Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

La Famiglia del Vino: in Romania il concorso enologico organizzato dai Păduraru


Vinarium Wine Contest Romania Păduraru. Lui è un ex attore. Il classico bell’imbusto, con la postura e la voce che buca lo schermo. Lei è sempre stata al suo fianco, instillando nella figlia la passione per l’antropologia. Loro sono Cătălin, Daniela e Ruxandra Păduraru: la famiglia del vino che organizza Vinarium – International wine contest, concorso enologico internazionale che si tiene ormai da 22 anni in Romania, con il patrocinio dell’Oiv e di Vinofed. Dati alla mano, si tratterebbe della più importante competizione enologica dell’Est Europa. In vista della prossima edizione, in programma dal 22 al 25 maggio 2025, ecco l’intervista all’affiatatissimo trio di organizzatori, sempre unito tra famiglia e lavoro.

Cătălin (C), Daniela (D) e Ruxandra (R) Păduraru: qual è la vostra principale occupazione oltre all’organizzazione di Vinarium?

R: Sono un’antropologa e attualmente una dottoranda. Insegno presso la Facoltà di Sociologia e Lavoro Sociale, dove mi occupo di ricerca, organizzo workshop interdisciplinari e scrivo molto. Il mio lavoro si concentra sull’antropologia sociale, con l’obiettivo di tradurre la ricerca accademica complessa in una comprensione accessibile a tutti.

D: Sono sempre stata la Direttrice Esecutiva di tutte le operazioni del gruppo, che comprendono la distribuzione nazionale di vino, la vendita al dettaglio specializzata e l’organizzazione di una competizione enologica internazionale. L’Associazione Vinarium Wine Institute va oltre la competizione internazionale. Include ricerche storiche, sociologiche e antropologiche, corsi di valutazione sensoriale, degustazioni, trasmissioni televisive e radiofoniche, pubblicazioni di letteratura specializzata e una serie di progetti unici. Tra questi ci sono il Wine Neurofeedback, The Sound of Wine, Enovart (upcycling di materiali del settore vitivinicolo) e la nostra nuova iniziativa, Wine Highway/Vineyards Highway.

C: Nel 2010 abbiamo effettuato un’uscita strategica dalla più importante azienda specializzata nella commercializzazione di vino dell’epoca. Da quel momento, ci siamo concentrati completamente sulla ricerca, l’innovazione applicata, i corsi, la pubblicazione di libri, la conduzione di programmi radiofonici e televisivi e la scrittura per riviste. Curiosamente, circa 30 anni fa scrivevo per Playboy, che all’epoca aveva una rubrica sul vino. Oggi scrivo per Ziarul Financiar e Revista Fermierului. In sintesi, il mio lavoro consiste nel concettualizzare, implementare, coordinare e comunicare progetti diversi.

Attualmente, la nostra ricerca si concentra su una prospettiva storica che si discosta dalla narrazione ufficiale, mettendo in luce l’antico legame della Romania con la Vitis Vinifera. Inoltre, esploriamo il marketing multisensoriale, il neurofeedback, l’intelligenza artificiale e, più recentemente, lo sviluppo del settore enoturistico attraverso camper lungo la nuova A7, chiamata “Wine Highway”, o “Vineyards Highway”. Con queste iniziative, vogliamo creare modelli non solo per i produttori e viticoltori, ma anche per i turisti e per l’amministrazione statale, che finora non ha colto appieno questa opportunità.

Quali sono i vostri rispettivi ruoli in Vinarium?

R: Siamo un team molto piccolo, quindi tutti indossiamo più “cappelli”. Io mi occupo principalmente dell’organizzazione pre-evento, gestendo il sito web e coordinando le giornate della competizione. Durante l’evento, mi occupo della logistica: comunicazione con i giudici, fotografi e videomaker, rapporti con la stampa, preparazione di diplomi, badge e regali, traduzioni e risoluzione di eventuali problemi. Detto questo, il mio ruolo non si limita a questi compiti. Dall’assistenza nello scarico dei campioni dal camion prima della competizione alla gestione del magazzino dei vini, do una mano ovunque sia necessario. https://www.winemag.it/schengen-esultano-italiani-producono-vino-romania-e-bulgaria/

D: Mi occupo principalmente degli aspetti tecnici, inclusa la raccolta dei campioni sia dalla Romania che dall’estero. Coordino inoltre l’organizzazione della sede e tutti i dettagli logistici.

C: Il mio ruolo è stato, e continua a essere, quello di creare un format unico, dinamico e competitivo, capace di raggiungere i vertici europei e mondiali. Oltre a questo, serve rigore e coraggio. Forse, riesco anche a creare coesione nel team e ad attrarre giudici che si innamorano della Romania.

Ruxandra e Daniela, come vi siete avvicinate al mondo del vino?

R: Quando cresci in una famiglia che opera nel settore da sempre, è inevitabile [ride]. Sono una persona curiosa e volevo capire di più già prima di poter legalmente “bere” vino. Ho partecipato a eventi con i miei genitori, visitato cantine e ascoltato innumerevoli conversazioni sul vino. A casa nostra, il vino è sempre stato visto come un prodotto culturale, non solo come una bevanda alcolica, ed è proprio questo aspetto che mi ha affascinata di più. https://www.iwcb.ro/

D: Ho una formazione in ingegneria e inizialmente volevo diventare una creatrice di prodotti di lusso in pelle. Poi ho incontrato Cătălin e, attraverso di lui, ho scoperto… il vino. Dopo tre anni di lavoro come giovane ingegnere, ho deciso di costruire qualcosa insieme a Cătălin. E con un team di giovani imprenditori a noi vicini, abbiamo sviluppato e fatto crescere brand noti.

Catalin, come è nata l’idea di organizzare Vinarium Wine Contest e quando?

C: Un momento davvero magnifico è stato quando, nel 2011, ho detto “sì” a una sfida.

Come è cresciuta la competizione dalla prima edizione?

C: Quando ho preso in mano l’Iwcb (International Wine Contest Bucharest), era una piccola competizione a rischio di chiusura. Oggi, Vinarium è cresciuto più di dieci volte rispetto alla sua forma iniziale e ha introdotto innovazioni uniche. Ad esempio, durante la pandemia, siamo stati l’unica competizione al mondo a svolgersi regolarmente, sperimentando con successo il formato ibrido (in presenza e online), che nessun altro ha saputo replicare.

Perché la Vinarium Wine Contest è importante per la Romania e non solo?

R: Vinarium non è solo una competizione, ma una vetrina della Romania vitivinicola al mondo. Oltre a certificare la qualità dei vini, la competizione rafforza l’identità culturale, economica e turistica del paese.

C: La Romania è tra i maggiori produttori europei di vino e ha un mercato aperto alle etichette di tutto il mondo. Vinarium aiuta i produttori a posizionarsi in questo mercato e a comprendere le tendenze del consumo.

Essere una “famiglia del vino” rende più facile gestire il lavoro?

R e D: Non sempre è facile separare il lavoro dalla vita familiare, ma abbiamo imparato a farlo. Lavorare insieme ha rafforzato il nostro legame e Vinarium è parte della nostra identità.

C: Siamo una famiglia con competenze diverse, che converge nell’esperienza vinicola. Questa complementarietà ci rende più forti.

Categorie
news news ed eventi

Denny De Vito e il Classese dell’Oltrepò: il Metodo classico Pavese al cinema


denny de vito classese. Mille dubbi e una certezza assoluta. Per l’Oltrepò pavese che, ieri pomeriggio, ha scelto il nome Classese per rilanciare il Metodo classico Docg da uve Pinot Nero, oggi è un risveglio “da vigilia di Natale”. Nel toto-nomi da affibbiare solo e solamente alle bollicine Docg, quello prescelto dall’assemblea del Consorzio ha già un ambasciatore d’eccezione. Sua maestà Denny De Vito. In una scena centrale di Ops! È già Natale – A Sudden Case of Christmas, remake di Improvvisamente Natale diretto da Peter Chelsom, l’attore e regista statunitense, di chiare origini italiani, imbraccia una magnum di Classese di Quaquarini. E la stappa, per celebrare la (presunta) notizia dell’arrivo di un altro bebè in famiglia. Non importa se la trama svelerà un’altra storia. La Magnum di Classese esplode. E la spuma schizza sul volto dei protagonisti, seduti a tavola. Una scena che, oggi, brilla negli occhi di Umberto Quaquarini, patron della cantina-gioiello di Canneto Pavese che ha deciso di cedere quel nome al Consorzio. «Per il bene del territorio».

UMBERTO QUAQUARINI: «HO DONATO IL CLASSESE, UN PEZZO DI FAMIGLIA, ALL’OLTREPÒ»

«Il nome Classese – spiega il vignaiolo a Winemag – è storico per lo spumante dell’Oltrepò pavese. Negli ultimi anni, tuttavia, siamo rimasti solo in due ad utilizzarlo: noi dell’Azienda agricola biologica Francesco Quaquarini e l’azienda Monterucco della famiglia Valenti. Un nome bellissimo, secondo me, che è sempre piaciuto anche a mio padre. Negli anni abbiamo proposto molte volte al Consorzio Oltrepò di utilizzarlo come nome collettivo degli spumanti Metodo classico Docg da uve Pinot Nero, come brand collettivo, ma ci hanno sempre detto di no. Le ultime ricerche affidate dal Consorzio ad enti esterni, per trovare un nuovo nome con cui chiamare la Docg, non hanno convinto. E così, prima con l’ex direttore Carlo Veronese e poi con il benestare dell’attuale direttore Riccardo Binda, abbiamo trovato la quadra».

Quaquarini e Monterucco hanno così ceduto al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese il “marchio”. Il gruppo di aziende oltrepadane guidato dal presidente Fabiano Giorgi ha poi ceduto, a sua volta gratuitamente, il nome al Consorzio. Classese è diventato così il nome assunto ieri pomeriggio dall’assemblea dei soci del Consorzio per lo spumante Metodo classico base Pinot Nero dell’Oltrepò pavese. «Non volevo diventasse una transizione economica a nessun livello – garantisce Umberto Quaquarini a Winemag – bensì una cosa per tutti. Classese è un nome nato liberamente e tale deve rimanere. L’unica cosa che ho chiesto è fosse strettamente legato alle sole bollicine metodo classico da Pinot Nero, ovvero alla gemma del nostro territorio. E così è stato. Qualcuno, invece, proponeva di poterlo usare anche per il Vsq o per gli spumanti con lo Chardonnay». denny de vito classese.

DUBBI (FUGATI) SULL’APPROVAZIONE DEL NOME CLASSESE DA PARTE DEL MINISTERO

«Oggi mi sento un po’ strano – ammette Quaquarini, evidentemente commosso – perché è come se avessi “ceduto” qualcosa di famigliare, a cui ero molto legato, insieme a mio padre. In realtà, se ci penso bene, ho donato a tutti i produttori un nome che diventerà ancora più importante e conosciuto. Simbolo degli spumanti metodo classico di qualità dell’Oltrepò pavese, solo da uve Pinot Nero. I produttori pavesi hanno così un nome unitario, così come altri grandi territori dediti alla produzione di spumanti come Franciacorta, Alta Langa e Trento Doc». Del resto, il Classese di Quaquarini resta una chicca. Prodotto al massimo in 15 mila bottiglie annue, è ottenuto da solo due vigneti selezionatissimi. In commercio c’è l’annata 2016, che lascerà spazio al millesimo 2017 a Vinitaly 2025.

«Il nome Classese – assicura il produttore – rimane in testa facilmente. È facile da ricordare e da pronunciare, anche se non abbiamo particolare evidenze all’estero, vendendolo poco fuori dai confini italiani».y de vito classese.      Quanto alla possibile censura del nome da parte del Ministero, che potrebbe bloccare l’iter di approvazione del provvedimento, il Consorzio guidato da Francesca Seralvo si è già mosso per trovare garanzie legali. «Anni fa – rivela Umberto Quaquarini – il Ministero dell’Agricoltura aveva bocciato il nome Classese perché era troppo uguale a “metodo classico” e creava confusione. Il Consorzio fece ricorso e lo perse, ma nessuno portò avanti la discussione. Già con Carlo Veronese, negli anni scorsi, l’argomento fu ripreso in mano. Il nuovo direttore Riccardo Binda assicura di aver già effettuato i controlli legali necessari, per assicurarsi che nessuno possa bloccare più questo nome».

IL CONSORZIO: LA FAMIGLIA QUAQUARINI HA GARANTITO LA CONTINUITÀ DEL CLASSESE

«La continuità commerciale del Classese – conferma Riccardo Binda – è stata garantita dalla caparbietà della famiglia Quaquarini nel tenerlo vivo negli anni. Sul nome non ci sono dubbi. Il Ministero aveva dato un parere contrario, nel 1991, perché ammiccava a “metodo classico”, ma il Classese è ora esclusivamente Metodo classico! La certezza, quando si fanno modifiche di nomi di denominazione, non c’è mai. Ma niente, in questo momento, può dare più garanzie di Classese. Ed era l’unica scelta praticabile – conclude il direttore del Consorzio -. Tutte le altre sono boutade lanciate da chi non ha ben chiari tutti i meccanismi del sistema delle Doc». Mal che vada, uno squillo a Denny De Vito. E via.

Categorie
news news ed eventi

Oltrepò, è svolta: Metodo classico Classese e più peso ai vignaioli in Consorzio


classese oltrepò pavese L’Oltrepò Pavese vive oggi un momento storico di svolta, destinato a segnare un “prima” e un “dopo” nel percorso di valorizzazione del territorio e della sua viticoltura. In occasione dell’Assemblea dei Soci del Consorzio del pomeriggio, sono state approvate con un consenso quasi unanime due riforme fondamentali. In primis l’adozione di un nuovo statuto, più orientato alla filiera, ovvero ai piccoli produttori e ai vignaioli. Una formula, di fatto, molto vicina all’idea di riforma della rappresentatività all’interno dei Consorzi del vino italiano ipotizzata dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti, nel corso degli ultimi anni. Il tutto dopo l’harakiri degli imbottigliatori, al termine di un tira e molla durato mesi che ha portato a una nutrita, volontaria estromissione dal Consorzio stesso. Il secondo voto epocale riguarda la revisione del disciplinare della Docg, che introduce cambiamenti strategici per il posizionamento e la valorizzazione del Metodo Classico.

IL NUOVO STATUTO DEL CONSORZIO OLTREPÒ PAVESE

Con un’approvazione che ha superato il 98% dei votanti, il nuovo statuto interviene su aspetti chiave. Come il sistema di voto, che attribuisce un minimo di 10 voti a ciascun socio, indipendentemente dalla capacità produttiva. L’ottica è quella di una maggiore autonomia decisionale dei piccoli produttori. Il tutto senza però compromettere il principio di proporzionalità, che tiene conto del contributo produttivo complessivo. Il riconoscimento del valore della filiera diventa così, anche nei fatti, un principio cardine del nuovo corso del Consorzio Oltrepò. In particolare, è stato previsto un sistema di premialità che, applicando un moltiplicatore del 25%, attribuisce un maggior peso decisionale alle aziende che gestiscono internamente tutte le fasi della produzione. Incentivando così un modello produttivo più integrato e sostenibile. Per la prima volta nell’Oltrepò Pavese, viene inoltre adottato un criterio di proporzionalità perfetta tra quantità dichiarata (uva, ettolitri di vino prodotto e imbottigliato), quota contributiva versata al Consorzio e numero di voti in Assemblea.

Fivi e la riforma dei Consorzi del vino: perché è il momento giusto con Meloni e Centinaio

“CLASSESE”: NUOVO NOME PER IL METODO CLASSICO DELL’OLTREPÒ

Questo principio, spiega il Consorzio guidato da Francesca Seralvo, garantisce una maggiore equità e trasparenza nella governance consortile. Il raggiungimento di questo obiettivo «non sarebbe stato possibile senza il contributo determinante di Federdoc e dei funzionari del Masaf». Il Consorzio ha intrattenuto con i due enti «un dialogo costante per affinare ogni dettaglio della riforma. E assicurare il massimo livello di efficienza e rappresentatività». Contestualmente, il nuovo disciplinare della Docg, approvato con oltre il 93% dei consensi, sancisce l’introduzione di un nome storico e distintivo per il Metodo classico base Pinot Nero: “Classese“. Il tutto attraverso un rafforzamento delle regole qualitative, che garantiscono l’eccellenza della denominazione.

Insieme alla revisione dello statuto, l’Assemblea ha approvato modifiche sostanziali al disciplinare dell’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg. Sono stati introdotti due elementi strategici per la crescita e il riconoscimento del prodotto a livello nazionale e internazionale. Primo tra tutti l’attribuzione di un nome specifico alla denominazione: “Classese”. Una dicitura che permetterà di differenziare il Metodo Classico dell’Oltrepò dalle numerose altre denominazioni esistenti nel territorio. Il secondo elemento riguarda l’introduzione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA), per valorizzare ulteriormente le zone di produzione più vocate, rafforzando il legame tra prodotto e territorio. https://www.consorziovinioltrepo.it/

Denny De Vito e il Classese dell’Oltrepò: il Metodo classico Pavese al cinema

Categorie
news news ed eventi

Boom di Custoza Superiore: +300% in tre anni. Roberta Bricolo: «Scommessa vinta»


A guardarla bene, la mappa della Doc Custoza ricorda quella della Francia. Una distanza che si assottiglia anche nei calici, secondo gli esiti della degustazione di Winemag tenutasi in Consorzio. Tanti i vini sopra i 90/100. Non deludono i “base”, categoria maggiormente prodotta. Ma è tra i Custoza Superiore e i Custoza Riserva che arriva la conferma dell’assoluta qualità – ancora scarsamente nota, mistero – dei vini bianchi di Custoza. Che i produttori stiano puntando in alto, spalleggiati ormai da un decennio da una visionaria gestione del Consorzio – oggi guidato dalla vignaiola Roberta Bricolo dell’Azienda agricola Gorgo – lo dimostra un dato su tutti: la crescita smisurata del Custoza Superiore. Ovvero del vino che – con la Riserva – dimostra come i bianchi di Custoza possano sfidare il tempo. In molti casi, al pari delle pregiate denominazioni di quella nazione a cui rimanda, curiosamente, la forma del vigneto Custoza Doc. https://custoza.wine/

ORGOGLIO CUSTOZA SUPERIORE: +300% IN 3 ANNI

Secondo i dati forniti a Winemag da Bricolo, il Custoza Superiore è cresciuto del 300% negli ultimi tre anni. «Siamo molto fieri – evidenzia la presidente del Consorzio – di poter parlare del boom di questa tipologia, che racconta la complessità del Custoza Doc. Ciascuna varietà del blend porta una caratteristica e viene valorizzata in maniera così puntuale da offrire un vino che si può abbinare a piatti più elaborati e ha un potenziale evolutivo importante. Dopo un decennio di sperimentazione sulla tipologia, possiamo oggi affermare che si tratta dei vini più presenti nelle carte vini dei ristoranti. L’aumento della rivendica di Custoza Superiore è un chiaro indicatore di crescita della denominazione, per affermare il savoir-faire aziendale e testare, ancor più, quella che definiamo “art of blending“».

I BIANCHI DI CUSTOZA: CONTEMPORARY BLEND

Già perché, secondo il disciplinare approvato l’8 febbraio 1971, il Custoza Doc – o Bianco di Custoza – è generalmente ottenuto dal “blend” di più uve a bacca bianca. Si tratta per di Garganega, Trebbianello (biotipo del Tocai Friulano), Bianca Fernanda (clone locale del Cortese) e Trebbiano Toscano. Insieme devono costituire almeno il 70% dell’uvaggio, con ciascun vitigno che non può superare il 45%. Malvasia, Riesling (Italico e/o Renano), Pinot Bianco, Chardonnay e Incrocio Manzoni possono concorrere fino a un massimo del 30%, da soli o congiuntamente. Da qui il claim Contemporary blend, ovvero Blend contemporaneo, scelto dal Consorzio Custoza per promuoversi sui mercati, soprattutto internazionali. Ultima occasione Wine Paris 2025, nell’ambito della prima “missione” del nuovo brand Lake Garda Wines.

ANDAMENTO DENOMINAZIONE CUSTOZA AL GENNAIO 2025

La denominazione sta dunque attraversando un periodo di significative variazioni, come evidenziano anche i dati relativi agli imbottigliamenti e alle giacenze fino al 31 gennaio 2025I dati sugli imbottigliamenti cumulativi mostrano un trend positivo per la Doc Custoza. A gennaio 2025, il volume imbottigliato è di 6958,33 hl (pari a circa 927 mila bottiglie), segnando una crescita del 23% rispetto ai 5660,54 hl (754 mila bottiglie) del 2024. L’aumento si mantiene costante nei mesi successivi, con punte significative nei mesi estivi.

Luglio 2024 registra 50.229,90 hl, in rialzo rispetto ai 48.612,31 hl del 2023. La tenuta della Doc gardesana, nel confronto tra il 2024 e il 2023, è evidente: 9.775.612 bottiglie contro 9.784.473. Se il trend degli imbottigliamenti lascia ben sperare per un 2025 di crescita, buone notizie arrivano anche sul fronte delle giacenze, che registrano una significativa contrazione. Il dato di gennaio 2025 mostra un forte calo delle giacenze di Custoza Doc a 84117,64 hl, rispetto ai 107.249,13 hl dello stesso periodo del 2024 e ai 121.363,68 hl del 2023.

CUSTOZA DOC: IMBOTTIGLIAMENTI CUMULATIVI (HL)

  2023 2025 2025
GENNAIO 3951,93 5660,54 6958,33
FEBBRAIO 12274,34 13163,88
MARZO 19646,43 20939,79
APRILE 26270,93 26953,25
MAGGIO 36346,79 34717,77
GIUGNO 41716,27 43694,16
LUGLIO 48612,31 50229,90
AGOSTO 53225,70 53065,02
SETTEMBRE 58230,92 58818,66
OTTOBRE 60814,40 63428,31
NOVEMBRE 66147,23 67205,20
DICEMBRE 73383,55 73317,09

LE GIACENZE DI CUSTOZA DOC (HL)

2023 2024 2025
GENNAIO 121363,68 107249,13 84117,64
FEBBRAIO 111700,28 97170,10
MARZO 102028,70 86269,33
APRILE 93128,01 78741,94
MAGGIO 76392,00    64792,73
GIUGNO 68998,55 51501,28
LUGLIO 59708,83 41191,62
AGOSTO 53174,30 37703,62
SETTEMBRE 46634,31 27122,35
OTTOBRE 46775,64 38729,30
NOVEMBRE 68982,15 90300,80
DICEMBRE 119041,83 94525,54

CUSTOZA RISERVA: «LA NOSTRA SCOMMESSA VINTA, SU LONGEVITÀ E VALORE»

Il successo del Custoza Superiore si accompagna alla recente introduzione – avvenuta nel 2019 – di una nuova tipologia: il Custoza Riserva. «Qualcuno potrebbe chiederci: serviva davvero? La risposta – spiega ancora a Winemag la presidente del Consorzio, Roberta Bricolo – è da ricercare nell’indagine molto profonda compiuta negli ultimi 5 anni sulla longevità dei nostri Custoza Superiore. Volevamo capirne il potenziale. I primi a sorprendersi siamo stati noi produttori, iniziando a riaprire bottiglie nascoste nelle cantine».

