“È una cultura di dettagli”. Con questa frase Christophe Roumier definì la Borgogna, ma le stesse parole possono descrivere anche un altro territorio: la Valle Isarco. Siamo in Alto Adige (o per meglio dire in SudTirol) lungo quella valle, percorsa per l’appunto dal fiume Isarco, che da Nord a Sud va dal Brennero a Bolzano.
Circa 80 km in tutto. La zona vitivinicola parte più a sud, presso Bressanone, per terminare all’altopiano del Renon sopra Bolzano. Circa 400 ettari vitati. Esposizioni che variano dalla destra alla sinistra orografica della valle a seconda dell’andamento della stessa.
Conformazioni geologiche che variano dalla fillade quarzifera al porfido quarzifero, al “dioride di Chiusa“, dal pietrisco glaciale ai sedimenti fluviali depositatisi fra le glaciazioni. Grandi escursioni termiche giorno-notte, scarse precipitazioni, molte ore di esposizione solare.
Quota dei vigneti che varia dai 300 ai 970 metri sul livello del mare, dove si coltivano 10 vitigni a bacca bianca (Kerner, Sylvaner, Muller Thurgau, Gewurztraminer, Riesling, Gruner Veltliner, Pinot Grigio, Weissburgunder, Sauvignon, Chardonnay che danno il 90% della produzione) e quattro a bacca rossa (Zweigeilt, Portugieser, Vernatsch/Schiava, Pinot Nero/Blauburgunder).
Diciannove produttori con una media di 1,5 ettari per vitati per azienda agricola. Circa 2.200.000 bottiglie/anno, il 75% commercializzato in Italia, con una media di 31.500 bottiglie a vignaiolo. Questi i numeri.
Questo il perché della “cultura dei dettagli” e del paragone con l’illustre Borgogna. Parliamo di un territorio fatto di equilibrio fra le differenze, dove ogni vitigno torva la sua parcella d’elezione, dove ogni vignaiolo può leggere ed interpretare il suo singolo pezzo di terra nel rispetto del terroir, dove lo stesso vitigno coltivato più a nord o più a sud, più “di qui” o più “di là”, da risultati differenti.
A raccontare questo incredibile mosaico enologico è EisaktalWein, associazione nata del 2015 che raccoglie oltre ai 19 produttori (17 vignaioli più la cooperativa Cantina Valle Isarco e la storica Abbazia di Novacella) anche strutture di accoglienza e promozione per favorire l’interscambio fra i vari attori e far conoscere la realtà “Valle Isarco” al pubblico.
Ed il modo migliore per iniziare ad esplorare una tale complessità è “al calice”. Fermarsi. Sedersi. Chiacchierare con chi quel territorio lo vive e lo conosce. Assaggiarne i vini. Capirne le differenze. In un mondo in cui la comunicazione sempre più passa attraverso canali social fatti di “mordi e fuggi”, di immagini belle ma fugaci che depauperano i contenuti in nome dell’apparire, occorre prendersi il tempo di percorrere idealmente la Eisacktal attraverso la degustazione di vitigni ed areali.
Ecco quindi l’idea di una cena proprio nel cuore della “città social”, Milano. Più di 20 vini a rappresentare “i dettagli” e ad accompagnare le preparazioni dello chef Stefano Caffarri che dall’aperitivo al dolce ha voluto omaggiare il patrimonio gastronomico italiano proprio a dimostrare la grande versatilità dei vini isarchesi.
Prosciutto di Parma, salame di Nero, gnocco fritto, piadina, spuma d’acciughe, mazzancolle, orecchiette allo zola, plin, sgombro, risotto al graukase, sbrisolona.
Giusto per citare alcune delle preparazioni. Ad esse in abbinamento i Sylvaner, i Kerner, i Gruner Veltliner, i Muller Thurgau, i Riesling, i Pinot Grigio, i Sauvignon. Sempre serviti in coppia da due sotto zone diverse, a mostrare caratteri differenti e differente versatilità nel “paring”.
Non ultima la sfida del tempo. Tre vecchie annate presentate. Weissburgunder 2013 di Ebner; la freschezza che non ti aspetti tanto al naso quanto in bocca.
Riesling Praepositus 2013 di Abbazia di Novacella; perfetto equilibrio fra la frutta matura e l’idrocarburo, fra il “nord” teutonico ed “sud” italiano, un calice nel quale lasceresti il naso ab aeterum. Sylvaner 2010 di Cantina Valle Isarco; si signori, un Sylvaner con quasi 10 anni sulle spalle. Complessità di miele e frutta surmatura, fiori secchi e fieno. Perfettamente godibile al sorso. Sfida vinta!
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE – C’è quello che la prende di petto: “Cancelli subito la prenotazione, oppure non le farò trovare la stanza”. E quello che s’inventa un “problema tecnico” del sito, per giustificare il “mancato aggiornamento del prezzo, da rivedere al rialzo”.
Fatto sta che risparmiare con gli alberghi di Verona, in occasione di Vinitaly 2020, è impossibile. Inutile prenotare anche un anno prima rispetto alla data d’inizio della fiera del vino più importante d’Italia, in programma dal 19 al 22 aprile 2020. Nella rete dei ‘rincari a orologeria‘ degli albergatori veronesi siamo finiti pure noi di WineMag.it.
I FATTI
Il 19 aprile scorso, a pochi giorni dal termine dell’edizione 2019 di Vinitaly, prenoto sul noto portale Booking.com una stanza in un albergo di Viale Colonnello Galliano, nel quartiere Borgo Milano di Verona. La soluzione è perfetta.
Si trova a soli 1,3 chilometri dalla stazione di Porta Nuova, dalla quale partono le navette per la Fiera. Il prezzo è di 243,20 euro per 4 notti (dal 18 al 22 aprile 2020): 60,80 euro a notte per una camera matrimoniale con bagno privato e aria condizionata. Bingo. La transazione va a buon fine. Mi viene addebitata la caparra di 72,96 euro.
Felice come può essere solo un ultrà vinnaturista al cospetto di un vino brettato, penso di aver fatto un gran bell’affare. Ne resto convinto fino a venerdì 14 giugno. Sono le 9 del mattino. Mi trovo a Valdobbiadene per la presentazione di una nuova etichetta di Prosecco (Ruggeri).
Suona il telefono. Dall’altra parte della cornetta (telefonata registrata) il titolare dell’albergo in questione: “Il prezzo a cui ha prenotato su Booking è sbagliato, ci siamo dimenticati di alzarlo. Non possiamo dare la stanza per 60 euro: sotto Vinitaly costa 120 euro a notte. Cancelli la prenotazione o non troverà la stanza”.
Invito il gentilissimo albergatore a rivolgersi a Booking, perché ho già versato la caparra ed è corretto che la stanza mi venga garantita a quel prezzo, come prevede la legge. “Si presenti pure, non troverà la stanza“, ribadisce l’imprenditore turistico, sbattendo giù il telefono.
Che fare? Avviso Booking.com. L’indomani arriva una nuova proposta, via mail: 10 euro in meno (110 euro, non più 120 euro a notte) per confermare la prenotazione all’albergo di Viale Colonnello Galliano. Rifiuto. Il servizio clienti del portale web mi contatta di lì a poco, per comunicarmi che cercherà un’altra soluzione.
LA BEFFA NELLA BEFFA. O QUASI
Arriviamo così a martedì 18 giugno. Il call center di Booking mi contatta per comunicare di aver trovato una stanza adatta alle mie esigenze. Costa 60 euro in più, su per giù: 300 euro tondi per 4 notti. Si accolleranno loro le spese aggiuntive. Mi invitano a prenotarla, per fare in modo che possano cancellare la prenotazione nella prima struttura.
In serata blocco la stanza suggerita da Booking. Il nuovo albergo si trova in Viale Andrea Palladio, a Verona. È ancora più vicino alla stazione Porta Nuova. Solo 900 metri, ovvero una decina di minuti a piedi. Perfetto, no? No.
Il giorno seguente vengo contattato dal titolare dell’albergo in questione. “Mi scusi ma il sito era in manutenzione – dice – quindi dovrebbe cancellare la prenotazione effettuata su Booking. Il prezzo che ha visto era sbagliato. Posso darle la stanza per non meno di 100 euro: 75 sono davvero troppo pochi, visto che c’è Vinitaly“.
In soldoni, un altro che si è dimenticato di alzare il prezzo nel periodo della Fiera del vino veronese. E pretende dunque che il cliente paghi di più. Nonostante la prenotazione sia già avvenuta al prezzo canonico della stanza.
Come è andata a finire? Ho chiesto al gentile albergatore di rivolgersi a Booking, dal momento che quella stanza mi è stata suggerita proprio dal servizio clienti del portale. Dopo meno di 48 ore, la prenotazione è stata confermata. Al prezzo iniziale. Ma non finisce qui.
Nei giorni scorsi ho ottenuto il rimborso della caparra versata ad aprile, per il primo albergo. La legge italiana, come ricorda l’Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori) prevede tuttavia che “se l’albergatore risulta inadempiente rispetto al contratto, il consumatore ha diritto al doppio della somma versata”.
Ho chiesto a Booking il versamento degli ulteriori 72,96 euro. Serviranno per qualche causa benefica, tipo la fame nel mondo o, che so? Il mercato estivo del Milan. Nel frattempo ci bevo su. Rigorosamente veronese. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MODENA – Torna dopo l’estate l’appuntamento clou con lo Champagne in Italia. Modena Champagne Experience 2019 si terrà nella città emiliana il 13 e 14 ottobre. Due giorni dedicati agli operatori del settore alberghiero, della ristorazione, di enoteche e wine bar, ma anche agli appassionati, nei padiglioni di ModenaFiere.
Ad attenderli vigneron e produttori di altissima qualità: una lunga serie di banchi di degustazione con oltre 650 Champagne e più di 100 Maison, per le quali saranno presenti i produttori in prima persona.
Ricco anche il programma collaterale – spiega Lorenzo Righi, direttore di Club Excellence che organizza l’evento – che vedrà susseguirsi Master Class con relatori di spicco, oltre ad appuntamenti dedicati alle eccellenze gastronomiche italiane. Al food sarà dedicata anche una speciale area espositiva, che arricchirà ulteriormente il palinsesto dell’evento”.
Modena Champagne Experience, alla terza edizione, torna quest’anno dopo il successo del 2018, segnato da oltre 4 mila presenze. È possibile acquistare il biglietto in prevendita ad un prezzo ridotto fino al 30 settembre. Tutte le informazioni sulla manifestazione e sui ticket di ingresso sono disponibili sul sito www.champagneexperience.it.
La manifestazione Modena Champagne Experience è organizzata da Club Excellence, associazione nata nel 2012 con l’obiettivo di promuovere la cultura della distribuzione. Un “Club dell’Eccellenza” che riunisce quindici tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini d’eccellenza.
Si tratta di Sagna SpA, Gruppo Meregalli, Cuzziol Grandivini Srl, Pellegrini SpA, Balan Srl. Sarzi Amadè Srl, Vino & Design Srl, Teatro del Vino Srl, Proposta Vini sas, Bolis Srl, Les Caves de Pyrene Srl, Premium Wine Selection PWS Srl, Ghilardi Selezioni Srl, Visconti 43 Srl, Première Srl.
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MENFI – Tutto pronto per l’inizio di Inycon 2019, la più antica manifestazione siciliana dedicata al vino di qualità, inserita nel calendario degli eventi ad alta rilevanza turistica della Regione Siciliana. Appuntamento a Menfi dal 21 al 23 giugno per la ventiquattresima edizione che, come ogni anno, inaugura la stagione del sole e del mare nel giorno del solstizio d’estate.
Il dialogo tra la città e la campagna rappresenta quel binomio perfetto tra storia e natura, cultura e coltura, attorno al quale ruota l’intera programmazione dell’edizione 2019. Un calendario ricco di iniziative che si estendono dal mare all’entroterra attraverso le colline con gli arazzi di vigneti dove nasce il vino di Menfi, la cui fama è ormai riconosciuta nel mondo.
Le grandi protagoniste di Inycon 2019 – afferma il Sindaco Marilena Mauceri – saranno le contrade di Menfi, depositarie dellatradizione, dell’ospitalità e della cultura di queste terre dove la sapienza contadina, elaborata dall’innovazione tecnologica, ha raggiunto livelli di eccellenza in campo vitivinicolo e agroalimentare”.
“Inycon 2019 – continua Mauceri – sarà una grande festa collettiva che vedrà tutti i contradaioli riuniti insiemeper celebrare e condividere con il pubblico la bellezza di questo angolo felice di Sicilia, la cui espressione più autentica è rappresentata dalla comunità contadina, dai volti della gente di campagna e dai suoi prodotti enogastronomici”.
La città e la piazza di Menfi saranno il palcoscenico più importante dove le contrade e le loro aziende avranno modo di inaugurare un nuovo modo di prendere parte all’evento condividendo non solo i loro prodotti, ma anche il loro nuovo e virtuoso programma culturale che alterna, per tre giornate, wine tasting guidati, degustazioni di prodotti locali, convegni e laboratori di approfondimento, musica live e performance teatrali per un’offerta culturale ad ampio respiro.
Si inizia venerdì 21 giugno con il convegno di apertura di Inycon, a cui seguirà la cerimonia dedicata alla ventiduesima Bandiera Blu consecutiva assegnata al mare pulito di Menfi, il riconoscimento internazionale conferito alle località turistiche balneari che rispettano i criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio.
Siamo molto orgogliosi del programma della nuova edizione di Inycon – aggiunge Nadia Curreri, Assessore al Turismo, Sport e Cultura, Attività Produttive e Artigianato del Comune di Menfi – dopo più di vent’anni la manifestazione è entrata nel calendario degli appuntamenti turistici italiani estivi da non perdere.
