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Vandali o malavita in azione in una “Città del Vino” del Friuli: tagliate 1.100 viti

Vandali o malavita in azione bertiolo Città del vino Friuli tagliate 1.100 viti adriano grosso
Regna il silenzio più cupo attorno al taglio di 1.100 viti del vigneto di proprietà di Adriano Grosso, viticoltore di Bertiolo. Non una località qualunque. Siamo in Friuli Venezia Giulia, in provincia di Udine, a pochi chilometri dalla cittadina di Codroipo e dagli argini del fiume Tagliamento. Bertiolo è “Città del Vino” e sul suo territorio si producono Prosecco e altri vini tipici del Friuli. L’episodio, da attribuire a vandali o alla malavita, è al vaglio dei carabinieri così come altri due casi, avvenuti nella zona tra 2021 e il 2022 e rimasti irrisolti.

In paese, il caso è sulla bocca di tutti. Ma nessuno vuole entrare nel dettaglio o fornire ulteriori elementi alla stampa. «Qui a Bertiolo c’è un clima particolare – riferiscono in un bar del borgo friulano, 2.300 abitanti – siamo come la Sicilia: non ci piace parlare troppo». Si chiude nel mutismo anche il sindaco, Eleonora Viscardis, eletta nel 2021 tra le file del centrodestra. Il primo cittadino, attraverso la segreteria del Comune, fa solo trapelare (testualmente) che «la famiglia vittima del taglio delle 1.100 viti non vuole che si faccia pubblicità all’accaduto».

Secondo quanto riferito dagli inquirenti, la denuncia dell’atto vandalico – o dell’evento malavitoso – risale al 17 marzo. Il danno sarebbe stato tuttavia compiuto in precedenza, ovvero nel periodo compreso tra il 14 febbraio e il 15 marzo. Prima di mercoledì scorso, Adriano Grosso aveva visitato il piccolo vigneto di sua proprietà il 13 febbraio. Il taglio delle 1.100 viti, ad opera di una o più persone, potrebbe essere dunque avvenuto tra un sopralluogo e l’altro. L’uomo, che vende l’uva atta alla produzione di vini Igt ad una cooperativa locale, avrebbe quindi deciso di sporgere denuncia, a circa 48 ore dalla terribile scoperta.

GLI INQUIRENTI: DANNO NON COPERTO DA ASSICURAZIONE

Sempre secondo quanto riferito dai carabinieri a winemag.it, il danno ammonterebbe a una cifra considerevole, pari a 25-30 mila euro, non coperta da assicurazione. Un dettaglio, quello della mancanza di copertura assicurativa, che fa pendere la bilancia verso un’azione compiuta per arrecare un danno economico e psicologico ad Adriano Grosso e alla sua famiglia, operante nel ramo della viticoltura e della coltivazione agricola.

L’uomo, 60 anni, ben noto in Paese e appartenente al ceppo famigliare locale dei “Miniùçs” di Bertiolo, è fratello dell’ex vicesindaco di Bertiolo, Mario Grosso, scomparso prematuramente nel maggio del 2021, a causa di un malore improvviso. L’età del vigneto finito del mirino della malavita non sarebbe avanzata. Adriano Grosso ha ottenuto dalla Regione l’autorizzazione all’impianto solo in occasione della campagna viticola 2018/2019, per una piccola superficie (1.416 metri quadrati). La stessa metratura richiesta e ottenuta, a sua volta, dal fratello Alberto Grosso.

Per la “Città del Vino” del Friuli l’episodio rappresenta l’ennesima batosta nel giro di pochi anni. Nel 2022 erano state tagliate ottanta piante di varietà Glera da Prosecco. Danni simili anche in altri comuni della provincia di Udine: a Tricesimo, nel 2021, 120 viti di Schioppettino sono state rase al suolo con la stessa metodologia, senza che gli inquirenti scoprissero i nomi dei colpevoli. Episodi che accomunano questa zona del Nord Est al Sud Italia, in particolare alla Puglia e alla provincia di Foggia, dove diversi vigneti hanno subito negli ultimi anni lo stesso trattamento. Tra le vittime illustri della malavita locale, sempre in Puglia, anche il giornalista Bruno Vespa.

[credits foto di copertina: @sofiamoro]

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Concours Mondial du Sauvignon 2023: Austria regina incontrastata, insidiata dalla Loira


Dal 14 al 16 marzo, 1.210 vini Sauvignon provenienti da tutto il mondo si sono contesi le ambite medaglie del Concours Mondial du Sauvignon 2023. Per la prima volta nella sua storia, la competizione si è svolta fuori dall’Europa, a Franschhoek, in Sudafrica. Non è cambiata, tuttavia, la supremazia dell’Austria, incoronata regina delle nazioni produttrici di Sauvignon Blanc (20, per la precisione, quelle in lizza) da 50 giudici internazionali.

Il miglior Sauvignon del concorso proviene di fatto dalla Stiria, la regione austriaca di Graz. Il Trofeo Dubourdieu è stato quindi assegnato al Sauvignon Blanc “Sieme Eichberg” della cantina Adam-Lieleg. All’Austria un totale di 85 medaglie, di cui 45 d’oro e 40 d’argento.

Nonostante la difficile annata 2022, la Loira (Francia) ha comunque ottenuto 77 medaglie (28 d’oro, 49 d’argento). Si tratta di una bella ricompensa per i produttori della regione che hanno dovuto fare i conti con condizioni meteorologiche avverse. Al Concours Mondial du Sauvignon 2023, la Francia ha vinto anche il Trofeo Internazionale per il miglior assemblaggio, che è andato al Saint-Lannes Sauvignon Chardonnay di Duffour Père & Fils.

RAIF 2021 DI CASTELFEDER RIVELAZIONE ITALIANA

La Spagna mantiene la sua posizione, con ben 12 medaglie, di cui quattro d’oro. La Castiglia e León è chiaramente una terra privilegiata per questo vitigno, ma nell’elenco dei vincitori sono presenti anche altre zone di produzione come la Catalogna, l’Aragona, la Navarra e la Mancia.

L’Italia si è aggiudicata 14 medaglie d’oro e 17 d’argento, con il Friuli-Venezia Giulia che si conferma territorio di produzione leader della penisola. Il Sauvignon 2021 “Raif” di Castelfeder si aggiudica tuttavia il premio Rivelazione 2023 per l’Italia, spostando il cerchio del vitigno in Trentino Alto Adige.

Il Sudafrica fa grandi progressi, tra le maggiori nazioni produttrici di Sauvignon Blanc. Ben 56 le medaglie rimasta in casa agli organizzatori del Concours Mondial du Sauvignon 2023, di cui 26 d’oro e 30 d’argento, oltre al titolo “Tonnellerie Sylvain” per il miglior vino invecchiato in botti di rovere assegnato al Villiera Bush Vine di Villiera Wines.

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È italiano il miglior rosato al Concours Mondial de Bruxelles 2023


È italiano il miglior vino rosato del Concours Mondial de Bruxelles 2023. A produrlo è Pasqua Vigneti e cantine di Verona, incoronata all’ultima edizione del prestigioso concorso internazionale. Una doppia vittoria per l’Italia che, in terra francese, per l’esattezza a Montpellier, strappa un riconoscimento storico per il movimento dei rosé – pardon, “rosati” – italiani.

In verità è tutto il Bel Paese a uscire a testa alta dall’edizione 2023 dedicata dal Concours Mondial de Bruxelles ai “vini rosa”, a cui hanno preso parte etichette provenienti da ben 25 Paesi, per lo più europei. L’Italia può contare su un bottino pari al 33% di tutte medaglie assegnate da 55 degustatori internazionali.

In particolare, il Bel Paese porta a casa una Gran medaglia d’Oro, 29 medaglie d’oro e 48 medaglie d’argento. La Puglia è la prima regione italiana presente nel medagliere, con 27 medaglie. Seguono il Veneto, con 17 medaglie e l’Abruzzo, con 11 medaglie. Tutte insieme, le altre nazioni hanno raccolto il 29% delle medaglie d’oro e d’argento.

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Derthona Timorasso sempre più “bianco di Langa”: i 10 migliori 2021 in anteprima

C’è il nuovo cru di Borgogno, Scaldapulce, in vendita a 99 euro (in cantina): lassù, non per tutti i portafogli; manifesto dell’intenzione, del progetto, delle aspirazioni e delle aspettative degli storici produttori di Langa, in “trasferta” sui Colli Tortonesi. Ci sono poi La Spinetta, Vietti, Vite Colte, Voerzio Martini e “ragazzi d’oro” come Claudio Viberti di Giovanni Viberti, a dare ulteriore peso a quella che, ormai, è una certezza: il Derthona Timorasso è sempre più il vero “bianco di Langa”, l’alter ego di Barolo e Barbaresco, in Piemonte e nel mondo. Senza nulla togliere a Favorita o Nascetta / Nas-cëtta, il vitigno risollevato negli anni Novanta da un manipolo di vignaioli guidato dal genio Walter Massa è ormai sulla strada della definitiva consacrazione, nell’olimpo dei fine wines internazionali.

I passi compiuti sui Colli Tortonesi sono degni di un gigante. Il Timorasso (oggi al secolo “Derthona”, per la lungimirante decisione di legare il territorio al vino, non il nome del vitigno) è passato dai 3 ettari della fine degli anni Ottanta ai 330 ettari attuali, sui complessivi 1.257 ettari vitati del tortonese (56 comuni). La produzione supera di poco il milione di bottiglie, ma l’obiettivo è di arrivare a 3 milioni entro il 2030. Nei prossimi tre anni, in zona, si pianteranno ulteriori 160 ettari. Consentendo così ai produttori di fare massa critica sui mercati, soprattutto internazionali, forti anche della spinta dei grandi nomi che hanno investito nelle “nuove Langhe” del Piemonte “in bianco”.

Il tutto accompagnato da un rigido disciplinare che esclude il fondo valle ed esalta le peculiarità microclimatiche delle 6 valli della denominazione (Ossona, Grue, Curone, Scrivia, Borbera e Spinti) che da nord a sud disegnano un territorio costellato – tra l’altro – da suoli simili a quelli langaroli, per la presenza di Marne di Sant’Agata Fossili, molto comuni nella Docg Barbaresco (Barbaresco, sud di Neive e Treiso) ed in una porzione estesa della Docg Barolo (oltre a una buona porzione del territorio di Barolo, le troviamo nella parte est di La Morra, a Novello, a ovest e nord-est di Monforte, nonché a nord di Serralunga e a Grinzane Cavour).

Fondamentale, da queste parti più che altrove, la gestione agronomica del vigneto. A testimoniarlo è Davide Ferrarese, tra i massimi esperti italiani con la sua società di consulenza Vigna Veritas, con sede a Gavi, in Piemonte. «La prima vendemmia di Timorasso – riferisce – è stata uno shock per uno dei produttori di Langa che ha investito sui Colli Tortonesi. Le uve arrivate in cantina gli sembravano brutte. Mi ha chiamato preoccupatissimo. Una volta vinificate, è rimasto altrettanto scioccato, ma in positivo, dagli incredibili valori analitici, soprattutto in termini di acidità e pH. Il Timorasso è così: un po’ brutto da vedere, magari, ma in grado di dare risultati eccezionali, una volta vinificato».

Da buone ad ottime, di fatto, anche le impressioni della nuova annata del Timorasso. A Derthona Due.Zero 2023, lo scorso weekend, è stata presentata la vendemmia 2021 del grande bianco di Langa (pardon, dei Colli Tortonesi). L’impressione è che sia migliorata, in larga scala, in primis la gestione agronomica del vigneto del Timorasso, soprattutto sul fronte del controllo del tenore alcolico (il Tortonese è tra le zone più siccitose d’Italia). Lo dimostra l’assaggio alla cieca dei 41 campioni di altrettante cantine. Tra i nuovi trend un utilizzo più massiccio del legno rispetto al passato, con risultati non sempre ottimali in termini di bilanciamento e rispetto del varietale. Ecco i migliori Derthona Timorasso all’anteprima 2021.

I MIGLIORI DERTHONA TIMORASSO 2021 A DERTHONA DUE.ZERO 2023

(in ordine di degustazione alla cieca)

Derthona 2021, Canevaro Luca

Colore più carico del precedente, un giallo paglierino intenso, dai riflessi dorati. Naso sul frutto giallo, pesca, albicocca matura. Buon corredo di erbe aromatiche di contorno. Al palato è pieno, succoso, polposo, ricco di materia, con la componente glicerica ben controbilanciata da una freschezza viva. Vino di ottima prospettiva.

Colli Tortonesi Doc Timorasso 2021 “Rugiada del mattino”, Cascina I Carpini

Giallo dorato. Al naso albicocca sotto sciroppo, bei ricordi mentolati, erbe aromatiche. Al palato è intenso, di grandissima concentrazione e opulenza sul frutto giallo, ben riequilibrato da un’acidità vibrante. Componente salina importante, per un vino all’inizio del suo percorso, ma già godibile.

Derthona 2021, Borgogno

Giallo paglierino intenso. Nota netta di pirazinica, è Tenuta Pastura? Il frutto giallo non manca di polpa e controbilancia le note verdi, dando slancio e setosità al sorso. Un campione già molto godibile, con del leggero residuo zuccherino apparente che contribuisce a rendere la chiusura intrigante. Vino gastronomico, sin d’ora godibile.

Derthona 2021, Oltretorrente

Giallo paglierino riflessi dorati. Altra impronta umami, salinità e frutto giallo. Bellissima espressione del frutto al palato, sferzata da ricordi agrumati, speziati di zenzero. Tra i campioni più attaccati al territorio. Vino giovanissimo, all’inizio di un lungo percorso di vita.