«Custoza Doc e Custoza Superiore, non necessariamente pensati per essere bevuti 5, 8 o 10 anni dopo – continua la numero uno del Consorzio, subentrata nel 2021 dopo la prematura scomparsa di Luciano Piona – si sono rivelati ottimi. Con questa presa di coscienza, forti della sperimentazione compiuta sul Custoza Superiore, ci ha portato a concepire vini in cui è ancora più evidente la firma del produttore. I Custoza Riserva vogliono essere vini che mi piace definire “di mano libera”. Utili a scardinare cliché sui vini bianchi da bere nell’annata. Vini attraverso i quali i nostri produttori si raccontano». Ma c’è un’altra caratteristica distintiva.

«I Custoza Riserva, sino ad ora – rivela Bricolo – sono prodotti solo da aziende agricole, che seguono tutta la filiera produttiva, dalla vigna alla commercializzazione. Quelle disponibili oggi riportano l’annata 2019 o 2020 in etichetta. E hanno fatto tutte il loro esordio a Vinitaly 2024, lo scorso anno, senza che i produttori si siano messi d’accordo tra loro. Un tacito accordo tra chi ha pensato al prodotto, lo ha custodito in cantina e lo ha trovato “pronto”, cinque anni dopo, per essere giudicato dagli esperti di settore e venduto ai clienti. I risultati sono stati molto confortanti». Poche bottiglie, certo. Ma un effetto dirompente a livello di immagine della denominazione. Un asso nella manica del Custoza. Utile a spingere, verso alto, il valore medio delle altre due tipologie, dalla base verso il vertice della piramide qualitativa.

Migliori Custoza Doc: il mistero di vini bianchi buonissimi, che pochi conoscono

Categorie
news news ed eventi

Fivi incontra Lollobrigida su semplificazione burocratica e futuro vino italiano


Un incontro strategico per il futuro del mosaico della viticoltura italiana. Nella giornata di ieri, una delegazione della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), rappresentata dalla presidente Rita Babini e dal membro dell’ufficio di presidenza Ludovico Botti, ha tenuto un incontro con il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il meeting, avvenuto a Roma, è stato l’occasione per ribadire il ruolo fondamentale dei vignaioli indipendenti all’interno del panorama vitivinicolo nazionale. Realtà produttive di medie e piccole dimensioni, le aziende aderenti a Fivi rappresentano un modello di produzione artigianale e territoriale, occupandosi in maniera diretta di tutte le fasi del processo. Dalla cura della vigna alla vinificazione, fino alla commercializzazione dei propri vini.

LE PRIORITÀ DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI

Durante l’incontro, la Presidente Babini ha messo in evidenza alcune criticità che oggi gravano sulle aziende indipendenti, sottolineando come sia indispensabile un intervento mirato per garantire la sostenibilità economica e burocratica di queste realtà. Tra i temi affrontati, la necessità di una semplificazione degli adempimenti amministrativi, un nodo che spesso ostacola il lavoro quotidiano dei vignaioli, sottraendo tempo e risorse alla produzione. Un altro punto fondamentale della discussione ha riguardato l’accesso alle misure dell’Ocm Vino (Organizzazione Comune del Mercato del Vino), che per le piccole aziende rappresenta un’opportunità spesso difficile da cogliere a causa della complessità delle procedure di richiesta e gestione dei fondi.

FIVI, DIALOGO APERTO CON IL MINISTRO

Non meno importante il tema della rappresentatività nella filiera vitivinicola. I vignaioli indipendenti chiedono maggiore spazio nei tavoli decisionali, affinché la loro voce possa avere un peso maggiore nelle scelte strategiche per il comparto vitivinicolo italiano. «La disponibilità del Ministro Lollobrigida ad ascoltarci – ha dichiarato la Presidente Babini al termine dell’incontro – è un segnale positivo per il nostro settore. Il comparto vitivinicolo sta attraversando una fase di profonda trasformazione e per affrontare le sfide del futuro è necessario che tutti gli attori della filiera collaborino attivamente, nessuno escluso».

IL MASAF E LE INDICAZIONI GEOGRAFICHE

Sempre ieri a Roma la II Conferenza FAO sulle prospettive globali delle Indicazioni Geografiche (IG). Un appuntamento internazionale che ha riunito oltre 350 partecipanti da 52 Paesi. Al centro del dibattito, il tema “Innovazione per la sostenibilità”, l’obiettivo è rafforzare la cooperazione tra ricerca, istituzioni e imprese per valorizzare le IG – comprese quelle del vino – come «strumento di sviluppo sostenibile e tutela delle tradizioni agroalimentari».

L’evento, co-organizzato dalla Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO) e dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha offerto una piattaforma di confronto tra accademici, operatori della filiera e rappresentanti istituzionali, in linea con le priorità discusse durante il vertice dei Ministri dell’Agricoltura del G7 nel settembre 2024.

L’Italia è leader mondiale grazie ad oltre 890 filiere a Indicazione Geografica, con un sistema che genera oltre 20 miliardi di euro di valore e rappresenta il 21% del totale europeo. Un modello di successo riconosciuto a livello globale che garantisce qualità, sicurezza alimentare e crescita economica. L’impegno del Ministero continua con azioni concrete: finanziamenti dedicati alla promozione, contrasto al falso Made in Italy e accordi internazionali per proteggere le eccellenze agroalimentari.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Champagne? No, English sparkling “alla cieca”. Il test di un ristorante stellato


Immaginate di sedevi a pranzo in un ristorante stellato di cucina francese, che in carta ha solo vini francesi e italiani. Nel calice, spumeggiante, vi aspettate Bollinger o Taittinger. Oppure Moët & Chandon. Piatti e spumante, insieme, funzionano divinamente. L’abbinamento è da favola. Tutti i commensali concordano. Ma dopo il dolce, lo chef svela che non avete bevuto Champagne. Bensì English Sparkling. Ovvero il metodo classico inglese. La trovata è della cantina Chapel Down, che ha sede nel Kent. Una delle più importanti aziende produttrici di bollicine inglesi ha voluto così sfidare lo Champagne, per dimostrare la qualità dei suoi prodotti. Ben lieti di prestarsi al test Emily e Michel Roux, rinomati chef del ristorante di cucina francese Caractère, al 209 di Westbourne Park Road, nel noto quartiere Notting Hill di Londra. https://chapeldown.com/blogs/news/what-a-roux.

«Abbiamo invitato alcuni amanti della cucina francese a pranzo – spiegano padre e figlia – e abbiamo detto loro che si trattava del lancio di cuvée speciali di spumante. Da Caractère, la carta dei vini include solo etichette francesi ed italiane. La sfida era chiara: gli ospiti si renderanno conto che stanno bevendo spumante inglese? Abbiamo servito tre dei migliori metodo classico dell’Inghilterra, in gran segreto, “alla cieca”, ovvero coprendo le bottiglie. Dopo aver raccolto i pareri dei clienti, tutti entusiasti dei vini proposti, abbiamo chiesto di indovinare il brand. Qualcuno ha detto Bollinger. Altri Taittinger. Altri ancora Moët & Chandon. Immaginate la loro faccia quando abbiamo svelato che si trattava degli English Sparkling di Chapel Down!».

CHAPEL DOWN, GLI ENGLISH SPARKLING SFIDANO LO CHAMPAGNE

L’evento si è tenuto in occasione dello Champagne Day del 25 ottobre scorso. «Abbiamo collaborato con il rinomato duo di chef Michel ed Emily Roux – svela oggi la cantina inglese – per valorizzare la loro tradizione francese e sfidare in modo giocoso la percezione dello Champagne, rispetto al vino spumante inglese. Durante l’evento, i partecipanti hanno espresso il loro amore per la cucina francese e per lo Champagne. Senza rendersi conto che i vini spumanti serviti non erano francesi, bensì prodotti da Chapel Down! La selezione includeva Chapel Down Brut, Chapel Down Rosé e Chapel Down Kit’s Coty Blanc de Blancs 2019». Spumanti che, anche nel prezzo, in Inghilterra, sfidano lo Champagne. Assestandosi fra i 40 e i 70 pound.

«La reazione dei partecipanti al test – commenta ancora Chapel Down – è stata straordinariamente positiva. Il 100% degli ospiti ha elogiato la qualità dei vini. Un sondaggio post-evento ha evidenziato che il 58% degli intervistati preferisce Chapel Down rispetto allo Champagne, mentre il 42% lo ha valutato alla pari del proprio Champagne preferito. I vini sono stati descritti come “freschi” e “briosi”, ricevendo ampi consensi per la loro eccellente lavorazione». Ma c’è di più. Grazie al successo dell’evento, il Chapel Down Kit’s Coty Blanc de Blancs ha ottenuto un posto nella prestigiosa carta vini del Caractère. Il ristorante, fresco della prima stella Michelin, parla un po’ anche italiano, dal momento che il marito di Emily Roux è il milanese Diego Ferrari, allievo di Alain Ducasse a Parigi.

L’ASCESA DELL’ENGLISH SPARKLING SULLO CHAMPAGNE NEL REGNO UNITO

«Volevamo sfidare le percezioni – spiega Emily Roux – e mettere in evidenza la straordinaria qualità dei vini spumanti inglesi. La reazione dei nostri ospiti è stata semplicemente incredibile. Vedere la loro sorpresa e il loro entusiasmo per i vini di Chapel Down ha confermato la nostra fiducia nell’eccellenza del vino inglese. È stata un’esperienza davvero memorabile e siamo entusiasti di poter offrire il Chapel Down Kit’s Coty Blanc de Blancs nel nostro menù».

«Chi – si chiede Liam Newton, responsabile Marketing di Chapel Down – è meglio della rinomata famiglia Roux per celebrare la qualità degli English sparkling Chapel Down? Il fatto che tutti gli ospiti abbiano considerato i nostri vini alla pari o superiori rispetto allo Champagne ci riempie di orgoglio. E dimostra quanto il settore dei vini spumanti inglesi sia cresciuto, in un arco di tempo relativamente breve. Con una qualità destinata a migliorare ulteriormente, man mano che la nostra regione vinicola continua a svilupparsi, alziamo un calice per celebrare il futuro del vino spumante inglese!».

Del resto, il successo della campagna “The Roux” di Chapel Down si inserisce in un contesto di forte crescita del mercato del vino spumante inglese. Secondo i più recenti dati di mercato in possesso della cantina del Kent, «il vino spumante inglese è il metodo classico più frequentemente consumato nel Regno Unito». Un report di IWSR ha inoltre identificato il vino spumante inglese come «una delle categorie a maggiore crescita e con maggiori opportunità future». Parlano chiaro i numeri, che vedono un incremento dell’English Sparkling del 12,2% in volume, tra il 2018 e il 2023, a fronte di un calo dell’1,4% dello Champagne nel mercato britannico.

English Sparkling, il viaggio: così gli spumanti inglesi sfidano lo Champagne

Categorie
news news ed eventi

Migliori Custoza Doc: il mistero di vini bianchi buonissimi, che pochi conoscono


Migliori Custoza Doc. Se vi sembra incredibile che, nel 2025, ci sia ancora qualcosa da scoprire nel mondo del vino italiano, allora non avete ancora assaggiato i vini bianchi di Custoza. Un vero e proprio mistero la loro assenza in molte carte dei vini che contano, a livello nazionale e internazionale. Per provare a capire le ragioni di questo assurdo “buco”, può essere utile geolocalizzare la Doc Custoza, che in totale produce 11 milioni di bottiglie su circa 1.400 ettari. S
i trova in Veneto, in provincia di Verona, e si estende su nove comuni situati tra le colline moreniche del basso Lago di Garda: Sommacampagna (di cui Custoza è frazione), Villafranca di Verona, Valeggio sul Mincio, Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Sona, Bussolengo, Pastrengo e Lazise.

LA DOC CUSTOZA: GRANDI VINI BIANCHI ALL’OMBRA DEL LUGANA?

Comuni che molti avranno sentito nominare per via di altre Doc del vino, più note. In primis Lugana, vero e proprio crack commerciale e prima presunta “sospettata” della scarsa notorietà dei vini bianchi di Custoza. Ma nella stessa zona, marginalmente, si possono produrre anche Bardolino Doc e Valpolicella Doc. Per intero, invece, la Garda Doc: nome commercialmente spendibilissimo attorno al quale ruota il nuovo brand-cappello del vino veneto Lake Garda Wines. Per essere ancora più precisi, a Doc Custoza confina a nord-ovest con la DOC Lugana – che si sviluppa tra Veneto e Lombardia, lungo la sponda meridionale del Lago di Garda – e a est con la Doc Soave. Un territorio di passaggio tra la pianura e il lago, in cui il Custoza si distingue come un bianco dall’identità precisa, ma ancora da scoprire su larga scala.

I VINI BIANCHI DI CUSTOZA: FRESCHI E AROMATICI O DA LUNGO AFFINAMENTO

La degustazione delle diverse espressioni del Custoza, resa possibile dal Consorzio di Tutela guidato da Roberta Bricolo e dalla referente dell’ufficio Marketing Silvia Rama, rivela la straordinaria versatilità e profondità di questa denominazione. Capace di offrire vini freschi e immediati, ma anche etichette di grande struttura e potenziale evolutivo. Le annate più recenti, come il 2023 e il 2024, mostrano spesso una gran purezza del frutto, una mineralità incisiva e un equilibrio esemplare tra freschezza e morbidezze. Alcuni produttori, come Albino Piona, Cavalchina e Gorgo, interpretano il Custoza con eleganza e personalità. Dimostrando come questo bianco possa essere non solo un vino da pronta beva, ma anche da conservare con soddisfazione nel tempo. Migliori Custoza Doc

IL CUSTOZA SUPERIORE E RISERVA: CARATTERE E LONGEVITÀ

Il Custoza Superiore, con il suo profilo più strutturato e complesso, evidenzia un’ulteriore dimensione della denominazione. Come? Con vini che abbracciano una maggiore ricchezza materica, senza mai perdere in tensione e finezza. Notevole il potenziale evolutivo di etichette come “Custodia” di Cantina di Custoza (Cantine di Verona), “Amedeo” di Cavalchina e “Sexaginta” di Monte del Frà, capaci di coniugare precisione tecnica e profonda espressività territoriale.

Non ultimo, il segmento dei Custoza Riserva rappresenta solo una delle sorprese della degustazione. Il Custoza Riserva Doc Rabitta firmato da Cavalchina emerge come un autentico fuoriclasse, con un profilo internazionale e una complessità che richiama le migliori interpretazioni dei grandi bianchi da invecchiamento. Altre etichette, come Gorgo “Sub 27” e “Brolo dei Giusti” di Cantina di Custoza, confermano il valore assoluto della denominazione. Il Custoza Doc è molto più di un vino estivo o di pronta beva, ma un bianco che può affinare con il tempo, acquisendo profondità e sfumature degne dei migliori palchi internazionali. Qui, piccole e grandi cantine cooperative lavorano per la qualità assoluta. Dopo anni di mistero, iniziare a scoprirlo è d’obbligo. https://custoza.wine/

MIGLIORI CUSTOZA DOC: DEGUSTAZIONE E VALUTAZIONE IN CENTESIMI

CANTINA DENOMINAZIONE ALCOL ANNO DESCRIZIONE E PUNTEGGIO IN CENTESIMI
Tabarini Custoza DOC 12,50% 2024 Fiore e frutto, leggera componente e minerale. In bocca si snoda su una buona tensione acida, che anticipa un  finale piacevolmente sapido. Vino che ha solo bisogno di un altro po’ di riposo in bottiglia. 89
Seiterre Custoza DOC 12,50% 2024 Frutto ben maturo, a polpa bianca e gialla. Profilo minerale. Al palato una corrispondenza perfetta, nel segno di una bella pienezza e di una grande centralità del frutto. 89
Villa Medici Custoza DOC 12,50% 2024 Tappo a vite. Bella vena erbacea e minerale sul frutto croccante, bianco e giallo. Al palato una piacevole pienezza, giocata tra la vena glicerica e quella più dura, verde. Profilo oleoso, per un vino all’inizio dell’evoluzione. 88
Monte del Frà Custoza DOC 12,50% 2024 Naso ben compiuto su frutto, mineralità e tocco erbaceo. Spina dorsale sapida al palato, attorno alla quale danza un frutto polposo, bianco e giallo. Vino da beva spensierata, senza troppi fronzoli. 88
Cavalchina Custoza DOC 12,50% 2024 Bel profilo minerale al naso, ma soprattutto una gran purezza del frutto. Corrispondenza perfetta al palato, ben distinto da una vena sapida che accompagna il frutto. Vino che abbina morbidezze e durezze in maniera esemplare. Bere oggi o conservare. 92
Tantini Custoza DOC 12,50% 2023 Tappo a vite. Naso fresco, quasi balsamico, che si contrappone piacevolmente a una leggera nota dolce, mielata, a corredo del frutto polposo, a polpa bianca e gialla. Palato dominato da una sottile mineralità e da una gran freschezza, che agevola la beva. Ritorni di frutta non mancano e completano un quadro ricco e in evoluzione positiva. 92
Il Pignetto Custoza DOC 12,50% 2023 Vino che si apre piano e si arricchisce di fiore e balsamicità. Ecco anche la componente minerale. In bocca leggere note macerative, molto ben gestite. Altro vino decisamente convincente e in positiva evoluzione. 91
Pigno Custoza DOC 12% 2023 Colore più carico dei precedenti, così come il naso, contraddistinto da una vena mielata e da una buona aromaticità. Al palato è ricco, ben stratificato, oleoso. C’è il territorio e c’è la mano del produttore. 89
Cantina di Custoza (Cantine di Verona) Custoza DOC Val dei Molini 12,50% 2023 Naso splendido, aperto, generoso. Fiore, frutto, polpa: c’è tutto. Al palato è ben strutturato, materico, pur slanciato su sapidità e freschezza. Vino tecnicamente ineccepibile, con potenziale evolutivo su cui scommettere. 90
Vitevis Custoza DOC 12,50% 2023 Primo naso su una leggera tinta mielata. Poi ricordi di finocchietto selvatico ad aprire la componente balsamica. L’ossigenazione lascia spazio a note agrumate. L’ottima stratificazione si conferma anche al palato, dove risulta ricco, polposo eppure slanciato, pieno e fresco. Ottimo potenziale evolutivo. 92
Villabella  Custoza DOC 12% 2023 Tappo a vite. Vino che non abbonda in larghezza ma è più sulla lettura del suolo, sulla verticalità sul fiore che sull’abbondanza di frutto. Sorprende per questo al palato, dove di frutto ce n’è in abbondanza. Ricordi di mela e pera perfettamente mature anticipano l’allungo sapido. Vino elegante e di gran beva. 90
Tamburino Sardo  Custoza DOC 12,50% 2023 Naso su ricordi umami. In bocca vira sul frutto, senza troppe sovrastrutture. Longilineo, dritto, minerale. Un pizzico di frutto in più non avrebbe guastato. 88
Santa Sofia Custoza DOC 12,50% 2023 Bella balsamicità al naso, sul frutto. Tensione sapida, frutto pieno e alcol che si integrerà meglio. Sapido in chiusura. Buon potenziale evolutivo. 90
Corte Mamaor Custoza DOC 12,50% 2023 Naso elegante, sul frutto che sfiora l’esotico. Ottima densità della componente fruttata anche al palato, con una  mineralità spiccata che ravviva l’allungo. Riecco, poi, quel profilo oleoso che caratterizza le migliori espressioni di Custoza. Finale di gran persistenza. Ottimo potenziale evolutivo. 92
Gorgo Custoza DOC San Michelin 13% 2023 Frutto puro, perfettamente maturo, al primo naso. Mineralità a fare da contraltare. Gran purezza del frutto anche al palato. A sostenerlo riecco un’intensa vena sapida, che slancia il sorso insieme alla vibrante acidità. Gran potenziale evolutivo. 94
Albino Piona Custoza DOC 12,50% 2023 Porta la mente in Francia, questo naso estremamente elegante che invece racconta la tipicità di Custoza, a cui forse dovremmo un po’ tutti abituarci di più, erigendo nuovi canoni di confronto che non trasbordino i confini nazionali. Una precisione e matericità che si riverberano dal naso al palato, contraddistinto da tensione acida ed estrema verticalità. Allungo sulla polpa, fantastico. Alcol che si integrerà meglio, donando ulteriore equilibrio a un vino di grande potenziale evolutivo, certamente tra i migliori in un tasting che riguarda la denominazione d’appartenenza. 92
Albino Piona Custoza DOC Crea Macerato 12,50% 2023 Il Crea Macerato di Piona si è aggiudicato, con la vendemmia 2020, il titolo di “Vino Macerato dell’anno” della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di Winemag. Un’icona di stile, per la sapienza nell’utilizzo del contatto con le bucce, in grado di valorizzare il varietale, al posto di appiattirlo. La vendemmia 2023 non è da meno. 94
Villa Medici Custoza Superiore DOC 13% 2023 Bella mineralità, sin dal primo naso. Frutto a polpa bianca e gialla croccante, polposo. Spalle larghe al palato, dove non nasconde una certa grassezza, ben equilibrata da freschezza e sapidità. 93
Giarola Custoza Superiore DOC 13% 2023 Naso di gran purezza, su ricordi di albicocca e susina bianca, appena matura. In bocca più pienezza di quanto si potesse immaginare al naso. Allungo dolce del frutto, per un palato estremamente morbido, pur piuttosto equilibrato. 91
Tabarini Custoza Superiore DOC 13,50% 2023 Più pieno al naso di altri campioni. Bella veste balsamica sul frutto maturo, più giallo che bianco. Palato che si conferma largo, goloso, sul frutto perfettamente maturo e sulla vena sapida che accompagna sino alla chiusura. Gran gastronomicità e potenziale evolutivo. 94/100
Cantina di Custoza (Cantine di Verona) Custoza Superiore DOC Custodia 13% 2023 Al naso un leggero tocco fumé sull’agrume e una vaga nota d’idrocarburo. Che ci sia una componente vulcanica nei suoli di questo splendido bianco? Non mancano, in verità, nella zona. Al palato il nettare si conferma elegantissimo. Sapido, dal frutto bianco e giallo croccante, deliziosamente preciso. Allungo su frutto e sapidità, che rendendo la beva irresistibile. Rapporto qualità prezzo impressionante a giustificare, solo in parte, il giudizio. 95
Tenuta la Presa Custoza Superiore DOC 12,50% 2023 Naso gentile ma deciso, nelle note: floreale, mineralità, agrume. Al palato più polpa e materia, a delineare un profilo di vino estremamente gastronomico, reso ancora più interessante dal finale lungo, sapido. 93
Gorgo Custoza Superiore DOC Summa 13% 2023 Tanto minerale al naso, oltre al frutto. Sapidità da vendere anche al palato, dal frutto puro, molto ben gestito. Vino ampio sul frutto esotico al palato, ma tutto tranne che opulento. Anzi: finezza ed eleganza sono il vero fil-rouge tra naso e palato, che chiude su una piacevolissima sapidità. 92 Migliori Custoza Doc
Cavalchina Custoza Superiore DOC Amedeo 13,50% 2023 Vino delizioso nelle sue contraddizioni assolute. Quasi discostante, in una degustazione alla cieca, per quella vena minerale “da mare” e quel tocco erbaceo “di montagna” sul frutto croccante. Vino che cambia nel calice di minuto in minuto, rivelandosi molto stratificato. Ricorda la macchia mediterranea e il bergamotto prima di convincere all’assaggio. In bocca una gran pienezza, ma anche sapidità da burro salato. E un frutto che si conferma di purezza esemplare. Grande persistenza e garanzia assoluta sul fronte del potenziale evolutivo. 95/100
Cantina Le Muraglie Custoza Superiore DOC Remì 13% 2022 Un altro campione di Custoza che si divide tra tra mineralità, agrume e morbidezza al palato. Chiusura fresco-sapida, elegante. Ottima gastronomicità e buon potenziale evolutivo. 92
Monte del Frà Custoza Superiore DOC Cà del Magro  13% 2022 Frutto estremamente puro al naso, che si apre sempre più sulla maturità. In bocca una bella pienezza. Finale amaricante, ben gestito. Peccato per l’alcol, un po’ troppo esuberante. 90
Albino Piona Custoza Superiore DOC Campo del Selese 12,50% 2021 Fiore, frutto e spezie abbondano al naso, in un quadro decisamente territoriale. Il palato è elegantissimo, e si divide tra l’espressione del suolo e la pienezza del frutto, croccante e puro. Un vino campione d’equilibrio, raffinatezza, verticalità e versatilità. 94
Monte del Frà Custoza Superiore DOC Sexaginta 13% 2020 Colore che prende un po’ di oro, sul tipico paglierino. Naso piuttosto complesso per l’apporto del legno, che aggiunge soavi note tostate ai ricordi d’agrume. Gran bel palato pieno, strutturato e corposo. Colpisce per la gran freschezza e per la mineralità spiccatissima. Vino ancora molto giovane, con ampi margini evolutivi. 94
Cantina di Custoza (Cantine di Verona) Custoza Superiore DOC Brolo dei Giusti 13,50% 2020 Classico vino divisivo, per via della stilistica. Convince per il naso cremoso, con ricordi di pasticceria e burro salato accanto al fruttato tipico di Custoza. Il profilo, per intenderci, è quello di una Riserva. Al palato si conferma polposo, ricco, pieno, ma al contempo fresco e sapido, in quadro piacevolissimo anche grazie a un tocco “fenolico” che ricorda quello di alcuni grandi Chardonnay. Potenziale evolutivo assoluto. 94
Tamburino Sardo Custoza Riserva DOC Adriano 13% 2021 Leggero tocco di frutta secca al primo naso, unitamente al profilo tipico delle cuvée di Custoza. Freschezza da vendere al palato per un vino che s rivela ancora giovanissimo e di prospettiva. 91
Cavalchina Custoza Riserva DOC Rabitta 13,50% 2022 Vino che convince in termini di ricchezza, profondità e connessione con le punte di qualità del Custoza. L’utilizzo del legno dona un profilo ossidativo caratteristico, innalzando all’ennesima potenza la caratura dell’uvaggio locale. Il frutto, di fatto, è molto ben espresso e puro (mela, albicocca, agrumi), al centro del sorso e ben amalgamato con le note tostate conferite dalla barrique. Centro bocca e finale sapido, freschissimo. Persistenza da campione. Caratura internazionale, anche sul fronte del potenziale d’affinamento. Altro vino dal rapporto qualità prezzo impressionante, a giustificare (solo in parte) il giudizio finale. 97
Gorgo Custoza Riserva DOC Sub 27 13% 2019 Giallo dorato, alla vista. Frutto bianco e giallo di ottima maturità e pienezza al naso, con un accenno di idrocarburo che insinua tra le note floreali e quelle di aromatiche della macchia mediterranea. Palato in perfetta corrispondenza, su ricordi di albicocca matura e frutta esotica. Sale, stratificazione, complessità, ma soprattutto una rinnovata purezza del frutto: Custoza, all’ennesima potenza. Ovvero in grado di affinare, a lungo: nettare che ha ancora molto da dire ai calici, grazie a un’evoluzione stabile e non ancora compiuta. 95 Migliori Custoza Doc
Categorie
news news ed eventi

