ancora per diversi anni. Fascia prezzo: 25 euro.
3 Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII 2019 Castelli del Grevepesa San Casciano 92/100
14%. Alla vista il vino si presenta di un rubino-granato luminoso. Naso piuttosto denso sulla componente fruttata a polpa rossa, pur elegante. Intrigante la spezia e la tinta erbacea, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e una leggera mentolatura. La certa densità del frutto avvertita al naso si riverbera con perfetta corrispondenza al sorso, in ingresso, sulla spinta di una vena glicerica palpabile. Sorso sorretto da una buona freschezza, nella conferma di frutto e balsamicità. Quest’ultima risulta ancora più netta nel retro olfattivo, di buona persistenza. Vino di media struttura, a conferma di un’interpretazione di Sangiovese che abbina carattere, eleganza, prontezza di beva e possibilità di ulteriore affinamento. Fascia prezzo: 25 euro.
4 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine 2018 Tenuta di Vignole Panzano 91/100
15%. Rubino intenso, pressoché impenetrabile alla vista. Naso ricco, intenso, sui frutti di bosco ben maturi (lampone, ribes) e sulla mora di rovo. L’ossigenazione apre a una speziatura calda, con ricordi di cannella e liquirizia fusa. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva. Il palato si conferma dominato dalla frutta, su una potente spinta alcolico-glicerica, su sottofondo scuro, ancora di liquirizia. Tannini piuttosto integrati e finale elegantemente asciutto, su tinte balsamiche e speziate-pepate. Vino caldo, strutturato, muscolare. Fascia prezzo: 30 euro.
5 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36 2020 Castello di Fonterutoli Castelnuovo Berardenga 96/100
14.5%. Rubino luminoso. Naso che si apre prima sulla spezia scura che sul frutto rosso. Entro pochi secondi il quadro si riequilibra sulla bella corrispondenza tra le note di lampone e ciliegia matura e quelle vanigliate e tostate. Intrigante la vena balsamica in sottofondo, su ricordi di mentuccia ed aromatiche della macchia mediterranea. Tannini soffici e vibrante freschezza prima del lungo finale, su ritorni vanigliati, talcati e speziati elegantissimi. Fascia prezzo: 55 euro.
6 Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla 2020 Castello di Fonterutoli Radda 95/100
13%. Bel granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso in cui danzano violette e rose fresche, unitamente a un frutto rosso polposo. In sottofondo un’elegante speziatura, ricordi di alloro e rosmarino, cioccolato e polvere di caffè. Il palato è fresco e disinvolto, tanto sul frutto quanto sulla spezia che ne irrobustisce il profilo, con la sua balsamicità “montana”. Trama tannica e sapidità costituiscono la spina dorsale del nettare, sulla quale si dipana la frutta rossa croccante. Chiusura preziosa ed elegante, ben eretta su un accenno fenolico che finisce per esaltare la beva. Chiusura di fatto asciutta, sui piccoli frutti rossi e su una certa vena minerale. Giovanissimo. Fascia prezzo: 55 euro.
7 Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina 2020 Castello di Fonterutoli Castellina in Chianti 93/100
14%. Rosso granato luminoso. Naso vivace, che non lascia nulla di nascosto, sin dal primo bacio con l’ossigeno. Ecco frutto croccante, spezia, fiori freschi, tostatura e vaghi ricordi fumé. Molto disteso e diretto anche il palato, in perfetta corrispondenza con le note avvertite al naso. Bella trama tannico-sapida a dare ulteriore slancio a un sorso dinamico, incentrato su una piacevolezza di beva non banale. Lungo finale in cui frutto, spezia e tostatura si dividono il palco, regalando un prezioso ensemble. Fascia prezzo: 45 euro.
8 Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac 2019 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano Val di Pesa 94/100
15%. Bel rubino-granato luminoso, alla vista. Naso che appare sin da subito ben stratificato, complesso. Frutta in gran rilievo, sull’espressione di una croccante ciliegia; floreale fresco, di viola ancor più che gladiolo. E ancora: tabacco dolce, fondo di caffè, appena un accenno di toffee. Completano il quadro ricordi di grafite. In bocca è il trionfo della combinazione tra le note avvertite al naso, con grande preponderanza del frutto, di gran succosità. Il sorso vibra d’una freschezza elettrica, capace di imbrigliare, con l’ausilio della salinità, la potenza glicerica dei 15 gradi d’alcol in volume, che risultano così perfettamente integrati. Persistenza ottima nel segno di un allungo sapido, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e sul frutto goloso, stuzzicato da una freschezza balsamica. Fascia prezzo: 55 euro.
9 Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso 2020 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano 92/100
14.5%. Rosso granato luminoso. Naso che si apre sulla a polpa rossa frutta matura e su una elegante speziatura, calda. Ingresso teso e sapido al palato, a controbilanciare un’importante vena glicerica e succosità delle note fruttate, che si confermano sulla ciliegia e sul lampone maturo, con ricordi di mela rossa estiva. Vino che gioca bene con l’ossigeno, distendendosi ulteriormente sulle spezie orientali. Chiude ricco e goloso, sulla frutta e su un tannino vivo e di prospettiva, utile a bilanciare l’opulenza. Fascia prezzo: 35 euro.
10 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Carpineto Greve in Chianti 90/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso piuttosto contratto di primo acchito, su note tostate e speziate ancor più che fruttate, con ricordi di liquirizia e brace che, con l’ossigenazione, lasciano spazio a una ciliegia croccante e a una deliziosa viola mammola. Incuriosisce ancor più all’assaggio per le tinte umami che si fanno largo col passare del minuti, al pari dell’apporto di frutta rossa. Sorso teso, sulla frutta rossa croccante, prima di ritorni sapidi e tostati in chiusura. Fascia prezzo: 55 euro.
11 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 93/100
13.5%. Rosso granato luminoso. Primo naso su note di frutta rossa perfettamente matura, su ricordi erbacei e di fieno che si uniscono a quelli di aromatiche mediterranee come rosmarino e alloro, oltre che di fiori di rosa e viola. Vino che beneficia dell’ossigeno, aprendosi sempre più sul frutto rosso. Al palato si rivela strutturato ma elegante, anche grazie alla buona sapidità. Frutto che si conferma croccante al sorso, accompagnando tutte le fasi sino alla lunga chiusura. Fascia prezzo: 60 euro.
12 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 92/100
14%. Granato luminoso, dall’unghia violacea che ne denota l’estrema gioventù. Naso profondo, elegante e stratificato, su frutto rosso croccante (ciliegia, lampone, ribes), erbe della macchia mediterranea (rosmarino, alloro, timo) e rintocchi balsamici, mentolati. Ricordi di fondo di caffè e cioccolato fondente, oltre che di burro salato, invitano con curiosità all’assaggio. Ingresso e svolgimento nuovamente su canoni di estrema eleganza, soprattutto grazie a tannini che lasciano il palco alla polpa rossa già avvertita al naso, ben avvolta nelle note tostate e balsamiche. Vino di ottima struttura, ancora giovane ma dall’ottimo potenziale. Fascia prezzo: 50 euro.
13 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino 2020 Fontodi Panzano 96/100
14.5%. Sangiovese di razza sin dal primo naso, mostra un’ottima concentrazione delle note fruttate e un elegante profilo floreale di rosa e di viola. Golosa caramella mou e cioccolato fondente rendono il primo approccio con Terrazze San Leonino ancora più intrigante, a maggior ragione per il gioco con le note minerali che ricordano la grafite. Il sorso è materico. Apre su una ciliegia croccante e sul “freno” sabbioso di un tannino che controbilancia alla perfezione l’opulenza glicerica dell’alcol. Eleganza è la parola d’ordine, anche nel lungo e stratificato retro olfattivo, dove tutto sembra messo al posto giusto, come in una stanza appena riordinata. Vino dalle immense prospettive di diventare ancora più grande, con gli anni, senza considerare l’ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 60 euro.
14 Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo 2020 Fontodi Panzano 97/100
14.5%. Rubino luminoso. Gran presenza di frutto sin dal primo naso. Ottima concentrazione e stratificazione degli aromi, che spaziano da ciliegia, ribes, lampone e arancia sanguinella alla grafite, oltre che al cioccolato fuso e al fondo di caffè. Più vaghi i ricordi di mora selvatica, che spostano l’attenzione dal frutto rosso a quello nero, così come avviene per la componente pietrosa e minerale, affiancata con l’ossigenazione da venature goudron e da ricordi di aromatiche della macchia mediterranea. Golosa e balsamica la matrice erbacea e speziata, tra la liquirizia, l’anice e il ginepro. Il sorso riesce a mettere d’accordo in maniera esemplare peso ed eleganza, struttura e slancio, polpa e mineralità. Tannino ed alcol. L’apoteosi del Sangiovese da singola vigna, dall’immenso potenziale futuro. Fascia prezzo: 70 euro.
15 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino 2019 Fattoria Montecchio San Donato in Poggio 92/100
14%. Color rubino-granato piuttosto carico, luminoso. Naso su floreale di rosa, violetta, frutta rossa (lampone, ciliegia) nera (prugna, mora) e ricordi di arancia sanguinella. Sottofondo speziato delicato, con ricordi di cannella e corteccia. Sorso pieno, sul frutto maturo e su una vena glicerica ben controbilanciata dalla spalla acida. Tannini soffici, integrati. Chiusura balsamica e fruttata, su tinte di amarena, mora e prugna. Il corpo medio del vino favorisce l’agilità di beva, oltre alla buona gastronomicità. Fascia prezzo: 45 euro.
16 Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci 2016 Borgo Salcetino – Livon Radda 95/100
14.5%. Granato carico, poco penetrabile alla vista. Naso ampio, sulla frutta di bosco matura a polpa rossa e nera, avvolta in un golosissimo mantello di balsamicità dolce, di liquirizia fusa e mentuccia selvatica. Ingresso teso, denso, ancora una volta sul frutto maturo, di bosco. Il nettare si distende poi sulla balsamicità, tornando sui ricordi di eucalipto e liquirizia già avvertiti al naso. Tannini vivi, affilati, lavorano bene sull’abbondanza glicerica conferita dai 14,5 gradi di percentuale d’alcol in volume. Nettare corpulento, molto strutturato e ricco, per nulla arreso alle lancette dell’orologio e con molto altro da dare negli anni a venire. Bere oggi o conservare con serenità. Fascia prezzo: 35 euro.
17 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina 2019 Casa Vinicola Triacca Greve 91/100
14%. Granato luminoso piuttosto carico, per la presenza di altri vitigni toscani a bacca rossa, oltre al Sangiovese (l’assaggio dimostra che ne condizionano, come nelle normali aspettative, anche il profilo organolettico). Primo naso su terziari golosi, marcati da una speziatura calda che avvolge il frutto rosso e nero. Più in sottofondo un floreale di gladiolo e viola mammola. Ingresso di palato deciso, pieno, sull’esuberanza del frutto maturo ben imbrigliato da tannini fitti ma eleganti. Alla vena glicerica fa da contraltare anche una sapidità golosa, che accompagna il sorso nel lungo retro olfattivo. Vino di ottima struttura ed elegante portamento, già godibile su piatti di pari importanza e all’inizio di un lungo percorso di vita. Interessante il rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 25 euro.
18 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2019 Torraccia di Presura Greve 93/100
14%. Granato carico luminoso, al limite dell’impenetrabile; l’unghia violacea denota la marcata gioventù del nettare. Naso intrigante, piuttosto stratificato, ma che si apre lentamente, necessitando di ossigenazione. I primi ricordi sono sul frutto rosso e nero maturo, tendente alla confettura; certamente di marcata concentrazione. Si spazia dalla ciliegia alla prugna, ma anche ad agrumi come sanguinella e cedro. Più in sottofondo spezie calde come il sandalo, fresche come il ginepro, e un floreale di gladiolo, oltre che di viola. Non manca una vena iodico-minerale che si unisce alle venature di humus e sottobosco. Il sorso è maestoso in ingresso, potente e ricco di aromi, con la stratificazione già avvertita al naso che si conferma anche dal centro palato al retro olfattivo. L’alcol andrà col passare dei mesi a ribilanciarsi, lasciando spazio a frutto (perfetta la corrispondenza gusto-olfattiva), spezia, macchia mediterranea e accenti minerali-gessosi. Vino all’inizio di una lunga vita. Fascia prezzo: 40 euro.
19 Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro 2019 Ruffino Castellina in Chianti 95/100
15%. Granato luminoso alla vista. Al naso elegante e di carattere, si apre subito sul frutto rosso, con grande precisione aromatica: ciliegia, lamponi, ribes, fragolina. Spazia anche sul frutto scuro, dalla mora al cassis, oltre che sulla macchia mediterranea. Sorso che evidenzia una gran tensione fresco-sapida, su cui danzano i ritorni di piccoli frutti già avvertiti al naso. Le durezze sono tali da compensare in maniera ineccepibile l’abbondante vena glicerica dettata dai 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, che spaventano più sull’etichetta che all’assaggio. La corretta temperatura di servizio diventa così ancora più fondamentale. Tannini presenti ma perfettamente integrati fanno capolino dal centro bocca e accompagnano il sorso verso una lunga persistenza, su ritorni fruttati golosi, pienamente maturi. Vino già molto godibile, con parecchia vita davanti. Fascia prezzo: 30 euro.
20 Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame 2019 Ruffino Castellina in Chianti 93/100
15%. Granato intenso, luminoso. Primo naso su note tostate, ricordi di fondo di caffè e caramella mou che, con l’ossigenazione, lasciano spazio al frutto maturo a polpa rossa (ciliegia, amarena, mora). Bella componente speziata calda, in sottofondo, con ricordi di vaniglia bourbon e accenni di tabacco dolce. In bocca le componenti morbide e quelle dure giocano a bilanciarsi, nella leggera prevalenza delle note sinuose, terziarie, su sapidità e tensione acida. Tannini fitti ma integrati, a lasciare esprimere un frutto pieno e una struttura piuttosto grassa, pur galante. La chiusura torna decisa sul fondo di caffè e sul toffee, prima della chiusura assoluta di sipario sui piccoli frutti rossi sotto spirito. Fascia prezzo: 55 euro.
21 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 94/100
14.5%. Granato intenso, luminoso, poco penetrabile alla vista. Naso intenso, sulla spezia (chiodo di garofano, pepe nero) e sulle erbe della macchia mediterranea come alloro e rosmarino, su netto sottofondo di goudron e grafite. Il frutto è goloso, di maturità piena: si distinguono piccole bacche di bosco come ribes e lamponi, oltre a ciliegia e prugna. Sorso che abbina la densità del frutto a una pregevole spalla acida, unita a una sapidità rinvigorente e a tannini fitti, piuttosto integrati e futuribili. Ne guadagna la beva, nel quadro di un vino strutturato e di prospettiva. Fascia prezzo: 40 euro.
22 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 93/100
14%. Granato intenso, luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso denso, piuttosto concentrato nella componente fruttata (ciliegia molto matura), ben avvolta in una speziatura scura, profonda, che vira verso il balsamico. Più in sottofondo, ben celati dall’abbondanza del frutto, ecco terziari di vaniglia bourbon e cannella. Al palato è pieno ed elegante, nella riconferma di tutte le note già avvertite al naso. Il frutto rosso, ben maturo e succoso, viene preso per mano da una sapidità e da una freschezza che slanciano il sorso verso una lunga persistenza aromatica. I tannini, ben integrati, raccontano di un vino in fase ancora giovanile, già molto godibile ma destinato a migliorare ancora negli anni. Fascia prezzo: 30 euro.
23 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 94/100
15%. Granato luminoso, alla vista. Il vino profuma di ciliegia matura, lampone, ribes e spezie calde e dolci, dal sandalo alla cannella, passando dal curry a più rinfrescanti ricordi di cardamomo. Il palato obbliga a concentrarsi su frutto e freschezza, su ritorni di ciliegia e di arancia sanguinella. La tensione fresco-acida domina la scena, accompagnata da una spezia che vira dalle tinte calde a quelle balsamiche, su chiodo di garofano e mentuccia. Ne risulta un vino di ottimo carattere e struttura, fine ed elegante dall’ingresso al retro olfattivo e che non deve per nulla spaventare per i 15% d’alcol in volume indicati in etichetta, a riprova che è l’equilibrio che conta. Ottima persistenza e prospettiva di affinamento per Vigna del Capannino, etichetta dall’ottimo rapporto qualità prezzo tra i Gran Selezione. Fascia prezzo: 40 euro.
24 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 93/100
15%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Frutto denso e maturo al naso e al palato per questa Gran Selezione di Bibbiano che guarda al versante “Montornello”: ciliegia, lampone, ricordi di ribes e mora selvatica, di rovo. Venature di grafite, unite a rintocchi sapido-minerali e a un tannino elegantissimo riequilibrano la vivacità del frutto e la componente glicerica, regalando un sorso potente, ma fresco e bilanciato, oltre che di buona prospettiva futura. Fascia prezzo: 40 euro.
25 Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari 2018 Tenuta di Nozzole Greve 95/100
14.5%. Granato luminoso. Al naso, piuttosto immediato e diretto, un Sangiovese di assoluto carattere. Frutta rossa (ciliegia), floreale fresco di viola, ricordi di grafite e speziatura fine. Gran eleganza al palato, disteso sul frutto e su terziari di cioccolato e toffee, su pregevole slancio fresco-sapido. Il tutto rinvigorito da una speziatura che tende al balsamico. I tannini, in cravatta, sono perfetti alleati dell’espressione pienamente fruttata di questa Gran Selezione, ai vertici della godibilità attuale della batteria, ma con assoluto potenziale di ulteriore affinamento. Un’idea precisa e vincente di “Gran Selezione”. Fascia prezzo: 35 euro.
26 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca 2019 Arillo in Terrabianca Radda 95/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Vino che si apre senza indugi su frutta rossa e nera pienamente matura (ciliegia, mora), erbe della macchia mediterranea, venature minerali-gessose e ricordi di liquirizia. Ingresso di sorso pieno ma slanciato, grazie alla viva freschezza e al tannino fitto ma integrato, che lascia spazio ai ritorni di frutta rossa già avvertita al naso, cui si somma un’arancia sanguinella netta, matura. Terziari presenti ma composti, per la scelta di abbinare legni grandi nuovi ed usati. Chiusura e lungo finale su cioccolato bianco e burro salato, sempre ben abbinati allo slancio verticale della frutta a polpa rossa. Un vino con molta vita davanti, già godibilissimo. Fascia prezzo: 50 euro.
27 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese 2019 Pagliarese – Fèlsina Castelnuovo Berardenga 91/100
13.5%. Granato luminoso. Al naso il vino si mostra subito aperto, su netti richiami floreali di viola mammola, frutti rossi (ciliegia, lampone, ribes), neri (prugna) e su un sottofondo di corteccia, aghi di pino e aromatiche della macchia mediterranea. Sorso austero, teso, mediamente sapido, che pone l’accento sui caratteri balsamici più che sul frutto del Sangiovese. Beva dunque piuttosto agile, ma tutt’altro che banale nell’espressione arricciata del tannino e del frutto. Chiusura leggermente  sapida e piuttosto asciutta ma golosa, grazie ai ritorni di frutto e di terziari di caffè e vaniglia. Vino già godibile con soddisfazione, ma con buona visione del futuro. Fascia prezzo: 30 euro.
28 Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio 2020 Castello di Cacchiano Gaiole 92/100
13.5%. Rosso granato luminoso, alla vista. Il naso presenta frutto e spezia all’unisono, in un tutt’uno armonico giocato su note di ciliegia, lampone, cannella e chiodo di garofano. Sorgo elegante, piuttosto sapido, su ritorni di frutta prima della chiusura speziata. Già molto equilibrato e godibile, pur promettendo un’ulteriore, evoluzione nella positiva terziarizzazione degli aromi. Fascia prezzo: 45 euro.
29 Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia 2018 Cecchi Castellina in Chianti 90/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso elegante, subito aperto su precise note fruttate e floreali. Ciliegia, ribes, lampone, prugna, viola mammola e un tocco di gladiolo. Mentuccia ed erbe aromatiche della macchia mediterranea fanno da contorno. Al palato il vino è più contratto e austero, pur sul frutto rosso e su ritorni speziati, insaporiti da una vena sapida elegantissima. L’allungo, sulla scia di un tannino molto ben integrato, è ancora sul ribes e su ricordi di arancia sanguinella. Un profilo decisamente teso e verticale per questa Gran Selezione molto godibile, interpretazione moderna e senza fronzoli della tipologia. Fascia prezzo: 20 euro.
30 Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa 2019 Cecchi Castellina in Chianti 91/100
14%. Bel granato luminoso. Naso aperto sul frutto rosso croccante, una netta ciliegia, nonché sul floreale di rosa e violetta. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe bianco ed aromatiche della macchia mediterranea, come rosmarino ed alloro. Sorso fresco e piuttosto agile per questo Chianti Classico Gran Selezione, che dopo l’ingresso vira veloce sulla balsamicità e sui ritorni di essenze della macchia mediterranea. Tannini integrati, che favoriscono ulteriormente la beva. Buona persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
31 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna 2020 Castello La Leccia Castellina in Chianti 95/100
14%. Alla vista si presenta di un granato luminoso, intenso. Esordisce al naso su note aperte e golose di frutti rossi, perfettamente maturo, e spezie: lampone, fragola, ciliegia, un tocco di pepe e un’avvolgente vena tostata. L’ossigenazione libera rintocchi di grafite. Sorso potente ed elegante, su ritorni della frutta rossa matura avvertita al naso, accompagnata dalla vena glicerico-alcolica. Il tutto ben controbilanciato da un tannino fitto ma soffice, a sottolineare il gran carattere di questo Sangiovese. Lunga persistenza nel bel gioco tra il tannino e le note speziate e tostate. Vino già molto godibile, con certa prospettiva di lungo affinamento. Ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 40 euro.
32 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano 2019 Conti Capponi – Villa Calcinaia Greve in Chianti 93/100
14.5%. Granato luminoso da cui si elevano senza indugi note aromaticamente precisissime di frutta a polpa rossa come ciliegia, ribes e lampone. Elegante viola mammola e rosa e rintocchi iodici sui ricordi di essenze della macchia mediterranea, come il rosmarino. Un profilo ricercato, elegante e goloso, che preannuncia grandi aspettative per il palato. L’ingresso è ricco e stratificato, su una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva che si arricchisce con la balsamicità del mirto. Tannini fitti, integrati e di prospettiva, lavorano bene sulla potenza glicerica dell’alcol, misurata e per nulla disturbante. Il risultato, nel complesso, è quello di un vino già molto godibile ma che, per struttura, può ambire ad affinarsi per oltre un decennio, senza soffrire il peso delle lancette. Fascia prezzo: 45 euro.