Inycon è ormai un potente ed efficace strumento di marketing territoriale che vede l’intera comunità coesa per raggiungere un obiettivo comune: illuminare e rendere visibili tutti i pregi dell’identità menfitana e del suo territorio”.
Il payoff “Menfi e i colori della sua terra” accompagna il logo di Inycon 2019 e racchiude la nuova visione della manifestazione che, già a partire dalla scorsa edizione, si propone come modello di turismo virtuoso e volano per l’intera economia del territorio: un centro al quale confluiscono e poi si irradiano tutte le azioni virtuose che fanno di Menfi e delle sue terre un’irrinunciabile esperienza da vivere in ogni stagione dell’anno.
“Nel nuovo logo – afferma il direttore artistico di Inycon Francesco Bondì – sono rappresentate le 7 contrade di Menfi, identificate attraverso l’uso dei colori, fino a costituire un mosaico composto da tessere diversissime tra loro e ognuna di esse, con la propria identità, concorre a quella visione panoramica che noi chiamiamo Menfi, ovvero una comunità che deve i suoi traguardi ai diversi modi di essere cultori e coltivatori delle sue terre”.
“Credo che, arrivati alla ventiquattresima edizione, dopo aver iniziato un nuovo percorso nel 2018 che dal particolare va al generale, sia sensibilmente chiaro il fatto che Menfi abbia iniziato a riconoscere le sue virtù e le sue eccellenze una per una, come una madre che chiama per nome i propri figli”, conclude Bondì.
La cultura della terra diventerà esperienza artistica nelle sere dell’evento, con l’obiettivo di infondere nel pubblico il calore della Storia e il desiderio del futuro, attraverso la musica e il teatro estremo di Meraviglia – in programma sabato 22 e domenica 23 -, uno dei grandi spettacoli dei SONICS, compagnia di acrobati tutta italiana, capace di incantare il pubblico di ogni età con emozionanti acrobazie aeree, ambientazioni fantastiche, grandi macchine sceniche ed effetti speciali capaci di sfidare i limiti dell’immaginazione.
PROGRAMMA INYCON 21/23 GIUGNO 2019
VENERDI’ 21 GIUGNO
– 18.00 Convegno di apertura “Menfi e i colori della sua terra”.
Con Marilena Mauceri, Sindaco di Menfi – Nadia Curreri, Assessore al Turismo di Menfi – Francesco Bondì, Direttore Artistico Inycon 2019 – Roberto Lepori, giornalista – Giuseppe Giannone, Comandante del Circo Mare di Sciacca – Francesco Gagliano, Assessorato Regionale Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea. Modera Toni Fisco.
A seguire Menfi Bandiera Blu 2019
Cerimonia per issare il vessillo turistico.
Area Talk – Palazzo di Città
– 19.00 Wine Bar
Mandrarossa – Piazza Vittorio Emanuele III
Terre Sicane – Viale della Vittoria
– 19.00 Wine tasting
Da Menfi all’Etna, le contrade e il loro terroir con Camillo Privitera, presidente AIS Sicilia (a cura dell’Associazione Enonauti).
Casa Planeta
– 22:00 Il Vino in una Terra di Mare
A cura di Gloria Ciaccio voce, Grazia Montelione performer, Alessandra Balistreri canto, conduce Carla Vaccara.
Cortile n° 34 Via della Vittoria
– 22:00 Wine Sound
Via della Vittoria
– 22:00 Disìu
Performance di teatro canzone che medita sulle sonorità del Mediterraneo nel ritmo del sole e del sale di Ezio Noto. Con Mauro Cottone, Valeria Cimò, Eleonora Tabbì, Totò Randazzo, Roberto Ligammari, Pino Tortorici, Giuseppe Cottone, Francesco Barbata.
Piazza Vittorio Emanuele III
SABATO 22 GIUGNO
– 18:00 Convegno “Sviluppo sostenibile dell’agricoltura e del turismo sul territorio dalle parole ai fatti” con Marilena Mauceri Sindaco di Menfi – Giuseppe Bursi, Presidente Cantine Settesoli – Giovanni Ruggieri, Prof. Economia del Turismo Università di Palermo – Mauro Verner, Azienda Mezzacorona – Laurent De La Gatinais, Consorzio Doc Sicilia – Michele Alessi, Mipaaft.
Modera Clementina Palese.
Area Talk, Palazzo di città. Piazza Vittorio Emanuele III
– 18:30 Presentazione del romanzo “Caramelle Carrubba” dello scrittore menfitano Vito Falco.
Con Nino Cangemi (relatore), Salvo Ognibene (moderatore), Nino Sanzone (attore) e Calogero Genco (interventi musicali).
Casa Planeta
– 19:00 Wine tasting
Il vero protagonista sei tu con Francesca Ciancio, giornalista di Winenews (a cura dell’Associazione Enonauti).
Casa Planeta
– 19.00 Wine Bar
Mandrarossa – Piazza Vittorio Emanuele III
Terre Sicane – Viale della Vittoria
– 20.30 Wine tasting
Lo swing e i colori del Menfishire.
Aperitivo musicale tra le diverse espressioni del territorio di Menfi (a cura dell’Associazione Enonauti).
Casa Planeta
– 22:00 Wine Sound
Via della Vittoria
– 22:00 Il Vino in una Terra di Mare
A cura di Gloria Ciaccio (voce), Grazia Montelione (performer), Alessandra Balistreri (canto). Conduce Carla Vaccara.
Cortile n° 34 – Via della Vittoria
Dall’imbrunire a seguire prove aperte di MERAVIGLIA
Spettacolare favola moderna che nella retorica del teatro estremo osserva il mondo e le sue meraviglie (a cura dei SONICS).
Piazza Vittorio Emanuele III
DOMENICA 23 GIUGNO
– 11:30 Wine Tasting
Sicilia in Bolle, presentazione del nuovo progetto dedicato alla valorizzazione degli spumanti siciliani con Giovanni Alessi, Vicepresidente AIS Sicilia.
Casa Planeta
– 18.30 Wine tasting
Duttilità carattere e identità. Il nero d’Avola si confronta.
Degustazione guidata da Matteo Gallello di Porthos (a cura dell’Associazione Enonauti).
Casa Planeta
– 19.00 Wine Bar
Mandrarossa – Piazza Vittorio Emanuele III
Terre Sicane – Viale della Vittoria
– 21:30 Premiazione della contrada vincitrice del concorso “Menfi e la sua Terra”. Con Marilena Mauceri, Sindaco di Menfi – Nadia Curreri, Assessore al Turismo di Menfi – Michele Benfari, Sovrintendente Beni Culturali di Agrigento – Roberto Lepori, giornalista.
Area Talk, Palazzo di Città – Piazza Vittorio Emanuele III
– 21:30 Cromatismi
Concerto a cura di Giulia Cusumano (violoncello), Irene Girgenti (violino), Emmanuele Marchese (pianoforte) e con la direzione musicale di Michele Allegro.
Oratorio di Gesù e Maria
– 22:00 Wine Sound
Via della Vittoria
– 22:00 Il Vino in una Terra di Mare
Cortile n.34
– 23.00 MERAVIGLIA Spettacolare favola moderna che nella retorica del teatro estremo osserva il mondo e le sue meraviglie (a cura dei SONICS).
Piazza Vittorio Emanuele III
– 24.00 Summertime
Sipario pirotecnico dedicato al Solstizio d’estate (a cura dei fire disigners Vaccalluzzo).
EVENTI E MOSTRE
– dalle 18.00 alle 24.00
Natura esposta al sole
Installazione fotografica dedicata alle contrade di Menfi
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
CORTINA – VinoVip Cortina, la biennale del vino italiano, celebra i suoi ventidue anni il 14 e 15 luglio 2019 e accoglie sulle Dolomiti il Gotha della produzione enologica italiana. La manifestazione è organizzata da Civiltà del bere, la storica rivista enologica italiana, che anima una due giorni di seminari, masterclass e degustazioni ad alta quota.
Anche per questa edizione sono attesi nomi di fama internazionale, in una delle mete turistiche più amate. A VinoVip Cortina partecipano personalmente i grandi nomi del vino tricolore, dal Piemonte alla Sicilia. Questi gli appuntamenti clou del 2019.
Domenica 14 luglio (pomeriggio e sera) è prevista la proiezione in anteprima nazionale del docu-film “Vino, l’eterna ricerca di eccellenza“, cortometraggio realizzato da Foragri – Fondo Interprofessionale per la Formazione in Agricoltura – con la consulenza di Civiltà del bere.
Sarà presentata la ricerca Variabili del successo, a cura del Centro Studi Management DiVino di Studio Impresa. Seguirà il talk show Vino tra desiderio e mercato, che coinvolgerà gli imprenditori vinicoli presenti, al cospetto di opinion leader e stampa (estera e nazionale). La giornata si chiude con la cena delle stelle, ai 2123 metri del Rifugio Faloria.
Lunedì 15 luglio (mattina) masterclass Una leggenda del nostro tempo: André Tchelistcheff. Proiezione in prima assoluta nazionale del film “André – The Voice of Wine” (2017, 98 minuti), diretto da Mark Tchelistcheff, nipote del celebre enologo.
Il racconto del viaggio epico di un emigrato russo che ha cambiato per sempre il mondo del vino. Conosciuto come il “decano del vino americano”, André Tchelistcheff, è fra i padri dell’enologia californiana (e non solo: Ornellaia è fra i suoi capolavori).
Al termine della proiezione, dibattito con testimoni della straordinaria carriera dell’enologo (Piero Antinori, Giovanni Geddes da Filicaja, Gelasio Lovatelli, Joel Aiken). Al termine, degustazione di una selezione di vini da lui creati o a lui ispirati.
IL WINE-TASTING DELLE AQUILE
Lunedì 15 luglio (pomeriggio) chiude la manifestazione, come sempre, il leggendario Wine-tasting delle Aquile al Rifugio Faloria con i 54 Protagonisti di VinoVip Cortina 2019: sarà l’occasione per assaggiare i 164 gioielli enologici (fra vini e distillati) delle aziende che hanno scritto la storia di uno dei prodotti simbolo del made in Italy.
Le 54 Cantine protagoniste del Wine-tasting delle Aquile (Rifugio Faloria, lunedì 15 luglio) sono Marchesi Antinori, Argiolas, Banfi, Guido Berlucchi, Bertani Domains, Bisol1542, Bortolomiol, Boscarelli, Bottega, Castagner, Castelfeder, Castello di Querceto, Famiglia Cecchi, Cleto Chiarli, Cantine Due Palme, Eleva, Livio Felluga.
E ancora: Ferrari – Tenute Lunelli, Frescobaldi, Gruppo Italiano Vini, Gualdo del Re, Lungarotti, Mandrarossa, Masi Agricola, Mastroberardino, Mezzacorona, Monteverro, Pasqua, Pio Cesare, Planeta, Poggio Cagnano, PuntoZero, Rocca delle Macìe, Ruffino, Tenuta San Guido, Tenuta Santa Caterina.
Infine: Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantina Santadi, Siddùra, Tasca d’Almerita, Tenuta L’Impostino, Tenuta di Fiorano, Terra Moretti, Tommasi Family Estates, Torre Rosazza, Torrevento, Cantina Tramin, Umani Ronchi, Velenosi, Villa Matilde Avallone, Villa Sandi, Vite Colte, Zenato, Zorzettig.
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GAVI – Distano 695 chilometri, curva più, curva meno. Ma è un attimo ritrovarli vicini, uno accanto all’altro, in quella macchina del tempo e dello spazio che l’uomo chiama “calice”. Si è svolta sabato mattina, nella scenica cornice di Tenuta Villa Raggio a Gavi, la masterclass di confronto tra Gavi e Chablis.
A condurla Elise Lemoine, wine educator e Brand Ambassador della Borgogna, assieme a Gianni Fabrizio, tra i curatori del Gambero Rosso. Un ideale viaggio tra le “tappe” che contraddistinguono la denominazione piemontese e quella d’Oltralpe.
Obiettivo della masterclass, inserita nel programma di Di Gavi in Gavi 2019, dimostrare che il parallelismo regge, al di là del colore. Se non altro perché si tratta di due bianchi tra i rossi. Lo Chablis, nobile tra i nobili rossi di Borgogna. E il Gavi, nobile e “Cortese”, seduto alla destra degli aristocratici rossi del Piemonte.
BIANCHI TRA I ROSSI
Lo Chablis costituisce il 16% in volume della produzione totale della Borgogna e il 4,1% di quella nazionale, con 37,9 milioni di bottiglie all’anno. Ha radici che affondano nel XI secolo, quando i monaci cistercensi iniziarono a selezionare le migliori particelle per allevare Chardonnay, nel nord ovest della Borgogna.
Molto più di un’illuminazione. Il suolo qui è calcareo, formato durante l’era Kimmeridgiana (Giurassico superiore) e presenta fossili di piccole ostriche. Elise Lemoine utilizza una piacevole metafora per descriverlo: “Un tiramisù geologico con strati di calcare e strati di fossili, fino ai 100 metri di profondità”.
Al di sopra del terreno, un clima che vede estati brevi e fresche e inverni piuttosto rigidi, tant’è che si ricordano annate in cui le gelate hanno distrutto gran parte delle vigne, soprattutto nel 1956 e nel 1959. A quegli anni risalgono i primi sistemi di riscaldamento.
Oggi un sistema diffuso è quello di mettere dell’acqua sui germogli in modo che, una volta gelata, protegga gli stessi dal congelamento. Un’altra caratteristica che distingue e dona caratteri eterogenei allo Chablis sono i Climats, cioè parcelle delimitate, con peculiari condizioni pedoclimatiche. Nello Chablis ce ne sono 47 diverse.
Il Gavi, dal canto suo, è la sintesi perfetta di un territorio che si trova tra il Mar Ligure e l’Appennino. L’uva Cortese cresce su suoli variegati, che a nord sono argillosi e rossi. Nella parte centrale sono presenti arenarie e marne, mentre a sud i terreni sono ricchi di fossili.