Derthona 2021 “Thimos”, Alvio Pestarino

Giallo paglierino. Bel naso tra frutto giallo, polposo, ed erbe aromatiche. Al palato è intenso sul frutto giallo e sull’agrume, ben controbilanciati dalla vena glicerica. Vino che premia la beva, l’immediatezza, ma non rinuncia a tutte le caratteristiche del vitigno, compresa la prospettiva di lungo affinamento.

Terre di Libarna Doc 2021 “Archetipo”, Ezio Poggio

Giallo paglierino tendente al dorato. Bel naso generoso, sulla frutta di maturità piena, con accenti terziari. Al palato è goloso, sulla frutta gialla (pesca, albicocca) e deviazioni tropicali. Chiude asciutto ma equilibrato, nonostante l’opulenza del frutto, dalla texture cremosa.

Derthona 2021 “Grue”, Pomodolce

Giallo tendente all’oro. Vino che brilla in termini di espressione del varietale, compatto e goloso. Bella fragranza del frutto e chiusura asciutta che invita al sorso successivo. Vino di terroir.

Colli Tortonesi Doc Timorasso 2021 “Francesca”, Vigne Marina Coppi

Giallo paglierino intenso. Ottima intensità e precisione sul frutto, sulla maturità della pesca e dell’albicocca. Al palato freschezza viva, d’agrume (ricordi di pompelmo rosa), a controbilanciare la vena glicerica. Vino all’inizio di una lunga vita.

Derthona 2021, Vigneti Repetto

Giallo paglierino. Al naso e al palato un’ottima corrispondenza che si dipana su note di pesca gialla e agrumi, tra tensione acida e mineralità che danno vita a sensazioni umami e ricordi di pietra bagnata. Palato teso e fruttato, per uno dei campioni più completi in termini di rispetto, espressione ed esaltazione del varietale del Timorasso.

Derthona 2021, Voerzio Martini (BEST IN SHOW)

Al naso netta mentuccia, sul frutto, che ricorda alcune espressioni di Timorasso della Val Borbera. Splendida espressione, sia al naso che al palato, della componente agrumata, che si accosta a un frutto giallo polposo. Sorso croccante, sapido, di gran pulizia e goloso, ad anticipare una chiusura tesa, minerale, che incita la beva. Vino di prospettiva assoluta e miglior campione dell’annata 2021: best in show di Derthona Due.Zero 2023.

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Il futuro del Derthona Timorasso: giovani ed alta ristorazione

Giovani ed alta ristorazione. Sono i due assi nella manica del Derthona, vino bianco ottenuto da uve Timorasso sui Colli Tortonesi. L’ultima edizione di DerthonaDue.Zero, in scena lo scorso weekend a Tortona, ha visto l’esordio ufficiale di Derthona Giovani, gruppo di 20 produttori vitivinicoli affiancati da 12 aziende del settore food uniti per promuovere, comunicare e valorizzare il territorio dei Colli Tortonesi.

Il gruppo di giovani si impegnerà ad organizzare eventi che coinvolgano le associazioni e le diverse realtà locali, oltre ad assicurare la partecipazione ad eventi food and wine in Italia e all’estero e collaborazioni con enti scolastici e scambi culturali con altre associazioni giovani.

ENRICO CRIPPA AMBASCIATORE DEL DERTHONA 2023

Netto il legame del Derthona con la ristorazione (e con l’alta ristorazione) anche grazie alla nomina di Enrico Crippa, chef del ristorante 3 Stelle Michelin Piazza Duomo di Alba (CN), ad Ambasciatore del Derthona 2023. Un’iniziativa, quella promossa dal Consorzio dei Colli Tortonesi, voluta «per premiare il lavoro e la dedizione di quei professionisti del settore che ogni anno si impegnano a far conoscere questo territorio e il suo vitigno simbolo».

«Sin dall’inizio della loro storia, negli anni 2000 – ha spiegato il presidente del Consorzio, Gian Paolo Repettola famiglia Ceretto ed Enrico Crippa, hanno dato spazio al Timorasso, inserendolo all’interno di una delle carte dei vini più prestigiose d’Italia, donandogli al contempo anche una grande visibilità a livello internazionale».

Se il Timorasso è diventato così buono – ha commentato lo chef Enrico Crippa – è anche per merito delle persone che lo fanno. Oggi il livello è davvero altissimo. Noi abbiamo sempre creduto nei vini bianchi del Piemonte, ecco perché abbiamo inserito nei nostri percorsi anche il Timorasso come grande rappresentante di questa categoria».

LA CENA AL RISTORANTE ANNA GHISOLFI DI TORTONA


Grande spazio, in occasione di Derthona Due.Zero 2023, anteprima riservata alla stampa dedicata alla vendemmia 2021 del Timorasso, a un’altra grande protagonista della scena dell’alta ristorazione piemontese. La cena di sabato 12 marzo si è svolta nel ristorante della chef Anna Ghisolfi, allieva di Gualtiero Marchesi.

Location straordinaria – una chiesa sconsacrata nel centro di Tortona, con cucina a vista, senza barriere sui limitati posti a sedere – e piatti (in pieno stile “tapas”) all’altezza delle aspettative tra i «contrasti di sapori» e l’assoluta «eleganza visiva» che da sempre connotano lo stile misurato e distante da eccessi e manierismi della cucina di Anna Ghisolfi.

Abbinamento perfetto con le diverse etichette di Derthona Timorasso scelte per accompagnare i piatti. A presentarle sono stati i numerosi produttori presenti in sala per sottolineare un legame, quello con l’alta ristorazione, che ha tutto il sapore di un nuovo posizionamento per i Colli Tortonesi e per il loro vitigno principe.

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Italia quinto Paese importatore di Champagne nel 2022: Comité Champagne presto a Milano


L’Italia raggiunge il quinto posto tra i Paesi importatori di Champagne nel 2022. I numeri parlano chiaro, con un +11,5% rispetto al 2021. Quarto posto per il Bel Paese a valore, con una crescita del 19% rispetto all’anno precedente. Nel 2022 le spedizioni di Champagne verso l’Italia hanno registrato un vero e proprio record storico sia a volume che a valore, con 10,6 milioni di bottiglie e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse).

Le spedizioni totali di Champagne nel 2022 ammontano a 325,5 milioni di bottiglie, con una crescita dell’1,5% rispetto al 2021 e un valore globale di 6,3 miliardi di euro. Italia, dunque, appena fuori dal podio dei Paesi importatori di Champagne, ma comunque tra i principali mercati all’export delle più prestigiose “bollicine” internazionali.

Maggiori dettagli verranno forniti alla stampa di settore – e dunque da winemag.it – in un incontro a Milano, a fine, a cui parteciperanno i due co-presidenti del Comité Champagne, David Chatillon e Maxime Toubart, oltre al direttore generale Charles Goemaere.

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Boom di medaglie per i vini analcolici a Mundus Vini 2023: c’è anche un italiano


Per la prima volta nella storia di un concorso enologico internazionale, i vini analcolici si presentano in massa e conquistano una raffica di medaglie. L’unica italiana è d’oro, assegnata allo spumante “Zero” della cantina Anna Spinato di Ponte di Piave, in provincia di Treviso. L’occasione è la Spring Edition di Mundus Vini 2023, che ha visto gareggiare in Germania, a fine febbraio, ben 187 vini senza alcol provenienti da diversi Paesi europei. Di questi,
21 hanno ottenuto la medaglia d’oro e 54 la medaglia d’argento.

Un parere unanime quello espresso della giuria di esperti internazionali, riunita per questo concorso: «La qualità è notevolmente migliorata su tutta la linea – riferiscono in conclusione gli organizzatori di Meininger Verlag GmbH – e numerosi vini risultano più che raccomandabili nel segmento dei vini senza alcol, con alcune etichette in grado di portare una qualità eccezionale nel calice».

Il consiglio di amministrazione di Mundus Vini consegnerà i certificati di premiazione ai produttori in occasione di ProWein 2023, a Messe Düsseldorf. La cerimonia si svolgerà presso lo stand Meininger Verlag (padiglione 4, C 40) lunedì 20 marzo 2023, alle ore 10.

MUNDUS VINI 2023: I PREMI SPECIALI AI VINI SENZA ALCOL

Sempre nell’ambito dei vini senza alcol, la giuria internazionale di Munsud Vini ha assegnato alcuni premi speciali alle cantine produttrici di vini dealcolato. Il miglior produttore è Bähr Pfalztraube GmbH, mentre il miglior rivenditore p risultato Peter Riegel Weinimport GmbH. “Best of Show” Spumante Rosé al Vitisecco Rosé analcolico di Bähr Pfalztraube GmbH. Best of Show Sauvignon Blanc ad Ara Zero Sauvignon Blanc di Giesen Group; Best of Show Bianco frizzante al Blancs de Blanc Senza alcol di Julius Zotz KG.

Spazio anche i vini rossi dealcolati. Best of Show Merlot a Vinnuendo 0% Merlot di Mureda Alimentacion SL (Spagna), unico straniero (non tedesco, s’intende) in questa speciale classifica. Doppietta per Peter Riegel Weinimport GmbH di Orsingen per il Best of Show Spumante retail e per il Best of Show Rosso retail assegnato ad Engel Riesling analcolico e a Vinsenza Rosso analcolico.

Best of Show Riesling a Freispiel Really Geil analcolico di Weingärtner Stromberg-Zabergäu eG. Infine, Best of Show Pinot Blanc al Breakaway Pinot Blanc dealcolizzato di Winery Bergdolt-Reif & Nett e Best of Show White retail per il Michel Schneider Riesling analcolico di Zimmermann-Graeff & Müller GmbH.

VINI SENZA ALCOL A MUNDUS VINI: MEDAGLIA D’ORO AD ANNA SPINATO

«Abbiamo chiamato il nostro spumante “Zero” non solo perché è senza alcol – spiega Roberto Spinato, ultima generazione della cantina Anna Spinato – ma anche perché lo consideriamo un punto di inizio. Sull’etichetta c’è un punto che può essere interpretato come un pianeta, attorno al quale ne orbitano altri»

Per la produzione di questo spumante partiamo dal mosto d’uva, che viene mantenuto a temperature vicine allo zero, per evitare fermentazioni».

«Una volta in bottiglia – continua il produttore trevigiano – aggiungiamo anidride carbonica, perché procedere a una rifermentazione (come al contrario avviene per i comuni spumanti, ndr) comporterebbe lo sviluppo di alcol. Viene anche addizionato di acqua distillata pura, per smorzare la dolcezza naturale del mosto. Il risultato è uno spumante dal corredo fruttato, adatto a qualsiasi occasione di consumo».

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ProWine Shanghai 2023 compie 10 anni e torna senza restrizioni delle autorità cinesi


All’inizio di quest’anno la Cina ha eliminato le norme di quarantena e ha aperto completamente le frontiere per i viaggi internazionali. Un’ottima premessa di successo per ProWine Shanghai 2023, che tornerà al Shanghai New International Expo Center dall’8 al 10 novembre 2023 e aprirà nuovamente le porte agli espositori stranieri per la prima volta dopo la pandemia di Covid-19.

Un anno speciale, dato che ProWine Shanghai celebrerà il suo 10° anniversario, intenzionata a «dimostrare in modo impressionante il suo ruolo di fiera leader per l’industria del vino e degli alcolici nella Cina continentale», riferiscono gli organizzatori. Numerosi produttori, regioni e Paesi internazionali e nazionali si sono già assicurati le aree espositive per ProWine Shanghai 2023 in questa fase iniziale. Ampia varietà di regioni vinicole francesi, come di consueto sotto l’egida di Business France.

AXA Millésimes presenterà una selezione di vini francesi e festeggerà il suo debutto al ProWine Shanghai. Anche Wines of Portugal, Wines of Germany e il California Wine Institute parteciperanno con ampi padiglioni nazionali. Per l’Italia presenti, tra tutti, le Cantine Sgarzi Luigi di Castel San Pietro Terme (BO), esportatore ufficiale numero uno di vino in Cina nel 2021. Aderiranno nuovamente a ProWine Shanghai 2023 numerose aziende d’oltreoceano.

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Antonio Rallo confermato presidente Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia


FOTONOTIZIA – Confermate le indiscrezioni di winemag.it: Antonio Rallo è stato confermato presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, insieme ai vicepresidenti Giuseppe Bursi e Filippo Paladino. La notizia arriva in occasione della prima seduta del nuovo Cda, tenutasi oggi.

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Concours Mondial de Bruxelles nel Pays d’Oc: Puglia e Abruzzo tra i protagonisti


Terminerà oggi, attorno alle ore 13, la terza Sessione del Concours Mondial de Bruxelles dedicata ai Vini Rosé. La location scelta nel 2023 dagli organizzatori non è casuale. Le degustazioni alla cieca di circa 1.200 rosati internazionali, tra cui diversi provenienti da Puglia e Abruzzo per l’Italia, si tengono nella sede del Syndicat des Producteurs de Vins de Pays d’Oc et Inter Oc. A giudicarli sono 55 degustatori giunti a Montpellier da 20 nazioni, a testimonianza della centralità del Pays d’Oc nella produzione dei rosé internazionali.

La denominazione Pays d’Oc Igp rappresenta di fatto il 28% della produzione totale di vino rosé in Francia. È leader della categoria, a dispetto della più nota Provenza, ferma al 17,9%. I volumi parlano chiaro, con l’indicazione geografica protetta della Linguadoca che è cresciuta del 32% in 10 anni e del 342% in 20 anni, sul fronte dei volumi.

