PANTELLERIA – E’ giusto dare la possibilità ai produttori di scrivere in etichetta, oltre al nome della Doc d’appartenenza, anche la parola “Sicilia“? E’ la questione che divide la Trinacria, da quando la governance regionale ha messo gli occhi sull’etichettatura delle Denominazioni di ricaduta.
Tra i territori del vino siciliano più restii c’è Pantelleria. Fa discutere, in questi giorni, la proposta di modifica del disciplinare. Tra i contrari, il sindaco dell’isola, Vincenzo Campo. Si tratterebbe di “offrire la possibilità (non l’obbligatorietà) di usare, in aggiunta alla Denominazione ‘Pantelleria’, l’unità geografica più ampia ‘Sicilia’, ai sensi del disciplinare della Doc Sicilia.
“Questa proposta di innovazione – spiega Benedetto Renda (nella foto), presidente del Consorzio Vini Doc Pantelleria – ha fondamentalmente due scopi: incrementare il livello di tutela della denominazione ‘Pantelleria’ avvalendosi dei servizi di vigilanza effettuati dal Consorzio Doc Sicilia, che ha avuto il riconoscimento erga omnes e che quindi è investito di ampi poteri di controllo. Grazie alla sinergia con il Consorzio Doc Sicilia, la vigilanza comporterà minori costi per la Doc Pantelleria”.
“Il secondo vantaggio – aggiunge Renda – è l’opportunità per i vini ‘Pantelleria Doc’ di usufruire del massiccio piano di attività promozionali organizzate dal Consorzio Doc Sicilia, in Italia e all’estero, con campagne pubblicitarie, campagne social, incoming di giornalisti, eventi e fiere”.
Un esempio? “La Doc Sicilia organizza degustazioni in alcune delle maggiori fiere del vino nel mondo, come Usa e Cina. Se un ‘Passito di Pantelleria’ avrà la menzione ‘Sicilia’ il suo produttore potrà mandare il proprio vino e averlo tra quelli in degustazione, senza dover prendere uno stand, e senza dover fare la trasferta all’estero”.
“L’idea – spiega ancora il presidente Renda – è anche che il brand ‘Sicilia’ nel mondo sia ben più conosciuto di quello di ‘Pantelleria’. E che pertanto possa aiutare molti consumatori a comprendere meglio l’origine dei vini di Pantelleria e a valutarne la scelta d’acquisto”.
A tal proposito – conclude Renda – è fondamentale aggiungere che tale previsione, non modifica il nome della “Doc Pantelleria”, semplicemente consente l’aggiunta della menzione ‘Sicilia’ a seguire quello di ‘Pantelleria’. Si tratta quindi di una facoltà e di un’opportunità, non di un obbligo. Vuol dire che un produttore può liberamente decidere se mettere in etichetta anche la Denominazione ‘Sicilia’ oppure no”.
Ma le polemiche montano sull’isola anche per la scelta del giorno della riunione dei soci, indetta dal Consorzio per domenica 26 maggio. Lo stesso giorno delle Elezioni europee. “Le assemblee del Consorzio – spiega Renda – si sono sempre svolte di domenica per permettere al maggior numero di associati di prendervi parte, liberi da impegni lavorativi”.
“Si consideri che molti viticoltori, lavorando in economia i propri terreni, spesso sono impegnati anche di sabato, ecco un motivo in più per fissare l’assemblea di domenica. Infine, visto che la concomitanza con le elezioni europee, la convocazione per il 26 maggio aveva suscitato delle richieste di slittamento dell’assemblea pertanto abbiamo deciso di posticipare la convocazione in un’altra data di giugno”.
ETNA DOC FAVOREVOLE La decisione spetterà dunque ai 325 viticoltori e alle 8 grandi cantine che compongono il Consorzio Vini Doc di Pantelleria, che rappresentano l’85% della produzione Doc dell’isola (dati vendemmia 2018). Polemiche, quelle nate tra i produttori pantesi, che non sembrano lambire un’altra importante Denominazione siciliana: l’Etna. Il Consorzio, tuttavia, preferisce non sbilanciarsi troppo.
Il Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc – assicura il presidente Antonio Benanti (nella foto) – ha già avviato una procedura per consentire legittimamente, in un prossimo futuro, l’utilizzo facoltativo della semplice parola ‘Sicilia’: ciascun produttore sarà libero scegliere, per mera completezza di informazione al consumatore”.
“Si tratta della possibilità di farne menzione con delle specifiche limitazioni – continua Benanti – assicurando che sia sempre la Denominazione Etna a prevalere con la massima evidenza e chiarezza. L’utilizzo più comune della parola ‘Sicilia’ sarà non sull’etichetta, ma sul retro, nel corpo del testo. Pur rispettando la facoltà del singolo produttore, l’identità del territorio Etna rimarrà, come è, ben nota e molto ben distinta nella sua unicità”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
GAVI – La Famiglia Soldati ha aperto la porte di casa La Scolca per l’inaugurazione della nuova cantina e della nuova Lounge, autentico gioiello nel territorio di Gavi, in Piemonte. Il nuovo spazio si affaccia sulle colline del Monferrato, culla del vitigno Cortese.
La nuova struttura, costruita in un edificio adiacente alla sede storica, è dotata delle più moderne tecnologie. Comprende infatti anche un laboratorio di analisi interno, utile allo staff enologico ed agronomico. Migliorie che aiuteranno la famiglia Soldati a centrare l’obiettivo del prossimo futuro: il milione di bottiglie.
A benedire l’inaugurazione, avvenuta venerdì 24 maggio, è stato il tasting dei vini La Scolca in abbinamento alle creazioni gastronomiche di Stefano Di Bert dell’Antica Hostaria Pacetti di Genova. Lo chef e sommelier friulano, genovese d’adozione, ha deliziato i palati degli ospiti con gustose specialità liguri.
La Tenuta è oggi aperta al pubblico, con l’opportunità di prenotare la propria visita e wine experience sulla base di vari format e percorsi personalizzati. Nuovi spazi pensati dunque in un’ottica enoturistica, ma non solo. La famiglia Soldati offre la possibilità di organizzare Master Class ed incontri formativi per sommelier.
L’inaugurazione della nuova cantina e lounge è il coronamento di un anno importante per la cantina piemontese. Quello dell’anniversario dei 100 anni, che vede La Scolca protagonista in Italia e all’estero con eventi e investimenti in nuovi mercati. Un’azienda dinamica, in crescita ed evoluzione, presente in 45 Paesi.
Per noi è un momento speciale – sottolinea Giorgio Soldati – siamo giunti alla terza fase. Abbiamo iniziato con la Casa di Caccia, per poi arrivare al secondo ampliamento, ed oggi eccoci qua con la nuova Lounge e cantina, a conferma del nostro desiderio di guardare al futuro e alle nuove generazioni della famiglia”.
“E’ proprio grazie ai continui investimenti sul territorio che La Scolca può competere nel mercato globalizzato odierno, sempre più complesso e competitivo, sul quale siamo presenti con quasi 1 milione di bottiglie”, aggiunge Chiara Soldati.
Una cantina con gli occhi rivolti all’estero, con i prossimi appuntamenti internazionali: Simple Wine Expo a Mosca (31 maggio – 2 giugno), Kiev Wine Festival (8-9 giugno), un “Aperitivo dei 100 anni” all’Unopiù Store di a Monaco (18 giugno), ed il lungo road show negli Stati Uniti, previsto per agosto e settembre con il nuovo importatore americano Shaw Ross.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – E’ come se decideste di accendere la televisione per guardare la pubblicità, al posto di cambiare canale e seguire i vostri programmi preferiti. Il caso dello Youtuber St3pNy che avrebbe evaso un milione di euro al fisco, guadagnati in pubblicità grazie al proprio canale social, forse farà aprire gli occhi a chi ancora crede di poter trovare informazioni super partes e pareri credibili sui canali di Influencer, Youtuber, sgallinate e sgallinati vari. Gente che, per mostrarvi un’etichetta di vino, va prima a fare shopping.
I FATTI
I Finanzieri del Comando Provinciale di Firenze hanno individuato il 23enne italiano, residente in provincia di Firenze, che “professionalmente svolgeva la sua attività su portali Internet completamente in nero, con un’evasione di imposte di oltre 1 milione di euro in 5 anni di attività”.
Nello specifico, l’attività investigativa e di intelligence del Nucleo di polizia economico-finanziaria ha permesso di rilevare come il “professionista del web”, tra il 2013 e il 2018, abbia omesso di dichiarare ricavi per oltre 600 mila euro. E di versare Iva per oltre 400 mila euro.
L’influencer era presente sui social da diversi anni. Pubblicava video che parlavano delle sue esperienze, dei suoi viaggi e della sua vita, arrivando ad avere oltre 4 milioni di follower” che lo seguivano assiduamente – riferiscono i finanzieri – risultando il secondo in Italia per numero di seguaci, con 1 milione di visualizzazioni al giorno”.
L’attività del giovane era svolta in modo professionale: riceveva compensi dalle pubblicità inserite nei video che, quotidianamente, pubblicava sul proprio canale. I pagamenti allo Youtuber erano poi proporzionati al numero di visualizzazioni fatte dai “followers”.
LA RIFLESSIONE
Un fenomeno, quello degli Youtuber e degli Influencer, che non è nato come un fungo in un bosco, dopo una giornata di pioggia. Il dilagare di pagine social sui temi più svariati (dal vino al food, passando all’abbigliamento) che si trasformano presto in vere e proprie “rassegne della marchetta”, nasce (anche) dal vuoto venutosi a creare negli anni tra la stampa tecnica e il consumatore.
Una distanza sempre più vasta, nella quale questi “fenomeni social” hanno trovato terreno fertile per costruire la propria rete di follower, che fisiologicamente è andata ad ampliarsi nel tempo (per chi inizia oggi è difficile raggiungere numeri davvero considerevoli di seguaci, basandosi solo sull’attività social).
Colpa del linguaggio troppo tecnico, dell’autoreferenzialità e – ammettiamolo – anche della pratica sistematica della marchetta anche da parte di testate giornalistiche e giornalisti di settore. Insomma: ogni dieci “influencer” di oggi esiste almeno un giornalista marchettaro di ieri.
Che ancora gira per eventi, a raccoglier bottiglie da bersi a casa, col marito o con la moglie. Magari percependo già la pensione da qualche anno. Alla faccia dei giovani che arrancano per mezzo torsolo di posto in redazione. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
RIVA DEL GARDA – Sfruttamento aggravato del lavoro agricolo in vendemmia e per la raccolta delle mele ed evasione contributiva e previdenziale. Tre le persone che dovranno rispondere di questi capi d’imputazione, in seguito all’operazione “Oro Verde” condotta dalla Guardia di Finanza di Riva del Garda (TN), in collaborazione con gli uffici ispettivi Inps di Brescia e la Direzione Regionale Inps Lombardia.
Si tratta di un un indiano residente nel bresciano, S.M. di 29 anni, titolare di una ditta individuale che effettua formalmente servizi di volantinaggio e di supporto alle imprese, del proprio consulente del lavoro S.P., 67 anni di Brescia e dell’utilizzatore della manodopera, D.B., 36 anni, trentino, proprietario dei terreni agricoli vicini a Riva del Garda.
L’esame dei documenti sequestrati ha fatto emergere come il S.M. avesse effettuato somministrazione di manodopera nei confronti di altre 23 imprese della Lombardia (Province di Brescia, Mantova e Cremona), Emilia-Romagna (Provincia di Piacenza) e Piemonte (Province di Torino, Alessandria e Cuneo).
Circa 200 i lavoratori irregolari e in nero cui venivano corrisposte “bassissime retribuzioni nella totale assenza del versamento di contributi previdenziali: i contratti di appalto venivano predisposti da un professionista del settore che veniva poi lautamente retribuito come collaboratore”.
LE INDAGINI Le indagini sono iniziate nel 2017 e in meno di due anni hanno consentito di scovare oltre duecento lavoratori irregolari e in nero. Le omissioni contributive ammontano a oltre seicentomila euro, cui si aggiungono duecentomila euro di sanzioni civili.
Se questi importi non saranno pagati dai principali responsabili, saranno addebitati come obbligati in solido alle imprese agricole committenti che si sono avvalse della manodopera irregolare.
Le indagini delle Fiamme Gialle di Riva del Garda sono scaturite da un intervento eseguito dalla Polizia Comunale Alto Garda e Ledro. Nel settembre 2017, gli agenti hanno individuato diversi soggetti di etnia indiana e africana.
Il gruppo di lavoratori, impiegato in alcuni terreni di Tenno (TN), veniva caricato su due furgoni fermati per un controllo. Venivano così scoperti 25 extracomunitari malvestiti e denutriti, in condizioni precarie di igiene e di salute.
Le indagini della Tenenza della Guardia di Riva del Garda ha consentito di scoprire che i lavoratori provenivano da alcuni Comuni del Bresciano. I Finanzieri hanno subito interessato le Procure della Repubblica di Rovereto e di Brescia, che ha successivamente assunto la direzione dei lavori, in collaborazione con l’Inps di Brescia.
Solo 6 dei venticinque lavoratori sono risultati regolari. Per i restanti diciannove non era stato effettuato l’invio telematico al Ministero del Lavoro, della preventiva comunicazione obbligatoria di instaurazione del rapporto di lavoro (cd. Modello UNILAV).
Gli extracomunitari, inoltre, venivano impiegati senza alcuna tutela previdenziale e contributiva. Un soggetto è inoltre risultato sprovvisto del permesso di soggiorno e destinatario di un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale.
Gli uffici ispettivi dell’Inps di Brescia avevano già individuato S.M. in passato, per le numerose anomalie di natura contributiva. I Finanzieri di Riva del Garda hanno potuto così ricostruire il modus operandi adottato dall’intermediario non solo con l’agricoltore rivano, ma anche con svariate aziende agricole della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Piemonte.
“Grazie a una fitta rete di conoscenze tra i connazionali e nella comunità pakistana – riferiscono i finanzieri – S.M. avvicinava i richiedenti protezione internazionale domiciliati nei Centri di Accoglienza del bresciano e, approfittando dello stato di bisogno e delle necessità economiche. Riusciva così a procacciarsi manodopera a basso costo”.
“I lavoranti, che venivano impiegati in attività lavorativa in condizioni degradanti, hanno dichiarato di aver percepito dai cinque euro all’ora ai venti euro per l’intera giornata, retribuzione inferiore del 60% a quanto previsto dal Contratto collettivo del lavoro per gli operai agricoli a tempo determinato, pari a circa dodici euro”.
Il quadro investigativo si è aggravato a seguito di alcune perquisizioni locali e domiciliari eseguite dai finanzieri anche presso S.P., consulente dell’indiano, grazie alle quali è stata acquisita “numerosissima documentazione contabile ed extracontabile, tra cui le agende dove venivano annotate le retribuzioni e le ore effettivamente prestate dai lavoratori ‘intercettati’ da S.M.”.
IL SISTEMA Il sistema organizzativo realizzato dai soggetti coinvolti sfruttava le caratteristiche dell’attività agricola: in tale settore, evidenziano i finanzieri, “è cogente la necessità di disporre della manovalanza in un determinato arco temporale (di solito coincidente con il periodo primaverile ed estivo), cui si abbina un bisogno di velocizzazione dei processi di raccolta, per evitarne il rischio di deperimento e l’esigenza di sostenere un costo economicamente adeguato agli altri costi di gestione”.
L’attività fa parte del complesso di iniziative che la Guardia di Finanza dispiega a tutela del mercato del lavoro, in collaborazione con gli Istituti Previdenziali e con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, per contrastare le più gravi forme di prevaricazione e sfruttamento in danno dei dipendenti, specie se costoro si trovano in condizioni di particolare debolezza o bisogno, anche per il fatto che questo genere di condotte illegali altera le regole del mercato e danneggia i cittadini, i lavoratori e gli imprenditori onesti.
L’Inps Lombardia, da parte sua, da tempo agisce con una specifica Task Force di vigilanza in Agricoltura, di cui fanno parte anche gli ispettori che hanno partecipato all’operazione, con la finalità di contrastare specificamente l’evasione e l’elusione contributiva nel mondo agricolo e collaborare con le Forze di Polizia nella lotta a tutti i fenomeni di sfruttamento della manodopera.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
ROMA – Moltissimi giovani, tanti stranieri, musica, arte e degustazioni enogastronomiche: il pubblico di Cantine Aperte si conferma interessato, social e composto da visitatori italiani e internazionali che approfittano dell’occasione per conoscere le eccellenze del territorio.
Le previsioni avverse non hanno limitato il flusso costante di enoturisti, circa un milione, che hanno sfidato la pioggia per scoprire le oltre 800 Cantine Aperte associate al Movimento Turismo del Vino. Un successo confermato anche dalle 40 mila foto con l’hashtag #CantineAperte2019.
L’elevato numero di partecipanti, inoltre, ha generato un importante ritorno economico per tutto l’indotto che gravita attorno a Cantine Aperte come le strutture ricettive e ristoranti. Cantine Aperte si dimostra un appuntamento imperdibile, capace di declinarsi in una grande varietà di proposte territoriali e di coinvolgere con appuntamenti sempre nuovi i turisti del vino.