La destinazione delle bottiglie è soprattutto estera (con quasi l’85%), con in testa gli Usa. Seguono Russia, Giappone e Germania. La Doc è stata riconosciuta nel 1964, la Docg nel 1998. Ma si tratta di un’appellazione tutto sommato giovane, dinamica. E soprattutto in evoluzione, a caccia di una dimensione ideale in cui sentirsi davvero a proprio agio.
Per Elise Lemoine lo Chablis “è come un bacio in bocca seguito da uno schiaffo”. Non aveva mai assaggiato il Gavi e lo descrive come “unico”, perché “ogni bottiglia che ho assaggiato era diversa dalle altre, con il tratto distintivo dell’eleganza e della freschezza”.
Per la relatrice della masterclass è “difficile paragonare lo Chablis al Gavi perché sono molto diversi, anche se entrambi vini bianchi secchi dal colore tenue”, e “forse i bianchi più importanti delle rispettive regioni”.
“Gavi ha un aroma esotico, è un vino divertente oserei dire, la sua freschezza è notevole”, chiosa l’esperta francese. Ma come sono posizionati i vini italiani in Francia, anche alla luce dell’eterno testa a testa dei due Paesi?
Soprattutto i ristoranti acquistano vini di bassa qualità italiani – ammette Eloise Lemoine – così anche i consumatori francesi si fanno un’idea sbagliata e considerano il vino italiano peggiore”.
“Ma sarebbe così semplice stabilire o rafforzare delle partnership tra Piemonte e la zona francese al di là del Monte Bianco, come se fosse una macrozona che comprende anche la Svizzera e Ginevra”, provoca la relatrice. Succederà?
LA DEGUSTAZIONE
Alla masterclass di Gavi in Gavi 2019 sono stati serviti per primi i Petit Chablis, che rientrano nella denominazione Village e si trovano su altipiani dai 230 ai 280 metri sul livello del mare. Sono vini freschi, croccanti, che vanno bevuti giovani.
Petit Chablis 2017, Domaine Christophe et Fils Solo acciaio, i fiori bianchi predominano al naso. Mineralità spiccata.
Petit Chablis, 2016, DOmanine Guy Robin Solo acciaio, affinamento di 10 mesi sui lieviti. Ha un bel giallo paglierino brillante, nota di pietra focaia al naso, minerale, non molto persistente.
Spazio poi a un bianco del Piemonte, quello di una delle cantine più rappresentative della Denominazione: Marchese Luca Spinola. Per poi tornare in Francia, dietro la curva. Altri Village: vini freschi, minerali con vigne collinari che spesso godono di un’ottima esposizione.
Gavi 2018 “Carlo”, Marchese Luca Spinola
Giallo paglierino tenue con riflessi verdolini, naso molto fruttato, frutta gialle e pesca con note di frutta esotica, mango. Sapido.
Chablis 2017 “Tete d’Or”, Domaine Billaud Simon Vinificazione in acciaio e 12 mesi di affinamento, di cui 20% in barrique. Domina la sapidità, ma si presenta molto elegante in bocca.
Chablis 2016 “Le Classique”, Pascal Bouchard
Giallo con lievi riflessi dorati, naso di frutti a polpa bianca, ottima persistenza e spiccata spalla acida.
Gavi 2017 “Minaia”, Nicola Bergaglio
Tra i cru più importanti del territorio del Cortese, è più minerale e meno fruttato del precedente, con una punta di grafite finale.
Chablis Premier Cru Vaucoupin 2017, Corinne et Jean-Pierre Grossot
Vigne su appezzamenti ripidi con esposizione a sud, è di un bel giallo paglierino e ha un naso piuttosto ampio, in bocca è minerale e ha delle note metalliche.
Chablis Premier Cru Montamains 2016, Domaine des Malandes
Vigne con piante in media di 64 anni, fermentazione 80% acciaio e 20% in botti di rovere, bel giallo con venature dorate, al naso è delicato e ben bilanciato nel bouquet di fiori bianchi e note leggermente speziate, liquirizia, in bocca è elegante e persistente. È diretto ma l’eleganza ne smorza la direzione.
Chablis Premier Cru 2015 Fourchame, Garnier et Fils
Fermentazione in botti da 25 ettolitri e in botti di quercia da 600 litri, ha un bouquet ampio al naso che evolve piacevolmente nel tempo, acquisendo spessore e arricchendosi.
Chablis Premier Cru Beauroy 2014, Les Mosnier
Giallo scarico, si fanno sentire le morbidezze, rotondo e bilanciato con la mineralità, compaiono note erbacee nel finale.
Gavi Docg Riserva 2016 “Vigne della rovere verde”, La Mesma
Un anno di legno e 6 mesi in bottiglia, minerale e con una spalla acida robusta.
Gavi Docg 2015 “Bruno Broglia”, Broglia
Il migliore in batteria. Giallo paglierino dorato, naso complesso con delle punte di frutta esotica e note di spezie dolci sul finale.
Chablis Grand Cru Valmur 2015, Domaine Louis Moreau
Affinamento in acciaio e botti di rovere. Non a caso regala particolari e caratteristiche note burrose.
Chablis Grand Cru Grenouilles 2014, La Chablisienne
Fermentazione 50% acciaio e 50% in botti di quercia, affinamento di 20 mesi sui lieviti in acciaio. Al naso fanno capolino anche note più vegetali e terrose, gode ancora di buona acidità, alto potenziale di ulteriore invecchiamento per esprimersi
Gavi Docg 2014 “Monterotondo”, Villa Sparina
Bouquet di fiori bianchi, agrumi e note balsamiche finali.
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ANDRIA – Quando si pensa al Sud Italia e ai suoi vini più longevi, spesso si cita l’Aglianico del Vulture, o il Gaglioppo di Cirò. Vitigni che trovano un degno alleato in uno dei territori della Puglia meno conosciuti dal grande pubblico, fagocitato dalla popolarità del Primitivo e del Negroamaro.
Quel vitigno è il Nero di Troia. E quel territorio è la provincia di Barletta-Andria-Trani, stretta tra Bari e Foggia. La terra della giovane Docg Castel del Monte Rosso Riserva e della Doc che porta il nome del maniero ottagonale fatto erigere nel XIII secolo da Federico II di Svevia.
È Radici del Sud 2019 a regalare l’emozionante degustazione di quattro annate di “Parco Marano” (2006) e Felice Ceci (2007, 2008, 2009) della cantina Giancarlo Ceci di Andria, tutte ottenute da Nero di Troia in purezza.
Un approfondimento pensato per la stampa e i buyer nazionali e internazionali da Nicola Campanile, promotore del Salone dei vini e degli oli del Mezzogiorno, giunto quest’anno all’edizione numero 14. Il tasting consente di annoverare il Nero di Troia tra i vini-varietà più longevi d’Italia.
LA DEGUSTAZIONE E I PUNTEGGI
Castel del Monte Doc Rosso 2006, “Parco Marano”: 94/100
Colore che tiene ancora alla perfezione, nonostante i 13 anni sulle spalle. Naso complesso, armonico, più che mai vivo e in continua evoluzione nel calice. Arancia rossa netta, che traghetta note ferrose e sanguigne. Macchia mediterranea. Miele leggero.
Al contempo note profonde, balsamiche, ed eteree: mentuccia e cuoio, fumo di sigaro. In bocca freschissimo e speziato, su descrittori corrispondenti al naso. Annata con poche pioggia, che ha favorito la corretta maturazione fenolica. Prezzo in enoteca da non credere: solo 14 euro. Vino da compare a cartoni, da dimenticare in cantina.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2007, Felice Ceci: 92/100 Primo anno di produzione, il 2007. Nel 2006 scompare il padre dell’attuale titolare della cantina, Giancarlo Ceci, che dedica a papà Felice l’etichetta del migliore cru aziendale. Un vino ottenuto da un biotipo particolare di Nero di Troia, connotato da un acino piccolo. Colore perfetto, tinte granate intense. Il naso regala un frutto più maturo della precedente annata.
Al contempo il tannino marca il sorso in maniera più netta. Buona freschezza e succosità. Chiusura leggermente piccante, speziata, su richiami di salamoia di olive nere. Altro vino più che mai vivo e dinamico. La pioggia di luglio e agosto, nel 2009, ha generato un ritardo leggero nella maturazione polifenolica, giunta comunque a perfetto compimento.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2008 “Felice Ceci”: 90/100
Il colore tiene, eccome. Naso ancora una volta intenso, sul frutto di bosco, sul ribes. Di nuovo l’arancia sanguinella e quella percezione sanguigna e ferrosa. Al palato meno freschezza degli altri, ma più sapidità.
Tannino che scandisce un sorso sabbioso, fruttato e cioccolatoso. Vino tutt’altro che seduto, assimilabile all’etichetta 2006, se non altro per l’andamento climatico simile tra le due annate. Lo dimostra, in chiusura di sipario, una balsamica freschezza, unita a spolverate di spezia nera.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2009 “Felice Ceci”: 89/100
E’ il più cupo dei vini in batteria. Il più timido. Si fa aspettare come una bella donna sotto casa, la sera del primo appuntamento. I richiami di radice di liquirizia e rabarbaro portano il naso su un profilo terroso.
La freschezza, in centro bocca, solleva il sorso dopo l’ampia boccata di frutto, ancora nascosto sotto la coltre di un tannino vivo, che sta familiarizzando col resto delle componenti, tentando di integrarvisi. Si riconferma ancora una volta speziata e intrigante la chiusura. Vino da aspettare.
LA CANTINA GIANCARLO CECI
E’ un mix di tradizione e innovazione quello che sta alla base della filosofia della cantina Giancarlo Ceci di Andria. Strenuo sostenitore della biodinamica e dei suoi “principi scientifici”, Ceci litiga col padre per trasformare l’azienda di famiglia in un baluardo dell’agricoltura “sostenibile”. La certificazione Demeter arriva nel 2011.
Nel team, oltre alla figlia Clara, l’enologo “resident” Michele Paolicelli, motivatissimo (e preparatissimo) 29enne del posto, coadiuvato dal consulente enologo esterno, Lorenzo Landi. Una nave rema tutta nella direzione del capitano.
Sono nato e vissuto in questa azienda che si tramanda da otto generazioni – dice Giancarlo Ceci – e la mia infanzia e adolescenza a contatto con la natura hanno creato un legame indissolubile con essa. Auguro a tutti i ragazzi lo sviluppo di questo legame che servirà loro per tutta la vita”.
Tra i progetti per il futuro, il consolidamento delle linee senza solfiti aggiunti. Mentre nel cuore della famiglia Ceci continua a battere il Nero di Troia. “Un vitigno noto nell’800 come Rosso di Barletta – ricorda ancora il patron della cantina di Andria – da dove partiva via nave per la Francia”.
Sulle pareti della cantina museo, le bolle di accompagnamento testimoniano i rapporti degli antenati di Giancarlo Ceci con diverse compagnie d’Oltralpe, ma anche del Nord Italia, tra cui diverse piemontesi.
“Il successo delle uve di Nero di Troia fuori regione, dove veniva usato per dare struttura tannica ai vini – ammette il produttore – è l’unica ragione per la quale questo vitigno è arrivato ai giorni nostri. Si tratta infatti di una varietà che produce poco ed è facilmente soggetta a malattie”.
Caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono questo “Barolo del Sud”, dalle rese che difficilmente si discostano dai 90-110 quintali per ettaro, in casa Ceci. Un tesoro da continuare a preservare, nel tempo e per il tempo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
LANA – Si è svolta il 3 e 4 giugno al Vigilius Mountain resort la sedicesima edizione del Trofeo Schiava dell’Alto Adige, che ha dimostrato ancora una volta la grande versatilità di questo vino. Una competizione pensata da Ulrich Ladurner, Othmar Kiem e Günther Hölzl per “promuovere la Schiava di qualità”.
La giuria di giornalisti, enologi, sommelier ed esperti del mondo del vino ha selezionato le “Schiave dell’anno” tra 93 campioni. La speciale categoria “La Schiava diversa” ha raggruppato i vini di annate più vecchie e quei vini che non entrano nelle caratteristiche delle Doc.
SCHIAVA DELL’ANNO 2019
Categoria “Schiava Classica”
Alto Adige Lago di Caldaro Classico Superiore 2017Alexander 2018 – Nicolussi Leck
Alto Adige Lago di Caldaro Classico Superiore Bischofsleiten 2018 – Castel Sallegg
Alto Adige Meranese 2018 – Innerleiterhof
Alto Adige Schiava Fass Nr. 9 2018 – Cantina Cornaiano
AA Santa Maddalena classico Antheos 2018 – Ansitz Waldgries
AA Santa Maddalena classico 2018 – Fliederhof
AA Santa Maddalena classico 2018 – Cantina Bolzano
Categoria “La Schiava diversa”
AA Santa Maddalena classico Gran Marie 2017 – Fliederhof
Farnatzer Kunstwerk der Natur 2016 – Kränzelhof Graf Pfeil
Una commissione scelta tra semplici appassionati, non professionisti del mondo del vino, ha eletto la Schiava preferito tra quelle premiate dalla giuria. A spuntarla è stato il Santa Maddalena classico Gran Marie 2017 di Fliederhof.
Momento culminante del Trofeo Schiava dell’Alto Adige è stato il Galà della Schiava, che ha rivelato la gran versatilità di questo vino in abbinamento con le prelibatezze dalla cucina capitanata dallo chef Filippo Zoncato.
“La Schiava è un vino della tradizione che oggi è sempre più moderno per le sue caratteristiche di leggerezza e piacevolezza”, ha sottolineato Othmar Kiem, giornalista enogastronomico e organizzatore del Trofeo.