Più delicato il tema del valore, con il distacco rispetto alla Provenza che resta marcato (Pays d’Oc stabile attorno ai 90 euro ad ettolitro rispetto ai 286 euro ad ettolitro dello sfuso Cotes de Provence rosé). Nella principale indicazione geografica francese si producono in media tra gli 1,6 e gli 1,7 milioni di ettolitri di rosé, con un potenziale di circa 215 milioni di bottiglie. Lo sviluppo del rosé è stato incentivato dall’uso di varietà di uve principalmente vinificate in rosso, ora convertite alla produzione di rosé.

Una scelta, come spiegano i produttori locali, che ha permesso di stare al passo con l’evoluzione dei modelli di consumo e con il boom delle vendite di rosé in Francia (+400% nel periodo della pandemia, nel segmento retail) e in diversi mercati di esportazione.

VINI ROSÉ PAUS D’OC: I PUNTI DI FORZA SECONDO JACQUES GRAVEGEAL

«Il principale punto di forza della denominazione – sottolinea Jacques Gravegeal, presidente del Syndicat des producteurs de vins de Pays d’Oc Igp – è la varietà dell’offerta e la gamma chiaramente distinguibile di varietà di uve che offre ai consumatori».

La diversità di territori, climi, aziende, filosofie, know-how ed espressioni aromatiche dei diversi vitigni – aggiunge Gravegeal – offre un numero infinito di combinazioni: Grenache Noir, Cinsault, Syrah, Merlot, Grenache Gris, Pinot Noir, Cabernet-Franc, Cabernet-Sauvignon. Questi 8 vitigni rappresentano la parte più consistente della nostra selezione di rosé».

I vini varietali sono al centro dell’identità della denominazione e il suo disciplinare prevede l’utilizzo di 58 uve diverse, tra cui 18 per i vini rosé. Il 92% della produzione del Pays d’Oc IGP è commercializzata come monovitigno, ossia proveniente da un solo vitigno. Da qui l’importanza di una sessione Vini Rosé nel cuore del Pays d’Oc da parte del Concours Mondial de Bruxelles.

Nei calici dei giudici internazionali, grande abbondanza di vini francesi, in particolare di quelli della regione ospitante. Quasi il 15% dei vini presenti risultano provenienti dal Languedoc Roussillon, la maggior parte dei quali etichettati Pays d’Oc Igp. Anche la vicina regione della Provenza è ben rappresentata, con quasi il 10% delle iscrizioni.

A livello internazionale, le regioni italiane Puglia e Abruzzo sono le più rappresentate per numero di iscrizioni, insieme all’Alentejo portoghese e alla Castiglia-Y-Leon spagnola. I risultati del Concours Mondial de Bruxelles 2023 – Sessione Vini Rosé saranno presentati in occasione della premiazione in programma a Prowein 2023, lunedì 20 marzo alle 11:00 (Hall 1, Room 14, CCD South – Messe Düsseldorf).

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Prima dell’Alta Langa 2023 alla Reggia di Venaria


La Prima dell’Alta Langa 2023 si terrà il prossimo lunedì 8 maggio all’interno della settecentesca Galleria Grande della Reggia di Venaria, dalle 9.30 alle 18.30.
La grande degustazione dei vini  spumanti Alta Langa attualmente presenti sul mercato è organizzata dal Consorzio Alta Langa ed è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier professionisti, distributori, barman e giornalisti. Nei prossimi giorni si apriranno le iscrizioni sul sito ufficiale del Consorzio.

La Prima dell’Alta Langa 2023 sarà la quinta edizione della manifestazione. Le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane, nella primavera del 2018 e in quella del 2019. Nell’autunno 2019 è stata realizzata un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, mentre nel giugno scorso una torinese, all’interno del Museo privato di Italdesign.

CRESCE IL NUMERO DI SPUMANTI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA

«Anno dopo anno, edizione dopo edizione – commenta la presidente Mariacristina Castelletta – l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si arricchisce, così come la nostra compagine. Se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Torino eravamo in 46 con 115 diversi vini».

«La Prima dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – si conferma l’occasione per poter assaggiare un’amplissima selezione di “Alte Bollicine Piemontesi”, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo».

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Derthona Due.Zero 2023: ecco il Timorasso 2021


Manca ormai poco alla terza edizione di Derthona Due.Zero, evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi per valorizzare e diffondere la conoscenza del vino bianco ottenuto dal vitigno Timorasso, ormai simbolo del Rinascimento di questa fetta della provincia di Alessandria, in Piemonte.

Domenica 12 e lunedì 13 marzo 2023 la storica sede del Museo Orsi di Tortona ospiterà per due giorni il grande banco di assaggio dove sarà possibile degustare in anteprima i vini dell’annata 2021, ma allo stesso tempo anche bottiglie con più anni di invecchiamento che mostreranno lo straordinario potenziale evolutivo del Timorasso.

NUOVE E VECCHIE ANNATE A DERTHONA DUE.ZERO 2023

Territorio e longevità saranno i temi centrali di questa edizione di Derthona Due.Zero, per scoprire un vino fortemente legato alla propria zona di produzione. Ormai quasi estinto alla fine degli anni ’80, nel 2009 il Timorasso aveva una superficie vitata di soli 25 ettari.

Grazie all’impegno e alla tenacia di un gruppo di giovani vignaioli locali, a partire dai primi pionieri come Walter Massa, Andrea Mutti e Paolo Poggio, oggi sono 330 gli ettari dedicati a questa varietà e, di pari passo, la compagine sociale del Consorzio è cresciuta raggiungendo 90 soci, uniti dal desiderio di valorizzare quello che ormai possiamo definire il più importante vitigno a bacca bianca del Piemonte relativamente a superficie dedicata e quantità prodotte.

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Centinaia di vini in promozione al supermercato: la Gdo rialza la testa

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Prosecco Doc, bilancio 2022: 638,5 milioni di bottiglie per 3 miliardi di euro


Con un bilancio che testimonia l’ottimo stato di salute del Prosecco DOC, il Consorzio che tutela e promuove le note bollicine veneto-friulane chiude l’anno 2022 registrando un incremento dei volumi di produzione (+1,8% sul 2021) e un aumento più che proporzionale dei valori (+11,5% sul 2021) per un totale di 638,5 milioni di bottiglie vendute e un controvalore stimato di oltre 3 miliardi di euro.

La quota export, per la prima volta, si spinge all’ 81,2%, mentre il consumo interno nel 2022 si è attestato al 18,8% delle vendite totali, confermando comunque la leadership della denominazione a livello nazionale. Anche per quanto riguarda la vendemmia dello scorso anno i segnali sono positivi con volumi  capaci di soddisfare adeguatamente, per quantità e qualità, l’intero 2023.

PROSECCO DOC, CRESCE L’EXPORT IN FRANCIA

«Risultati – commenta il Consorzio Prosecco Doc – che confermano la proficua programmazione e gestione della Denominazione». Sul fronte dei mercati esteri, la novità che salta all’occhio è il balzo compiuto dagli Stati Uniti che con una crescita del 5,8% ha sorpassato il Regno Unito, a volume, mentre da diversi anni risultava al vertice in termini di valore.

Al netto dell’Italia, che consuma 120 milioni di bottiglie , oggi il primo mercato sono quindi gli USA con oltre 134 milioni importate, seguiti da UK – che con un aumento del 3,5% sul 2021 si ferma a 130 milioni di bottiglie.

La Germania, solida nella sua terza posizione, cresce di un buon 2,8% sull’anno precedente arrivando a consumare 46 milioni di pezzi. Stabile l’export della Francia, in quarta posizione, con incrementi particolarmente significativi: + 19% a volume e + 30% valore.

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Nuovo Cda Consorzio Vini Sicilia: Antonio Rallo ancora presidente?


In attesa della conferma nel ruolo presidente di Antonio Rallo, il Consorzio Vini Doc Sicilia ha definito il nuovo Cda. Toccherà al nuovo organismo eleggere il numero uno, la prossima settimana. D
ue i nuovi consiglieri che entrano nel Consiglio di Amministrazione. Si tratta di Roberto Magnisi, direttore di Duca di Salaparuta – Florio e Giuseppe Figlioli, enologo della cantina sociale Birgi, rispettivamente al posto di Laurent Bernard de La Gatinais della cantina Rapitalà e Nicolò Vinci di Cantine Europa. Per Birgi un’altra seggiola, dopo quella del Consorzio Vini Marsala, ricostituito sul finire del 2022.

Confermati i restanti dieci membri del Cda del Consorzio Vini Doc Sicilia, ovvero il presidente finora in carica Antonio Rallo (amministratore delegato Donnafugata, appunto verso la riconferma alla presidenza), i vicepresidenti finora in carica Giuseppe Bursi (presidente Settesoli) e Filippo Paladino (vice presidente Colomba Bianca) oltre ai consiglieri Vincenzo Ampola (presidente cantine Petrosino) e Gaspare Baiata (presidente cantine Paolini).

E ancora: Salvatore Chiantia (presidente cantina La Vite), Rosario Di Maria (presidente cantina Ermes), Alessio Planeta (amministratore delegato Planeta), Letizia Russo (Feudo Arancio) e Alberto Tasca (amministratore delegato Tasca d’Almerita).

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Anteprima Vini Alsazia: svettano 4 cantine a Millésimes Alsace 2023


L’Anteprima Vini Alsazia, Millésimes Alsace 2023, si chiude tra conferme e novità. Ottime impressioni dai Riesling – e c’era ovviamente da aspettarselo – tra cui svettano tre nomi in particolare: Domaine Paul Kubler, Allimant Laugner e Paul Gaschy. Segue a ruota il tanto vituperato Gewürztraminer, nel suo habitat naturale in Alsazia. Superlativo, ancora una volta, quello di Kubler e di Allimant Laugner, questa volta in compagnia di Domaine Hurst.

Sopra le righe anche il Sylvaner di Domaine Paul Kubler. A preoccupare è tuttavia la forma dei Pinot Noir 2020 e 2021 in degustazione, soprattutto per un tenore alcolico ingombrante nel calice. Fa eccezione, tra i Noir, la sorpresa Domaine Hurst, che a Turckheim gestisce il proprio vigneto secondo i dettami della viticoltura biodinamica: suo un Pinot Nero 2019 molto centrato. Ecco tutti gli assaggi con i rating in centesimi.

FRANCIS BECK & FILS

AOC ALSACE RIESLING 2018 HERTENSTEIN CUVÉE LOUIS

Giallo paglierino intenso, con riflessi dorati. Naso agrumato e minerale, che fa presagire una certa tensione, freschezza al sorso. Non mancano note gentili di mela e pesca gialla, perfettamente mature. Più in sottofondo, ricordi di erbe aromatiche. Sono le note dolci dei frutti più maturi, a polpa gialla, a ripresentarsi al centro del sorso, accompagnando dall’ingresso alla chiusura, ben tesa e minerale, equilibrata. Vino di struttura piuttosto importante, che si esprime su un ottimo equilibrio tra le tante componenti e mostra evidente potenziale in termini di ulteriore affinamento. 15% molto ben integrati. 92/100

AOC ALSACE RIESLING 2019 HERTENSTEIN CUVÉE LOUIS

14%, uno in meno della vendmemia 2018. Giallo paglierino intenso, dai riflessi dorati. Primo naso su una purezza assoluta del frutto, che definire “aromatico” non è errato. Pesca, mela gialla, mandarino, si uniscono a leggere venature mentolate e a un profilo minerale pietroso. Palato in perfetta corrispondenza, connotato da una corroborante freschezza e salinità, a fare da spina sorsale rispetto alla generosità del frutto. Vino molto giovane, di prospettive. 93/100

AOC ALSACE PINOT NOIR 2019 BARRIQUES

Bel colore rubino. Bel naso, tra il frutto croccante, a bacca rossa e nera, e ricordi mentolati. Al palato un’acidità viva, di ribes e agrumi, controbilancia le note tostate dei terziari. Tannini fini, eleganti, in centro bocca e chiusura leggermente sapida. Buona gastronomicità. 90/100

AOC ALSACE GEWÜRZTRAMINER 2018 L’ELIXIR

Alla vista di un bell’oro luminoso. Naso e palato in perfetta corrispondenza, su note di frutta esotica molto matura. L’acidità controbilancia l’opulenza del frutto e una bella vena di erbe aromatiche rinfresca naso e sorso. Sorso che non nasconde una certa potenza, per un vino che è divertente immaginare su abbinamenti audaci. 92/100


DOMAINE CLAUDE ET CHRISTOPHE BLEGER

AOC ALSACE RIESLING 2021 COEUR DE CRU BIO

Giallo paglierino, vaghi ricordi verdolini. Primo naso su un netto profilo minerale, accompagnato da elegantissimi ricordi di erbe aromatiche. Componente fruttata bianca e gialla, di perfetta maturità, ben più centrale in ingresso di bocca. Dal centro alla chiusura una freschezza vibrante, d’agrume e mela verde, con nette reminiscenze sapide. Lunga persistenza per un vino all’inizio del suo cammino. 89/100

AOC ALSACE RIESLING 2020 L’INOUBLIABLE BIO

Giallo paglierino intenso, che inizia a mostrare riflessi dorati. Naso piuttosto stratificato, tra la frutta piuttosto matura, i risvolti iodico-minerali e il floreale. A fare da fil rouge, dall’attacco alla chiusura di bocca, sono proprio le note gessose, attorno alle quali danza un frutto che si conferma succoso, pienamente maturo. L’acidità regge il gioco e il finale è lungo e piacevole, nell’equilibrio fra tutte le componenti che non nasconde le prospettive del nettare. 90/100

AOC ALSACE PINOT NOIR 2020 L’INOUBLIABLE BIO

Rubino carico. Naso ricco, intenso, che oltre ai classici frutti rossi rivela anche un profilo agrumato e note terziarie tostate piuttosto ingombranti sui primari. Il tutto si ripresenta al palato, in un quadro stropicciato però da un’alcolicità fuori gamma, respirabile (14% vol). Un Pinot Noir puledro, scalpitante, giovane, da attendere per una migliore “amalgama” di tutte le sue ricche componenti. 88/100

AOC ALSACE GEWÜRZTRAMINER 2018 COEUR DE CRU BIO

Campione non recensito per difetto nel re-imbottigliamento in formato “mignon”.