Grande successo anche per le passeggiate tra i filari, che hanno permesso di toccare con mano un mestiere affascinante come quello del produttore di vino. Tra le iniziative di beneficenza ricordiamo le collaborazioni con Airc per l’Umbria e Unicef per il Friuli Venezia Giulia, ai quali sono stati devoluti gli incassi delle vendite dei calici.
IL FOCUS DALLE REGIONI
Grande successo per le cene con il vignaiolo in Friuli Venezia Giulia e Umbria, in programma al sabato sera e andate sold out, che hanno confermato la volontà dei partecipanti a conoscere da vicino i protagonisti del mondo enologico.
Per alcune cantine in Sardegna, Calabria, Sicilia, Campania e per una cantina della Lombardia l’appuntamento si ripete questo fine settimana. “Siamo felici della partecipazione e dell’entusiasmo degli enoturisti che hanno visitato le cantine e animato i nostri eventi”, ha affermato il presidente di Movimento Turismo del Vino Italia Nicola D’Auria.
L’edizione 2019 di Cantine Aperte – ha aggiunto D’Auria – è stata una grande dimostrazione di affetto da parte del mondo dei winelovers, che nonostante la pioggia hanno contribuito a rendere speciali queste due giornate.
Credo che una risposta del genere sia particolarmente importante quest’anno, dopo la firma del Decreto sull’Enoturismo che inizia finalmente a regolamentare un settore tanto importante per il nostro Paese. Ringrazio i produttori, i partner e tutti coloro che si sono spesi affinché l’evento riuscisse nel migliore dei modi.
Tra le regioni con più partecipazione ci sono state le Marche (75 cantine), il Friuli Venezia Giulia (68 cantine), il Veneto (73 cantine) e la Toscana (oltre 90 cantine). Molti gli appuntamenti che hanno unito l’intrattenimento e il viaggio con la degustazione.
In Lombardia, nell’Oltrepò Pavese, una flotta di circa 20 vespe ha accompagnato gli enoturisti alla scoperta delle cantine. Il clima freddo ha permesso anche di organizzare degustazioni singolari, come la polentata che si è tenuta in Valtellina.
In Friuli Venezia Giulia le oltre 30 mila presenze hanno superato quelle degli scorsi anni, con un sabato che ha visto la partecipazione di un pubblico competente, molto interessato anche agli abbinamenti tra vino e cibo che hanno esaltato la territorialità.
Tra le 8 mila e le 10 mila persone, oltre le aspettative, si sono riversate nelle cantine del MTV Trentino Alto Adige, che tra gli altri appuntamenti ha organizzato sfilate di auto storiche e laboratori di pittura con il vino.
La tendenza – ribadisce Valentina Togn, Presidente Movimento Turismo del Vino Trentino-Alto Adige – è quella di visitare poche aziende ma in maniera più approfondita. Interessante poi rilevare che molti ospiti ritornano di anno in anno, portando con loro amici e conoscenti e diventando quindi efficaci promotori delle nostre iniziative”.
Diversi i pullman da fuori regione e, in particolare, da Veneto e Lombardia. Si sono tuttavia contate presenze anche dai più lontani Abruzzo e Toscana. Anche in Veneto, dove il meteo è stato più clemente, gli enoturisti sono stati migliaia.
Un flusso continuo fin dal mattino che ha permesso alle aziende di concentrarsi sulla qualità dell’accoglienza. Stimolanti ed apprezzati i programmi tematici organizzati per raccontare l’evento insieme in chiave WineExperience anche attraverso contest specifici come quello dei soci vicentini.
Una bella affluenza di giovani si è registrata nelle Marche, che hanno approfittato della possibilità di scoprire il territorio attraverso l’app Cantine Marche in Tour. In Umbria grande apprezzamento per “L’Evoluzione” della manifestazione, che quest’anno ha puntato sulla qualità dell’accoglienza e dell’offerta e sull’educazione al bere consapevole.
Vino e cultura hanno fatto da filo conduttore nelle cantine di MTV Basilicata, che ha organizzato speciali itinerari tra le località di interesse storico. MTV Puglia ha accolto i partecipanti nelle cantine fino alla tarda serata di domenica con musica, concerti nelle bottaie, verticali di etichette storiche, minicorsi con sommelier professionisti, attività di approfondimento, connubi vino/arte, spettacoli e incontri con artigiani del gusto.
Piena soddisfazione anche per MTV Abruzzo, MTV Molise, MTV Toscana, MTV Lazio, MTV Valle d’Aosta. Oltre al vino e agli abbinamenti gastronomici, diverse cantine in tutta Italia sono state animate da musica, concerti in vigna, e singolari esibizioni con strumenti musicali “non convenzionali” come botti e valigie.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE – “Il desiderio iniziale di produrre vino di qualità si è integrato negli anni con un progetto più ampio: quello di rendere l’azienda un laboratorio sulla sostenibilità agricola. Ad oggi il nostro intento è quello di proporre la pratica naturale come alternativa all’agricoltura convenzionale attraverso la coltivazione dei cereali, degli ortaggi e dei frutti fino all’allevamento degli animali unita alla produzione di un grande vino!”.
Parole (e musica) di Stefano Amerighi, vignaiolo “naturale” appena eletto presidente del Consorzio Vini Cortona, in Toscana. L’organismo, nato nel 2000, conta oggi una produzione di 1 milione di bottiglie annue, per un fatturato medio che supera i 3 milioni di euro.
Un evento, l’elezione di Amerighi, che deve far ragionare il mondo vinnaturista, sempre più diviso (internamente) tra “fanatici” – detentori di un vocabolario preistorico e di un modus operandi degno dei peggiori ultrà, specie sui Social Network – e i “moderati”, che accettano il dialogo (anche istituzionale) col mondo dei produttori e consumatori di “vino convenzionale”.
L’elezione di Amerighi a presidente del Consorzio che tutela i Vini Doc di Cortona segna l’inizio di una nuova era per tutto il mondo del vino naturale in Italia, non solo dal punto di vista della comunicazione. Un segmento che non passa inosservato nei palazzi che contano, anche a Roma.
Ne è una prova l’attenzione dimostrata dal ministro alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, che in un’intervista esclusiva rilasciata a WineMag.it ha aperto le porte alle principali associazioni di vinnaturisti.
Obiettivo: istituzionalizzare – o meglio “regolamentare” – un mondo fatto troppo spesso di auto-certificazioni e auto-denunce di legittimità, che si traducono in auto-referenzialità, auto-incensazione e conseguenti auto-proclamazioni di beatificazione. Una forma paradossale di illuminismo anti-enologico e anti-scientifico sempre più grottesca.
Il neo presidente Amerighi, del resto, ha già le idee chiare per Cortona e i suoi vini. “Vorrei portare una vera anteprima del nostro Syrah a Cortona – ha anticipato alla Nazione – fare maggiormente squadra con il mondo della ristorazione, trovare nuove formule di collaborazione con le realtà locali e soprattutto avere un dialogo più stretto e concreto con l’Amministrazione comunale, per poter costruire progetti di territorio”.
Ma soprattutto Stefano Amerighi si dice pronto “a fare lavoro di squadra anche all’interno del Consorzio, costituendo dei gruppi di lavoro e mettendo le energie di tutti a sistema”. Le barricate non servono. Gli ultrà dei vini naturali e biodinamici ancora meno. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MILANO – Un centinaio di vignaioli provenienti da tutta Italia sono stati protagonisti di MiVino 2019, mostra mercato dei vini biologici e naturali andata in scena il 25 e 26 maggio al Base Milano (ex Ansaldo). Un evento organizzato da Altreconomia, Arci Milano e Officina Enoica, a cui hanno partecipato circa 1.500 persone.
“L’espressione di una ‘filiera agricola e comunicativa’ a metro zero – spiegano gli organizzatori – studiata per creare un’atmosfera conviviale, in cui il vino rappresenta il trait d’union tra i produttori e il pubblico”.
I MIGLIORI ASSAGGI A MIVINO 2019
Spumante Extra Brut Verdicchio dei Castelli di Jesi 2013, Broccanera
Metodo classico 65 mesi sui lieviti che costituisce la terza prova assoluta per la cantina di Arcevia (AN). Colpisce per il rispetto del vitigno, che sembra più che mai a suo agio sotto forma “effervescente”. Uno spumante elegante e freschissimo, che spazia (naso-bocca) dalle note di mentuccia a quelle di frutta secca.
Vino Spumante millesimato 2013 “Zoe”, Tenute Pacelli
Metodo classico base Riesling, Made in Calabria. Basterebbe per giustificarne l’assaggio, ma il calice va ben oltre: gran struttura e gastronomicità giocata sulle note evolutive tipiche del vitigno, non ultimo l’idrocarburo.
Colli Aprutini Igt 2017 “Indigena”, Cioti Filiberto
Bianco ottenuto in prevalenza da un biotipo di Trebbiano presente solo a Campli (TE), tra i vigneti di proprietà di Cioti. Naso splendido, tra il frutto maturo e la frutta secca. Ingresso di bocca suadente e rotondo, su note corrispondenti, prima che si raddrizzi sull’onda di una freschezza dirompente e una chiusura leggermente speziata.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Docg Riserva 2015, Broccanera
Tra i migliori assaggi assoluti a MiVino 2019. Carattere, struttura, verticalità e ampiezza garantita dalla doppia raccolta delle uve, utile a regalare al sorso freschezza e rotondità. Un bianco più che mai completo.
Falanghina del Sannio Dop Biologico 2016 “Cese”, Fosso degli Angeli
Una garanzia assoluta questa cantina campana, tra le più rappresentative della regione a livello nazionale. A Contrada Acquaro, nel Comune di Casalduni (BN), Marenza Pengue è interprete di un vero e proprio ecosistema, che protegge il vigneto di 7 ettari. La Falangina “Cese” è assieme delicata e potente, fine ed esplosiva. Una chicca.
Incrocio Manzoni 2015 “Botton d’Oro”, I Nadre
Orange ma non troppo, volendo usare un eufemismo. Frutta a polpa gialla matura, con interessanti sbuffi di zenzero candito e buccia di arancia a rinvigorire un palato sia rotondo che verticale. Un bianco tattile, lungo.
Vino Bianco “San Sebastiano”, Cascina Bandiera
Interessantissima verticale quella proposta dagli appassionati titolari San Sebastiano Curone (AL). Nel calice il salino Chardonnay “San Sebastiano”, indietro fino alla 2006. Lo rende unico il terreno, costituito da marne.
Calabria Igt Rosato 2018 “Romido”, Fezzigna Vini
Rossana, Michele, Domenico. In una parola “Romido”. Un rosato di carattere, ottenuto dal blend di Gaglioppo e Greco Nero. Piccoli frutti rossi, macchia mediterranea, bella nota sapida in allungo. Gran bevibilità, non banale.
Vino Rosso 2018 “I Vigneri”, I Vigneri
Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e un tocco di Alicante, in anfora. Il risultato è un’esplosione del varietale, del frutto, del succo. Uno di quei vini che non stancano mai e che colpiscono per la loro semplicità, solo apparente.
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg Riserva 2012 “Pathernus”, Cioti Filiberto Un Montepulciano Riserva che fa della gran bevibilità l’arma in più. Frutti di bosco e gelso sostengono bene la nota “dura” e selvatica del vitigno, al naso. In bocca i tannini sono eleganti e sostengono il frutto, assieme a una gran freschezza. Vino manifesto della Denominazione.
Sicilia Doc Nero d’Avola 2017 “Crita”, Azienda Vitivinicola Biologica Stellino
Nero d’Avola “in purezza”, da intendersi sia per la base ampelografica sia per la capacità di rappresentare appieno le caratteristiche del vitigno, con una venatura salina che lo rende ancora più complesso. E unico.
Sangiovese Toscana Igt 2016 “Poiana”, Il Calamaio
Floreale, fruttato, dai tannini sottili. Il Sangiovese di questa piccola cantina è un inno al vitigno, nella sua coniugazione lucchese. Meno di 2 ettari complessivi a San Macario in Monte, a pochi chilometri dalla bellissima cinta muraria di Lucca. Una cantina da scoprire, che produce anche un ottimo Merlot in purezza: “Iolai” (magnum).
Morellino di Scansano 2017, Poggio La Luna
Bel frutto che deve ancora esprimersi appieno, sotto la coltre leggera di un tannino di prospettiva. Da comprare oggi e attendere un annetto, prima che si esprima su interessantissimi livelli.
Igt Terrazze Retiche di Sondrio Pinot Nero 2013, Vinicola Zanolari
Pinot Nero in Valtellina? Sì. A casa di Marcel Zanolari tutto è possibile. La cantina di Bianzone (SO) si sta specializzando sui Piwi e sulle anfore (ottimo lo Sforzato “Le Anfore”), ma nel frattempo giusto godersi questo Pinot Noir succoso, agrumato, salino.
Terre Siciliane Igt Perricone “170”, Terre di Gratia
Addomesticare così bene il Perricone, “bestia nera” di qualsiasi viticoltore, non è stato semplice ma Terre di Gratia ha trovato la quadra in uno dei suoi “cru”. Il vitigno resta al centro del sorso, ingentilito da note mature regalate da una perfetta maturazione delle uve.
Passito di Pantelleria Dop 2017 “Bagghiu”, Azienda vinicola Gabriele
Parola d’ordine “equilibrio”. Tra gli zuccheri residui e la freschezza. Obiettivo centrato alla prima vendemmia per la famiglia Gabriele sull’isola di Pantelleria, che ha iniziato la sua avventura nel mondo del vino come garagista.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
A ovest, Marsala. A est, l’Etna. Giù, ancora più a sud, Avola col suo famoso “Nero”. Se avessero una maglia da indossare, le Terre Sicane avrebbero quella del gregario. Lontane dalle rotte più battute dagli enoturisti in Sicilia, si estendono a ragnatela nella provincia di Agrigento. E poi su, fino a lambire Contessa Entellina: unico Comune palermitano di quello che, in realtà, è considerato un triangolo d’oro della viticoltura siciliana.
Per scoprirlo basta leggere l’etichetta dei vini che giungono nei ristoranti di mezza Italia. Non si parla di “Terre Sicane” ma di “Sicilia”, brand più spendibile sui mercati (anche internazionali). La provenienza delle uve, però, è proprio questa. Un’area di circa 20 mila ettari, in cui le varietà autoctone giocano un ruolo fondamentale.
A Grillo, Inzolia (noto anche come Insolia o Ansonica), Grecanico, Catarratto e Nero d’Avola sono state affiancate nel corso dei decenni varietà internazionali come Chardonnay, Viognier, Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot. Perfetto il loro acclimatamento nel particolare microclima delle Terre Sicane.
E come in un gioco di prestigio dai risvolti mistici, esoterici, chiunque passi di qui avrebbe voglia di mettere le radici. Già, perché oltre agli orizzonti sterminati e selvaggi, rotti solo da vigneti, agrumeti, uliveti e strisce di asfalto che paiono disegnate con la matita dall’uomo, ci sono le spiagge del “Menfishire“.
Così sono state ribattezzate le coste del Golfo di Menfi, che sembrano fare a gara l’una con altra per la corona di “più bella”, a suon di granelli dorati o ciottoli bianchi come il latte. Angoli di paradiso protetti dalle forme dolci delle colline. Non è un caso che l’Unesco abbia voluto dichiarare l’Itinerario Arabo Normanno – poco lontano da queste meraviglie – “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.
Si parla di monumenti. Di cattedrali, di piazze. Di palazzi e di chiostri. Di ponti e di cappelle, visitabili tra Palermo, Cefalù e Monreale. Tutte realizzate nello stile nato dall’incontro della cultura arabo-musulmana con quella normanno-cattolica.
Luoghi che sembrano ispirati dalla natura incontaminata che regna tutt’oggi attorno alle costruzioni dell’uomo. In un gioco profondo a compiacere Dio, che passa dallo stretto legame con la terra. Ed è proprio in uno dei centri più attivi dell’Itinerario Arabo-Normanno, Monreale, che si concentra una delle nuove frontiere del vino siciliano.
Il gruppo di viticoltori che si riunisce attorno al Consorzio sta dando nuova linfa alla Denominazione. Al punto che, in occasione di Sicilia en Primeur 2019 (qui i migliori assaggi assoluti), otto cantine hanno presentato alla stampa le loro etichette e le prospettive future del territorio.
La Doc Monreale è piccola (appena 50 mila bottiglie potenziali) ma con le idee chiare. Solo Catarratto e Insolia per i bianchi, Perricone e Nero d’Avola per i rossi, con la possibilità di realizzare anche vini spumanti. Un giusto coronamento, quello enologico, all’arte che si respira in ogni angolo di Monreale.
LE CANTINE E I MIGLIORI ASSAGGI
ALESSANDRO DI CAMPOREALE – C.da Mandranova Camporeale (PA)
Una famiglia impegnata in viticoltura sin dai primi del 900, che vede nei fratelli Rosolino, Antonino e Natale, affiancati dai figli Anna, Benedetto (nella foto) e Benedetto, gli artefici di una rivoluzione produttiva centrata sul vigneto e sulle buone pratiche enologiche.
Una viticoltura di alta collina, attenta al rispetto del territorio, che dà vita a vini freschi, eleganti e piacevolmente equilibrati. Vini che nascono in vigna, tra i filari, e dalla passione delle persone che li conducono. Da Alessandro di Camporeale le nuove generazioni riscoprono l’orgoglio della propria identità, condividendo un progetto produttivo che ha solide radici storiche.