33 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza 2018 Castello di Gabbiano San Casciano 94/100
14.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso puro, diretto, immediato, su un Sangiovese che racconta di piccoli frutti a bacca rossa come ribes, lampone, ciliegia, avvolti in un manto di vaniglia e toffee. L’ossigenazione stratifica il naso portandolo anche su venature di grafite e polvere di liquirizia salata. Il sorso è caldo, denso sul frutto e ben strutturato. Tannini vivi e spalla acida riescono a tenere bada l’imponente vena alcolica, chiamando al contempo abbinamenti gastronomici di pari struttura per iniziare a godere di un vino di prospettiva assoluta. Conservare ancora per qualche tempo prima di poter godere del suo pieno potenziale. Fascia prezzo: 30 euro.
34 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia Lamole 94/100
14%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Naso che, con la necessaria ossigenazione, mostra una gran stratificazione, giocata su concentrazione del frutto, tinte minerali e richiami speziati, balsamici. Ricordi di ciliegia, prugna, cassis e susina, avvolti in venature minerali-gessose, rinvigorite da una speziatura intrigante, pepata. Più in sottofondo le aromatiche della macchia mediterranea, come ginepro e chiodo di garofano. In bocca è il trionfo dell’eleganza di un Sangiovese che si conferma su canoni di complessità ed eleganza, grazie al suo frutto rosso pienamente maturo, la vena minerale e la spalla acida a fare da degna spina dorsale. Struttura poderosa, ma nel segno dell’equilibrio assoluto delle componenti. Chiusura ricca, su un’ottima persistenza, tra ritorni di frutta, burro salato e balsamicità mentolata. Una grande interpretazione, capace di mostrarsi già godibile, pur nell’assoluto potenziale di lungo affinamento. Fascia prezzo: 65 euro.
35 Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina 2019 Castello di Albola Radda 93/100
13.5%. Alla vista si presenta di un bel granato luminoso, pienamente penetrabile alla vista. Una speziatura elegante avvolge il frutto al naso: un tocco di pepe e di chiodo di garofano sulla ciliegia e sulla prugna, perfettamente matura. Ingresso di bocca leggermente sapido, fresco. Allungo sulla frutta rossa già avvertita al naso. Chiusura piuttosto asciutta, fresca, sempre all’insegna di tannini piuttosto integrati e di prospettiva. Una Gran Selezione giocata sull’eleganza più che sulla potenza, con ottima visione del futuro. Fascia prezzo: 35 euro.
36 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2017 Castello di Albola Radda 91/100
13.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso su una elegante speziatura (pepe, chiodi di garofano, liquirizia dolce), su ricordi di essenze della macchia mediterranea (rosmarino, alloro) e sul frutto rosso (ciliegia, mora, prugna). Principio di terziarizzazione sui ricordi di cuoio. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva per una Gran Selezione che si rivela fresca e tesa in ingresso, sapida e saporita in centro bocca e chiusura. Buona persistenza, su tinte balsamiche-speziate e ritorni golosi del frutto rosso maturo, mielato. Fascia prezzo: 45 euro.
37 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2018 Castello di Albola Radda 92/100
14%. Granato piuttosto intenso, mediamente poco penetrabile alla vista. Naso denso, sul frutto maturo, tendente quasi alla confettura. Oltre ai classici sentori di ciliegia, lampone e prugna, ecco un accenno di fichi e datteri. Bella speziatura calda, orientaleggiante, oltre ai netti richiami alla foglia di te e di tabacco. Sorso in perfetta corrispondenza, pieno ma garbato e dai tannini che lavorano bene sulla polpa e sulla spinta glicerica dell’alcol. Fa loro da spalla una piacevole vena sapida, che dal centro bocca accompagna sino al lungo retro olfattivo, nel segno di una buona persistenza aromatica. Fascia prezzo: 55 euro.
38 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso 2020 Castello di Meleto Gaiole 95/100
14%. Rubino luminoso, alla vista. Piccoli frutti rossi golosi al naso, ben accompagnati da aromatiche della macchia mediterranea come rosmarino, alloro, timo, oltre che da un profilo balsamico, quasi “montano”. Leggera speziatura pepata di sottofondo, nel bel gioco con ricordi di vaniglia e cannella. Il sorso è molto fresco e diretto, su ritorni di frutta rossa ben matura e accenti minerali, sapidi. Tannini affilati ma integrati contribuiscono a dare prospettiva a questa Gran Selezione, al momento all’inizio della sua evoluzione. Lunga la persistenza su tinte mentolate, balsamiche, e su ritorni di frutta rossa croccante. Un Sangiovese purosangue. Fascia prezzo: 50 euro.
39 Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio 2020 Castello di Meleto Gaiole 94/100
14.5%. Rosso rubino dall’unghia violacea. Al naso frutta matura, con bilanciamento tra bacca rossa e nera dei piccoli frutti di bosco. Bella avvolgenza speziata, con richiami al pan di zenzero. L’ossigenazione apre al corredo delle erbe aromatiche della macchia mediterranea, come l’alloro. Sorso potente, pieno e strutturato, su vena fruttata e glicerica a cui tengono testa molto bene la spalla acida e un tannino fitto, di prospettiva. Chiusura lunga, persistente, su ciliegie sotto spirito e tinte tostate. Fascia prezzo: 50 euro.
40 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Castello di Meleto Gaiole 92/100
14%. Bel rosso granato luminoso, alla vista. Frutta rossa matura al naso, oltre a una elegante speziatura “pepata” e a ricordi di erbe della macchia mediterranea. Sorso fresco, teso, sapido, dal tannino piuttosto levigato, tanto da lasciare spazio a una beva piuttosto agile. Buona persistenza su ritorni fruttati e speziati, balsamici. Vino già godibile e di buone prospettive. Fascia prezzo: 35 euro.
41 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi 2020 Castello di Meleto Gaiole 93/100
14%. Il vino si presenta con una veste color rubino, luminoso. Bella matrice speziata ad accompagnare le note di frutti di bosco maturi. Un quadro elegante, confermato anche dai ricordi di viola e rosa selvatica. Il sorso si conferma fresco e minerale, su ritorni di frutta rossa croccante. Chiusura sapida e balsamica, di ottima persistenza. Fascia prezzo: 50 euro.
42 Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi 2019 Tenuta Perano – Frescobaldi Gaiole 95/100
14.5%. Rubino piuttosto intenso, luminoso. Naso su note di frutto denso, fresco ma di ottima concentrazione: ciliegia, lampone, mora, prugna. L’abbraccio speziato e balsamico, tra il pepe nero, la mentuccia selvatica e il timo, contribuisce ad ampliare il quadro, su canoni di eleganza assoluta. Al sorso si conferma pieno ed elegante, materico, abbinando frutto di bosco, freschezza e terziari ben amalgamati col resto del corredo e in grado di conferire stratificazione e complessità al nettare. Lunga persistenza, sulla scia di tannini soffici, di cioccolato e fondo di caffè. Vino di struttura, dal gran portamento e dalla sicura prospettiva in termini di affinamento. Fascia prezzo: 40 euro.
43 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Capannelle Gaiole 93/100
13%. Bel granato, luminoso. Primo naso sulle erbe della macchia mediterranea (alloro, rosmarino), sui piccoli frutti di bosco pienamente maturi, nonché su un floreale di rosa e viola e su leggeri ricordi di filtro del tè. Ingresso di bocca e progressione materica, nel bilanciamento tra frutto, spezie balsamiche e terziari. Tannino levigato ma ancora ben presente, ad “asciugare” l’abbondante polpa fruttata. Il sorso è pieno, ricco e goloso, in grado di chiamare il piatto e abbinamenti di pari importanza. Bere oggi o conservare ancora. Fascia prezzo: 45 euro.
44 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2016 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 91/100
13.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Primo naso cupo, sulla spezia scura, che con l’ossigenazione si fa sempre più luminoso, grazie alle sopraggiunte note fruttate fresche, di arancia sanguinella e frutti di bosco maturi. Il sorso è equilibrato, fresco e leggermente sapido, con il tannino che lavora sull’abbondante polpa, regalando slancio e una certa agilità di beva, nonostante non manchino corpo e struttura. Il retro olfattivo evidenzia una terziarizzazione avanzata, su note mielate e di sottobosco. Bere oggi. Fascia prezzo: 45 euro.
45 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 92/100
13.5%. Rosso granato piuttosto intenso, pur luminoso e ben penetrabile alla vista. Primo naso su intense note goudron e di grafite, che accompagnano la bella espressione del frutto di bosco, pienamente maturo e goloso, oltre all’arancia sanguinella. Più in sottofondo, note balsamiche che riportano alla mente l’eucalipto e la noce moscata. Il sorso di questa Gran Selezione è pieno ma elegante, connotato da una gran freschezza balsamica e da una sottile vena sapida che accompagna il frutto rosso dall’ingresso alla chiusura. Netti, in particolare, i ritorni di sanguinella, uniti al profilo minerale già avvertito al naso. I tannini, integrati ma ancora appuntiti, si legano bene alla piacevole nota dolce del finale. Bere oggi o conservare ancora per qualche anno. Fascia prezzo: 45 euro.
46 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo 2019 Lamole di Lamole Greve 92/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso generoso, con prevalenza della frutta a polpa rossa perfettamente matura (ciliegia, lampone, un tocco di fragola). L’ossigenazione porta con sé un corredo di erbe mediterranee (timo, alloro, rosmarino, mentuccia) e sbuffi leggeri di pepe, conferendo una elegante balsamicità. Sorso nel segno dell’equilibrio tra frutto, freschezza, spezia e vena glicerica, sulla spina dorsale di tannini integrati, ma di assoluta prospettiva. Chiusura sapida, capace di chiamare il sorso successivo e dare ulteriore slancio alla già netta gastronomicità. Fascia prezzo: 40 euro
47 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio 2020 Querceto di Castellina Castellina in Chianti 95/100
14%. Rosso rubino luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso su note floreali di viola ed elicriso, finocchietto selvatico, cappero salato. Leggere venature piraziniche lasciano spazio alla frutta rossa croccante, con la necessaria ossigenazione, lasciando spazio a un Sangiovese di gran carattere, che cambia nel calice a ogni rotazione. Il sorso è fresco, teso, sapido, su ritorni elegantissimi di piccoli frutti rossi, arancia sanguinella e liquirizia. Tannini fitti ma integrati contribuiscono a disegnare lunghe prospettive di vita per questa Gran Selezione.  Fascia prezzo: 45 euro.
48 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole 2020 Riecine Gaiole 97/100
13.5%. Rubino-granato luminoso. Una Gran Selezione che mostra gran carattere sin dal primo naso. Ricordi di viola, ciliegia, piccoli frutti rossi come fragolina, ribes e il lampone. Elegantissima la speziatura: danza tra il balsamico e lo iodato, su rosmarino, alloro, timo e un tocco di origano. Con l’ossigenazione, il frutto si fa sempre più denso, succoso e preciso, invitando ancor più all’assaggio. La corrispondenza, di fatto, è perfetta con l’ingresso di palato dominato da ciliegia, lamponi e fragole. Il sorso è disteso e infinito, alimentato da una vibrante freschezza e da una sapidità golosa, oltre che da un tannino in cravatta. Vino già godibilissimo, con una lunga vita davanti. Fascia prezzo: 90 euro.
49 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio 2017 Fattoria La Ripa San Donato in Poggio 92/100
13.5%. Granato pieno, luminoso. Al naso, subito intenso, dominano le note fruttate di mora di rovo, amarena, lampone con accenni di tamarindo. Sottofondo delicato, elegante, sulle essenze della macchia mediterranea come il timo, a conferire una certa balsamicità. Sorso goloso, pieno, a tendenza morbida e glicerica, ben riequilibrata da una spalla acida viva e da rintocchi minerali-salini. Tannini ben integrati, sottili, accompagnano lungo la buona persistenza, su ritorni balsamici e fruttati freschi. Bere oggi. Fascia prezzo: 30 euro.
50 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Terre di Melazzano Greve 92/100
14.5%. Granato intenso, mediamente penetrabile alla vista. Naso sui frutti di bosco molto maturi, con prevalenza delle bacche nere su quelle rosse. Elegante corredo floreale, di rosa, violetta e gladiolo, nonché di erbe della macchia mediterranea. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe e accenni di chiodo di garofano. Ingresso di bocca generosissimo, sulla pienezza della frutta di bosco avvertita al naso e su un sottofondo di liquirizia ed essenze balsamiche (eucalipto, anice stellato). Tannini vivi, a riequilibrare l’opulenza glicerica prima di un finale sapido, di tendenza asciutta. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 30 euro.
51 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Fattoria Santo Stefano Greve 90/100
14.5%. Rosso purpureo penetrabile alla vista. Al naso si presenta subito aperto, con grande slancio, su note di cassis e mora di rovo. Violetta, rosa, un tocco balsamico di liquirizia e di goudron. Il saldo di Cabernet Sauvignon sul Sangiovese si avverte anche al palato, robusto e dal tannino in fase di integrazione. Vino strutturato, connotato in retro olfattivo da potenza alcolica e note di confettura alla mora. Fascia prezzo: 45 euro.
52 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Castellinuzza Lamole 91/100
14%. Rubino-granato pieno, penetrabile alla vista. Frutto e terziari si dividono un naso che si presenta senza indugi all’appuntamento con il calice. Croccante ciliegia e mora succosa, nell’abbraccio di fondo di caffè, toffee, accenni di vaniglia e tabacco dolce. Più in sottofondo, memorie di grafite e pepe nero. Al palato ritorni netti dei terziari avvertiti al naso, con generosa vena glicerico-alcolica controbilanciata da freschezza e da un tannino robusto, ma integrato. Chiusura e retro olfattivo sui terziari, con predominanza del toffee. Fascia prezzo: 60 euro.
53 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve 2017 Lanciola Greve 94/100
15.5%. Granato piuttosto intenso, mediamente penetrabile alla vista. Ha bisogno di tempo per aprirsi bene, al naso. Gran predominanza di spezia e balsamicità, su tinte di pepe verde, tabacco dolce, cuoio, liquirizia, mentuccia e mirto. Il frutto non manca e si esprime sulle bacche di bosco, come mora, cassis e lampone, oltre all’amarena. Corrispondenza gusto olfattiva perfetta al sorso, con ingresso generoso su frutto e balsamicità e progressione sulla spina dorsale fresco-acida-sapida. Balsamico anche in retro olfattivo, a disegnare i contorni di una buona persistenza aromatica. Vino fiero, senza alcuna fretta di appassire. Fascia prezzo: 45 euro.
54 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Tenuta Casenuove Greve 96/100
14.5%. Granato luminoso alla vista. Naso ben stratificato, che si apre intenso ed immediato su un frutto di gran pulizia e concentrazione: netta la ciliegia, così la mora e la prugna ben matura. Componente floreale molto marcata (viola), che si unisce ai ricordi di liquirizia e alla vena balsamica e di grafite, con accenni minerali ferrosi, ematici. Tannino fitto ma disteso ed elegante, al palato: fa più che mai il suo dovere su un frutto di che si riconferma di non solo di gran purezza, ma ancora precisissimo, goloso, pieno e concentrato. Sapidità a fare da connettore tra ingresso e chiusura per un vino di grande persistenza, saporito e ancora  giovanissimo. Splendida prospettiva di vita per questo Chianti Classico Gran Selezione. Fascia prezzo: 90 euro.
55 Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva 2019 Banfi Castellina in Chianti 92/100
14.5%. Rubino-granato penetrabile alla vista. Importante speziatura e vena balsamica al primo naso (mentuccia, timo), sui piccoli frutti di bosco maturi. Ingresso di bocca e slancio deciso sul frutto e sulla vena glicerica dell’alcol. Centro bocca in cui fanno capolino tannini fitti ma bilanciati, che accompagnano il sorso sino alla chiusura. Buona persistenza, anche grazie allo slancio sapido-salino. Una Gran Selezione che si lascia già apprezzare e “bere” con gusto, a cui il tempo (uno, due anni) inizierà a dare certamente ancora più ragione. Fascia prezzo: 30 euro.
56 Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino 2018 Rocca di Montegrossi Gaiole 93/100
15%. Rubino intenso, dall’unghia violacea, giovanile. Il saldo del 10% di Pugnitello caratterizza il profilo di questa Gran Selezione sin dalla vista. Al naso un profilo spiccatamente speziato e fruttato maturo, con ricordi di pepe nero, cannella, curcuma, erbe della macchia mediterranea e frutta come amarena, lampone, mora e prugna. Non mancano accenti di pietra focaia, grafite. Per nulla disturbanti i 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, al sorso. Risulta anzi pieno, fresco ed equilibrato, grazie a una sferzante acidità e a tannini che lavorano benissimo sulla spinta glicerica. Alla perfetta corrispondenza gusto olfattiva si aggiungono ricordi di arancia rossa, proprio nel segno di un’acidità marcata. Ben sostenuta, anche al sorso, è la vena speziata, per certi versi fenolica, con ricordi di peperone verde nel retro olfattivo. Una Gran Selezione decisamente sui generis, ma interessante, destinata a maturare e cambiare molto nei prossimi anni. Fascia prezzo: 35 euro.
57 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano 2020 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 93/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso sulla ciliegia e su piccoli frutti di bosco, avvolti in caldi terziari di toffee e vaniglia. Non mancano ricordi di mentuccia e ginepro, oltre ed essenze della macchia mediterranea. Il sorso è teso e slanciato su freschezza e sapidità, in ingresso. Si riempie a piene mani del frutto rosso avvertito al naso, dal centro bocca sino al lungo retro olfattivo, anche grazie a tannini ben lavorati e integrati. Chiusura distesa e rotonda, calda, su ritorni di fondo di caffè, caramella mou e burro salato. Ottima persistenza aromatica. Fascia prezzo: 30 euro.
58 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 95/100
14.5%. Granato pieno, luminoso, penetrabile alla vista. Naso da Sangiovese purosangue, elegantissimo nell’incedere del frutto croccante, a polpa rossa (ciliegia), ben avvolto nella macchia mediterranea. Più sullo sfondo, terziari di cioccolato e burro salato. A un ingresso di bocca fresco e sapido segue un centro bocca dominato nuovamente dal frutto rosso, di gran precisione. Tannini fitti ma elegantissimi spingono la persistenza all’infinito, su ritorni di cioccolato bianco, toffee e burro salato. Fascia prezzo: 50 euro.
59 Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa 2017 Vignamaggio Greve 91/100
14.5%. Rubino dai riflessi granati, luminoso. Tanta spezia e balsamicità al primo naso (pepe, eucalipto, tabacco), che poi si apre sulla frutta a polpa rossa, matura. Palato piuttosto scorrevole, molto fresco e tendenzialmente morbido per la perfetta integrazione dei tannini che fanno capolino solo in chiusura, chiamando il sorso successivo. Buona la persistenza, per un vino giunto in una fase di maturazione ottimale per una beva senza troppi fronzoli e sovrastrutture. Fascia prezzo: 30 euro.
60 Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli 2019 Tenuta Lilliano Castellina in Chianti 92/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Molto generoso al naso, aperto sulla ciliegia, ancor più che sulla prugna. Elegantissimi i richiami floreali alla violetta e alla rosa. Con l’ossigenazione, ecco ricordi di radice di liquirizia e mentuccia, a dare ancora più profondità al nettare. La corrispondenza gusto-olfattiva è pressoché perfetta: riecco i frutti rossi (decisamente meno esuberanti che al naso), le spezie, la macchia mediterranea, nel segno di un’acidità e di un tannino che riequilibrano la potenza glicerico-alcolica. La chiusura – asciutta, austera, leggermente sapida – suggerisce quanto le lancette dell’orologio possano fare bene a questo nettare. Fascia prezzo: 35 euro.
61 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze 2019 Il Poggiolino San Donato in Poggio 94/100
14%. Rubino-granato luminoso, penetrabile alla vista. Frutta di bosco matura al primo naso, mentre le tinte selvatiche del Sangiovese si fanno sempre più rarefatte, con l’ossigenazione. Per la componente fruttata, netta la mora di rovo, sulla ciliegia; più lieve il tamarindo. Floreale di gladiolo e viola mammola. Sorso su una buona corrispondenza gusto olfattiva, per un nettare che si conferma ruspante e caratteriale anche al palato, ricordando per certi versi l’espressione di alcuni Bordeaux. Tannino disteso ma tutt’altro che arrendevole, a rendere la beva ancora più golosa sui ritorni di frutto maturo (amarena, prugna). Ottima la persistenza e sicura la possibilità di un ulteriore, positivo affinamento. Vino tra i più intriganti e “coraggiosi” dell’intera batteria. Fascia prezzo: 30 euro.
62 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste 2018 Quercia al Poggio San Donato in Poggio 90/100
. Granato piuttosto intenso, penetrabile alla vista. Naso elegante, su speziatura intensa (pepe nero, liquirizia) e frutto rosso goloso, maturo (ciliegia). Al palato una gran freschezza e sapidità, nel segno di una Gran Selezione che punta tutto sulla verticalità, senza rinunciare alla polpa. Tannini potenti, ancora in fase di integrazione, rendono il sorso piuttosto sottile, austero. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
63 Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi 2016 Tenute Squarcialupi – La Castellina di  Tommaso Bojola Castellina in Chianti 96/100
14%. Rubino dal cuore intenso e dall’unghia granata, ben penetrabile alla vista. Una speziatura elegantissima, viva, avvolge il frutto sin dal primo naso. Ecco piccoli frutti di bosco come ribes, lampone, cassis, ma anche ciliegia, amarena, mora di rovo. Sottili accenti di grafite e sbuffi di tabacco dolce, più in sottofondo, rendono ancora più intrigante un quadro che appare più che mai integro e puro. Ingresso di bocca pieno ma elegante, sulla precisione della frutta a polpa rossa e nera croccante. Progressione fresco-sapida vicina a quella delle Gran Selezioni “d’annata”, che non risente per nulla del tempo trascorso e non cede il campo alla terziarizzazione. C’è struttura, potenza, ma tutto è accompagnato da grande garbo. Anche i tannini seguono l’esempio: presenti, ma per nulla aggressivi o invadenti, ribilanciano la vena glicerica rendendo la beva agile e si fanno persino dolci nel finale, di gran persistenza. Lunga vita davanti a questa etichetta. Bere oggi o conservare, con fiducia assoluta. Fascia prezzo: 35 euro.
Categorie
news news ed eventi