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PREPOTTO – Tredici cantine, 8 annate, 25 etichette. Questi i numeri della degustazione alla cieca organizzata nel weekend dall’Associazione Produttori Schioppetino di Prepotto, che al Castello di Albana ha celebrato il vitigno autoctono friulano, con quella che in gergo tecnico viene definita “verticale orizzontale”.
Un tasting introdotto da Liliana Savioli, coordinatrice regionale della guida Vinibuoni d’Italia e dal wine consultant Paolo Ianna. I vini (vendemmie dalla 2008 alla 2016, esclusa la 2014) hanno rivelato le ottime capacità dello Schioppettino di Prepotto di resistere ad alti livelli nel tempo, soprattutto entro i 5-6 anni dalla vinificazione.
Caratteristiche che rendono grande e unico questo vino, prodotto in una (micro) sottozona di 30 ettari della Doc Friuli Colli Orientali. Un autoctono disponibile in quantità limitate, che ha tutte le carte in regola per entrare nel gotha dell’enologia nazionale e nelle mire dei buyer internazionali più attenti.
Lo Schioppettino di Prepotto sa risultare fresco e beverino, ma anche strutturato e intrigante, coi richiami speziati che lo contraddistinguono nei profumi e nel sapore. Dà il meglio di sé vinificato in purezza e senza un eccessivo affinamento in legno, che tende ad annullare l’unicità varietale e le particolarità del terroir della Valle dello Judrio, costituito da marne che prendono il nome locale di ponka.
Un vitigno ostico e, per certi versi, ancora da scoprire. Fino a ieri, di fatto, non si conoscevano i “genitori” dello Schiopettino di Prepotto. E’ l’agronomo Carlo Petrussi (nella foto) a rivelare la recente scoperta a Campeglio di Faedis, nei pressi di Cividale del Friuli, di un legame genetico tra questa varietà e l’antico vitigno Vulpea, originario della Pannonia.
“Dalle analisi compiute assieme all’Associazione Produttori – spiega Petrussi – abbiamo inoltre scoperto l’esistenza di 13 biotipi di Schioppettino di Prepotto. Il nostro compito sarà quello di ‘mixarli’, per dare vita a una singola barbatella che sintetizzi le caratteristiche dei diversi biotipi del vitigno. Questo significa mettere assieme la storia”.
Una storia, quella dello Schioppettino di Prepotto, che assomiglia tanto a quella del Friuli e dei suoi abitanti. Una terra spesso dimenticata, perché al confine tra l’Occidente e l’Oriente d’Europa. Così come è stato dimenticato per anni lo Schioppettino di Prepotto, recuperato da pochi ma validi (e tenaci) produttori, che incarnano l’immaginario tipo del “friulano”: gente a volte dura, ma dal cuore grande.
Un popolo a cui la storia ha chiesto più volte di rimboccarsi le maniche. Quello che serve anche oggi – e che puntualmente sta avvenendo, anche se con fatica – per sollevare le sorti di un vitigno e di una regione che ha bisogno di gioielli di collina e di terroir, da affiancare alle produzioni intensive di pianura, monopolio degli imbottigliatori.
SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO: I PUNTEGGI
Schioppettino di Prepotto 2016, Grillo Iole: 88/100
Buon apporto di frutto al naso, tendente al maturo ma più che mai composto. Il legno si avverte in termini di tostatura: si integrerà meglio col passare del tempo. In bocca corrispondente, forse un po’ troppo scorrevole se non per il tannino che ne rallenta lo “scivolamento”.
Colpisce per la gran freschezza e per il pregevole allungo su spezia e sale. In definitiva, un vino piacevole ma non piacione: non riesce a tutti. Grillo Iole, alias Anna Muzzolini: 9 ettari complessivi in località Albana, su marne rosse. Diciotto giorni di macerazione, affinamento di 18 mesi.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vigna Lenuzza: 87/100
Spezia e macchia mediterranea sul frutto, al primo naso. In bocca corrispondente, piuttosto lineare. Salino in chiusura, oltre che fruttato. Legno non invasivo. Vigna Lenuzza, produzione certificata bio: blend di tre differenti appezzamenti di Schioppettino di Prepotto. Venti giorni di macerazione, 2 anni di legno grande, americano.
Schioppettino di Prepotto 2016, Marinig Valerio: 84/100
Primo naso su sentori erbacei netti. Corrispondente al palato, che mostra un frutto carente in termini di maturazione. Chiusura su tannino e, nuovamente, richiami verdi. Vino giovane, cui manca però un po’ di polpa a sorreggere le durezze. L’azienda è Marinig Valerio: siamo in centro a Prepotto, su terreni di ponka gialla. Otto giorni di macerazione. Affinamento per 22 mesi in tonneau, seguiti da 12 mesi in bottiglia.
Schioppettino di Prepotto 2016, Pizzulin: 86/100
Prime note di arancia sanguinella, ad affiancare il frutto di bosco. Accenni di zenzero, su una mora selvatica netta. In bocca buona corrispondenza. Quel che manca è un po’ di struttura. Tannino in chiusura, levigato.
Vino piuttosto semplice, pensato per una pronta beva. Pizzulin si trova in centro a Prepotto: 24 mesi in tonneau misti (nuovi e usati), più 6 mesi di bottiglia, prima della commercializzazione.
Schioppettino di Prepotto 2016, Ronco dei Pini: 86/100
Primo naso di vaniglia, cui fa eco il frutto e la macchia mediterranea. In bocca corrispondente, con buon apporto salino. Bella chiusura lunga, tra spezia, frutto e sale. Vino giovane ma già godibile. Venti giorni di fermentazione per le uve di questa etichetta, cui fanno seguito 18 mesi in barrique.
Schioppettino di Prepotto 2016, Stanig: 86/100
Bella speziatura, bel frutto e sottofondo terroso. Piuttosto semplice e lineare al palato. Allungo su frutto e leggero sale, nonché su una nota piccante e fresca. Con i due fratelli Stanig siamo ad Albana, su marne rosse. Venti giorni di macerazione, 18 mesi affinamento in legni usati.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vigna Petrussa: 85/100
Tra i vini più verticali della degustazione. Parte salina in grandissima evidenza, sul frutto. Il tannino, tuttavia, è levigato: timido ma presente, in fase di completa integrazione. Vigna Petrussa ha il volto di Hilde Petrussa, prima presidentessa dell’Associazione produttori Schioppettino di Prepotto. La cantina è nella frazione di Albana. Lunga macerazione e affinamento di 24 mesi per quest’etichetta.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vie d’Alt: 82/100
Nota erbacea netta al naso, a sovrastare il frutto. In bocca il vino è slegato, pur mostrando tutte le componenti tipiche del vitigno: da attendere e riassaggiare. Vie d’Alt, 18 ettari complessivi nei pressi di Albana (2 di Schioppettino). Il titolare è Bruno Venica, coadiuvato dalle tre figlie.
Schioppettino di Prepotto 2016, Colli di Poianis: 83/100
Troppo legno, su un naso nemmeno troppo pulito. In bocca tannino, spezia e sale, su un frutto che si rivela più preciso es espressivo che al naso. Colli di Poianis, vicino Croaretto. Primi filari piantati nel 1991.
Schioppettino di Prepotto 2015, Antico Broilo: 89/100
Tra i vini più completi in degustazione. C’è il frutto, c’è la spezia, c’è la mineralità. C’è il tannino, giovane e in fase di integrazione. Davvero una bella etichetta questa di Antico Broilo, che lavora da sempre in “agricoltura ecocompatibile” (bio certificato da qualche mese).
Nessun controllo della temperatura e lieviti indigeni per la fermentazione. Affinamento di 23 mesi in barrique usate (dal secondo al quarto passaggio). Sei ettari complessivi, di cui 2 a Schioppettino di Prepotto. Avanti così.
Schioppettino di Prepotto 2015, La Buse dal Lof: 86/100
Legno piuttosto ingombrante al naso, connotato da ricordi di caramellina mou che si ritrovano anche al palato. Qui un tannino vivo accompagna frutto e spezia. Vino giovane, ma con ottime prospettive di migliorare in vetro.
La Buse Dal Lof., ovvero “la tana del lupo”. Qui, secondo le storie di paese, viveva il misantropo Toni Lof, ovvero Tony il Lupo. Trentacinque ettari di proprietà, di cui 25 a vigneto (4 di Schioppettino). Affinamento di 18 mesi in barrique (secondo e terzo passaggio) e giro in tonneau, prima della commercializzazione.
Schioppettino di Prepotto 2015, RoncSoreli: 91/100
Naso particolarmente intenso, spinto su da una spezia intrigante, tattile. Nota netta affumicata, che ricorda la brace. In bocca è serioso, elegantissimo il tannino, austero quanto basta per non sembrare scorbutico. Frutto croccante, molto preciso. Vino da attendere ancora, ma di grandissima prospettiva.
Con Roncsoreli siamo a Sud della Denominazione, nella parte più fredda. Flavio Schiratti alleva 42 ettari, acquistati nel 2008. Viti impiantate dal 2002 al 2004, su 3 porzioni di collina. Cinque gli ettari di Schioppettino di Prepotto.
Schioppettino di Prepotto 2015, Vigna Traverso: 89/100
Mora selvatica netta al naso, oltre a richiami floreali. Tra i “nasi” più semplici e lineari in quanto a frutto. In bocca tutta la riconoscibilità del vitigno, con la sua spezia che ricorda tanto il pepe verde. Allungo su frutto e sale leggero. Vigna Traverso. A nord dopo paese. Macerazione di dieci giorni, 12 mesi barrique.
Giancarlo Traverso è arrivato qui nel 1998, spinto dal suo amore per i vini del Friuli. Oggi è il figlio Stefano a condurre l’azienda. Sei ettari iniziali, ora circa 20. L’idea era quella di estirpare lo Schioppettino. Negli ultimi 6, 7 anni è diventato invece il vino di punta. Quando si dice la Provvidenza.
Schioppettino di Prepotto 2013, Colli di Poianis: 86/100
Legno netto, vaniglia e fondi di caffè. Anche al palato sentori dettati dall’affinamento, in questo caso però affiancati da un bel frutto, preciso, che accompagna il sorso fino alla chiusura. Manca lo sprint, l’emozione.
Schioppettino di Prepotto 2013, Vie d’Alt: 83/100
Vino piuttosto scomposto, sia al naso che al palato. Il campione in degustazione non ha retto a dovere la prova del tempo.
Schioppettino di Prepotto 2012, Ronco dei Pini: 84/100
Naso pulito, tipico. Scivola via velocissimo, però, al palato. Ha tutto, ma è cortissimo, semplice, in fase scollinante.
Schioppettino di Prepotto 2011, Vigna Petrussa: 85/100
Altro campione in cui il vitigno è in primo piano, ma il vino è in fase calante. C’è la spezia, c’è il frutto. Manca la struttura.
Schioppettino di Prepotto 2011, Marinig Valerio: 89/100
Naso intrigante e complesso. In bocca conserva un’ottima freschezza e salinità. Lunghissimo il retro olfattivo, su spezia e frutto. Campione che unisce la grande riconoscibilità del vitigno alla capacità di superare la prova del tempo.
Schioppettino di Prepotto 2011, Stanig: 90/100
Speziatura in gran evidenza, con richiami di macchia mediterranea (origano più che rosmarino) ed erba appena sfalciata. In bocca gran eleganza e bevibilità.
Merito della succosità del frutto, ma anche della dolcezza dei tannini. Al contempo, il nettare conserva un gran freschezza al palato. Bel gioco tra frutto e sale, in una chiusura lunghissima.
Schioppettino di Prepotto Riserva 2010, Antico Broilo: 86/100
Spezia e legno, al naso. Anche qui erba sfalciata e frutto di bosco. Alcol un po’ troppo in evidenza al palato: di conseguenza, il nettare paga in termini di freschezza. La cantina è migliorata nettamente negli anni successivi.
Schioppettino di Prepotto 2010, Pizzulin: 86/100
Vino servito in Magnum. Il nettare è vivo, fresco, speziatura chiara, riconoscibile. Tannino vivo, ma poca polpa.
Schioppettino di Prepotto 2010, Vigna Lenuzza: 84/100
Naso e bocca stanchi, non pulitissimi.
Schioppettino di Prepotto 2009, Grillo Iole: 85/100
Naso stanco. Rimedia un palato più vivo, fresco e salino.
Schioppettino di Prepotto 2009, Vigna Traverso: 83/100
Siamo all’inizio della storia di questa famiglia venuta dal Veneto. La cantina ha fatto un salto di qualità impressionante negli ultimi anni, considerando questo assaggio.
Schioppettino di Prepotto Riserva 2008 RoncSoreli: 88/100
Vino che dimostra qual è l’azienda del territorio di Prepotto che è capace di offrire garanzie assolute, in termini di continuità e abilità nel “maneggiare” lo Schioppettino. Frutto presente al naso e al palato, corrispondente e vivo.
Al palato, in particolare, sfodera una buona salinità che chiama il sorso successivo. Colpisce la precisione e pulizia del frutto, oltre all’uso sapiente del legno. Chapeau.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
CEMBRA LISIGNANO – Ci vogliono solo una manciata di minuti, dirigendosi a nord est di Trento, per immergersi in un territorio ancora poco conosciuto ma davvero suggestivo, caratterizzato da vigneti costruiti su arditi terrazzamenti sorretti da oltre 700 km di muretti a secco, riconosciuti dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.
È la Valle di Cembra che, tra i suoi vigneti eroici, ospiterà presto la XXXII edizione della Rassegna Interazionale “Müller Thurgau: vino di Montagna“, in programma dal 4 al 7 luglio. Qui, grazie a terreni porfirici e una forte escursione termica, ha trovato il suo terreno di elezione il Müller Thurgau, vitigno nato a fine 800 per mano del Prof. Hermann Müller.