DOMAINE CELINE METZ

AOC ALSACE GRAND CRU WINZENBERG RIESLING 2019

Giallo paglierino intenso, con riflessi dorati. Al naso un profilo fruttato e floreale piuttosto fresco, con accenni minerali. Al palato è intenso, teso, piuttosto strutturato e caldo. Vino all’inizio del suo percorso di affinamento, ma già piuttosto godibile. 89/100

AOC ALSACE RIESLING 2019 VIEILLES VIGNES

Giallo tendente all’oro. Naso intenso, su ricordi mela verde e sottofondo minerale e vagamente speziato, con ricordi di pepe bianco, mentuccia ed erbe aromatiche. Palato sorprendentemente morbido in ingresso, con la frutta matura a polpa gialla a dominare il sorso. Vino che si tende in centro bocca su una vena sapido-minerale, oltre che sulla freschezza. Vino nel complesso generoso, gastronomico. 90/100

AOC ALSACE PINOT NOIR 2020 VIEILLES VIGNES

Rubino mediamente penetrabile, alla vista. Bel naso elegante, su note di ciliegia ancor più che di fragola, lampone e ribes perfettamente maturo. In bocca una bel profilo materico per la componente fruttata, controbilanciata da una elegante spalla fresco-tannica. Non solo: piacevolissimo il filo di sapidità che si allunga dal centro bocca al retro olfattivo, a rendere il quadro ancor più leggiadro e goloso, chiamando il sorso successivo. Tra i Pinot Nero più immediati, godibili e meno “disturbati” dall’alcol dell’annata in degustazione, peraltro con ottime prerogative di ulteriore affinamento in bottiglia. 91/100

AOC ALSACE PINOT GRIS 2021 RESERVE DE LA DIME BIO 

Alla vista si presenta di un giallo paglierino molto intenso. Naso sul frutto: agrumi, pesca gialla, mela. Sorso piuttosto lineare, sul frutto controbilanciato da una buona freschezza. 88/100


DOMAINE EDMOND RENTZ

AOC ALSACE RIESLING 2021 LES COMTES

Paglierino, riflessi dorati. Naso e palato delicati, precisi, giocati sull’eleganza del floreale e di un frutto polposo, ancora croccante, più che sui risvolti minerali del riesling alsaziano. Vino che premia la beva, non senza mostrare ottime doti di abbinamento. 89/100

AOC ALSACE GRAND CRU SONNENGLANZ RIESLING 2021

Giallo paglierino, luminoso. Naso goloso, che abbina le tipiche note minerali “alsaziane” a un frutto polposo, di buccia gialla più che bianca. In sottofondo un profilo mentolato, talcato, balsamico. In bocca la beva è agile e fresca, ben avvolta nella vena glicerica. Un’interpretazione di Sonnenglanz che premia la beva, senza troppi fronzoli. 88/100

AOC ALSACE PINOT NOIR 2020 PIÈCE DE CHÊNE

Rubino mediamente penetrabile alla vista. Frutta rossa matura che tinge anche di scuro, con ricordi di prugna disidratata sulla fragola, il lampone e la ciliegia matura. Ben presenti anche note tostate, terziarie. Al palato l’alcol graffia (15%) e tinge di amaro l’esuberanza del frutto. Retro olfattivo sotto spirito, eleganza del vitigno perduta. Vino fuori dai tempi. 82/100

AOC ALSACE GEWÜRZTRAMINER 2021 ROTENBURG

Giallo paglierino intenso, alla vista. Bel profilo aromatico al naso, aromatico e senza sbavature. Frutta esotica che si ripresenta in perfetta corrispondenza al palato, controbilanciata da una freschezza viva, ma slegata. Ancor più solitario l’alcol: 14% in volume “respirabili” uno ad uno nel retro olfattivo. 84/100


SIPP MACK VINS D’ALSACE

AOC ALSACE GRAND CRU ROSACKER RIESLING 2020 BIO

Giallo paglierino. Vino dal profilo vibrante, sin dal naso in cui freschezza e frutto di perfetta maturità hanno il sopravvento sulla mineralità, pur netta. Agrume, mela, pesca gialla si alternano sul palco anche al palato, golose. Lavora bene sulla vena glicerica la matrice sapida del nettare, regalando un sorso giocato su piacevolezza ed equilibrio. Vino che chiude asciutto, minerale, chiamando il sorso successivo. Buona prova, anche in prospettiva. 90/100

AOC ALSACE RIESLING 2019 VIEILLES VIGNES BIO

Bel giallo paglierino luminoso. Naso che abbina sensazioni agrumate e minerali verticali a terziari rotondi, composti. Splendida concentrazione del frutto a polpa gialla. Vino di buona struttura, di perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Giovanissimo, come conferma l’acidità viva. Lungo e asciutto il finale, su tinte agrumate e leggermente sapide. 91/100

AOC ALSACE PINOT BLANC 2021 TRADITION BIO

Bel giallo paglierino, con leggeri riflessi verdolini. Naso tipico del vitigno, con richiami esotici. Palato in perfetta corrispondenza, per un vino che premia la morbidezza, nonostante il profilo fresco-balsamico. 88/100

AOC ALSACE PINOT GRIS 2021 TRADITION BIO

Giallo paglierino, leggerissimi riflessi ramati. Naso conturbante nel bel gioco tra le classiche note fruttate del vitigno e un bel corredo d’erbe aromatiche e spezie. In bocca una perfetta corrispondenza, per un vino di un certo carattere e di sicura piacevolezza. 89/100


DOMAINE VINCENT SPANNAGEL

AOC ALSACE RIESLING 2020 CUVÉE HUGO

Giallo paglierino. Fiori, frutto e mineralità “pietrosa” si dividono il palco al naso. Più spazio al frutto (agrumi canditi, mela, ma anche pesca gialla) in ingresso di palato. Centro bocca fresco, minerale. Chiusura di sufficiente persistenza, su ritorni di mandarino maturo. Vino che, con le sue caratteristiche, risulta piuttosto immediato, premiando la beva senza discostarsi dalla tipicità del terroir alsaziano. 89/100

AOC ALSACE GRAND CRU WINECK-SCHLOSSBERG RIESLING 2020

Giallo paglierino intenso. Naso che esprime una buona concentrazione delle note fruttate, avvolte in un profilo minerale. In bocca verticalità controbilanciata dal frutto maturo e dalla vena glicerica. Chiude nel gioco tra mineralità e accenni mielati, in un quadro di gran piacevolezza. Vino di ottima prospettiva. 91/100

AOC ALSACE GRAND CRU WINECK-SCHLOSSBERG MUSCAT 2019

Giallo paglierino. Naso aromatico, come nelle migliori aspettative. Alle note fruttate golose e ai ricordi di salvia abbina terziari composti e ricordi minerali. Vino che si conferma di gran gastronomicità al palato, nella capacità di riproporsi al contempo aromatico e teso, grazie a una bella spalla fresco-acida e ai richiami salini che contraddistinguono la chiusura. Attenzione al potenziale d’invecchiamento: ha tutto per evolversi e regalare grandi sorprese negli anni a venire. 91/100

AOC ALSACE GRAND CRU WINECK-SCHLOSSBERG GEWÜRZTRAMINER 2020

Bel giallo dorato, luminoso. Bella prova in termini di espressione dell’aromaticità del vitigno, senza eccessi. Anzi, il retro olfattivo, dai richiami leggermente fenolici, aiuta la beva e chiama il sorso successivo. Un nettare che punta tutto sulla piacevolezza e su un’esecuzione golosa del Gewürztraminer. 90/100


ALLIMANT LAUGNER

AOC ALSACE GRAND CRU PRAELATENBERG RIESLING 2019

Giallo paglierino. Vino che abbina, in un quadro di perfetta corrispondenza naso-bocca, ricordi agrumati e di frutta fresca a polpa gialla (pesca) a un profilo minerale e fresco di buona vivacità. Chiude su una vena sapida e su un frutto goloso in gran equilibrio, capaci di chiamare il sorso successivo. 92/100

AOC ALSACE GRAND CRU PRAELATENBERG RIESLING 2014

Bel giallo oro, luminoso. Primo naso su una netta vena agrumata, freschissima, tanto da distogliere l’attenzione dal fatto che si tratti di un vino di quasi 10 anni. Naso che continua ad aprirsi e che chiama il tempo per lasciarsi capire. Ecco il frutto farsi più ricco, così come spezia e balsamicità farsi sempre più profonde, in un contorno che spazia dallo iodico all’idrocarburo, sino a vaghi ricordi di fumé e di pietra bagnata. Ancor più in sottofondo, fiori secchi di camomilla.

Il palato esalta, in un tutt’uno, tutto quanto anticipato dal naso. Riecco i contorni agrumati, la polpa gialla in tutta la sua succosità. Riecco anche la vena sapida, iodica, minerale, a fare da spina dorsale al sorso insieme a una freschezza invidiabile. Allungo deciso, elegantissimo, verso tinte balsamiche. Vino che, a dispetto dell’età, ha ancora una gran vita davanti. Manifesto d’Alsazia. 95/100

AOC ALSAZIA GEWÜRZTRAMINER 2020

Splendida interpretazione del vitigno, all’insegna di un’eleganza assoluta che non rinuncia a mostrare e amplificare tutte le singole caratteristiche del Gewürztraminer: dai fiori di sambuco e di rosa al litchi e alla salvia, dal corredo di frutta esotica che si allarga ad ananas, mango e papaia a una freschezza inebriante, sul filo di una sapidità  golosissima. Vino manifesto del vitigno che mostra quanto si possa affermare un concetto e aver ragione, senza gridarlo. Un Gewürztraminer che sprizza tipicità da tutti i pori, senza uscire dai binari di una compostezza straordinaria. 95/100

AOC ALSAZIA PINOT NERO 2020

Rubino piuttosto intenso, alla vista, pur penetrabile. Naso delicato, oltre al frutto (amarena più che ciliegia, con ribes nero e fragolina) presenta note tostate. Le stesse che si ripresentano al palato, sotto forma di un tannino leggermente polveroso, su ritorni di cioccolato e biscotto. Vino, al momento, da aspettare, ma su cui scommettere per una positiva evoluzione. 90/100


LES FRERES ENGEL

AOC ALSAZIA RIESLING 2020 BIOLOGICO

Giallo intenso, tendente al dorato. Naso sulla mela gialla e sugli agrumi, in particolare sul mandarino maturo. Attacco di bocca piuttosto secco e fresco, prima che il frutto riprenda in mano il timone del sorso. Chiude fresco, leggermente sapido, chiamando il sorso successivo. 88/100

AOC ALSACE GRAND CRU PRAELATENBERG RIESLING 2019 BIOLOGICO

Giallo paglierino, con qualche riflesso verdolino. Naso teso, verticale, con le sue note agrumate e di mela verde appena matura e ricordi umami. Al palato presenta un corredo di frutta matura ben controbilanciata dalla vena asciutta tipica del suolo, roccioso (gneiss). Vino con buone prospettive. 90/100

AOC ALSAZIA PINOT GRIGIO 2021 BOCKSBERG BIOLOGICO

Giallo paglierino. Nel naso per questo Pinot Grigio, di gran carattere. Alle note di frutta matura, a polpa bianca e gialla (pesca, pera, mela) abbina una sferzante venatura mentolata e speziata. In bocca è altrettanto generoso nell’espressione del frutto e mostra una certa struttura. Vino molto giovane, da attendere oppure godere oggi nella sua esuberanza fruttata. Unico neo: un alcol importante che si percepisce nel retro olfattivo, disturbando l’equilibrio. 89/100

AOC ALSAZIA PINOT NERO 2021 BIOLOGICO

Bel rubino alla vista. Naso sulla frutta fresca, a bacca rossa: ribes, lampone, ma ancor più fragola matura. In sottofondo ricordi fumé e un floreale di rosa. Sorso in perfetta corrispondenza, pur meno “goloso” in termini di maturità della frutta rossa: concetto stressato ancor più da una freschezza viva, controbilanciata da un alcol che si potrebbe controllare meglio. 86/100


PAUL GASCHY

AOC ALSAZIA RIESLING 2016 EGUISHEIM BIOLOGICO

Giallo dorato. Naso teso, su ricordi minerali e di frutta matura. Non mancano venature di spezie orientali, calde, in contrapposizione con note fresche, mentolate. Anche il palato è in equilibrio grazie ai contrasti: alla texture burrosa risponde una freschezza invidiabilissima, per un vino vivo, ancora in evoluzione. Ottima la persistenza, così come il gradiente di gastronomicità. 94/100

AOC ALSACE GRAND CRU EICHBERG RIESLING 2015 BIOLOGICO

Giallo dorato, alla vista. Naso generoso, su note floreali fresche e frutta a polpa bianca e gialla, matura. Più in sottofondo note sapide e minerali e ricordi di idrocarburo. Palato in perfetta corrispondenza: alle precisissime note di frutta matura rispondono una freschezza vibrante e ritorni minerali che costituiscono la vera spina dorsale del sorso. Vino di terroir, profondamente legato all’Alsazia, all’annata e al suolo. 94/100

AOC ALSACE GRAND CRU EICHBERG PINOT GRIGIO 2019 BIOLOGICO

Giallo paglierino intenso. Un altro vino di gran carattere e con qualche anno sulle spalle per questa cantina, che dimostra di avere un approccio singolare all’Alsazia e ad ognuna delle sue varietà simbolo, ben oltre il Riesling. Il risultato è un Pinot Grigio burroso e dominato dal frutto, eppure fresco e “nervoso” nel profilo acido. Buon allungo, sulla piacevolezza del frutto. 90/100

AOC ALSAZIA GEWÜRZTRAMINER 2016 FRONENBERG BIOLOGICO

Campione non recensito per difetto nel re-imbottigliamento in formato “mignon”.