Progetto CONCERTO: così il Nobile di Montepulciano «governa la sostenibilità»


Il Consorzio Tutela Vino Nobile di Montepulciano ha presentato i primi risultati del progetto CONCERTO, di cui è capofila insieme a Morellino di Scansano, Brunello di Montalcino, Bolgheri e Bolgheri Sassicaia. L’obiettivo è
 dimostrare l’efficacia di un «nuovo modello di governance della produzione del vino sostenibile». Tra i partner del progetto, oltre ad aziende pilota, anche le Università degli studi di Siena e Milano-Bicocca.

PROGETTO CONCERTO NOBILE DI MONTEPULCIANO: I PRIMI RISULTATI

Secondo le prime evidenze, il progetto CONCERTO ha portato alla creazione di un sistema per gestire e controllare la sostenibilità delle cantine partecipanti. Il tutto grazie a una piattaforma digitale molto efficiente, che raccoglie i dati dai quaderni di campagna delle aziende vitivinicole e altre informazioni produttive. Con questa tecnologia, le cantine dei Consorzi toscani aderenti possono monitorare in autonomia le loro attività agricole. E assicurarsi di seguire le buone pratiche stabilite dal Consorzio.

Inoltre, è stato sviluppato un sistema di indicatori per valutare l’impatto ambientale delle pratiche agricole, permettendo alle aziende di capire il loro livello di sostenibilità e quali miglioramenti possono fare. Questo strumento aiuterà anche a misurare aspetti come l’impronta idrica e carbonica, cioè il consumo di acqua e le emissioni di CO₂. Infine, sono stati progettati strumenti digitali intelligenti (DSS) per supportare le aziende nelle loro decisioni, aiutandole a rendere le loro attività più sostenibili e a far fronte ai cambiamenti climatici.

ANDREA ROSSI: NOBILE DI MONTEPULCIANO DENOMINAZIONE SIMBOLO DELLA SOSTENIBILITÀ

«Non poteva che partire da Montepulciano il progetto CONCERTO, denominazione già certificata con la norma Equalitas – commenta il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – avere collaborazioni così importanti che credono nella stessa direzione vuol dire anche di poter lavorare insieme per migliorare la viticoltura regionale». Un concetto questo ribadito dalla Regione Toscana, con l’intervento del Direttore Agricoltura e Sviluppo Rurale, Roberto Scalacci. «Come Regione – sottolinea – ci prendiamo sempre più la responsabilità di promuovere iniziative come questa ed estenderle non solo alla viticoltura, ma anche a tutto il sistema agroalimentare regionale. Sul fronte della sostenibilità, infatti, siamo avanti rispetto anche a direttive comunitarie e mettere a sistema progetti congiunti non può che facilitare il raggiungimento di certi obiettivi». https://www.consorziovinonobile.it/

Categorie
news news ed eventi

Aste online vini pregiati e Champagne: i più venduti su Catawiki nel 2024


Le aste di vini pregiati e Champagne online stanno rivoluzionando il mercato del vino e delle bollicine francesi, con gli italiani in prima linea tra gli acquirenti più appassionati. Secondo i dati forniti da Catawiki, principale marketplace online, nel 2024 sono state acquistate oltre 265.000 bottiglie sulla piattaforma, con l’Italia che rappresenta il 30% del totale delle vendite di vino e champagne e addirittura il 40% per quanto riguarda solo le bollicine francesi. https://www.winemag.it/italiani-pazzi-per-le-aste-di-vino-e-champagne-e-si-guadagna-fino-a-60-mila-euro-l-anno/

VINI PREGIATI  E CHAMPAGNE ALL’ASTA ONLINE: I PREFERITI DEGLI ITALIANI

I collezionisti italiani dimostrano una spiccata preferenza per i grandi nomi dell’enologia internazionale, con una netta prevalenza di etichette francesi nelle transazioni di alto valore. Tra i lotti più costosi acquistati troviamo:

  • Salon Cuvée ‘S’ Le Mesnil Blanc de Blancs Œnothèque: sei bottiglie e una Magnum vendute per 10.500 euro.
  • Cassa Duclot Prestige, contenente vini prestigiosi come Petrus, Latour, Lafite, Mouton, Haut-Brion e Yquem, acquistata per 7.700 euro.
  • Set di nove bottiglie di Masseto, battuto all’asta per 7.300 euro.

CHAMPAGNE E VINI FRANCESI ALL’ASTA ONLINE: IL REPORT CATAWIKI

Lo Champagne continua a dominare il mercato delle aste online, con un incremento costante delle vendite. Tra le bottiglie più ambite troviamo:

  • Magnum di Salon Brut Blanc de Blancs Cuvée “S” Le Mesnil 2008, venduta per 6.000 euro;
  • Magnum di Petrus 2001, aggiudicata per 4.300 euro;
  • Domaine de la Romanée-Conti – Richebourg Grand Cru 1998, acquistato per 2.800 euro.

Gli acquirenti italiani dimostrano una fedeltà assoluta ai grandi marchi, con una netta predilezione per gli Champagne e i vini italiani più blasonati.

ASTE VINO E CHAMPAGNE ONLINE: UN MERCATO IN ESPANSIONE

Il successo delle aste di vini pregiati e Champagne online testimonia il crescente interesse degli italiani per il settore del collezionismo enologico, che non si limita solo alla passione, ma diventa anche un’opportunità di investimento. La continua crescita delle vendite su Catawiki lascia presagire un 2025 ancora più florido per gli appassionati del settore, con un mercato sempre più dinamico e ricco di nuove opportunità per chi cerca bottiglie rare e prestigiose. https://www.catawiki.com/it/c/720-vino-whisky-e-liquori

Categorie
news news ed eventi

Fivi, retroscena election day. Tra lite furibonda e dealcolati ecco i vicepresidenti


Fivi, retroscena election day.«Non perdiamo tempo». Così il nuovo consiglio direttivo Fivi commenta l’adozione dei suoi primi provvedimenti, in seguito all’elezione di Rita Babini a nuova presidente dei Vignaioli indipendenti. Un election day, quello andato in scena giovedì 13 febbraio ad Imola, piuttosto animato. Con almeno due retroscena che Winemag è in grado di raccontare in esclusiva. Ma andiamo con ordine. Proprio su proposta della vignaiola dell’Emilia Romagna, sono stai nominati i due vicepresidenti Fivi. Saranno Carmela Pupillo, vignaiola in Sicilia, e Pietro Monti, vignaiolo in Piemonte. Segretaria Nazionale sarà Clementina Balter, vignaiola in Trentino.

FIVI HA ELETTO DUE VICEPRESIDENTI: UNO È L’ULTIMA DEGLI ELETTI

Nell’Ufficio di presidenza entra anche Ludovico Botti, vignaiolo nel Lazio, che sarà il referente per i rapporti con Cevi, la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti presieduta dall’ex presidente Fivi, Matilde Poggi. «Insieme a tutte le consigliere e i consiglieri eletti dall’assemblea – è l’ulteriore commento, non senza una sottile vena polemica, del nuovo consiglio direttivo che guiderà la Federazione italiana vignaioli indipendenti dal 2025 al 2028 – Fivi è pronta a continuare il suo impegno per la valorizzazione e la tutela del mestiere del vignaiolo, che procede ininterrottamente dalla sua fondazione nel 2008».

SCONTRO VAJA MORELLA DURANTE L’ELECTION DAY FIVI, AD IMOLA

Nel frattempo, emergono almeno due retroscena dall’election day Fivi di Imola del 13 febbraio. Una lite, dai toni molto accesi, ha visto come protagonisti Gaetano Morella – vignaiolo in Puglia, ex vicepresidente Fivi durante il mandato Poggi e figura di spicco della tornata di dimissioni dal Consiglio direttivo del febbraio 2024 – e Stefan Vaja, vignaiolo in Alto Adige che, con 244 voti, è stato eletto consigliere nel nuovo mandato targato Rita Babini. Alcuni presenti riferiscono di un confronto molto animato durante le fasi di voto, prima dell’intervento pacificatorio di altri vignaioli. A provocare il diverbio sarebbe stato Vaja. Morella si sarebbe difeso, alzando a sua volta i toni dello scontro.

FIVI, POSIZIONE NETTA SUI VINI DEALCOLATI: IL SECONDO RETROSCENA

Il secondo retroscena riguarda il vignaiolo piemontese Gianluca Morino e la sua netta esclusione dal consiglio direttivo guidato da Rita Babini. Il titolare di Cascina Garitina veniva dato tra gli “auto-candidatisi” a ruolo di nuovo presidente Fivi. Ma le urne non gli hanno lasciato scampo. Solo 171 i voti raccolti. Ben 23 in meno della vignaiola siciliana Carmela Pupillo, ultima degli eletti che ricoprirà appunto il ruolo di vicepresidente, con il piemontese Pietro Monti, vignaiolo delle Langhe, non vedente. Secondo fonti ben informate, a “tagliare le gambe” al gigante Gianluca Morino sarebbero state alcune sue recenti dichiarazioni in supporto dei vini dealcolati. Tutto lecito, se non fosse che quelle parole sarebbero state proferite indossando una maglietta della Fivi.

GIANLUCA MORINO SILURATO PER LA DIFESA DEI VINI DEALCOLATI

La Federazione italiana vignaioli indipendenti, già nel tormentato mandato Cesconi, si era detta favorevole alla loro collocazione nel segmento delle bevande, senza alcun riferimento al «vino» e, ancor più fermamente, «fuori dalle denominazioni o indicazioni di origine geografica» dei vini. Il commento di Morino non sarebbe passato inosservato tra i vignaioli piemontesi. E tantomeno al precedente direttivo Fivi, che avrebbe aperto un vero e proprio caso sull’argomento. Le conseguenze? Quelle elettorali, con Morino ritrovatosi improvvisamente abbandonato da alcuni dei suoi potenziali colleghi elettori. Anche i retroscena dell’election day Fivi, insomma, dimostrano quanto il clima interno ai vignaioli indipendenti non sia sereno. In maniera inversamente proporzionale ai proclami. Del contrario. https://fivi.it/i-soci-fivi/

Categorie
news news ed eventi

Crisi vini rossi? «Serve adattamento enologico», secondo De Biasi (San Felice Wine Estates)


Crisi delle vendite dei vini rossi? Secondo Carlo De Biasi, direttore generale di San Felice Wine Estates
del gruppo Allianz (Chianti Classico, Montalcino e Bolgheri), l’ostacolo si supera attraverso quello che ha definito un «adattamento enologico». «I cambiamenti climatici – ha sottolineato il manager durante il suo intervento al XI Forum Wine Monitor – stanno imponendo nuove tecniche di viticoltura per preservare l’identità e la qualità dei vini, mantenendo freschezza e integrità del frutto. Allo stesso tempo, è essenziale rendere i vini più accessibili ai giovani consumatori, con profili più immediati e un approccio più moderno. Dobbiamo capire come lavorare in cantina per ottenere vini che siano fedeli alla loro denominazione, ma che possano anche attrarre nuove fasce di mercato. Se riusciremo a farlo, potremo affrontare con maggiore sicurezza il futuro e contrastare il trend negativo che colpisce le vendite, soprattutto sul mercato italiano».

CONSUMI VINO ITALIA: POSSIBILE DECLINO SOTTO I 20 MIL ETTOLITRI ENTRO 2040

Sbagliato, secondo De Biasi, puntare tutto sull’estero, ovvero sull’export della propria gamma di vini: «Essere forti in casa propria è il primo passo per essere forti all’estero». Di fatto, l’Italia continua a essere un mercato cruciale, rappresentando circa un terzo delle vendite complessive. Tuttavia, il consumo interno è in calo da decenni. Dai 35 milioni di ettolitri consumati a fine anni Novanta, si prevede un possibile declino sotto i 20 milioni entro il 2040. Fattori come il cambiamento demografico, le nuove tendenze di consumo tra le giovani generazioni e le restrizioni sul consumo di alcol alla guida stanno contribuendo a questa tendenza. Un aspetto positivo, almeno per i conti di San Felice Wine Estates, è la maggiore diffusione dei vini toscani oltre i confini regionali. Se un tempo la Toscana assorbiva il 70% delle vendite interne, oggi si assiste a una crescita significativa in regioni come Campania e Lombardia. Ciò dimostra un’evoluzione della domanda e una maggiore penetrazione in nuove aree del mercato domestico.

VINI TOSCANI: LUCI ED OMBRE TRA I MERCATI EMERGENTI

Analizzando i mercati emergenti, De Biasi ha posto l’attenzione sulla «volatilità di alcuni paesi». La Corea del Sud, ad esempio, ha vissuto un boom post-pandemia con forti importazioni di vino rosso. Seguite, poi, da un improvviso rallentamento nel 2024. Tuttavia, il 2025 sembra partire «con segnali di ripresa». Diversa la situazione in Giappone, Norvegia e Svezia, dove i consumi risultano in calo. Nonostante ciò, «il focus rimane sui mercati consolidati», che rappresentano un faro per denominazioni toscane come Chianti Classico, Montalcino e Bolgheri. Continuando a garantire «una base solida per le strategie future».

SAN FELICE WINE ESTATES E I NUOVI TREND DI CONSUMO

Secondo i dati snocciolati da Carlo De Biasi sulla generalizzata crisi dei vini rossi, gli Stati Uniti e l’Italia restano i principali sbocchi per queste denominazioni, mantenendo una relativa stabilità nonostante un leggero calo nei volumi di vendita. «Questo è stato in parte bilanciato da un fenomeno di premiumizzazione che ha caratterizzato il 2024 – ha sottolineato il direttore generale di San Felice Wine Estates – portando a risultati positivi anche in Canada e Regno Unito».

Il mercato britannico, in particolare, ha mostrato una crescita interessante in termini di posizionamento del Chianti Classico. Dalle parti di Londra, l’incremento del prezzo medio ha sorpreso positivamente i produttori italiani. Un segnale incoraggiante per il futuro, che lascia intravedere «una maggiore predisposizione dei consumatori del Regno Unito verso vini di qualità superiore». https://www.sanfelice.com/it

Categorie
news news ed eventi

«Vini dealcolati? Dobbiamo migliorare la qualità». Parola di Massimo Romani di Argea


Vini dealcolati
al centro del XI Forum Wine Monitor, tra i più fulgidi segnali della
trasformazione in corso nel settore del vino. Ad affrontare il tema è stato Massimo Romani, amministratore delegato di Argea, gruppo vinicolo nato nel 2022 dall’unione di due storici marchi del vino italiano, Botter e Mondodelvino, con la partecipazione del fondo Clessidra. Parliamo dunque di uno dei principali attori nel settore vitivinicolo nazionale, con un giro d’affari di 450 milioni di euro nel 2024, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (438 milioni), grazie alla vendita di 180 milioni di bottiglie in 85 Paesi e un team di 500 collaboratori. A stuzzicare Romani sull’argomento, un mai così pimpante Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma, nelle vesti di moderatore.

«Sui vini dealcolati – ha dichiarato l’ad di Argea – abbiamo fatto molta strada rispetto a un anno fa. Il mercato ha accolto con interesse queste nuove proposte. Tuttavia, il vero banco di prova rimane la qualità del prodotto, ancora percepita come un fattore critico sia dai consumatori che dagli operatori del settore. I primi tentativi di dealcolazione hanno prodotto risultati poco soddisfacenti, con vini difficili da apprezzare. Ma negli ultimi due anni i progressi sono stati significativi e i prodotti oggi sul mercato sono decisamente migliori».

I (PRIMI) OTTO VINI DEALCOLATI DI ARGEA

La normativa italiana, che consente la dealcolazione solo da gennaio 2024, ha creato alcune difficoltà iniziali ai produttori. Molti, per ovviare a questo ostacolo, si sono rivolti all’estero, affrontando una serie di complicazioni legate a logistica e costi. Argea ha deciso di investire nel segmento dei vini dealcolati con il lancio di una gamma di otto referenze, coprendo tutte le tipologie principali, dai rossi ai bianchi fino agli sparkling. Prodotti che sono stati lanciati a Vinitaly 2024, frutto di otto terroir, da nord a sud d’Italia, i brand Asio Otus, Gran Passione, Zaccagnini Tralcetto (Abruzzo) e Barone Montalto (Sicilia). I primi riscontri commerciali? «Incoraggianti». Sspecialmente nei mercati internazionali.

«Negli Stati Uniti – ha evienziato Massimo Romani – siamo stati listati in tutti gli Stati, tranne il Texas. Questo dimostra che la domanda esiste ed è concreta. L’inserimento nei retailer e nei canali Horeca conferma la volontà dei consumatori di esplorare questa categoria, anche se l’approccio al prodotto varia. Molto spesso il vino dealcolato viene servito by the glass piuttosto che venduto in bottiglia intera. Stiamo già ricevendo richieste per formati più pratici come il 375 ml».

«CHI ACQUISTA VINO DEALCOLATO LO RICOMPRA»

Più difficile prevedere se si tratti di una moda passeggera o di una risposta a esigenze reali dei consumatori, che sempre più spesso optano per prodotti con minore contenuto alcolico per ragioni di salute, regolamentazione o semplice preferenza personale. «Ci sono persone a dieta, chi sceglie di ridurre il consumo di alcol, chi deve guidare e non vuole rinunciare a brindare con gli amici. La domanda c’è, e continuerà a crescere. Il nostro compito è rispondere con prodotti sempre più validi. Non sappiamo ancora quanto grande diventerà questo segmento. Ma un primo segnale incoraggiante è il riacquisto da parte dei consumatori. Se tornano a comprare, significa che stiamo andando nella direzione giusta. Il focus, dunque, deve rimanere sulla qualità. Migliorarla è fondamentale. Avere il controllo diretto della lavorazione ci consentirà di perfezionare il prodotto e renderlo più competitivo».