Etichettatura vino, UE cambia regole al 90°: QR code non basta, insorgono produttori


Passo indietro sul QR Code: da solo non basta. Nel nuovo sistema di etichettatura dei vini va indicata la parola “ingredienti”, in modo da rendere comprensibile ai consumatori che il codice rimandi ad un’e-label contenente la dichiarazione nutrizionale completa, comprensiva dell’elenco degli ingredienti. Cambiano in questo senso, al 90° minuto, l
e linee guida della Commissione europea sulle nuove norme per l’etichettatura del vino. Pubblicate oggi, includono una nuova interpretazione della normativa UE che incide sull’aspetto delle etichette stesse, appena due settimane prima dell’applicazione delle nuove norme.

La decisione scatena l’indignazione dei produttori europei, che attraverso il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Comité Vins – CEEV) chiedono una modifica urgente delle Linee Guida per evitare la distruzione di centinaia di milioni di etichette di vino già stampate o presenti sugli scaffali.

«Non possiamo accettare una nuova interpretazione pubblicata 14 giorni prima della data di applicazione – spiega Mauricio González Gordon, presidente della CEEV – che implicherà, da un lato, la distruzione di centinaia di milioni di etichette già stampate; dall’altro, la nostra incapacità di stampare nuove etichette in tempo per rispettare la nuova scadenza regolamentare. Chiediamo quindi alla Commissione di modificare urgentemente le Linee Guida».

CAMBIANO LE REGOLE PER L’ETICHETTATURA DEL VINO

Il Regolamento (UE) 2021/2117 pubblicato il 6 dicembre 2021, impone a partire dall’8 dicembre 2023, l’etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Tuttavia, la legislazione dà ai produttori la possibilità di rendere disponibile la dichiarazione nutrizionale completa e l’elenco degli ingredienti per via elettronica (e-label). Le aziende si sono quindi impegnate ad implementare l’etichetta digitale rapidamente.

In buona fede e nel rispetto del Regolamento (UE) 2021/2117 e di tutte le informazioni ufficiali disponibili, la grande maggioranza degli operatori del settore vitivinicolo ha deciso di identificare i QR-code con il simboloimage.png registrato ISO 2760, universalmente noto per identificare un luogo in cui si trovano informazioni.

Ma oggi la Commissione ha pubblicato le sue Linee guida che contengono una nuova interpretazione del regolamento OCM vino in cui si afferma che la presentazione di un codice QR dovrebbe essere chiara per i consumatori per quanto riguarda il suo contenuto, che il codice QR deve essere identificato sull’etichetta con il termine “ingredienti”, «aggiungendo incertezza – sempre secondo CEEV – riguardo al regime linguistico da applicare».

UNIONE ITALIANA VINI: «EUROPA MATRIGNA CON LE IMPRESE DEL VINO»

«In tal modo – continua il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole – la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici e ignora la volontà politica espressa dai colegislatori all’adozione del regolamento (UE) 2021/2117. La pubblicazione delle Linee Guida a sole 2 settimane dall’entrata in vigore rende impossibile l’adeguamento degli operatori economici e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori».

Dello stesso parere è la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo e diversi Stati membri (tra cui Spagna, Italia, Francia e Portogallo), che hanno comunicato ufficialmente le loro preoccupazioni alla Commissione Europea e il loro sostegno all’interpretazione del CEEV. «L’interpretazione – conclude il Comité Vins – cancella il principale vantaggio apportato dal sistema di etichettatura elettronica. Stiamo valutando tutte le possibili strade per salvaguardare il mercato unico e gli interessi delle aziende vinicole fornendo al contempo adeguate informazioni ai consumatori».

Per l’Italia interviene Uiv. «C’è un’Europa che a volte si fa matrigna con le sue imprese – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – e purtroppo ciò sta accadendo sempre più spesso con quelle del nostro settore. Le aziende vinicole, assieme a Uiv, sono da sempre sostenitrici della trasparenza nei confronti dei consumatori, come dimostra il fatto che, per primo, l’intero comparto abbia già adottato quanto previsto dal Regolamento Ue 2021/2117. Oggi un dietrofront, con la sorpresa di una nuova interpretazione al regolamento che rappresenta un buco nero sul futuro delle nostre imprese».

Categorie
news news ed eventi

Il Congresso Ais 2023 diventa Convention “green” aperta al pubblico


Si svolgerà a Genova la Convention Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier 2023, giunta quest’anno alla 55ª edizione e in programma da venerdì 24 a domenica 26 novembre. L’evento biennale organizzato da Ais torna dopo 22
anni nel capoluogo della Liguria (la prima volta fu nel 2001) con un format rinnovato. Il congresso si trasforma quest’anno in una vera e propria Convention, per la prima volta aperta al pubblico. «Un contenitore ricco di appuntamenti, dibattiti, itinerari e iniziative legate al tema del “Paesaggio” – spiega il presidente Ais Sandro Camilli – quale fil rouge della nuova edizione».

Ai consueti appuntamenti istituzionali – riunione del Consiglio Nazionale e l’Assemblea dei Soci – si alternano degustazioni, visite alla città, iniziative didattiche e culturali dedicate al pubblico di appassionati. «I cambiamenti climatici, con le loro conseguenze – aggiunge Camilli – hanno messo a nudo la fragilità del Paesaggio. Sta a noi prendere coscienza del nostro impatto sul pianeta e prendercene cura».

«Il messaggio che parte dalla Convention Ais 2023 di Genova – conclude il presidente Ais – è quello che dobbiamo ritrovare l’armonia con noi stessi, con i nostri simili, con la natura e con la nostra storia e che il paesaggio può essere uno straordinario elemento di sintesi di queste dimensioni». Il programma completo della Convention Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier 2023 è reperibile sul sito ufficiale Ais.

Categorie
news news ed eventi

Mercato Fivi 2023: a Bologna i Migliori Vini italiani della Guida Top 100 winemag 2024

Tutto pronto alla Fiera di Bologna per il Mercato Fivi 2023, dodicesima edizione del format più imitato del settore, in Italia (malamente imitato, s’intende). Tra i vini da non perdere al Mercato dei vini e dei vignaioli indipendenti c’è soprattutto il Marche Rosso Igt Fatjà di Terra Argillosa, Miglior vino rosso italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it (acquistabile a questo link). Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100.