CAVE VINICOLE DE HUNAWIHR

AOC ALSACE GRAND CRU ROSAKER RIESLING 2021

Giallo paglierino, riflessi dorati. Naso dal profilo aromatico oltre che minerale. La frutta è particolarmente matura, addirittura esotica: netta la banana, su ricordi di ananas, papaia. Perfetta corrispondenza in ingresso di bocca, poi il nettare si tende su acidità e leggera vena sapida, prima di chiudere asciutto. Un progilo giovane generoso per questo vino, che sembra improntato alla beva. 87/100

AOC ALSAZIA RIESLING 2021 MÜHLFORST

Giallo paglierino intenso, alla vista. Al naso si rivela intenso sul frutto, una mela gialla matura, oltre all’agrume. Più in sottofondo la tipica nota minerale, che si fa comunque sempre più avanti con l’ossigenazione. Perfetta corrispondenza in ingresso di bocca, poi il nettare si tende sulla freschezza prima del finale sapido, minerale. Vino giovane, improntato sulla piacevolezza di beva. 89/100

AOC ALSAZIA PINOT NERO 2019 CUVÉE 8

Bel colore, rubino luminoso, penetrabile alla vista. Profilo fruttato intenso al naso, con note di uvetta passa e prugna disidratata accanto a ciliegia matura, lampone e fragola. Al palato un’acidità viva controbilancia l’opulenza del frutto. Ben usato il legno, che aggiunge carattere e note a un vino tutto sommato sottile in sua assenza. Buone chance a tavola in termini di gastronomicità. 88/100

AOC ALSACE GRAND CRU ROSAKER GEWÜRZTRAMINER 2020

Giallo dorato. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva. Bel naso e sorso goloso, tra la frutta polposa, matura, una mineralità gessosa e una freschezza viva, che contribuisce a rendere elegante il nettare. 89/100


DOMAINE HURST

AOC ALSACE RIESLING 2021 VIEILLES VIGNES (VINO BIODINAMICO)

Giallo paglierino intenso, riflessi dorati leggeri. Naso su chiare tinte d’agrume e frutta perfettamente matura, a polpa gialla e bianca. Leggero accenno di idrocarburo, quasi impercettibile ma presente, se si presta particolare attenzione. In bocca abbina alla morbidezza del frutto una freschezza e una mineralità viva. Entra piuttosto setoso, per poi tendersi dal centro bocca al lungo finale. Vino molto giovane, all’inizio della sua vita. 92/100

AOC ALSACE RIESLING 2019 BOLAND (VINO BIODINAMICO)

Giallo paglierino, alla vista. Naso e bocca in gran corrispondenza, su note burrose e agrumate, con sottofondo minerale tipico. Palato che risulta altrettanto equilibrato, senza nascondere una certa struttura. Buon potenziale. 90/100

AOC ALSACE GEWÜRZTRAMINER 2020 VIEILLES VIGNES (VINO BIODINAMICO)

Giallo dorato, alla vista. Naso e palato in perfetta corrispondenza, anche con lo stile di questa cantina che riesce, come poche, ad abbinare cremosità e carattere in tutti i suoi vini. Concentrazione degli aromi gestita con grande maestria, controbilanciandola con una vena fresco-acida decisa e una trama vagamente tannica che invita al sorso successivo. Bella la chiusura, asciutta, capace di chiamare il sorso successivo. 92/100

AOC ALSACE PINOT NOIR 2019 COEUR DE DRAGON (VINO BIODINAMICO)

Bel rubino mediamente carico. Vino che ha bisogno di aria per esprimersi al meglio, al naso. Poi ecco frutta e suolo, nel consueto gioco che ama tanto Samuel Tottoli. Oltre all’atteso apporto di frutti rossi come le fragoline di bosco, il ribes e il lampone appena maturo, ecco ricordi agrume rosso e tamarindo su un sottofondo balsamico, talcato, mentolato.

La leggera punta selvatica, che ricorda l’espressione di Pinot Noir di altre zone francesi, non disturba un quadro fortemente legato al vitigno. Riecco al sorso proprio quella nota, che si tinge di brace e fumé, senza però disturbare l’incedere di un frutto polposo, preciso, croccante, goloso. Sorso scorrevole, al contempo caratteriale, per un Pinot Nero che chiude su ricordi di liquirizia dolce, sul filo di una sottile trama tannica. 94/100


DOMAINE PAUL KUBLER

AOC ALSACE RIESLING 2020 LES PIERRIERS

Giallo tendente all’oro, alla vista. Vino che si apre con l’ossigenazione, risultando piuttosto timido appena versato. Si fa avanti con una certa decisione, quindi, la nota pietrosa, minerale, su un frutto di bella aromaticità che spazia dalla pesca gialla all’agrume. Più in sottofondo, una leggera venatura burrosa e una speziatura delicata, orientale.

In bocca è più teso di quanto il naso lasci trasparire, ma le note si ripresentano tutte, in un quadro di gran stratificazione. Agrumi, mela verde danzano con i ricordi di spezie in un palato giocato sull’essenziale espressione di ogni nota, in un quadro complesso e di una certa potenza. Vino giovanissimo, da dimenticare in cantina e riscoprire negli anni a venire. 93/100

AOC ALSACE RIESLING 2019 BREITENBERG

Bel giallo paglierino, piuttosto intenso. Naso di gran stratificazione, che si allarga dalle precise e conturbanti note minerali a un frutto aromatico, di gran precisione. Nel mezzo, note erbacee e speziate che aggiungono verve, vitalità ed elettricità, oltre una certa caratterizzazione balsamica, talcato-mentolata.

Ingresso di bocca sulla piacevolezza della frutta a polpa gialla, perfettamente matura. Dal centro bocca il nettare di tende come un arco su un’acidità d’agrume e su ritorni minerali gessosi. È la vittoria del suolo, nel calice. Grandissimo carattere per questo Riesling che lascia il segno in batteria. Gran vita davanti. 96/100

AOC ALSACE SYLVANER 2018 GRAND Z LA PETITE TÊTE AU SOLEIL

Alla vista di un giallo paglierino luminoso, con riflessi verdolini. Naso ampio e stratificato, come di rado accade ai Sylvaner. Alle tipiche note fresche, di erbe aromatiche, risponde una speziatura elegante e un frutto a polpa bianca (mela), croccante. In bocca è sapido, teso, eppure al contempo goloso grazie al frutto perfettamente maturo (più che al naso) e alla verve che il sapiente utilizzo del legno riesce a conferire al nettare. Splendido allungo, elegantissimo, su note di burro salato e ritorni di spezie. Un’interpretazione galattica del vitigno. 93/100

AOC ALSACE GRAND CRU ZINNKOEPFLE GEWÜRZTRAMINER 2020

Bel paglierino luminoso, piuttosto intenso, che non vira tuttavia ancora in maniera poi così decisa sul dorato, lasciando presagire una certa gioventù del nettare. Al naso è golosissimo, eppure senza la minima sbavatura dolciastra (rischio dietro l’angolo per i vini prodotti con questa varietà). Tutt’altro: alla frutta matura a polpa gialla si contrappone una bella vena fresca, mentolata, con ricordo netto di salvia appena colta dal giardino.

L’ossigenazione, consigliatissima, libera anche accenni di liquirizia. In bocca è un Gewürztraminer opulento. Nel segno di una perfetta corrispondenza col naso, non sbava. Anzi, riecco freschezza e una leggera vena sapida a riequilibrare il sorso, unita a quel ricordo delicato di radice di liquirizia, già avvertito al naso. Trionfo di eleganza e gusto, per un altro vino manifesto della “mano” del produttore. 94/100

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Taste Alto Piemonte 2023: ecco le date per degustare i Nebbioli dell’Alto Piemonte


Sono ufficiali le date di Taste Alto Piemonte 2023, la più grande manifestazione dedicata ai vini dell’Alto Piemonte organizzata dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte. L’evento si terrà sabato 15, domenica 16 e lunedì 17 aprile 2023 al Castello di Novara, con un programma stilato per far conoscere a tutti i partecipanti le 10 denominazioni dell’areale piemontese compreso tra le province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola.

Oltre 50 le cantine che proporranno le ultime annate ai banchi d’assaggio. Previste anche cinque masterclass (i dettagli saranno forniti prossimamente dal Consorzio), oltre a una mostra fotografica intitolata “I Volti dell’Alto Piemonte”, un’enoteca in cui acquistare i vini preferiti. Spazio anche per alcuni food trucks, per “spezzare” tra un assaggio e l’altro.

I BIGLIETTI DI TASTE ALTO PIEMONTE 2023

Taste Alto Piemonte 2023 aprirà i battenti alle ore 11 di sabato 15 aprile per la stampa e gli operatori di settore. Dalle 15.00 alle 19.00 è prevista l’apertura de banchi di assaggio anche al pubblico. Domenica 16, dalle 10.00 alle 19.00, l’evento sarà aperto a pubblico, stampa e operatori di settore. Lunedì 17 aprile porte aperte sin dalle 9.30, fino alle 17 (ancora una volta per pubblico, stampa e operatori di settore).

Il biglietto di ingresso a Taste Alto Piemonte 2023 è fissato a 20,00 euro per il pubblico, con riduzione a 15 euro per soci Ais, Fisar, Fis, Onav, Aspi e Slow Food. Ingresso gratuito ai banchi d’assaggio per stampa ed operatori di settore, a cui sarà richiesto di esibire il biglietto da visita. Il costo delle masterclass è fissato a 20,00 euro. Ingresso gratuito all’evento per chi decide di acquistare almeno due masterclass. I biglietti saranno acquistabili sul sito web ufficiale di Taste Alto Piemonte, nella sezione shop.

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Un nuovo «Mercato dei vini»: guerra aperta tra Piacenza Expo e Bologna Fiere


Una Fiera dei Vini a Piacenza, una settimana prima del Mercato dei vini e dei Vignaioli Fivi di Bologna. Non si è fatta attendere la reazione di Piacenza Expo alla decisione del management Fivi di muovere le tende nella nuova location fieristica, più adatta a rispondere alle necessità crescente di spazi. Curiosa, per svariati motivi, la formula della nuova manifestazione.

Si svolgerà su tre giorni, da sabato 18 a lunedì 20 novembre a Piacenza Expo, proprio come il primo Mercato dei Vignaioli, in programma a Bologna dal 25 al 27 novembre. Ma, a differenza dell’evento Fivi, non ci sarà «nessuna preclusione su appartenenze associative o natura giuridica».

L’INCARICO ALL’EX UFFICIO STAMPA FIVI

«Unico faro sarà la qualità della proposta offerta al visitatore», recita il comunicato stampa affidato da Piacenza Fiere a Studio Cru, agenzia di comunicazione veneta che si è vista soffiare l’incarico di ufficio stampa Fivi dalla milanese Origami Consulting , a pochi mesi dall’annuncio del passaggio da Piacenza a Bologna.

A «garantire la qualità della proposta» sarà un non meglio precisato «comitato scientifico, che esaminerà le candidature pervenute al fine di mantenere uno standard di prim’ordine». Ancora incerto il target della nuova Fiera dei Vini di Piacenza, definita da Studio Cru «mostra mercato», al pari del Mercato Fivi.

Le aziende che intendono proporre la propria candidatura – recita la nota stampa  approvata da Piacenza Expo – potranno pre accreditarsi sul sito XXX (omissis, ndr) a partire dal 15 marzo 2023. La quota d’iscrizione sarà differenziata in base alle dimensioni produttive, in un’ottica di inclusività che da sempre contraddistingue Piacenza».

NUOVO MERCATO DEI VINI DI PIACENZA: DENTRO TUTTI

La manifestazione è «pensata per far scoprire a un pubblico di appassionati winelovers nuove aziende e nuovi territori, attraverso un percorso di visita comodo e funzionale che mette al centro l’esperienza del visitatore». «Come da tradizione – aggiunge Studio Cru per conto di Piacenza Expo, facendo così un chiaro riferimento allo storico Mercato Fivi di Piacenza – sarà possibile acquistare i vini degustati, grazie a un format collaudato nato proprio a Piacenza».

Spazio poi alla pubblicità vera e propria: «Caratteristiche e dimensioni dell’Expo ne fanno la struttura ideale per questo evento. Un luogo a misura d’uomo dove è facile arrivare e raggiungere con il carrello pieno di acquisti il parcheggio gratuito. Piacenza inoltre vanta una posizione geografica altamente strategica e una creatività comunicativa che ha prodotto significativi risultati nei riscontri in termini di pubblico».