Metodo classico 2016 (anteprima)
Prima prova di spumantizzazione per Alessandro di Camporeale, con la varietà Catarratto (varietà extralucido): 24 mesi sui lieviti (l’obiettivo è di arrivare a 36), tiraggio 03/2017, dosaggio zero. Buccia di limone, accenni di pepe bianco e di zenzero, risvolti erbacei pregevoli al naso. Ingresso di bocca verticale, citrico. Centro palato salino e chiusura su ritorni agrumati. Una buona prova.
Bianco Doc Sicilia Catarratto “Vigna di Mandranova”
Bianco con grandi capacità di migliorare nel tempo, come dimostra l’assaggio di diverse annate. In questo caso il biotipo di Catarratto è il Lucido. Colpisce per la capacità di essere al contempo verticale e largo, nel gioco tra note fruttate e minerali saline.
Rosso Doc Sicilia Syrah “Kaid” Senza dubbio il rosso più rappresentativo della cantina. In generale, tra i migliori Syrah in commercio in Sicilia. Vino buono giovane, ma che mostra ottime capacità di affinamento, come dimostra la vendemmia 2012, in stato di grazia. Un Syrah potente, fresco, connotato da note fruttate di gran precisione e tannini eleganti.
CANTINA TENUTA RAPITALÀ – C.da Rapitalà Camporeale (PA)
Nel 1968 Hugues Bernard conte de la Gatinais, nato in Francia nel 1940, sposa Gigi Guarrasi, discendente di una grande famiglia palermitana. Con lei si impegna in una appassionante e coraggiosa avventura: la ricostruzione con criteri moderni della cantina distrutta dal terremoto della Valle del Belice.
La più grande attenzione del conte de la Gatinais viene dedicata alla riconversione varietale e colturale dei vigneti. Già trent’anni fa in Sicilia vengono affiancati ai vitigni autoctoni i grandi vitigni francesi. L’opera iniziata da Hugues de la Gatinais e dalla moglie viene portata avanti dal figlio Laurent (nella foto) con la stessa cura e la stessa passione.
La tenuta (parte del patrimonio del Gruppo italiano vini, Giv) oggi si estende per 225 ettari nel territorio che da Camporeale declina verso Alcamo, su dolci colline fra i 300 e i 600 metri. Una terra dove si alternano argille e sabbie.
La perfetta esposizione e la composizione del suolo la rendono ideale per la coltivazione dei vitigni più pregiati. Dopo la vendemmia, le più moderne tecniche di vinificazione consentono di realizzare vini eccellenti, dalle fasce destinate alla Gdo a quelle premium.
Terre Siciliane Igt Chardonnay 2016 “Grand Cru”
Dodici mesi circa di barrique per questo Chardonnay emblema della filosofia della famiglia fondatrice. Un vino che guarda alla Francia e alla Borgogna, con estrema eleganza. Vino di grande gastronomicità.
Vendemmia Tardiva Alcamo Doc 2016 “Cielo Dalcamo”
Tra i vini “dolci” dal miglior rapporto qualità prezzo in Sicilia. Note di frutta matura e residuo zuccherino importante (150 g/l) per questo blend di Catarratto e Sauvignon Blanc, ben compensate dalla freschezza. Pregevole chiusura, su ritorni di liquirizia e zafferano.
BAGLIO DI PIANETTO – Via Francia Loc. Pianetto, Santa Cristina Gela (PA)
I primi vent’anni di Baglio di Pianetto raccontano la storia di una grande caccia al tesoro. A Santa Cristina Gela, nella tenuta di Pianetto, e nella Val di Noto, nella Tenuta Baroni, il Conte Paolo Marzotto è riuscito a realizzare vini capaci di esaltare due terroir siciliani diversi e unici, attraverso il savoir faire dei grandi chateaux francesi.
Nel 2016 Baglio di Pianetto ha completato la conversione in biologico di tutti i 160 ettari di vigneti delle tenute, con lo scopo di migliorare ulteriormente la qualità dei propri vini e di garantire una produzione in linea con le richieste dei consumatori di tutto il mondo, sempre più preparati ed esigenti.
Oggi Baglio di Pianetto è una realtà produttiva completa e attiva anche sul versante dell’ospitalità e dell’enoturismo. Con L’Agrirelais – a pochi chilometri da Palermo – l’eno appassionato può vivere un’esperienza a tutto tondo, dove vino, buona tavola e quiete concorrono a definire il profilo d’eccellenza voluto dalla famiglia Marzotto.
Monreale Doc Bianco 2018 “Murriali”
Esordio nella Doc Monreale per Baglio di Pianetto. Naso connotato da una impronta minerale netta, unita a una vena floreale. In bocca conferma sapidità e freschezza. Un vino che si presta a un affinamento medio lungo.
Riserva Bianco Sicilia 2016 “Via Francia”
Viognier in purezza, vendemmiato in due passaggi: uno per garantire la freschezza, l’altro per dare al vino rotondità e piacevolezza. Un risultato ottenuto nel calice in maniera ineccepibile.
FEUDO ARANCIO – C.da Portella-Misilbesi Sambuca di Sicilia (AG)
E’ sorta nel 2001, nel territorio di Sambuca di Sicilia (AG), la prima tenuta siciliana del gruppo trentino Mezzacorona. Assai ricca di storia e di fascino, l’azienda si estende per 280 ettari (240 dei quali vitati) attorno ad un meraviglioso baglio che ospita la cantina.
Nel 2003 si è aggiunta la tenuta di Acate (RG) che conta 690 ettari, di cui 450 vitati, e un caseggiato rurale del 1600 che tuttora riflette i fasti della nobiltà dell’epoca. Le uve, in particolare Nero d’Avola e Grillo, vengono coltivate e vinificate mediante tecniche e tecnologie ecosostenibili e all’avanguardia.
Uve che regalano vini di alta qualità a tutti i livelli (sia Gdo che Horeca) capaci di portare i colori e i profumi della Sicilia in 60 paesi del mondo. La sfida per il futuro? I vini senza solfiti aggiunti, con la prima etichetta di Nero d’Avola già in cantiere.
Sicilia Doc Riserva 2015 “Hedonis”
Vigneti a Sambuca per questa Riserva di Nero d’Avola di Feudo Arancio potente, corposa ma al contempo fine ed elegante, anche grazie a un sapiente utilizzo del legno. Alle note di confettura di prugna e frutti di bosco si accosta una vena sapida e fresca. Chiusura su un tannino che parla di futuro. Solo 8 mila bottiglie: una chicca.
Igt Terre Siciliane Bianco Passito 2015 “Hekate”
Zibibbo (Moscato d’Alessandria), Insolia e Grillo per questo vino dolce ottenuto tramite appassimento naturale in pianta. Convince al palato, dove sfodera una consistenza tattile che ben riequilibra l’abbondante residuo zuccherino (120 g/l). Perfetto per accompagnare i formaggi.
MANDRAROSSA (CANTINE SETTESOLI) – SS 115 Menfi (AG)
Cantine Settesoli è una comunità di viticoltori siciliani, un autentico distretto del vino nella provincia di Agrigento: tra Menfi, Montevago e Santa Margherita di Belice. Fondata nel 1958 a Menfi, oggi conta 2 mila soci, una superficie vitata di 6 mila ettari, 32 cultivar in produzione, tre stabilimenti enologici dedicati alla vinificazione.
Oggi Settesoli esporta quasi il 70% della sua produzione in oltre 40 paesi esteri. Mandrarossa ne è il fiore all’occhiello. O meglio “la figlia”, per dirlo con le parole del presidente Giuseppe Bursi. Interessa 500 dei 6 mila ettari complessivi di Settesoli.
Il brand top di gamma si distingue per il suo carattere innovativo e moderno, anche nelle etichette che strizzano l’occhio all’arte. I vigneti crescono lungo la costa sud occidentale della Sicilia, a Menfi. I vigneti crescono su colline caratterizzate da 5 tipologie di suoli e diverse esposizioni.
Grecanico Dorato 2018 “Costadune”
Naso di mandarino maturo, completato da una vena sapida e fresca, mentolata (timo). Perfetta corrispondenza al palato. Un vino che fa della facilità di beva il suo punto di forza, senza scadere nel banale.
Bianco Sicilia Doc 2017 “Bertolino Soprano” e Rosso Sicilia Doc 2016 “Terre del Sommacco” Suoli 100% calcarei per le ultime due etichette top di gamma di Mandrarossa: si tratta dei “Vini di Contrada”. Un Grillo e un Nero d’Avola in purezza, frutto di un particolare microterroir. “Bertolino soprano” è bianco fresco, diretto, senza fronzoli. Così anche “Terre del Sommacco”. Un rosso contraddistinto da una buona verticalità e da note fruttate croccanti.
CENTOPASSI – Contrada Don Tomasi, San Cipirello (PA)
Centopassi è l’anima vitivinicola delle cooperative Libera Terra che coltivano terre confiscate alla mafia in Sicilia. Le vigne sono distribuite nell’Alto Belice corleonese e i suoi vini raccontano la diversità di ogni vigna, dei suoli che le contraddistinguono e dei vitigni che di volta in volta ne esaltano le caratteristiche.
Scenari aperti, incontaminati, con formazioni di origine calcarea che spuntano come megaliti sull’altopiano di Corleone, dall’altitudine media elevata, rendono questo angolo di Mediterraneo il luogo ideale per la crescita ottimale della vite.
Le escursioni termiche, i venti, la composizione del terreno, la simbiosi raggiunta con i vitigni selezionati, portano il terroir nel calice. L’obiettivo di Centopassi è l’eleganza, la freschezza, la massima bevibilità dei vini.
Grillo 2017 “Rocce di Pietra Longa”
Uve provenienti dal Comune di Monreale. Naso d’agrumi ingentiliti da una vena leggera di miele e verbena. Mineralità spiccata che in bocca diventa salina. Un Grillo a due marce, in perfetto equilibrio tra loro: quella dura, verticale e salina; e quella rotonda, fruttata.
Terre Siciliane Igt 2017 “Cimento di Perricone” Gran tipicità per questa etichetta manifesto del Perricone siciliano. Al naso le note tipiche di piccoli frutti di bosco, con accenni selvatici. In bocca la giusta ruvidezza e tannicità, prima di una chiusura leggermente amaricante. Un vino che disegna una Sicilia rustica, diversa da quella degli altri rossi più noti.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
LONDRA – Continua il fuoco incrociato tra Londra e il Veneto. Questa volta sotto accusa c’è Villa Sandi. Alcuni attivisti dell’Lgbt, movimento che difende i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender, invitano a boicottare la cantina della famiglia Moretti Polegato (nella foto), che produce Prosecco a Crocetta di Montello, in provincia di Treviso.
Un coro a cui si sono uniti diversi critici enogastronomici britannici. Il motivo? Il logo di Villa Sandi compariva tra quelli degli sponsor del controverso World Congress of Families XIII, il Congresso Mondiale delle Famiglie andato in scena a Verona dal 29 al 31 marzo scorso.
Villa Sandi ha spiegato di aver aderito come supporter dell’evento “su richiesta della Regione Veneto”, che ha patrocinato l’iniziativa. La cantina trevigiana viene accusata senza mezzi termini di essersi schierata con “razzisti, bigotti e ultra nazionalisti”.
Interpellato dalla piattaforma globale di informazione indipendente openDemocracy, Jay Rayner, critico di ristoranti per il quotidiano britannico Observer, ha chiesto ai connazionali di boicottare Villa Sandi.
Alcuni prosecchi lasciano un sapore più cattivo in bocca rispetto ad altri – ha dichiarato Rayner – ma nessuno più di Villa Sandi. In un mondo politico complesso, oscuro e spesso miserabile, i consumatori hanno bisogno di informazioni, e ora ce l’hanno.
Chi non gradisce una società come Villa Sandi, che sponsorizza coalizioni di razzisti, bigotti e ultra nazionalisti, determinati a sostenere una guerra per i diritti delle donne e della comunità Lgbt, può smettere di bere o promuovere i suoi prodotti. E davvero semplice”.
Peter Tatchell, attivista britannico per i diritti LGBT, ha risposto all’appello di Rayner: “È scandaloso che Villa Sandi abbia sponsorizzato questo congresso omofobo e sessista, che è sostenuto da politici di estrema destra. Esorto i consumatori a mostrare la loro rabbia boicottando i prodotti dell’azienda”.
Contro la cantina prosecchista anche Sarah Wiener, una celebrità in Germania, candidata al Partito dei Verdi per il Parlamento Europeo in Austria. La polemica è giunta anche in Italia. “Le aziende possono spendere i loro soldi a loro piacimento, e i clienti possono fare lo stesso ora che conoscono i valori supportati da Villa Sandi e Brazzale Spa”, riferendosi ad un altro sponsor aziendale dell’evento – una grande azienda casearia italiana.
Gabriele Piazzoni, segretario generale del gruppo italiano LGBTI e attivista Arcigay, ha definito “inquietante” il sostegno delle aziende “a un evento che rappresenta un’idea medievale della società, contro i diritti delle donne e della stessa famiglia e, più in generale, contro ogni tipo di famiglia considerata non tradizionale”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Dopo i Super Tuscan, ecco il Super Grignolino per smettere di pensare a questo straordinario vitigno come al Brutto Anatroccolo del Piemonte. Riprende vigore l’AssociazioneMonferace, che ha l’obiettivo di riportare agli onori delle cronache enologiche (e sopratutto sulle tavole degli italiani) un Grignolino di qualità.
Il “Monferace”, ottenuto da Grignolino in purezza, ha un disciplinare ben preciso. Rese basse (70 quintali ettaro) in vigneti selezionati. E affinamento di 40 mesi, di cui 24 in botti di legno. Dopo quattro anni di duro lavoro – e non senza l’accusa di voler vanamente insidiare il Barolo – si potrà finalmente assaggiare la prima annata ufficiale, la 2015.
L’appuntamento con i 10 produttori dell’Associazione Monferace – che prende il nome dal vecchio “Monferrato” – è riservato alla stampa e agli operatori Horeca (su invito) e si terrà il 16 e 17 giugno presso la sede del Castello di Ponzano, in provincia di Asti.
I NUMERI DEL GRIGNOLINO Accornero, Alemat, Angelini Paolo, Castello di Uviglie, Fratelli Natta, Sulin, Tenuta La Fiammenga, Tenuta La Tenaglia, Tenuta Santa Caterina e ViCaRa – Visconti Cassinis Ravizza sono le cantine protagoniste della rivincita del Grignolino targato Monferace.
Secondo i dati del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, nel 2018 sono stati prodotti 12.086 ettolitri di Grignolino, prodotti su una superficie rivendicata di 268 ettari.
Valoritalia riferisce di 1.098.285 bottiglie da 0,75 cl, su un totale di 8.273 ettolitri messi in vetro. Un terzo della Denominazione finisce dunque sul mercato dello sfuso.
Dati che, ovviamente, non riguardano il Monferace. Il vino della riscossa, che mira a presentare il Grignolino in abito da sera. La principessa del Piemonte è diventata grande e vuole cantarlo ad alta voce. Se è intonata, lo scopriremo a breve.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Prosecco Rosé si farà, a partire dal 2020. Lo ha deciso il Consorzio del Prosecco Doc, al termine di un percorso durato anni. Alla tradizionale Glera sarà affiancato il Pinot Nero, che consentirà di ottenere il colore rosato.
Si chiamerà “Prosecco spumante Rosé millesimato” e potrà contenere dal 10 al 15% di Pinot Nero. Un vino che molti produttori della Denominazione hanno già in carta, pur non potendolo chiamare “Prosecco”. Secondo le stime del Consorzio, il Prosecco Rosé resterà comunque una “nicchia”.
Si parla di 20 milioni di bottiglie, che andranno a sommarsi ai 480 milioni di bottiglie di Prosecco Doc “tradizionale” stimati per il 2019. Al momento i Consorzi delle due Docg del Prosecco Superiore (Conegliano Valdobbiadene e Asolo) non aderiscono al progetto.
Con questa mossa, il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc ovvierà al problema delle tante etichette di spumanti Rosé spacciati per Prosecco, soprattutto negli Usa. Nel giugno 2017, lo stesso presidente Stefano Zanette interveniva sul tema in un’intervista esclusiva rilasciata a Vinialsupermercato.it.
“Tutti i tentativi di contraffazione rientrano tra i comportamenti lesivi della nostra Denominazione e come tali vanno condannati. Il ‘Prosecco Rosè’ rientra fra le tante segnalazioni che continuamente giungono in Consorzio”.
Tra queste aveva fatto scalpore la presenza di un Prosecco Rosé sulla carta dei vini del ristorante Ricci Milano, di proprietà di Belen e Bastianich. “Solo nell’ultimo anno – precisava Zanette – abbiamo intercettato oltre 500 tentativi di contraffazione”.
L’overbranding del Prosecco – aggiungeva Luca Giavi, direttore generale del Consorzio Prosecco Doc – porta a identificare con la nostra Denominazione l’intera categoria ‘spumanti’. Ritengo che tante volte si tratti di un problema di ignoranza delle regole, piuttosto che di malafede. Infatti, casi come questi, all’estero sono decisamente più diffusi”.