Uvaggio di Cabernet Franc e Merlot dallo strettissimo legame col territorio in cui prende vita, nelle Marche, Fatjà di Terra Argillosa è un faro sulla produzione, sempre meticolosa, ricercata e mai banale, della cantina di Offida. Terra Argillosa sarà al Padiglione 30, fila F, stand 94 e merita un passaggio non solo per Fatjà, ma anche per scoprire più da vicino l’approccio alla viticoltura della cantina artigianale guidata da Raffaele Paolini e Sara Tirabassi.

Tra i banchi del Mercato Fivi 2023 non mancheranno le indicazioni di altri vini e cantine premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it, che da sempre intende valorizzare produzioni di nicchia del Made in Italy enologico. È il caso di Vigne al Colle, la cantina di Rovolon (Padova) del vignaiolo Martito Benato. che ha espresso lo Spumante dolce dell’anno, il Fior d’Arancio Docg 2022. Un’occasione irripetibile, il prossimo Mercato dei vini 2023, per conoscere l’intera gamma di eccellenze vulcaniche dei Colli Euganei, dagli spumanti ai rossi: appuntamento al Padiglione 29, fila E, stand 58.


MERCATO VIGNAIOLI FIVI 2023: INFORMAZIONI PRATICHE
  • Orari
    Sabato 25 e domenica 26 novembre: apertura cancelli ore 11.00, chiusura ore 19.00.
    Lunedì 27 novembre: apertura cancelli ore 11.00, chiusura ore 17.00.
  • Ingressi
    Due gli ingressi (Nord ed Est Michelino), entrambi a ridosso del parcheggio multipiano Michelino. Il parcheggio Nord è riservato a chi acquisterà il biglietto in prevendita, per facilitare e velocizzare l’ingresso. Chi raggiungerà BolognaFiere con i mezzi pubblici o in taxi, in Piazza della Costituzione troverà un servizio di navette gratuite, dirette all’ingresso Est Michelino.
  • Biglietti acquistabili online sul sito ufficiale Fivi
    Intero giornaliero
    Online: € 25,00
    Acquistato in fiera: € 30.00.
  • Ingresso 2 giorni
    Online: € 40,00

    Acquistato in fiera: € 50,00.
  • Ingresso 3 giorni
    Online: € 60,00

    Acquistato in fiera: € 70,00.
  • Ridotto
    Soci AIS, FISAR, ONAV, AIES, ASPI, ASSOSOMMELIER, SCUOLA EUROPEA SOMMELIER, SLOW FOOD
  • Online e in fiera: € 20,00.
  • Operatori
    Online e in fiera: € 20,00- Biglietto acquistabile inserendo la partita Iva.
  • Carrelli
    Oltre 1.000 carrelli a disposizione del pubblico, con la possibilità di riconsegnarli direttamente al parcheggio multipiano.
Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Liv-ex Power 100 2023: Bordeaux porto sicuro, Italia in bianco e nero


Bordeaux
è emerso come vincitore naturale nella classifica Liv-ex Power 100 2023. Bordeaux si conferma così porto sicuro per collezionisti di vini pregiati. È il mercato meno rischioso che esista, il meglio compreso; i collezionisti sanno cosa aspettarsi da questi vini, ovvero qualità a un certo prezzo e relativa liquidità. Lo dice chiaro l’
ultimo rapporto del London International Vintner’s Exchange (Liv-ex). Nello stesso anno, per l’Italia, perde 33 posizioni il brand Masseto. Il Bel Paese se la cava meglio sul fronte del numero di vini commercializzati, specie tra i produttori del Piemonte.

Roagna, Rinaldi, Vietti e Gaja vedono un elevato numero di etichette, alcune delle quali offrono un buon punto di prezzo rispetto a Conterno e Bartolo, attirando gli acquirenti di valore. Vietti si è piazzato al 21° posto per numero di vini commercializzati e Roagna al 38°, aumentando la sua posizione complessiva dal 158° posto del 2022 al 46° del 2023. Anche Giuseppe Rinaldi figura nella lista dei maggiori incrementi complessivi, passando dall’85° al 15° posto.

Più in generale, l’Italia ha guadagnato un marchio con Vietti, che ha registrato una performance particolarmente positiva per quanto riguarda il numero di vini scambiati. Dominio de Pingus ha raggiunto Vega Sicilia come secondo marchio spagnolo nella Liv-ex Power 100 2023, grazie a una performance positiva dei prezzi e al valore e ai volumi scambiati in borsa, in particolare delle etichette PSI e Flor de Pingus. Anche un marchio svizzero è entrato in classifica, Gantenbein, che ha brillato per la sua performance di prezzo del 10,8%.

PERCHÈ BORDEAUX SBARAGLIA LA LIV-EX POWER 100 2023

«La debolezza del mercato – commenta Justin Gibbs, vicepresidente e direttore di Liv-ex – rende la classifica 2023 particolarmente interessante. I marchi che hanno guidato il mercato fino al suo picco dell’ottobre 2022 stanno ora risentendo maggiormente della correzione. Gli acquirenti hanno affinato la loro attenzione per riflettere una maggiore avversione al rischio: sono alla ricerca di marchi stabili e liquidi, che offrano un valore relativo e che favoriscano il Bordeaux rispetto alla Borgogna e alla California».

La Power 100 è un’istantanea del panorama in continua evoluzione del mercato secondario e la lista di quest’anno ha colto il mercato in piena correzione dei prezzi. Il numero di marchi che si sono qualificati per l’inclusione nella Power 100 è diminuito del 2,1% nel 2023. Il motivo? I collezionisti hanno ristretto la loro attenzione ai vini di qualità più elevata.

Nonostante la quota commerciale della California sia rimasta relativamente stabile, la regione ha perso cinque vini nella Liv-ex Power 100 2023 rispetto all’anno precedente. L’avversione generale al rischio e gli aumenti dei prezzi registrati in Borgogna hanno fatto sì che alcuni dei marchi più “recenti” della regione, che erano entrati nella Power 100 nel 2022, siano usciti dalla classifica, in quanto i collezionisti cercano sicurezza (e profitti) nelle etichette blue chip.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Vendemmia 2023 in California: un’annata eccezionale su 250 mila ettari


La vendemmia 2023 in California? «Eccezionale» secondo i viticoltori che aderiscono al California Wine Institute, l’ente fondato nel
1934 che raggruppa oltre mille cantine californiane e imprese del settore. Le abbondanti piogge invernali hanno rivitalizzato i terreni e favorito lo sviluppo della vite. Le temperature fresche in tutta la California, in primavera ed estate, hanno permesso all’uva di svilupparsi gradualmente, godendo di tempi di maturazione extra. Con i primi mosti in cantina, molti viticoltori prevedono che la vendemmia 2023 in sarà «una delle più belle degli ultimi anni, producendo vini con profili organolettici meravigliosi, acidità vibrante e notevole equilibrio».

La raccolta è iniziata tardi in tutta la California, con un ritardo da due settimane a un mese intero rispetto alla media. Molte varietà hanno raggiunto la maturità simultaneamente, determinando un raccolto compresso. Alcuni viticoltori prevedevano di continuare a raccogliere l’uva fino alla fine di novembre. La California produce circa l’80% del vino nazionale, rendendola la quarta regione produttrice di vino al mondo.

Oltre l’80% del vino californiano viene prodotto da aziende certificate sostenibili della California. Oltre la metà dei circa 615.000 acri di vigneti, pari a 248.881 ettari, sono certificati secondo uno dei programmi di sostenibilità della California (Certified California Sustainable Winegrowing, Fish Friendly Farming, Lodi Rules, Napa Green e SIP Certificato). Nel 2022, lo stato ha prodotto 599,557,535 degli 752,077,206 galloni degli Usa, pari appunto a circa l’80% della produzione complessiva (22 dei 28 milioni di ettolitri).

Categorie
news news ed eventi

Cordisco sinonimo di Montepulciano: esulta l’Abruzzo


Il Ministero dell’Agricoltura ha accolto la richiesta di reintroduzione del sinonimo Cordisco per il Montepulciano, all’interno del Registro Nazionale della Vite. Il
decreto MASAF 597594 del 26 ottobre 2023 sembra supportare la rivendicazione del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo di potere usare il termine Montepulciano solo per i vini prodotti all’interno della regione. Vietandolo a regioni come le Marche, dove il vitigno è molto coltivato, storicamente. L’utilizzo del sinonimo Cordisco, secondo l’ente abruzzese, consentirà agli altri territori italiani di «indicare correttamente i vini ottenuti da quest’uva secondo quella che è la normativa in fase di adozione».

Il presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo, Alessandro Nicodemi, si spinge oltre: «Applicando il sinonimo, altri territori potranno ottemperare al nuovo DM Etichettatura e al principio della corretta informazione, evitando illeciti utilizzi e usurpazione delle DOP in etichetta o nella pubblicità dei vini, che a nostro avviso ha il solo risultato di confondere il consumatore finale».

Il termine Cordisco come sinonimo di Montepulciano sarebbe «scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato, alla fine degli anni Ottanta». Si avvia dunque a tornare a poter essere utilizzato nella designazione di vini a base Montepulciano, come già accade per il Calabrese e il suo sinonimo Nero d’Avola, che interessa altre due regioni del Sud Italia come Calabria e Sicilia.

CORDISCO: IL TERMINE “SCOMPARSO” DAL REGISTRO NAZIONALE DELLA VITE

Per il vicepresidente della Giunta regionale dell’Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente: «Si tratta di un decreto che pone le basi affinché l’utilizzo del nome Montepulciano sia riservato, senza generare confusione, ai vini prodotti in Abruzzo sgombrando il campo da eventuali fraintendimenti. Con l’accoglimento della proposta di reintrodurre la dicitura Cordisco, utilizzata già in passato, per i vini prodotti con uve Montepulciano, è stata colmata una lacuna nella designazione di questa tipologia di vino e soddisfatta la nostra richiesta.

«Pur condividendo l’impianto normativo del cosiddetto “DM etichettatura” – aggiunge Imprudente – abbiamo il dovere di tutelare le specificità della nostra regione in termini di biodiversità e peculiarità delle colture. Pertanto, d’intesa con il Consorzio tutela vini d’Abruzzo, in un’ottica di sistema, ci impegneremo a far sì che la denominazione Montepulciano D’Abruzzo Doc continui ad essere espressione dei vini prodotti all’interno della regione e connoti un territorio ed una vocazione ben definiti».

Categorie
news news ed eventi

Addio a Michele Chiarlo

FOTONOTIZIA – Mondo del vino italiano in lutto per la scomparsa di Michele Chiarlo. Il noto produttore piemontese è scomparso oggi, all’età di 88 anni. Il suo nome è legato alla produzione di Barbera e Moscato, noti in tutto il mondo.

Categorie
news news ed eventi

Resistente e popolare: l’Oltrepò pavese scopre il Pinot Meunier


Non solo Pinot Nero per il Metodo classico dell’Oltrepò pavese. Negli ultimi anni, i produttori hanno scoperto il Pinot Meunier, terza varietà di uva della Champagne con 10.348 ettari. Conosciuto in Francia per la maggiore vigoria e resistenza al gelo rispetto a Pinot Noir e Chardonnay, il vitigno sta iniziando a prendere sempre più piede nei fondovalle oltrepadani. La strada per la sua definitiva consacrazione nella cuvée del Metodo classico Docg dell’Oltrepò è stata avviata dal Consorzio nei mesi scorsi. Dopo la modifica al disciplinare votata a maggioranza dai produttori nel dicembre 2022, il Meunier attende i necessari passaggi burocratici (Regione Lombardia, Roma, Bruxelles).

«Non va dimenticato – sottolinea il direttore del Consorzio di Tutela, Carlo Veronese – che ci sarà richiesto di dimostrare, a livello organolettico, le migliorie che il vitigno può apportare all’attuale cuvée della Docg». In prima fila tra i promotori c’è Oltrenero, la cantina oltrepadana della famiglia Zonin. «Al di là delle caratteristiche organolettiche – commenta il direttore Paolo Tealdi – nella discussione dell’inserimento del Pinot Meunier nella Docg fino a un massimo del 15%, c’è il fatto che è un vitigno che soffre meno le gelate. Fa molto comodo, ai nostri tempi, avere una varietà da poter impiantare nelle zone più basse, ossia nel fondovalle. Per lo stesso motivo è stato inserito il Pinot Bianco».

Grazie a “Cuvée Emme“, Oltrenero propone sul mercato un Meunier in purezza, sin dal millesimo 2017, ovviamente catalogato come Vsq – Vino Spumante di qualità. I due ettari della varietà francese sono stati impiantati nel 2012 su terreni profondi, argilloso-limoso-calcarei, con ricca presenza di marne. In commercio, al momento, c’è il millesimo 2018 (Brut Blanc de Noir, minimo 24 mesi sui lieviti). La base 2019, degustata in anteprima, alza ulteriormente l’asticella delle aspettative sul Meunier in Oltrepò pavese.

CRESCONO GLI ETTARI DI PINOT MEUNIER IN OLTREPÒ PAVESE

A crederci è anche Cantina Scuropasso, a Pietra de Giorgi. «È una varietà che abbiamo nel cuore – commenta il titolare, Fabio Marazzi – viste le grandi interpretazioni in purezza della Champagne, che conosciamo ormai da diversi anni. I produttori che piantano Meunier in Oltrepò stanno crescendo. Trovo che sia un bel segnale, ben oltre alla semplice “moda”. Noi abbiamo impiantato il nostro vigneto 6 anni fa, su terreni calcarei, scegliendo barbatelle dalla Francia e un’esposizione non troppo soleggiata. Si è ambientato molto bene: mostra una bella vigoria, con una resa di 90 100 quitali per ettaro. Abbiamo alcune prove di spumantizzazione in purezza, che abbiamo scelto di inserire nella Cuvée del nostro Blanc de Noir Roccapietra».

È Flavia Marazzi a spiegare le ragioni di questa scelta. «Ci siamo accorti che il Pinot Meunier conferisce una morbidezza e “grassezza” perfetta per essere abbinata al carattere del nostro Pinot nero. Aggiungendone il 10-15% ci consente di rispettare la nostra precisa identità stilistica, riducendo la necessità di ricorrere al dosaggio. Mi auguro che il percorso di introduzione del Meunier nel Metodo classico Docg dell’Oltrepò pavese giunga a compimento, in quanto è un vitigno nobilissimo, che dà ottimi risultati anche nella nostra zona. D’altro canto, l’apertura al Meunier offre un’opportunità in più ai produttori, senza toglie nulla in termini di territorialità e tipicità».

IL PINOT MEUNIER NELLA CUVÉE DELL’OLTREPÒ METODO CLASSICO

Della stessa opinione Alessio Brandolini: «Ho piantato mezzo ettaro nel 2013 – spiega il vignaiolo Fivi di San Damiano al Colle – in una vigna dove il Pinot Nero soffre molto il gelo, a 150 metri sul livello del mare, esposto a Nord. Sono molto contento di questa scelta: in questi anni, a parte nel 2017, non ho mai avuto problemi di gelate. Stilisticamente apprezzo il Pinot Meunier per la sua verticalità».

«Lo considero un vino da taglio – continua Brandolini – arrivando a un massimo di utilizzo dell’8% nella cuvée. Ne pianterò sicuramente altro nei prossimi anni, ma sempre nell’ottica di vitigno gregario: resto infatti convinto che in Oltrepò si debba puntare tutto sul Pinot nero. Sono stato tra i produttori più favorevoli alla sua introduzione nel disciplinare e ritengo sia molto più funzionale al territorio rispetto a vitigni come il Pinot Grigio, che non c’entra nulla».

Freschissima l’esperienza sul vitigno di Cantine Bertelegni. «Siamo tra gli ultimi ad avere impiantato questo vitigno in Oltrepò pavese – commenta Andrea Bertelegni – con lo scopo preciso di inserirlo nella nostra cuvée Metodo classico, formata così da Pinot Nero, Chardonnay e Meunier. La prima vendemmia “vera” è stata quella del 2023. Potremo dunque presentare sul mercato il nostro vino non prima di 24 mesi minimi di affinamento. L’obiettivo è arrivare a regime con a 36-48 mesi di affinamento. Più in generale, ci auguriamo che siano premiati gli sforzi del Consorzio per rendere più appetibile una Docg che, ad oggi, non lo è».

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Morto Antoni Mata, presidente di Recaredo


Lutto nel mondo del vino spagnolo per la comparsa a 81 anni di Antoni Mata, uomo immagine e presidente della nota casa spumantistica Recaredo, ai massimi livelli nella produzione del Corpinnat.
Nato il 28 aprile 1942 a Can Credo, casa della famiglia Recaredo a Sant Sadurní d’Anoia, ha portato avanti il progetto familiare con una visione globale totale e rivoluzionaria. Ad Antoni Mata si deve l’innovativa produzione di spumanti di terroir, capaci di esprimere l’identità più autentica del Penedès e di competere in prestigio e qualità con gli spumanti internazionali.