Oltre alla qualità, un altro tema chiave è il coinvolgimento delle nuove generazioni nel mondo del vino. «Non possiamo aspettare passivamente che i giovani crescano e diventino consumatori abituali di vino. Bisogna parlare la loro lingua e offrire prodotti adatti alle loro abitudini di consumo», ha sottolineato Romani. In questo senso, come evidenziato da Denis Pantini, il vino dealcolato potrebbe essere un’opzione interessante per avvicinare un pubblico più giovane, insieme agli sparkling e ai cocktail a base di vino, che stanno guadagnando popolarità. «Abbiamo un vantaggio competitivo importante: il brand Italia è ancora percepito come sinonimo di qualità e innovazione – ha sottolineato Romano -. Dobbiamo sfruttarlo al meglio».

IL RISCHIO DAZI USA AL XI FORUM WINE MONITOR

Un’attenzione particolare, sempre in occasione del XI Forum Wine Monitor tenutosi in mattinata, è stata dedicata al rischio dei dazi negli Stati Uniti. Un tema di grande preoccupazione per l’export italiano che, come svelato da Winemag, preoccupa non poco gli stessi distributori americani di vino importato, che si stanno mobilitando per fare pressione sul governo Trump. «Se verranno introdotti – ha commentato l’ad di Argea Massimo Romani – alcune fasce di prezzo saranno più colpite di altre. Tuttavia, un dazio del 10% potrebbe essere gestibile, se spalmato lungo tutta la filiera distributiva. L’attenzione resta alta, anche perché il mercato americano rappresenta una fetta significativa dell’export vinicolo italiano». https://argea.com/

Categorie
Guida Vinialsuper news news ed eventi Vini al supermercato

Vendite Vino Gdo Italia 2024: l’analisi al XI Forum Wine Monitor

Le vendite di vino in Gdo in Italia 2024 si dividono tra conferme e nuove tendenze. Dai dati emersi dall’analisi NielsenIQ, presentati poco fa dalla Sales Director SMB & Global Snapshot Italy Eleonora Formisano al XI Wine Monitor di Nomisma, emerge un panorama in evoluzione, con segnali positivi per alcune regioni e denominazioni, una crescita dell’appeal dei vini premium e una forte incidenza delle promozioni nelle strategie di vendita. Uno dei trend più significativi è la crescita delle vendite in valore per alcune regioni vinicole italiane, con Sicilia, Puglia e Sardegna che registrano performance in aumento. Questo si riflette anche sulle denominazioni, con Sicilia DOP, Trentino DOP e Salento IGP in evidenza, insieme a vitigni come Vermentino, Corvina Veronese/Rondinella (Valpolicella), Primitivo e Nero d’Avola che continuano a conquistare i consumatori.

VINI AL SUPERMERCATO: CRESCONO I VINI IGP

A sostenere il mercato sono in particolare i vini IGP, bianchi e fermi, confermando una tendenza che negli ultimi anni ha premiato i prodotti più riconoscibili e legati a una forte identità territoriale. Il segmento dei vini fermi si conferma predominante rispetto ai frizzanti, con un’incidenza dell’87,6% sulle vendite. Dal punto di vista economico, cresce l’attenzione verso i prodotti premium, ossia quelli con un indice di prezzo superiore a 150, il cui successo è sostenuto da una forte pressione promozionale del 35%. Un dato che riflette una maggiore propensione dei consumatori a investire in vini di fascia alta, soprattutto se accompagnati da offerte e sconti strategici. Parallelamente, il peso delle promozioni sul mercato del vino resta elevato, ma con un crescente impatto delle campagne su volantini e materiale promozionale, segnale di un ritorno a strategie più tradizionali di marketing.

IN GDO IL 78% DEL FATTURATO TOTALE DEL COMPARTO VINICOLO

Interessante anche l’analisi dei canali di vendita, con la Distribuzione Moderna che rappresenta il 78% del fatturato totale del comparto vinicolo, mentre il discount, pur rimanendo sotto la media rispetto al settore FMCG, mostra segnali di crescita. La parte più dinamica del mercato si conferma il Sud Italia, con un indice di prezzo particolarmente competitivo rispetto alla media nazionale. Un dato che merita attenzione è l’impatto delle festività sulle vendite, in particolare il ruolo cruciale del Capodanno per lo spumante, con un picco di vendite registrato proprio in corrispondenza di questo periodo. Un fenomeno che si ripete di anno in anno e che evidenzia quanto lo spumante sia un prodotto fortemente legato al consumo stagionale.

Nel complesso, il settore vinicolo italiano chiude il 2024 con un valore complessivo di 3,1 miliardi di euro, in leggera crescita dello 0,3% rispetto al 2023, mentre il volume di vendita si attesta sui 740 milioni di litri, con un calo dell’1,9%. Se si allarga lo sguardo all’intero comparto delle bevande alcoliche, il fatturato totale raggiunge i 6,7 miliardi di euro, con un incremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Un segnale di stabilità che evidenzia la tenuta del mercato nonostante le sfide economiche e i cambiamenti nei modelli di consumo. Inoltre, si evidenzia un aumento dell’attenzione dei consumatori verso l’astinenza da alcol, con una crescita dell’adesione al Dry January in Italia, che passa dal 9% nel 2024 al 13% nel 2025. Un fenomeno che riflette una maggiore sensibilità verso il consumo moderato di alcol, con tendenze simili anche in Francia e Germania.

LE ABITUDINI DEI CONSUMATORI: VINO QUARTA BEVANDA PREFERITA

Dal punto di vista delle abitudini di consumo, il vino si conferma la quarta bevanda più consumata nei locali italiani, con un incremento rispetto all’anno precedente. Tuttavia, birra e aperitivi restano in testa alle preferenze. Nel settore della ristorazione e del fuori casa, si registra un aumento delle uscite per il consumo di bevande, con il 55% dei consumatori che dichiara di frequentare locali per bere, in crescita rispetto ai mesi precedenti.

Un fattore che potrebbe influenzare il consumo di alcol in Italia nel prossimo futuro è l’entrata in vigore del nuovo codice della strada, che dal 14 dicembre 2024 prevede un inasprimento delle sanzioni per chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 g/l. Sebbene l’impatto di questa misura sulle abitudini di consumo non sia ancora chiaro, l’attenzione è alta soprattutto tra i Millennials e nella città di Milano, dove una percentuale significativa di consumatori dichiara di voler modificare i propri comportamenti.

L’ANALISI REGIONALE: CRESCITA VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA

Infine, l’analisi delle regioni mostra una crescita significativa per Veneto e Friuli Venezia Giulia, con il Prosecco DOC che continua a trainare il mercato insieme ad altre denominazioni e vitigni come Glera, Chardonnay/Pinot Bianco e Ribolla Gialla. Nel comparto degli spumanti, il metodo Charmat Secco emerge come il principale motore della crescita, confermando il suo ruolo predominante nel mercato italiano.

Categorie
news news ed eventi

Cosa sono le Pievi del Vino Nobile di Montepulciano

Le Pievi del Vino Nobile di Montepulciano sono una nuova tipologia all’interno della denominazione, introdotta per valorizzare le specificità storiche e territoriali del comprensorio di Montepulciano. Il termine “Pieve” si riferisce alle antiche suddivisioni ecclesiastiche del territorio, risalenti all’epoca tardo romana e longobarda, che fungevano da centri religiosi e amministrativi per le comunità locali. Questa suddivisione storica è stata ripresa per identificare 12 Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), ciascuna con caratteristiche uniche in termini di suolo, esposizione e microclima.

12 PIEVI DEL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO

Le 12 Pievi individuate sono: Ascianello, Argiano, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano. A partire dal 1º gennaio 2025, con l’annata 2021, sarà possibile trovare in commercio i Vini Nobile di Montepulciano con la menzione “Pieve” seguita dal nome dell’UGA di appartenenza. Il disciplinare per la tipologia “Pieve” prevede criteri più restrittivi rispetto alle altre tipologie di Vino Nobile. In particolare, è richiesto che il vino sia composto almeno all’85% da Sangiovese (localmente noto come Prugnolo Gentile), con l’eventuale aggiunta di vitigni autoctoni come Canaiolo, Mammolo, Colorino e Ciliegiolo fino a un massimo del 15%.

Le uve devono provenire da vigneti di almeno 15 anni di età, con una resa massima di 70 quintali per ettaro. Il periodo di maturazione minimo è di 3 anni, di cui almeno 12 mesi in legno e 12 mesi in bottiglia. L’introduzione delle “Pievi” mira a esaltare le peculiarità di ciascuna sottozona, offrendo al consumatore vini che riflettano in modo autentico le diverse espressioni del territorio di Montepulciano, sia dal punto di vista storico che enologico.

PIEVI DEL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO ALL’ESORDIO NEL 2025

Il Vino Nobile di Montepulciano “Pieve” entra in commercio nel 2025. Il Comitato Nazionale Vini del 10 ottobre 2024 ha dato l’ok definitivo al testo di Disciplinare del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, il decreto con annesso disciplinare è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 05 febbraio 2025 e la nuova tipologia della prima Docg d’Italia che sarà in commercio a febbraio 2025 con l’annata 2021. La previsione produttiva delle Pievi, secondo una prima stima del Consorzio, riguarderà circa il 10% del totale di produzione del Vino Nobile di Montepulciano (circa 600 mila bottiglie all’anno).

L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (che andrà ad affiancare il Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio all’interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano.

IL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO PIEVE

La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. In particolare, la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo. https://www.consorziovinonobile.it/

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Sarzi Amadè prende Castello di Volpaia: profezia al sapore di Gran Selezione


Più che un sodalizio commerciale, una partnership scritta nelle stelle. A pochi giorni dall’ufficializzazione dell’accordo di distribuzione esclusiva tra Sarzi Amadè e Castello di Volpaia, emergono i dettagli di una collaborazione che sa di profezia. Era il 1966 quando Nicola Sarzi Amadè fondava a Milano l’omonima azienda di distribuzione. Nello stesso anno, Raffaello Mascheroni Stianti posava il primo mattone della rinascita di Castello di Volpaia, borgo medievale fortificato con una storia vitivinicola che affonda le radici nel 1172. Oggi, la seconda e terza generazione delle due famiglie raccoglie un’eredità preziosa, nel nome dell’eccellenza nei rispettivi settori. Degno simbolo di questo accordo è un vino, su tutti: il Chianti Classico Gran Selezione Radda Docg 2021 Coltassala (97/100). Esempio fulgido del perché, la Gran Selezione del Chianti Classico, sfidi ormai a testa altissima i mercati internazionali. Con un giro d’affari di circa 50 milioni di euro.

SARZI AMADÈ DISTRIBUTORE ESCLUSIVO DI CASTELLO DI VOLPAIA

«Seguiamo il magnifico lavoro di Federica e Nicolò fin dall’inizio – commenta Alessandro Sarzi Amadè – ovvero dal loro ingresso nell’azienda di famiglia. Castello di Volpaia è una delle cantine che, secondo noi, rappresenta al meglio l’eccellenza dell’Alto Chianti Classico, in una produzione autenticamente impegnata nella ricerca di pratiche sostenibili e all’avanguardia come espressione del proprio terroir. È questo che ricerchiamo nei produttori che selezioniamo per la nostra clientela».

La scelta di Sarzi Amadè come esclusivo distributore dei vini della cantina sul territorio nazionale non è stata casuale. E a confermalo sono Federica e Nicolò Mascheroni Stianti: «Abbiamo sempre guardato con ammirazione la capacità distributiva di Sarzi Amadè. Le nostre filosofie – spiegano – si completano perfettamente: la sua competenza e conoscenza del mercato con il nostro impegno a produrre un Chianti Classico che nasce dal rispetto della terra. La partnership si fonda sulla ricerca della qualità e sull’impegno comune verso un’evoluzione sostenibile del business. Valori che guidano anche la conservazione del borgo di Volpaia, luogo capace di ospitare un turismo culturale, profondamente consapevole».

CASTELLO DI VOLPAIA

Con 45 ettari di vigneti, situati tra i 400 e i 650 metri sul livello del mare, Castello di Volpaia rappresenta una delle massime espressioni del Chianti Classico. Il suolo di arenaria favorisce la produzione di vini eleganti e longevi, con un profilo aromatico raffinato e una struttura armonica. Il tratto distintivo della gamma è la purezza del frutto, sostenuto da una vibrante acidità e da una piacevole vena salina. Una realtà che ha visto crescere, nei decenni, il grado alcolico medio dei propri vini, oggi tutto sommato ancora contenuto – e certamente integrato nei vini, a livello tecnico – grazie all’altitudine dei vigneti, quasi al limite consentito per la produzione del Gallo Nero.

La cantina ha investito nella selezione clonale del Sangiovese e nella riscoperta di varietà autoctone come il Mammolo. Dando vita a Cru iconici come appunto Coltassala. Ma anche l’altra Gran Selezione Chianti Classico Il Puro Casanova (da Sangiovese in purezza) e il Balifico, Sangiovese-Cabernet Sauvignon prodotto dal 1985 e subito incasellato sui magici binari dei Supertuscan. L’impegno di Castello di Volpaia nella sostenibilità si traduce in una transizione biologica certificata dal 2000, seguita dall’abolizione totale delle sostanze chimiche di sintesi, da pionieri della zona.


Castello di Volpaia

Loc. Volpaia
53017 Radda in Chianti (SI)
Tel. +39 0577 738066
Email: info@volpaia.com

Categorie
news news ed eventi

Rita Babini nuova presidente Fivi. I vignaioli eletti al Consiglio direttivo 2025-2028


Con 516 voti alle elezioni del nuovo consiglio direttivo, Rita Babini è la nuova presidente Fivi. La vignaiola dell’Emilia Romagna si appresta a guidare per il triennio 2025-2028 la Federazione italiana vignaioli indipendenti. Succederà a Lorenzo Cesconi, protagonista del peggior triennio di Fivi dalla fondazione, tra dimissioni e casi che hanno scosso profondamente la Federazione. Rita Babini nuova presidente Fivi, dunque. Ufficiale e pressoché scontato, visto l’esito delle elezioni Fivi tenutesi oggi a Imola, il cui scrutinio è terminato pochi minuti fa. Ecco di seguito gli eletti al nuovo consiglio direttivo 2025-2028 e i voti ricevuti.

VIGNAIOLI INDIPENDENTI: IL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO FIVI 2025-2028

  • BABINI Rita, Vignaiola in Emilia Romagna: 516 voti
  • PIZZAMIGLIO Stefano, Vignaiolo in Emilia Romagna: 420 voti
  • MONTI Pietro, Vignaiolo in Piemonte: 413 voti
  • BALTER Clementina, Vignaiola in Trentino: 386 voti
  • RADICI Valeria, Vignaiola in Lombardia: 328 voti
  • PIEROPAN Andrea, Vignaiolo in Veneto: 316 voti
  • STARRABBA Alessandro, Vignaiolo nelle Marche: 271 voti
  • BOTTI Ludovico Maria, Vignaiolo nel Lazio: 269 voti
  • FAVARO Camillo, Vignaiolo in Piemonte 264
  • PAVESE Ninive, Vignaiola in Valle d’Aosta: 259 voti
  • MAZZONE Francesco, Vignaiolo in Puglia: 254 voti
  • PASCON BELLESE Désirée, Vignaiola in Veneto: 251 voti
  • VAJA Stefan, Vignaiolo in Alto Adige / Südtirol: 244 voti
  • DE BEAUMONT Fabio, Vignaiolo in Campania: 217 voti
  • PUPILLO Carmela, Vignaiola in Sicilia: 194 voti

FIVI, GLI ESCLUSI DAL CONSIGLIO DIRETTIVO 2025-2028

  • MORINO Gianluca, Vignaiolo in Piemonte: 171 voti
  • EDERLE Giovanni Mattia, Vignaiolo in Veneto: 160 voti
  • AIMASSO Luca, Vignaiolo in Piemonte: 82 voti
  • PACELLI Laura, Vignaiola in Calabria: 68 voti
  • CIANCICO Ettore, Vignaiolo in Toscana: 67 voti

RITA BABINI NUOVA PRESIDENTE FIVI: LE PRIME DICHIARAZIONI

«L’ambizione dei nostri obiettivi principali è alta – sono le prime parole di Rita Babini da nuova presidente Fivi – siano questi il riconoscimento della figura giuridica del vignaiolo, la rappresentatività nei consorzi di tutela o la semplificazione ed unificazione dei controlli; a questi obiettivi di carattere nazionale si uniscono sfide talvolta ancora maggiori a livello europeo, che ci vedono già coinvolti oggi e che cresceranno ulteriormente nei prossimi anni. Vogliamo poter vivere dignitosamente del nostro lavoro e garantire che il nostro “mestiere” esista ancora domani».

«Per arrivare a ciò – conclude Rita Babini – occorre una grande perseveranza nell’operato di Fivi, e sono certa che le Vignaiole e i Vignaioli eletti in Consiglio sapranno garantirla con l’impegno e la passione che ha sempre contraddistinto la nostra associazione». I prossimi appuntamenti “marchiati Fivi? Dal 6 al 9 aprile la tradizionale collettiva al padiglione 8 di Vinitaly. A seguire, il 10 maggio, decine di eventi territoriali nella cornice del “Sabato del Vignaiolo”. Infine, il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2025, in programma dal 15 al 17 Novembre 2025 a BolognaFiere.

Categorie
news news ed eventi

In Toscana il Concorso Enologico Nazionale Vermentino 2025


Il Concorso Enologico Nazionale Vermentino 2025 si svolgerà in Toscana, a Massa (MS), i prossimi 2, 3 e 4 maggio. Ad ospitare le degustazioni e il programma sarà la Sala degli Svizzeri del palazzo Ducale. Giunta alla sua quarta edizione, la competizione è autorizzata fin dal 2017 dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste della Repubblica Italiana. 
«Il Vermentino – spiega Mario Bonamici, presidente della APS Promo Eventi, che organizza l’evento – è una delle uve più note e conosciute di tutto il bacino mediterraneo, in Italia, sono sempre di più i produttori che puntano su questa varietà per via della sua ecletticità in termini di vinificazione e la sua resilienza ai cambiamenti climatici».

«Oltre a Sardegna, Toscana e Liguria – continua Bonamici – troviamo nuove e promettenti produzioni anche in Sicilia, la Puglia, Lazio e Umbria che puntano a elevare la qualità dei loro prodotti, anche attraverso il confronto in questa competizione. L’obiettivo è quello di far diventare il Concorso sempre più importante e partecipato da un gran numero di aziende produttrici. Per questa quarta edizione, per la quale ringraziamo per l’ospitalità l’amministrazione del Comune di Massa – conclude Bonamici – puntiamo a consolidare i rapporti con le regione che ospita. Dopo la Sardegna, la Toscana è quella con la maggior superficie vitata in Italia. Abbiamo ritenuto opportuno “far varcare il mare” al Concorso e faremo di tutto per non disattendere le aspettative».

GRANDE SPAZIO AL VERMENTINO BIOLOGICO

Per iscrivere i campioni occorre compilare la modulistica necessaria per la partecipazione (scaricabile a questo link). Le domande dovranno pervenire entro il 16 aprile 2025, mentre ci sarà tempo fino al 26 aprile per far pervenire i campioni. Potranno essere ammessi al Concorso i vini fermi, frizzanti e gli spumanti DOP o IGP purché abbiano la dicitura Vermentino in etichetta e una percentuale minima di Vermentino dell’85%.

Anche per quest’edizione, grazie al patrocinio del Distretto Sardegna Bio, così come per il Concorso Nazionale del 2023 e quello Internazionale del 2024, saranno dedicate due commissioni per i vini provenienti da agricoltura biologica certificata. Di concerto col Ministero, si è deciso di premiare fino ad un massimo del 35% dei campioni in gara. Questo limite sarà ulteriore garanzia del livello di qualità dei vincitori. Inoltre, non ci sarà la medaglia di bronzo ma si partirà dalla Medaglia d’Argento fino alla Gran Medaglia d’Oro.

IV CONCORSO ENOLOGICO NAZIONALE VERMENTINO: PRESENTAZIONE A VINITALY 2025

Riconfermato come presidente del Concorso Pierpaolo Lorieri. Le giurie saranno poi composte da enologi, giornalisti e sommelier provenienti da tutta Italia. Il Concorso verrà ufficialmente presentato durante il Vinitaly 2025, il giorno 6 aprile alle ore 9.45, presso l’Area Istituzionale del padiglione Sardegna. Il giorno 4 maggio, sempre presso il Palazzo Ducale, avrà luogo il “Gran Galà del Vermentino”. A partire dalle ore 17.00, sarà possibile degustare la totalità dei vini presenti al Concorso. La degustazione sarà libera ed aperta a tutti gli amanti del vino. Al termine verranno proclamati i vincitori della quarta edizione del Concorso enologico nazionale del Vermentino.

A patrocinare il Concorso Enologico Nazionale Vermentino 2025 sono Comune di Massa, Consorzio di Tutela del Candia dei Colli Apuani, Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana, Consorzio di Tutela dei Vini DOP e IGP Colli di Luni Cinque Terre Colline di Levanto e Liguria di Levante. E ancora: Federazione delle Strade del Vino dell’olio e dei Sapori di Toscana,  Accademia Italiana della Vite e del Vino, Assoenologi Sardegna, Assoenologi Toscana, Confcommercio Nord Sardegna, Distretto Sardegna Bio ed Epulae Accademia internazionale di enogastronomia.