«Non mancheranno nella manifestazione momenti di approfondimento – termina il comunicato stampa – con masterclass e un intero padiglione dedicato a un’attenta selezione di produttori gastronomici e agroalimentari che prepareranno piatti da gustare in loco e offriranno prodotti da acquistare e portare a casa anche in vista delle festività natalizie». Insomma: dentro tutti e tutto. Da Caviro a La Stoppa. Finché ce n’è. Finché si può.

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Fascetta di Stato per i vini Igt del Sannio: Federdoc non ci sta


Non c’è pace per il Consorzio Vini del Sannio e per il suo presidente Libero Rillo. Dopo aver dribblato la richiesta di dimissioni avanzate da tre associazioni di categoria per “abuso di potere”, il numero uno dell’ente beneventano deve fronteggiare niente meno che Federdoc. Alla Confederazione nazionale Consorzi volontari Tutela Denominazioni Vini italiani non piace la decisione del Consorzio campano di apporre il contrassegno di Stato anche ai vini Igt del Sannio. Un provvedimento che – una volta entrato in vigore, verosimilmente a partire dal 2024 – rischierebbe di confondere i consumatori, tra vini Doc e vini Igt. Elevando lo “status” dei secondi, nonostante le maglie più larghe dei relativi disciplinari di produzione.

Secondo i rumors raccolti in esclusiva da winemag.it, Federdoc avrebbe richiesto la sospensiva del provvedimento, in attesa di maggiori delucidazioni da parte del Ministero. Già perché è stata proprio Roma ad avallare la richiesta di Libero Rillo e del Consorzio Vini del Sannio. Una decisione che ha colto di sorpresa Federdoc, a quanto pare neppure consultata dal Ministero sull’argomento. L’ente campano, dal canto suo, ha sfruttato Coldiretti per presentare in pompa magna, il 28 gennaio scorso proprio nella capitale, l’innovativo (e controverso) progetto di valorizzazione e tutela dei vini a Indicazione geografica protetta (Igp) del Sannio.

FASCETTE DI STATO SUI VINI IGT DEL SANNIO: FEDERDOC PERLESSA DAL MINISTERO

Presenti alla firma del protocollo d’intesa a Palazzo Rospigliosi, insieme con Libero Rillo, gli amministratori delegati di Agroqualità e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Enrico De Micheli e Francesca Reich, nonché il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Un’intermediazione, quella di Coldiretti, richiesta da Libero Rillo senza consultare l’assemblea del Consorzio, scatenando così l’ira delle altre tre associazioni di categoria dei produttori e vignaioli beneventani (Confagricoltura, Cia e Unicaa Benevento).

Da qui la richiesta di dimissioni, risolta entro poche settimane a tarallucci e vino. Con la promessa futura di un atteggiamento super partes da parte di Rillo nei confronti di tutte le compagini. Ben più delicata pare la questione Federdoc, che difficilmente si risolverà senza passare nuovamente da Roma e dal Ministero. La Confederazione presieduta da Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, sempre secondo rumors di winemag.it, starebbe mettendo in discussione proprio l’ok del Ministero alle fascette di Stato sui vini Igt del Sannio. Un’ipotesi inclusa nel Testo unico del vino, senza tuttavia alcun decreto attuativo. Ed è proprio su questo dettaglio che si gioca la partita.

COSA PREVEDE L’ACCORDO PER I VINI IGT DEL SANNIO

L’accordo di durata triennale tra il Consorzio Vini del Sannio e gli altri attori prevede «l’utilizzo da parte di tutti i produttori della denominazione “Benevento Igt” di un sistema di sicurezza e garanzia costituito dall’applicazione di un sigillo antifrode sulle bottiglie di vino e sull’utilizzo dell’app – Trust your Wine®, che permette al consumatore di ottenere informazioni a garanzia della #qualità certificata del prodotto, della Filiera e del territorio di origine aprendo uno spazio di comunicazione diretto ed innovativo fra produttore e consumatore».

Il comparto vino – spiegava a Roma Libero Rillo – è uno dei settori di punta nell’economia agricola beneventana, capace di superare positivamente anche le notevoli difficoltà di questi ultimi anni. Alla base della solidità del settore c’è sia l’elevata qualità media dei vini, oramai riconosciuta a livello nazionale e internazionale, sia l’intraprendenza delle nostre cantine, capaci di valorizzare il grande potenziale di identità e autenticità locale».

Sempre secondo il presidente del Consorzio Vini del Sannio, «l’adozione di questo sistema di anticontraffazione, tracciabilità e valorizzazione per vini Benevento Igt, ci consentirà di ottenere la completa tracciabilità di ogni partita di vino immessa sul mercato, al fine di tutelare consumatori e operatori, che in questo modo potranno ottenere informazioni a garanzia della qualità certificata del prodotto, della Filiera e del territorio di origine; dall’altro garantirà le stesse imprese vitivinicole, che in ogni momento saranno in grado di fornire certezze sulle proprie produzioni».

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Vinitaly perde pezzi: Banfi-Fantinel. Prowein gioca a Roma, sotto scacco di Wine Paris


EDITORIALE – Tu chiamale, se vuoi, reazioni. A catena. Mentre Vinitaly perde Banfi e Fantinel per l’edizione 2023, Prowein si presenta a Roma per una conferenza stampa definita da molti osservatori “auto-celebrativa”, di quelle incapaci di nascondere un certo nervosismo interno, anzi in grado di amplificarlo. Veronafiere, di fatto, pare non essere l’unica “sotto scacco” in questi anni difficili in cui la parola d’ordine è «snellire» (la gestione, ça va sans dire).

A dimostrarlo è proprio tentativo di contropiede, piuttosto goffo, di Messe Düsseldorf nella capitale italiana, quasi per provare a distrarre il pubblico dal rumore delle “cannonate” provenienti da Parigi, con Wine Paris / Vinexpo Paris – Vinexposium unica fiera internazionale del settore del vino ad aver guadagnato consensi, persino negli anni duri della pandemia (provare per credere chiedendo commenti a chi c’è stato).

Il colpo assestato da Banfi a Veronafiere fa ancora più rumore nel silenzio (complice) calato attorno alla decisione del colosso fondato nel 1978 dai fratelli italoamericani John e Harry Mariani. A riportare la notizia a dovere (oltre a winemag.it, adesso) è solo il portale locale MontalcinoNews, tra i cui sponsor figura proprio Banfi. Difficile dunque pensare a uno scoop giornalistico; più facile ipotizzare la decisione di veicolare solo a livello locale la notizia, per evitare incidenti “politici” (ops!).

BANFI A VINITALY: FORMAT FIERISTICO NON ALLINEATO CON LE ESIGENZE MODERNE

«Dopo tanti anni Banfi non parteciperà alla prossima edizione di Vinitaly» e a «spiegare questa decisione testata toscana è Rodolfo Maralli, presidente e direttore Sales & Marketing Worldwide Banfi. «Sicuramente – si legge – non è stata una scelta facile quella di non partecipare al Vinitaly. Ci siamo sempre stati, ininterrottamente, con grande entusiasmo, portando numerose persone e allestendo anche un grande stand multimediale. Ringraziamo Vinitaly perché se siamo diventati grandi è anche grazie a loro e il rispetto rimane immutato».

Abbiamo però ritenuto di fare un passo indietro perché riteniamo che il format fieristico, in particolar modo nei mercati più maturi, non sia più allineato alle nostre esigenze ed a quelle del consumatore moderno, legato sempre più alle esperienze a contatto con i luoghi di produzione e all’ospitalità su cui punteremo sempre di più».

ANCHE FANTINEL NON PARTECIPERÀ A VINITALY 2023

Banfi si presenterà comunque a Vinitaly il prossimo 3 aprile, ma nei padiglioni della Toscana e del Piemonte, in cui è prevista «una giornata formativa come Fondazione Banfi con un approfondimento sul Sangiovese che da sempre è al centro del nostro progetto Sanguis Jovis». Il gruppo toscano non è comunque il solo a rinunciare a Vinitaly 2023. Tra gli altri, mancherà anche la friulana Fantinel, che non ha tuttavia rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale.

Avvisaglie dei malumori del gruppo toscano nei confronti della manifestazione cardine di Veronafiere si erano verificate già lo scorso anno. «Rispetto alle edizioni passate – faceva notare la Ceo Cristina Mariani May – è mancata una buona parte dei mercati asiatici, dell’Est europeo, naturalmente la Russia, e anche dei mercati del Centro America e del Sud America. La nostra azienda è stata visitata da molti clienti italiani ed europei meno dagli Usa e Canada». Tu chiamale, se vuoi, reazioni. A catena.

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Frascole, Pinot Nero da favola in Toscana: quando il vino naturale fa centro

In Toscana c’è una cantina che produce un Pinot Nero da favola. Si tratta di Frascole, piccola realtà di Dicomano, in provincia di Firenze. Il suo Igt Toscana Pinot Nero sorprende (almeno) due volte. La prima perché si tratta di un “vino naturale” che mette da parte “puzzette” e alibi ormai retaggio dei vignaioli più bravi a vender “fuffa per ultras” che a produrre “vino” degno di questo nome; la seconda perché la piccola produzione di Pinot Nero prende vita nell’area del Chianti Rufina, mai così vicina ai canoni stilistici della Borgogna, tra Val di Sieve e Mugello.

Siamo in alta collina. Vigneti e oliveti sono posti tra i 300 e i 500 metri di altitudine, quali appendici dell’Appenino toscano. Agricoltura biologica e artigianalità – in vigna e cantina – consentono a Frascole di produrre «vini autentici ed originali». Ciliegina sulla torta sono la pratica e gli studi compiuti in Borgogna da Cosimo Lippi, figlio di Elisa Santoni ed Enrico Lippi, fondatori della cantina di Dicomano, attiva dal 1992.

IL TOSCANA IGT PINOT NERO 2018 DI FRASCOLE

Due le annate di Igt Toscana Pinot Nero di Frascole in degustazione a Vi.Na.Ri – Vignaioli Natuali riuniti, evento che ha visto per la prima volta insieme i produttori delle due associazioni Vinnatur e Vi.te – Vignaioli e Territori, lo scorso 12 e 13 febbraio, a Milano.

Se la 2017 è da considerare come un’altra annata di studio del vitigno, il Pinot Nero 2018 di Frascole – in commercio a partire dalla prossima primavera – è un punto d’arrivo, segnato in maniera netta dalla giovane mano e dalla fresca firma di Cosimo Lippi.

Oltre alla vendemmia compiuta insieme alla famiglia, il 27enne winemaker ha partecipato nel 2020 all’assemblaggio dell’annata 2018, nel bel mezzo della sua esperienza formativa e professionale in Borgogna: laurea magistrale all’Université de Bourgogne di Dijon, in Côte-d’Or, ed esperienze in tre diverse piccole cantine locali (Meo Camuzet, Jacques Prieur e Hubert Lignier, senza dimenticare Cave de Tain nella Valle del Rodano).

L’AMORE DI COSIMO LIPPI PER LA BORGOGNA

Il Pinot Nero – racconta Cosimo Lippi a winemag.it – è un vitigno che esprime al massimo la mia idea di vino che deve essere elegante, raffinato e di gran beva. La Borgogna è la sua terra d’elezione ed ero sicuro di poter esplorare quell’approccio all’enologia poco interventista, che privilegia il lavoro in vigna, molto vicino ai canoni della nostra cantina in Toscana. Un’esperienza che ha ripagato».

La produzione di Pinot Noir di Frascole, vera e propria nicchia tra gli altrettanto eleganti e raccomandati Chianti Rufina, non potrà che continuare a crescere (1.500 bottiglie nel 2016, già 2.500 nell’annata 2018; 27 euro il prezzo Horeca). Consolidandosi come punto di riferimento assoluto per il Pinot Nero della regione. E, perché no? D’Italia. Le premesse ci sono tutte.

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Vodka contraffatta, sequestro da un milione di euro da Treviso: indagini in tutta Italia


Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno sequestrato, in diverse località del territorio nazionale, 8.092 bottiglie di vodka da un litro), riportanti marchi contraffatti di due note aziende produttrici. Il valore della merce, già in commercio, è stimata in circa 1 milione di euro. Nel corso del sequestro principale, avvenuto nella zona di Treviso, i militari hanno accertato che gli alcolici erano stati venduti e distribuiti sull’intero territorio nazionale. Sono così scattati ulteriori sequestri nelle province di Vicenza, Cremona, Pesaro, Napoli, Salerno, Campobasso, Crotone, Cosenza, Reggio Calabria e Palermo.

Attraverso una serie di perquisizioni e sequestri nelle province di Milano, Torino e Roma, i finanzieri del Gruppo di Treviso hanno poi tracciato la vendita di altre 21.466 bottiglie di vodka a numerosi commercianti di diverse Regioni italiane, con l’obiettivo di ritirare dal mercato i prodotti contraffatti.

Gli inquirenti parlano di «modalità particolarmente sofisticate» per la contraffazione dei due marchi di vodka, prodotta in Georgia e venduta da un’azienda rumena ad alcuni importatori con sede a Milano e Torino. Sarebbero stati questi ultimi ad introdurla in Italia tramite un deposito fiscale olandese.

Secondo il Rapporto Iperico 2022, elaborato dalla Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, tra il 2008 e il 2021 le forze dell’ordine hanno svolto quasi 208 mila interventi a contrasto della contraffazione, sequestrando circa 617 milioni di articoli falsificati, per un valore economico stimato di oltre 5,9 miliardi di euro.