«Proveniamo da una famiglia di ceramisti – amava ricordare – e abbiamo iniziato a produrre i nostri spumanti con le uve provenienti dai vigneti dei nostri nonni materni. Più vedevamo il grande legame tra la coltivazione della vite e i Brut Nature e i Cava di lungo invecchiamento che ci piacevano, più eravamo incoraggiati a cercare le migliori tenute del Penedès». Ed è così che la sua “ossessione” di diventare un vero viticoltore lo ha portato a guidare l’ulteriore acquisizione di vigneti per la cantina di famiglia Recaredo.

Aperto all’evoluzione e ai continui cambiamenti, Antoni Mata ha privilegiato la fedeltà all’uso del tappo di sughero naturale come garante di un lungo invecchiamento in bottiglia, in un contesto storico in cui l’industrializzazione del settore ha comportato l’introduzione dei tappi a corona per lo spumante. Questa singolarità, unita al fermo impegno di creare spumanti senza liqueur, ha forgiato lo stile di un metodo classico gastronomico e soprattutto fedele al suolo, lontano da mode o correnti. «Antoni Mata – ricorda la famiglia – appartiene a una generazione educata all’austerità del tempo in cui ha vissuto. Una generazione che ha lavorato senza guardare l’orologio e con l’impegno, sempre, dell’eccellenza e del lavoro ben fatto».

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Le 30 migliori Barbera d’Asti, Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023

Tutti la conoscono, tantissimi la amano, pochi lo dicono. La Barbera del Piemonte è quel vino tra le cui sicure sfumature rifugiarsi, nel bene o nel male della sua acidità appuntita e dei suoi eccessi d’alcol e legno. Un vino che ha poco di veramente “nuovo” da raccontare al grande pubblico, se non qualche coraggiosa e ben riuscita vinificazione alternativa, per esempio in anfora. Ed è forse proprio per questo che piace (a tutti, o quasi) ed è un vino di successo, ambasciatore del Made in Italy enologico (soprattutto piemontese) nel mondo. La Barbera è una certezza. Uguale a se stessa, ormai da tempo. Ecco le 30 migliori Barbera d’Asti, d’Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023.

  1. Barbera d’Asti Docg 2022 Cascina Vigna, Az. Agr. Gozzelino Stefano
  2. Barbera d’Asti Docg 2018 Ricordi, Sant’Anna dei Bricchetti
  3. Barbera d’Asti Docg 2020 Romea, Az. Agr. Gozzelino Emiliano
  4. Barbera d’Asti Docg 2019 Bruna, Costa dei Tigli
  5. Barbera d’Asti Docg Pianoalto 2021 Libera, Bava
  6. Barbera d’Asti Docg 2022 San Bastian, Poderi Rosso Giovanni
  7. Barbera d’Asti Docg 2022 Pian Scorrone, Tenuta Il Falchetto
  8. Barbera d’Asti Docg 2022 La Maestra, Dacasto Duilio
  9. Barbera d’Asti Docg 2020 Margà, Vini Domanda
  10. Barbera d’Asti Docg 2021 Robiross, Prediomagno
  11. Barbera d’Asti Docg 2021 Desolina, Vinicola Arno
  12. Barbera d’Asti Docg 2022 Robiano, Az. Agr. Gatto Pierfrancesco
  13. Barbera d’Asti Docg 2022 P-Cit, La Montagnetta di Capello Domenico
  14. Barbera d’Asti Docg 2020 Rebarba, Cantine Post dal Vin
  15. Barbera d’Asti Docg 2020 Tanguera, Vada Azienda agricola di Guido Vada
  16. Barbera del Monferrato Docg Superiore 2019 Le Cave, Castello di Uviglie
  17. Barbera d’Alba Doc 2021 San Cristoforo, Marsaglia
  18. Barbera d’Alba Doc 2021 Anna, Pasquale Pelissero
  19. Barbera d’Alba Doc Superiore 2021 I Patriarchi, Francone
  20. Barbera d’Alba Doc Superiore 202o Bricco Capre, Mario Rivetti – Cascina Serre
  21. Barbera d’Alba Doc 2021 Castellinaldo, Marchisio Tonino
  22. Barbera d’Asti Docg Superiore 2019 Beneficio, Az. Vitivinicola Cascina Sciorio
  23. Barbera d’Asti Docg Superiore 2020 Litina, Cascina Castlet
  24. Nizza Docg 2020 Le Nicchie, La Gironda
  25. Nizza Docg 2020 Vialta, Az. Agr. Serra Domenico
  26. Nizza Docg 2017 Augusta, Isolabella della Croce
  27. Nizza Docg 2020 Viti Vecchie, Gianni Doglia
  28. Nizza Docg 2021 Moncucco, Dacasto Duilio
  29. Nizza Docg Riserva 2019 Quattrofilari, Beppe Marino
  30. Nizza Docg Riserva 2016, Garesio
LE MIGLIORI BARBERA DEL PIEMONTE A ROSSO BARBERA 2023

L’occasione per l’assaggio di circa 160 vini sugli oltre 300 in degustazione è stata appunto Rosso Barbera 2023, la più importante rassegna sul vitigno organizzata dal Comune di Costigliole d’Asti in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, l’Associazione Produttori “Noi di Costigliole” e i sommelier Ais Asti, in scena dal 3 al 6 novembre al Castello di Costigliole d’Asti. Location per nulla casuale: si tratta del Comune più vitato del Piemonte a livello di denominazione e con più di 220 aziende dedite alla vinificazione del Barbera.

Tra i migliori assaggi figurano vini molto diversi tra loro, a conferma della grande versatilità del vitigno sulla base del microclima e delle caratteristiche del suolo. Colpisce l’uniformità dei vini proprio sulla base del territorio di provenienza, ancor più che per la tecnica di vinificazione. Il Barbera ama acciaio e cemento, regalando nettari dal frutto croccante, solo in apparenza semplici e degustabili anche col pesce. La musica cambia nelle versioni vinificate in legno, più corpose e strutturate ma sempre in grado di mostrare un ottimo equilibrio tra eleganza e potenza, almeno tra le etichette che figurano tra i migliori assaggi a Rosso Barbera 2023.

L’ALCOL DEL BARBERA NEL 2023: OCCHIO ALLA TEMPERATURA DI SERVIZIO

Un capitolo a parte è quello dell’alcol del Barbera, che merita un approfondimento. Nell’epoca in cui il consumo di vini rossi strutturati ha subito una battuta d’arresto a beneficio di spumanti, vini bianchi e vini rossi freschi, connotati dall’agilità di beva, il ruolo del marketing territoriale diventa sempre più centrale in territori contraddistinti dalla produzione di vini dall’alta percentuale alcolica. Su tutti, in Italia, la Valpolicella sta facendo di questo tema una bandiera della propria comunicazione nazionale e internazionale, sia nel confronto con la stampa sia sul fronte dei consumatori.

Ottima, dunque, la scelta di suddividere i 300 (e più) vini Barbera in degustazione sulla base della tecnica di vinificazione, oltre che della provenienza geografica e della denominazione. Ottimo anche il servizio dei sommelier Ais Asti, partner preziosissimi e fondamentali dell’evento più importante dedicato al vitigno principe del Piemonte. Ottima, infine, la presenza di vini da diversi territori del mondo, oltre che dalla vicina Lombardia (Oltrepò pavese). Ma nel 2023 si può (e si deve) fare di più, almeno a Rosso Barbera, per evitare di assaggiare vini da 15, 16 o 17 gradi a “temperatura ambiente”, incidendo sul loro profilo ancor più di quanto stiano facendo i cambiamenti climatici.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Wine Vision by Open Balkan: Veronafiere a Belgrado con 50 cantine


Come anticipato il 27 giugno scorso da winemag.it, fa rotta sui Balcani la missione di promozione del vino italiano di Vinitaly e ICE Agenzia, che da giovedì 16 a domenica 19 novembre 2023 approda a Belgrado (Serbia) per la seconda edizione di Wine Vision by Open Balkan, prima e più grande fiera enologica nel sud est Europa che lo scorso anno ha ospitato 350 cantine provenienti da 20 Paesi e più di 30mila visitatori da 40 nazioni. Qui l’«Area Italia» conterà più di 1000 metri quadrati riservati al tricolore (la richiesta iniziale era pure superiore). Diventerà il punto di ritrovo per buyer, professionisti e opinion maker di settore, interessati a conoscere e approfondire non solo le proposte delle 50 aziende della collettiva italiana, ma anche contatti, strategie e opportunità commerciali per il vino made in Italy.

Una fiera, Wine Vision Open Balkan, che assume un ruolo sempre più centrale nel panorama degli eventi europei ed internazionali del settore. Basti pensare che, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, nei primi 6 mesi 2023 le vendite di vino italiano nell’area dell’Est Europa (Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia Del Nord, Moldavia, Montenegro, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Turchia) con l’Austria hanno registrato un aumento del 16,5%, per un controvalore nel semestre di 243 milioni di euro. Una crescita in controtendenza rispetto alle performance globali del settore nella prima metà dell’anno (-0,4%) che conferma la leadership italiana nell’area considerata.

WINE VISION BY OPEN BALKAN SEMPRE PIÙ CENTRALE

«Dopo il successo della partecipazione della delegazione Open Balkan allo scorso Vinitaly – commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – vogliamo continuare a presidiare e sviluppare il business del vino nei Balcani e nell’Est Europa, un mercato dove il vino italiano è riuscito lo scorso anno a sorpassare la Francia in quantità e valori, divenendo il principale fornitore Ue. Un primo risultato importante e da capitalizzare attraverso un’azione mirata sia di posizionamento e penetrazione, ma anche attivando il reclutamento e lavorando sugli incoming in vista di Vinitaly 2024».

«La partecipazione dell’Italia a Wine Vision – ricorda l’Ambasciatore d’Italia in Serbia, Luca Gori – si inserisce nel quadro della Settimana della Cucina italiana nel Mondo, l’iniziativa della Farnesina che promuove le eccellenze della nostra tradizione culinaria. A questo riguardo, il vino resta uno dei prodotti più apprezzati anche all’estero come dimostra il valore delle sue esportazioni che nel primo semestre del 2023 ha raggiunto i 3,7 miliardi di euro».

«I Balcani – aggiunge il presidente di ICE, Matteo Zoppas – con questa iniziativa sono al centro dell’attenzione della cabina di regia del nostro governo e la nostra agenzia punta molto su quest’area. Sono paesi ancora a forte sviluppo, dove l’attenzione per l’Italia sta crescendo, il made in Italy è molto apprezzato ed il vino è uno dei prodotti strategici. Non c’è un ristorante internazionale di livello che non abbia una importante carta dei vini italiani e ciò testimonia come l’Italia anche su questo sia un riferimento nel mondo».

Categorie
news news ed eventi

Vendemmia 2023 in Trentino: cala la quantità dell’8%

Produzione leggermente inferiore alla media dell’ultimo decennio (- 2%) per la vendemmia 2023 in Trentino. Il raccolto delle cantine che fanno capo al Consorzio Vini del Trentino ha raggiunto i 1.146.042 quintali di uva, con una riduzione dell’8% rispetto all’annata 2022. Le uve bianche rappresentano il 78% della produzione trentina, mentre le uve nere costituiscono il restante 22%.

Oltre il 70% della produzione totale di uve trentine è costituito da tre varietà bianche: Pinot grigio (36%), Chardonnay (26%) e Müller Thurgau (9%). Le principali varietà a bacca nera sono invece risultate nell’ordine: Teroldego (7%), Merlot (5%), Pinot nero (3%), Lagrein e Marzemino (2%). Le uve della vendemmia 2023 delle varietà di vite cosiddette “resistenti” o Piwi (come Solaris e Johanniter) ammontano a circa 3500 quintali.

Categorie
news news ed eventi

Dal Grillo al Syrah, la vendemmia 2023 in Sicilia: quando «Less is more»


«Less is more», direbbero gli inglesi. È un po’ questa la sintesi della vendemmia 2023 in Sicilia. Al prevedibile (e previsto) calo della quantità, con punte del 40% in alcune parti dell’isola, rispondono gli ottimi livelli analitici delle uve e dei mosti in lavorazione nelle cantine. I v
ini rossi siciliani 2023 avranno una forte identità. Dai bianchi – in primis dal Grillo – ci si attende un profilo aromatico complesso. Più in generale, sono grandi le aspettative sui vini da vitigni autoctoni, sempre più fedeli al territorio; dagli internazionali un nuovo ed interessante profilo, con il Syrah in grande spolvero.

«Nonostante le condizioni climatiche estreme e l’attacco della peronospora – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – i viticoltori parlano di una vendemmia sfidante che però non ha compromesso la qualità del raccolto. In situazioni estreme come queste, si è rivelato vincente l’approccio di prevenzione che hanno adottato molti produttori e di gestione oculata ed attenta dei complessi fattori meteo-climatici».

VENDEMMIA 2023 IN SICILIA: «DIFFICILE GENERALIZZARE, MA…»

A entrare nel dettaglio è Mattia Filippi di Uva Sapiens. che per Assovini Sicilia cura l’annuale report vendemmiale: «La vendemmia 2023 in Sicilia ha dato risultati non omogenei dal punto di vista dei diversi territori siciliani, con variazioni di produttore in produttore. Difficile generalizzare. Ciò che abbiamo riscontrato è l’interessante risultato delle uve Grillo. Un vitigno performante nelle riduzioni di quantità, che in questa vendemmia ha dato vini dall’ampio spettro aromatico e note tropicali più pronunciate».

«La grande sorpresa – continua Filippi – è stato il vino prodotto dal vitigno Syrah, le cui uve hanno dimostrato una resistenza alle condizioni meteo-climatiche e una maturazione che si è tradotta in vini dall’eccellente equilibrio acido-zuccherino. Interessante è stata la risposta delle uve del Cerasuolo di Vittoria e di alcuni vitigni dell’Etna e del Nord Est della Sicilia».

Categorie
news news ed eventi

Cresce il valore ma calano le vendite: il 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg

Nonostante la flessione nelle vendite, calate del 10%, il 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg si chiuderà con un +4,7% in valore. Soddisfatto il Consorzio di Tutela che, nel presentare il Rapporto economico 2023, definisce la denominazione «stabile e in salute». Le anticipazioni sull’andamento dei mercati, curate dal Cirve dell’Università di Padova, sono state presentate oggi pomeriggio a Villa Brandolini d’Adda, a Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso). «L’anno che stiamo per chiudere – commenta Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela – è stato molto complesso, ma alla complessità e all’evolversi repentino degli eventi ormai siamo abituati. Il 2023 si chiuderà con circa il 10% in meno delle bottiglie vendute rispetto al 2022».

VENDITE GDO IN CALO, TIENE LA RISTORAZIONE

«Dopo un inizio anno molto lento – continua la numero uno del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – abbiamo recuperato negli ultimi mesi. Oggi registriamo una flessione rispetto al 2022, assestandoci nuovamente sui valori pre-pandemici. Lo scorso anno infatti ha rappresentato un’eccezionalità. E i dati di oggi sono più fedeli alle reali potenzialità della denominazione. Rileviamo una riduzione delle vendite in volume all’estero (circa -6%), cui corrisponde comunque un aumento del valore del 4,5%. Quest’ultimo dato ci rassicura e ci conferma che il lavoro sul posizionamento del prodotto continua a essere vincente».

La riduzione dei volumi venduti nel 2023 è il risultato di comportamenti diversi osservati nei vari canali di distribuzione. Sul mercato italiano la ristorazione, sostenuta soprattutto dalla crescita del flusso di turisti stranieri, sta mantenendo i volumi. Dal Rapporto economico 2023 si evince invece il calo nella grande distribuzione. Il volume di vendite in Gdo tra l’ottobre 2022 e l’ottobre 2023, risulta inferiore del 6,5% rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente. Ma l’aumento in valore è pari al 2,3%. Con il passare dei mesi, tuttavia, la domanda nel 2023 si sta riallineando con quella dell’anno precedente. Nel trimestre luglio, agosto, settembre 2023, le vendite in grande distribuzione sono cresciute rispetto al 2022 del 3,4% in volume e del 6,8% in valore.

IL 2022 DEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PROSECCO DOCG

In giornata sono stati sottolineati anche i risultati del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg nell’anno solare 2022. Lo scorso anno sono state vendute 100.081.088 bottiglie, per un valore di quasi 607 milioni di euro. Il mercato italiano, che rappresenta il 60,2% delle vendite, nel 2022 ha assorbito 57 milioni di bottiglie, per un valore pari a 365,5 milioni di euro. Rispetto alla suddivisione per aree geografiche, il Nord est assorbe ancora la quota maggiore di prodotto con il 37,3% dei volumi.

Segue il Nord ovest con il 30,7%, il Centro con il 22,1% e chiude il Sud e le isole con il 9,9%. Per quanto riguarda il mercato estero, ancora saldamente in testa il Regno Unito con una quota del 23,1% (quota del mercato a valore) del mercato estero si conferma il Paese che importa più prodotto (10.300.000 di bottiglie) e che rende il maggior valore (€ 56mln). Segue la Germania con 8,1 mln di bottiglie per 50,7 mln di euro in valore e la Svizzera con poco più di 6.300.000 di bottiglie per più di 33,4 milioni di euro.