Un fronte sul quale il Consorzio trevigiano si è dato un gran da fare, negli ultimi anni. “Abbiamo più volte richiamato l’attenzione dei rappresentanti di categoria di esercenti e commercianti sul tema del corretto utilizzo delle indicazioni geografiche – evidenziava Giavi – ma c’è ancora molto da fare. Stiamo mettendo a punto diversi progetti in tal senso”. Eccone uno, concreto: il Prosecco Rosé è realtà.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Domenica 2 giugno è in programma la quarta edizione di “Emilia Sur Lì”, la festa del vino emiliano rifermentato in bottiglia: la giornata – con banchi d’assaggio e laboratori di degustazione – è promossa dall’omonima associazione, nata nel 2016 dalla volontà di un gruppo di vignaioli di promuovere e dare visibilità a una tradizione e un’eccellenza emiliana.
Ad ospitare “Emilia Sur Lì” quest’anno è l’agriturismo Antico Podere Emilia, a Coviolo di Reggio Emilia. Qui ha sede anche una delle cantine associate, Podere Cipolla, l’azienda di Denny Bini, che ospiterà nei propri locali anche alcuni laboratori.
Saranno ben 24, nel 2019, i banchi d’assaggio presenti. I vignaioli che stapperanno per voi i propri “rifermentati” arrivano dalle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Tre sono i produttori presenti per la prima volta ad “Emilia Sur Lì”: l’azienda agricola Distina di Castell’Arquato (PC), l’azienda agricola Strada del Casalino di Canossa (RE) e Podere Sotto il Noce di Castelvetro (MO).
La festa inizierà alle 11, e andrà avanti fino alle 19. Durante la giornata sarà attivo un servizio di ristoro, a cura dell’Antico Podere Emilia. A partire dalle 12 sono in programma 5 laboratori, tutti su prenotazione e con un numero di posti limitato (20 per ogni laboratorio). Spaziano da una verticale di barbera, a partire dal 1998, condotta da Camillo Donati, alle vecchie annate di Lambruschi, passando per la barbera in bolle, i vini da agricoltura biodinamica e un viaggio nelle valli piacentine, da Est e Ovest.
I PROMOTORI
Emilia Sur Lì” è un’associazione di promozione sociale, nata con l’obiettivo di far conoscere a un pubblico ampio cosa c’è dietro a una bottiglia di vino rifermentato in bottiglia, e spiegare come questo metodo – che è figlio del territorio – garantisca la produzione di vini che possono avere una importante evoluzione in bottiglia, a differenza dei vini frizzanti fermentati in autoclave.
I soci produttori sono 27. L’associazione Emilia Sur Lì non è aperta a tutti, ma solo ai vignaioli, cioè a coloro che seguono all’interno di un’azienda tutto il processo produttivo, spesso fino alla distribuzione. Le aziende sono tutte biologiche o biodinamiche, e in cantina sviluppano le fermentazioni usando solo lieviti indigeni e i mosti delle proprie uve, senza filtrazioni né chiarificazioni del vino.
I biglietti d’accesso ai banchi d’assaggio costano 10 euro, più 5 euro di cauzione per il bicchiere. È previsto un ingresso scontato del 50 per cento (5 euro, più 5 di cauzione) per chi partecipa ad uno dei laboratori.
LA LOCATION
L’AnticoPodere Emilia si trova in via Charles Darwin 2, a Coviolo (RE). Per coloro che si muovono in treno, dalla stazione Fs di Reggio Emilia è possibile raggiungere la chiesa di Coviolo con l’autobus urbano numero 4. La fermata “Covolo-chiesa” dista 1,1 chilometri dall’Antico Podere Emilia
I produttori presenti, da Ovest a Est. Tre i nuovi soci, le cantine che si presentano al pubblico di “Emilia Sur Lì” per la prima volta
PIACENZA
Soc. Agr. Casè
Cordani
Az. Agr. Montesissa Emilio
Tenuta vitivinicola Croci
Cascinotta di Rizzolo
PARMA
Az. Agr. Camillo Donati
Az. Agr. Crocizia
Podere Pradarolo
REGGIO EMILIA
Az. Agr. I Cinque Campi
Az. Agr. il Farneto
Az. Agr. Podere Cipolla
Az. Agr. Podere Magia
Az. Agr. Quarticello
Az. Agr. Storchi
Ferretti vini
MODENA
Az. Agr. Claudio Plessi
Bergianti vino
Podere Cervarola
BOLOGNA
Az. Agr. Gradizzolo
Az. vitivinicola Maria Bortolotti
Al di là del Fiume
NUOVI INGRESSI 2019
Az. Agricola Distina, Castell’Arquato (PC)
Az. Agricola Strada del Casalino, Canossa (RE) Podere Sotto il Noce, Castelvetro (MO)
LABORATORI DI “EMILIA SUR LÌ” – 2 giugno 2019 A) BARBERA IN VERTICALE (dal 1998), dalle 12
Chi? Camillo Donati
Dove? Sala interna Antico Podere Emilia
Come? Con pranzo
Prezzo? 40€
Quanti? Massimo 20 persone
B) VINI DA AGRICOLTURA BIODINAMICA, dalle 12
Chi? Podere Magia, Bergianti vino, il Farneto, Al di là del Fiume, Storchi
Dove? Cantina di Podere Cipolla
Come? Con assaggi in abbinamento (da definire )
Prezzo? 20€
Quanti? Massimo 20 persone
C) BARBERA IN BOLLE, dalle 14
Chi? Podere Pradarolo
Dove? Sala interna Antico Podere Emilia
Come? Con assaggi in abbinamento (da definire )
Prezzo? 20€
Quanti? Massimo 20 persone
D) LAMBRUSCHI VECCHIE ANNATE, dalle 14
Chi? Cinque Campi, Podere Cipolla, Quarticello, Crocizia
Dove? Cantina di Podere Cipolla
Come? Con assaggi in abbinamento (da definire )
Prezzo? 20€
Quanti? Massimo 20 persone
E) LE VALLI PIACENTINE, DA EST A OVEST (Val Ongina, Val d’Arda, Val Chero, Val Vezzeno, Val Nure), dalle 16
Chi? Distina, Croci, Montesissa, Cordani, Cascinotta di Rizzolo
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE – Nell’enomondo 2019 sono due le parole che riecheggiano da Aosta a Taranto e da Bolzano a Siracusa: “zonazione” e “lieviti indigeni“. Se la prima deve confrontarsi coi tempi biblici della burocrazia italiana, la seconda – il più delle volte – è in voga tra i vignaioli che si riconoscono nei metodi di produzione biodinamica e “naturale”.
Sempre più spesso, però, anche i Consorzi del vino annunciano l’avvio di studi per la selezione di “lieviti indigeni” o “autoctoni” da mettere a disposizione delle cantine associate. Un’alternativa, insomma, ai lieviti commerciali ad uso enologico reperibili sul mercato, con estrema facilità.
In occasione del convegno “Il lievito, il vigneto, la biodiversità: una discussione sui lieviti autoctoni”, tenutosi a Montagna (BZ) durante le Giornate del Pinot Nero 2019, la relatrice Angiolella Lombardi – microbiologa che è stata in servizio per 25 anni all’Istituto di Ricerca alimentare Veneto Agricoltura – ha confermato che si tratta, in sintesi, di un clamoroso caso di “non sense“.
Tradotto: i lieviti di Consorzio sono una grande beffa, se non altro nei confronti dei consumatori convinti di bere un vino “più tipico”, grazie a questo “accorgimento”. Come spesso accade in questi casi, tutto si gioca su un filo estremamente sottile.
Se l’obiettivo di un produttore è tipizzare il proprio vino sulla base delle caratteristiche microbiologiche del proprio vigneto, che senso ha l’utilizzo di ceppi di lieviti individuati all’interno dell’area (più o meno vasta) del Consorzio di riferimento?
Utilizzare i lieviti di Consorzio non equivale a spostare il problema dal generale al macro-particolare, senza comunque arrivare al risultato di una vera caratterizzazione delle singole etichette di vino? Dove finisce il marketing e dove inizia la vera necessità di individuare a tutti i costi dei “lieviti di Denominazione”?
Il rischio dei “lieviti di Consorzio” non è quello di assistere a una forma alternativa di standardizzazione dei vini prodotti in un’area determinata, che ha poco a che fare con la vera tipicità e unicità (anche stilistica) esprimibile da ogni singolo produttore all’interno di una Denominazione?
Insomma: parlare di lieviti indigeni “di Consorzio” pare un ossimoro. E sono rari gli esempi in cui gli studi portano a conclusioni adottate su larga scala. Basta chiedere, in giro per l’Italia, quanti produttori siano ricorsi all’utilizzo di questi “acceleratori” di fermentazione, capaci di donare “tipicità” e “unicità” al vino di una Doc o Docg.
I COSTI
Eclatante, su tutti, il caso del Veneto. I lieviti indigeni selezionati una decina di anni fa nell’ambito di un progetto che ha visto coinvolti la Regione e il Consorzio di Tutela Doc Prosecco risultano ancora inutilizzati. A chi giovano questi studi, se non ai laboratori incaricati dagli stessi Consorzi, spesso finanziati da fondi Pac?
Il vero problema, di fatto, sono i costi delle sperimentazioni, difficilmente sostenibili da singoli vignaioli. “La spesa da sostenere – spiega Angiolella Lombardi – dipende dal numero di campioni che si vuole raccogliere in vigneto e dalla vastità della zona che deve essere campionata”.
“Oggi non si parla più delle cifre esorbitanti dello scorso decennio – continua la microbiologa – ma la spesa è comunque alta, aggirandosi tra i 7 e i 15 mila euro.
La parte più costosa è relativa all’identificazione molecolare dei ceppi funzionali allo scopo che si vuole ottenere sulla singola varietà”.
Ma ha senso parlare di “lieviti di Consorzio”? “In pratica no – ammette Lombardi – se non altro per l’enorme biodiversità presente nell’ambito microbico: una biodiversità invisibile, diversa di anno in anno. E’ stato inoltre dimostrato che non è possibile isolare sempre il medesimo ceppo in un determinato vigneto”.
Inoltre le vigne, così come le cantine, sono ambienti aperti, soggetti a contaminazione crociata, mediata dall’attività dell’uomo e degli altri esseri viventi. Non esiste una stabile colonizzazione di un vigneto o di una cantina da parte di un singolo lievito”.
Ma c’è di più. “Nella campionatura necessaria alla selezione dei lieviti indigeni – sottolinea l’esperta – si rischia addirittura di isolare dei lieviti selezionati industriali, se utilizzati in precedenza. Per questo è importante effettuare le campionature lontano dalle cantine, dalle strade e dagli edifici, per ridurre le probabilità che sia avvenuta una contaminazione”.
LIEVITI SELEZIONATI, INDIGENI O “DI CONSORZIO”?
L’alternativa, oltre dell’utilizzo di lieviti indigeni “non selezionati” tipici dei produttori di vino naturale – “che espongono tuttavia il vignaiolo al rischio di arresti fermentativi e a controindicazioni come la produzione di solforati, volatile e scarsa resistenza all’alcol”, ammonisce la ricercatrice – è sotto gli occhi di tutti.
La quantità di lieviti secchi utilizzati annualmente su scala mondiale nel settore vitivinicolo, secondo il dato fornito dall’esperta, ammonta a 600 mila tonnellate. E la loro varietà è piuttosto limitata: “I ceppi selezionati non sono moltissimi e di certo non rispecchiano la varietà ampelografica mondiale. Lo stesso ceppo può essere commercializzato con nomi diversi, in base all’azienda che lo produce”.
Tra gli ultimi Consorzi impegnati nella promozione dei lieviti indigeni c’è quello del Gavi, che ha presentato il progetto a Milano, a fine marzo 2019. Grazie alla consulenza del Laboratorio Enartis di Trecate (NO), sono stati individuati due ceppi di lieviti Saccharomyces cerevisiae (CTdG12 e CTdG07) su cui sono in corso i test da parte de La Mesma e Cantina Produttori del Gavi.
Tornando in Veneto, oltre al Prosecco Doc ha investito nei “lieviti di Consorzio” l’Asolo Montello, con un progetto avviato nel 2011 che ha portato alla sola produzione della bottiglia istituzionale, nel 2016 e 2017. Uno studio interrotto nel 2018 e non ancora discusso per la vendemmia 2019.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini (Uiv) rilascia i dati definitivi sull’import mondiale di vino italiano registrati nel primo trimestre del 2019. Solo due fra i principali mercati, Cina e Canada, registrano un calo delle forniture di vini in bottiglia. Tutti gli altri segnano un primo trimestre in crescita.
Qualche appannamento si denota invece per il settore degli spumanti, mentre nel Regno Unito i volumi in forte crescita mostrano l’effetto “stocking” causato dalla prima finestra della Brexit, inizialmente prevista il 29 marzo.
Negli Stati Uniti gli arrivi dal nostro Paese fanno segnare un +5% in volume sui vini fermi in bottiglia (accompagnato però da un -5% sui valori), staccando così la Francia ferma ai volumi del 2018. Molto positivo anche l’esordio per gli spumanti nazionali, che sul mercato americano guadagnano il 20% in quantità (200 mila ettolitri) e aumentano in valore del 10% (sopra 100 milioni di USD).
Buono per le bollicine il ritmo di crescita anche sul mercato canadese, dove le performance a volume e a valore sono a doppia cifra (sopra il 10%), mentre qualche debolezza viene registrato per il segmento de vini in bottiglia: il -3% a volume dell’Italia va però confrontato con il -8% dei vini americani e il -12% di quelli australiani. In questo caso, gli unici ad avere una tendenza in aumento sono i prodotti francesi e spagnoli.
GLI ALTRI MERCATI
In Europa, e precisamente in UK, il primo trimestre segna numeri molto positivi, ma va necessariamente rimarcata l’influenza che la Brexit ha avuto sugli importatori. Con l’iniziale scadenza fissata al 29 marzo, questi ultimi, infatti, hanno accumulato ingenti scorte nei primi tre mesi.
Il Prosecco registra pertanto +53% volumico, mentre il segmento bottiglia +25%. Per via di questo fattore, nel corso dell’anno, il dato potrebbe essere soggetto a riallineamenti.
Positivo anche il mercato svizzero (per l’Italia +3% bottiglia e +12% gli spumanti) e quello russo, ma solo sul fronte “bottiglia” (+7% volume per il nostro Paese), mentre tornano negative le performance delle bollicine (-4% a fronte di un -5% del totale mercato).
Stesso andamento in chiaroscuro per il mercato tedesco: a fronte di crescita del vino in bottiglia (+5% volume per l’Italia e +10% valore), la spumantistica segna invece il passo con un -11% volume, a fronte del +10% della Francia e di un vero e proprio tracollo delle bollicine spagnole (-70%).
Finito l’effetto della scarsa vendemmia 2017 e con l’entrata in circolo dell’abbondante raccolto del 2018, lo sfuso italiano subisce una caduta verticale dei prezzi piombando ai 55 centesimi al litro (-21%), mentre quello spagnolo scende addirittura del 30% fino a toccare i 38 cents/litro.
Spostandosi in Asia, si registra una partenza positiva del mercato nipponico, dove il +5% per i vini italiani in bottiglia sulla colonna volume assume ancor più forza se paragonato alla caduta dei cileni (-40%). Il segmento spumanti invece cala del -8%, subendo l’aggressività dei concorrenti spagnoli in crescita del +54%.
IL CALO IN CINA La Cina si dimostra un mercato in continua fase involutiva e conferma la tendenza con cui aveva archiviato il 2018, segnando così nel primo trimestre dell’anno una riduzione globale degli acquisti del 25% rispetto a marzo di un anno fa (1,5 milioni di ettolitri scarsi) e un valore pari a 618 milioni di dollari (-22%).
Cali vistosi nei volumi si riscontrano perciò in tutti i segmenti rilevati: -11% per gli spumanti, -24% per i vini in bottiglia, -31% per lo sfuso e -19% per i bag-in-box. Sul fronte vino fermo in bottiglia, il milione di ettolitri registrato nel primo quarto dell’anno è il peggior dato dal marzo del 2016, mentre il mezzo miliardo di dollari di spesa rappresenta una perdita di oltre 160 milioni di USD rispetto al periodo gennaio-marzo 2018.
Sempre sul lato “bottiglia”, tutti i principali fornitori risultano danneggiati dalle contrazioni in fase di acquisto da parte dei cinesi: Francia -35%, Australia -12%, Italia -19% e Spagna -40%, mentre si salvano i cileni (-3%).
Una situazione aggravatasi rispetto alla conclusione del 2018, che aveva dato sì i primi segnali di rallentamento, ma circoscrivendo le riduzioni solo a Francia e Spagna e lasciando indenni Australia e Italia.
L’Italia alla magra performance sul segmento bottiglia affianca anche la caduta degli spumanti, con un -16% a volume e un -21% a valore. Per quanto riguarda la concorrenza, francesi riescono a incrementare a doppia cifra entrambe le voci e, all’opposto, crollano le forniture spagnole, mentre rallentano soltanto quelle australiane.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EGNA – È un po’ come quello della Juventus, da un po’ di anni a questa parte. Un campionato a sé quello che giocano i Pinot Nero dell’Alto Adige col resto d’Italia. È quanto emerge dall’assaggio alla cieca delle 93 etichette che hanno preso parte al 18° Concorso nazionale e alle Giornate del Pinot Nero 2019, andate in scena da sabato a lunedì, tra Egna e Montagna (600 persone presenti in due giorni).