Categorie
news news ed eventi

Consorzio Morellino di Scansano lancia Vinometro su VisitMorellino


Il Consorzio Morellino di Scansano introduce Vinometro, uno strumento innovativo e gratuito, all’interno della piattaforma VisitMorellino per promuovere un enoturismo più sicuro e responsabile. Creato dall’azienda Enoturistica di Simone Nannipieri, Vinometro utilizza il metodo di Widmark per calcolare in tempo reale il Tasso alcolemico potenziale (BAC) e fornire un Quality Score, valutando equilibrio e sicurezza delle degustazioni. Considera fattori chiave come numero di vini assaggiati, quantità, abbinamenti gastronomici e durata dell’esperienza. Offrendo a cantine e visitatori uno strumento utile per un consumo più consapevole. https://www.visitmorellino.com/

VINOMETRO DEL MORELLINO DI SCANSANO: TASSO ALCOLEMICO POTENZIALE IN TEMPO REALE

«Vogliamo valorizzare il Morellino di Scansano – spiega Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio – attraverso esperienze enoturistiche di qualità e in linea con le normative. Vinometro aiuterà le cantine a ottimizzare le proposte e i visitatori a vivere un’esperienza autentica e responsabile». Accessibile gratuitamente su VisitMorellino, Vinometro del Conorzio del Morellino di Scansano rafforza l’impegno dell’ente toscano per un enoturismo moderno, sostenibile e attento alla sicurezza, tra le vigne della denominazione della provincia di Grosseto. Solo l’ultima delle contromisure dei Consorzi del vino in seguito all’inasprimento delle sanzioni del codice della strada per chi guida in stato di ebbrezza.

La piattaforma VisitMorellino, punto di riferimento per la promozione del Morellino di Scansano, accoglie già VINOMETRO, rendendolo facilmente accessibile sia ai visitatori sia agli operatori. Lo strumento, intuitivo e gratuito, si propone come una risorsa chiave per il territorio, contribuendo alla costruzione di un modello di enoturismo moderno, responsabile e sostenibile. Il Consorzio conferma il proprio impegno nella promozione del territorio del Morellino di Scansano e del suo patrimonio enologico, attraverso attività di enoturismo sempre al passo con i tempi, dove pianificazione e conoscenza sono elementi centrali per garantire un’esperienza memorabile al visitatore. Progetto dall’azienda Enoturistica di Simone Nannipieri, VINOMETRO si basa sul metodo di Widmark ed è ottimizzato per le esigenze del turismo enologico, permettendo di calcolare in tempo reale il Tasso Alcolemico Potenziale (BAC) e fornendo un Quality Score, indicatore che valuta la qualità e la sicurezza complessiva delle degustazioni proposte.

Categorie
news news ed eventi

Possibili dazi vino Trump: raccolta firme dei distributori negli Usa


L’U.S. Wine Trade Alliance (USWTA) ha lanciato in queste ore un appello urgente all’industria dell’ospitalità e dei distributori di vino negli Stati Uniti. L’associazione, che rappresenta e tutela gli interessi delle aziende americane coinvolte nella distribuzione e vendita di vini importati, sta mobilitando il settore con una raccolta firme da allegare a una lettera all’amministrazione Trump. Nel testo, l’organizzazione denuncia il grave impatto che avrebbero nuovi possibili dazi sul vino, sulle stesse imprese americane.
Secondo USWTA, i dazi minacciano la stabilità economica di oltre 300 mila imprese tra ristoranti, hotel, bar e negozi di vino negli Stati Uniti. La raccolta firme si pone come obiettivo di coinvolgere almeno 5 mila aziende del settore, rafforzando la propria posizione nelle trattative con Washington.

Insomma, dopo le tante voci che si sono rincorse in campagna elettorale, la storia potrebbe ripetersi. Proprio per questa ragione, l’USWTA vuole scoraggiare il governo Trump a riproporre tariffs del 25% su vini francesi, tedeschi e spagnoli, come fatto tra il 2019 e il 2020. All’epoca, il surplus di costi gravato sulle imprese americane fu di oltre 230 milioni di euro. Secondo le stime di Unione italiana vini, il danno per le cantine italiane si aggirerebbe attorno ai 330 milioni di euro. Il vino Made in Italy subirebbe un taglio del 17% del proprio giro d’affari negli Usa.

POSSIBILI DAZI VINO, USWTA: RACCOLTA FIRME E LETTERA AL GOVERNO TRUMP

L’U.S. Wine Trade Alliance, attraverso l’appello lanciato in queste ore dal presidente Ben Aneff, sottolinea l’importanza della partecipazione attiva di distributori e importatori, che grazie alla loro rete di contatti possono amplificare il messaggio e contribuire a raccogliere più firme. «Caro Segretario Lutnick, caro Segretario Bessent e Ambasciatore Greer – si legge nella lettera che sarà indirizzata al governo Trump – all’inizio del vostro mandato, speriamo che consideriate la nostra difficile situazione. Siamo proprietari di ristoranti, bar, hotel e negozi in tutto il Paese. In ogni Stato e in ogni città, condividiamo l’orgoglio per ciò che abbiamo costruito e per il nostro ruolo nelle economie locali. Siamo luoghi di incontro nei momenti di festa e di difficoltà. Diamo vita alle strade principali e impieghiamo milioni di americani».

«Gli ultimi anni – si legge ancora sono stati devastanti per il nostro settore tra chiusure, inflazione, carenza di manodopera e dazi. Ciò che abbiamo costruito e le persone che impieghiamo continuano ad affrontare sfide. Vi chiediamo di aiutarci a proteggere i nostri investimenti nella forza lavoro nazionale, garantendo la possibilità di acquistare e vendere vino importato a prezzi accessibili. Tra il 2019 e il 2021, i dazi del 25% sulla maggior parte dei vini europei ci hanno colpito duramente. I dazi sui vini europei danneggiano in modo sproporzionato le aziende americane. Il vino nei nostri locali viene acquistato da distributori americani, che lo hanno acquistato da importatori americani.

I DAZI SUL VINO EUROPEO RIDUCONO I MARGINI DELLE IMPRESE AMERICANE

«Per ogni dollaro guadagnato dai produttori europei – recita ancora la lettera che U.S. Wine Trade Alliance indirizzerà all’amministrazione Trump – le imprese americane ne generano 4,50. Nei ristoranti a servizio completo, le bevande rappresentano circa un terzo del fatturato: il vino incide fino al 60% dei margini lordi. I nostri clienti cercano vini che si abbinino ai nostri menu e, quando il prezzo è troppo alto, spesso rinunciano all’acquisto, riducendo i nostri margini di profitto. Tra il 2019 e il 2021 abbiamo perso vendite, investimenti e sospeso i piani di espansione. Non avevamo nulla a che fare con la disputa commerciale che ha portato ai dazi, ma ne abbiamo subito le conseguenze, con tariffe che hanno colpito oltre 3 miliardi di dollari di vino. I dazi sul vino sono stati un fallimento. I produttori europei hanno trovato nuovi mercati e l’UE continua a sovvenzionare il suo settore aeronautico».

MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO CON I DAZI SUL VINO DI TRUMP

La lettera si chiude con un filo di speranza. «Sappiamo che intendete affrontare importanti questioni di politica commerciale con l’Unione Europea e altri Paesi – si legge a chiusura della missiva della  U.S. Wine Trade Alliance – ma il vino non dovrebbe essere incluso in alcuna futura lista di dazi. Le tariffe di base sul vino sono inferiori a un quarto di dollaro a bottiglia sia negli Stati Uniti che nell’UE. I nostri mezzi di sostentamento, i posti di lavoro dei vostri concittadini e la salute dell’intero settore dell’ospitalità dipendono dal mantenimento di queste condizioni». L’industria vinicola americana lancia dunque un segnale chiaro: i dazi sul vino importato non solo danneggiano i produttori europei, ma mettono a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro negli Stati Uniti. Con questa mobilitazione, USWTA spera di convincere l’amministrazione a rivedere le proprie politiche commerciali e a preservare un mercato essenziale per la ristorazione e la distribuzione americana. https://winetradealliance.org/action-letter/

Categorie
Guida Vinialsuper news news ed eventi Vini al supermercato

Notte Rossa: il miglior Primitivo di Manduria Riserva al supermercato


Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato 
(5 / 5) Alzi la mano chi conosce l’esistenza del Primitivo di Manduria Riserva. Nel solco dei migliori vini italiani, anche il Primitivo di Manduria ha una versione “Riserva”. A incarnare perfettamente questa punta di diamante della denominazione pugliese è Notte Rossa, il miglior Primitivo di Manduria Riserva al supermercato. Prima di descrivere questo vino e consigliare gli abbinamenti perfetti, cerchiamo di comprendere l’unicità di questo prodotto e cosa lo differenzia dal Primitivo di Manduria non Riserva. Primitivo di Manduria Notte Rossa.

PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA: CHE DIFFERENZA C’È CON LA VERSIONE “BASE”?

Il Primitivo di Manduria è un vino a Denominazione di Origine Protetta (Dop) prodotto principalmente nelle province di Taranto e Brindisi, in Puglia. Il disciplinare di produzione stabilisce che questo vino deve essere ottenuto da uve del vitigno Primitivo per almeno l’85%. Con la possibilità di aggiungere fino al 15% di uve da vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione nelle due province. Una delle varianti previste dal disciplinare è il Primitivo di Manduria Riserva, che si distingue dalla versione “base” per alcuni specifici requisiti. Nello specifico: tempistiche di affinamento superiori, immissione in commercio posticipata e alcol in volume. Ancora più nel dettaglio:

  • AFFINAMENTO
    Il Primitivo di Manduria Riserva deve essere sottoposto a un periodo di affinamento di almeno 24 mesi, di cui almeno 9 mesi in botti di legno, a partire dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve.
  • IMMISSIONE IN COMMERCIO
    Può essere commercializzato solo dopo due anni dal 31 marzo successivo alla vendemmia.
  • ALCOL
    Deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 14% vol., leggermente superiore al 13,5% richiesto per la versione “base”.

Queste differenze con il Primitivo di Manduria “base” conferiscono al Primitivo di Manduria Riserva una maggiore complessità e struttura. Rendendolo particolarmente adatto a un ulteriore invecchiamento e a un abbinamento con piatti più elaborati. Non a caso, nel 2025, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa in commercio nei migliori supermercati italiani è il 2019.

PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA NOTTE ROSSA: LA DEGUSTAZIONE

Si tratta, non a caso, dell’etichetta di punta di Notte Rossa. Un vino di alta gamma, dal rapporto qualità prezzo straordinario. Con l’ulteriore plus di essere facilmente reperibile al supermercato. Nel calice, il vino si presenta del consueto colore purpureo, impenetrabile alla vista. Al naso è prezioso, caldo ed avvolgente. Ricorda molto la confettura di prugne e ciliegie. Una componente fruttata che accoglie note di cioccolato, tabacco, vaniglia e cannella, oltre a un leggero tocco di chiodo di garofano. Al palato, in perfetta linea con quanto lasciava immaginare l’olfatto, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si conferma pieno e morbido, con tannini finissimi sui ritorni di confettura. Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato

Ottima la persistenza: il sapore del vino rimane a lungo al palato, sfoderando ancora una volta note di cacao, torrefazione (caffè) e vaniglia. Ma un commento speciale merita il tenore alcolico. Chi si spaventa di fronte a un’etichetta che indica 14,5% gradi in volume, può ricredersi all’assaggio di questo vino. La componente alcolica risulta perfettamente integrata e l’alcol non si percepisce come tale, ma in un tutt’uno con il resto dei sentori, in un quadro di equilibrio. Il finale stesso del Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa chiama il sorso successivo, grazie a una buona freschezza e a una leggera sapidità.

GLI ABBINAMENTI SALATI DEL PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA

1. Primi piatti ricchi e saporiti

Il Primitivo di Manduria Riserva si sposa perfettamente con piatti strutturati e ricchi di gusto. Alcuni primi piatti ideali includono:

  • Pasta al ragù di cinghiale: l’intensità aromatica del vino si bilancia con la sapidità della carne.
  • Orecchiette al sugo di braciole: un classico della tradizione pugliese che si armonizza con le note speziate del Primitivo.
  • Lasagna al forno: la struttura del vino sostiene la cremosità della besciamella e la ricchezza del ragù.

2. Carni rosse e selvaggina

La tannicità e il corpo pieno del Primitivo di Manduria Riserva lo rendono il compagno ideale per piatti a base di carni rosse, selvaggina e preparazioni elaborate, come:

  • Tagliata di manzo con riduzione di Primitivo: l’abbinamento per eccellenza, che unisce armoniosamente vino e carne.
  • Agnello al forno con erbe aromatiche: le note speziate del vino si fondono perfettamente con il sapore intenso della carne.
  • Brasato al Primitivo: una preparazione in cui il vino si utilizza anche nella cottura, creando un connubio di sapori perfetto.

3. Formaggi stagionati Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato 

Il Primitivo di Manduria Riserva è ottimo anche con formaggi a lunga stagionatura, che ne esaltano la complessità aromatica. Alcuni esempi includono:

  • Pecorino stagionato: l’intensità del formaggio trova equilibrio nella morbidezza del vino.
  • Parmigiano Reggiano 36 mesi: le note di frutta secca e spezie si armonizzano con il Primitivo.
  • Caciocavallo podolico: il suo gusto deciso viene esaltato dalla persistenza del vino.

NOTTE ROSSA MIGLIOR PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA: ANCHE CON I DOLCI

1. Dessert a base di cioccolato

Grazie alle sue note di cacao e frutti rossi, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si abbina magnificamente con dolci a base di cioccolato fondente. Qualche esempio? Eccone tre:

  • Torta al cioccolato fondente e peperoncino: la leggera piccantezza esalta la complessità del vino.
  • Mousse di cioccolato e frutti di bosco: il mix di acidità e dolcezza si bilancia alla perfezione con il Primitivo.
  • Brownies con noci e cioccolato extra dark: la ricchezza del dessert si fonde con la struttura del vino.

2. Dolci tipici pugliesi

Per un abbinamento territoriale, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si può gustare con:

  • Pasticciotto leccese: il contrasto tra la dolcezza della crema e le note speziate del vino crea un connubio intrigante.
  • Cartellate al vincotto: la dolcezza del vincotto trova un perfetto equilibrio con le note calde e avvolgenti del Primitivo.
  • Mostaccioli pugliesi: biscotti speziati con mandorle e cacao che si sposano perfettamente con la morbidezza del vino. http://catalogoviti.politicheagricole.it/scheda_denom.php?t=dsc&q=2236
Categorie
news news ed eventi

Codice della strada, i Consorzi del vino dell’Umbria scrivono a Salvini


Continua a far discutere l’inasprimento delle sanzioni del codice della strada, per chi guida sopra i limiti di 0.5. Dopo l’iniziativa della Rete di impresa Vite in Riviera, in Liguria, sono i Consorzi del vino dell’Umbria a scrivere una lettera al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Obiettivo: porre l’attenzione sul «terrorismo mediatico» che sta penalizzando «uno dei simboli della cultura e della tradizione italiana», ovvero il vino.

La richiesta dei Consorzi è che si promuova una cultura del consumo responsabile, specificando in maniera definitiva che nel nuovo codice della strada non è stato modificato nessuno dei limiti precedentemente in vigore. E che oggi è possibile ancora consumare vino al ristorante con particolari attenzioni. Di seguito il testo del documento inviato dai a Salvini, da parte di Consorzio Tutela Vini Montefalco, Consorzio Tutela Vini Orvieto, Consorzio Tutela Vini Torgiano e Consorzio Tutela Vini Trasimeno.

LETTERA DEI CONSORZI DEL VINO DELL’UMBRIA AL MINISTRO SALVINI

Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini

Gentilissimo Ministro Matteo Salvini,
abbiamo aperto l’anno 2025 con la demonizzazione delle bevande alcoliche, vini inclusi, su qualsiasi canale di comunicazione: social, televisione e giornali cartacei hanno scatenato una campagna di terrorismo mediatico sull’alcol con conseguente riduzione del consumo del vino e calo delle vendite di cui sta risentendo il mercato del vino.

Fin dall’Antica Roma il vino faceva parte dell’alimentazione sia per il popolo che per l’aristocrazia. Oggi giorno noi viticultori ci siamo ritrovati, prima a livello europeo a combattere con leggi che affermano che “il vino è pericoloso e cancerogeno”, ed ora con i nuovi provvedimenti del codice della strada in Italia che, seppur rigidi e doverosi, stanno creando, per una cattiva narrazione, non pochi problemi al mercato del vino.

La preoccupazione in merito all’abuso del consumo di alcolici ha portato a questo DDL penalizzando però un simbolo della cultura e della tradizione italiana, quello del VINO. Visto il terrorismo mediatico che ne è conseguito, crediamo sia doveroso da parte del Governo un chiarimento in merito all’invariato limite del codice della strada (che è rimasto a 0.5g/l) promuovendo una cultura del consumo moderato e responsabile. Richiediamo al Governo di diffondere delle linee guida del consumo di alcool ed il relativo smaltimento (ad esempio: quanti bicchieri di vino è possibile permettersi di bere al ristorante, bevendo anche acqua e mangiando adeguatamente, senza superare il limite di legge. Consigli su come organizzarsi al ristorante: il conducente non beve mentre gli altri sono liberi di farlo, abituarsi al concetto di portare a casa una bottiglia non terminata a tavola ecc…). Sarebbe importante che il ministero specifichi che nel nuovo codice della strada non è stato modificato nessuno dei limiti che erano in precedenza in vigore.

Altri Paesi nel mondo da tempo si sono dotati di simili provvedimenti: ciononostante, ben comunicati alla popolazione non hanno portato alla demonizzazione del consumo moderato –come sta avvenendo in Italia– ma al contrario hanno contribuito alla diffusione di comportamenti virtuosi basati sul bere responsabile e moderato. Oggi in Italia sta passando il concetto di non dover bere assolutamente prima di mettersi alla guida, il che, oltre ad essere un grande errore di comunicazione, va a colpire la stragrande maggioranza dei consumatori che hanno fatto del consumo moderato e responsabile il proprio stile di vita, rischiando di aprire la strada agli eccessi.

Come produttori di vino comprendiamo che l’attacco al mondo del vino sia conseguenza di difficoltà nel contrastarne l’abuso. Noi produttori siamo da anni impegnati nella promozione della cultura del vino fondata sul consumo moderato e consapevole e ci impegneremo ancora nel valutare altre strade, come la produzione di bottiglie di minori dimensioni, come quelle da 0.375 litri per facilitarne il consumo e la vendita nei ristoranti. Chiudiamo questa lettera chiedendole maggiore comprensione nei confronti di tutto il mercato del vino e collaborazione per la diffusione di un consumo consapevole e moderato di vino di alta qualità che da sempre contraddistingue l’Italia.

ATS I Consorzi del Vino per l’Umbria

Consorzio Tutela Vini Montefalco
Consorzio Tutela Vini Orvieto
Consorzio Tutela Vini Torgiano
Consorzio Tutela Vini Trasimeno

Categorie
news news ed eventi

Il Codice Ateco 74.99.41 per Sommelier ed Enotecari è realtà

Il Codice Ateco 74.99.41 è realtà per Enotecari e SommelierA partire dal 1° aprile 2025, entrerà ufficialmente in vigore il nuovo strumento dedicato esclusivamente alle attività di consulenza fornite da enotecari e sommelier. Si tratta di un traguardo storico per la categoria, che finalmente ottiene un riconoscimento formale all’interno del sistema di classificazione delle attività economiche. L’introduzione di questo codice è il risultato di un intenso lavoro di sensibilizzazione e interlocuzione istituzionale portato avanti da Aspi – Associazione della Sommellerie Professionale Italiana. L’associazione ha collaborato attivamente con il Comitato Istat, dimostrando con dati concreti e analisi approfondite l’importanza di una classificazione specifica per questa professione. Grazie a questo sforzo congiunto, gli operatori del settore potranno ora beneficiare di maggiore tutela normativa, riconoscimento professionale e nuove opportunità di crescita.

IL CODICE ATECO PER SOMMELIER ED ENOTECARI È REALTÀ

L’introduzione del codice Ateco 74.99.41 porta con sé vantaggi concreti per gli enotecari e i sommelier, contribuendo a valorizzare ulteriormente la loro professione. Garantirà chiarezza normativa e tutela professionale, attraverso una classificazione ufficiale che permette di distinguere con precisione il ruolo di enotecari e sommelier, evitando ambiguità e riconoscendo il valore delle loro competenze. I professionisti registrati con il nuovo codice potranno inoltre usufruire di benefici economici e fiscali riservati alle attività riconosciute, come agevolazioni contributive e forme di sostegno specifiche per il settore. Non ultimo, l’inserimento in una categoria economica ben definita rafforza la posizione della sommellerie nel panorama professionale e imprenditoriale, consolidando la sua immagine agli occhi di enti pubblici, aziende e consumatori.

UNO SVILUPPO STRATEGICO PER LA SOMMELLERIE

L’introduzione del codice Ateco 74.99.41 è realtà per Enotecari e Sommelier rappresenta un passo fondamentale per l’evoluzione della professione di sommelier, che potrà ora differenziarsi e affermarsi ulteriormente sia a livello nazionale che internazionale. Aspi continuerà il suo lavoro di supporto ai professionisti, fornendo aggiornamenti, assistenza e strumenti per sfruttare al meglio le opportunità offerte da questa importante novità. Non a caso, il presidente nazionale dell’associazione parla di «una grande conquista per tutti i sommelier italiani».

«Dopo il riconoscimento di Aspi nella lista ufficiale del Ministero delle Imprese del Made in Italy – evidenzia Giuseppe Vaccarini in un videomessaggi indirizzato ai soci – arriva un altro traguardo fondamentale, il nuovo codice Ateco 74.99.41. A partire dal 1 aprile 2025, questo codice entrerà quindi in vigore e finalmente riconoscerà i sommegliei come una professione a sé stante, indipendente e altamente qualificata. Questo è un traguardo storico, come potete ben immaginare. Con il codice Ateco, il sommelier ottiene finalmente il riconoscimento economico e sociale che merita».

NUOVO CODICE ATECO: COSA CAMBIA PER I SOMMELIER?

Cosa cambia per i sommelier? «Innanzitutto – continua il presidente Aspi Giuseppe Vaccarini – il riconoscimento ufficiale della professione, poi la possibilità di accedere a incentivi e agevolazioni fiscali e per ultimo maggiore visibilità e credibilità. I sommelier italiani potranno operare con maggiore sicurezza e professionalità, espandendo le proprie attività nella consulenza, nella formazione, negli eventi e nella comunicazione del vino. Come sapete, Aspi è il punto di riferimento per i sommelier italiani. L’unica associazione di settore – continua Vaccarini – riconosciuta dalla legge, che grazie ad un costante impegno ha saputo costruire un dialogo efficace con le istituzioni per ottenere questo straordinario risultato. Un momento storico che segna l’ inizio di una nuova era per tutta la sommellerie. Brindiamo per Aspi e brindiamo per la sommellerie. Cin!».