Categorie
news news ed eventi

Istruttoria Antitrust impennata costi del vetro: 9 aziende nel mirino


L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha avviato un’istruttoria nei confronti di Berlin Packaging Italy, Bormioli Luigi, O-I Italy, Verallia Italia, Vetreria Cooperativa Piegarese, Vetreria Etrusca, Vetri Speciali, Vetropack Italia e Zignago Vetro per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nella vendita delle bottiglie di vetro. Secondo l’Autorità, le società si sarebbero coordinate, almeno a partire dal 2022, nel richiedere ai propri clienti «analoghi aumenti di prezzo delle bottiglie di vetro nello stesso arco temporale». L’istruttoria è stata avviata grazie ad alcune segnalazioni, una delle quali pervenuta tramite la propria piattaforma di whistleblowing di Agcm.

«Questo coordinamento – spiega l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – potrebbe essere il risultato di un accordo o di una pratica concordata per evitare il confronto concorrenziale tra i principali operatori del settore». I funzionari dell’Autorità, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle società e di altri soggetti ritenuti in possesso di elementi utili all’istruttoria, tra cui Assovetro, l’Associazione nazionali degli industriali del vetro.

La stessa che, sul finire di settembre, aveva definito il Decreto proroghe «una norma che impedisce la pianificazione finanziaria e rimuove quanto già concesso, cancellando con due mesi di anticipo il sostegno alle aziende energivore, togliendo certezza e la possibilità di programmazione ad un sistema produttivo, dal vetro alla ceramica, già sotto pressione nell’attuale quadro congiunturale».

IL COMMENTO DI CONFCOOPERATIVE FEDAGRIPESCA

«L’impennata dei prezzi del vetro è elemento di forte criticità che da anni grava sulle imprese agroalimentari e che impatta direttamente anche sull’aumento dei prezzi dei beni alimentari, dal vino alle conserve. Se il costo del vetro non subirà riduzioni, si rischia di compromettere seriamente la competitività di molte nostre imprese. Ben venga quindi l’avvio dell’indagine avviata dall’Antitrust per far luce su un’eventuale intesa sui prezzi del vetro». Così il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini commenta la notizia resa nota oggi dall’Antitrust relativa all’istruttoria in corso su alcune aziende produttrici di vetro per il vino, per un presunto cartello nella vendita delle bottiglie.

«Il continuo aumento dei prezzi del vetro – prosegue Piccinini – assume una valenza ancora più impellente nell’attuale congiuntura che vede incombere sulle imprese le possibili ripercussioni del nuovo Regolamento sugli imballaggi attualmente in discussione in Europa. Il nuovo impianto normativo obbligherà infatti le imprese che utilizzano contenitori non riutilizzabili, di passare al vetro, con un aggravio di costi difficilmente sopportabili».

«Sarebbe pertanto auspicabile – conclude il presidente di Confcooperative Fedagripesca – che l’impatto del costo del vetro sull’industria alimentare venga affrontato al più presto, facendone oggetto di un confronto allargato nell’ambito del tavolo istituito dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sul carrello anti-inflazione. Speriamo che si faccia presto chiarezza anche sul costo degli imballaggi di vetro utilizzati per altri prodotti alimentari, dalle conserve ai succhi».

Categorie
news news ed eventi

Gaspari: «Signorvino? Zýmē non in vendita. E su Quintarelli e Dal Forno dico che…»


«Non ho venduto niente a nessuno, Zýmē non è in vendita». È quanto dichiara Celestino Gaspari, patron della prestigiosa cantina di San Pietro in Cariano, in Valpolicella. Smentite così, dal diretto interessato, le voci (molto insistenti) che circolano da qualche settimana in merito a un possibile acquisto da parte del Gruppo Signorvino, già agli onori delle cronache per l’operazione La Giuva della famiglia Malesani (andata ufficialmente in porto nel febbraio 2023).

Nell’affidare la smentita ufficiale in esclusiva a winemag.it, Celestino Gaspari va oltre. «Ho diversi pretendenti, anche nomi prestigiosi – dichiara – ma ad oggi non ho venduto Zýmē e non ho intenzione di vendere. Le voci che circolano in Valpolicella dimostrano che è il mio giro. Un po’ di anni fa è stato il turno di Quintarelli, poi quello di Dal Forno e adesso è il mio… Cosa devo farci? Non ho venduto e non sono in trattativa per farlo». Quel che è certo, è invece che la cantina di via Cà del Pipa 1 stia affrontando un periodo di profonda «ristrutturazione».

«Quello che sto facendo – chiarisce Gaspari – è avere le idee più chiare, aspettando che mio figlio diventi grande. Compirà 4 anni a gennaio 2024, quindi ho altri vent’anni davanti. Il mio compito adesso è ristrutturare bene l’azienda, a fronte di una serie di cambi avvenuti nell’ultimo periodo. Il mio obiettivo è avere per ogni comparto una persona referente di cui veramente mi fido, con capacità certe. Il tutto per ritagliarmi più spazio per muovermi e più spazio per me stesso. Questa è l’idea: fare in modo che mio figlio trovi un’azienda strutturata, per andare avanti e fare ancora meglio. Se invece vorrà fare altro, persino il calciatore, sarà libero di vendere al giusto valore».

DALLA SMENTITA AL FUTURO, «MA NON COME QUINTARELLI E DAL FORNO»

Gaspari commenta poi le sorti di altri due marchi storici della Valpolicella, allargando il campo ad alcune rivelazioni scottanti. «Onestamente – dichiara – non mi piacciono tanto le soluzioni adottate dai miei più stretti colleghi Quintarelli e Dal Forno. Anche loro hanno tirato, tirato, tirato… Poi si sono stancati e hanno fatto scelte un po’ tristi. Nel caso di mio suocero (Quintarelli, ndr) all’epoca ho proposto di fare una società in cui le quattro figlie sarebbero rimaste proprietarie. Ci sarebbe stata una certa liquidità da reinvestire e, contemporaneamente, liquidare un’altra parte. In questo modo si sarebbe data all’azienda una struttura tale da poterla fare crescere, anche in volumi, oltre che in prestigio. Alla fine, invece, la scelta è ricaduta su una figlia sola».

E sulla Dal Forno Romano: «Idem – chiosa Celestino Gaspari – con tre figli. Due hanno deciso di spostarsi altrove e fare dell’altro. A loro avevo proposto di acquistare un’azienda sui Colli Berici. I Berici, come i Colli Euganei, sono due zone che sono la “Bolgheri del Nord”. Hanno suoli e terreni importanti, hanno un microclima e vitigni importanti, storici. Gli ho detto di andar là, carichi dell’esperienza ricevuta dal papà e del nome che si portano sulle spalle, per fare un’azienda nuova: una cantina, da quelle parti, al giorno d’oggi costa ancora relativamente poco».

«Avrebbero fatto parlare della zona e di loro – continua il patron di Zýmē – come “primi” giunti sul posto. L’alternativa sarebbe stata quella di fare Amarone e Valpolicella sperando che il mercato dicesse loro di essere più bravi del fratello. Non il massimo, insomma». Insomma, altra carne sul fuoco sempre accesso della Valpolicella, che si conferma tra gli areali vitivinicoli più dinamici degli ultimi anni, in Italia. Dentro e fuori dal calice.

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Miglior vino vegan italiano 2024: Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta


Il Miglior vino vegan italiano dell’anno è uno spumante della Lombardia: il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta, cantina con sede a Cologne, in provincia di Brescia.
Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è di 91/100. Si tratta di un vino vegano prodotto in prevalenza con uve Chardonnay (70%) e un saldo di Pinot Bianco e Pinot Nero. Una rarità nel panorama della spumantistica italiana ed internazionale, grazie alla certificazione DTP 107 – “Qualità Vegetariana®” di CSQA Certificazioni Srl di Thiene (VI), per «assenza di ingredienti, coadiuvanti tecnologici, ausiliari di fabbricazione derivati da animali».

IL MIGLIOR VINO VEGAN ITALIANO È IL FRANCIACORTA DI QUADRA

Alla vista, il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta presenta un perlage finissimo, persistente. Naso dominato da ricordi floreali freschi e frutta a polpa bianca, come la mela e pera. Più in sottofondo, ricordi di erbe aromatiche della macchia mediterranea. Palato corrispondente, fresco, sapido e setoso, su ritorni fruttati che si arricchiscono di una nota ammandorlata, tipica dello Chardonnay.

Il Pinot nero conferisce invece alla cuvée muscolo e una certa struttura, specie in centro bocca. Chiusura fresca e suadente, leggermente sapida, ancora una volta su ricordi di mandorla. Un Franciacorta che affina oltre 30 mesi sui lieviti, abbinando agilità di beva e carattere. Tratti distintivi della cantina Quadra, che in questo caso aggiunge il “plus” della certificazione vegana, capace di accogliere le richieste di una fetta crescente di consumatori.


Quadra Franciacorta
Via Sant’Eusebio, 1 – 25033 Cologne (BS)
Email: info@quadrafranciacorta.it
Telefono +39 030 71 57 314
www.quadrafranciacorta.it

Categorie
news news ed eventi Vini al supermercato

Vendite vino italiano al supermercato: Stati Uniti, Germania e Regno Unito in timida ripresa


Le vendite di vino italiano nei supermercati di Stati Uniti, Germania e Regno Unito virano timidamente in territorio positivo: +0,4% nei volumi (era a -0,2% nel semestre), per un valore totale di oltre 3,3 miliardi di euro. Nel complesso, nei tre Paesi scende a volume la domanda tendenziale degli sparkling tricolori (-2%) mentre salgono dell’1,2% i fermi (2,15 miliardi di euro), per un totale di 3,4 milioni di ettolitri pari a 452 milioni di bottiglie da 0,75/litri. È quanto emerge dalle elaborazioni dell’Osservatorio Uiv su base Nielsen-IQ relative ai primi 9 mesi dell’anno nella Grande distribuzione dei 3 principali Paesi buyer.

Il rendimento stazionario si riscontra in tutti i mercati, tra alti e bassi a seconda delle tipologie. Tra le buone notizie, la crescita volumica degli spumanti negli Usa (+3,7%) e quella del mercato dei vini fermi in Germania e Uk (attorno al +4%), grazie anche a sensibili miglioramenti di Primitivo, Montepulciano e Nero d’Avola. Per contro, nel primo mercato al mondo soffrono i fermi del Belpaese (-6,6%), mentre le variazioni degli spumanti in Uk e Germania sono negative e si attestano rispettivamente a -5,9% e a -1,4%. Il computo finale segna Uk stabile (+0,1%), Germania in terreno positivo (+3,9) e Usa ancora in calo (-3,5%).

Categorie
degustati da noi Food Lifestyle & Travel news news ed eventi vini#02

Rottensteiner principe di abbinamenti d’alta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio

Se ogni principessa ha il suo principe, Sissi ha trovato Rottensteiner. Almeno per un pranzo, d’alta cucina. Lo scorso weekend, al noto ristorante di Merano è andato in scena l’abbinamento gourmet tra i vini della Tenuta di Bolzano, fondata nel 1950 da Hans Rottensteiner, e i piatti dello chef Andrea Fenoglio. Un matrimonio andato ben oltre i canoni classici del riuscitissimo wine pairing. A “sfidarsi”, tra il calice e le forchette, ecco diverse annate di Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Santa Maddalena e Gewürztraminer. Tutti vini con un comune denominatore: il porfido. La roccia rossa di origine vulcanica che caratterizza gran parte del suolo dei vigneti di Rottensteiner si tramuta in vini dal netto profilo sapido-minerale, tesi e al contempo profondi. Certamente longevi.

Il porfido è una caratteristica intrinseca allo stesso cognome che identifica la Tenuta: dal tedesco “Rot” significa “Rosso” e “Steine” vuol dire “Pietre”. Ma l’occasione è di quelle che spostano l’attenzione dal particolare al generale. Il pranzo dimostra l’estrema versatilità dei vini dell’Alto Adige nell’abbinamento con ingredienti e piatti della tradizione italiana – come trota salmonata, vitello tonnato, guancia di vitello, pollo e Strudel di mele – rivisitati con richiami orientaleggianti (wasabi, Dashi, Katsuobushi) e intriganti connotazioni fumé (tuberi e radici affumicate). Non certo una prova semplice quella a cui si sono sottoposti i vini di Rottensteiner. Un po’ come studenti volontari per l’interrogazione del lunedì, che risultano promossi a pieni voti. Sia da soli che nel pairing.

I VINI DI ROTTENSTEINER ALLA PROVA DELL’ALTA CUCINA

Ad aprire le danze ecco un classico del ristorante Sissi: la “Pizza liquida“, abbinata a una bollicina. Manca uno spumante nella gamma di Toni, Hannes, Judith ed Evi Rottensteiner, dunque la scelta ricade su una certezza assoluta per il Metodo classico dell’Alto Adige: Arunda. Un messaggio chiaro, quello della famiglia di produttori altoatesini, in accordo con lo chef Andrea Fenoglio: la produzione vinicola dell’Alto Adige è giunta a punte di qualità tali da poter consentire l’esordio a tavola con uno Champenoise locale, al posto uno Champagne o di qualsiasi altro Metodo classico italiano; proseguendo poi con bianchi e rossi, per finire con un passito. Tutto “Made in Bolzano“.

Con l’antipasto del Sissi “Avanti con il Vitello Tonnato” la sfida inizia a entrare nel vivo. Nel calice ci sono due annate del Pinot Bianco “Carnol”, la 2022 e la 2012. Neppure a dirlo, è la vendemmia con qualche anno sulle spalle a convincere di più nell’abbinamento. Il colore è ancora splendido, d’un giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Rintocchi leggeri di idrocarburo aprono il naso insieme a note mentolate e di erbe come timo e verbena.

Ma è al palato che si gioca la partita perfetta per il piatto, grazie a una componente glicerica che ne sostiene il sapore deciso e sapido, legandosi alla consistenza cremosa data dalla parziale lavorazione del vino in barrique. Carnol 2022 è giovane e di gran prospettiva. Freschezza, agrumi, balsamicità e una gran sapidità lo rendono già bevibilissimo, consigliando però di tenere da parte qualche bottiglia in attesa di una sicura, positiva terziarizzazione degli aromi.

ROTTENSTEINER DAL PRIMO AL DOLCE: GLI ABBINAMENTI GOURMET DEL SISSI

Il primo del Sissi, Trota salmonata con Dashi e Katsoubushi, è il piatto della svolta. L’abbinamento Rottensteiner-Fenoglio giunge a livelli di piacevolezza estremi, grazie all’Alto Adige Schiava Doc Vigna Kristplonerhof 2022. Tendenza umami e wasabi si legano alla spezia dosata della Schiava, con i suoi tannini sottili e la sua slanciata sapidità. Ma quel che sorprende è la perfetta concordanza tra la croccantezza e la pulizia estrema delle note fruttate del vitigno e i sapori delicati del pesce, ben diffuso in fiumi, torrenti e laghi altoatesini. Fondamentale nella buona riuscita del pairing è la temperatura di servizio della Schiava, leggermente fresca.

Fascino assoluto anche con i “Tuberi e Radici affumicate” dello chef del ristorante Sissi, a sposarsi con due annate (2022 e 2016) dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof. Il pairing funziona alla perfezione con entrambi i vini, ma sono la maggiore densità e peso specifico della straordinaria annata 2016 ad avere la meglio al traguardo, al fulmicotone, controbilanciando divinamente il carattere sapido e fumé del piatto.

Più didattici, ma comunque ottimamente riusciti, gli abbinamenti dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof Select 2022 con il “Pollo di Vigna, Maionese allo zafferano, Salsa alla liquirizia e peperone crusco” (qui il Paradiso è assicurato anche dal contrasto tattile tra le consistenze cremose e croccanti con quella “liquida” del nettare targato Rottensteiner) e dell’Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc Select 2021 e 2010 con la Guancetta di Vitello al Lagrein proposta da Andrea Fenoglio (ottimo il pairing con entrambe le vendemmie). Indiscutibili, infine, lo Strudel di Mele moderno e i “Dolci a caso” accostati a uno dei vini simbolo di Rottensteiner, l’Alto Adige Gewürztraminer Passito Doc Cresta 2020. E vissero tutti, felici e contenti.

Categorie
news news ed eventi

«Nel nome del Trebbiano Spoletino»: la Doc Spoleto si allarga a Montefalco?


Allargare la zona di produzione della Doc Spoleto nei territori della Doc Montefalco, per aumentare il numero di bottiglie di Trebbiano Spoletino e farlo conoscere a un numero più vasto di consumatori, in tutto il mondo. È l’obiettivo della proposta presentata nelle scorse ore al Cda del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto da Gianluca Piernera, presidente della Commissione tecnica della Doc Spoleto e titolare di Cantina Ninni Spoleto. Quella sul tavolo dell’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini, che dovrà valutarla insieme ad altre, è un’idea rivoluzionaria: «Includere i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria nella Doc Spoleto, consentendo ai produttori locali di etichettare il loro Trebbiano Spoletino come “Doc Spoleto”, al posto dell’attuale Montefalco Bianco Doc».