Un risultato, quello scaturito dagli assaggi di WineMag.it, che conferma in gran parte il giudizio della commissione composta prevalentemente da enologi ed esperti altoatesini. “Il concorso – spiega Ines Giovanett, presidente dell’Associazione che coordina i lavori – è aperto a tutti i produttori italiani di questo vitigno, nessuno escluso”.
Per ragioni logistiche – precisa ancora – la commissione di degustatori è composta per lo più da professionisti della zona, ma ogni anno inviamo oltre 200 inviti anche ad enologi ed esperti di tutte le zone potenzialmente interessate a partecipare al Concorso. La speranza è che il parterre del Concorso e delle Giornate del Pinot Nero si allarghi sempre più”.
Oggetto del tasting i Pinot Nero della vendemmia 2016. Quarantasei quelli provenienti dall’Alto Adige, 15 dal Trentino. Gli altri sono giunti da Friuli Venezia Giulia (9), Lombardia (9), Piemonte (5), Valle d’Aosta (2), Toscana (3), Veneto (1), Emilia Romagna (1), Abruzzo (1) e Sicilia (1).
Di seguito quelli che hanno ottenuto un punteggio superiore a 85/100. Otto delle etichette individuate da WineMag alla cieca rientrano anche nella classifica stilata dalla giuria del Concorso, che nel 2019 ha premiato solo etichette dell’Alto Adige e del Trentino (26 in totale, considerando vari pari merito, tra i 90,5 e gli 82/100).
Südtirol Alto Adige Doc Pinot Nero Riserva, Schloss Englar: 90/100
Friuli Colli Orientali Dop “Romain Rodaro”, Rodaro Paolo Winery: 86/100
Toscana Igt Pinot Nero “Cuna”, Cuna di Federico Staderini: 86/100
Toscana Igt Pinot Nero “Villa di Bagnolo”, Marchesi Pancrazi: 86
IL COMMENTO
Risultati che, fuori dal territorio d’elezione del Pinot nero italiano vinificato in rosso, premiano su tutti l’Oltrepò pavese di Tenuta Mazzolino. Una cantina che guarda più a uno stile francese che “sudtirolese” per il proprio “Noir”. Un territorio vocato, l’Oltrepò, dal quale potrebbero arrivare molti altri validi campioni, quest’anno mancanti all’appello.
Buona la media punteggio del Friuli Venezia Giulia, con diversi vini a 85/100. Una conferma della credibilità della Rete d’Impresa Pinot Nero costituita da nove cantine locali. Assieme contano complessivamente 28 ettari di vigneto sui 150 complessivi presenti in Friuli. Con una produzione di 150 mila bottiglie suddivisa per 12 etichette.
Sorprende invece la Toscana, con due vini sopra gli 85/100 su un totale di tre campioni giunti al Concorso nazionale del Pinot Nero 2019. Delude invece il Piemonte, che arriva a sfiorare il podio di WineMag con una sola etichetta, ferma anch’essa a 85/100 (il Langhe Doc Pinot Nero dell’Azienda Agricola Segni di Roddi, in provincia di Cuneo).
Nel corso delle 18 edizioni del Concorso, tredici volte il vincitore è risultato di provenienza altoatesina. Nella maggior parte dei casi le uve erano state prodotte nei vigneti dell’Altopiano di Mazzon, l’area storicamente più vocata al Pinot Nero in Alto Adige. Per due volte sono stati premiati dei vini trentini e in un caso un Pinot Nero della Lombardia e dalla Valle d’Aosta.
IL PINOT NERO IN ALTO ADIGE
I primi impianti di Pinot Nero vengono ufficialmente registrati nel 1840 nelle zone di Bolzano, Merano e Bressanone. Nel corso degli anni, il versante occidentale della Bassa Atesina, alcune colline nell’Oltradige, Appiano Monte in particolare, e alcune micro-zone in Val Venosta si sono dimostrate le più adatte a ospitare il vitigno.
Nel 1960 la superficie vitata a Pinot Nero raggiunge i 190 ettari. Nel 1990 ne vengono mappati 217. La crescita continua fino al Duemila, quando la superficie sale a 263 ettari. Il dato più aggiornato fornito dal Consorzio è di 465 ettari: 447 assoggettati all’Alto Adige Doc e 18 risultanti come Val Venosta Alto Adige Doc.
Il Pinot Nero occupa dunque l’8,72 % della superficie vitata Doc altoatesina totale (5.342 ettari). La maggior parte di questi vigneti sono posizionati nella zona della Bassa Atesina-Oltradige, mentre nei comuni di Egna e Montagna – nei quali ricadono l’Altopiano di Mazzon (nella foto sopra) e la rinomata zona di Gleno – gli ettari vitati a Pinot nero risultano 117.
I rimanenti ettari sono distribuiti tra le porzioni superiori dei versanti a nord della città di Bolzano, le parti elevate del versante orientale della Val d’Adige, la conca di Merano, i Pochi di Salorno a sud e, infine, la Val Venosta.
GLENO, IL CRU IN ASCESA
Gleno (localmente “Glen“), frazione del Comune di Montagna, è il cru del Pinot Nero dell’Alto Adige più in ascesa negli ultimi anni, di fronte all’Altopiano di Mazzon. Si trova sul versante orientale della Val d’Adige.
L’esposizione dei vigneti di Glen (nella foto) è a Sud-Ovest, mentre i vigneti del cru storico di Mazzon hanno esposizione Ovest Nord-Ovest. Una caratteristica che consente di ottenere una produzione di alto livello, nonostante un’altitudine media considerevole (da 420 sino a circa 800 metri sul livello del mare).
Anche a Glen, come nella vicina Mazzon, la posizione dei vigneti a ridosso della montagna Cislon garantisce un’insolazione tardiva nel periodo di maturazione del Pinot nero. Un dettaglio che si traduce nel calice in finezza ed eleganza.
Dal punto di vista geologico il suolo è molto simile a quello di Mazzon con un buon contenuto di argilla, necessaria per garantire la produzione di un Pinot nero completo. Attualmente nella frazione di Glen, delimitata verso valle dal vecchio tracciato della ferrovia, il Pinot nero viene coltivato su una superficie di circa 60 ettari: venti in meno di Mazzon.
Una parte considerevole delle uve prodotte da questi vigneti viene conferita alla Cantina Produttori Termeno, all’Azienda Franz Haas e alla Tenuta Pfitscher, i quali le vinificano insieme a Pinot nero di altre provenienze. Ma la prima cantina a credere in Gleno è stata Castelfeder, dal 1989. Risale a quell’anno il primo Pinot nero Riserva “Burgum Novum”.
Oggi i vigneti di Gleno sono molto richiesti. Il valore di un ettaro di Pinot Nero si aggira tra i 700 e gli 800 mila euro. Costa circa un milione un ettaro a Mazzon, che conserva il primato di “cru dorato” altoatesino.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
E’ sos api in Lombardia con la produzione di miele millefiori e acacia crollata per colpa di questa pazza primavera. L’andamento climatico siccitoso del mese di marzo, seguito da un aprile e un maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non ha consentito alle api di trovare il nettare sufficiente da portare nell’alveare.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti regionale sugli effetti del maltempo alla vigilia della giornata mondiale delle api, che a livello planetario si festeggia domani 20 maggio dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto, tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
La pazza primavera – sottolinea la Coldiretti – ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre – spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere.
La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.
STAGIONE COMPROMESSA “A causa del caldo anticipato – spiega Matteo Locatelli, apicoltore in provincia di Bergamo – le famiglie all’interno degli alveari hanno avuto uno sviluppo precoce e si sono ingrandite, ma poi le piogge e l’abbassamento repentino delle temperature hanno condizionato il lavoro delle api e il poco nettare che sono riuscite a raccogliere lo hanno utilizzato per sopravvivere. Per evitare il peggio siamo dovuti intervenire con un’alimentazione di soccorso. Nei casi più gravi le api stremate hanno iniziato ad eliminare la covata, e a cibarsi di pupe e larve. Questa situazione ha compromesso la produzione di miele di acacia, millefiori e tarassaco. Confidiamo nella produzione di castagno e tiglio che inizierà da metà giugno e poi nelle melate e nei mieli di montagna, con la speranza che l’andamento stagionale ritorni alla normalità”.
“Qui da noi, in pianura, di miele di acacia riusciremo a produrne davvero poco – conferma Serena Baschirotto, apicoltrice a nord ovest di Milano, verso l’area di Malpensa – Nell’ultimo periodo si sono verificate tutte insieme le condizioni peggiori per l’attività delle api: il freddo non le faceva uscire, la grandine ha rovinato la fioritura, il vento ha asciugato il nettare e la pioggia lo ha annacquato. Ora porteremo le arnie in montagna come facciamo ogni anno in questo periodo: speriamo di riuscire a produrre almeno là”.
NON SOLO MIELE A RISCHIO La pioggia no stop compromette il duro lavoro delle api – continua la Coldiretti – ma non si tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti.
Ma questi insetti sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api.
“Forse questa è l’annata peggiore per il miele di acacia – conferma Gabriele Nichetti che ha le arnie a Crema – Con la produzione siamo sotto del 75% rispetto alla media. La fioritura dura 10-15 giorni e stavolta è capitata proprio nel periodo peggiore per temperature e condizioni meteo. Speriamo di rifarci con l’amorpha, che si trova lungo i fiumi Serio e Adda e, a giugno, con il tiglio”.
In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane – continua la Coldiretti – ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.
Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – conclude la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
FIRENZE – “La decisione del Tar della Toscana che ha sospeso in via cautelare la caccia in braccata al cinghiale, è di fatto una condanna a morte per tante produzioni viti-vinicole della Toscana e quindi per tante aziende che sulle viti e sul vino di qualità hanno fatto investimenti cospicui”.
Così Luca Sanjust, Presidente di A.VI.TO – Associazione vini Toscana Dop e Igp, il primo organismo unitario di rappresentanza della viticultura toscana di qualità, ha commentato la decisione dei giudici amministrativi di sospendere la caccia in braccata al cinghiale.
E’ evidente che si tratta di una mazzata durissima per tutti noi – ha spiegato Luca Sanjust – perché ci lascia indifesi di fronte a una situazione oramai ingestibile in cui l’aumento sproporzionato e incontrollato degli ungulati ha completamente rovesciato qualsiasi principio di equilibrio naturale.
Siamo in una situazione innaturale in cui non riportare queste popolazioni di cinghiali a un numero equilibrato significa non voler il bene della natura toscana”.
I primi a pagare i conti di questa deriva falsamente ambientalista – ha concluso il presidente di A.VI.TO. – saranno proprio coloro che, come noi viticultori , sulla qualità dell’ambiente hanno fatto una scommessa imprenditoriale e di vita.
Ci auguriamo che qualcuno quando anche il settore del vino sarà messo in ginocchio non venga da noi a piangere false lacrime di coccodrillo. O si interviene oggi, qui e ora, o è preferibile che chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica, taccia e lo faccia per sempre”.
Nata nel 2016 A.VI.TO. rappresenta oltre 5 mila imprese per un fatturato stimato di circa un miliardo di euro ed una quota export superiore al 70%. Riunisce 20 consorzi di Tutela:Vino Chianti, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano, Vino Nobile di Montepulciano, Bolgheri, Denominazione San Gimignano, Maremma Toscana, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Montecucco, Cortona, Chianti Colli Fiorentini, Valdichiana Toscana, Orcia, Valdarno di Sopra, Carmignano, Montescudaio, Pitigliano, Terre di Pisa, IGT Toscana.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EGNA – E’ di Cantina di Cornaiano (Girlan), il miglior Pinot Nero d’Italia. Il concorso, che ha riguardato l’annata 2016 del nobile vitigno, ha visto trionfare la Riserva Trattmann con 90,5/100 punti.
Al secondo posto tre cantine a pari merito, con 90/100 punti: Tenuta Kollerhof Mazon con il Pinot Nero Riserva Mazon Aegis, Cantina di Terlano con Pinot Noir Riserva Monticol e Tenuta Stroblhof, con il Pinot Nero Riserva. Medaglia di bronzo per Cantina San Michele Appiano, con il Pinot Noir Riserva Sanct Valentin (89,8/100 punti).
Complessivamente, per la finale si sono qualificate 26 etichette, tutte provenienti dall’Alto Adige e dal Trentino. Sono infatti entrati in finale i Pinot Nero di Cantina di Andriano, Vignaiolo Ferruccio Carlotto, Castelfeder, Tenuta Ebner, Tenuta Haidenhof, Cantina di Caldaro, Tenuta Klosterhof, Cantina Kurtatsch.
E ancora: Manincor, Malojer Gummerhof, Cantina di Merano, Cantina Muri-Gries, Tenuta Pfitscher, Tenuta Pföstl, Cantina Colterenzio, Cantina San Paolo, Tiefenbrunner, Cantina Termeno, Elena Walch oltre ai trentini Bellaveder e Cantina Riva del Garda.
Il Pinot nero Riserva Trattmann Mazzon della Cantina di Cornaiano (Girlan) si afferma dunque per la quarta volta ai vertici del concorso, dopo le performance del triennio 2014, 2015 e 2016. Viene così ribadita l’importanza del “cru” altoatesino dell’Altopiano di Mazzon.
Un’area che sovrasta il Comune di Egna, sulla sinistra idrografica della Val d’Adige. La sapienza e l’esperienza di un enologo di grande sensibilità come Gerhard Kofler permettono a questo vino di esprimersi con costanza ad alti livelli.
“L’annata 2016, insieme alla 2012 – evidenzia Kofler – è stata la migliore degli ultimi anni. Il clima fresco di settembre. La vendemmia di conseguenza ritardata, hanno favorito la presenza di una elegante freschezza anche nel vino”.
LE TESTIMONIANZE
Più in generale, enologi e titolari delle cantine arrivate a un passo dalla vittoria sottolineano “la fondamentale importanza del terroir per un ottimo Pinot nero”. Ne è convinto, tra gli altri, Herbert Visintin, proprietario di Kollerhof Mazon. Certo poi è l’enologo a dover “sapere il fatto suo per trasferire le potenzialità del terroir nel vino”.
Rudi Kofler, enologo di Cantina Terlano, racconta infatti come i vigneti da lui eletti si trovino a Montigl, piccola frazione sopra la località di Settequerce (da cui il nome del vino). Questi filari, e il suolo su cui insistono, danno vita ad un Pinot nero le cui note caratteristiche sono la sapidità e la vivacità del tannino.
Andreas Nicolussi Leck (Stroblhof) e Hans Terzer (San Michele Appiano) concordano sul valore dell’annata: “La migliore degli ultimi anni, perché in grado di trasmettere al vino l’acidità appropriata, la freschezza e moltissimo frutto”. “Certo un millesimo da lasciar maturare in cantina e che varrà la pena aspettare”, avvertono entrambi.
AL VIA LE GIORNATE DEL PINOT NERO
Questi risultati sono un’ottima premessa in vista delle “Giornate Altoatesine del Pinot Nero di Egna e Montagna“, che si aprono oggi, sabato 18 maggio. Fino a lunedì 20 offriranno a tutti gli amanti del vitigno tre giorni da non perdere fra banchi d’assaggio, verticali, masterclass e seminari tecnici che puntano a far crescere la conoscenza di questo grande vino.
I banchi d’assaggio avranno luogo presso la sala culturale “Haus Unterland” di Largo Ballhaus 2 a Egna (BZ). Tutti gli altri appuntamenti nella sala culturale “J. Fischer” di via San Bartolomeo 15, a Montagna (BZ). L’orario dei banchi d’assaggio, domenica 19 e lunedì 20 maggio 2019, è dalle ore 13 alle 21.
In degustazione i Pinot Nero della vendemmia 2016. L’ingresso giornaliero ai banchi d’assaggio ha un costo di 25,00 euro. I parcheggi si trovano nelle vicinanze delle due sedi.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE –Federico Francesco Ferrero “DoctorChef” non è quello delle brioche. Ma va via come il pane. Un po’ come i clic sul web, o i commenti sui social, ogni volta che si parla di “vini naturali“. Se fino a ieri il punto era il mal di testa al termine della bottiglia, la ricerca – che definire “scientifica” è un eufemismo – compiuta dal medico nutrizionista vincitore di Masterchef 2014 e pubblicata sulla rivista di settore Nutrients, non fa altro che complicare le cose.
Ferrero, prendendo in considerazione un campione di 55 persone e 2 soli vini, uno “naturale” e l’altro “convenzionale”, afferma di essere arrivato a un risultato assoluto. Copernicano. La concentrazione di alcol nel sangue dei vinnaturisti è inferiore a quella dei bevitori tradizionali.
L’analisi è stata compiuta da Ferrero assieme a Marco Barbetta, Luca De Carli, Maurizio Fadda, Andrea Pezzana e Rajandrea Sethi e altri ricercatori indipendenti dell’Università di Torino, con la collaborazione del Politecnico della città capoluogo del Piemonte.