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Intanto, a Kiev… Una fiera del vino da 3 mila visitatori e 100 nuovi ristoranti


Mentre l’Europa e il mondo discutono più di guerra che di pace, di Berlusconi e del Ppe, di Zelensky e di Putin, di Macron e di Scholz, a Kiev andrà in scena, quasi come se niente fosse, la Wine&Spirits Ukraine 2023. Già perché, come ricordano gli organizzatori in esclusiva a winemag.it, «durante il periodo di guerra, solo a Kiev, sono stati aperti più di 100 nuovi ristoranti». E alla fiera sono quindi attesi «3 mila visitatori nazionali».

Si tratta della più importante iniziativa del settore del vino ucraino, in programma dal 29 al 31 marzo, nel pieno del conflitto tra Russia e Ucraina. Gli espositori, sempre secondo l’organizzazione, dovrebbero essere oltre 70, «per lo più cantine ucraine e alcuni importatori». Non ci saranno produttori internazionali, «per motivi di sicurezza».

Abbiamo appena iniziato i preparativi – continuano gli organizzatori – al giorno d’oggi siamo abituati a pianificare a breve termine, perché non si sa mai cosa succederà domani. Ma abbiamo un forte interesse da parte degli acquirenti ucraini, tra rivenditori e ristoratori. Gli ucraini sono inarrestabili».

«NIENTE MASCHERINE, MEGLIO ANTIPROIETTILI E DRONI»

La Wine&Spirits Ukraine 2023 prevede, oltre all’esposizione, anche un concorso dei vini nazionale. Solo giudici ucraini, « non ci saranno giudici internazionali, anche in questo caso per motivi di sicurezza». E in caso di allarme aereo?

«Tutti i visitatori e gli espositori – spiegano gli organizzatori a winemag.it – si recheranno in un rifugio sotterraneo attrezzato nel Centro espositivo internazionale Міжнародний Виставковий Центр di Kiev, il più grande centro congressi dell’Ucraina, per continuare le trattative e le degustazioni». Ma perché organizzare la Fiera e il Concorso in queste condizioni?

«La decisione di tenere l’edizione durante la guerra non è stata facile – replicano gli organizzatori – ma l’impresa deve funzionare, l’economia deve andare avanti. E i vini ucraini devono essere presentati in tutti i negozi e ristoranti del mondo, prima di tutto in quelli dell’Ucraina. Mascherine e certificati Covid questa volta non servono, meglio munirsi di antiproiettile e droni: sappiamo dove mandarli». Buona fortuna.

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«Tintilia del Molise di qualità superiore all’Amarone»: è bufera sullo spot

 

«Ti piacciono i vini rossi e corposi come ad esempio l’Amarone? Scopri la qualità superiore del Molise». Circola su Facebook e sta creando non poco clamore in Valpolicella il video spot ad opera di una cantina molisana. Per spingere le vendite del vino prodotto con il vitigno autoctono Tintilia, i due titolari ricorrono dapprima alla comparazione con l’Amarone della Valpolicella – vino italiano Docg prodotto esclusivamente in Veneto, in provincia di Verona – per poi parlare di «qualità superiore», riferendosi alla varietà tipica della piccola regione del centro Italia, che dà vita a un vino Doc nelle due province di Campobasso e Isernia.

Il riferimento diretto all’Amarone Docg compare non solo nel video spot promozionale, ma anche nel testo che accompagna la “sponsorizzata” della cantina molisana (nella foto in basso). «Molti amano l’Amarone – si legge – altri hanno già scoperto la Tintilia Doc del Molise».

Un altro colpo per il re dei vini della Valpolicella, la cui assoluta notorietà viene utilizzata al solo scopo di favorire le vendite dell’autoctono molisano, giocando forse su una presunta assonanza stilistica; ma lasciando intendere, ancora una volta, che la Tintilia sia «superiore» all’Amarone.

Pubblichiamo sopra solo lo stralcio saliente del  video – che dura in realtà ben 1 minuto e 8 secondi – per evitare di fare pubblicità alla cantina molisana e, al contempo, mostrare all’Italia intera come non si dovrebbe promuovere un vitigno autoctono italiano con precise specificità, come la Tintilia del Molise. Prosit.

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Vi.Na.Ri, Vignaioli Naturali Riuniti a Milano: no alla fusione tra VinNatur e Vi.Te


Uniti nella buona e nella cattiva sorte, «per evitare l’autodistruzione». Ma ognuno a casa propria, dopo 48 ore di convivenza sotto il tetto di Studio Novanta, in via Mecenate 88/A, a Milano. Vi.Na.Ri, acronimo di Vignaioli Naturali Riuniti, evento andato in scena nel capoluogo lombardo il 12 e 13 febbraio, poteva essere la prova generale di una fusione tra le due associazioni VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.

Invece, come confermato a winemag.it dai presidenti Angiolino MauleGabriele Da Prato, nonché dagli altri referenti delle due compagini Camillo Donati e Sasa Radikon, ognuno correrà per la sua strada, a partire da quest’oggi. Pur condividendo gli obiettivi.

Le premesse per l’annuncio di un matrimonio ufficiale c’erano tutte, anche durante le prime battute della conferenza stampa di presentazione di Vi.Na.Ri, in cui i 4 vignaioli si sono presentati insieme, celebrando l’unione di intenti che ha portato all’organizzazione del primo evento comune a inizio 2023.

LA «LOTTA AGLI ABUSIVI DEI VINI NATURALI»

«Siamo qui per arrivare un giorno a legiferare il vino naturale – sono state le prime parole di Maule – e mandare a casa gli “abusivi” che smettono di fare biologico o biodinamico buttandosi sul naturale per fare quel cavolo che vogliono, sapendo che non ci sono controlli. Basterebbe un’analisi dei pesticidi a uno di questi per sputtanare 20 anni di movimento dei vini naturali. È un momento storico in cui bisogna cercare di stare uniti e costruire il futuro».

VinNatur e Vi.Te, di fatto, rappresentano da sole solo una parte del variopinto panorama delle associazioni che riuniscono in Italia i produttori di cosiddetti vini naturali. Tra le realtà più importanti c’è il Consorzio Viniveri, che attraverso il presidente Paolo Vodopivec conferma a winemag.it di aver ricevuto la proposta di unire le forze a Milano, rispedendola al mittente. Le motivazioni? «Troppo complicate per essere spiegate al telefono». Tant’è.

«Ci abbiamo provato, anche intensamente – ha spiegato Sasa Radikon – a coinvolgere quelli che mancano. Ci divide la volontà. Loro, forse non hanno la stessa visione che noi abbiamo. Questo è un evento storico perché siamo riusciti a farlo. All’interno di un’associazione le teste sono molto diverse e riuscire ad organizzare un evento simile non è assolutamente semplice».

VIGNAIOLI NATURALI RIUNITI, RADIKON: «CI ABBIAMO PROVATO INTENSAMENTE»

Dobbiamo dire la verità: dal primo istante in cui abbiamo cominciato a parlare, nel periodo della pandemia – ha aggiunto il vignaiolo di Oslavia – ci siamo trovati in una condizione idilliaca (con VinNatur, ndr). Tra noi è stato molto semplice.

Sono sicuro che il futuro potrebbe essere quello di unirsi, ma è ancora presto. Al momento siamo due associazioni distinte, ognuno con concetti leggermente diversi e ci siamo riuniti per un bene comune e per il rispetto nei confronti di chi ci chiede una maggiore unità d’intenti».

Intanto, tra i beni comuni dalle due associazioni sono da annoverare 800 euro per ogni singolo produttore che ha aderito all’iniziativa meneghina Vi.Na.Ri, (in totale 150 cantine), in cambio di una postazione (tavolo e una sedia) all’evento di via Mecenate 88/A. Cifra a cui vanno sommati i 25 euro di ingresso a testa per il pubblico (ticket che saliva a 35 euro senza pre-registrazione) e i 40 euro del carnet valido per l’ingresso di due giorni.

Il lato veniale della favola infinita dei “vini naturali” che, a detta del presidente di VinNatur Angiolino Maule, «emozionano sempre e creano conversazione a tavola, a differenza dello Champagne». Vini dai quali «non si può più tornare indietro, una volta provati». Insomma, un atto di fede. Amen.

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Amarone della Valpolicella 2018: ritorno al terroir. Verso una nuova sottozona?


Tra le tante certezze di una formula vincente che prende il nome di Amarone Opera Prima, l’anteprima Amarone 2018 andata in scena all’inizio del mese di febbraio a Verona porta con sé un valore speciale: la vittoria del terroir dell’Amarone della Valpolicella, sul “metodoproduttivo. Se da un lato la denominazione fa squadra per vedere riconosciuto a Patrimonio immateriale Unesco la tecnica dell’appassimento delle uve, da cui l’Amarone prescinde, dall’altro sono i 19 Amarone 2018 incoronati dalla degustazione alla cieca a dimostrare dove sta andando il Re dei vini della Valpolicella.

Abbastanza per far pensare che Amarone Opera Prima 2023 sia da ricordare come l’edizione del ritorno al terroir per l’Amarone. Una conseguenza diretta della “Revolution” già chiara lo scorso anno nel timbro di molti produttori, intenzionati a presentare vini sempre meno poderosi e concentrati, a favore della freschezza e di una certa agilità di beva. Il tutto, ovviamente, senza perdere di vista la tipicità della denominazione.

La carta di identità dei vini più “performanti” parla chiaro. A quelli prodotti in Valpolicella Classica risponde sempre più la Val di Mezzane, oltre alla Valpantena e a quella che forse è la vera sorpresa dell’Anteprima Amarone 2018, ovvero la Val Squaranto (o Valle di Squaranto). Più in generale, è la rivincita della Valpolicella Orientale, che sta prendendo sempre più piede sulla cartina geografica di un Amarone di medio-alta collina.

VALPOLICELLA, NUOVA SOTTOZONA? STUDIO DEI SUOLI IN VAL DI MEZZANE

Ed è proprio in Val di Mezzane che tredici cantine hanno deciso di fare squadra, per rivendicare la loro unicità a cavallo tra gli areali vitivinicoli della Valpolicella e di Soave. Ad Amarone Opera Prima 2023 è stato dato il via a uno studio dei suoli della vallata a cura del pedologo Giuseppe Benciolini, già autore di carte dei suoli per la zonazione vinicola di Soave, Prosecco, Cartizze e Lambrusco Reggiano.

A capitanare il team è Luca Anselmi di Tenuta Falezze, che al momento ha trovato l’appoggio di Benini Alessandro, Camerani Marinella, Fraccaroli, ILatium Morini, Il Monte Caro, I Tamasotti, Le Cesete, Le Guaite di Noemi, Le Talestri, Massimago, Negri Carlo Alberto e Roccolo Grassi.

«L’obiettivo – spiega Luca Falezze – è quello di realizzare una Carta dei Suoli della Val di Mezzane, ma anche nelle aree delle singole aziende. Un passo per noi fondamentale per poter aspirare, in un futuro speriamo non troppo lontano, ad ottenere la definizione di una sottozona della Valpolicella. Crediamo fermamente nella valorizzazione della tipicità dei nostri vini in relazione al territorio e per questo abbiamo sempre lavorato».

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Mario Piccini is on… air: “La famiglia italiana del vino” protagonista di un podcast


Dallo spot tv (lo avete visto tutti, no?) al podcast, il passo è breve. Ai tempi in cui essere “on fire” non conviene più come una volta – vedi le sorti del Milan e del suo allenatore Stefano Pioli – meglio essere “on air”. Come Mario Piccini. Il vulcanico produttore toscano, insieme a quella che ama definire “
La famiglia italiana del vino” (la sua, per l’appunto) è protagonista del podcast prodotto dall’audio factory Dr Podcast.

Piccini 1882, storica azienda vinicola toscana della zona del Chianti classico, in Toscana, si conferma così cantina-universo proiettata al futuro, con l’ennesima trovata capace di sparigliare le carte del vino italiano.

«Per noi, il vino racchiude un intero universo di valori, in dialogo tra passato e futuro – spiega Mario Piccini – all’insegna del rispetto per la terra e della passione, senza dimenticare l’altissimo valore culturale che questa bevanda ha sempre avuto. Raccontare il vino significa, in definitiva, comunicare la bellezza del nostro Paese, costellata di capolavori immortali, che hanno ancora molto da insegnarci».

IL PODCAST DI PICCINI 1882: 20 EPISODI, 4 STAGIONI

Il podcast della “Famiglia italiana del vino” conta venti episodi, divisi in quattro stagioni, in uscita a cadenza bisettimanale. L’amministratore delegato Mario Piccini, quarta generazione della famiglia, si confronta di volta in volta con un ospite diverso attorno al mondo del vino, alla sua cultura, le sfide presenti e future e gli scenari possibili.

Le puntate, realizzate in uno spazio dedicato all’interno del nuovo modernissimo quartier generale di Casole d’Elsa, nel cuore produttivo di Piccini, vedranno alternarsi al microfono le voci più autorevoli nel settore enologico, sia interne che esterne all’azienda, che si confronteranno con la visione e con la vivacità del padrone di casa.

Nella prima puntata, già disponibile su tutte le piattaforme, l’ospite è Raffaele Tovazzi, filosofo esecutivo e direttore creativo di Dr Podcast. Insieme a lui, Mario Piccini ripercorrerà la storia della famiglia Piccini e dell’azienda vinicola, i valori e la passione che la guidano e che ne influenzano, quotidianamente, la strategia d’impresa. Dopo il podcast in quattro stagioni, il prossimo passo sarà la serie tv? Netflix è avvisato.