Un’eccellenza che, dagli anni ’80, viene celebrata dalla Rassegna, entrata di diritto nel calendario delle manifestazioni enologiche denominate #trentinowinefest, coordinate dalla Strada del Vino e dei Sapori del Trentino.
IL PROGRAMMA
Davvero ricco il programma di iniziative pensate e organizzate dal Comitato Mostra composto da giovani volontari mossi dalla volontà di raccontare e valorizzare il proprio territorio.
Nel corso della quattro giorni il pubblico potrà accedere a degustazioni libere dei numerosi Müller Thurgau messi a disposizione dalle cantine aderenti, presso le eleganti sale di Palazzo Maffei, ma anche partecipare a diversi incontri di approfondimento, come la comparativa tra vini locali e prodotti enologici della zona dell’Etna o la degustazione di grappa di Müller Thurgau organizzata dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino.
Tra i momenti più attesi, la premiazione dei vini vincitori del XVI Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, nato per mettere a confronto le produzioni dell’area alpina, italiane e non. L’appuntamento assume ancora più rilevanza se si considera che si tratta della più antica competizione a livello internazionale dedicata a questo particolare vitigno.
Ad assegnare i punteggi, giovedì 28 giugno, una commissione di qualità composta da 18 membri suddivisi in enologi, degustatori – in rappresentanza delle diverse associazioni di sommelier presenti, ovvero ASPI, AIS, FIS e ONAV – e giornalisti della stampa di settore (tra cui anche noi di WineMag.it), attraverso degustazioni alla cieca in cui ogni vino viene analizzato nel suo complesso, prendendo in considerazione vista, olfatto, gusto e gusto-olfatto.
Tante le iniziative collaterali, tra trekking guidati e folclore, ma anche un percorso di avvicinamento al mondo della degustazione con assaggio di marmellate, confetture, succhi organizzato dalla Federazione Italiana Sommelier Trentino Alto Adige.
E, per gustare questo incredibile prodotto anche al di fuori di questo specifico territorio, come ogni anno la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino arricchisce la manifestazione con A tutto Müller, ricco calendario di iniziative a tema in programma dal 27 giugno al 7 luglio su tutto il territorio di competenza dell’Associazione, dal Garda alle Dolomiti.
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BREGANZE – La Strada del Torcolato e dei vini di Breganze si prepara per la dodicesima edizione della Vespaiolona. La notte bianca e rossa, organizzata in collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Doc Breganze, torna venerdì 21 giugno e coinvolge quest’anno 12 cantine del territorio breganzese.
Si tratta di Cà Biasi, Cantina Beato Bartolomeo, Col Dovigo, Firmino Miotti, IoMazzucato, La Costa, Le Colline di Vitacchio, Le Vigne di Roberto, Maculan, Transit Farm, Vigneti dell’Astico e Vitacchio Emilio. Qui si potranno degustare i vini della D.O.C. Breganze come l’autoctonono Vespaiolo, nella sua declinazione ferma e spumantizzata, il vino passito Torcolato o i rossi bordolesi.
IL PROGRAMMA
A partire dalle 19.30 di venerdì fino alle 2.00 di sabato ci saranno inoltre spettacoli di intrattenimento in tutte le aziende, oltre a ricche proposte gastronomiche in abbinamento ai calici.
Da Vitacchio Emilio si potranno trovare lo spiedo di quaglie della Confraternita della Quaglia di Levà e un piatto tipico con soppressa artigianale e formaggi di montagna, mentre da Firmino Miotti ci sarà Bamburger con hamburger di carne, vegetariani e vegani con ingredienti freschi del territorio e golosi dolci al Vespaiolo e al Torcolato.
Da Transit Farm si assaggeranno invece i piatti di Shelter, che preparerà gnocchi pomodoro e burrata e ragù del cortile, hamburger di scottona e vegetariani, arancini e arrosticini mentre a La Costa saranno serviti ravioli ripieni di baccalà e olive nere, roast beef di manzo con verdure saltate e il gelato artigianale di Emè.
Si passa quindi a Le Vigne di Roberto, con la tartare di Angus e la tagliata di bisteccona delle Macellerie del Gusto Da Renato di Schio e Malo, fino al piatto rustico e alle patate al salto proposti da Cà Biasi e ai piatti di Col Dovigo, con pizza gourmet, spiedo al cartoccio, risotto con porcini e formaggio castelgrotta e frittelle di mele come dessert.
Appuntamento da Maculan per assaggiare invece lo gnocco fritto del ristorante Fuori Modena, mentre nella vicina Piazza Mazzini ci saranno burritos di carne e verdure e code di gambero fritte a cura di Osteria Bell Tower e Non Solo Pane, in abbinamento ai vini dei Vigneti dell’Astico.
Alcune cantine avranno invece come proposte piatti a base di pesce: alla Cantina Beato Bartolomeo la Pro Loco di Bolzano Vicentino preparerà frittura di avannotti con crema di mais e avannotti in saor su letto di misticanza.
IoMazzucato proporrà perle di stoccafisso con dadini di polenta fritta e coni ai sapori del territorio, a cura della Pro Loco Sandrigo mentre a Le Colline di Vitacchio si potranno assaggiare la frittura mista di pesce, le linguine ai frutti di mare e le cozze saltate a cura del Comitato Festeggiamenti di Maragnole.
Il programma completo della Vespaiolona è disponibile sul sito www.stradadeltorcolato.it e www.breganzedoc.it Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’Associazione Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze allo 0445 300595 o 333 1938773 o tramite email stradadeltorcolato@gmail.com
I BIGLIETTI
A partire dalle ore 18.00 di martedì 4 giugno saranno aperte le prevendite online sul sito www.vespaiolona.it per acquistare i kit pass Vespaiolona. Il costo per ciascun pacchetto è di 26 euro e comprende il pass, il trasporto in autobus tra le diverse cantine.
Incluso nel ticket anche il calice, la tracolla portabicchiere targata Vespaiolona 2019 e sei assaggi dei vini della Doc Breganze. Ogni partecipante potrà acquistare online un massimo di 6 ingressi e le vendite rimarranno aperte fino all’esaurimento dei 4500 disponibili. L’accesso alle cantine sarà consentito solo ai partecipanti muniti di kit.
INFO IN BREVE Vespaiolona 2019
Quando: venerdì 21 giugno 2019
Dove: Cantine della DOC Breganze (VI)
Orario: dalle 19.30 di venerdì 21 alle 02.00 di sabato 22 giugno
Parcheggio: gratuito
Costo: 26€ comprensivo di bus navetta per le cantine, bicchiere, tracolla portabicchiere, pass e sei assaggi di vino DOC Breganze. Non verranno somministrati alcolici ai minori di 18 anni, per i quali non è richiesto l’acquisto del kit-pass
Acquisto Kit Pass: prevendite online dal 4 giugno su www.vespaiolona.it. Qualora i 4500 Kit-Pass Vespaiolona 2019 non venissero venduti tutti in modalità online, i rimanenti potranno essere acquistati direttamente presso la sede della Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze in Piazza Mazzini 18, sala conferenze dell’U. M. Astico, a partire da lunedì 17 giugno fino a venerdì 21 giugno 2019 negli orari 11.00-13.00 e 16.00-19.00.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
LIGNANO SABBIADORO – Due weekend da non perdere a Lignano Sabbiadoro. Sono quelli del 14-16 giugno e del 21-23 giugno. Il primo vedrà andare in scena Easy Fish 2019, Festival del Pesce dell’Alto Adriatico.
Il secondo porterà in Friuli Venezia Giulia la seconda tappa di WineAround, festival itinerante dedicato al vino, alla birra e alla cultura del buon cibo che prenderà avvio il 7 e 8 giugno a Vallecrosia, in Liguria.
L’intento di questi due eventi d’autore – spiegano gli organizzatori – è quello di stabilire un contatto autentico tra visitatori, produttori, chef stellati ed esperti, mettendo anche in luce le tipicità della riviera, parte della Strada del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia, e il patrimonio di umanità di cui sono espressione.
Un patrimonio rimasto vivo e capace di testimoniare attraverso attività come la pesca, l’itticoltura, l’enologia e l’agricoltura la generosità di una regione che si estende dalle Alpi alla parte più a nord dell’Adriatico”.
EASY FISH 2019 Easy Fish si terrà a Terrazza a Mare e sul Lungomare Trieste. Protagonista, come recita il nome dell’evento sarà il pesce dell’Alto Adriatico. Sarà raccontato, cucinato e proposto in tutte le sue forme. Gli ospiti, in rappresentanza del Friuli Venezia Giulia, saranno Emanuele Scarello e Andrea Canton, accanto a Giancarlo Perbellini e Bobo Cerea.
Per Easy Fish arriveranno a Lignano Sabbiadoro Federico Quaranta, conduttore di Linea Verde; gli chef David Polvedilla, Roberto Valbuzzi, Diego Bongiovanni e il pluripremiato bartender Bruno Vanzan. Ci sarà anche Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose.
I piatti a base di pesce sono realizzati con il pescato di valle della laguna di Marano, tra i quali fasolari, cefali, orate, branzini e anguille. Prelibatezze che si sposano perfettamente con i vini della vicina Doc Friuli Latisana: Friulano, Malvasia, Chardonnay, Pinot Grigio, Cabernet Sauvignon, Refosco.
WINEAROUND WineAround prenderà il via una settimana dopo Easy Fish, al Parco del Mare di Lignano Pineta. L’evento riunirà eccellenze vitivinicole e birre artigianali della provincia di Udine e di quelle limitrofe, nonché una selezione di realtà nazionali a cura della guida Vinibuoni d’Italia.
Molto ricca anche l’offerta di gastronomia e ristorazione, con protagonisti i prodotti e le ricette friulane. Il 21 giugno l’evento sarà aperto, a partire dalle 17.00, dalla serata Sparkling Fever, dedicata interamente alla spumantistica di qualità italiana che accompagnerà i piatti dei ristoranti Granseola e BBQ e di un’enoteca locale. Uno spazio speciale, il 22 e il 23 giugno, sarà dedicato ai vitigni tipici del Friuli Venezia Giulia.
Un vero e proprio tour tra i vini friulani, attraverso le espressioni di numerose cantine proposte da Giovanni Munisso, tecnologo alimentare e divulgatore enologico. Il 22 e il 23 giugno saranno dedicati alle degustazioni di oltre 500 etichette di vini locali e nazionali, di birre artigianali e di eccellenze gastronomiche.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
VERONA – Domenica 2 giugno Veronafiere diventa il Villaggio del Giro per l’ultima tappa dell’edizione 2019 del Giro d’Italia, e al via della cronometro finale della “corsa rosa” ci sarà anche il Chiaretto di Bardolino, vino “rosa” per eccellenza che con i suoi dieci milioni di bottiglie è leader della produzione dei vini rosa doc.
La frazione a cronometro che decreterà il vincitore del Giro si articolerà sul Circuito delle Torricelle (lo stesso tracciato dei Mondiali), con arrivo in Arena e partenza proprio dalla Fiera, dove, nello stand del Consorzio di Tutela sarà possibile degustare il Chiaretto dalle 10.20 del mattino, fino alle 17.30.
“Abbiamo accolto con estremo piacere l’invito di Veronafiere ad essere presenti a questo straordinario appuntamento sportivo perché avremo l’occasione di presentare il nostro vino rosa, il Chiaretto, nel contesto rosa per antonomasia del panorama ciclistico” ha spiegato il presidente del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, Franco Cristoforetti, che è anche alla guida di Rosautoctono, l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano recentemente costituito all’ultima edizione di Vinitaly.
LA “VOLATA” DEL CHIARETTO
Ottimo sviluppo per il Chiaretto (qui i migliori assaggi dell’anteprima 2018) . Ad aprile le bottiglie commercializzate superavano già i 3,3 milioni, con una crescita del 6% sullo stesso periodo dell’anno precedente, e questo nonostante un andamento climatico che permaneva d’impronta più invernale che primaverile.
“Crescere in un contesto meteo del genere – ha osservato Cristoforetti – conferma che il Chiaretto, certamente protagonista assoluto dell’estate, è ormai presente nei calici degli appassionati di vino in qualunque periodo dell’anno. Del resto, le vendite continuano a incrementarsi: dagli 8 milioni di bottiglie di Chiaretto del 2013 siamo saliti ai 10 milioni del 2018 e con il 2019 potremmo segnare un nuovo record. La Rosé Revolution che abbiamo intrapreso nel 2014 sta dando ottimi frutti: il colore rosa chiaro del vino, perfettamente coerente con le caratteristiche della nostra uva fondamentale, la Corvina Veronese, piace sempre di più sia in Italia che all’estero, con una crescita consistente sui nuovi mercati costituiti soprattutto dagli Stati Uniti, dalla Scandinavia e dal Canada.”
IL CONSORZIO DI TUTELA DEL CHIARETTO E DEL BARDOLINO Nato nel 1969, un anno dopo la nascita della Doc, il Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino è stato uno dei primi Consorzi attivi in Italia. Con una rappresentatività del 92% della produzione totale ha ottenuto, dal Ministero delle Politiche Agricole anche la funzione erga omnes sulle denominazioni.
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PIACENZA – Ci sarà anche un incontro dedicato a una delle migliori espressioni della Malvasia in Italia, la Malvasia di Candia, al Gola Gola Festival 2019, in programma dal 7 al 9 giugno a Piacenza. Proprio il piacentino, infatti, è una delle case elettive del vitigno aromatico.
L’appuntamento è per venerdì 7 giugno, alle ore 21 in Piazza Cavalli. Al Palazzo Gotico andrà in scena “Malvasie o Marvàsie? Meglio la Candia di Piacenza. Trilogia di gusto in assaggio”. Un convegno utile a comprendere l’intricato intreccio tra la città dell’Emilia e questo vitigno, che dà vita a un vino dolce e sontuoso. La Malvasia di Candia, non una Malvasia qualsiasi.