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Vipava Valley: il paradiso nascosto dei vini macerati della Slovenia


Potesse avere una bandiera tutta sua, la Vipava Valley – o
Valle del Vipava o del Vipacco, in sloveno Vipavska Dolina – sceglierebbe la via minimalista. Monocromo. Un vessillo di un unico colore. L’arancione. Quello dei suoi orange wine. Già perché la vallata della Slovenia che prende il nome dal fiume Vipava è un vero e proprio paradiso dei vini macerati. Tra il villaggio di Podnanos, ad est, e il confine con l’Italia, ad ovest, Madre Natura ha collocato qui due varietà di uve autoctone ancora poco note, perfette per la produzione di alcuni tra i vini macerati più fini al mondo. Si tratta dello Zelèn e della Pinela. Cenerentole con cui si può fare conoscenza a pochi minuti dal Collio friulano, altro Eldorado degli orange wine. La Vipavska Dolina – parte integrante della regione vinicola di Primorska – si trova infatti appena dopo il Collio sloveno (Goriška Brda), proseguendo verso Est. Sopra all’altra subregione del Kras (Carso), con cui confina nella parte sud-orientale.

«In mezzora si può attraversare la Vipava Valley in auto», ricorda Robert Gorjak, comunicatore ed ambasciatore dei vini della Slovenia. Una gemma che conta, per l’esattezza, 2.098 ettari complessivi e due aree geografiche ben distinte: la Upper Vipava Valley, ovvero la parte più occidentale; e la Lower Vipava Valley, più vicina a Nova Gorica (Gorizia). «Proprio come nel Collio italiano – continua Gorjak – è difficile incasellare i vini della Valle del Vipava in un’unica categoria. È un’area in cui convivono più vitigni e più stili. Dagli internazionali agli autoctoni. E dalle cuvée ai vini da singola varietà. Ma una cosa è certa. In Vipava Valley si producono ottimi vini da macerazione sulle bucce. E, qui come in altre zone della Slovenia, la produzione biologica e biodinamica sta crescendo molto negli ultimi anni».

I VINI MACERATI DELLA VIPAVA VALLEY: TRADIZIONE SECOLARE

Non è nuova della Valle del Vipacco la macerazione. Un processo enologico che prevede il contatto prolungato del mosto con le bucce, i vinaccioli e – talvolta – i raspi dell’uva, durante la fermentazione. Sebbene sia una pratica comune nella vinificazione dei vini rossi, l’utilizzo di questa tecnica sulle uve bianche è ciò che dà origine ai vini macerati, noti nel mondo come orange wines. Durante la macerazione, composti fenolici come tannini e antociani vengono estratti dalle bucce, conferendo al vino caratteristiche distintive in termini di colore, struttura e complessità aromatica.

In Vipava Valley – zona menzionata per la prima volta nel 1844 dal sacerdote Matija Vertovec, nel manuale di viticoltura ed enologia che porta proprio la sua firma – la macerazione delle uve bianche è una tradizione secolare. Questa pratica è stata preservata nel tempo, grazie alla dedizione di viticoltori che hanno affinato il metodo, nel corso dei decenni. Al punto di riuscire a valorizzare le caratteristiche delle uve e dei loro suoli, anche a fronte di una tecnica che tende a omologare i sentori e a rendere tutti uguali i vini macerati (ovviamente quelli fatti male).

ZELÈN E PINELA: DUE UVE AUTOCTONE PER I MACERATI SLOVENI

Colore paglierino con riflessi verdolini. Un bouquet floreale fresco e fruttato, con ricordi di pera e mela. Sono le caratteristiche dei vini ottenuti da uve Zelèn. Una varietà che si distingue dall’altro vitigno autoctono Pinela, che dà vini più freschi ed aromatici, con note di frutta a polpa bianca e una acidità più marcata. Un’accoppiata perfetta per i vini macerati della Vipava Valley, in un’epoca in cui la differenziazione e l’unicità della base ampelografica sono assi nella manica dei viticoltori, in chiave marketing e storytelling internazionale. Oltre alle varietà autoctone, i viticoltori della Valle del Vipava sperimentano con successo la macerazione su uve internazionali. Come Sauvignon Blanc, Chardonnay e Ribolla Gialla.

Importante anche la riscossa di un altro vitigno a bacca bianca: il Riesling italico (molto diffuso anche in Italia, con ben 1.200 ettari in Oltrepò pavese, dove non viene valorizzato a dovere). Per la prima volta nella storia dei vini della Slovenia, il noto produttore Primož Lavrenčič della cantina Burja si prepara ad immettere sul mercato – proprio entro la primavera 2025 – un vino che menziona l’Italico con il nome tradizionale “Grašica”, al posto del più noto (commercialmente) Laški Rizling. Segnando, così, l’inizio di una nuova era per un vitigno che, a sua volta, si presta in maniera genuina alla tradizione della macerazione sulle bucce della Vipava Valley. Lo stesso vale per i vitigni Piwi, introdotti di recente nella zona dalla cantina Marlon Batič.

10 VINI DELLA VIPAVA VALLEY DA ASSAGGIARE

  • Zelèn 2022, Pasji Rep
    Curioso il nome di questa cantina: Pasji Rep significa “Coda di cane” ed è un inno a uno dei “cru” più apprezzati della Vipava Valley. Un vino che scardina i teoremi sul vitigno autoctono Zelèn, solitamente meno aromatico e meno fresco/acido di così. Magistrale la macerazione, che dà corpo e spina dorsale al nettare. Vino da bere a secchiate.
  • MR. 21, Vinska klet Miška
    Ribolla e Malvasia, fermentate spontaneamente. Altra macerazione gestita divinamente, tanto da abbinarsi alle note aromatiche come una cravatta sulla camicia. Ricordi di frutta tropicale, dal naso al palato, sino alle memorie d’agrumi, in chiusura. Altro vino di gran beva, pur mai banale in ogni sua sfaccettatura.
  • Pinela 2023, Guerila
    C’è più ampiezza al naso, come nelle attese, rispetto ai vini prodotti con l’altro vitigno autoctono Zelèn. È l’aromaticità della Pinela, perfettamente espressa. Palato materico, oleoso, dominato dal frutto bianco (pera) ma impreziosito da netti ricordi di erbe selvatiche. Macerazione che qui non viene compiuta, in quanto si tratta del vino di ingresso all’interessantissima gamma della cantina.
  • Malvazija 2021, Krapež
    Classiche note della Malvasia (secca), con la magia regalata da 7 giorni di fermentazione sulle bucce. L’annata è di quelle buone e il vino si concede tra aromaticità, tensione acida e una polpa che si fa quasi “masticare”. Sapidità finale che non guasta, in termini di gastronomicità.
  • Retro Selection 2021, Guerila
    Ecco una cuvée coi fiocchi, a dimostrazione di quanto la Vipava Valley sia terra da single variety, tanto quanto da field blend. Ben quattro le varietà, qui: Pinela, Zelèn, Rebula (Ribolla) e Malvazija dal cru Pri Pili, con macerazione di una settimana. Un nettare ammaliante, di gran complessità e stratificazione, in cui a dominare non è una singola nota, ma un concerto di percezioni che va dal suolo (minerale, roccia) al frutto candito, sul consueto sottofondo di erbe aromatiche e finocchietto selvatico.

  • Rebula Maximilian I 2020, Svetlik
    Un anno in barrique per aggiungere ancora più corpo e struttura a un orange wine che convince per precisione, aromaticità e complessità. Splendida, al palato, la trama tannica che accompagna il sorso, contribuendo – insieme a una netta mineralità – ad un equilibrio perfetto con le note di frutta matura, esotica. Ottimo il potenziale evolutivo.
  • Stranice 2020, Burja
    Primož Lavrenčič si conferma maestro nelle macerazioni, con questo orange wine di assoluta raffinatezza, prodotto dall’ennesimo assemblaggio ben riuscito, con uve tipiche della Vipava Valley: Malvasia, Ribolla e Riesling italico. Piante di 60 anni, che affondano le radici in terreni marnosi. Gran pienezza dal primo naso al retro olfattivo, tanto sul frutto (mela, pera, frutta tropicale) e generosi rintocchi di erbe aromatiche. Zenzero per la componente speziata, abbinata a un leggero tocco fumé in chiusura.
  • Moser Cuvée, Pasji Rep
    In una parola, un altro capolavoro dalla Vipava Valley. Uve Malvasia, Ribolla, Riesling italico e Zelèn provenienti da una singola vigna, contraddistinta da una pendenza del 60% e da suoli poveri, rocciosi e sabbiosi. Vino sapido, dritto, verticale per definizione, con il plus di 7 giorni di macerazione a conferire polpa e materia al sorso. Chiusura sulle consuete note di finocchietto selvatico, a regalare un tocco di balsamicità che rende ancora più irresistibile la beva. Chapeau.
  • Klarnica, Kmetija Cigoj
    Segnalazione che vale un plauso all’eroica operazione di recupero della varietà Klarnica, da parte dell’azienda agricola Cigoj (da provare anche i loro insaccati da maiali mangalica). Si tratta di un vitigno a bacca bianca locale, di cui esistono solo 5 ettari. Bella aromaticità al sorso, sostenuto da un corpo non banale e da un finale che ricorda in maniera netta il miele d’acacia.
  • Zelèn 2021, Fedora Natural Wine Estate
    Splendida espressione del vitigno Zelèn, qui con sette giorni di macerazione sulle bucce. La varietà esprime così la classica nota fruttata gentile, su sottofondo di finocchietto selvatico. Consistenza oleosa in centro bocca e gran freschezza nel finale, delineata da ricordi di mentuccia che contribuiscono a chiamare irresistibilmente il sorso successivo.

NON SOLO VINO NELLA VALLE DEL VIPAVA

Come in ogni regione vinicola che si rispetti, anche la Vipava Valley ha una tradizione gastronomica importante. I tipici vini macerati della zona si sposano perfettamente con i piatti locali. Da provare la Jota della Valle del Vipava, una zuppa a base di crauti o rape macerate nelle vinacce, patate e fagioli, arricchita da carne essiccata o affumicata. C’è poi il Prosciutto Crudo della Valle del Vipava. Stagionato lentamente da maestri artigiani che portano avanti da decenni questa tradizione, ha un sapore delicato e una consistenza di velluto. Impossibile poi non farsi conquistare dagli Štruklji della Valle del Vipava, rotoli di pasta farciti con ripieni dolci o salati (ricotta e noci, erbe selvatiche, patate e pancetta o mele e cannella), che vengono poi cotti in acqua, al vapore, al forno oppure fritti.

Categorie
news news ed eventi

Cosa è successo a Fivi e perché le elezioni 2025 sono determinanti


società di servizi Fivi. La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha attraversato un periodo di significative turbolenze interne tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Motivo per il quale le elezioni Fivi 2025, in programma questa settimana, per l’esattezza il 13 febbraio a Imola, potrebbero avere un risultato ancora più determinante. Ma cosa è successo a Fivi? Le prime tensioni sono emerse in seguito al Mercato di Bologna del novembre 2023. L’evento ha suscitato critiche relative alla gestione degli ampi spazi, nonché all’affluenza di pubblico e operatori e ai costi rispetto alle precedenti edizioni dello storico Mercato di Piacenza. Nel febbraio 2024 sono arrivate le dimissioni di quattro membri del Consiglio direttivo: Luca Ferraro (Fivi Veneto), Gaetano Morella (Fivi Puglia, ex vicepresidente durante la gestione Matilde Poggi), Monica Raspi (Fivi Toscana) e Francesco Maria De Franco (Fivi Calabria). Nessuno di questi ex consiglieri figura tra i candidati alle elezioni Fivi 2025.

FIVI, COSA SUCCEDE? UN 2024 TURBOLENTO, TRA DIMISSIONI E RINCALZI

Per rimpiazzare i dimissionari, il Consiglio ha inizialmente proposto il subentro ai primi vignaioli non eletti nell’ultima tornata di elezioni. Ma ha ricevuto rifiuti netti da Cesare Corazza (Emilia-Romagna), Celestino Gaspari (Veneto) e Daniele Parma (Liguria). Tre nomi pesanti nelle dinamiche della Federazione. Di conseguenza, si è proceduto alla cooptazione di nuovi membri: Andrea Annino (Sicilia), Stefano Casali (Toscana) e Desirèe Pascon Bellese (Veneto). Incredibile quanto avvenuto anche a seguito di questo passaggio, sempre nel 2024. Poco prima dell’assemblea dei soci del 26 febbraio 2024 a Bologna, anche Stefano Casali (cantina Muralia) ha ritirato la sua disponibilità. Al suo posto, è stato nominato Gianluca Morino (Piemonte), che ha completato la ricostituzione di un Consiglio a dir poco rappezzato, rappresentato ai vertici dall’attuale presidente Lorenzo Cesconi, che a sua volta non si ricandiderà alle elezioni 2025. Il vignaiolo trentino, nei giorni scorsi, si è rifiutato di rispondere a un’intervista di Winemag, dopo aver letto le domande.

Queste vicende hanno evidenziato divergenze enormi all’interno della Fivi, riguardo alla gestione e alla direzione futura dell’associazione. Uno dei temi più controversi all’interno della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che sarebbe emerso con forza nel corso della crisi dirigenziale di febbraio 2024, riguarderebbe la creazione di una società di servizi, utile a gestire la cassa di Fivi. Un’iniziativa che avrebbe diviso profondamente i membri del consiglio e gli stessi soci, da Nord a Sud della Penisola. Tanto che, voci interne alla Federazione, riferiscono sia proprio questa la causa dei mal di pancia che hanno portato alle dimissioni e ai successivi rifiuti di incarichi e subentro nel consiglio direttivo guidato da Cesconi.

UNA SOCIETÀ DI SERVIZI NEL FUTURO DI FIVI?

L’idea di una società di servizi nasce dalla volontà di strutturare meglio l’attività della Fivi, garantendo una gestione più efficace degli eventi e delle attività della Federazione. In particolare, l’organizzazione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che nel 2023 si è trasferito da Piacenza a Bologna con un impatto significativo sui vignaioli, ha mostrato – secondo i promotori – la necessità di un’organizzazione più professionale e meno dipendente dalla sola struttura associativa. L’obiettivo principale della società di servizi sarebbe quello di gestire gli eventi (come il Mercato Fivi) con un approccio più “imprenditoriale”.

Il nuovo organismo potrebbe anche fornire supporto amministrativo e consulenziale ai soci, oltre a migliorare la comunicazione e il marketing della Federazione. L’idea, però, non è stata accolta in modo unanime. Alcuni membri hanno espresso forti perplessità riguardo al progetto, temendo che una struttura di questo tipo potesse snaturare lo spirito della Fivi, nata come un’associazione a tutela dei vignaioli artigiani. La società di servizi, in sostanza, verrebbe vista come una deriva aziendalista. Alcuni soci ritengono che l’associazione possa così perdere il suo spirito. Trasformandosi in un’organizzazione più orientata al profitto che alla rappresentanza degli interessi dei piccoli produttori, a livello parasindacale.

LE PREMESSE: ANCHE IL 2022 DI FIVI È STATO BURRASCOSO

Scavando nella storia recente di Fivi c’è chi fa risalire al 2022, anziché al 2023, l’inizio della burrasca che si è trascinata fino al 2025. A meno di un mese dalle elezioni del Consiglio direttivo della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti del 9 marzo 2022quelle che hanno portato alla presidenza proprio Lorenzo Cesconi – ecco il primo ribaltone. Walter Massa e Andrea Picchioni, due figure di spicco nel panorama vitivinicolo italiano, fra Colli Tortonesi e Oltrepò pavese, rassegnavano infatti le loro dimissioni dal neoeletto cda. Gettando una prima ombra sulle dinamiche interne alla Federazione.

Come riportato da Winemag il 20 marzo 2022, le dimissioni di Massa e Picchioni furono strettamente collegate tra loro. In base ai voti ottenuti, Picchioni avrebbe dovuto subentrare a Massa – primo a dimettersi dei due, in ordine cronologico – nel consiglio direttivo. Tuttavia, entrambi hanno scelto di rinunciare all’incarico. Una decisione che ha portato all’ingresso di Andrea Pieropan, vignaiolo attivo tra Soave e Valpolicella, nel consiglio guidato da Cesconi. Pieropan che, da non eletto nel 2022, oggi si ricandida a un ruolo nel direttivo Fivi 2025-2028.

LE DIMISSIONI DI MASSA E PICCHIONI E IL CASO SIMONA NATALE

Le motivazioni alla base delle dimissioni di Massa e Picchioni non sono mai state chiarite ufficialmente. Chi invece ha fatto coming out, sempre nel corso del 2022, è stata Simona Natale. Fu proprio l’ex compagna di Gianfranco Fino, viticoltore di Manduria e volto noto della Fivi pugliese, a chiarire gli incredibili contorni del clima esistente all’interno della Federazione italiana vignaioli indipendenti. In un’intervista esclusiva rilasciata a Winemag il 25 marzo 2022, Simona Natale parlava infatti di un ambiente incandescente all’interno di Fivi, caratterizzato da «attacchi personali, pressioni e guerriglia».

Un contesto che potrebbe aver influito sulla decisione di Massa e Picchioni di lasciare il loro incarico. Il presidente Lorenzo Cesconi avrebbe tentato all’epoca, senza successo, di convincere Walter Massa a rimanere nel Consiglio direttivo. La scelta di Andrea Picchioni di dimettersi sarebbe quindi da interpretare come un gesto di solidarietà nei confronti del collega (ed amico) dei Colli Tortonesi. Con premesse simili, ecco delineato il peggior triennio della storia della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Quello che presto avrà fine, con l’elezione di un nuovo consiglio direttivo che potrebbe portare i vignaioli indipendenti verso due direzioni diametralmente opposte. La fine di un sogno. O l’inizio di una nuova era, nel segno degli ideali dei padri fondatori. https://fivi.it/i-soci-fivi/

Bufera elezioni nuovo Cda Fivi: «Attacchi personali, pressioni, clima da guerriglia»

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Migliori Amarone 2020 ad Opera Prima 2025


Migliori Amarone 2020 amarone opera prima 2025. Non c’è vino in Italia che si stia interrogando sul proprio futuro come l’Amarone della Valpolicella. Ne è una riprova l’annata 2020, presentata a Verona in occasione dell’anteprima Amarone Opera Prima 2025. Tra qualche difficoltà di mercato e tentativi di riposizionamento in chiave gourmet, una buona parte dei produttori sembra essersi messa alle spalle le sovra-concentrazioni. Virando su vini dall’alcol più integrato e dal profilo meno opulento. Favorendo così, nelle migliori interpretazioni di quella che abbiamo definito negli anni scorsi “Amarone Revolution“, la leggiadria di beva ben gradita dai consumatori moderni.

L’ANNATA 2020 DELL’AMARONE DELLA VALPOLICELLA

L’annata 2020 non sarà comunque tra quelle da ricordare tra le migliori per tutti i produttori. L’andamento climatico è risultato difforme tra le varie zone, in maniera ancora più marcata tra collina e zone pianeggianti, colpite dalla grandine. Determinante anche la riduzione della resa produttiva (del 20%) voluta dal Consorzio guidato da Christian Marchesini. Più in generale, gli Amarone 2020 presentati ad Amarone Opera Prima 2025 si possono dividere in almeno tre macro-sezioni.

La prima riguarda quelli capaci di condensare l’essenza di un vino che prevede una componente da appassimento (data dalla messa a riposo delle uve), in una veste fresca, già godibile e di assoluta prospettiva in termini di affinamento. Sono questi i migliori Amarone 2020 individuati durante il tasting. All’opposto ci sono Amaroni troppo esili, condizionati dal legno perché incapaci di reggerlo, in termini di struttura. Vini lontani dal concetto della denominazione, stilisticamente arresi alle sirene dei mercati e privi di anima, oltre che si storia.

In mezzo ci sono Amaroni – tanti, per la verità – che issano sul veliero della Valpolicella, in navigazione in acque mosse in tempi di crisi per i vini rossi, la bandiera del “Work in progress“, color speranza, ovvero consapevolezza. Etichette che trovano conforto in una buona freschezza e, dunque, nell’agilità di beva. Ma a cui manca quel filo di polpa e di ricchezza in più che ci si deve aspettare da un vino che prevede una componente di appassimento. In qualche caso, è in questa macro-sezione che si identificano chiusure leggermente amaricanti e tannini un po’ ruvidi. Di seguito i migliori Amarone 2020.