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Verso una Doc Campania da 100 milioni di bottiglie? Il dibattito è aperto


Il cerchio inizia a stringersi attorno all’istituzione della Doc Campania, nuova denominazione di origine controllata che avrebbe un potenziale di circa 100 milioni di bottiglie. Un argomento che anima i corridoi del vino campano, dalle cui finestre traboccano non pochi mugugni. Da settimane. Il dibattito in corso lascia infatti aperti numerosi interrogativi, farciti dalle contraddizioni dei protagonisti in gioco. Su tutti, n
on è chiaro se la nuova Doc andrà ad aggiungersi a quelle già esistenti, oppure se andrà a sostituirne alcune. O addirittura tutte.

In prima fila, tra i promotori della nuova Doc, c’è Regione Campania. L’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo ha apertamente parlato di «necessità di razionalizzazione delle Doc campane del vino», il cui numero è «forse eccessivo al momento». Dichiarazioni pubbliche, rilasciate in occasione dell’edizione 2022 di Campania Stories, unico evento che consente alla stampa di degustare in anteprima le nuove annate dei vini campani. La richiesta di ulteriori delucidazioni sull’argomento avanzata mesi orsono da winemag.it giace negli uffici di Caputo, senza alcuna risposta.

SANNIO, CONSORZIO FAVOREVOLE ALLA DOC CAMPANIA

Tra i Consorzi che non nascondono il proprio parere favorevole alla Doc Campania c’è quello del Sannio. «L’idea – annuncia il presidente Libero Rillo – è quella di istituire a breve un comitato promotore, a cui dare il compito di sondare le opinioni di tutti gli attori in gioco. Al momento si sa ben poco, se non che alcuni territori sono più convinti di altri. In Irpinia, per esempio, le resistenze alla Doc Campania sono dettate dal fatto che manchi un’Igt di ricaduta, che deve essere presente in ogni zona per evitare la svalutazione delle uve che si decide di declassare».

Detto ciò, non abbiamo ancora certezza di quali vitigni includere o escludere, nonché delle tempistiche. L’eventuale passaggio da Igt a Doc Campania comporta l’approvazione della Regione, del Ministero e dell’Ue. È possibile ipotizzare un percorso di almeno 2 anni».

Ma quando saranno chiare le idee in Campania? «Noi, nel Sannio – risponde Libero Rillo – siamo già abbastanza d’accordo, all’interno del Cda del Consorzio. Pure se non dovesse funzionare, la nuova Doc non farà certo danni. La convinzione è che potrebbe anzi trascinare il territorio, non affogarlo. Avere una denominazione che possa accomunare tutta la regione, in un contesto di globalizzazione, renderebbe la Campania del vino più forte sui mercati nazionali e internazionali. Del resto, le Doc già presenti non sarebbero eliminate».

CONFAGRICOLTURA CAMPANIA CAUTA SU UNA DOC REGIONALE

Più cauta la posizione di Confagricoltura in Campania. «Sono tra i fondatori del comitato promotore dell’Igp Olio Campania, progetto appena accolto dall’Ue – spiega il presidente di Confagricoltura Benevento, Antonio Casazza – quindi non posso che accogliere con favore un dibattito sul brand regionale. Il marchio Campania può essere un traino in molti comparti, dall’olio alla zootecnia, passando per l’ortofrutta. Ma su una Doc Campania del vino sarei un po’ più prudente».

 

La Doc sarebbe più restringente rispetto all’attuale Igp, dunque potrebbe costituire un elemento qualificante. Al contempo andrebbero valorizzate le Doc locali, già esistenti. Su questo tema, in definitiva, è necessario un confronto, che l’assessorato all’Agricoltura sembra voler intavolare con tutti gli attori in gioco.

Settimana scorsa è stato chiesto il parere delle associazioni di categoria, che dunque potranno dire la loro al fianco dei viticoltori. Il tema è caldo e mi auguro che in pochi mesi si arrivi a una sintesi, con un progetto unitario».

LUIGI MAFFINI (FIVI CAMPANIA): «NUOVA DOC? UN IMPOVERIMENTO»

Non gira intorno al punto Luigi Maffini (nella foto sopra, a sinistra), vignaiolo a Giungano, in provincia di Salerno, nonché vicepresidente di Fivi – Federazione italiana vignaioli indipendenti. «Siamo contrari all’istituzione della  Doc Campania – spiega Maffini a winemag.it – in quanto crediamo che la sua attuazione non conferisca un valore aggiunto alla nostra regione, bensì un impoverimento. Laddove si cercano unicità e differenze e si parla di “potenza espressiva dei singoli terroir”, non si può rispondere con un appiattimento dell’offerta vinicola,  specialmente in un territorio come la Campania, che vanta una estrema eterogeneità sia dal punto di vista pedologico che climatico».

L’introduzione di tale Doc vanificherebbe l’impegno concreto di migliaia di piccole e medie aziende che, ogni giorno, lavorano tenacemente per produrre, valorizzare e comunicare le diversità e le specifiche tipicità dei loro vini, dei luoghi e della loro storia».

«La nostra regione, forse unica in Italia – continua Luigi Maffini – vanta 4 importanti vitigni autoctoni di comprovata potenzialità (Fiano, Falangina, Greco e Aglianico) e decine di vitigni autoctoni minori, ma non per questo meno importanti. Sono riconosciute 3 Docg e tante altre Doc di territori dalle comprovate potenzialità viticole legati ad aree geografiche ben precise».

Maffini lancia poi una proposta. «Il “brand Campania” è molto forte per alcuni prodotti alimentari di diverse origini produttive – commenta il vicepresidente Fivi – ma è inopportuno nel settore  vitivinicolo. Meglio sarebbe valorizzare la già presente Igt Campania rendendola come “unica IGT regionale“, eliminando quindi le molteplici Igt che insistono nei diversi territori. Lasciando così le Doc e le Docg dei singoli territori al vertice della piramide qualitativa del vino campano, con il  ruolo di rappresentarne la “punta di diamante”. E su esse concentrare le politiche di sviluppo future».

L’EX PRESIDENTE SLOW FOOD GAETANO PASCALE: «NO AL CALDERONE»

Sull’argomento anche Gaetano Pascale (nella foto sopra, a destra), ex presidente di Slow Food Italia e referente dell’associazione per la Regione Campania dal 2006 al 2014. «Non si tratta – sottolinea – di essere favorevoli o contrari alla Doc Campania. L’idea di un comitato promotore è auspicabile, ma ancor più c’è bisogno di vere e proprie assemblee preliminari. Questa discussione va fatta prima di tutto con i viticoltori e in seguito con i vinificatori e trasformatori, perché è la viticoltura che annaspa di più in questo momento, rispetto a chi trasforma.

Più in generale, non sono innamorato delle denominazioni ampie. La fortuna delle Doc di qualità sta proprio nella capacità di rendere riconoscibili i territori. Ed è su questo che mi concentrerei preliminarmente, ovvero sulle strategie di promozione della qualità nei singoli territori».

«La mia sensazione, anche a fronte delle dichiarazioni delle istituzioni regionali – continua Gaetano Pascale, tra l’altro vignaiolo a Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento – è che si vada verso una Doc Campania che sostituisca quelle attuali. A mio modo di vedere sarebbe un peccato, soprattutto per una regione che ha un patrimonio di varietà autoctone così variegato: varrebbe la pena non mettere una tale biodiversità in un grande calderone».

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Signorvino (Calzedonia) acquista La Giuva, cantina di Alberto Malesani


Signorvino
è il nuovo proprietario de La Giuva, cantina dell’ex allenatore di calcio Alberto Malesani. Il rogito è fissato per la prossima settimana. Un’acquisizione che sa di passaggio di consegne da un “Mister” all’altro. Dal Mister divenuto bandiera di Chievo, Fiorentina, Parma e Panathīnaïkos, ai “Mister del vino” del Gruppo Calzedonia. I primi mesi del 2023 si confermano così da incorniciare per l’insegna di enoteche con cucina fondata nel 2012 da Sandro Veronesi, sempre più determinata a giocare in contropiede su due campi.

Da un lato l’acquisizione della cantina La Giuva, nella provincia che ha visto l’apertura del primo store (avvenuta nella frazione Vallese del comune di Oppeano, a 16 chilometri da Verona). Dall’altro lo sbarco a Parigi previsto per settembre, nella zona di Place Saint-Michel, prima di altre due mete europee (si parla di Praga e Varsavia, dunque di Repubblica Ceca e Polonia come nuove mete da conquistare, oltreconfine). L’accordo con la famiglia Malesani sa quindi anche di ritorno alle origini, oltre che dell’ennesima sfida per il Gruppo Calzedonia.

CANTINA LA GIUVA: MALESANI VENDE A SIGNORVINO-CALZEDONIA

Forte dei 50 milioni di incassi del 2022 (+20% rispetto al 2019, il doppio rispetto al 2o21) Signorvino si lancia dall’altra parte del bancone con La Giuva. Passando dal servizio delle enoteche con cucina alla produzione di vino, in una delle regioni vinicole più dinamiche e in trasformazione d’Italia in cui si produce uno dei vini bandiera del Made in Italy: quell’Amarone che tanto continua a convincere, anche all’estero.

In Valpolicella, per l’esattezza in alta Val Squaranto, la Giuva – acronimo che unisce i nomi Giulia e Valentina, figlie di Alberto Malesani che hanno abbracciato il progetto enologico – alleva 10 ettari e conta cinque vini in gamma. A “Il Valpo“, “Il Rientro” e “L’Aristide” si affiancano un secondo Amarone e il Recioto. Nuovo referente della cantina per Signorvino-Gruppo Calzedonia sarà il giovane Dario Sonato, a cui saranno consegnate le chiavi a ore.

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Consorzio Tutela Vini del Sannio: Libero Rillo non si dimette


Dalla richiesta di dimissioni al chiarimento condizionato. Libero Rillo resta alla presidenza del Consorzio di Tutela Vini del Sannio, dopo l’incontro dei giorni scorsi con le associazioni di categoria che ne chiedevano le dimissioni (Confagricoltura, Cia e Unicaa Benevento). L’emergenza è rientrata. Ma il presidente è avvisato: niente più decisioni prese senza coinvolgere tutte le parti in gioco. Sindacati e soci del Consorzio compresi.

A scaldare gli animi è stato un protocollo d’intesa che Libero Rillo ha sottoscritto con Coldiretti nell’ambito del più ampio accordo sul sigillo digitale antifrode da apporre alle bottiglie di vino Igt (circa 13 milioni) a «garanzia di origine e tracciabilità, a tutela di produttori e consumatori». Un progetto sperimentale avviato dal Consorzio Tutela Vini del Sannio con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e Agroqualità.

A margine del documento ufficiale, votato dall’assemblea dell’ente, Libero Rillo ha firmato un “protocollo d’intesa” con Coldiretti, senza informare le altre associazioni di categoria e i soci del Consorzio. Da qui l’accusa di «mancanza di terzietà» mossa da Confagricoltura Benevento, Cia Benevento e Unicaa Benevento, tramite i rispettivi rappresentanti Antonio Casazza, Carmine Fusco e Fabio Di Bellonia.

L’INCONTRO TRA LIBERO RILLO, CONFAGRICOLTURA, CIA E UNICAA


«In un momento storico molto delicato della viticoltura beneventana – recitava la nota congiunta delle tre associazioni di categoria – dopo una campagna assolutamente deludente per i viticoltori, aggravata dalle tante incertezze di mercato, anche alla luce della recente decisione Ue sugli alert sanitari in etichetta, e dopo due anni di pandemia, che hanno martoriato l’apparato vitivinicolo del Sannio, siamo costretti a registrare una scarsa trasparenza da parte del Consorzio. Non è concepibile avere un Consorzio debole e, soprattutto, fazioso e di parte».

Parole durissime che si sono in parte sciolte sotto al sole del recente incontro di Libero Rillo con le parti in causa. «Abbiamo deciso di chiarire, smorzare i toni – spiega a winemag.it il presidente di Confagricoltura Benevento, Antonio Casazza (nella foto, sopra) – dal momento che l’errore è stato riconosciuto sia dal pinto di vista formale che sostanziale. Siamo stati rassicurati dalla promessa che le iniziative future saranno prese con spirito di condivisione e non di parte».

«Ci siamo chiariti – commenta a winemag.it il presidente del Consorzio Vini del Sannio, Libero Rillo – grazie alla consapevolezza che in un percorso possano capitare degli incidenti. Ci siamo ripromessi di stare più attenti ed evitare di urtare la suscettibilità altrui. Fare le guerre, in un territorio come il nostro in cui c’è bisogno di correre, non porta da nessuna parte, anche se si vince. Le mie dimissioni avrebbero portato al voto in un clima non sereno. D’altro canto, non è morto nessuno, gli animi si sono calmati e siamo già ripartiti».

I DETTAGLI DELL’ACCORDO CON COLDIRETTI

Emergono così anche i dettagli del documento sottoscritto da Rillo tenendo all’oscuro i soci del Consorzio. «Nell’ambito del progetto dei sigilli digitali da apporre alle bottiglie Igt – spiega il presidente – abbiamo potuto contare sull’appoggio di Coldiretti, che ha uffici ben strutturati a Roma e ci ha dato una mano fondamentale con la burocrazia.

Il protocollo d’intesa firmato a margine dell’accordo ufficiale non aveva valore giuridico, ma assicurava l’ulteriore appoggio di Coldiretti nella divulgazione del progetto relativo al sigillo sui vini Igt del Sannio».

Di fatto, l’intesa a tre (più uno) è stata siglata a Palazzo Rospigliosi a Roma il 28 gennaio in presenza di Libero Rillo per il Sannio Consorzio Tutela Vini, degli amministratori delegati di Agroqualità e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Enrico De Micheli e Francesca Reich, nonché del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Da qui l’ira delle altre associazioni di categoria. Placata sino a prossimo, eventuale avviso.

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