Quest’ultima, stando sempre alla proposta di Piernera, dovrebbe essere eliminata, al pari della Doc Spoleto Bianco. «Così facendo – spiega il vignaiolo in esclusiva a winemag.it – riusciremmo a portare in giro per il mondo il Trebbiano Spoletino, vino simbolo della Doc Spoleto che sta riscuotendo sempre più successo da parte della critica. Attualmente ne vengono prodotte solo 200 mila bottiglie, ma con l’allargamento della denominazione ai tre comuni si consentirebbe a un numero maggiore di produttori di imbottigliare Trebbiano Spoletino utilizzando la sua denominazione simbolo, nata nel 2011».

ALLARGAMENTO DELLA DOC SPOLETO PER IL TREBBIANO SPOLETINO?

Il progetto della Doc Montefalco Bianco, che prevede un minimo del 50% di Spoletino, non convince – al momento – tutti i produttori. Ne sono una riprova i numeri risicati degli imbottigliamenti e la decisione di ricorrere all’Umbria Igt, piuttosto che alla Doc di Montefalco, per i vini prodotti fuori dalla Doc Spoleto con il Trebbiano Spoletino. La proposta di Gianluca Piernera – tra i protagonisti e fautori, nel 2019, dell’ingresso della Doc Spoleto nel Consorzio Vini Montefalcova nella direzione opposta: «Sono certo che, con l’ingresso nella Doc Spoleto, le uve provenienti dai vigneti di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria sarebbero rivendicate con la Doc simbolo del vitigno. Con questa operazione, nel giro di 5 anni, le bottiglie totali passerebbero da circa 200 mila a oltre un milione, se non a un milione e mezzo. Con benefici assoluti per tutto il territorio».

Un impulso che sarebbe in linea con gli ultimi trend di consumo, che vedono i vini bianchi e gli spumanti crescere esponenzialmente, nel mondo, a discapito dei vini rossi. Nonostante il cambio di rotta riscontrabile in occasione delle ultime Anteprime – nella direzione di vini più “pronti” e dai tannini più integrati – il Montefalco Sagrantino Docg, grande vino rosso da invecchiamento, non sta infatti attraversando uno dei suoi periodi di maggiore splendore, soprattutto sul fronte dell’export. Non un caso isolato, come dimostrano i report di mercato più aggiornati relativi alle spedizioni di vini italiani nel mondo, che dipingono una crisi del Made in Italy enologico nei 12 Paesi Top importer.

PRESTO IL VIA LIBERA A RISERVA, SPUMANTE E MACERATO DA SPOLETINO

«I tempi sono maturi – sottolinea Gianluca Piernera – per poter far conoscere questo meraviglioso vitigno a un numero più vasto di consumatori. È un dato di fatto che le bottiglie attuali non siano abbastanza. L’allargamento del territorio della Doc Spoleto darebbe fiducia ai produttori e a una zona dalle immense potenzialità, in parte non ancora esplorate. Il tutto senza snaturare le caratteristiche del Trebbiano Spoletino, che sarebbero preservate anche in altri territori. Sarà poi il consumatore a scegliere il prodotto di una zona o dell’altra».

Nel frattempo procedono a passo spedito, verso l’approvazione ministeriale, le modifiche al disciplinare che porteranno all’ufficiale riconoscimento della Riserva (che andrebbe a sostituire ed eliminare il Superiore), nonché dei metodi alternativi al sughero per la tappatura dello Spumante (sarà incluso il tappo corona) e del Macerato ottenuto con uve Trebbiano Spoletino all’interno della Doc Spoleto. Tutte specifiche di cui potrebbero beneficiare anche i produttori di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, qualora la “linea Piernera” prevalesse in Consorzio. Un dibattito che si preannuncia aperto ed avvincente.

Categorie
news news ed eventi

L’Italia perde il primato della quantità di vino prodotto in Europa e nel mondo


L’Italia perde il primato della quantità di vino prodotto in Europa e nel mondo in concomitanza con la vendemmia 2023. Lo rileva l’annuale report vendemmiale dei Paesi europei targato Copa Cogeca, l’Organizzazione di rappresentanza degli Agricoltori e delle Cooperative Europee, presentato in giornata. Il Bel Paese lascia il posto alla Francia, che cresce – anche se di poco – insieme al Portogallo. In calo anche i volumi della Spagna e della Germania. Il
totale della produzione di vino in Europa nel 2023 è di poco superiore a 150 milioni di ettolitri, con un calo del -5,5% rispetto alla media quinquennale.

A causa delle conseguenze del cambiamento climatico – inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa – si è registrato un forte calo della produzione anche in altri Paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23%), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022. «Da diversi anni il settore si trova ad affrontare sfide importanti – commenta il presidente del Gruppo di lavoro “Vino” del Copa Cogeca, Luca Rigotti – non ultime le conseguenze della pandemia di Covid, gli eventi climatici e il forte aumento dei costi di produzione, a cui si aggiunge un significativo aumento dei tassi di interesse. Ciononostante, i coltivatori europei continuano a dare risultati e a dimostrare la loro resilienza».

FRANCIA PRIMO PRODUTTORE DI VINO AL MONDO NEL 2023

Nel 2023, la Francia è diventata il primo produttore europeo di vino con una produzione stimata di 45 milioni di ettolitri. Un aumento dell’1,47% rispetto all’anno precedente. La Francia è stata tuttavia colpita dalla peronospora e dalla siccità, soprattutto nel Sud. Ma è riuscita a non soccombere, grazie alle misure di crisi messe in atto, come gli aiuti alla distillazione. In Portogallo si è registrato un aumento dell’8,6%, con una produzione di poco inferiore ai 10 milioni di ettolitri, grazie all’attuazione di misure di distillazione. In particolare, l’aumento è dovuto alla diminuzione dell’8% del raccolto del 2022, che ha pareggiato il totale.

Per la prima volta in sette anni, l’Italia ha perso il primato di produttore di vino con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri. Il che rappresenta una perdita dell’11,92% rispetto allo scorso anno. Le forti piogge primaverili, che si sono trasformate in alluvioni specialmente nella regione Emilia Romagna, nonché i pesanti episodi di peronospora, in particolare nel Centro e nel Sud del Paese, spiegano questo importante calo. Tra i primi commenti nazionali, quello di Coldiretti: «Le previsioni aggiornate del Copa Cogeca dimostrano come sempre più la vitivinicoltura si trova a fare i conti con il clima. Il vino Made in Italy, tuttavia, conferma il successo nell’export anche in Francia con un balzo del +21% in valore delle esportazioni nei primi sette mesi del 2023 (elaborazioni Coldiretti su dati Istat)».

LA VENDEMMIA 2023 IN SPAGNA E GERMANIA

Con una produzione stimata di 30,8 milioni di ettolitri, la Spagna è rimasta il terzo produttore europeo, nonostante la diminuzione della produzione rispetto allo scorso anno (-14,42%). Le condizioni climatiche avverse, con un autunno, un inverno e una primavera secchi, con forti piogge nell’ultima parte della primavera, ondate di calore durante l’estate e grandine, hanno fatto sì che i vigneti spagnoli soffrissero molto in termini di produzione.

Tuttavia, grazie alla bassa umidità, le viti erano relativamente sane e hanno fornito uve di alta qualità. In Germania, la produzione stimata è stata di 8,86 milioni di ettolitri, con una perdita del 2,1% nella produzione di vino a causa dell’inflazione e degli alti costi di produzione lungo tutta la filiera. D’altra parte, non si sono verificate diminuzioni significative a causa delle condizioni climatiche, che sono rimaste abbastanza stabili.

Categorie
news news ed eventi

Fenocchio esorcizza il 2023: il Barolo Bussia Riserva 2008 90dì è sul mercato


Se «le parole sono importanti», a volte, i numeri, lo sono ancor di più. Come il “2023” per la famiglia Fenocchio, scelto per l’esordio sul mercato del
Barolo Bussia Riserva 2008 90dì: 2023, 2008, 90. Numeri che si accavallano, pezzi fondamentali (non gli unici, peraltro) di un’unica storia. Macerazione di 90 giorni (da lì il nome) per il Nebbiolo che non venne all’epoca commercializzato, «per attendere il momento opportuno per rilanciarlo». Eccoci quindi ad oggi. Il 2023, con il carico di significati che si porta dietro, è per Claudio Fenocchio «il momento migliore per “l’uscita ufficiale” di un vino prodotto in numeri limitati».

«Ho deciso di rimetterlo sul mercato – spiega il vignaiolo – proprio perché è un anno veramente importante per la nostra famiglia». Il 2023 rappresenta in primis l’anno del centenario dalla nascita di Giacomo Fenocchio. Ma anche i 60 anni di Claudio ed i 20 di Eleonora, una delle due figlie di Claudio. Un anno, dunque, che racchiude passaggi fondamentali tra le generazioni. Incroci frutto del caso, che sembrano studiati a tavolino. Del resto, il Barolo Bussia Riserva 2008 90dì, ha sempre guardato alla tradizione. Senza snaturarla.

Quindici anni fa – ecco un altro numero – Claudio Fenocchio decise di fare una prova di lunga macerazione, alla maniera del papà; nel “cru del cuore” della famiglia, che proprio lì vive da sempre. Duecento bottiglie, in vendita solo in cantina, proprio in Località Bussia 72, a Monforte d’Alba. «Celebrare con grandi eventi e feste non è proprio il tono di voce che mi contraddistingue, insieme a mia moglie Nicoletta e alle mie figlie Letizia ed Eleonora». In fondo, nulla parla davvero di un vignaiolo e della sua famiglia come un vino.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Ricetta schietta per un croccante ed inutile gala di vino


EDITORIALE –
Prendi un gruppo di personalità del settore più o meno conosciute, certamente più famose di te. Scegli bene, bilanciando ruoli e associazioni. Per ognuno, crea un premio ad hoc, possibilmente così banale da sembrare stupido ed inutile. Nessuno se ne accorgerà. Nessuno lo giudicherà tale. E tu centrerai il tuo unico obiettivo: brillare della loro luce, almeno di riflesso. Tu, che sei un emerito nessuno, premia uno famoso. Così lui parlerà di te, almeno una volta all’anno.
Considera l’indotto: anche quelli della sua “cerchia” faranno lo stesso. Parleranno di te sui social. Pioveranno like e cuoricini. Tu sembrerai un fenomeno. Quelli più “famosi” ti diranno «grazie»: diranno «grazie» proprio a te, che sei nessuno.

Semplice, no? Ma non basta, devi fare meglio. Puoi fare meglio, tu che venderesti il ghiaccio agli eschimesi. Fare di più vuol dire essere glamour. Pesca dal cestello della tua regione una location che sia il più fancy e instagrammabile possibile e stabilisci lì il tuo palco. Già, un bel palco. È questo che vuole la gente del settore, al giorno d’oggi (e tu lo hai capito): salire su un palco a farsi premiare, per qualcosa. “Qualcosa” cosa? Non importa. Ciò che conta è che chi premia ti abbia messo lì, a ricevere una pergamena o una targa, in cui ci sia scritto un nome e un cognome, a lettere cubitali: “Pinco Palla miglior Vattelapesca italiano 2024”.

Altra regola da non sottovalutare, nella Ricetta schietta per un croccante ed inutile gala di vino: nell’atto della premiazione del nulla, vesti elegante. Mascherati di glamour. Giacca e cravatta, meglio ancora un papillon. Alla cerimonia invita premiati e colleghi, facendo loro pagare viaggio, vitto e alloggio per partecipare alla loro stessa premiazione (che le sedie di un gala coi gran fiocchi mica si regalano a nessuno, nel 2023 dell’apparire per l’essere). Pagheranno, perché salire su quel palco a ricevere quell’inutile riconoscimento, fine a te stesso, apporterà comunque – per cinque interminabili minuti – il beneficio più bramato dall’uomo medio del vino italiano del 2023: nutrire l’ego. Con chicchessia o qualsivoglia.

Purché ci sia una pergamena, un palco, almeno uno col papillon. E, tra il pubblico in sala, più di un consapevole coglione come quello che stai premiando. Ad applaudire forte al nulla. Ricetta schietta per un croccante ed inutile gala di vino. Prosit.

[Immagine di copertina dell’articolo: Wine o Clowns di Robert Schippnick]

Categorie
news news ed eventi

Nel nome del Bio: la vendemmia di chi non vendemmia


Niente vendemmia 2023 per Podere Casanova di Montepulciano. La decisione dei titolari Susanna Ponzin e Isidoro Rebatto – imprenditori giunti in Toscana dal Veneto, nel 2016 – è maturata il 3 luglio scorso ed è stata resa pubblica in mattinata. In quella data sono stati
interrotti i trattamenti contro la peronospora, gettando la spugna per l’intera vendemmia 2023: «Il rame utilizzato in tale data risultava pari a 1,8 kg per ettaro e per noi è impensabile fare più trattamenti di quelli che ci siamo prefissati per essere davvero Azienda ecosostenibile e biologica».

«Considerato che, per scelta aziendale, utilizzano al massimo il 50% del rame consentito in agricoltura biologica per la Regione Toscana, ovvero 6kg/cu/ha – evidenziano i titolari di Podere Casanova Montepulciano – andare avanti avrebbe significato oltrepassare sia il loro limite che quello normativo. Cerchiamo sempre di ridurli il più possibile: nel 2021 abbiamo utilizzato 0,83 kg di rame per ettaro e nel 2022 appena 0,37 kg».

PODERE CASANOVA, NIENTE VENDEMMIA 2023 CAUSA PERONOSPORA

Susanna Ponzin e Isidoro Rebatto gestiscono 17 ettari di vigneti e producono 10 etichette, con il marchio Equalitas che lo certifica azienda agricola ecosostenibile. Dal 2021 Podere Casanova è in conversione biologica, con una sperimentazione in atto dal 2019 che tende a portare l’utilizzo del rame a quantità ridotte sino all’abolizione totale. Nel 2023, per il terzo anno consecutivo, i vigneti sono coltivati in modalità naturale, con una bassissima quantità del metallo pesante.

«Ci spiace – proseguono – non è stata una decisione facile quella di non effettuare le vendemmia 2023, ma ne siamo fermamente convinti. Una scelta coerente con la nostra visione, che mette in primo piano tutela dell’ambiente e salute di chi beve i nostri vini. Lo stop alla vendemmia ci ha permesso di concentrarci maggiormente su molti altri importanti aspetti del nostro lavoro, sia in vigna che in cantina, e siamo più che mai motivati a proseguire sulla nostra strada di produrre un vino sano, corretto, giusto. Un Vino Nobile di Montepulciano unico per il suo carattere, piacevole da gustare, emozionante, che porti in sé il timbro del nostro stupendo territorio, che contribuiamo a salvaguardare». L’appuntamento è quindi con l’annata 2024. Peronospora permettendo.

Categorie
news news ed eventi

Abruzzo, produttori in piazza per la «catastrofe peronospora»?


I produttori di vino dell’Abruzzo si dicono pronti a «scendere in piazza» e a «riconsegnare le tessere elettorali» per via della «catastrofe peronospora» registrata in occasione della vendemmia 2023. Al loro fianco
gli attori della filiera produttiva del mondo del vino abruzzese, che oggi si sono riuniti a Pescara per lanciare «l’ennesimo appello al mondo politico con la speranza di ricevere finalmente risposte concrete alla gravissima situazione causata dalle abbondantissime precipitazioni  dei mesi di aprile e maggio». Piogge che, in alcune aree, hanno superato anche i 200 mm/mese: «Circa il triplo della media del periodo, con conseguenze catastrofiche dal punto di vista produttivo» per l’Abruzzo vitivinicolo, comparto che conta più di 15 mila aziende per 32.500 ettari vitati.

«Siamo tutti d’accordo nel dire che questo è davvero l’ultimo appello che il mondo vitivinicolo abruzzese rivolge alla classe politica della Regione Abruzzo, di qualsiasi “colore” essa sia», avvertono all’unisono Assoenologi, Associazione Città del Vino, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, Copagri, D.A.Q. vino, Legacoop, Liberi Agricoltori e Movimento Turismo del Vino. «A vendemmia ormai conclusa – continua la filiera del vino abruzzese – possiamo confermare, con assoluta certezza, un calo medio della produzione di uve di circa il 70%. Un dramma che interessa in maniera diffusa e più o meno omogenea tutte le aziende vitivinicole delle quattro provincie».

VENDEMMIA 2023: 380 MILIONI DI DANNI DELLA PERONOSPORA DA IN ABRUZZO

«Dopo mesi di proclami, promesse e false aspettative – continuano le varie sigle – la classe politica e dirigente della Regione Abruzzo ad oggi non è in grado di dare risposte chiare a sostegno del settore. Per questo saremo costretti a scendere in piazza. Tutti noi in questi mesi abbiamo avanzato specifiche richieste a supporto del mondo produttivo e fornito indicazioni operative in merito all’emergenza peronospora, ma a nulla sono serviti. Siamo pronti anche a riconsegnare le tessere elettorali». Le risorse sin ora erogate vengono giudicate «scarsissime e assolutamente insufficienti per affrontare la difficile situazione del momento».

Nel dettaglio, le perdite vengono calcolate in circa di 2,7 milioni di quintali di uva, pari a circa 2 milioni di ettolitri di vino, che in termini di imbottigliato equivalgono a circa 260 milioni di pezzi. «Se dovessimo fare una stima del mancato reddito delle aziende – chiosa il gruppo pronto a scendere in piazza – possiamo indicare in circa 108 milioni di euro la perdita sulle uve, 130 milioni sullo sfuso e 520 milioni circa sull’imbottigliato. Una stima prudenziale induce a ritenere che la filiera vitivinicola della regione Abruzzo subirà un danno economico non inferiore ai 380 milioni di euro».