MIGLIORI AMARONE 2020 AD AMARONE OPERA PRIMA 2025

CANTINA VINO ANNO ALCOL DESCRIZIONE E PUNTEGGIO IN CENTESIMI
MONTE CASTELON Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16% Frutto ben espresso al naso, una ciliegia ben matura. Sottofondo speziato caldo, con venature balsamiche. Sorso molto fresco, reso piacevole da una nota sapida che accompagna tutto il sorso. Appassimento integrato nel quadro. Un Amarone in perfetta sintonia con la gamma aziendale, tutta di altissimo livello. Monte Castelon è la cantina rilevazione di Amarone Opera Prima 2025. 95/100
TERRE DI LEONE Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 Generosa polpa rossa che si fa largo con l’ossigenazione, dopo un primo naso leggermente contratto. Erbe aromatiche in sottofondo, ancor più delle spezie, un tocco pepato. In bocca si conferma polposo e sfodera una gran freschezza, dal centro bocca all’allungo. Altro gran bel campione. 95/100
SAN CASSIANO Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% Vino in evoluzione, mostra tinte verdi al naso, che virano sul balsamico con l’ossigenazione. Note che trovano conferme al palato, dal bel frutto croccante che sgomita per farsi largo sul palco. Alcol da integrarsi. 89/100
CANTINE DI VERONA Amarone della Valpolicella Docg Torre del Falasco 2020 15,5% Bella mora di rovo a delineare un naso sul frutto e su una bella balsamicità. Gran freschezza al palato, a sostenere la polpa. Vino già piuttosto godibile, con l’alcol che si integrerà ulteriormente. 90/100
VALENTINA CUBI Amarone della Valpolicella Docg Classico Morar 2020 16% Primo naso sulle erbe aromatiche e sul frutto rosso, di maturità ottimale. Perfetta corrispondenza naso-bocca, su una bella trama tannica e salina che accompagna il sorso fino alla chiusura. Dopo qualche prova altalenante, che la 2020 sia l’annata della riscossa? 93/100
CORTE CAVEDINI Amarone della Valpolicella Docg 2020 16,5% Naso aperto sul frutto. Bella spezia e balsamicità. Palato un po’ contratto al momento, tannino ruggente. Polpa e struttura non mancano: si farà. SV
SORÍPA Amarone della Valpolicella Docg 2020 Frutto e balsamicità, un tocco di liquirizia. Al palato ottima agilità di beva, con l’appassimento ben gestito. Buona freschezza e leggera sapidità in chiusura. Bello “da bere”. 92/100
MARILISA ALLEGRINI – VILLA DELLA TORRE Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 Colore meno carico rispetto ad altri campioni. Bel naso sul frutto, di buona concentrazione. Elegantissima speziatura. Palato polposo, ricco, strutturato, tra frutto e balsamicità. Alcol al momento leggermente fuori dal coro, ma che si integrerà col tempo, viste le spalle larghe. 94/100
MONTECI Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 15,5% Gran bel frutto naso-bocca (mora e marasca), venature balsamiche a renderlo ancora più stratificato. Ottima la beva, nonostante un tannino che potrà meglio integrarsi. 92/100
TORRE DI TERZOLAN Amarone della Valpolicella Docg 2020 16,5% Naso più cupo rispetto ad altri campioni, sul frutto scuro e sulla spezia. Al palato rivela un’ottimale concentrazione. Appassimento gestito divinamente. Gran freschezza e prospettiva, a segnare il passo tra beva e longevità. 95/100
FLATIO Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16% Naso leggiadro, più sul frutto croccante che sulle note da “messa a riposo”. In bocca materico, autentico. Bella vena salina che accompagna balsamicità e concentrazione del frutto. Finale lungo, asciutto, che invoglia la beva. 92/100
TEZZA VITICOLTORI IN VALPANTENA Amarone della Valpolicella Docg Valpantena 2020 16% Gran concentrazione di colore. Primo naso balsamico, speziato, a cui non manca la componente fruttata, altrettanto intensa, viva, dinamica. Bel vino in prospettiva. 92/100
PICCOLI Amarone della Valpolicella Docg La Parte 2020 Gran purezza del frutto al primo naso, che invoglia all’assaggio per precisione e croccantezza: mora, ciliegia, piccoli frutti rossi, avvolti in una balsamicità golosa e in un corredo di spezie calde. Una precisione che si conferma al palato, giustamente concentrato e scorrevole, in termini di beva. Tannini e freschezza da Amarone capace di affrontare la sfida con le lancette dell’orologio. 95/100
LAVAGNOLI Amarone della Valpolicella Docg 2020 17% SV
BRONZATO Amarone della Valpolicella Docg 2020 Bel colore luminoso, da cui si libera un frutto croccante e una bella balsamicità. In bocca risulta al momento un po’ contratto, ma lasciato “respirare” si apre e mostra muscoli e prospettiva. 92/100
CA’ LA BIONDA Amarone della Valpolicella Docg Classico Ravazzol 2020 16% Colore splendido, luminoso. Naso su leggera venatura fenolica, intrigante sul frutto rosso pienamente maturo. Gran piacevolezza di beva al palato, di ottimale concentrazione e dal tannino di prospettiva. Balsamicità in chiusura, a rendere il sorso fresco e ancora più goloso. Gran persistenza. Vino in divenire, verso grandi orizzonti. 95/100
ZÝME DI CELESTINO GASPARI Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 Frutto di gran concentrazione, vena sapida ad accompagnarlo insieme alla freschezza, sino alla lunga chiusura. Gran struttura, a cui dare tempo. Sarà grande. 94/100
ANTICHE TERRE VENETE Amarone della Valpolicella Docg Baorna 2020 15% Già godibilissimo, senza stravolgere il concetto di Amarone e regalandone una veste immediata, tra freschezza e ottimale concentrazione. 89/100
MARCHI Amarone della Valpolicella Docg 2020 15,5% Naso che si divide tra il frutto rosso e scuro di gran concentrazione. Corrispondenza perfetta al palato, su leggera vena sapida, che accompagna sino alla chiusura. Tannini che si integreranno meglio, insieme all’alcol. Buona prospettiva. 91/100
ALBINO ARMANI NEL VINO DAL 1607 Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva Cuslanus 2020 Frutto, balsamicità, spezia calda al naso. Gran beva e freschezza al palato, per un Amarone già godibilissimo, la cui cifra stilistica è la precisione. 93/100
FATTORI Amarone della Valpolicella Docg Riserva 2020 Ciliegia croccante, piena, succosa. Anche al palato una gran piacevolezza di beva sul frutto, sorretto da freschezza, tannino di prospettiva e sapidità. Gran bell’esempio della nuova corrente dell’Amarone. 93/100
MONTE DEL FRÀ Amarone della Valpolicella Docg Classico Tenuta Lena di Mezzo 2020 15,5% Balsamicità che esplode al naso sul frutto rosso croccante. Al palato agilità e profondità, tra frutto che si conferma di corretta concentrazione e ricordi di liquirizia dolce. 93/100
FASOLI GINO Amarone della Valpolicella Docg Alteo 2020 17,5% SV
GERARDO CESARI Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 15% Frutto, balsamicità, spezia, gran beva. Ottima persistenza. Immediato e di prospettiva. 90/100
FATTORI Amarone della Valpolicella Docg Col de la Bastia 2020 Naso equilibrato tra frutto e balsamicità. Gran beva, evidenziata da una concentrazione non esasperata. 91/100
CORTE FIGARETTO Amarone della Valpolicella Docg Valpantena Musa del Figaretto 2020 16,5% Naso tra i più eleganti e stratificati, anche se in fase di evoluzione. Freschezza, balsamicità dolce, spezia, tannino che si integrerà meglio. Vino che si colloca a cavallo fra tradizione e rivoluzione. 94/100
MANARA Amarone della Valpolicella Docg Classico Corte Manara 2020 16% Vino sulla beva, a cui manca però profondità. 89/100
SANTI Amarone della Valpolicella Docg Carlo Santi 2020 16% SV
BOLLA Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva Le Origini 2020 15,5% SV
ROCCA SVEVA Amarone della Valpolicella Docg Riserva 2020 15% SV
LA DAMA Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 SV
CONTRADA PALUI Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% Siamo nel cuore dell’Amarone Revolution, con la cantina Rivelazione della Guida Winemag 2024. I canoni della splendida Val Squaranto esasperati (in positivo) nell’interpretazione dei suoli di Hans Karl Pichler. Sapidità, tensione acida e gestione ottimale dell’appassimento, in un quadro che abbina piacevolezza estrema e beva “da borraccia”. Un Amarone insieme profondo ed etereo. 95/100
MARION Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% Frutto pieno, freschezza, tocco balsamico di liquirizia. Tannino e sapidità al palato, in un quadro di perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Allungo sul frutto, piacevolissimo in termini di beva, senza rinunciare a struttura, complessità e stratificazione. Gran bella scoperta: tra i Migliori Amarone 2020 all’anteprima 2025. 93/100
ZENI 1870 Amarone della Valpolicella Docg Classico Vignealte 2020 16% Frutto, balsamicità, spezie orientali. Vino che ha tutto per risultare affascinante e chiamare un sorso dopo l’altro, in assoluta leggiadria e senso dei tempi moderni. 93/100
FALEZZE DI LUCA ANSELMI Amarone della Valpolicella Docg Riserva 2020 16,5% Bella concentrazione di frutto, dal primo naso al retro olfattivo. Tannino di prospettiva, balsamicità e potenza. Senza perdere di vista l’eleganza. 94/100
VIGNETI DI ETTORE Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16% Colpisce per il bilanciamento perfetto tra note di frutta a polpa rossa e scura, mature, e la gran freschezza e sapidità. Il risultato è un sorso dinamico, stratificato, ricco, potente ma elegante. Si lascia già bere con una certa agilità ma è nel tempo che troverà l’equilibrio perfetto. 95/100
DOMINI VENETI Amarone della Valpolicella Docg Classico Collezione Pruviniano – Maran 2020 15,5% Pronto e di buona prospettiva, spazia dal naso al palato su ricordi di frutta sotto spirito (ciliegie), prugne e spezie. L’alcol si integrerà meglio, rendendo il sorso ancora più bilanciato.  90/100
LA COLLINA DEI CILIEGI Amarone della Valpolicella Docg 2020 15% Bel naso sul frutto croccante, sulla balsamicità e sulla spezia calda. Fresco e sapido al palato, di gran beva. 92/100
ACCORDINI IGINO WINERY Amarone della Valpolicella Docg Classico Le Bessole 2020 16% Bel floreale di rosa, viola, molto più netto che in altri campioni. Frutto rosso (ciliegia), di ottimale concentrazione e finezza. Gran beva, nel segno di una concentrazione ottimamente gestita e di un alcol per nulla disturbante. Vena sapida ad accompagnare il piacevolissimo finale. 93/100
CA’ RUGATE Amarone della Valpolicella Docg Punta 470 2020 15% Molto piacevole e concreto, dal naso al palato, su ricordi di ciliegia croccante, in un tutt’uno con sapidità e balsamicità. Liquirizia salata in chiusura, a conferma di una piacevolezza di beva estrema. 93/100
SABAINI Amarone della Valpolicella Docg 2020 15,5% SV
MASSIMAGO Amarone della Valpolicella Docg Conte Gastone 2020 16% Naso delizioso, sul frutto e sulla profondità delle note speziate, rinvigorite da un tocco fenolico accattivante. Al palato una gran concentrazione, nel segno di un frutto preciso, golosissimo. Finale sapido, persistenza da campione. 95/100
CANTINE GIACOMO MONTRESOR Amarone della Valpolicella Docg 2020 15% Amarone che ha tutto: un appassimento gestito benissimo, una freschezza ottimale e tannini integrati per lasciarsi bere senza troppi fronzoli. 93/100
CORTE FIGARETTO Amarone della Valpolicella Docg Valpantena Brolo del Figaretto 2020 16,5% Note ematiche, ferrose, di arancia rossa, accanto a ciliegia e mora di rovo. Balsamicità e spezia calda, ad avvolgere la frutta. Palato dal frutto che si conferma avvolgente, sferzato da una freschezza viva. Allungo sapido. Un Amarone golosissimo. 94/100
TENUTA SANTA MARIA VALVERDE Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 Tra i migliori Amaroni 2020 anche quello di Tenuta Santa Maria Valverde, nel segno di una gran eleganza, tra naso e palato. Intensamente sapido, si snoda su ricordi terrosi, combinati con frutta a polpa rossa e scura, perfettamente matura. Delizioso il gioco tra polpa e tannino. Vino già godibilissimo, con ampie prospettive. 95/100
MONTETONDO Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% SV
LE GUAITE DI NOEMI Amarone della Valpolicella Docg 2020 Consueta nota di peperone verde, pepe, che contraddistingue gli Amaroni de Le Guaite. Vino che fa un passo avanti determinante rispetto al passato, in termini di “prontezza” e beva. 93/100
MONTEZOVO Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% Spezia elegantissima sul frutto, gran bella concentrazione. Vino verticale e al contempo “largo”, dal bilanciamento esemplare. Chiude asciutto, sapido e sul frutto, tale da richiamare il sorso successivo. 94/100
VIGNA ‘800 Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva Virgo Moron 2020 Tra i campioni di botte più promettenti. SV
FARINA Amarone della Valpolicella Docg Classico Famiglia Farina 2020 16% Arancia rossa al naso, oltre a una certa concentrazione data dalle note d’appassimento. Anche in bocca si conferma slanciatissimo sul frutto, sull’acidità, tanto da lasciarsi già bere agilmente. Amarone che si inserisce nella nuova scia, fra tradizione e rivoluzione. 93/100
AZIENDA AGRICOLA BOSCAINI CARLO Amarone della Valpolicella Docg Classico S. Giorgio 2020 16% Naso un po’ contratto in apertura, che si apre piano sulla frutta. In bocca bella verticalità, frutto croccante, appassimento ben gestito. 90/100
ACCORDINI STEFANO Amarone della Valpolicella Docg Classico Acinatico 2020 16% Naso elegantissimo, sul frutto puro, concentrato e pieno, che non sbava nella confettura. Splendido al palato, elegante e concentrato, lunghissimo nella persistenza: sorso largo e al contempo teso, con tannini di prospettiva. È l’Amarone 2020 da portare a casa da Amarone Opera Prima 2025. 96/100
CAMPAGNOLA Amarone della Valpolicella Docg Classico Giuseppe Campagnola 2020 15,5% SV
FAMIGLIA FURIA Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% SV
LA COLLINA DEI CILIEGI Amarone della Valpolicella Docg Ciliegio 2020 15,5% Beva, concentrazione, profondità, prospettiva. 93/100
ILATIUM MORINI Amarone della Valpolicella Docg Léon 2020 Legno in fase di integrazione al naso, per un Amarone che si rivela in generale molto strutturato e di prospettiva assoluta: è tra i campioni da attendere maggiormente nel quadro dell’intera anteprima 2025. Bella chiusura balsamica, mentolata, talcata, in pieno bilanciamento con frutto e venature sapide. 94/100
ALBINO ARMANI NEL VINO DAL 1607 Amarone della Valpolicella Docg Classico Albino Armani 2020 Ottima interpretazione in termini di eleganza e prospettiva. Già una gran beva, ma vino con vista sul futuro. 93/100
BOTTEGA Amarone della Valpolicella Docg Il vino degli Dei 2020 16% SV
VILLA CANESTRARI Amarone della Valpolicella Docg Riserva Plenum 2020 Bella vena fresco-sapida sull’appassimento. Allungo dolce, balsamico. Alcol che meglio si integrerà col tempo. Un Amarone golosissimo, da scoprire. 92/100
PASQUA VIGNETI E CANTINE Amarone della Valpolicella Docg Famiglia Pasqua 2020 SV
TENUTA SANTA MARIA DI GAETANO BERTANI Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva 2020 Freschezza e prospettiva. Vino di assoluta contemporaneità, come direbbero gli inglesi. Gran precisione sul frutto, tra croccantezza e pienezza ed eleganza sulla speziatura che ricorda liquirizia e pepe nero. Alcol che si integrerà meglio in un quadro già degno di nota, che abbina freschezza (dunque beva) e stratificazione (per l’abbinamento). 95/100
SARTORI DI VERONA Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva Corte Bra’ 2020 15,5% Sempre una certezza Sartori, tra le aziende che possono contare (anche) sui grandi numeri, in Valpolicella. Frutto giustamente concentrato, balsamicità, tannino integrato e di prospettiva. Già molto godibile. 92/100
BENAZZOLI amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 Ottima precisione del frutto, pienamente maturo e ben sorretto dalla freschezza, dall’ingresso alla chiusura. Altro campione bello da “bere”. 91/100
CORTE SAIBANTE Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16% Denso, materico, con buoni margini di evoluzione positiva. Una maggiore precisione sulla maturità del frutto avrebbe reso il sorso più elegante. 89/100
ROCCOLO CALLISTO Amarone della Valpolicella Docg 2020 Bel rubino, mediamente penetrabile alla vista. Splendida balsamicità al naso, di liquirizia fusa, su cui gioca un frutto rosso (ciliegia) perfettamente maturo, di quelli che è cosa buona e giusta definire “croccante”. Sapido in allungo, è l’espressione fresca e già per certi versi “pronta”, di un Amarone moderno: già godibile e al contempo di assoluta prospettiva. Tra i migliori Amarone 2020 c’è anche quello di Roccolo Callisto, realtà da tenere in grandissima considerazione per il futuro, su tutta la gamma. 94/100
CA’ DEI FRATI Amarone della Valpolicella Docg Pietro Dal Cero 2020 SV
CORTE CANELLA Amarone della Valpolicella Docg La Cura 2020 17% Tanta balsamicità e un filo d’alcol di troppo, al primo naso. I punti sono 17 ed è pressoché inevitabile che non sia così. Ma il punto è che questo Amarone ha davvero tutto per riuscire a integrare, nel corredo, quest’abbondanza. La concentrazione degli aromi, oltre all’alcol, suggerisce l’adozione di una stilistica tradizionale, più che innovativa. Una scelta che sposta in là nel tempo il momento corretto per iniziare a pensare di stappare questa bottiglia. Con estrema fiducia. 93/100
FRATELLI BARANA Amarone della Valpolicella Docg 2020 16,5% Concentrazione, freschezza. Sapidità, balsamicità. Un Amarone che prende alla gola, per l’ottimo equilibrio tra opulenza e freschezza già raggiunto. 92/100
CANTINE BERTANI Amarone della Valpolicella Docg Valpantena 2020 15,5% Campione mancante
SANTA SOFIA Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 15,5% Gran eleganza, giocata tra precisione e purezza assoluta del frutto, sapidità e spezia. 95/100
ROCCOLO GRASSI Amarone della Valpolicella Docg 2020 16% Concentrazione splendida del frutto. Gran corpo e struttura, a bilanciare la vena glicerica. Tannini in fase di integrazione, ma di grandissima prospettiva. Chiusura balsamica, di ottima persistenza aromatica. Quello di Roccolo Grassi è un Amarone da manuale, solo all’inizio di un’evoluzione che si prospetta ottimale. 95/100
SECONDO MARCO Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16% Tanta freschezza e prospettiva anche per l’Amarone di Secondo Marco, in scia con la nuova stilistica della denominazione, senza perdere di vista la tradizione. 94/100
BENNATI Amarone della Valpolicella Docg 2020 15% Frutto, concentrazione, legno in fase di integrazione. 89/100
TENUTE SALVATERRA Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 16,5% Bel gioco tra frutto e tannino, polpa e acidità (freschezza). Ha bisogno di tempo. 89/100
COSTA ARÈNTE Amarone della Valpolicella Docg Valpantena 2020 Prugna disidratata, amarena sotto spirito, un tannino che si mostra piuttosto spavaldo e in fase di integrazione. Ricco, strutturato e balsamico, da attendere con fiducia. 92/100
DOMINI VENETI Amarone della Valpolicella Docg Classico 2020 15,5% Amarone che ha tutto: concentrazione, tensione fresco-acida, larghezza e balsamicità. Pronto e di buona prospettiva. 90/100
CARLO ALBERTO Amarone della Valpolicella Docg 2020 17% SV

Migliori Amarone 2020, Migliori Amarone 2020, Migliori Amarone 2020. E ancora: Migliori Amarone 2020, Migliori Amarone 2020 ad Amarone Opera Prima 2025.

Categorie
news news ed eventi

Una Doc Lombardia per rilanciare l’Oltrepò pavese ed altre regioni vinicole


L’Oltrepò pavese guarda al futuro con ambizione e prepara il terreno per una vera e propria rivoluzione, che potrebbe stravolgere gli equilibri geopolitici del vino nel nord Italia. Dopo aver contribuito in maniera determinante a mettere da parte gli imbottigliatori, sempre più isolati dal Consorzio, una delle maggiori cooperative lombarde, Terre d’Oltrepò, sta vagliando la possibilità di promuovere l’istituzione di una Doc Lombardia del vino. A parlarne con Winemag è Umberto Callegari, a margine di un’intervista sullo stato di salute della cooperativa, che opera negli stabilimenti di Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia.

In seguito all’harakiri di diverse aziende imbottigliatrici, il ruolo di Terre di d’Oltrepò nel Consorzio guidato dalla vignaiola Francesca Seralvo e dal nuovo direttore Riccardo Binda – giunto a fine estate 2024 da Bolgheri – è divenuto ancora più centrale. Ma non basta. Il cuore del piano industriale di rilancio della cooperativa, in difficoltà per la scarsità dei conferimenti di uve della vendemmia 2024, c’è la spinta sul fronte dei servizi conto terzi.

DOC LOMBARDIA «PER SPINGERE IL VINO SUI MERCATI INTERNAZIONALI»

Una Doc Lombardia potrebbe ulteriormente spingere alcune cantine ad affidare a Terre d’Oltrepò l’imbottigliamento delle proprie linee di spumanti, così come vini fermi, bianchi e rossi, senza dimenticare la nuova frontiera dei dealcolati. «Per mettere gli spumanti La Versa accanto a Berlucchi, Cà del Bosco e Ferrari, in termini di prestigio e riconoscibilità, ci vogliono 25 anni. Sarebbe bellissimo, ma richiede, tra le altre cose, un investimento di marketing importante. Un’altra cosa è prendere le piccole, medie, grandi aziende che, magari con un progetto lombardo, vogliono fare metodo classico in Lombardia, e prepararlo qui per loro. La nostra cooperativa potrebbe così fungere da centro di pressatura, imbottigliamento e lavorazione, come succede in Champagne da 150 anni, diventando un polo di servizio».

L’istituzione di una Doc Lombardia, sempre secondo il manager di Terre d’Oltrepò, «potrebbe creare una leva operativa, sia per noi sia per altre aziende lombarde, con scambi interconsortili basati su brand locali che, ovviamente, non interferiscono con le Doc o Docg già esistenti». Lo stesso vale per l’Oltrepò. «Se tu sei un’azienda che ha un grande brand e una grande reputazione, che vende tutto, ma che ha costi alti – evidenzia Callegari – si pone un problema. Centri condivisi che possano abbassare il costo medio della produzione e avere effetto positivo sulla marginalità delle aziende e sui loro fatturati non è solo la strada giusta. Ma anche quella necessaria e fondamentale. Sperando che questo sia sufficiente».

VINO, VERSO UNA DOC LOMBARDIA? I PROTAGONISTI

Suggestione o ipotesi concreta, quella di una Doc Lombardia? «Stiamo cercando di lavorarci – replica il Ceo – ma non solo noi, perché ovviamente una Doc Lombardia non può girare solo attorno a Terre d’Oltrepò. Se ci sarà una Doc Lombardia ci sarà una zona vocata i bianchi che produrrà bianchi: se dovessi decidere io, immaginerei per esempio la zona del Garda. La parte di Metodo classico, che coinvolgerebbe di più la Franciacorta e l’Oltrepò. Per il rosso: se è il Pinot Nero, avrebbe senso farlo in Oltrepò».

«Il punto – continua – è che ci sono tanti piccoli Consorzi che lavorano benissimo, all’interno di Ascovilo per esempio, ma che sono molto piccoli. Ma portarli in giro per la promozione non è semplice, perché un conto è la forza di una Doc da 10 mila bottiglie, un’altra sarebbe quella di una Doc regionale. Lo Champagne fa 350 milioni di bottiglie e sono bravissimi. L’estero conosce Champagne e Prosecco. In mezzo c’è un buco che potrebbe essere una grande opportunità per questa tipologia. Il sistema italiano sta perdendo tempo e rischiando che qualcun altro si inserisca in quel segmento».

Dalla Doc Lombardia spostiamoci in Oltrepò pavese, dove si mette in discussione la legittimità della Spa Terre d’Oltrepò, nata sul finire del 2024 sul modello operativo già visto con Nosio Spa di Mezzacorona. Cosa risponde a chi avanza dubbi?