Al contempo, per la prima volta in Italia, Gola Gola Festival 2019 ospita una degustazione guidata di sale italiano, di miniera e di mare, e anche dall’estero. Sabato 8 giugno, dalle ore 19 in Piazza del Duomo, si parlerà de “La via del sale a Piacenza: non tutti i sali sono uguali. Prima degustazione in abbinamento”.
Ne scopriremo delle belle – assicurano gli organizzatori -. Per legge il sale deve essere purissimo, non è un prodotto esoterico e da favola. Ha grandi funzioni terapeutiche, migliora la pelle, ne abbiamo bisogno quotidianamente, ma è anche pericoloso dosato male”.
Il sale arriva a Piacenza tramite gli antichi percorsi dei pellegrini e dei viandanti (dallo Staffora alla Cisa) che si spostavano dal nord verso Roma, verso Gerusalemme.
Dopo essere giunto al porto fluviale del Po, sbarca sui banchi del mercato di Piacenza da Genua e da Luni, all’epoca due potenti città, di cultura e di commercio.
Il sale è fondamentale per la conservazione del cibo. Senza sale non avremmo la Coppa, la Pancetta, il Salame, il Grana, il Bacalà, la Saracca piacentina. Ma il sale è anche condimento di piatti e da sapore.
E non è vero che tutti i sali sono uguali. Non è vero che “quanto basta” sia la dose giusta nelle ricette. C’è il sale giusto per la carne, per il pesce, per cuocere la pasta, per le verdure cotte e quelle fresche, per quelle a foglia o da tubero, da mettere a freddo o a caldo.
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TRENTO – Il fascino senza tempo dei castelli del Trentino, la suggestione romantica della luce che lentamente si smorza all’imbrunire, la golosa tentazione di un aperitivo gourmet a base di eccellenze del territorio, accompagnato da vini e da grappe trentini di grande qualità: come non farsi tentare da Castelli DiVini 2019, la rassegna di successo che la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino propone per il quinto anno consecutivo.
Ancora una volta, l’appuntamento per appassionati e curiosi, all’ombra di antiche mura custodi di secoli di storia, è fissato per gli ultimi venerdì dei mesi estivi. La prima data da segnare sul calendario è quella di venerdì 28 giugno, presso il medievale Castello di Segonzano, i cui maestosi ruderi merlati spuntano da uno sperone roccioso che domina la Valle di Cembra.
Il secondo appuntamento è fissato per il 26 luglio: la location prescelta è quella di Castel Restor, con la sua caratteristica torre duecentesca, a Comano Terme. Gran finale il 30 agosto al Castello di Avio, tra i più noti ed antichi monumenti fortificati del Trentino, oggi patrimonio del Fondo Ambiente Italiano.
I tre eventi saranno accompagnati dalle note eseguite dal nuovo Ensemble di Trento guidato dal Maestro Lorenzo Bertoldi: un tocco di magia in più per ingentilire ulteriormente queste emozionanti serate.
Ai tre aperitivi non mancheranno naturalmente diversi produttori in rappresentanza delle varie zone della Provincia, testimonial e storyteller perfetti delle loro specialità: dai salumi ai formaggi, dai prodotti ittici al pane a lievitazione naturale, dalle confetture al miele, dai vini ai distillati.
Gli incontri si svolgeranno dalle ore 18.30 in poi. La quota di partecipazione, fissata a un costo di 18 euro, comprende la visita al castello, la degustazione e il concerto. Il numero dei partecipanti è limitato, per cui si consiglia di prenotare contattando il numero 0461.921863 o scrivendo a info@stradavinotrentino.com.
Castelli DiVini fa parte del calendario di manifestazioni enologiche provinciali denominato #trentinowinefest ed è organizzata con il supporto de La Trentina, della Comunità della Vallagarina e del BIM Sarca.
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ROMA – Prende il via lunedì 3 giugno la Roma Wine & Food Week, il fuorisalone di Vinòforum che andrà avanti fino a domenica 9, con oltre 200 appuntamenti in programma in tutta la Capitale.
Per una settimana la Città Eterna si trasformerà in un gigantesco hub del gusto, con degustazioni guidate, banchi d’assaggio, incontri culturali, eventi lancio nuovi prodotti e molto altro ancora. Ad essere coinvolte saranno decine di enoteche, wine bar, ristoranti, botteghe, shop, teatri, musei e gallerie d’arte, librerie e boutique, in centro e nelle periferie.
L’obiettivo è quello di animare tutti i rioni dell’Urbe, coinvolgendo romani e turisti amanti del vino e del cibo di qualità. Per questo, Vinòforum ha stretto una partnership anche con Balduina’S, rete di cittadini e di imprese di quartiere e che proprio nel rione Balduina ha coinvolto un grande numero di attività che apriranno le porte a degustazioni d’eccellenza.
Con la Roma Wine & Food Week – sottolinea Emiliano De Venuti, Ceo di Vinòforum – vogliamo davvero coinvolgere in un clima di festa a tema enogastronomico l’intera città, senza esclusione di quartiere.
Il fuorisalone di Vinòforum nasce con un duplice obiettivo, da un lato rafforzare i rapporti tra le aziende partecipanti alla manifestazione e gli operatori commerciali, dall’altro promuovere le nostre eccellenze creando consapevolezza nel consumatore”.
GLI APPUNTAMENTI
I wine e food lover quindi avranno l’imbarazzo della scelta, potendo attingere da un calendario ricchissimo. Durante la giornata inaugurale del fuorisalone ad esempio, lunedì 3 giugno, nell’Enoteca dei Principi focus sull’Azienda Agricola Giovanni Rosso, storica realtà delle Langhe.
Mercoledì 5, presso la galleria d’arte La Tartaruga, in scena “La cultura del vino nelle botteghe storiche di via Crispi e via Sistina”, in compagnia dei vini della cantina Ricci Curbastro. Lo stesso giorno, nella libreria Libraccio, si terrà, in collaborazione con Rizeri Azienda Agricola di Diano d’Alba, la presentazione del romanzo “Ti rubo la vita”, di Cinzia Leone.
Venerdì 8 in molti ristoranti ci saranno speciali menu con abbinamento vini, tra le “accoppiate”, solo per citarne alcune, il ristorante Osteria 140 e la cantina Jacquesson, Acciuga e Duca di Salaparuta.
Sul sito www.romawinefoodweek.it è possibile consultare l’elenco completo degli appuntamenti, scegliere i propri eventi preferiti e richiedere la Wine&Food Lover Card, per ricevere speciali promozioni e rimanere sempre aggiornato su tutte le novità di Vinòforum e del suo fuorisalone.
VINÒFORUM ALLA 16a EDIZIONE Il fuorisalone della Roma Wine & Food Week scalderà i motori dell’edizione numero 16 di Vinòforum – Lo Spazio del Gusto, storica manifestazione dedicata alla promozione dell’eccellenza enogastronomica, in programma a Roma da venerdì 14 a domenica 23 giugno 2019, per la prima volta all’interno di uno spazio di oltre 12.000 mq nel verde del Parco Tor di Quinto (a solo pochi passi da Ponte Milvio).
In prima linea chiaramente le circa 500 cantine vitivinicole provenienti dall’Italia e dal Mondo, con un totale di oltre 2.500 etichette disponibili in degustazione. Decine gli incontri per appassionati e operatori del settore, che vedranno coinvolti tutti i protagonisti dell’universo wine&food.
Tra le varie iniziative non mancheranno, reduci dall’enorme successo delle scorse edizioni, le cene che vedranno grandi chef e maestri pizzaioli, provenienti da ogni angolo della Penisola, esibirsi in speciali menu a quattro mani.
Queste le coppie pronte ad aprire le porte di un ristorante sui generis: il giovane Raffaele Galasso de Le Due Torri (Caserta) e Salvatore Grasso, pizzaiolo della storica insegna Gorizia 1916 (Napoli); Elpidio Capasso del Rama Beach (Napoli) e Petra Antolini di Casa Petra (Verona).
E ancora: Antonio Madonna di Aqua by Lexus (Roma) e il maestro Enzo Coccia de La Notizia (Napoli); Federico Ferrari di Mirepuà (Alessandria) e Massimo Giovannini di Apogeo (Lucca); Giuseppe Milana di Umami (Roma) e Luigi Cippitelli della pizzeria Cippitelli (Napoli); Salvatore Avallone di Cetaria (Salerno) e Carmine Donzetti di Pizza e Fritti (Napoli).
Presenti anche Manuele Croce di Osteria Siciliana (Roma) e Pier Daniele Seu, di Seu Illuminati (Roma); Danilo Magurno di Verace (Fiumicino) e Marco Quintili de I Quintili (Roma); Fabrizio Sepe de Le Tre Zucche (Roma) e Gianfranco Iervolino, della pizzeria 450 gradi (Napoli). Per ogni cena, tre portate all’insegna della fantasia, della contaminazione e del divertimento.
A completare il quadro, gli abbinamenti con i vini di alcune delle più note aziende italiane, come Fattoria Pagano, Cavit, Cantina Frescobaldi, Vestini Campagnano, Fabbrica Pienza, Donnafugata, Mossi 1558.
La pizza è un fenomeno mondiale – spiega ancora Emiliano De Venuti – un’icona del made in Italy che continua a rappresentare l’essenza del cibo pop per antonomasia, ma che allo stesso tempo è protagonista, a partire dal nostro Paese, di un processo rivoluzionario all’insegna della qualità e del buon gusto.
“Per questo . conclude il Ceo di Vinòforum – abbiamo deciso di dare alla pizza ampio spazio all’interno delle ultime edizioni. Quello delle cene a quattro mani si è dimostrato un format quanto mai azzeccato, capace di sollecitare al contempo l’estro degli chef e la voglia di sorprendere dei pizzaioli. E come sempre, le cantine si sono mostrate compagne perfette di questo viaggio nel gusto”.
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MILANO – E’ stata presentata oggi l’edizione 2019 di Simei, il salone leader a livello internazionale delle tecnologie per l’enologia e l’imbottigliamento che si terrà a Milano Fiera – Rho dal 19 al 22 Novembre, nel segno della parola d’ordine “incoming“.
Sono infatti oltre 400 i buyer già confermati provenienti da tutto il mondo che, per la prima volta, avranno a disposizione una piattaforma tecnologica online attraverso la quale potranno iscriversi e prendere appuntamenti diretti con espositori e ospiti per vivere al meglio e in modo efficace la visita.
Un’edizione, quella di Simei 2019, che confermerà la presenza dei migliori operatori e che si proporrà come luogo privilegiato di networking dove confrontarsi sui grandi temi del settore e valorizzare così le innovazioni proposte dall’industria.
Inoltre, pur mantenendo la propria verticalità sul mondo del vino, Simei si apre in maniera organica e strutturata a filiere affini come l’olio, le birre e il vasto mondo degli Spirits. Segmenti che, con l’enologia, condividono sempre di più processi, pratiche produttive e, quindi, tecnologie e accessori.
Tra i temi principali dell’edizione 2019 quello dedicato al design e all’architettura, espresso dalla presenza del celebre architetto francese Olivier Chadebost, creatore di progetti di cantine iconiche del calibro di Chateau d’Yquem e di Cheval Blanc, che approderà al Simei 2019 per presentare, in due importanti conferenze, le nuove tendenze del design legate al mondo del vino.
Firmato Chadebost sarà anche l’esclusivissimo WineBar all’interno della Fiera: un’esperienza sensoriale in un ambiente che rispecchia a fondo la personalità dell’archistar e la sua filosofia.
La 28esima edizione di SIMEI – commenta Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini – sarà davvero unica nel suo genere. La macchina organizzativa da oltre un anno si sta muovendo per dare vita ad un evento che non solo si confermerà catalizzatore per tutti i migliori produttori della tecnologia dedicata al mondo del vino”.
“Si preannuncia sempre più uno spazio d’incontro e confronto tra gli operatori del settore vitivinicolo e le aziende produttrici di macchine e prodotti per l’enologia e il beverage – aggiunge Castelletti – grazie ad una serie di appuntamenti e ospiti internazionali che andranno ad affrontare, attraverso convegni e dibattiti, i nodi centrali del nostro settore, anticipando come sempre tendenze e soluzioni”.
IL SIMPOSIO SUL LEGNO IN ENOLOGIA
In occasione di Simei 2019, sarà inoltre organizzato il primo Simposio Internazionale sull’utilizzo del legno in enologia, che metterà a confronto alcuni tra i principali produttori vitivinicoli mondiali sulle modalità di utilizzo di questo prezioso materiale per l’affinamento del vino e sulle prospettive di sviluppo in campo enologico.
Si rifletterà, con il supporto di giornalisti specializzati italiani e stranieri, su come è evoluto il gusto del vino nei diversi mercati del mondo rispetto al “legno” e quali sono le dinamiche evolutive di una pratica enologica che rimane, per molti versi, alla base di un percepito di eccellenza qualitativa.
Altro appuntamento in esclusiva sarà la prima Conferenza internazionale de “Le donne del vino” che da tutto il mondo arriveranno al Simei per presentare le loro attività: una partecipazione internazionale che contribuirà a costruire un dibattito “globale”, trasformando così la vetrina espositiva in un grande palcoscenico.
E ancora a Simei 2019: il confronto sul packaging e il visual design dell’olio extra vergine d’oliva tra i due principali paesi produttori al mondo con l’italiano Luigi Caricato e lo spagnolo Juan A. Peñamil, panel dedicati al mondo degli spumanti e dello champagne e di quale sarà il futuro di questi prodotti rispetto ai cambiamenti climatici e, infine, un programma di incontri sulla formazione e aggiornamento in tema di ricerca enologica.
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LICATA – Si svolgerà dal 2 al 4 Ottobre 2019, a Licata, sulle coste meridionali della Sicilia, ‘Nnumari’, evento ideato da Pino Cuttaia, chef bistellato del ristorante La Madia.