LE TRE CONDIZIONI DEI PRODUTTORI ABRUZZESI

In occasione della riunione di Pescara sono stati condivisi tre punti principali «sui quali si potrebbe e dovrebbe intervenire in maniera più che tempestiva». «Sospensione pagamento dei mutui e finanziamenti in essere (conto capitale e interessi) per almeno due anni – elenca la filiera del vino abruzzese – senza porre in primis le “garanzie bancarie” (come è stato fatto durante l’emergenza COVID) che renderebbero automaticamente le aziende richiedenti inaffidabili di fronte alle banche, per almeno 24 mesi, quindi inabili a qualsiasi tipologia di nuovi finanziamenti; sospensione e/o riduzione dei contributi INPS; azzeramento dei tassi d’interesse per finanziamenti acquisto scorte a reintegro con un’istruttoria semplificata e che non tenga conto dei finanziamenti già in essere».

Nei primi due casi, la competenza spetterebbe al governo, mentre, nel terzo, il ruolo della regione risulta fondamentale. «Ci auguriamo che quest’ultima sia portavoce degli interessi del mondo vitivinicolo abruzzese anche su tavoli nazionali – conclude il gruppo -. Tutta la filiera produttiva vuole fare questo ultimo appello, prima di procedere con le manifestazioni di piazza alla presenza di centinaia di migliaia di produttori stremati dalla difficilissima situazione e che, se non adeguatamente aiutati e supportati, rischiano di vedere vanificare decenni di duro lavoro».

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

L’Armenia del vino è risorta: fotografia dalla periferia del mondo


«Vedi l’asfalto nuovo di zecca? Lo hanno appena steso, in tutto il quartiere. Ho vissuto qui più di 30 anni e c’è sempre stata la polvere…». Si avverte ancora l’odore del catrame davanti alla casa in cui Aram Machanyan è cresciuto e ha visto trasformarsi in realtà il sogno di diventare produttore di vino in Armenia. Inizia a imbrunire nella periferia della capitale Yerevan. I profumi che si mescolano nell’aria, ancora calda, sembrano un tuffo nelle tazze di tè locali.

La luce dei lampioni illumina quattro ragazzini che hanno trasformato la via in un campo di pallavolo, tirando una corda bianca da una parte all’altra della strada, a un metro e mezzo d’altezza. Ora che c’è l’asfalto è più semplice mantenere l’equilibrio ed evitare di sbucciarsi le ginocchia. L’Armenia del vino, nel 2023, assomiglia tutta al frammento di una storia di periferia catturata per caso, più con l’anima che con gli occhi. A metà ottobre.

È il frutto di visone, investimenti. Attaccamento alla vita e voglia di riscatto. È coraggio ed è follia. Come quella volta in cui Aram e i fratelli Samvel e Hrachya hanno preso l’auto e si sono diretti in Turchia, per cercare il vigneto appartenuto al capostipite Gevorg Machanyan, superstite del genocidio del 1915 che lo costrinse ad abbandonare la terra natia (da profugo). E ricominciare da capo, nell’attuale capitale armena.

Da quelle barbatelle, rinvenute tra rocce e sterpaglie, è nato un nuovo, micro vigneto. Pochi filari, al centro del cortile della casa di Yerevan che è stata teatro dei primi esperimenti di vinificazione “garagista” dei fratelli Machanyan, oggi sul mercato con il prestigioso brand di vini naturali Alluria Wines. L’ultima creazione è “The Beast“, “La Bestia”. Un vino “fortificato” di cui poco si sa. E poco, in fondo, serve sapere: «Deve stupire chi ha il coraggio di avvicinarcisi, superato il Rubicone del pregiudizio», taglia corto Samvel.

IL RINASCIMENTO DEL VINO ARMENO

È un Rinascimento silenzioso ma fiero, quello del vino armeno. Nelle cantine del Paese, piene zeppe di macchinari italiani – dalle vasche d’acciaio alle presse, passando per i filtri e le diraspatrici di un noto brand del Veneto – nonché di consulenti agronomi ed enologi provenienti dal Bel Paese, si respira l’aria rarefatta di una bolla appannata, in cui si corre con fiducia verso il traguardo, pur non smettendo mai di guardarsi le spalle. Entusiasmo e timore si mescolano a fronte dei numerosi riconoscimenti internazionali conquistati dalle cantine armene nell’ultimo decennio, soffocati dall’instabilità di una nazione sovrana costantemente sotto attacco. Su più fronti.

Ad Est, la superiorità militare dell’Azerbaijan e il silenzio immobile di Europa e Stati Uniti di fronte alla vergogna della pulizia etnica, è costata l’abbandono forzato della regione del Nagorno-Karabakh a 100 mila armeni, sul finire di settembre 2023. L’enorme schiera di profughi lasciati senza casa, cibo e vestiti da Baku e dal suo presidente Ilham Aliyev è il volto più tragico dell’ennesimo conflitto che obbliga il Paese a rimboccarsi le maniche. Senza piangersi addosso. E a farne le spese è anche il settore del vino, già alle prese con la ricerca di nuovi sbocchi di mercato, vista l’ormai scarsa affidabilità del partner principale (la Russia).

Dall’occupato Nagorno-Karabakh, noto anche col nome di Artsakh, proviene gran parte del legno utilizzato per la produzione di barrique e tonneau armene, capaci di sposare alla perfezione i caratteri di vitigni autoctoni a bacca rossa come Haghtanak e Sev Areni; oltre a conferire grassezza e stratificazione ad uve bianche autoctone come Kangoun e Voskehat. Proprio dai territori annessi dall’Azerbaijan nel silenzio complice della comunità internazionale proviene un imprenditore vitivinicolo che è considerato un eroe, in Armenia: Grigori Avetissyan.

L’ABBANDONO FORZATO DEI VIGNETI IN ARTSAKH (NAGORNO-KARABAKH)

Costretto a lasciare la propria cantina in Artsakh nel 2020, dopo aver combattuto in prima linea contro l’avanzamento delle truppe azere nel villaggio di Togh, questo partigiano-vignaiolo ha trasferito l’attività produttiva del suo Domaine Avetissyan e del brand Kataro Wines nel Vayots Dzor, per l’esattezza ad Areni. Qui, in una cantina moderna, sotto la supervisione del talentuoso enologo Andrànik Manvelyan, vengono prodotti alcuni tra i migliori vini armeni dalle varietà locali.

In commercio c’è anche l’ultima annata dei vini prodotti con le uve provenienti dall’Artsakh. Dei vigneti e della cantina originaria non resta più nulla. I militari azeri hanno recapitato a Grigori Avetissyan i video dello sversamento delle vasche e delle botti di legno, «nel nome di Allah». Uno sgarro alla prima nazione al mondo ad adottare il Cristianesimo (ancora oggi il 95% della popolazione armena, pari a 2,3 milioni di persone, è cristiana). Una ferita aperta nel cuore del produttore, che non smette di credere di poter tornare, un giorno, a coltivare i suoi vigneti nelle terre occupate.

LA FORZA DELLE DONNE ARMENE NEL SETTORE DEL VINO

Nel frattempo, i vignaioli armeni si fanno forza l’un l’altro, uniti sotto al “cappello” della Vine and Wine Foundation of Armenia, la Fondazione della Vite e del Vino armeno che coopera con GizDeutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit, principale agenzia di sviluppo tedesca nel campo della cooperazione internazionale. A guidare l’organismo governativo interprofessionale è Zaruhi Muradyan, donna che ha segnato il cammino di molte produttrici nel Paese del Caucaso meridionale. La sua Zara Wines è diventata un caso all’ingresso sul mercato in Armenia, nel 2012. Da allora, nel settore, l’imprenditoria femminile è esplosa.

Ed oggi non è affatto difficile scoprire che, dietro ai migliori vini armeni, ci sia il tocco di una donna. Su tutte è il caso di Alina Mkrtchyan, co-fondatrice di Voskeni Wines nell’Ararat Valley, che firma un Areni Riserva da favola. Ma anche quello di Arusyak Tadevosyan, winemaker del colosso del brandy Manukyan che, dal 2016, è sotto i riflettori internazionali con i suoi tagli tra le varietà locali e quelle internazionali, in pieno stile bordolese. Oltre a coordinare l’export, cresciuto del 50% tra il 2021 e il 2022, le attività della Vine and Wine Foundation of Armenia si spingono sin dentro il tessuto sociale, con risvolti positivi sui consumatori.

I CONSUMI DI VINO E IL PRIMO WINE BAR DELL’ARMENIA: INVINO


A dispetto dei trend internazionali, i consumi di vino nel Paese stanno vivendo un momento d’oro. Negli ultimi 7 anni sono passati da 2 a circa 4,5 litri pro capite. Lo sa bene Mariam Saghatelyan, che nel dicembre 2012 ha fondato a Yerevan il primo wine-bar dell’Armenia: InVino. L’ennesima donna di successo sulla scena del vino armeno. «La scelta di aprire un’enoteca con mescita – spiega Mariam, che all’epoca aveva solo 19 anni – è stata rivoluzionaria. Martiros Saryan Street, in cui ci troviamo, era la “via della tecnologia” della capitale; quella in cui comprare computer e affini. Ci abbiamo messo 3 anni a convincere la gente ad entrare, a suon di wine tasting con i migliori produttori e tanta tenacia. Io studiavo di giorno e lavoravo di sera, fino a tardi».

Il locale è cresciuto insieme al livello dei vini armeni. «All’inizio – ammette Mariam Saghatelyan, fresca del titolo di Miglior Sommelier dell’Armenia – avevamo solo 10 vini armeni che consideravamo “bevibili”. Oggi ne abbiamo circa 350 a scaffale. Il problema era la costanza qualitativa tra bottiglie, troppo disomogenea. Difetti ormai risolti, grazie agli investimenti in tecnologia delle nostre cantine. Oltre all’interesse nei confronti dei vini nazionali, noto ora una crescente curiosità per i vini esteri, in particolare orange wine, spumanti, Champagne e vini naturali. Quello che conforta è che in Armenia la gente sta bevendo sempre più vino, in generale. E sta iniziando adesso a familiarizzare con il food pairing».

IL VINO ARMENO CON GLI OCCHI DEGLI INVESTITORI ESTERI

Se è vero che il fermento del vino armeno ha radici profonde come la storia della viticoltura mondiale – la “cantina” più antica del mondo si trova proprio in Armenia, presso il complesso di grotte note col nome di Areni Cave-1, 111 chilometri a sud della capitale Yerevan: tappa obbligata per chiunque voglia toccare con mano la storia del vino e dell’umanità (nella foto in basso) – il Rinascimento dell’enologia armena è dovuto anche agli ingenti investimenti giunti dall’estero. Tra i più illuminati imprenditori stranieri attivi nel Paese c’è lo svizzero Jakob Schuler, volto noto in Italia per le quote di maggioranza di Castello di Meleto a Gaiole in Chianti, in Toscana, nonché per Maison Gilliard a Sion, nella sua Svizzera.

«Ho scoperto l’Armenia dopo la grande delusione avuta in Georgia con il Saperavi – spiega l’imprenditore dal quartier generale della sua Noa Wine, nella regione vinicola di Vayots Dzor – e sono rimasto sorpreso dal lavoro di aziende come Armas, Armenia Wine CompanyVedi-Alco, per le loro dimensioni ragguardevoli e per la modernità delle loro tecnologie. Ma i vini erano prodotti con varietà internazionali. Nel Vayots Dzor ho assaggiato per la prima volta l’Areni, varietà autoctona a bacca rossa che mi ha fatto perdere la testa e per la quale ho deciso di investire in Armenia. Ho iniziato a importare in Svizzera questi vini, per poi convincermi ad acquistare delle terre e stabilire qui una nuova cantina». Noa Wines è l’unica realtà armena che, grazie alla consulenza di professionisti italiani come Valentino Ciarla e Giacomo Sensi, può contare su una vera e propria zonazione dei vigneti.

VARIETÀ AUTOCTONE VS INTERNAZIONALI

Una trentina gli ettari a disposizione, per una produzione che ha lo scopo (ben riuscito) di esaltare al massimo le potenzialità delle varietà autoctone armene – e in particolare dell’Areni – anche grazie al contributo del giovane e promettente winemaker Pavel Vartanyan. Lo spazio per le nuove generazioni di enologi non manca in Armenia. E anche un “mostro sacro” come Karas Wines non fa eccezione. Qui si incontra Gabriel Rogel, argentino, classe 1985, con le idee molto chiare su come dare seguito alle volontà del fondatore Eduardo Eurnekian – imprenditore vitivinicolo di origini armene residente in Argentina – e della nipote Juliana Del Aguila Eurnekian. Il tutto sotto la supervisione di un enologo di fama internazionale: Michel Rolland.

Il progetto enologico di 400 ettari in Armenia, incentrato agli esordi (ben vent’anni fa) più sulle varietà internazionali che su quelle autoctone (le cose, oggi, sono cambiate) è quello che ha aperto la strada al vino armeno in tutto il mondo. Eurnekian punta su un nome, “Karas“, che richiama le tradizionali anfore con le quali viene prodotta una parte del vino in Armenia. Contenitori di terracotta interrati per il 70%, in cui avviene generalmente la fermentazione e, in alcuni casi, l’affinamento. La cantina si trova in un ecosistema unico, circondata da vigneti che affondano le radici in suoli vulcanici. La vista sul monte Ararat, qui, nella regione di Armavir, è mozzafiato.

L’ARMENIA DEL VINO: REGIONI VINICOLE E VARIETÀ


Del resto, il 70% del territorio armeno è costituito da montagne. Ed è piuttosto comune trovare intere regioni con terreni di matrice vulcanica, nonché vecchie viti a piede franco di età superiore ai 100 anni,
ad altitudini proibitive molto simili a quelle del Sud America. L’altitudine media del vigneto armeno è di 1.200 metri sul livello del mare, con impianti che si spingono anche sopra i 1.800 metri.

Le regioni principali sono cinque: Armavir (900-1100 m), Ararat (800-1000 m), Aragatsotn (900-1.400 m), Tavoush (400-1000 m) e Vayots Dzor (1000-1800 m), per un totale di 13 mila ettari vitati in Armenia. Alla conta andrebbe aggiunta anche la regione vinicola di Syunik, al centro degli interessi dell’Azerbaijan e della Turchia per la creazione del cosiddetto “corridoio Zangezur”.

Viticoltura fiorente anche attorno alla capitale Yerevan, considerabile un areale a sé stante e un vero e proprio laboratorio per le nuove cantine, grazie all’attività contoterzista di cantine urbane-incubatore come Wine Works Company. Il ruolo di questa firma, fondata dall’illuminato imprenditore armeno Vahe Keushguerian, è centrale anche sul fronte agronomico, per la gestione di due vigneti sperimentali – ad Astghadzor e Khramort – utili alla salvaguardia e allo sviluppo dello straordinario patrimonio ampelografico armeno.

DALLA POLVERE AL CEMENTO: IN ARMENIA 350 VARIETÀ DI VITE AUTOCTONE

Già perché sono circa 350 le varietà autoctone armene oggi identificate, di cui 55 ampiamente coltivate (30 bianche, 25 rosse). Trentuno vengono utilizzate per la vinificazione, 21 per la produzione di uva da tavola e 3 per quella dell’uva passa. Le più note sono Sev Areni, Voskehat, Kangoun, Haghtanak, Milagh, Lalvari, Khatoun Kharji e Khndoghni (Sireni). Splendida, in particolare, la versatilità dell’Areni. Un’uva in grado di dare vini rossi freschi e beverini, tanto quanto rossi strutturati e corposi – pur elegantissimi – grazie alla vinificazione in legno. Una varietà che ricorda, per certi versi, il Frappato siciliano. Senza dimenticare che l’Areni risulta straordinario anche nella produzione dei vini rosati.

Il suo contraltare è il Voskehat (“Acino d’oro”), uva a bacca bianca capace di vini freschi e verticali, agrumati e tesi. Piuttosto comuni anche l’Haghtanak (incrocio tra Sorok Let Oktyabrya e Saperavi, con la prima varietà che, a sua volta è ottenuta dal crossing di Kopchak e Alicante Anri Buch) e il Khndoghni (Sireni). Nel calice li accomuna un frutto scuro ancor più che rosso, tannini pronunciati, ottima struttura, spezia (pepe) e un gran potenziale in termini di affinamento.

Frammenti macroscopici del puzzle infinito che è l’Armenia del vino, nel 2023. Polvere divenuta asfalto, come davanti alla casa in cui è cresciuto Aram Machanyan. Estrosa come quel campo di pallavolo improvvisato con un filo bianco, a un metro e mezzo d’altezza, in mezzo alla via; nella periferia di una Yerevan che, oggi, è anche un po’ la periferia del mondo. Così lontana, eppure sempre più vicina al centro, purché ce ne si accorga. Quasi un dovere, adesso che è più difficile sbucciarsi le ginocchia. Kenats.

Exit mobile version