L’operazione Spa è pienamente legittima. È stata deliberata dal consiglio di amministrazione senza voti contrari, con l’astensione del presidente, e successivamente ratificata in assemblea da circa l’80% dei soci con l’approvazione del bilancio. Non comprendo come si possa mettere in dubbio la legittimità di un processo approvato non solo dagli organi interni, ma anche da figure indipendenti come sindaci, revisori e un perito del Tribunale di Milano, che ha giurato la perizia di conferimento, garantendo che il valore rappresentasse appieno gli interessi dei soci.

Anche il Notaio, figura indipendente, ha supervisionato e garantito la correttezza dell’intera procedura. L’obiettivo dichiarato, condiviso e approvato, è stato proprio quello di dare alla cooperativa una governance strutturata, un’esigenza che non riguarda solo Terre d’Oltrepò, ma gran parte delle cooperative vinicole italiane. Si tratta di un’operazione necessaria per difendere e valorizzare il patrimonio dei soci, attraverso un modello gestionale moderno e attrattivo per investitori.

Ci sono stati momenti di tensione e lei è stato accusato di episodi di violenza, quantomeno verbale. 

Abbiamo già respinto categoricamente queste accuse, supportati dalle firme dei dipendenti e delle RSU. Inoltre, è importante sottolineare che queste accuse provengono esclusivamente dalla CISL, che sembra più interessata a creare tensioni personali con me che a occuparsi del reale benessere dei lavoratori. Con la UILA, invece, i rapporti sono sempre stati costruttivi e cordiali. Mi lascia perplesso il tentativo di personalizzare il rilancio di un’azienda in difficoltà, tentando di far passare un progetto strutturale e condiviso come una questione di simpatia o antipatia personale.

Questo approccio irrazionale strumentalizza e banalizza il lavoro di tanti professionisti coinvolti nel cambiamento. I fatti rimangono fatti. La costituzione della Spa, con un consiglio di amministrazione collegiale e professionisti di altissimo livello, parla da sé. Per la prima volta, Terre può contare su un team qualificato che ha scelto di assumersi la responsabilità legale e operativa per il benessere dell’azienda e dei soci. Questo non dovrebbe suscitare diffidenza, ma fiducia.

L’impressione è che diversi soci della cooperativa Terre d’Oltrepò contestino l’operazione Spa perché “calata dall’alto”, senza la necessaria illustrazione condivisione del progetto, pur demandato al Cda.

Non condivido questa interpretazione. Il dialogo c’è stato ed è stato strutturato in tutte le sedi opportune. Il progetto S.p.A. è nato da un’esigenza chiara, espressa dal Cda, che mi ha chiesto di rimanere per portare avanti il piano di turnaround di un’azienda ereditata al collasso. Ricordo che la costituzione della Spa è stata approvata dal Cda senza voti contrari, con l’astensione del presidente, e successivamente ratificata in assemblea da circa l’80% dei soci in sede di approvazione del bilancio. In quell’occasione, si è discusso a lungo della struttura e del progetto, garantendo un dialogo trasparente e costruttivo. Inoltre, la presenza di un consiglio di amministrazione collegiale, composto da professionisti di assoluta esperienza, smentisce qualsiasi accusa di personalismo. È un sistema trasparente e orientato a garantire il bene comune.

La Spa però le consente di operare, in accordo con il Cda, in maniera più agile rispetto all’assemblea della cooperativa. Per questo, tra le accuse che le vengono rivolte, c’è anche quella di aver ulteriormente accentrato “potere” attorno alla sua figura.

La Spa non è stata pensata per favorire la mia figura, ma per creare un modello di governance più adatto a gestire le complessità del mercato odierno. La scelta di un organo collegiale con responsabilità legali e operative è la prova che il rilancio dell’azienda non è centrato su una singola persona, ma su una visione strutturata e condivisa. Questo sistema rafforza l’indipendenza e la solidità dell’azienda.  

Con la Spa, Terre d’Oltrepò si apre alla possibilità di attrarre investimenti esterni. È un’ipotesi concreta?

Sì, Terre d’Oltrepò, attraverso la Spa, potrà attrarre investitori strategici. Questo è stato confermato da esperti internazionali e manager di prestigiose università come INSEAD e LUISS. L’obiettivo è portare risorse per rafforzare la filiera e rendere l’Oltrepò un punto di riferimento per il settore vinicolo. Avere una struttura moderna e credibile è un prerequisito per ottenere la fiducia degli investitori.

Nel frattempo, mi risulta che siano sorte alcune difficoltà sul fronte della partnership con Mack & Schühle Italia Spa, per la fornitura di 9-12 milioni di bottiglie. Un accordo che difficilmente Terre d’Oltrepò riuscirà a rispettare. Conferma?

È uno degli accordi firmati per modificare il modello di business dell’azienda. Come dichiarato sia da me che da Fedele Angelillo, si tratta di un accordo che valorizza la produzione e amplia le opportunità commerciali, sia a livello nazionale che internazionale. L’idea alla base è quella di lasciare che sia il mercato a indirizzare la produzione, mantenendo sempre al centro il valore del prodotto e del territorio. Ricordo che la responsabilità di una cooperativa parte dal vigneto e dai soci, e arriva alla sua struttura commerciale, con una visione integrata e sostenibile. Purtroppo, la terribile vendemmia di quest’anno (2024) ha rallentato i nostri comuni piani, ma resta chiara la volontà di proseguire con determinazione in questa direzione, per garantire stabilità e valore ai nostri soci e al territorio.

Spostiamo l’attenzione al segmento della Grande distribuzione italiana. Nei supermercati Esselunga è “comparsa” una referenza, Testarossa Principio 2008, dal costo davvero importante (350 euro), che supera anche lo Champagne. Può spiegare l’operazione e definire l’andamento commerciale del prodotto?

Il Principio Testarossa 2008 rappresenta un simbolo della qualità assoluta del nostro territorio e un esempio di ciò che l’Oltrepò può esprimere ai massimi livelli. La sua presenza sugli scaffali di Esselunga a 350 euro non è solo un traguardo, ma la dimostrazione del valore aggiunto che possiamo creare attraverso una visione strategica e un posizionamento chiaro. Le politiche di pricing riflettono la qualità straordinaria del prodotto e il target luxury a cui si rivolge. La Versa è l’unica azienda in Italia, e una delle pochissime in Europa, a vantare una collezione di Jeroboam di Metodo Classico di oltre 40 anni.

Per creare la linea Principio, utilizziamo una liqueur speciale prodotta con uno Jeroboam del 1986, che aggiunge unicità e valore al prodotto. Si tratta di un prodotto di nicchia, realizzato in pochissime centinaia di bottiglie e riservato a un segmento esclusivo, come dimostrato dal successo ottenuto recentemente nel prestigioso membership club londinese dedicato al vino, 67 Pall Mall. Venderlo a poche decine di euro sarebbe come vendere una Ferrari a poche decine di migliaia di euro: un errore sotto ogni punto di vista, che sminuirebbe la sua unicità e il valore intrinseco di un prodotto creato per rappresentare l’eccellenza.

Altra nota dolente è quella degli impianti di depurazione: si parla di decreti ingiuntivi. Cosa succede?

Succede che dal 2015 non avevamo le AUA (Autorizzazione unica ambientale, ndr) per scaricare. Le abbiamo quindi rifatte, insieme a certificazioni legate agli imbottigliamenti ed altre autorizzazioni che erano state lasciate scadere. Tra l’altro si poneva un problema con i limiti degli scarichi, in quanto le AUA precedenti erano “domestiche”: chi farebbe mai AUA domestiche per una cantina? Allo scopo di aumentare la capitalizzazione delle cantine, ci sarà un sistema di microfiltrazione che, a tendere, renderà il riutilizzo dell’acqua circolare, abbassando i costi. Una scelta utile in termini di sostenibilità. Fortunatamente abbiamo risolto la questione senza conseguenze legali.

Il ruolo di Terre d’Oltrepò nel Consorzio Oltrepò è sempre più centrale. E così, indirettamente o direttamente, lo è la sua figura. Una grande responsabilità, ora che gli imbottigliatori sembrano quasi fuorigioco.

Anche in questo caso, la rinascita del Consorzio si basa sull’attrazione di competenze di altissimo livello. Partendo dalla nuova presidente, Francesca Seralvo, una donna straordinariamente competente e forte, che rappresenta un’eccellenza italiana. La sua esperienza in Mazzolino, che è una realtà da Fortune 100, e il riconoscimento come “Personaggio dell’Anno” di Ais Lombardia nel 2024 dimostrano quanto siamo fortunati ad avere una figura del suo calibro alla guida del Consorzio. A questo si aggiunge il lavoro di Riccardo Binda, il direttore, che ritengo essere uno dei migliori in Italia.

Condivide con noi la passione per questa missione ambiziosa e sta contribuendo in modo significativo al rilancio del territorio e alla crescita qualitativa della denominazione. Collaboriamo attivamente per garantire coesione tra i produttori, lavorando fianco a fianco con Regione Lombardia per sostenere il rilancio del territorio. È importante sottolineare che, anche qui, spesso si tenta di svilire il lavoro di squadra preferendo una visione personalizzata o polarizzata. Ma la realtà è diversa: stiamo lavorando come un team, uniti da una missione comune, per riportare l’Oltrepò al posto che merita nel panorama vinicolo nazionale e internazionale.

Che futuro vede per l’Oltrepò pavese?

L’Oltrepò deve puntare su denominazioni che uniscano tradizione e innovazione. Pinot nero e Metodo Classico sono i pilastri, ma è fondamentale investire anche su vitigni autoctoni per preservare e valorizzare la nostra identità. Il futuro risiede nella qualità, nella sostenibilità e nell’integrazione tra filiera produttiva e mercato. Il cambiamento rappresenta un problema solo per chi tenta di opporvisi, mentre per gli altri è una fonte continua di opportunità. Così come la Francia ha saputo evolversi e continua a farlo, dobbiamo imparare da chi ha avuto successo e applicare modelli economici e produttivi più sostenibili e remunerativi. Questo significa evitare speculazioni di breve periodo e focalizzarci su strategie di medio-lungo termine che garantiscano valore e solidità sia per i produttori che per il territorio.

Categorie
news news ed eventi

Fivi, Lorenzo Cesconi non si ricandida. E si nasconde


In un mondo del vino che ama guardarsi allo specchio e dirsi da solo quanto sia bello, Fivi ha imparato presto la lezione. Oltre a non ricandidarsi alle prossime elezioni, conscio di aver guidato il peggior triennio della storia della Federazione italiana vignaioli indipendenti – tra raffiche di dimissioni e cooptazioni – il presidente uscente Lorenzo Cesconi si rifiuta di rispondere alle domande di Winemag. Il tutto dopo essersi fatto inviare i quesiti. E averli giudicati troppo “scomodi”. In un primo momento, infatti, Cesconi aveva accettato di rilasciare un’intervista di fine mandato e sul futuro di Fivi, rimandandola da fine 2024 a inizio 2025. Per poi ingranare la quinta, in retromarcia. Nascondendosi in un silenzio che dice più di mille parole.

L’ufficio stampa Fivi, sollecitato diversi giorni dopo l’invio delle domande, ci ha fornito questa clamorosa scusa, via mail: «Mi dispiace, ho insistito molto per avere l’intervista, ma sono molto impegnati e avendo voi già scritto sul tema elezioni, non vogliono aggiungere altro». Tradotto: Lorenzo Cesconi parla solo con chi scrive quello che gli piace.

FIVI E IL SILENZIO DI LORENZO CESCONI: SERVE UN RITORNO ALLE ORIGINI

A metà febbraio, il Cda potrebbe essere rivoluzionato dalle elezioni 2025 (a questo link tutti i candidati, articolo che Cesconi ritiene evidentemente esaustivo per descrivere…il suo mandato!). Le urne consegneranno alla Federazione italiana vignaioli indipendenti un nuovo presidente e un nuovo consiglio direttivo. La speranza è che i vignaioli e le vignaiole facciano il loro dovere, per ridare alla Fivi non tanto la “purezza”, ma il senso e l’etica delle origini. A quel punto, la dignità di affrontare apertamente giornalisti scomodi, oltre ai tanti, soliti scribacchini, verrà da sé. Viva la (vera) Fivi.

Lorenzo Cesconi, quali obiettivi ha centrato nel corso del suo mandato da presidente Fivi?

Non rispondo.

Su quali ha lavorato, senza portarli a termine?

Non rispondo.

Perché non si ricandida? Aspira comunque a un ruolo nella Federazione italiana vignaioli indipendenti?

Non rispondo.

Il mandato è stato caratterizzato da non pochi turbamenti, all’interno del Cda. Quali sono le ragioni?

Non rispondo.

Cosa risponde a chi sostiene che Fivi faccia ormai poco sindacato e si occupi solo di “far cassa” con il Mercato?

Non rispondo.

La decisione di spostare il Mercato a Bologna sembra aver tolto un po’ di “magia” al Mercato. Piacenza non era più una soluzione praticabile solo per una questione di spazi, o ci sono altre ragioni?

Non rispondo.

A breve le nuove elezioni Fivi: ha idea di chi possa essere il suo successore? Voci di corridoio riferiscono di almeno una lista che intenda promuovere l’elezione della vignaiola Rita Babini a prossima presidente Fivi.

Non rispondo.

I Vignerons Indépendants francesi sembrano avere un approccio molto più pragmatico del vostro: per esempio hanno un e-commerce con oltre 3 mila vini disponibili in consegna in 48 ore. La cosa, in Italia, pare improponibile. Cosa determina questa e altre differenze tra la “casa madre” e la Federazione italiana?

Non rispondo.

L’idea francese di una serie di Mercati organizzati in diverse città chiave, sul modello dei Vignerons Indépendants, è replicabile in Italia?

Non rispondo.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Muoia Sassicaia, con tutti i Ben Ryé


EDITORIALE –
Caro Report ti scrivo, così mi distraggo un po’. E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. Muoia Sassicaia, con tutti i Ben Ryé. Ma prima puoi spiegarci, una volta per tutte: perché? Fra citazioni letterali e rivisitazioni in salsa Rai, “L’anno che verrà” di Lucio Dalla calzerebbe a pennello per commentare la puntata I furbi del passito, andata in scena domenica 2 febbraio sulla tv nazionale. Se non fosse che, nel testo della canzone del 1979, la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione. Il nuovo anno è arrivato. Ma la litania di Report non è cambiata: sceglie uno stagno bello grande e lancia dentro una pietra di mezze informazioni e allusioni spacciate per scandali. Più per sentire il tonfo che fa, che per fare vera informazione. A meno che l’obiettivo non sia quello di portare avanti la battaglia dei “vinnaturisti”. Già perché di tutto si può accusare Report, tranne che di mancanza di coerenza.

REPORT E IL PARTITO DEI VINNATURISTI

Anche l’ultimo show del duo Ranucci-Bellano ha avuto come baricentro un atto di accusa, bello pesante, contro due brand che hanno scritto – stanno scrivendo e scriveranno, piaccia o no a Report – la storia del vino italiano nel mondo. Ovvero Donnafugata, che produce l’icona Ben Ryé, presente in gran parte dei ristoranti stellati (e non solo), italiani ed internazionali, così come in alcune insegne Gdo. E Cantine Pellegrino, nota per il Marsala e per il passito di Pantelleria, disponibile in varie fasce prezzo e tipologie, in supermercati ed enoteche. A fine 2024 era toccato a Sassicaia – mostro sacro di Bolgheri, di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta – finire sotto accusa. Nelle scorse ore è stato il turno delle due icone dell’industria vinicola della Sicilia. Il nodo della questione – lo ripeterò finché non mi stanco – dev’essere proprio questo.

RAI 3, REPORT E L’ODIO VINNATUISTA SPACCIATO PER INCHIESTA GIORNALISTICA

Chiunque bazzichi per fiere del settore, o abbia a che fare con produttori e amanti del vino naturale, sa che aziende-brand come Tenuta San Guido, Donnafugata e Pellegrino sono considerate alla stregua del diavolo in un segmento che innalza ad emanazioni di divinità alcuni difetti come brett, volatili e puzze di merda di stalla riscontrabili in più d’un “vino naturale”. Sfottere Sassicaia e Ben Ryé è un atto di rivoluzione tra vinnaturisti, paragonabile a quello dell’adolescente che fuma al parchetto coi coetanei, in sfregio ai genitori. Il ridicolizzare il successo commerciale di un vino o di una intera denominazione, per il solo gusto di farlo, è il sintomo più fieramente palesato dell’onanismo vinnaturista. Fenomeno di nicchia, che dilaga sempre più anche grazie a chi, per canone preso, ha deciso di parteggiare per questi ultras del vino, sulla tv nazionale.

IL SILENZIO DEI “VINNATURISTI DELL’EDITORIA”

Mentre vien da chiedersi quali saranno le prossime etichette commerciali nel mirino, emergono però due conclamati fatti. Sul cemento delle “serre” in cui appassisce il Ben Ryé, versato sui terreni del Parco Nazionale isola di Pantelleria – vincolo che, fino a prova contraria, dovrebbe preservare da qualsivoglia colata di calcestruzzo ed opere murarie – il titolare di Donnafugata, Antonio Rallo, tace. Trincerandosi, interpellato da Winemag attraverso il proprio ufficio stampa, dietro un laconico «no comment». Un vero peccato per l’occasione persa, che sarebbe stata utile a chiarire l’unico vero punto dolente (presumibilmente) toccato da Report nel servizio. A far ancora più “rumore” è il silenzio dei tromboni siciliani: ovvero quella stampa (di settore) che si spaccia per “nazionale”, appena può. Ma che quando si tocca l’isola, con argomenti scomodi o pericolosi per equilibri e adv, non ha neppure la decenza di scribacchiare due righe.

L’EX SINDACO 5 STELLE: «LE SERRE DI DONNAFUGATA? COME FORNI»

Vinnaturisti dell’editoria di vicinato, con la penna che funziona a targhe provinciali alterne, a seconda del vento che tira sull’isola: emuli di molti altri, dal centro al nord Italia. Nel servizio I furbi del passito, spazio infine per una vecchia conoscenza di Winemag: l’ex sindaco 5 Stelle di Pantelleria, Vincenzo Campo (2018-2023), a cui il duo Ranucci-Bellano si è sentito in dovere di dare la parola – sulla tv nazionale! – per consentirgli di paragonare (sentite bene…) le serre di Donnafugata a dei «forni». Alludendo, così, a un mancato rispetto del disciplinare di produzione del Passito di Pantelleria, da parte della nota cantina dei Rallo (ipotesi che risulta, carte alle mano, del tutto infondata). Un intervento utile ad introdurre una delle beghe più assurde dell’Italia del vino dei nostri tempi: la cosiddetta «sicilianizzazione dello Zibibbo». Un’altra storia di provincia, da scolarsi insieme a un buon Sassicaia, o Ben Ryé. Nella speranza di distrarsi un po’. I furbi del passito Report

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Buona fortuna, Amarone


EDITORIALE – Esco da Amarone Opera prima 2025 frastornato. Come un pugile suonato sul ring. Colpa dell’alcol? Nemmeno per idea. La questione è ben più seria. Agli auguri al Consorzio Vini Valpolicella, che in questa edizione dell’anteprima (2020, migliori assaggi presto online su Winemag) compie 100 anni, s’aggiungono quelli – d’obbligo, di buona fortuna – a una denominazione che sembra volersi ancor più isolare, al posto di tornare ad essere nel calice di tutti. A preoccupare è la via per il futuro dell’Amarone indicata dal vicepresidente del Consorzio Andrea Lonardi, sintetizzata nel claim (parole sue): «Less shelf, more wine list».

Tradotto: «Meno scaffale (del supermercato, ndr), più carte vini (dei ristoranti, ndr)». Un frase, quella proferita di fronte al pubblico di addetti ai lavori internazionali giunti a Verona per assistere ad Amarone Opera Prima 2025 (31 gennaio-1 febbraio), con cui Lonardi ribadisce convinzioni messe nero su bianco più ampiamente il 28 gennaio, in un’intervista rilasciata al Corriere (e mai smentita).

IL FUTURO DELL’AMARONE? SEMPRE MENO AMARONE

Testualmente: «L’Amarone ha tenuto (nel 2024, ndr) perché sono diminuiti un po’ i prezzi: in futuro però non dovrà puntare sulla grande distribuzione come quest’anno, ma consolidarsi come il vino delle occasioni speciali, che entra nelle carte dei vini dei ristoranti. Si deve andare verso una contrazione dei volumi e un cambio del canale di vendita. Perché se l’Amarone, il vino più prestigioso dell’area, perde troppo valore ne risente tutta la Valpolicella. Spinto negli anni Novanta e Duemila da un’esplosione commerciale enorme, soprattutto all’estero, che però ne ha influenzato lo stile, oggi deve andare verso una forma più edonistica».

«FINE WINE, GASTRONOMICO ED EDONISTICO»

In sintesi, secondo Lonardi: bisogna produrre meno Amarone, farlo pagare di più. Ed «elevarlo alla categoria dei “fine wine”, più adatti al consumo gastronomico». Per fare questo, «occorre un Amarone più edonistico». Parole in parte condivisibili, se solo Andrea Lonardi parlasse da master of wine (quale è), o da Ceo di Villa della Torre, per conto di Marilisa Allegrini. Il problema è che Andrea Lonardi è il vicepresidente del Consorzio Vini Valpolicella. Un ente che, fino a prova contraria, è di tutti i soci, non solo dei piccoli-medi produttori: più di 2400 aziende, tra le quali figurano imbottigliatori e cooperative dalle quali dipende la stabilità dell’intera denominazione. E la sopravvivenza dei circa 8600 ettari attuali.

L’AMARONE DEL FUTURO: SOLO PER PAPERONI

In Valpolicella c’è chi va ancora più dritto al nocciolo della questione. E, nell’approcciarsi al tema del futuro del re dei vini rossi veneti, ne fa, addirittura, una questione di reddito. È quanto emerge dall’analisi commissionata dal Consorzio a Unione italiana vini. Secondo cui: «L’Amarone non dovrà snaturare se stesso ma avere ben chiari i propri obiettivi di posizionamento di vino icona, presso un pubblico principalmente composto da consumatori in età matura e un reddito saldamente superiore ai 100 mila dollari».

«In sintesi – secondo il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini – l’Amarone dovrà proporre al mondo un proprio “cocktail”, fatto di aree produttive e diverse vallate (con o senza sottozona riconosciuta ufficialmente?! ndr), del brand Verona, di stile e coerenza per un metodo atto a divenire esso stesso espressione di territorio». Una ricetta tranchant, sotto tutti i profili, quella dettata dal Consorzio Valpolicella nello spegnere le proprie 100 candeline: sempre meno Amarone, solo per ricchi ed edonisti. Frastornati auguri: buona fortuna, Amarone.

Exit mobile version