L’esperimento è stato compiuto facendo bere ai 55 fortunati due sorsi di un vino naturale e di un vino convenzionale, a una settimana di distanza uno dall’altro. Entrambi i vini prescelti erano ottenuti dallo stesso vitigno e registravano il medesimo contenuto di alcol e (“basso”) residuo zuccherino.
Vini, tuttavia, ottenuti con metodi diversi, in vigna e in cantina. Per “vino naturale”, infatti, Ferrero intende quello ottenuto tramite “coltivazione senza pesticidi e agrofarmaci, fermentato con lieviti indigeni, non filtrato e senza chiarifica”.
Al termine dell’indagine, secondo quanto sostiene la ricerca pubblicata da Nutrients, è stato possibile stabilire che “i due vini vengono metabolizzati in maniera diversa e che possono quindi avere effetti differenti sulla salute”. Il “vino naturale”, insomma, fa registrare una ridotta influenza in termini di concentrazione dell’alcol nel sangue.
I RAPPORTI CON LE DISTRIBUZIONI DI VINO NATURALE
“Ho dedicato la vita ad approfondire tutti gli aspetti dell’universo cibo: dalla nutrizione all’enogastronomia, dal marketing del food alla psicoanalisi del cibo, dalla cucina all’antropologia alimentare”, dice di sé Ferrero che “in una vita di approfondimenti” pare non aver approfondito troppo l’argomento della sua ricerca, raccogliendo solo due vini e appena 55 “cavie”.
Sulla ricerca, inoltre, pesano i rapporti del medico vincitore di MasterChef con alcune distribuzioni di vini naturali. Nel 2017 Federico Francesco Ferrero figura tra gli “Amici di Arké”, la distribuzione della famiglia Maule, che organizza uno degli eventi di settore più importanti in Italia, Vinnatur. Ecco cosa scriveva Ferrero sul catalogo di Arké, meno di due anni fa.
Un contagio inarrestabile è in corso da Torino a Venezia, da Bologna a New York. I nuovi locali che hanno visto la luce in queste città, negli ultimi ventiquattro mesi, sono gestiti da giovani sotto i quarant’anni e servono solo “vini naturali. Ma ancora in tempi molto recenti chi ordinava un “vino naturale” veniva deriso.
La storia dell’arte ci insegna però che qualsiasi avanguardia ha stimolato una vigorosa resistenza prima di diventare di moda, e prima di scendere quindi a patti con la propria dirompente originalità. E’ successo anche per gli artisti del cosiddetto “vino naturale”.
Non è facile definire cosa sia un “vino naturale”. Il mercato del “bio”, a cui oggi guardano tutte le grandi aziende, vale globalmente quasi dieci miliardi di dollari, ma la legislazione specifica è molto debole e, se non garantisce completamente la salute, certo non certifica il sapore. Anche leggere in etichetta, coltivato in maniera “biodinamica”, non basta.
Perché è il lavoro in cantina a determinare il destino del succo d’uva, oltre che la cura in vigna. Qualcuno potrebbe forse definire questi prodotti i vini del “senza”: senza chimica, senza lieviti aggiunti, senza additivi, senza filtrazioni, senza conservanti.
Ma sono in realtà i vini del “con”: con un bouquet aromatico molto articolato, con una personalità spiccata, con una bassissima tossicità e, a volte, con qualche intemperanza al naso o al palato, che un po’ d’aria fresca fa sparire nella maggior parte dei casi.
Preferisco chiamare questi vini “fisiologici”: perché il capolavoro nasce quando la natura “fusis” viene guidata con rispetto dalla sapienza dell’uomo “logos”. E amo berli pensando che le persone che li scelgono condividono l’ideale artigiano di un’agricoltura sostenibile e di un sapore sano e di sorprendente soddisfazione”.
Insomma, oltre ad essere un medico nutrizionista, Federico Francesco Ferrero è anche un sostenitore dei vini naturali tout court. Nulla di male, ci mancherebbe. Ma se è vero che “Excusatio non petita, accusatio manifesta“, alla voce “Conflicts of Interest” della propria ricerca, DoctorChef si affretta a precisare:
The authors declare no conflict of interest. FFF IMAGE received an unconditional grant from Velier, S.p.A. in 2018 and 2019 but the funder had no role in the design of this study; in the collection, analyses, or interpretation of data; in the writing of the manuscript, or in the decision to publish the results.
Tradotto: i due vini naturali oggetto del test sono stati forniti dal distributore Velier, che “tuttavia non ha avuto alcun ruolo nella progettazione di questo studio, nella raccolta, analisi o interpretazione dei dati, nella scrittura del manoscritto, o nella decisione di pubblicare i risultati”. E allora, naturalmente, cin, cin. In alto i calici per gli ultrà del vino naturale, finché giocano in casa.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
TRENTO – Dopo la prima edizione tenutasi in Toscana nel 2015 e la seconda edizione in Veneto nel 2017, si chiude oggi in Trentino, presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN), la terza MS-WineDay.
In occasione del convegno è stata presentata la prima banca dati isotopica privatistica dei vini a livello italiano nata dalla sinergia tra Fondazione Edmund Mach (Fem) e Unione Italiana Vini (Uiv).
Uno strumento che permette una più efficace verifica dell’autenticità dei prodotti e della corretta applicazione della normativa vitivinicola, anche al fine di assicurare la massima tutela nell’ambito degli scambi commerciali, a livello nazionale e internazionale.
I DETTAGLI
“Ogni vendemmia – spiegano i promotori – è caratterizzata da un andamento climatico specifico e molto variabile nel corso delle diverse annate. Poiché per l’accrescimento e la produzione dei frutti la vite assorbe, oltre ai microelementi, soprattutto acqua e anidride carbonica, è possibile osservare una variazione naturale dell’abbondanza isotopica degli elementi C, H e O in specifici componenti delle uve”.
In particolare, i rapporti isotopici dell’ossigeno variano naturalmente in base all’altitudine, alla latitudine, alle cultivar e alle condizioni climatiche nell’area di provenienza. Ciò rende quindi possibile l’utilizzo di questo parametro come tracciante dell’origine delle uve e dei prodotti della trasformazione.
“Quindi – evidenziano Fem e Uiv – per interpretare adeguatamente il dato analitico isotopico è necessario riferirsi direttamente banche dati, aggiornate annualmente, che descrivano in maniera rappresentativa, l’areale geografico d’interesse, in questo caso nazionale”.
La collaborazione tra Unione Italiana Vini e Fondazione Edmund Mach ha permesso di offrire la necessaria professionalità ed esperienza nella costituzione del database sia dal punto di vista della raccolta che dell’analisi dei campioni con metodologie accreditate.
L’accesso alla nuova banca dati è già disponibile per gli addetti e rappresenta “uno strumento prezioso a disposizione del settore al fine di contenere i rischi da incauto acquisto nel caso di contraffazione dei prodotti“.
La conferenza presso la sede Fem ha inoltre offerto un’opportunità agli specialisti di aziende private, istituzioni e università di incontrarsi e discutere lo stato dell’arte e le innovazioni che coinvolgono la spettrometria di massa (MS) in enologia.
Una tecnica analitica che, migliorando l’efficacia di identificazione e quantificazione dei componenti chimici e biochimici dell’uva e dei prodotti vitivinicoli, svolge un ruolo chiave nel supportare le decisioni agronomiche e il controllo qualità.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
SONDRIO – I vigneti terrazzati del versante retico della Valtellina candidati al registro nazionale dei Paesaggi rurali storici. L’iniziativa, promossa dalla Fondazione ProVinea, sarà illustrata per la prima volta il prossimo martedì 21 maggio, alle ore 9, presso il Teatro Sociale di Sondrio, in occasione del convegno “Valtellina, un patrimonio chiamato territorio”.
Il registro nazionale dei Paesaggi rurali storici raccoglie “le pratiche agricole, le conoscenze tradizionali e i paesaggi” con particolari caratteristiche da tutelare e conservare. In Valtellina si trova la più ampia area viticola terrazzata di montagna in Italia, con più di 2.500 chilometri lineari stimati di muretti a secco che si sviluppano sugli oltre 800 ettari di vigneti.
Un’area, la Valtellina, che ha tutte le carte in regola per l’enoturismo, inteso in senso moderno. Oltre a una Strada del Vino che propone itinerari in bicicletta per 67 chilometri, la valle della provincia di Sondrio è uno dei fulcri lombardi della gastronomia, con prodotti tipici di vario genere. Non mancano, inoltre, centri termali d’eccellenza, raggiungibili con l’auto in pochi minuti.
Nel periodo di vendemmia i grappoli di uva vengono portati a spalla in appositi contenitori lungo i ripidi sentieri e le scalette in pietra a secco, trasferiti poi in cantina dove si trasformano in bottiglie di qualità: dalle due DOCG Sforzato di Valtellina e Valtellina Superiore, alla DOC Rosso di Valtellina, fino alla IGT Alpi Retiche.
All’evento di presentazione del progetto di candidatura parteciperanno Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo; Paolo Voltini Presidente di Coldiretti Lombardia; Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia.
E ancora: Massimo Sertori, Assessore alla Montagna di Regione Lombardia; Cristina Scarpellini Presidente ProVinea; Donatella Murtas, Coordinatrice nazionale dell’Alleanza mondiale per i paesaggi terrazzati; Mauro Agnoletti, Coordinatore scientifico del registro nazionale dei paesaggi rurali storici del Mipaaft;
Infine: Dario Foppoli, esperto di terrazzamenti; Marco Scaramellini, Sindaco di Sondrio e Fabio Molinari, dirigente dell’Ambito scolastico territoriale. Modera l’incontro Daniela Cuzzolin Oberosler, giornalista Rai.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
ASOLO – Rilassato, disteso. Pieno di attenzioni per i suoi collaboratori, tra cui il vice Franco dalla Rosa. Appariva così, all’ultimo Asolo Wine Tasting, all’inizio di maggio, Armando Serena. Poi, lo shock. Attraverso un comunicato stampa, il presidente del Consorzio Vini Asolo Montello ha ufficializzato le dimissioni.
“Una decisione – spiega oggi a WineMag.it – presa da mesi e già comunicata al Cda da tempo”. Il divorzio, infatti, sarà formalizzato il prossimo 4 giugno. Una data scelta da Serena per mettere gli ultimi puntini sulle “i” al proprio mandato. Tra questi Vinexpo 2019, che si conclude oggi a Bordeaux. Un evento a cui ha voluto partecipare da presidente.
“Ho dovuto anticipare la comunicazione per via delle voci sempre più insistenti che cominciavano a circolare nell’ambiente”, spiega. A 75 anni e al terzo mandato alla guida del Consorzio Vini Asolo Montello, Serena lascia “senza rimpianti“.
IL COMMENTO
“Una decisione difficile – commenta – perché questo ruolo mi ha sempre coinvolto molto. Ho addirittura lasciato la direzione della Cantina Montelvini ai miei figli per dedicarmi anima e corpo a questo ruolo. Le dimissioni non sono state una decisione semplice, ma necessaria”.
Cosa è successo? “Nulla di particolare – risponde Armando Serena – nessun episodio specifico. Io e il Cda abbiamo sempre avuto gli stessi obiettivi e finalità, ma a un certo punto è venuto meno il feeling e l’umanità. E’ più che altro una questione di sensibilità diverse, tra esseri umani. Mi sentivo a disagio a rimanere in quel contesto”.
Non è dato a sapersi di che tipo di “sensibilità” parli Serena. Ma non è escluso si tratti di “sensibilità ambientale” o paesaggistica. Gli ettari a vigneto dell’Asolo Montello, pur essendo raddoppiati dal 2011 al 2018 – da poco più di 827 ettari agli attuali 1.991 – rappresentando meno del 9% dell’area globale del Consorzio, di oltre 23 mila ettari.
Con il vigneto è cresciuta anche la produzione. Serena, di fatto, lascia dopo aver traghettato la Denominazione verso il raddoppio della produzione, passata da meno di 5 milioni a più di 10 milioni di bottiglie. Altra importante decisione è stata quella di introdurre la tipologia Extra Brut per l’Asolo Prosecco Superiore.
La modifica del disciplinare entrata in vigore nel 2018, ha inoltre benedetto la versione Brut Nature dell’Asolo Prosecco Superiore “sui lieviti”. Lasciando ai produttori la possibilità di indicare in etichetta la dicitura “Asolo Prosecco Superiore Docg” o la più semplice “Asolo Docg”.
Non solo. Serena ha svolto il proprio incarico mettendo a disposizione del Consorzio una segretaria, spesata dall’azienda di famiglia. Per tre anni non ha percepito rimborsi. Fino agli ultmi 14 mesi, quando gli è stato riconosciuto un indennizzo mensile.
“Non appena avrò individuato un campo d’azione – annuncia – restituirò al territorio l’ammontare di tutto il denaro percepito per il ruolo di presidente, in modo che questo si riversi interamente sul territorio di Asolo”.
Nella foto, Armando Serena (a destra) con il vice presidente del Consorzio Franco dalla Rosa e la sommelier Ais Alessia Paulon
IL FUTURO DI SERENA
Già chiare le intenzioni di Serena per il futuro. “Due mesi dopo aver comunicato la mia intenzione al Cda del Consorzio, ovvero verso febbraio – sono stato contattato dal gruppo Assindustria Veneto Centro. Trattandosi della più importante associazione nazionale dopo quella di Milano e avendo ancora una gran voglia di fare, ho accettato”.
Armando Serena ricoprirà il ruolo di presidente, al posto dell’uscente Ivo Nardi. Entrerà in carica il 6 giugno 2019. Tra i compiti, quello di accompagnare l’associazione di imprenditori delle province di Padova e Treviso verso l’individuazione di una futura guida, giovane e dinamica.
Sarà in sostanza un tutor, dall’alto dell’esperienza maturata con Montelvini e alla guida del Consorzio di Tutela Vini Asolo Montello. “Ho già individuato i nomi dei miei tre vicepresidenti – annuncia Serena – che non rivelo solo perché ancora manca l’investitura ufficiale. Uno si occuperà di distillati. Il secondo di biologico. Il terzo è un esperto di vini venduti in cisterna”.
“Credo e spero che le relazioni maturate negli ultimi 7 anni e in quelli precedenti con Montelvini mi diano la possibilità di lavorare bene anche nel nuovo incarico – conclude Serena – facendo gruppo per centrare gli obiettivi. Del resto ho ancora una gran voglia di fare e gli attestati di stima arrivati in questi giorni mi danno grande energia”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantine Aperte, la più grande Festa del Vino e del Turismo del vino in Europa, torna anche nel 2019 in occasione dell’ultimo weekend di maggio, sabato 25 e domenica 26 maggio. Protagoniste oltre 800 cantine associate al Movimento Turismo del Vino in tutta Italia.
Un evento che da 27 anni accoglie gli enoturisti nei luoghi di produzione del vino, raccontando storie di bottiglie, territori, famiglie e aziende. Un viaggio tra i filari e le botti, tra le proposte enoturistiche delle Cantine del MTV che invitano a vivere le diversità uniche della realtà vitivinicola in Italia.
GLI APPUNTAMENTI DI CANTINE APERTE 2019
Cantine Aperte 2019 come ogni anno abbraccerà tutto lo stivale, con attività dalle vette dalla Valle d’Aosta, fino alle spiagge della Sicilia e della Sardegna. Ogni regione e ogni singola azienda porterà in scena iniziative e attività per valorizzare e raccontare al meglio il proprio territorio.
Da Matera2019 per MTV Basilicata, alla riscoperta del legame con la terra tramite degustazioni, racconti dei produttori e anche Yoga in vigna nelle cantine del MTV Campania. Tante novità anche nelle cantine del MTV Umbria, che ha scelto come tema “L’Evoluzione” verso un’accoglienza sempre più attenta e sostenibile, che permetta ai turisti del vino di conoscere e apprezzare a pieno la produzione enologica, il paesaggio e la cultura locale.
In Lombardia gli enoturisti potranno vivere un’esperienza di degustazione alternativa con Cantine Aperte in Vespa: simbolo della dolce vita, od optare per proposte di Turismo Slow con le Camminate in Oltrepo Pavese e la Passeggiata dei Tuchì nell’inedita zona del San Martino della Battaglia.
Alla scoperta del territorio su due ruote anche in Piemonte, dove l’associazione sta lavorando per costruire una serie di itinerari tra cantine da percorrere a cavallo di una bici elettrica e che vedranno come punti di interesse le famose Big Bench di Chris Bangle, disseminate in punti panoramici della regione.
Anche la tecnologia gioca un ruolo importante: con Cantine Aperte nelle Marche dove si potrà scaricare l’App Cantine Marche in Tour e raccogliere punti bonus digitali per poter poi accedere a omaggi esclusivi.
E con la mappa interattiva con QRcode personalizzati per ogni cantina in Friuli Venezia Giulia, dove particolare attenzione sarà riservata ai 2200 anni di storia di Aquileia, con itinerari ciclabili e, nella giornata di domenica 26 maggio, visite guidate gratuite in collaborazione con associazione Imprenditori Città di Aquileia – Aquileia te Salutat e la Fondazione Aquileia.