Per tre giorni, cuochi, giornalisti, economisti, pescatori, allevatori, agricoltori, produttori, artigiani, pescatori, imprenditori, artisti e comunicatori saranno chiamati a raccolta per riflettere sulla sostenibilità della filiera nel Mediterraneo e costruire insieme modelli di sviluppo sociali e ambientali replicabili e condivisi.
“Durante il percorso della mia carriera ho capito come la Sicilia, il mio territorio, sia il frutto delle contaminazioni dei popoli che hanno vissuto in questa terra. L’arte culinaria del mio territorio non è altro che il frutto di queste diverse esperienze”, ha spiegato Pino Cuttaia.
Mi sono accorto che i miei gesti sono simili ai gesti di altri cuochi e i miei viaggi mi hanno portato a capire che il territorio sul quale insisto ogni giorno è simile in tutti i Paesi del Mediterraneo con la sola differenza del microclima, della stagionalità, degli usi e dei costumi di ognuno di essi
E così ho capito che è arrivato il momento di realizzare un convivio che ho voluto intitolare ‘nnumari’, nel mare, in cui alla stessa tavola ci si confronta su come ogni cuoco di ogni Paese del Mediterraneo lavora la stessa materia prima, come lo stesso cuoco riscontri problematiche simili e come abbia già analizzato quel problema e trovato una soluzione, coinvolgendo tutta la filiera.
E non solo, ma anche altri interlocutori per far diventare quel convivio un pensatoio aperto ad artisti, comunicatori, economi, imprenditori. Siamo parte del Mediterraneo e viviamo tutti in terre unite dal mare; abbiamo tutti problemi in comune e abbiamo il dovere di trovare soluzioni, insieme con l’unico scopo di studiare modelli comuni di sviluppo economici, sociali, ambientali sostenibili”.
PINO CUTTAIA Qinquant’anni (più uno), tre figli. Pino Cuttaia ha aperto la Madia a Licata insieme alla moglie Loredana nel 2000. Qui ha ottenuto la prima stella Michelin nel 2006 e la seconda nel 2009. Ha vissuto a Torino, dove ha studiato e lavorato in fabbrica dilettandosi in cucina. Un hobby diventato un lavoro.
Dopo lunghi soggiorni nelle cucine di noti ristoranti del Nord torna in Sicilia dove con le esperienze maturate e con gli ingredienti e le ricette di infanzia ritrovati, dà vita ad un nuovo modo di cucinare. A partire dal passato e dai simoboli della storia gastronomica siciliana diventa promotore della cucina della memoria che lo ha reso celebre.
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MANCIANO – E per fortuna che lì, tra gli altri, trovi Sandro Baronti. Il direttore del Spa & Golf Resort Terme di Saturnia è l’unico collegamento possibile tra la terra e il paradiso, in quest’angolo di Toscana verde scuro come la Maremma e rosso come il Morellino di Scansano.
Gira in giacca e cravatta per la struttura. Silenzioso come un gatto, per non disturbare gli ospiti stralunati di relax, in accappatoio. E sembra messo lì apposta per ricordarti che sei ancora vivo. Che quello non è il Valhalla. Ma solo qualcosa che gli assomiglia molto, una volta varcata la porta di Asgard di via della Follonata.
Una location diversa dalla terme completamente a cielo aperto di Saturnia, ma allo stesso tempo in grado di conservare ancora oggi un’essenziale naturalità. Dal fondo della vasca di origine vulcanica, al posto del magma, sgorga da 3000 anni acqua a una temperatura costante di 37,5 gradi. Al ritmo di 500 litri al secondo.
Il team guidato da Massimo Caputi, presidente esecutivo di Terme di Saturnia e socio di riferimento di Fidos, la società che insieme al fondo americano York Capital ha acquisito il patrimonio a settembre 2017 per 40 milioni di euro, ha un obiettivo concreto: riportare il marchio all’antico splendore.
Non a caso il Resort 5 Stelle, membro di Leading Hotels of the World, è stato di recente rinnovato nel nome di una “moderna toscanità”. Le piccole biblioteche e sale di lettura sono state pensate per offrire all’ospite l’opportunità di vivere un’esperienza personale.
Una formula, dunque, che va al di là della Spa e che vede nel “Club” il suo coronamento. Un’area a sé stante rispetto al Parco Termale, dove è possibile accedere a un percorso ispirato al rituale dell’hammam rivisto alla “maremmana”. Con due sale tiepidarium, un bagno di vapore e un argillarium.
Ma il vero punto di forza di Terme di Saturnia era ed è la sorgente millenaria. Le acque minerali con proprietà terapeutiche specifiche sono il degno coronamento di un territorio che dà vita a uno dei vini rossi italiani più amati al mondo: il Morellino di Scansano. E per gli amanti della cucina “chic”, la meta da non perdere è il ristorante Caino di Montemerano.
Qui, la chef Valeria Piccini(nella foto) e il marito sommelier Maurizio Menichetti, assieme al figlio Andrea – che ha raccolto la loro eredità – sono pronti a coccolare il palato dei fortunati enoturisti di quest’angolo di Maremma.
Piatti ricercati, come le animelle di vitello rosolate con asparagi alla brace e ravanelli marinati, i Pici all’essenza di una Amatriciana diversa o il maialino di cinta senese con lamponi e friggiarelli, sorprendono in abbinamento agli altre 20 mila vini a disposizione della cantina del ristorante.
Un vero e proprio tesoro, racchiuso in quattro sale interrate che la famiglia ha raggruppato in un unico, magico cunicolo. Quello in cui ogni amante del più pregiato nettare di Bacco vorrebbe perdersi, o essere rinchiuso gettando via la chiave.
“Due delle quattro sale – spiega Andrea Menichetti – si trovano sotto un palazzo. Le altre due sono invece nel palazzo della via accanto. Le abbiamo acquistate una per volta, non certo a buon mercato. Poi ci siamo resi conto che due di queste fossero adiacenti. Abbiamo così deciso di buttare giù il muro, unendole”.
Ma non finisce qui. “Con una traforazione verticale effettuata nel 2005 – precisa ancora il figlio della coppia di titolari di Caino Montemerano – abbiamo collegato tra loro le altre due cantine, che scendono fino a una profondità di 25 metri. Nel 2006 abbiamo terminato i lavori, ottenendo il risultato odierno”.
LA MAREMMA DEL GUSTO
Terme, buona cucina, buon vino. Cosa manca alla Maremma per definirsi un territorio a prova di enoturismo? Forse più nulla, almeno da quando il Consorzio di Tutela Vini ha deciso di spingere l’acceleratore sul tasto della sostenibilità.
Attraverso il progetto “Morellino Green“, i possessori di auto elettriche potranno ricaricare la loro vettura grazie alla centralina installata da 10 cantine del territorio aderenti al progetto (qui l’elenco). E mentre l’auto è in ricarica, perché non assaporare qualche etichetta di Morellino di Scansano?
“L’ambiente è di tutti -commenta Rossano Teglielli, presidente del Consorzio – e salvaguardarlo per le generazioni future è sempre più un dovere morale. Dal nostro Consorzio, quest’anno, arriva una proposta concreta che intende rappresentare un piccolo passo in questa direzione, certi che ogni modello di sviluppo futuro non possa prescindere dal rispetto del contesto ambientale”.
Un appello che, dalla Maremma, ambisce ad arrivare alle orecchie di tutta la Toscana. E, perché no? Di tutta l’Italia, forte della recente approvazione dell’atteso decreto sull’enoturismo, che regolamenta uno dei settori con le più alte possibilità di crescita nell’Italia del gusto.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
TARANTO – Abbandonarsi al piacere di una sera d’estate, ascoltando la grande opera nelle masserie pugliesi e sorseggiando un calice di Primitivo di Manduria. Un sogno che diventa realtà con la sezione ‘L’opera in Masseria‘ proposta dalla 45° edizione del Festival della Valle d’Itria, insieme al Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.
Dal 21 luglio al 1° agosto, cinque masserie fra i trulli delle provincie di Brindisi e Taranto, saranno la cornice ideale per la messa in scena di due intermezzi buffi napoletani del Settecento: “L’ammalato immaginario” di Leonardo Vinci e “La vedova ingegnosa” di Giuseppe Sellitti. Il tutto potrà essere ascoltato bevendo un calice di Primitivo di Manduria, l’unico vino presente all’interno del Festival.
IL PROGRAMMA
Si tratta di una delle iniziative più legate al territorio e che caratterizza maggiormente la proposta culturale del Festival. Nel 2019, per la prima volta, il progetto sarà itinerante. Le masserie interessate saranno cinque: Del Duca di Crispiano (21 luglio), Belvedere di Mottola (23 luglio), Palesi di Martina Franca (25 luglio), Cassina Vitale di Ceglie Messapica (27 luglio) e San Michele a Martina Franca (1 agosto).
Una programmazione pensata per celebrare l’incontro tra due intense esperienze sensoriali: la visione dell’opera e la degustazione del vino di qualità. Un connubio che negli anni ha visto crescere la partecipazione ed i consensi di un pubblico sempre più attento e competente.
Gli appuntamenti
21 luglio Masseria del Duca – Crispiano (Taranto)
23 luglio Masseria Belvedere – Mottola (Taranto)
25 luglio Masseria Palesi – Martina Franca (Taranto)
27 luglio Masseria Casina Vitale – Ceglie Messapica (Brindisi)
1° agosto Masseria San Michele – Martina Franca (Taranto)
Biglietti da 15€ a 25€ / vivaticket.it biglietteria@festivaldellavalleditria.it
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Alba – Sarà declinata al femminile la seconda edizione di “Coltivaree Custodire”– appuntamento ideato dalle Aziende Vitivinicole Ceretto e dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Protagoniste saranno le donne in agricoltura, di ogni età e provenienza, dedite alla produzione di cibo sostenibile.
Dalla coltivazione, alla trasformazione, alla creazione, alla divulgazione: dai campi fino alla tavola racconti, incontri, conversazioni, eventi teatrali, scambi e contaminazioni in cucina per due giorni dedicati ad esplorare i valori della terra in due luoghi d’eccezione quali Pollenzo e la Tenuta Monsordo Bernardina ad Alba.
I VALORI DELLA MANIFESTAZIONE Coltivare e Custodire è anche un riconoscimento, a livello internazionale, in difesa dell’ambiente, dell’ecologia e dell’agricoltura sostenibile. Questi i valori fondativi della manifestazione che per due giorni vedrà studenti, cuoche, coltivatrici, vignaiole, produttrici giornaliste alternarsi e confrontarsi esplorando il tema 2019 portando la propria esperienza e il proprio agire come testimonianza di un modo concreto di lavorare la terra, rispettandola e diffondendo una diversa cultura dell’attività agricola, culinaria, gastronomica.
“Continuiamo con entusiasmo questo percorso con l’Università di Scienze Gastronomiche con cui condividiamo un genuino amore e rispetto per la terra che passa dalla cura del paesaggio, alla pratica di un’agricoltura sostenibile, al rispetto della tradizione e all’impegno a consegnare una terra sana al futuro” sostiene Roberta Ceretto, terza generazione alla guida delle Aziende vitivinicole Ceretto insieme ai cugini Alessandro, Elisa, e al fratello Federico.
“Produrre vini capaci di raccontare il nostro territorio ci ha portati a desiderare di riunire ogni anno in questi luoghi quanti condividono questa visione per raccontare le proprie esperienze e stimolare ovunque altre azioni virtuose di agricoltura possibile e sostenibile”.
“Coltivare e Custodire è ormai diventato un appuntamento fondamentale per tutta la comunità pollentina” dichiara Carlo Petrini, fondatore di Slow Food Internazionale. “Un evento che testimonia come dall’incontro con attori virtuosi del territorio possano nascere sinergie vincenti, dimostrando ancora una volta la potenza dell’enogastronomia, che unisce e crea ponti. Il tema di quest’anno poi è di una straordinaria importanza poichè le donne in agricoltura, da sempre custodi silenziose di saperi gastronomici, hanno un ruolo chiave per il futuro del cibo e del pianeta tutto. E’ giunto il momento di parlarne e di dare loro voce.”
IL PROGRAMMA Coltivare e Custodire avrà inizio venerdì 31 maggio a Pollenzo alle ore 15.00 con il conferimento della laurea honoris causa a Vilda R. Figueroa Frade, impegnata da decenni assieme al marito – José A. Lama Martínez – nel Progetto di conservazione degli alimenti, dei condimenti e delle erbe medicinali, incentrato sulla diffusione di una corretta cultura alimentare a Cuba, sottolineando l’importanza della conservazione degli alimenti, della sicurezza e della sovranità alimentare.
Si proseguirà sabato 1 giugno alle ore 10.30, sempre a Pollenzo, con la Tavola rotondaad ingresso libero fino ad esaurimento posti “Dai campi e dalle cucine: donne, quante storie!“. Parteciperanno: Maria Canabal, Roberta Ceretto, Vilda R. Figueroa Frade, Bela Gil, Elide Mollo. Moderatrice: Cinzia Scaffidi.
Alle ore 13.00 ci sarà il Pranzo a 8 mani: 4 donne, 4 piatti, 4 nazioni in collaborazione con la Brigata delle Tavole Accademiche. Bela Gil (Brasile), Amy Lim (Hong Kong), Elide Mollo (Italia) e Laura Rosano (Uruguay) proporranno un loro piatto simbolo. Le info complete al sito www.coltivarecustodire.com
Il pomeriggio di sabato 1 giugno si passerà alla Tenuta Monsordo Bernardina ad Alba dove dalle 16.00 alle 21.00 si alterneranno racconti ed esperienze di pratiche etiche e sostenibili in agricoltura.
4 Conversazioni, Storie di cibo e di donne. 4 giornaliste – Simona De Ciero, Martina Liverani, Elisabetta Pagani e Sara Porro – affiancate da 4 studentesse dell’UNISG conversano con 4 donne piemontesi – Raffaella Firpo, della Cascina Piola, Renza Veglio, cuoca de La Terrazza da Renza, Arianna Marengo, Pascoli di Amaltea, Mariacristina Oddero, Oddero Poderi e Cantine – impegnate nelle buone pratiche dell’agricoltura e dell’enogastronomia.
A seguire l’incontro Le buone pratiche – Coltivare e Custodire 2019. In occasione della premiazione delle tre campionesse – Laura Rosano (Uruguay), Agitu Ideo Gudeta (Etiope, che vive in Alto Adige) e il team composto da Lisa Fellman, Laura Wutrich e Giulia Crijnen (Olandesi, ex studentesse dell’Unisg) – impegnate in progetti di salvaguardia, difesa dell’ambiente e valorizzazione sociale, intervengono Bruno Ceretto e Carlo Petrini.
In questo contesto ci sarà la Mostra Eurostampa. Esposizione e premiazione dei lavori degli studenti UNISG selezionati per il Concorso Eurostampa 2019: “Women: Regenerating Food, Regenerating Earth”.
Si con conclude con la presenza eccezionale di Lella Costa che legge Il pranzo di Babette. Uno dei racconti più belli e famosi della scrittrice danese Karen Blixen affidato alla voce straordinaria di Lella Costa.
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BERGAMO – Ci sono momenti che nella vita vanno assaporati. Per esempio concedendosi un pranzo o una cena nei 20 ristoranti di INGRUPPO in occasione della Giornata Internazionale delle Malattie Rare 2019.
Abbracciando il motto “Show your rare, show you care”, i ristoratori, per ogni menu degustato, devolveranno 15 euro all’Istituto Mario Negri, che da oltre 25 anni è impegnato nella ricerca sulle malattie rare.
LA FORMULA Dal 15 al 30 aprile 2019, con l’esclusione del 14 febbraio e del 21 aprile (giorno di Pasqua), i ristoranti aderenti all’iniziativa offriranno la possibilità di consumare menu completi (almeno un antipasto, un primo, un secondo e un dolce) comprensivi di vino, bevande e caffè, al costo prestabilito di 60,00 euro a persona.
Fanno eccezione solo A’Anteprima, Da Vittorio, Enrico Bartolini Mudec e Sadler in cui il costo sarà di 120 euro a persona. Chi dovesse decidere di utilizzare l’opzione “Diritto di Tappo” (che consente di portare il vino da casa) dovrà prevedere un costo di 10 euro aggiuntivo.
La formula è valida sia a pranzo che a cena compatibilmente con i giorni di apertura dei locali. La prenotazione può essere effettuata via telefono o via e-mail, direttamente al ristorante, specificando la richiesta del menu “INGRUPPO”.
I RISTORANTI ADERENTI
Con il format dell’iniziativa, giunta alla sua settima edizione, i piatti di alta cucina preparati dagli chef di 20 ristoranti INGRUPPO vogliono promuovere la sperimentazione delle meraviglie dell’alta cucina, proponendo “menu ragionati” col cuore, con cui comprendere il valore educativo del cibo.
Si tratta di A’anteprima, Al Vigneto, Antica Osteria Dei Camelì, Casual Ristorante, Collina, Cucina Cereda, Da Vittorio, Frosio, Il Saraceno, La Caprese, Lio Pellegrini, Loro, Osteria Della Brughiera, Posta, Roof Garden Restaurant, Tenuta Casa Virginia, Ristorante Enrico Bartolini Al Mudec, Trussardi Alla Scala, Sadler e Pomiroeu Giancarlo Morelli.
I dati delle precedenti edizioni confermato il successo dell’iniziativa, soprattutto tra i giovani: dalle coppie ai gruppi di amici di età diverse, con un particolare interesse dimostrato tra i 30 e i 50 anni.
LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE MALATTIE RARE
La giornata nasce come appello mondiale ai politici, alle istituzioni, ai ricercatori, alle aziende, per porre al centro dell’attenzione e dare visibilità alle malattie rare, ai pazienti, alle loro famiglie e agli operatori sanitari che li seguono condividendone difficoltà e speranze. Le malattie rare sono una priorità di sanità pubblica.
La conoscenza e l’informazione sono prioritarie, e la campagna di sensibilizzazione internazionale che si attiva ogni anno con la Giornata delle Malattie Rare è lo strumento migliore per far conoscere all’opinione pubblica l’esistenza delle malattie rare, ad ascoltare chi ne è colpito, a capirne i bisogni e a pensare a tutte le possibili soluzioni nella ricerca, nell’accesso alle cure e nell’assistenza.
Pur interessando ciascuna un piccolo numero di malati, infatti, le malattie rare sono solo apparentemente un problema di pochi: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima ve ne siano circa 7.000 e, solo in Italia, sarebbero un milione e mezzo le persone colpite. È dunque importante l’aiuto di tutti.
L’ISTITUTO MARIO NEGRI
L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS è una fondazione privata senza scopo di lucro che opera nel campo della ricerca biomedica. Il suo fine è contribuire alla difesa della salute e della vita umana.
Nato a Milano nel 1963, oggi ha tre sedi: Milano, Bergamo, con il Centro Anna Maria Astoriall’interno del Parco Kilometro Rosso, e Ranica (BG) con il Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare “Aldo e Cele Daccò.
Vi lavorano circa 700 persone. L’Istituto non brevetta le proprie scoperte e ha sempre mantenuto la propria indipendenza, schierandosi dalla parte degli ammalati.
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ROMA –Roadhouse Restaurant è diventato grande. La catena di ristoranti del Gruppo Cremonini quest’anno festeggia i suoi primi 18 anni con un piano di nuove aperture. Ben cinque quelle previste nei primi due mesi del 2019.
L’ultimo spazio è stato inaugurato oggi a Roma, in C.so Vittorio Emanuele 254, a due passi da Piazza Navona e lungo uno dei principali itinerari turistici della Capitale.
Il nuovo ristorante si va ad aggiungere a quelli appena aperti ad Aosta (il primo nella regione) e Belluno (l’unica provincia veneta che ancora mancava all’appello). Nelle prossime settimane sarà la volta di Vimercate, in provincia di Milano, e del “bis” del 2019 su Roma (il 15° nell’Urbe). Il numero complessivo di ristoranti salirà così a quota 135.
“Diciotto anni rappresentano un bel traguardo – spiega Nicolas Bigard, Ad di Roadhouse – ma per noi rappresentano soprattutto la base di esperienza per guardare avanti: abbiamo un piano di sviluppo per coprire tutte le regioni italiane e arriveremo entro il 2020 ai 200 locali”.
“Il format – continua Bigard – pur mantenendo le caratteristiche di un ristorante di carne, con la migliore offerta value for money del settore, ha saputo evolversi seguendo i gusti e gli orientamenti dei consumatori. Ai quali, per celebrare questo 18° compleanno, offriremo una serie di promozioni e menù speciali. Siamo solo agli inizi e il bello deve ancora venire”.
IL GRUPPO
Nel 2018, Roadhouse, con oltre 3.600 dipendenti, ha realizzato un fatturato di 175 milioni di euro. A detenerne il marchio è il Gruppo Cremonini, che con circa 16 mila dipendenti nel mondo e un fatturato complessivo 2017 di 4,03 miliardi di Euro (di cui circa il 35% realizzatoall’estero) è uno dei più importanti gruppi alimentari in Europa ed opera in tre aree di business: produzione, distribuzione e ristorazione.
Il Gruppo è leader in Italia nella produzione di carni bovine e prodotti trasformati a base di carne (Inalca, Montana, Manzotin, Ibis) e nella commercializzazione e distribuzione al foodservice di prodotti alimentari (MARR). È leader in Italia nei buffet delle stazioni ferroviarie, vanta una presenza rilevante nei principali scali aeroportuali italiani e nella ristorazione autostradale.
Cremonini è il principale operatore in Europa nella gestione delle attività di ristorazione a bordo treno (Chef Express) ed è infine presente nella ristorazione commerciale con i ristoranti a marchio Roadhouse Restaurant e Calavera Fresh Mex.
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CATANIA – Chef stellati, pasticceri internazionali, operatori del settore agroalimentare e della ristorazione, produttori da tutta Italia e Malta e non solo, l’arena del “SUDrink -bar show” con bartender campioni del mondo.
Sono questi alcuni degli stuzzicanti ingredienti che condiranno il Cooking Fest, il salone dell’enogastronomia e delle tecnologie per la cucina del Sud Italia, dedicato alle eccellenze del settore food, beverage, contract, retail e technology, che si terrà dal 30 marzo al 2 aprile all’interno del centro fieristico le Ciminiere di Catania.
Ricerca e sperimentazione saranno i due obiettivi del salone che vuole essere punto di riferimento per i professionisti della ristorazione e gli appassionati di cucina che, per 4 giorni “golosi”, potranno confrontarsi sulle ultime tendenze del settore alimentare.
Una passerella di piatti gourmet, per lanciare nuove proposte e tendenze di gusto, creative ed innovative che rappresentano i nuovi trends della tavola. Una vetrina in cui il mondo del food and wine di qualità sarà in scena con degustazioni, seminari, momenti di approfondimento e tanti produttori da incontrare.
IL CONGRESSO FIC
Ristoratori, panificatori, macellai, sommelier, barman e associazioni di categoria si metteranno in gioco percorrendo il filone dell’avanguardia, della ricerca e della sperimentazione del settore. A dare un valore aggiunto alla manifestazione il 30° congresso della “Fic- Federazione italiana cuochi“.
Un evento che sarà condiviso con tutti i territori delle varie regioni d’Italia, accolti dalla città di Catania. Il Congresso, il cui tema sarà “Gusto in scena”, torna in Sicilia per la terza volta: la prima è stata nel 1979, la seconda nel 2002.
A distanza di 17 anni si riunisce nell’isola la grande famiglia dei cuochi. LA FIC che conta oltre 18 mila iscritti tra cuochi professionisti, chef patron, docenti e allievi degli istituti professionali alberghieri, 93 associazioni provinciali e territoriali, 20 unioni regionali e più di 11 delegazioni estere.
Ci sarà spazio anche per il Wine Bar, con le migliori etichette vitivinicole proposte da AIS Sicilia in abbinamento ai piatti realizzati dai Cuochi FIC, Info Idee, con aree tematiche dedicate al mondo del lavoro e delle malattie professionali, al futuro della ristorazione e alla cucina italiana all’estero.
IL BEVERAGE Riflettori puntati anche sul settore del beverage all’interno del Cooking fest, con la superlativa arena del “SUDrink – bar show“, il salone dentro il salone, un expo aperto al settore dei professionisti HO.RE.CA. e SUPER HO.RE.CA., dedicato alle aziende alberghiere, di ristorazione, bar e Catering ma anche a semplici curiosi attirati dal mondo del bar.
Un evento nell’evento, strettamente legato al mercato moderno del beverage che avrà come obiettivo quello di unire la rappresentanza della distillazione nazionale con l’evoluzione dei locali e dei trend di consumo.
Cuore pulsante del “SuDrink – bar show” sarà la “Tasting Room“, l’area che accoglierà un percorso fatto di distillerie, brand, importatori e distributori. Non solo degustazioni al banco, ma anche tasting guidati da master distiller e brand ambassador delle più rinomate marche del beverage internazionale, che racconteranno culture, storie e tradizioni di territori e prodotti.
Ad arricchire e rendere ancora più stimolante la manifestazione sarà il Fuori Salone, un viaggio serale tra i migliori locali catanesi che, con un programma ricchissimo di eventi, porterà migliaia di visitatori e turisti alla scoperta dei cocktail più gustosi del capoluogo etneo in un vero e proprio tour tra le bellezze del centro storico della città.
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BREGANZE– Torna il Premio Maculan, miglior abbinamento salato-dolce, sfida ideata da Fausto Maculan insieme alle figlie Angela e Maria Vittoria che si ripeterà per la seconda volta.
A presiedere la giuria sarà Nicola Portinari, chef del ristorante due stelle Michelin La Peca di Lonigo.
Ad affiancarlo nella scelta del vincitore, oltre allo stesso Fausto Maculan,ci saranno grandi firme del settore dell’enogastronomia che durante la finale dovranno decretare la proposta più interessante tra i quattro finalisti: Andrea Radic, Andrea Grignaffini, Marco Colognese, Gigi Costa, Antonino Padovese, Maurizio Bertera del Gambero Rosso, Morello Pecchioli, Renato Malaman e Mauro Buffo, chef del ristorante 12 Apostoli di Verona.
Quest’ultimo, è stato vincitore della scorsa edizione e da poco è stato insignito della sua prima stella Michelin.
I DETTAGLI DELLA SFIDA Il premio quest’anno è rivolto a chef di tutte le età, professionisti e non e sarà assegnato a chi si distinguerà per il miglior abbinamento di un vino dolce ad un piatto salato.
I quattro finalisti, che saranno selezionati da un comitato tecnico sulla base delle proposte pervenute, si sfideranno nella preparazione dei piatti di fronte alla giuria. Ogni ricetta sarà esaminata attraverso quattro parametri: creatività della proposta, esecuzione, presentazione del piatto e abbinamento al vino.
Al fortunato vincitore verrà consegnato il Premio Maculan, un’opera realizzata dall’artista friulano Giulio Menossi, celebre per i suoi mosaici. Tutte le ricette pervenute saranno pubblicate in un ricettario dedicato all’iniziativa.
La serata della finale si terrà alla Cantina Maculan il 25 marzo 2019. C’è tempo fino al 28 febbraio per presentare la propria candidatura compilando il form ed inviando la propria ricetta all’indirizzo premiomaculan.net entro il 28/02/2019.
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