Dall’arte della viticultura e della vinificazione, passando per la cultura degli abbinamenti enogastronomici, per arrivare fino all’arte del buon bere: MTV Toscana aprirà le porte di spazi dove l’arte si mescola al patrimonio enogastronomico. L’arte sarà anche il focus degli appuntamenti di MTV Trentino Alto Adige, che aprirà le proprie cantine con spettacoli artistici e musicali.
Cuore della manifestazione, in Puglia, sarà come ogni anno la degustazione, con centinaia di etichette, dalle annate storiche alle ultimissime novità sul mercato. Non mancheranno verticali, laboratori e minicorsi guidati da sommelier professionisti, che accompagneranno i partecipanti attraverso la degustazione dei vini del territorio.
Proposte varie e in progress anche per il MTV Abruzzo, che dopo 3 anni riporta a 40 il numero di cantine aderenti alla manifestazione, a testimonianza del buon lavoro svolto per l’evento col più alto numero di enoturisti partecipanti in Italia.
Diversificata l’esperienza di MTV Veneto, che darà vita ai CantineAperteMoments, una serie di temi ed eventi ispirati ai colori del vino, ai fiori, alla cultura e alla natura, che animeranno le cantine e coinvolgeranno i wine lovers. Questi e molti altri appuntamenti organizzati da MTV Molise, MTV Calabria, MTV Emilia Romagna, MTV Lazio, MTV Sicilia, MTV Sardegna e MTV Valle d’Aosta.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
PALERMO – Quasi cento aziende vinicole, 800 vini in degustazione e prodotti tipici siciliani in bella vista: eccolo “Avvinando Wine Fest“. Abbiamo selezionato i migliori assaggi della kermesse svoltasi ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, l’11 e 12 maggio.
Un’edizione interessante che guarda non solo al vino siciliano ma a tutto il mondo enogastronomico, voluta per l’ottavo anno consecutivo dagli organizzatori Massimiliano Morghese, Giuseppe D’Aguanno e Marco Busalacchi ed inserita nel calendario degli eventi di interesse per l’anno 2019 della Regione Siciliana.
I MIGLIORI ASSAGGI AD AVVINANDO WINE FEST 2019
Etna Rosato Doc 2018, “Sul Vulcano”, Donnafugata Proseguono le novità di Donnafugata nelle contrade dell’Etna. Un bel rosato da uve di Nerello Mascalese che ci avvicina all’estate e che piace per la sua freschezza e mineralità. Rosa tenue al colore, glicine e pompelmo al naso, abbastanza persistente, già pronto al consumo.
Sicilia Doc Nocera 2017, Planeta Ogni anno sempre meglio per questo Nocera di Planeta coltivato nella splendida cornice di Capo Milazzo. Un rosso marino che profuma di mirto e garrigue. Tannini morbidi e grande equilibrio tra le parti morbide e quelle dure. Si gusta bene anche in estate a temperature più basse di quelle consigliate.
Terre Siciliane Igt 2018 “Alaziza”, Feudi del Pisciotto
Alaziza, ovvero “La splendente” é il nome di questa novità di Feudi del Pisciotto che rimanda al Castello della Zisa, a due passi da dove si svolge la manifestazione. Viognier (85%) e Zibibbo (15%). Uve coltivate a ridosso di una sughereta, a due passi da Caltagirone.
Giallo paglierino, è dotato di piacevoli profumi di mango e pesca e di una buona bevibilità. La firma di Stephan Janson, si aggiunge agli altri stilisti che hanno firmato le altre etichette di questa cantina.
Collio Doc Friulano 2017, “Ronco delle Cime”, Venica
Aromaticità e freschezza sono il biglietto da visita di questa cantina friuliana. Tra le poche cantine non siciliane presenti ma sicuramente tra le più interessanti: al colore giallo paglierino, possiede una bella sapidità e spiccano le note mandorlate e di pera.
Rosso Sicilia Doc 2016, “Terre del Sommacco”, Mandrarossa Passione, dedizione e tanta cura per un progetto innovativo ma con un forte legame nel passato. Con “Storie ritrovate” (ne abbiamo parlato qui) Madrarossa lancia questo Cru di Nero d’Avola (insieme al Bianco 2017 “Bertolino Soprano”, da uve Grillo) della più famosa varietà siciliana coltivata a 310 metri sul livello del mare. Bel colore, profuma di more e ciliegie. Buona freschezza e tannini morbidi.
Brut Nature Metodo Classico 2012 “Enrica Spadafora”, Azienda agricola dei Principi di Spadafora Dodici mesi in vasca d’acciaio e trenta mesi sui lieviti per questo metodo classico prodotto a Monreale da un insolito Grillo. Perlage fine e persistente. Sentori di pane, frutta secca e una piacevole mineralità. Una bella freschezza per questo spumante dedicato alla figlia Enrica dal patron della casa vinicola.
Sicilia Doc Frappato 2018 “Dumé”, Gorghi Tondi Cosa avrà da raccontare un Frappato coltivato a Mazara del Vallo? La risposta la offre Gorghi Tondi. Rosso intenso e fresco da una vigna ancora giovane posta a 65 metri sul livello del mare. Buona struttura ma da bere anche a una temperatura di 8-10 gradi.
Catarratto Terre Siciliane Igt 2018 “Esperides”, Di Bella Prodotto sulle colline dell’Alto Belice a 450 metri sul livello del mare si presenta di colore giallo paglierino. Al naso note di ginestra, pesca gialla e susina. Dotato di una bella sapidità e un’interessante freschezza, risulta ben bilanciato ed elegante.
Monreale Doc Syrah 2018 “La Monaca”, Tasca d’Almerita Tra le migliori espressi del Syrah siciliano, emblema di una Doc che cresce sempre di più in termini di qualità. Rosso rubino e note di erbe e spezie. Elegante e dotato di una bella struttura e persistenza. Da bere adesso ma può regalare sorprese se lasciato riposare in cantina per qualche anno.
NON SOLO VINO
Chiudiamo questa piccola selezione con i digestivi di Amari Siciliani. Un’azienda giovane che si presenta con prodotti dai nomi antichi, belle etichette e la migliore espressione dell'”amaro fatto in casa“. Sabbenerica, Allorino, Turiddu e Passionao dove quest’ultimo colpisce per il riferimento al suo ingrediente principale ingrediente il Maracuja (Frutto della Passione).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
MILANO – Due “storie ritrovate“. Due “Vini di Contrada”. Due etichette a colori, che raccontano una Sicilia in bianco nero ma ancora attuale, nel suo moderno attaccamento alla tradizione. Il rapporto tra Mandrarossa e l’arte è sempre stato stretto. Ma è stato un vero e proprio abbraccio, caloroso e palpabile, quello che ha regalato la cantina siciliana a Milano, in occasione della presentazione di “Bertolino Soprano” e “Terre del Sommacco“.
Un Grillo e un Nero d’Avola in purezza – la scelta è stata quella di catalogarli come “Bianco” e “Rosso” Doc Sicilia – che ieri hanno preso magicamente vita sul palco del Teatro Libero di via Savona. Prima ancora di essere versati nei calici.
Nancy Rossit, grafica e illustratrice che ha realizzato le etichette, non era presente. “E’ una persona molto riservata, ha preferito non intervenire”, ha riferito l’ufficio stampa di Mandrarossa. Ma è come se fosse stata lì anche lei, mentre Francesca Vitale – attrice, autrice e regista formatasi alla scuola del Teatro Stabile di Catania – recitava in versi le due “storie ritrovate” dai soci viticoltori della cantina, raffigurate sulle bottiglie.
La storia “bianca” di Santo, che di ritorno nella contrada Bertolino Soprano non può che ricordare quando, da ragazzo, “percorreva a cavallo queste terre ammantate da vigneti rigogliosi e punteggiate da ulivi”. E la storia rossa come il Nero d’Avola del bisnonno di Antonio, che “assistette al passaggio dei valorosi garibaldini guidati dal Colonnello Orsini”.
A fare gli onori di casa Renato Lombardo, direttore della rassegna “Palco Off – le voci del teatro”, che da sette anni propone al pubblico di Catania e Milano interessanti realtà “off” della scena italiana ed europea. Da qui la rassegna “Autori, attori, storie di Sicilia”, con degustazione dei vini di Mandrarossa in accompagnamento a prodotti tipici.
“Una collaborazione della quale siamo onorati – ha dichiarato il presidente Giuseppe Bursi – con l’obiettivo di diffondere l’eccellenza siciliana dei nostri 2 mila soci e 5 mila ettari di vigneto”.
Due vini, il Bianco Sicilia Doc “Bertolino Soprano” 2017 e il Rosso Sicilia Doc 2016 “Terre del Sommacco”, che raccontano nel calice una Sicilia senza fronzoli. Maturazione in cemento e affinamento in botte grande per entrambi (rispettivamente 11 e 19 mesi), prima del riposo di qualche mese in bottiglia.
Freschezza e morbidezza per il vino ottenuto da uve Grillo, equilibrato e ottimo per l’aperitivo. E una semplice austerità per il Nero d’Avola, verticale e fruttato, perfetto per accompagnare pranzo e cena, a tutto pasto.
Del resto, questi “Vini di Contrada” nascono da una sperimentazione accuratissima effettuata da Mandrarossa a partire dal 2014, condotta dall’enologo Alberto Antonini e dall’esperto di suoli cileno Pedro Parra, insieme al team di enologi e di agronomi Mandrarossa su una porzione di soli 75 ettari della cantina, caratterizzati dalla presenza di calcare.
“Si tratta di due vini ottenuti con il minimo intervento dell’uomo – ha precisato Giuseppe Bursi – in grado quindi di mostrare le particolarità del nostro microclima. Costituiranno il presupposto per un vino ancora più importante, in grado di valorizzare ulteriormente il terroir unico di Menfi”.
IL MADRAROSSA VINEYARD TOUR 2019
La cantina satellite di Settesoli, di cui costituisce il brand top di gamma, sta inoltre mettendo a punto gli ultimi dettagli del Mandrarossa Vineyard Tour 2019. I prossimi 7 e 8 settembre, il borgo di Menfi (AG) ospiterà il tradizionale “weekend tra mare e vigna”, aperto agli appassionati dell’enogastronomia, della cultura contadina, dello sport e della natura.
Dal Welcome Point di Settesoli, percorrendo la pista ciclabile che sorge sulla vecchia linea ferroviaria in mezzo ai rigogliosi vigneti del territorio, si arriva a Casa Mandrarossa, situata in Contrada Bertolino Lagano, cuore di tutte le attività. Qui sarà possibile vivere in prima persona la raccolta delle uve, ascoltare i racconti dei vignaioli e degustare il vino tra i vigneti.
Un’occasione per testare i piatti semplici e autentici della cucina del territorio, preparati dalle Signore della Cucina Mandrarossa, custodi di antichi segreti e ricette di famiglia tramandate da generazioni. In Pineta Pelella, invece, avranno luogo le degustazioni tecniche guidate e gli show cooking.
Proprio di fronte alla splendida distesa di ciottoli bianchi nota come spiaggia delle “Giache Bianche”, Pineta Molinari è la location perfetta per chi preferisce il relax più assoluto. Le escursioni naturalistiche a cavallo, in bici, a piedi, o in barca, consentiranno la scoperta di un territorio incontaminato, fatto di dune sabbiose, riserve naturali e oasi incantate.
La pista ciclabile che si estende per 8,5 km, offrirà invece la possibilità di fare lunghe pedalate e passeggiate in mezzo alla natura. Per i più sportivi ci saranno il MandraCorsa e la Ciclopasseggiata in Mountain Bike. L’edizione 2019 del Mandrarossa Vineyard Tour consentirà agli ospiti di partecipare al corso introduttivo di Kite Surf.
Accompagnati dai volontari del Wwf, si potranno visitare i nidi della tartaruga Caretta caretta, scoprire le caratteristiche delle spiagge e delle specie che le popolano. A conclusione di un weekend tra natura e tradizione, i tramonti mozzafiato e la musica dal vivo. Per iscriversi: https://vineyardtour.it/#prenota-adesso.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio Pignoletto Emilia Romagna ha eletto all’unanimità Francesco Cavazza Isolani presidente per il triennio 2019-2022: si tratta della terza conferma consecutiva dell’incarico.
“Sono felice della rinnovata fiducia – ha dichiarato Cavazza Isolani, imprenditore agricolo e proprietario dell’azienda vitivinicola e agrituristica Montevecchio Isolani – e orgoglioso di rappresentare la seconda denominazione vinicola emiliano-romagnola”
“Gli obiettivi – ha precisato Cavazza Isolani – restano senz’altro quelli della gestione della denominazione, proseguendo nel percorso di tutela intrapreso a partire dal 2013 con la creazione del Consorzio, cui si aggiunge quello ambizioso dell’incremento dell’esportazione verso i mercati esteri e di una sempre maggior soddisfazione di tutto gli attori della filiera produttiva”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
SCANSANO – Meglio i vitigni resistenti (Piwi) o i vitigni già esistenti per combattere la sfida dei cambiamenti climatici? Pare non avere dubbi Diego Tomasi, ex direttore ed ora ricercatore del Crea, Centro di Ricerca per la Viticoltura.
“I Vivai Rauscedo stanno mettendo a disposizione ormai da anni i Piwi. Ma basterebbe conoscere meglio i vitigni già esistenti e lavorare per esempio sui portinnesti più adeguati per fare in modo che si adattino alle avversità del clima, vera piaga per la viticoltura italiana e internazionale”.
L’intervento nel corso della presentazione di Morellino Green, il nuovo progetto di mobilità elettrica legata all’enoturismo nel territorio del Morellino di Scansano.
“Siamo sicuri di aver agito bene con la selezione clonale negli ultimi anni? A mio avviso ci siamo sempre limitati a studiare solo il grappolo e la sua composizione, ma non la vite, presa singolarmente. Non varrebbe la pena di riprendere in mano il tema della selezione clonale? Siamo certi di aver esplorato tutta la variabilità naturale del Sangiovese e degli altri vitigni già esistenti?”.
“La genetica – ha aggiunto Diego Tomasi – ha bisogno di altri vent’anni per arrivare a qualcosa di concreto”. Ma il tempo non c’è. “Perché il cambiamento in corso riguarda l’intensità, la persistenza e la frequenza fenomeni che creano scombussolamento al clima”.
In conclusione, sempre per il ricercatore del Crea, “la cosa migliore per i viticoltori sarebbe prendere vantaggio della diversità climatica locale, studiando il comportamento delle singole piante di vigneto in vigneto e, sulla base dei risultati, cambiare eventualmente approccio. Servono vigneti più plastici, meno rigidi, in grado di adattarsi”.
GLI STUDI DEL CREA
A riprova di questa tesi, Diego Tomasi ha riferito i risultati di alcune analisi e sperimentazioni svolte dal Crea. Centrale il ruolo del portinnesto della vite: “Abbiamo messo a confronto le reazioni dell’M4 e del 1103 P in Calabria in condizioni di forte stress idrico”.
Il primo ha evidenziato un numero inferiori di radici, ma una dimensione del tronco della vite e un grado di umidità delle foglie superiore al 1103 P. Elemento che lo ha reso più efficace per supportare la pianta durante i fenomeni siccitosi.
“Tra le pratiche più utili – ha evidenziato Tomasi – ci sono poi le defogliazioni tardive: effettuate 3, 4 settimane prima della vendemmia, togliendo il 30% delle foglie giovani, riducono la fotosintesi ma non la formazione dei polifenoli. In due annate di Sangiovese poste sotto esame è stato il tagliato un grado Babo”.
Altro tema fondamentale per la viticoltura esposta ai cambiamenti climatici è la perdita di acidità. Emblematico il caso della Glera, uva con la quale viene prodotto il Prosecco. Negli ultimi 20 anni, secondo quanto riferito da Tomasi, la concentrazione naturale dell’acido malico della varietà si è dimezzato.
Tra le tecniche suggerite dal Crea c’è la defogliazione. “Dovrà essere eseguita in prefioritura – ha spiegato il numero uno del Centro di Ricerca – per evitare la scottatura grappoli. La defogliazione precoce testata sul Sangiovese ha avuto come risultato una minore allegagione e peso dell’acino, ma anche grappoli meno soggetti a scottature e più pigmenti coloranti”.
Da non sottovalutare i risvolti delle tecniche di allevamento della vite. In Valpolicella, la pergola inclinata testata dal Crea al posto del Guyot per la Corvina ha consentito di ottenere un 30% in più di antociani, proteggendo per di più il grappolo dalle conseguenze dei violenti rovesci.
Ma l’elemento che più si tende a sottovalutare – ha precisato Tomasi – è il suolo: la qualità del vino passa dalla terra. Da qui l’importanza assoluta di curare la rizosfera, ovvero la porzione che circonda le radici, fondamentale per aiutare la vite a sopportare gli stress, nonché elemento importantissimo nel cosiddetto terroir”.
In conclusione del suo intervento, il ricercatore del Crea ha lanciato un monito ai viticoltori: “Deve per forza accadere qualcosa di nuovo nel vigneto italiano per contrastare i cambiamenti climatici. L’imprevedibilità e gli eventi estremi all’interno della medesima annata preoccupano ormai più delle variabilità tra un’annata all’altra. Pensiamoci”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
SCANSANO – Si chiama “Morellino Green” l’onda verde che segna il nuovo corso del Morellino di Scansano, destinato a coinvolgere tutta la Maremma. Una rete di undici colonnine per la ricarica delle auto elettriche, pensato per favorire l’enoturismo ecosostenibile.
I dettagli del progetto sono stati presentati questa mattina dal Consorzio di Tutela della nota Docg della Toscana, nel corso di un convegno a Teatro Castagnoli che ha dato il via a Rosso Morellino 2019, grande banco di degustazione in corso quest’oggi nel borgo della provincia di Grosseto.
IL PROGETTO
Da poche ore sono in funzione sul territorio della Denominazione 2 delle undici colonnine per la ricarica delle auto elettriche fatte installare da Emmerent, società che opera in Italia nel campo della mobilità green. Dieci cantine del territorio, oltre al Consorzio, si sono accollate le spese di realizzazione del punto di ricarica.
Si tratta di un investimento di 40 euro al mese per 48 mesi di “finanziamento”, al termine dei quali la colonnina diventerà di proprietà dell’acquirente. Le strutture sono gestite dalla centrale operativa di Emmerent, a Bologna.
I costi di ricarica praticati sono molto competitivi: 0,15 centesimi al Kw. Il vero focus, però, è un altro. Durante l’attesa necessaria per la ricarica – da una a oltre 3 ore – l’utente avrà modo di visitare le cantine che hanno aderito al progetto, assaggiando il vino e facendosi promotore del Morellino di Scansano.
Il tutto previa registrazione sul sito morellinogreen.it. Un progetto destinato a un target medio alto di consumatori. Il costo della auto elettriche è infatti ancora piuttosto sostenuto in Italia, ma i dati delle immatricolazioni – favorite dagli incentivi del Governo – sono incoraggianti.
Nel 2018 sono state immatricolate 18 mila autovetture elettriche. Si prevede di raggiungere quota 50 mila entro la fine del 2019. Un vero e proprio boom lo scorso marzo, in cui sono state acquistare in Italia 8.700 automobili di nuova generazione.
“L’obiettivo – ha spiegato il direttore del Consorzio Alessio Durazzi – è proporre Scansano come meta del turismo econsostenibile, attraverso la creazione di questo circuito di ricarica per le auto elettriche. Un progetto pilota per riflettore sulla sostenibilità, tema centrale per noi e per tutta la Maremma del vino”.
“La speranza – ha aggiunto Durazzi – è che anche altre aziende del territorio seguano l’esempio delle cantine del Morellino di Scansano. Mi riferisco ad hotel, agriturismi e ristoranti che vogliano appassionarsi al progetto per diventare a loro volta una bandiera di questa rivoluzione green, al fine di formare un vero e proprio ‘Sistema Maremma’”.
I NUOVI CONSUMATORI
A confermare come il legame tra la sostenibilità della produzione e il consumo di vino sia un tema centrale è Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor. “La sostenibilità – ha evidenziato – è ormai una leva competitiva per il vino italiano. I consumatori sono sempre più attenti alle produzioni bio e le richiedono in maniera specifica”.
“In questo senso – continua Pantini – il progetto Morellino Green può diventare una leva di crescita per le Denominazioni del vino della provincia di Grosseto, con ampi margini di crescita sia sul mercato locale che nell’export”.
Dello stesso parere Diego Tommasi, direttore del Centro di Ricerca per la Viticoltura del Crea che ha posto l’accento sui cambiamenti climatici. E sull’importanza, ormai vitale per l’agricoltura, di essere sostenibile.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
SIRACUSA – Trecentonovantotto vini a Sicilia en Primeur 2019, Anteprima della vendemmia 2018 andata in scena la scorsa settimana a Siracusa. Un numero che scende a 43 etichette se si considerano i vini non ancora in commercio o immessi solo a partire da febbraio 2019, tra i quali abbiamo stilato una classifica dei migliori.
Prima del blind tasting, la presentazione dell’andamento dell’annata a cura dell’enologo Mattia Filippi. “La forza dell’equilibrio”: così è stata sintetizzata la vendemmia 2018 in Sicilia. Un’annata, dunque, “vicina alle medie produttive e qualitative storiche”.
La Sicilia, pur essendo tra le quattro regioni più produttive d’Italia – assieme a Veneto, Emilia Romagna e Puglia – ha registrato la crescita produttiva più equilibrata del Paese. Un fenomeno che accosta l’isola solo a Toscana e Piemonte, areali riconosciuti in tutto il mondo per l’avanguardia qualitativa.
Un traguardo reso possibile dal fatto che la Sicilia ha fatto registrare nel 2018 le rese più basse in Italia: 6,2 tonnellate per ettaro, battendo appunto Toscana (6,5 tonnellate per ettaro) e Piemonte (8,5 tonnellate per ettaro).
Dal punto di vista meteo climatico, il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello mondiale dell’ultimo secolo.
Grazie alla sua posizione, al centro del Mediterraneo, la Sicilia ha tuttavia goduto degli effetti benefici del caldo africano e dei venti freschi provenienti dai Balcani.
Sempre secondo l’analisi dei tecnici di Assovini, la Sicilia ha rispettato il trend del Sud Italia anche in termini di piovosità. La somma delle precipitazioni dimostra che c’è stata più pioggia rispetto alla media dell’ultimo secolo.
L’anticipo del germogliamento nella parte occidentale dell’isola è stato da record: quasi due settimane, con l’ampliamento delle fasi fenologiche della vite. Ottimi gli influssi su varietà come Grillo e Zibibbo, con espressioni aromatiche interessanti e mantenimento dell’acidità naturale.
Nella parte orientale della Sicilia, sempre secondo la relazione di Mattia Filippi, Faro e Mamertino hanno goduto di piogge meno intense rispetto alla media. Un capitolo a parte per la zona dell’Etna, che ha visto “una distribuzione delle piogge diversa nelle tre macro aree”, ovvero i versanti nord, est e sud.
Carricante e Catarratto sono stati raccolti in anticipo, prima delle piogge di ottobre. A Randazzo, il Nerello Mascalese e Cappuccio hanno costretto i viticoltori “a una vendemmia più frazionata, capace di dare vini dotati di meno alcol ma dall’ottimo quadro acido e aromatico, ma soprattutto dalla grande propensione alla longevità”.
I NUMERI DELL’EDIZIONE 2019
Sicilia en Primeur è tornata a Siracusa dopo 10 anni per la sedicesima edizione, chiudendo gli appuntamenti più importanti dell’anno per le aziende del vino siciliane, dopo Prowein e Vinitaly. Quest’anno sono stati più di 100 i giornalisti italiani e stranieri che hanno partecipano alla kermesse.
Anche quest’anno la Sicilia del vino ha svolto il ruolo di ambasciatrice attraverso i tesori della regione: la stampa, divisa in 8 gruppi, ha preso parte ad altrettanti enotour in visita alle cantine ma anche ai beni Unesco siciliani, rafforzando così la relazione esistente tra vino e cultura.
VINI BIANCHI
Sicilia Doc Grillo 2018 “Kheirè”, Tenuta Gorghi Tondi: 89/100 Dal greco “Benvenuto”. E benvenuta sia la nuova annata della selezione di Grillo di questa bella realtà siciliana. Naso e bocca di buona corrispondenza, su note di agrume. Vino giovane, già connotato da una ottima struttura.
Sicilia Doc Grillo 2018 “Lalùci”, Baglio del Cristo di Campobello: 88/100 Intrigante sia al naso che in bocca. Frutto di gran pulizia, corroborato da pregevoli richiami salini e balsamici.
Monreale Doc 2018 “Murriali”, Baglio di Pianetto: 88/100 Leggera spezia, gran consistenza sia al naso che al palato. Buona la freschezza, quasi balsamica, al palato e l’allungo salino. Un Insolia (o Inzolia) in purezza che disegna bene i contorni dei bianchi di qualità della Sicilia, anche in un’ottica di affinamento nel tempo.
Etna Bianco Doc 2018 “Archineri”, Pietradolce: 87/100 Naso intenso, tra note saline, vegetali e fruttate. Bocca citrina e fresca, su note di buccia d’arancia e limone, per un sorso verticale.
Alcamo Classico Doc 2018 “Vigna Casalj”, Rapitalà: 86/100 Bel naso largo, di agrumi e macchia mediteranea. Seduttivo nella sua parte di frutta matura, che rende il Catarratto meno spigoloso del consueto. In bocca bell’allungo sulla frutta tendente al maturo, che non si scompone.
VINI ROSATI
Rosato Igp 2018 “Don Pietro Rosato”, Azienda agricola dei Principi di Spadafora: 90/100 Un naso che ha bisogno di qualche secondo nel calice per assestarsi e regalare il meglio dei rosati di Sicilia en Primeur 2019.
In bocca richiami preziosi di liquirizia, oltre al frutto. Intrigante, particolare. Lunghissimo. Un rosato assieme elegante e di carattere.
Etna Doc Rosato 2018 “Scalunera”, Torre Mora (Tenute Piccini): 89/100 Un rosato giocato sulla finezza e sulla precisione del frutto, croccante e rinvigorito da una esaltante nota salina.
Fresco, beverino, ancora giovane ma già in grado di mostrare buone possibilità di ulteriore affinamento nel tempo. Elegante la chiusura, particolarmente lunga.
Rosato “Luigia” 2018, Barone Sergio Wines: 87/100 Frutto rosso piuttosto preciso, che si allarga su note mature solo nel finale. Un rosato che convince sopratutto per la bella struttura e il bell’allungo, su tinte di frutti di bosco molto precise. Un vino disinvolto e beverino, ma serioso.
VINI ROSSI
Etna Rosso Doc 2018 “Ciauria”, Pietro Caciornia: 90/100 Suadente la maturità del frutto, sostenuta da un bel tannino di prospettiva, che nel retro olfattivo si fa di spezia e liquirizia. Vino d’allungo, già godibilissimo.
Etna Rosso Doc 2018 “Trimarchisa”, Tornatore: 88/100 Frutto maturo e tannino al palato. Un Etna giocato sull’essenzialità e, per certi versi, sulla prontezza. Una chiave di lettura del vulcano che non può non essere tenuta in considerazione, nel 2019.
Salina Rosso Igp 2018, Cantine Colosi: 88/100 Bell’equlibrio per questo rosso prodotto da una delle cantine “chicca” del panorama siciliano. Naso e bocca profondi, sulla spezia e sul piccolo frutto di bosco croccante. Chiusura su tannino in fase di integrazione ma tutt’altro che sgarbato, con richiami di radice di liquirizia.
Monreale Doc Syrah2018 “La Monaca” 2018, Tasca d’Almerita: 88/100 Uno dei migliori Syrah da allungo dell’ultima vendemmia in Sicilia. Consistente, tattile, corposo, elegante. Essenziale eppure pieno, in un gioco d’equilibrio che riesce a pochi. Funambolo.
Nero d’Avola Doc 2018, Feudo Arancio: 86/100 Uno di quei Nero d’Avola che concentrano, nella loro semplicità, le caratteristiche del vitigno nelle sue varie espressioni. Beva agile e scattante, mai banale, frutto preciso che non si scompone e non cede alla marmellata. Tannino sottile e disteso. Vino emblema della sete da soddisfare ora o mai più.
Vittoria Frappato Doc 2018 “Di Sicilia… Sole e Terra”, Cantina Horus: 86/100 Frutto maturo al punto giusto, sia al naso che al palato, per questo Frappato che convince per la sua tipicità, fatta anche di una speziatura decisa ma non invadente e di una buona eleganza complessiva.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
BRESCIA – La stima è ancora parziale, ma il maltempo che ha colpito la Lombardia nelle scorse ore ha lasciato il segno nei vigneti di Capriano del Colle, nella Doc Montenetto. Situazione di massima allerta in tutta la provincia di Brescia con campi allagati, alberi sradicati da terra, campi per l’alimentazione degli animali compromessi.
I vigneti sono stati ricoperti da una coltre bianca, con i filari colpiti dai chicchi di ghiaccio di dimensioni considerevoli. Problemi anche alle strutture con tegole strappate dai tetti dalla violenza del vento.
Purtroppo è arrivata la grandine – evidenzia Davide Lazzari, viticoltore di Capriano del Colle -. Il danno che stimiamo ad ora è intorno al 30 per cento, ma dobbiamo verificare bene”. A Rudiano (BS) una tromba d’aria ha divelto alberi e sollevato le coperture di una stalla popolata da mucche da latte.
La nuova ondata di maltempo che ha colpito la Lombardia pone l’accento su una primavera segnata da eventi estremi, dopo un inverno caldo e siccitoso. Al lavoro Coldiretti Lombardia, con i tecnici delle varie province impegnati in questi minuti a raccogliere le segnalazioni dai territori colpiti.
Nel milanese, la grandine ha tritato campi di orzo, frumento, mais e ortaggi in pieno campo, mentre il vento ha abbattuto numerosi alberi: la zona più colpita è quella a ovest del capoluogo, con epicentro tra Parabiago, Arluno, Arconate e Villa Cortese. A sud est, colpita con maggiore intensità la zona di Melzo e in parte anche il lodigiano, anche lì con alberi abbattuti e coltivazioni allettate.
E’ stata una grandinata lunga e intensa, durata una quarantina di minuti. Chicchi non grandi, ma in tutto quel tempo hanno fatto danni ingenti – dichiara Davide Colombo, agricoltore di Villa Cortese, nella città metropolitana di Milano – In alcuni punti a bordo strada c’erano 30 centimetri di ghiaccio. Ho dovuto mettere il 4×4 per uscire dal campo. Orzo e frumento sono stati devastati, le spighe distrutte; ma anche il mais è stato raso del tutto”.
“La tempesta di ghiaccio ha rovinato orzo e mais – conferma Manuel Bongini, imprenditore agricolo di Arluno (MI) – Tra i miei campi e quelli dei miei vicini ha colpito almeno 50 ettari. Una brutta botta e temo danni anche per il freddo: quando è arrivata la grandine la temperatura si è abbassata di colpo e questo non è il massimo per le piantine in fase di crescita”.
Qui ha colpito praticamente tutto – spiega Paolo Bruni, agricoltore di Settala (MI) -. I danni su 5 ettari di pomodoro e su 4 ettari di orzo sono evidenti: nel caso dell’orzo tre quarti di ogni spiga non ci sono più. Rasi anche 10 ettari di mais, ma lì bisognerà aspettare un po’ per capire meglio come è andata. Danni anche sui terreni a Mulazzano, in provincia di Lodi”.
In provincia di Bergamo, pioggia e vento hanno sferzato tutto il territorio ma in modo particolare l’area della Bassa, con la grandine che ha colpito a macchia di leopardo. Da una prima stima dei tecnici Coldiretti si riscontrano danni nelle campagne tra Arzago D’Adda, Treviglio, Caravaggio, Bariano, Covo, Barbata, Romano, Fontanella e Torre Pallavicina. Grandinate meno intense hanno interessato anche la zona di Bergamo, della Valle Imagna e della Valle Seriana. Verifiche sono in corso sugli alberi da frutto colpiti.
In un attimo – racconta Nazzareno Samuel Ferro titolare dell’azienda Campagnola di Torre Pallavicina -violente raffiche di vento hanno spazzato circa 100 metri quadrati di tetto, scoprendo la sala di mungitura, la sala del latte e il magazzino. Si sono bagnati tutti gli impianti e siamo dovuti intervenire per cercare di asciugare il più possibile. I campi sono stati colpiti per almeno 20 minuti da una grandine sottile ma molto fitta”.
Ovunque si contano alberi sradicati e campi sommersi a causa delle violente piogge cadute nel giro di pochi minuti, che non hanno permesso ai terreni di assorbire l’acqua. Danni al mais in campo, triturato dai chicchi di grandine, mentre orzo e frumento sono stati spianati.
Anche ilCremascoè stato flagellato dalla grandine e dalle raffiche di vento, che hanno colpito vari comuni da Rivolta d’Adda a Crema, da Camisano ad Offanengo. Forti i danni a strutture e colture.
“E’ stata una grandinata terribile – racconta Faviano Lanfranchi, 35 anni, di Offanengo -. Nei campi di coste tutto il raccolto è andato distrutto, ma il danno più grave è sui campi che avevo seminato, quelli dove fra qualche tempo avrei raccolto zucchine, angurie, zucche e fagioli”.
La tromba d’aria ha strappato il tetto del nostro allevamento di maiali – spiega Pietro Festini di Camisano – Nei campi orzo e frumento sonostesi al suolo, mentre le piantine di mais sono state spezzate dalla grandine”. Danni si rilevano anche in varie aree del Soresinese e del Cremonese.
Maltempo anche su basso Varesotto e le due province lariane, in particolare l’Erbese: danni alle piantine da poco seminate, agli alberi da frutto e alle strutture in campo, con i teli di copertura rovinati. Segnalazioni arrivano anche dalla terra dei Gonzaga.
Il forte vento nell’Alto mantovano ha fatto cadere diversi alberi ad Asola e Castel Goffredo, mentre la grandine nel Basso mantovano ha colpito tra San Benedetto Po e Felonica, con danni alle pere non protette dalle reti antigrandine e ai meloni fuori serra. Una forte grandinata si è abbattuta, infine, anche su Pavia concentrandosi in particolare sulla città e le zone limitrofe.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento