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Crescita a doppia cifra percentuale per lo Spumante Etna Doc

Crescita doppia cifra percentuale per l’Etna Doc Spumante, che chiude il 2020 con una produzione di oltre 160 mila bottiglie, pari a +30% rispetto la 2019.

La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici – spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc –  Fu infatti il Barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia”.

“Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese”.

Il disciplinare di produzione Etna Doc consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “vinificato in bianco” e “rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. “Durante l’ultimo incontro del Consorzio, l’assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con metodo classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità”, sottolinea Maurizio Lunetta, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC.

“Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l‘aumento dal 60% all’80% dell’utilizzo del Nerello Mascalese, con l’obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia ad uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione”, conclude Lunetta.

Il Nerello Mascalese, antico vitigno autoctono che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell’Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore

Sono due doti molto importanti – racconta Michele Scammacca, produttore e pioniere dello spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese – che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità”.

Il numero di produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna Doc nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta 16 realtà per un totale per l’anno in corso di più di 160 mila bottiglie, oltre 30% in più rispetto al 2019. Il Consorzio di Tutela Vini Etna Doc sta, inoltre, valutando la possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all’interno del disciplinare di produzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti metodo classico.

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Club Excellence cambia nome e Logo

Club Excellence, la realtà che riunisce diciotto tra le più importanti Società di distribuzione ed importazione Italiane di vini e distillati di pregio in Italia, cambia nome diventa Società Excellence. La scelta nasce dal desiderio di voler evidenziare i valori che l’hanno contraddistinta sin dalla sua nascita e dalla volontà di mostrarsi in modo più coerente con l’attuale organizzazione.

“Dalla fondazione nel 2012 siamo cresciuti e cambiati, era quindi giunto anche il momento di avere un nome e un  -logo maggiormente coerenti con la nostra attuale struttura – spiega Luca Cuzziol, neo presidente di Società Excellence, dopo la recente nomina – L’intento di fare squadra, condividendo opportunità e problematiche del settore nel quale operiamo, si è rivelata una decisione lungimirante quando i primi sette fondatori decisero di creare il Club”.

Nel corso degli anni è aumentato il numero dei soci, oggi diciotto, così come l’assetto societario, con la costituzione della Società Cooperativa nel 2016. Oggi attorno a Società Excellence gravitano 1400 agenti e quasi un migliaio di produttori. Nella scelta del nuovo nome, al fianco del termine “Società” è rimasto intatto quello di Excellence, che rimanda al costante impegno degli importatori e dei distributori nell’individuare prodotti di qualità e offrire servizi di alto livello in termini di logistica, formazione agli agenti e al mercato.

Abbiamo maturato con crescente consapevolezza l’importanza del ruolo della nostra organizzazione, che vuole essere un punto di riferimento per portare avanti i nostri valori ed affermarli all’interno della filiera: trasparenza, collaborazione, correttezza e professionalità – continua Luca Cuzziol – Valori ancor più necessari e fondamentali in questo difficile momento che stiamo vivendo”.

Nel nuovo logo rimangono i colori della bandiera nazionale, mentre il concetto di eccellenza non è più rappresentato dalla sola “X” come nel passato, ma è scritto anche per esteso al centro della nuova immagine, e si completa con il richiamo alla nuova dicitura Società e le quattro parole che più di ogni altra rappresentano l’essenza dei suoi soci: distributori, importatori, vini e distillati.

“Questo cambiamento – conclude il presidente Luca Cuzziol – che annunciamo alla fine di un anno certamente complesso a causa della pandemia sanitaria, arriva all’alba di un 2021 che sarà per noi ricco di novità. Abbiamo tanti progetti da mettere in campo nei prossimi mesi e siamo certi che porteranno valore a tutta la filiera Horeca”.

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Andrea Da Ros è il nuovo referente del Consiglio Tecnico Nazionale Fisar

Il Consiglio Nazionale di Fisar, Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori, ha nominato lo scorso sabato 5 dicembre Andrea Da Ros come nuovo referente del Centro Tecnico Nazionale.

Sommelier Fisar dal 2002, Da Ros ha vinto il concorso Nazionale per Sommelier dell’Anno nel 2003. Relatore e Degustatore Ufficiale Fisar, vanta una lunga esperienza nel campo della didattica. A lui vanno gli auguri di un proficuo lavoro dal Presidente Luigi Terzago e da tutto il Consiglio Nazionale.

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Il Consorzio Tutela Conegliano Valdobbiadene promuove la sostenibilità

Si è tenuto il webinar “Circular Economy Thinking: L’economia circolare per creare nuovo valore all’impresa” organizzato dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, proposto in particolare ai propri associati, in cui si sono affrontati i temi della sostenibilità e dell’economia circolare attualmente al centro del dibattito nazionale grazie al new green deal e agli incentivi a favore di un’economia più rispettosa dell’ambiente.

Con questa iniziativa, promossa in collaborazione con Fondazione Symbola, il Consorzio di Tutela procede nel suo progetto di sostenibilità economica, sociale e ambientale e conferma il suo impegno invitando le realtà della Denominazione ad adottare un’organizzazione sempre più attenta e virtuosa.

“Questo momento di approfondimento vuole essere sia uno stimolo per le aziende del Consorzio sia un nuovo passo nella direzione della sostenibilità che il Consorzio ha intrapreso da anni – afferma il Presidente del Consorzio di Tutela, Innocente Nardi – È arrivato il momento di coinvolgere ogni fase della produzione enologica in un processo di sostenibilità”.

Siamo partiti dal vigneto, ormai 11 anni fa, con il primo Protocollo Viticolo – dice ancora il Presidente – e siamo arrivati al no al glifosato, adesso siamo maturi per un ulteriore progresso ed entriamo nel merito dell’organizzazione aziendale nel suo complesso. Il distretto del Conegliano Valdobbiadene si sta affermando sempre di più come laboratorio della sostenibilità ambientale anche grazie alla collaborazione con partner all’avanguardia”.

Nicola Tagliaferro e Silvia Arcieri, esperti di Circular Economy di Enel X, hanno illustrato i nuovi principi dell’Economia Circolare, un modello di produzione e consumo che promuove il recupero, riciclo e ricondizionamento di materiali e prodotti.

Attraverso il circular economy report Enel X sviluppa per le aziende soluzioni concrete che rappresentano nuove opportunità per ridurre i costi e generare nuovo valore, oltre a sviluppare un’organizzazione più sostenibile che genera visibilità presso una clientela sempre più attenta ai temi di sostenibilità, come nel caso del Circular Economy Report dell’azienda Valdo Spumanti di Valdobbiadene.

L’incontro è stato inoltre arricchito dall’intervento di Domenico Sturabotti, direttore Fondazione Symbola e coordinatore delle attività di ricerca, che ha sottolineato il recente studio realizzato da Fondazione Symbola con il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg finalizzato a mappare le principali soluzioni tecnologiche disponibili per migliorare prodotti e processi produttivi della filiera vitivinicola italiana nel segno della sostenibilità e della qualità. Un percorso volto a rafforzare le diverse azioni a protezione dell’ambiente già messe in campo dal Consorzio in questi anni.

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Sandro Sartor è il nuovo presidente di Wine in Moderation

Sandro Sartor, vicepresidente di Unione italiana vini, è stato nominato oggi a Bruxelles presidente di Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile.

“La nomina – ha dichiarato Sartor – è un grande onore per me. Wine in Moderation è un programma unico e apprezzato, nonostante sia ancora all’inizio della sua storia. Sono impaziente di collaborare con gli altri membri del board per proseguire l’ottimo lavoro intrapreso fino ad oggi”.

Non mi sorprende vedere l’Italia alla guida di questo programma – ha aggiunto il neo presidente – Non solo siamo il primo Paese produttore di vino, che è parte integrante della nostra cultura da più di 2000 anni, ma il vino è anche un prodotto radicato nella dieta mediterranea. E non potrebbe essere così se non avessimo un approccio moderato e responsabile nel nostro Dna. Il vino significa qualità della vita che può essere apprezzata solo con moderazione e buon gusto”.

Oltre che vicepresidente di Uiv Sandro Sartor è AD di Ruffino Group e Amministratore Delegato della regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) per tutto il portafoglio della capogruppo Constellation Brands, la multinazionale americana che detiene 8.300 ettari vitati nel mondo.

“Salutiamo con entusiasmo la nomina di Sandro Sartor – ha detto il presidente di Unione italiana vini, Ernesto Abbona – La sua nomina alla presidenza è il frutto dell’impegno dell’Unione italiana vini all’interno dell’associazione che abbiamo contribuito a fondare e in particolare dell’attività portata avanti dal nostro gruppo di lavoro consiliare dedicato a Vino e Salute, coordinato da Sartor, asset strategico dell’associazione, promotore di numerose iniziative e proposte”.

“Siamo certi – ha concluso Abbona – che saprà interpretare il nuovo ruolo in coerenza con quanto fatto sino a ora portando la sua preziosa esperienza, in un complesso contesto europeo nel quale è fondamentale, oggi più che mai, difendere la cultura del vino e i modelli di consumo responsabili”.

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Imt: 3 milioni di euro di investimenti per la promozione 2020-2021

L’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) mette in campo oltre 3 milioni di euro di investimenti e una campagna di promozione globale a forte impatto digitale per la promozione 2020-2021. Un piano di rilancio basato su Ocm vino (più di 1,6 milioni di euro) e Psr Marche 2014/2020 – Misura 3.2 (quasi 1,5 milioni di euro) attraverso una strategia di promozione multicanale per portare i vini marchigiani nel mondo.

Oltre 150 le aziende del territorio coinvolte da entrambi i progetti, per un calendario che prevede la partecipazione a fiere ed eventi internazionali come Vinitaly e Prowein, azioni di marketing integrate sul web e sui canali più tradizionali, ma anche l’organizzazione di degustazioni e workshop riservati a operatori ed esperti, sia in modalità virtuale che in presenza.

Se consideriamo la forte crescita nei ranking della stampa specializzata internazionale – ha dichiarato Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt – i nostri vini di punta hanno ancora ampi margini di espansione sulle piazze estere. Per questo, con il sostegno della Regione, oggi più che mai serve accelerare sull’export nei mercati di sbocco e in particolare nei Paesi terzi dove le potenzialità sono notevoli sulla fascia premium”.

“Per esempio in Cina – ha concluso Mazzoni – con l’alta gamma data in crescita nei prossimi anni, abbiamo aumentato il plafond di quasi il 30% rispetto al budget della scorsa annualità. Un’occasione di rilancio dopo un anno nero vista anche la morfologia delle aziende, piccole e fortemente orientate alla qualità e che quindi hanno sofferto le chiusure dell’horeca in Italia e all’estero”.

Tra i mercati target, Stati Uniti e Canada (che insieme assorbono quasi la metà del budget), poi Cina, Giappone, Svizzera e Russia, con l’esordio di Regno Unito e Corea del Sud. E tra i top buyer per i vini marchigiani ci sono ancora gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Svezia, Giappone e Regno Unito.

Ambasciatore d’eccellenza, il Verdicchio, nelle Dop Castelli di Jesi e Matelica, con una produzione che nel 2019 ha superato i 20,7 milioni di bottiglie e che si concentra soprattutto nella zona di Ancona. Una provincia in cui, secondo Istat, anche nei primi 6 mesi del 2020 l’export ha continuato ad aumentare e rispetto al pari periodo di 3 anni fa è cresciuto di quasi il 30%.

Sono in tutto 16 su 20 le Dop regionali tutelate da Imt, il maxiconsorzio di Jesi (An) che mette insieme 652 aziende associate per una rappresentanza dell’89% sull’imbottigliato della zona di riferimento, che copre la maggioranza delle esportazioni di vino marchigiane.

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Cos’è un “vino naturale”? “Una dicitura ingannevole per il consumatore”, dice l’Ue

Cos’è un vino naturale? Quando un vini si possono definire naturali? A rispondere è nientemeno che la Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale (DG-AGRI) della Commissione europea, che giudica tale dicitura “ingannevole per il consumatore” e “contraria al diritto dell’Ue. Vigilerà dunque sul suo difforme utilizzo.

Una considerazione che non si rivolge solo al “vino naturale“, ma anche al “vin méthode nature“. Secondo la Commissione, “l’informazione spinge il consumatore a ritenere che il prodotto così designato abbia una qualità o salubrità superiore rispetto ad un altro vino che non riporta la medesima dicitura”,

Verrebbe così “suggerita una differenza sostanziale nella sua composizione e natura”, tale da considerare tale informazione “potenzialmente ingannevole e, quindi, contraria al diritto Ue”, nonché alle discipline vitivinicole.

In realtà, la dicitura “vino naturale” non rientra affatto nella disciplina europea e non è inclusa nella lista delle categorie di prodotti vitivinicoli presenti nell’allegato VII del regolamento Ue n. 1308/2013, parte II.

Allo stesso tempo, ai sensi dell’articolo 80 del regolamento Ue n. 1308/2013, le pratiche enologiche autorizzate sono impiegate “per consentire una buona vinificazione, una buona conservazione o un buon affinamento dei prodotti”.

“Esse – precisa la Commissione europea – preservano le caratteristiche naturali ed essenziali del vino, garantendone la composizione da modifiche sostanziali. Pertanto, un prodotto vitivinicolo può essere commercializzato come ‘vino naturale’ se rientra nella definizione di una delle richiamate categorie di prodotti vitivinicoli e se è stato ottenuto in conformità alle disposizioni sulle pratiche enologiche autorizzate, senza alcuna distinzione su quali particolari pratiche sono intervenute nel processo produttivo”.

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Chianti Classico: firmato protocollo d’intesa col Consolato Generale Usa a Firenze

Il Consorzio Vino Chianti Classico è uno degli interlocutori coinvolti, grazie all’ottima iniziativa del Prefetto di Firenze Laura Lega, nella firma di un protocollo di intesa con il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America e tanti altri soggetti istituzionali.

Il protocollo è volto a creare una rete di riferimento per gli studenti stranieri nel territorio metropolitano di Firenze. Scopo, non secondario, del protocollo è anche quello di mettere in pratica un’attività coordinata di prevenzione dei rischi per la sicurezza, educando al “bere consapevole“.

Con la firma del protocollo, avente validità triennale, le parti si sono impegnate nella redazione di un documento informativo per la migliore fruizione degli spazi e delle opportunità culturali e ricreative del territorio metropolitano, che sarà consegnato agli studenti all’arrivo in Italia.

In particolare, l’Università degli Studi di Firenze e il Consorzio Vino Chianti Classico, coordinandosi tra loro e con il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Firenze, si sono impegnati “a programmare interventi di formazione mirati alla miglior conoscenza del territorio metropolitano, della produzione agricola locale, della gastronomia e del ‘mondo del vino’, eccellenza della Città Metropolitana di Firenze e dell’intera regione, per intraprendere un percorso culturale volto, oltre che ad apprezzare i prodotti locali, a favorire un consumo consapevole e responsabile delle bevande alcoliche, scongiurandone gli abusi”.

La wine education è un tema che come Consorzio ci riguarda da vicino – dichiara il direttore Carlotta Gori – il percorso di approccio al vino per diventare un consumatore consapevole si lega indissolubilmente alla conoscenza e alla scoperta delle caratteristiche che lo rendono un prodotto unico, e tra queste la zona di origine è oggi più che mai segno distintivo. Il Chianti Classico ha inoltre una storia che è unita a doppio filo con quella della città di Firenze dal Medioevo: a buon diritto entra nella cultura che si respira nel capoluogo toscano, e ne è cifra essenziale in Italia e all’estero”.

I rapporti del Chianti Classico con gli Usa sono ben saldi e vantano secoli di storia: si pensi che l’esploratore Giovanni da Verrazzano, chiantigiano della Val della Greve, fu il primo europeo a entrare nella Baia di New York nel 1524 e a lui è dedicato il Verrazzano Narrows Bridge. Mentre Filippo Mazzei, membro di una nobile famiglia di viticoltori di Castellina, nel ‘700 ebbe interessi commerciali e politici negli Usa, stabilendosi in Virginia e stringendo rapporti d’amicizia con Thomas Jefferson e Benjamin Franklin.

Oggi sono gli americani i primi consumatori dei vini del Gallo Nero: più di una bottiglia su tre viene esportata nel Nord America, e da questo paese proviene la gran parte dei turisti che visitano le colline tra Firenze e Siena dove il Chianti Classico viene prodotto.

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Covid-19, la Doc Sicilia riprende a “macinare” vino

Il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia ha registrato una netta ripresa della produzione di vino: ad agosto e settembre, l’incremento dell’imbottigliato Doc Sicilia si è assestato sul 13 e 26 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.

Una spinta che porta a 75,5 milioni le bottiglie prodotte da gennaio a ottobre 2020, contro gli 80 milioni di bottiglie del 2019. Gli effetti negativi causati dall’epidemia di Covid-19 si confermano quindi “meno penalizzanti per la produzione della Doc Sicilia, che ha recuperato posizioni ed è attualmente a meno 7 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”, come evidenzia il Consorzio.

Nel primo quadrimestre 2020, quindi in pieno lockdown, la Doc Sicilia aveva registrato un calo di produzione dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre l’intero comparto del vino italiano di qualità toccava un calo del volume nettamente superiore.

La crescita dell’imbottigliato dell’ultimo trimestre della Doc Sicilia risente quindi in modo positivo dell’allentamento delle misure di contenimento della pandemia, che hanno riguardato tutti i mercati di riferimento per il consumo di vino siciliano.

A ottobre si è invece registrato un calo dell’8% rispetto alla produzione del 2019: 52,705 ettolitri imbottigliati nel 2020 contro i 57,451 ettolitri dell’anno precedente. La quantità di export dei vini della Doc Sicilia è di circa il 56% del prodotto totale.

I dati dell’ultimo trimestre – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia – sono in linea con le aspettative del Cda del Consorzio che ha rimodulato negli ultimi mesi le attività di promozione specialmente in Usa, Cina e Canada, calibrandole alle misure di contrasto alla pandemia decise dai singoli Paesi e monitorando i consumi”.

Ad oggi sono più di 460 le aziende che imbottigliano secondo il Disciplinare del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, quasi 25 mila gli ettari rivendicati e più di 8.354 le aziende viticole.

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Origin Italia: riconoscere ruolo dei Consorzi in fase di legge di Bilancio

La lotta alle contraffazioni e al falso Made in Italy deve rimanere una priorità. Un lavoro importante e molto oneroso che i Consorzi di tutela delle indicazioni geografiche stanno svolgendo con grande attenzione, e che deve essere riconosciuto anche in legge di Bilancio in termini di aiuti ai consorzi e alle organizzazioni di rappresentanza per la lotta all’Italian Sounding.

A sottolinearlo è Origin Italia (l’associazione italiana consorzi indicazioni geografiche), dopo che per errore – prontamente riconosciuto dal Ministero dello Sviluppo economico – gli aiuti ai Consorzi, ma anche la stessa definizione di “Italian Sounding” erano spariti dalla legge di bilancio.

Il settore delle Dop e Igp vale 16,2 miliardi di euro, di cui 9 miliardi provenienti dall’export, a fronte di un valore del falso made in Italy agroalimentare di 100 miliardi di euro.

È necessaria una maggiore attenzione al comparto del sistema dei controlli – sottolinea il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi – per cui accogliamo positivamente la revisione di quell’articolo in quanto errato. Un sostegno ai Consorzi è infatti fondamentale, considerando gli investimenti attivati per l’attività di controllo e tutela giuridica in tutto il mondo per proteggere il Made in Italy, attraverso la protezione delle singole produzioni IG”.

Secondo Origin Italia servono aiuti concreti attraverso misure ad hoc correlate agli investimenti di tutela e lotta all’Italian Sounding, che i Consorzi hanno già sostenuto con risorse completamente proprie. Sostegni quanto mai necessari in questa fase emergenziale causata dal Covid, in cui le Indicazioni Geografiche hanno dovuto fare i conti con le ripetute chiusure del canale Horeca in Italia e nel mondo e contrazione dei consumi.

“Anche in legge di bilancio – aggiunge Baldrighi – va quindi riconosciuto il lavoro di contrasto all’Italian Sounding ed il ruolo che i Consorzi svolgono in questo ambito, rappresentando il principale strumento di contrasto alle contraffazioni delle produzioni italiane nel mondo”.

Origin Italia ricorda di tenere in considerazione – nelle correzioni all’art.23 del ddl bilancio – il ruolo ben definito dei Consorzi e ciò che per loro natura e per i grandi investimenti messi in campo, già svolgono.

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Wine2wine, indagine Vinitaly-Nomisma: cresce solo un’azienda su dieci nel 2020

Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per oltre 7 su 10 le vendite totali vireranno in negativo. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentata nel corso del Summit internazionale “Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva“.

È difficile commentare dati le cui cause non riflettono il reale stato di salute del vino italiano – afferma il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ma un’epidemia mondiale in cui tra l’altro il vino italiano sta pagando la metà delle perdite rispetto ai propri competitor. Il nostro settore avrà tutti i fondamentali per ripartire, a patto che le scelte siano corali e si attui una promozione di bandiera all’altezza della notorietà globale del brand tricolore. Una comunicazione istituzionale cui abbinare eventi italiani legati al trade del vino nel mondo”.

Secondo l’indagine, svolta su un panel di 165 aziende (4 miliardi di euro il fatturato cumulato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export, circa il 40% del totale Italia), la generale difficoltà delle imprese è il combinato dei cali nei canali horeca – in rosso nel 91% dei casi -, nel dettaglio specializzato – per 3 produttori su 4 -, dell’export – per il 63% delle aziende – e della vendita diretta in cantina, il cui gap è generato anche dalla fortissima contrazione degli arrivi enoturistici stranieri, in diminuzione per l’87% degli intervistati.

A fare da parziale contraltare, le vendite nella Gdo italiana – in crescita per il 51% dei rispondenti – e il boom dell’online, riscontrato da 8 operatori su 10. Il quadro dell’export, nonostante l’Italia abbia sofferto meno dei propri competitor, è comunque a tinte fosche: il 63% vede rosso, mentre le aziende in crescita sono solo il 18%.

Tra i top 10 mercati maggiormente in difficoltà, Regno Unito e Stati Uniti sono le aree più critiche, in contrazione per il 60% del campione. A seguire, Giappone, Australia, Cina, Germania, Canada, Russia e Svizzera, in uno scenario globale che vede 9 piazze su 10 in negativo, con la sola Svezia a luce verde.

La pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo – dice il responsabile dell’sservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – Con la chiusura dell’Horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall’incertezza”.

“Un conto che non è certo più leggero anche per le imprese più dimensionate, ma che tuttavia potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata”.

Stando all’analisi del campione, rappresentativo per fatturato ed export, sono infatti le piccole imprese (sotto il milione di euro) a scontare gli indicatori peggiori, con vendite in rosso nell’81% dei casi e con export (74% delle risposte), horeca (95%) e dettaglio specializzato (86%) in contrazione.

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Wine2Wine Exhibition 2020: edizione 100% digitale per la start up di Veronafiere

Wine2Wine Exhibition, la start up di Veronafiere dedicata al settore vitivinicolo in programma dal 21 al 24 novembre, si terrà in forma integralmente digitale sulla già attiva piattaforma dedicata “VeronaFiere Plus“. Un cambio necessario dopo il Dpcm emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri domenica 24 ottobre, che ha sancito la cessazione di ogni attività fieristica in presenza fino al 24 novembre.

“Abbiamo messo a punto la massima interazione possibile – afferma il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani – per un evento che, giocoforza, si è dovuto trasferire online. A ciò si aggiunge un palinsesto di contenuti e di presenze business di altissima qualità. Un evento di servizio pensato a supporto del settore, per questo ringraziamo i numerosi partner che con noi stanno scommettendo compatti per la ripartenza del vino italiano”.

“wine2wine – aggiunge – sarà anche in grado di colmare la distanza tra operatori da tutto il mondo, grazie a incontri b2b, webinar, workshop e all’ampliamento del palinsesto di wine tasting degustazioni in remoto da Europa, Cina, Stati Uniti, Giappone e Brasile”.

Gli eventi, nati per aggregare business, contenuti, incontri, formazione e idee si trasferiscono quindi online, senza però venire meno all’obiettivo di sostenere il rilancio del mercato vitivinicolo e del sistema-Italia.

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Coldiretti: senza brindisi di Natale a rischio 1,2 mld di euro

Il Natale ed il Capodanno senza brindisi costano 1,2 miliardi di euro, cifra spesa lo scorso anno dagli italiani, in casa e fuori, per imbandire con vini e spumanti le tradizionali maxi tavolate delle feste di fine anno e che rischiano di sparire per l’emergenza coronavirus. È quanto emerge da una proiezione di Coldiretti, divulgata nell’ambito dell’incontro “Covid, la sfida del vino Made in Italy“, in riferimento all’invito del premier Giuseppe Conte a festeggiare in famiglia ma con prudenza senza immaginare feste e pranzi affollati.

Il settore del vino e degli spumanti è quello più colpito a tavola dalle limitazioni dei festeggiamenti con gli italiani che dovranno dire addio a pranzi e cenoni, con in media 9 persone, che hanno segnato il Natale ed il Capodanno nel 2019 secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

Le feste di fine anno fanno registrare tradizionalmente il massimo di domanda di spumanti e vino italiani ma a pesare nel 2020 oltre al lockdown per ristoranti e locali pubblici sono soprattutto il divieto alle feste private e ai tradizionali veglioni, i limiti posti agli spostamenti dal coprifuoco e l’invito a non ricevere in casa persone non conviventi. Il risultato è un taglio netto dei consumi rispetto ai circa 74 milioni di tappi di spumante stappati solo in Italia per le feste di fine anno nel 2019.

Le previsioni sull’andamento del contagio preoccupano anche per i divieti posti alla gran parte degli eventi tradizionali che segnano la fine dell’anno a partire da sagre, feste paesane e mercatini natalizi che sono momenti importanti per l’acquisto di regali enogastronomici, come vino, liquori e spumanti. Senza dimenticare l’impatto negativo della mancanza di turisti italiani e stranieri con molti Paesi, a partire dalla Germania, che hanno già messo l’Italia nella black list delle zone più pericolose. Un danno pesantissimo considerato che quasi 1/3 della spesa turistica nel Belpaese è destinata proprio all’enogastronomia.

Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero rischia così di dare il colpo di grazia ai consumi di vino degli italiani con quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) che registrano un deciso calo dell’attività, con un pericoloso allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere.

Ad essere danneggiata è soprattutto la vendita di vini di alta qualità che trova un mercato privilegiato in bar, alberghi e ristoranti. Nel 2020 il vino italiano di qualità perde oltre il 40% delle vendite su questo canale di consumo. Un colpo pesante che si aggiunge a quello derivante da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli.

“A livello nazionale la Coldiretti è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con il vino che rappresenta un elemento di traino dell’intero Made in Italy sui mercati mondiali – ha dichiarato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini – serve un piano strategico per l’internazionalizzazione necessaria per sostenere la ripresa come abbiamo avuto la possibilità di illustrare al Capo dello Stato Sergio Mattarella nell’incontro che ci ha concesso”.

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Nasce la Delegazione Toscana dell’Odav

Nasce la Delegazione della Toscana dell’Osservatorio del Diritto Agroalimentare e Vitivinicolo, coordinata dall’avv. Mara Nicodemo. “Sono entusiasta ed emozionata – spiega la coordinatrice Nicodemo – per essere stata nominata alla guida della delegazione Odav della Toscana. Un progetto che ho visto nascere e nel quale ho creduto fin da subito, condividendone gli scopi volti alla tutela e valorizzazione delle nostre eccellenze enogastronomiche: un patrimonio di importanza centrale nella nostra regione”.

“Come Delegazione della Toscana – prosegue l’avv. Nicodemo – puntiamo ad ottenere grandi risultati in una regione dalle forti potenzialità in ambito agroalimentare e vitivinicolo. Un ringraziamento speciale va alla squadra che oggi si è creata e alla Dott.ssa Rosa Colucci, Coordinatrice Nazionale dell’Osservatorio, per la fiducia concessami e per il grande entusiasmo che mette in questo progetto”.

Il direttivo della delegazione toscana potrà contare sul contributo dell’avv. Virginia Sardi (nel ruolo di Vice Coordinatrice), dell’avv. Maria Serratore (Segretario), del dott. Giulio Mecattini e d.ssa Katia Rosanna Rossi (Delegati alla comunicazione e alle pubbliche relazioni) e dell’Avv. Keti Tintori (Tesoriere), che affiancheranno l’avv. Nicodemo sul territorio.

L’Osservatorio di diritto agroalimentare e vitivinicolo (Odav) è un’associazione costituita nel 2020 al fine di promuovere e valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità del territorio italiano, tramite l’azione delle proprie delegazioni presenti in ogni regione del paese. L’Osservatorio è composto da avvocati e altri professionisti del settore (periti agrari, enologi, sommelier, etc.) e svolge una costante attività di ricerca, formazione e divulgazione scientifica in favore della cittadinanza.

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Anche il Morellino di Scansano alle Anteprime di Toscana di maggio 2021

Anche il Consorzio Tutela Morellino di Scansano conferma la partecipazione alle Anteprime di Toscana, che si svolgeranno dal 14 al 21 maggio 2021 a Firenze, con l’Anteprima Morellino che si terrà nella giornata di sabato 15 maggio.

La programmazione delle Anteprime in queste nuove date è un segnale importante e di auspicio alla ripresa dell’intero comparto vinicolo – commenta Bernardo Guicciardini Calamai, Presidente del Consorzio – Ci auguriamo che possa essere un’occasione per ripartire dopo un periodo complesso, uniti agli altri Consorzi e in sinergia con la Regione Toscana”.

Un evento atteso per la stampa e per gli operatori del settore, che potranno degustare le nuove annate del Morellino di Scansano. “La 2020 è stata una vendemmia che ci ha regalato grandi soddisfazioni dal punto di vista qualitativo – ha concluso il Presidente – anche se con quantità ridotte rispetto all’anno precedente. Siamo molto orgogliosi di esser parte di questo circuito, auspicando una sempre maggiore sinergia e forza del sistema Toscana“.

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Primitivo di Manduria: ottimi risultati nel 2019 con un +21% rispetto al 2018

Circa 17 milioni di litri che equivalgono a 22,7 milioni di bottiglie con un fatturato di oltre 147,5 milioni di euro, pari ad un +21% rispetto al 2018. Sono questi i numeri dell’anno 2019 per il Primitivo di Manduria. In particolare il Dop rappresenta il 98.6% dell’intero imbottigliato ed il dolce naturale Docg lo 1.4%.

“Il Primitivo di Manduria è ormai una colonna portante della filiera enologica non solo pugliese ma anche italiana – afferma soddisfatto Mauro di Maggio, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – È un vino che non conosce crisi soprattutto all’estero con un exploit importante su tutti i mercati. Il Consorzio di Tutela attualmente vanta 57 aziende socie e oltre 1500 viticoltori”.

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Anteprima vini Toscana: la Vernaccia di San Gimignano sarà di scena il 16 e 17 maggio

“Lo slittamento delle Anteprime di Toscana da febbraio a maggio rappresenta un messaggio di grande forza e tenacia dei nostri territori”, con queste parole Irina Strozzi, Presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano, unica Docg bianca a partecipare al grande evento, ha commentato la decisone di spostare le Anteprime a causa dell’emergenza sanitaria.

Ma si presenta anche una nuova opportunità – ho proseguito la Strozzi – quella di conquistare un nuovo spazio per presentare sul mercato i nostri prodotti e dare loro finalmente quei mesi in più di affinamento e maturazione che richiedono. Questo sarà particolarmente interessante per la nostra Vernaccia di San Gimignano che va a braccetto col tempo, che non teme e che viceversa le permette di esprimere il meglio di sé”.

“E poi saremo particolarmente felici di mostrare i nostri territori – ha concluso la Presidente – nel loro momento migliore con la ricchezza di colori e profumi che li caratterizzano e per cui sono famosi in tutto il mondo”.

Il cambiamento di periodo porterà con sé anche una variazione del calendario delle singole anteprime all’interno della settimana, così l’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano si svolgerà domenica 16 e lunedì 17 maggio, probabilmente nelle consuete location che l’Amministrazione Comunale di San Gimignano mette a disposizione del Consorzio per l’importante kermesse che ogni anno porta in città centinaia di giornalisti italiani e internazionali, buyers, operatori e wine lovers, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada e Sala Dante del Palazzo Comunale.

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Busi (Chianti): “Le Anteprime diventino la festa della Toscana del vino”

Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, commenta positivamente l’annuncio dello slittamento delle Anteprime di Toscana, che si terranno dal 14 al 21 maggio 2021, con le presentazioni dei vini e dei Consorzi delle principali denominazioni di origine della regione.

Condividiamo la scelta della Regione di rinviare a maggio 2021 la settimana delle Anteprime di Toscana, nella speranza che per allora la situazione sia più chiara. Dobbiamo prepararci bene per maggio – sostiene Busi – e quindi siamo pronti a trovare soluzioni, insieme alla Regione e ai Consorzi, per poter trasformare questa edizione delle Anteprime in una vera e propria festa della Toscana del vino, coinvolgendo i territori”.

L’auspicio è quello di un momento di rilancio dopo le difficoltà che si stanno ripresentando con la seconda ondata della pandemia. “Le nuove misure restrittive adottate in Italia e in Europa – osserva il presidente del Consorzio – colpiscono ancora una volta il settore dell’Horeca, che rappresenta uno sbocco molto importante per i nostri prodotti: il contraccolpo è drammatico soprattutto per le circa 600 aziende del Consorzio che hanno l’Horeca come unico sbocco commerciale.

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“Gli agricoltori italiani? I più poveri d’Europa”. Sifus Confali critica la Pac

“Gli agricoltori italiani continueranno a rappresentare uno dei settori più poveri della società europea, con un reddito inferiore fino al 50% rispetto agli altri Stati”. La denuncia è della sigla sindacale Sifus Confali, attraverso le parole del segretario generale Maurizio Grosso (nella foto). Un quadro definito “drammatico”, acuito “da una Pac che non ha avuto la sensibilità e l’intelligenza di puntare sulla sovranità alimentare attraverso una serie di azioni, come la valorizzazione dell’agricoltura mediterranea, il Km zero, gli allevamenti non intensivi, la valorizzazione delle specificità produttive territoriali”

Sifus Confali, denuncia inoltre che la nuova Pac “ha completamente espulso dal suo contesto l’introduzione di un vincolo di salvaguardia rivolto alle aziende che producono cibo buono utilizzando braccianti agricoli a cui vengono garantiti i diritti contrattuali”.

Dunque, c’è da chiedersi: se un agricoltore italiano è e rimane molto più povero di quello europeo, come farà ad assumere quei braccianti chiamati a prestare la propria attività lavorativa nei campi? Come farà l’agricoltore italiano a pagare i braccianti secondo i dettami del Ccnl di categoria?

LE MISURE
“Ecco che si rivela quindi necessario cambiare l’impostazione complessiva della Pac – continua Maurizio Grosso – non solo nella direzione della valorizzazione dell’agricoltura mediterranea, ma anche rispetto l’opportunità dell’introduzione di un parametro sociale che punti sulla tutela del lavoro, sia per quanto attiene la quantità che la qualità (numero di dipendenti/ rispetto dei contratti), dei braccianti agricoli assunti dall’azienda”.

Serve, inoltre, che vengano previsti ‘vincoli’ precisi per modulare i contributi che verranno erogati . Significa che più “lavoro buono” un’azienda agricola è capace di realizzare. Ossia lavoro che produce cibo sano rispettando i diritti dei braccianti, più l’azienda agricola deve essere premiata.

In parole povere: i sussidi da assegnare alle aziende agricole devono avere, tra le condizionalità che li determinano, una condizionalità specifica legata alla quantità e qualità di lavoro buono, prodotto anche in chiave dell’auspicata sovranità alimentare”.

“Sulla Pac n questione – conclude Maurizio Grosso – è singolare il silenzio dei Sindacati Confederali che evidentemente non comprendono i danni che da essa scaturiranno per il mondo del lavoro bracciantile, oltre che per l’agroalimentare”.

Infine la promessa del segretario generale: “Per la modifica della Pac, il Sifus, che è anche referente della Lilca e fa parte integrante dell’alleanza per la sovranità alimentare, spenderà le proprie energie nei prossimi mesi”.

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Maremma Toscana Doc: confermata la presenza a PrimAnteprima 2021

Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana conferma, dopo il rinvio a maggio delle Anteprime di Toscana, la sua partecipazione per il settimo anno consecutivo a PrimAnteprima che si terrà nella giornata del 14 maggio. Il Presidente del Consorzio, Francesco Mazzei, ribadisce l’importanza strategica di questa vetrina internazionale guardando con ottimismo alle nuove date.

“Dobbiamo vivere il cambiamento come un’occasione per crescere e, perché no, migliorare – spiega Mazzei – è importante dare alle Aziende un segnale concreto di fiducia fissando dei nuovi obiettivi e rassicurandole in merito alla realizzazione di quello che da sempre rappresenta un momento cruciale per tutto il vino toscano; la vendemmia di quest’anno, in Maremma Toscana, registra un calo nella quantità ma promette davvero molto bene sulla qualità, in primavera avremo dei vini più pronti e i territori della Toscana saranno nel pieno del loro splendore per accogliere i giornalisti e gli addetti ai lavori”.

Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, nato nel 2014, conta oggi quasi 300 aziende associate che vinificano le proprie uve e imbottigliano i propri vini per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Lo scorso anno ha presenziato a PrimAnteprima con oltre 40 etichette di altrettante Aziende che hanno riscosso un grande interesse da parte del pubblico tanto per i vini rossi quanto per i Vermentini. La Doc Maremma Toscana è ad oggi la terza più grande Doc in Toscana dietro solo a Chianti e Chianti Classico.

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Luca Cuzziol è il nuovo Presidente di Club Excellence

Luca Cuzziol è il nuovo Presidente di Club Excellence, realtà che riunisce 18 tra le più importanti Società italiane di distribuzione ed importazione di vini e distillati. Confermati i membri dell’attuale CdA: Christian Bucci (Les Caves de Pyrene Srl), Luca Cuzziol (Cuzziol GrandiVini Srl), Alessandro Sarzi Amadé (Sarzi Amadé Srl), Pietro Pellegrini (Pellegrini Spa) e Massimo Sagna (Sagna Spa).

“Il nostro obiettivo – ha dichiarato Cuzziol – è come sempre quello di operare in modo coerente ed etico attraverso una continua attività di formazione nei confronti degli agenti e di tutti i nostri clienti per incrementare la cultura intorno al mondo del vino”.

Il distributore – prosegue il neo Presidente – non rappresenta un passaggio in più all’interno della filiera del vino, ma una figura centrale che gestisce la delicata fase della logistica e consente di diffondere la conoscenza di nuove produzioni grazie alla profonda esperienza costruita negli anni”.

“Stiamo attraversando un periodo storico molto difficile e delicato – conclude – È necessario mantenere i nervi ben saldi e fare sistema all’interno del settore senza cedere a facili, quanto scorrette, scorciatoie. Noi faremo la nostra parte sostenendo le parti deboli del settore senza speculazioni. Solo uniti e insieme, produttori, distributori, agenti e settore Horeca, riusciremo a superare questa crisi”.

Classe 1967, Luca Cuzziol è Amministratore Unico di Cuzziol GrandiVini, con sede a Santa Lucia di Piave in provincia di Treviso, sin dalla sua costituzione. Il neo presidente, tra i fondatori di Club Excellence fin dalla sua nascita nel 2012, succede a Massimo Sagna alla guida di una realtà attorno alla quale gravitano 1400 agenti e quasi un migliaio di produttori.

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La vendemmia 2020 sull’Etna? “Darà vini di grande livello”

La vendemmia 2020 sull’Etna darà “vini di grande livello“. Ne è convinto Antonio Benanti, presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc.

La vendemmia etnea è iniziata nella seconda metà di settembre con la raccolta delle prime uve per le basi spumante e si è conclusa, tra le ultime in Italia, a fine ottobre con le due varietà a bacca rossa, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio.

La maturazione delle uve è stata generalmente regolare, pur considerando le peculiarità di ogni varietà, le differenti altitudini e le caratteristiche dei quattro versanti. Anche se è ancora troppo presto per poter fornire dati in tal senso, la vendemmia 2020 sembra essere soddisfacente anche dal punto di vista quantitativo.

IL DETTAGLIO SUI VERSANTI
Il dettaglio dei differenti versanti dell’Etna danno una fotografia delle tante differenze presenti all’interno di una denominazione ricca di sfaccettature e confermano la qualità della vendemmia appena conclusa. A Sud-Est, zona che beneficia sia dell’influenza del mare che di una eccellente luminosità, si trovano le condizioni ideali per la coltivazione sia del Nerello Mascalese che del Carricante.

Il versante Est, incastonato tra il vulcano e il mare con vigneti spesso molto ripidi, si caratterizza per la presenza preponderante del Carricante, caratterizzato da grande freschezza. Mentre il versante Nord è tradizionalmente riconosciuto come la zona principe per il Nerello Mascalese e dove solitamente si vendemmiano gli ultimi vigneti della Doc alle quote più alte.

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Wine Exporer-ER, la nuova piattaforma digitale di Enoteca Regionale Emilia Romagna

Enoteca Regionale Emilia Romagna ha sviluppato Wine Exporer-ER, nuovo progetto digitale che va oltre la  promozione dei vini allo scopo di trasmettere le bellezze del territorio e tutto ciò che può offrire: storia, arte, cultura, prodotti, paesaggi, tradizioni, esperienze, attraverso un sistema integrato e virtuoso.

“Enoteca Regionale aveva già intrapreso questa strada – dichiara Giordano Zinzani, Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna – ma il recente lockdown e le tante, ma necessarie, restrizioni volte al contenimento del Covid-19, hanno sicuramente accelerato tutte le nostre attività legate al web”.

Essere presenti online – prosegue – è quindi oramai imprescindibile, con l’obiettivo poi di ‘tramutare’ i tanti internauti che ci seguono ‘da remoto’ in consumatori dei nostri vini e in eno-turisti appassionati della nostra terra”.

L’obiettivo quindi è promuovere il territorio dell’Emilia-Romagna attraverso un’esperienza integrata che celebra sapori, cultura e turismo della Regione, trasformando i “wine lovers” in “wine explorers”, alla scoperta della realtà emiliano-romagnola.

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Brunello contraffatto in Cina, il Consorzio: “Parte civile nel processo contro i falsari”

Interviene anche il presidente del Consorzio sul caso del Brunello di Montalcino contraffatto smerciato in Cina da falsari italo-cinesi, assieme a Sassicaia e Chianti. “Non possiamo permettere che una goccia di vino contraffatto possa danneggiare la storia, la reputazione e il lavoro espressi in milioni di bottiglie del nostro vino di punta – commenta Fabrizio – valuteremo se costituirci parte civile a tutela della nostra Denominazione, delle imprese del vino e dei consumatori”.

“Questo tipo di azioni illegali – ha proseguito Bindocci – sono oggi ancor più odiose e vigliacche vista la congiuntura che stiamo vivendo; per questo ci sentiamo doppiamente riconoscenti nei confronti dei Nas di Firenze. Il marchio consortile è registrato in circa 90 Paesi del mondo, ciò al fine di garantire ai consorziati un ulteriore scudo alla protezione già comunque accordata dal riconoscimento della Denominazione di origine Brunello di Montalcino”.

“L’attività di lotta al sounding e alla contraffazione è totale e in costante evoluzione – continua Bindocci – e mai come oggi la battaglia si svolge sul online. Proprio sul web – ha aggiunto – dovremmo infittire le maglie come sistema Paese, opponendo sistemi sempre più innovativi di controllo a tutela e salvaguardia non solo del nostro vino ma anche di tutti i campioni del made in Italy”.

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Grossisti Horeca: “Subito inserimento della categoria del DL Ristori”

“Alla vigilia dei nuovi provvedimenti di restrizione – dichiara Maurizio Danese, presidente GH – riscontriamo purtroppo la mancanza del settore del food service tra i codici Ateco destinatari delle misure di ristoro. Una omissione grave che non tutela un comparto direttamente collegato alla ristorazione e volano della diffusione della tipicità dei prodotti Made in italy”.

Le parole sono giunte a commento dell’appello contenuto in una lettera inviata ieri al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dalle imprese associate alla compagine, in cui si chiede l’inserimento “del codice Ateco della categoria (46.3) tra i destinatari dei provvedimenti di aiuto attualmente al vaglio, prevedendo la misura massima di ristoro senza limite dei 150 mila euro”.

Le aziende italiane del food service, che operano nella filiera alimentare per il settore horeca – si legge nella lettera – sono tra quelle più colpite dalla contrazione dei consumi indotti dall’attuale emergenza e dalle recenti limitazioni di orario dell’attività dell’intero settore, con un crollo verticale di fatturato che in alcuni casi raggiunge il 90%“.

GH-Grossisti Horeca rappresenta 88 aziende con 105 punti logistici in Italia per un fatturato di 1,9 miliardi di euro e oltre 6100 addetti.

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Marche: +5% per la vendemmia 2020 ma preoccupa l’andamento dei mercati internazionali

Buona vendemmia per il vino marchigiano che raggiunge quota 857 mila ettolitri, +5% rispetto ai 816 mila dell’anno passato. Particolarmente positivo l’andamento meteo stagionale, che ha permesso una raccolta senza complicazioni e favorito in generale uno sviluppo della pianta senza l’azione di parassiti o agenti patogeni. Un’annata la 2020, che dal punto di vista enologico, rappresenta una garanzia ma che pone ancora molte sfide sul fronte dei mercati a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

La nuova chiusura dell’horeca preoccupa, ma il sistema vino, Verdicchio in primis, pur nelle difficoltà ha retto e la macchina è ripartita – ha detto Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) – Adesso, pur nell’incertezza, registriamo comunque segnali positivi come il calo delle scorte di vino nelle cantine della denominazione Castelli di Jesi, che rispetto allo scorso anno sono diminuite del 9,5% (dati al 30 settembre)”.

“Anche la quantità è quella giusta – aggiunge Mazzoni – si temeva un’annata sovrabbondante a +15-20%, ma alla fine la natura ha compensato e abbiamo chiuso a +5% nel rispetto della qualità”. A influire sulle rese, è stato soprattutto il caldo di agosto e delle prime due settimane di settembre, che ha favorito una buona accelerazione della maturazione, incidendo però negativamente sulla quantità.

Il calo più significativo riguarda le uve a bacca rossa, come Lacrima di Morro d’Alba e Montepulciano, mentre gli altri rientrano nella media. In particolare, tra i bianchi registra un +7% sulla produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi che, salvo qualche grandinata, è giunto alla raccolta in anticipo rispetto alla media e con uve le cui caratteristiche che ricordano molto quelle delle annate 2015 e 2016. Buone le previsioni anche per tutte le altre denominazioni tutelate.

Per quanto riguarda il mercato, secondo Istat le Marche del vino hanno subito una contrazione nel primo semestre del 2,2%, circa la metà rispetto alla media export nazionale (-4,2%). Tengono le vendite verso l’Unione europea (+4%) con il Covid-19 che ha invece fatto maggiori danni tra i buyer extra-Ue (-4,6%). Andando a scomporre i dati per provincia, l’export delle bevande marchigiane (dove il vino incide per l’80% del valore), è segnalato ancora in crescita ad Ancona.

La terra del Verdicchio dei Castelli di Jesi segna infatti un confortante +6,4%, con i 2/3 delle vendite totali regionali (circa 30 milioni di euro nel semestre). Complessivamente, secondo le elaborazioni di Imt, rispetto al pari periodo di 3 anni fa, il mercato del vino anconetano è cresciuto di quasi il 30%. Bene anche la provincia di Macerata. Tra i Paesi, in ulteriore crescita i top 3 buyer Stati Uniti, Germania e Giappone, mentre calano in doppia cifra Regno Unito, Canada, Svizzera e soprattutto la Cina (-37,5%).

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Coldiretti: emergenza Covid ha reso più “green” un italiano su quattro

Durante l’emergenza Covid oltre un italiano su quattro (27%) ha messo nel carrello più prodotti sostenibili o ecofriendly rispetto a prima della pandemia. Una svolta ambientalista resa possibile dal fatto che l’agricoltura italiana, la più green d’Europa, ha continuato a garantire la produzione di cibo sostenibile e di qualità nonostante le difficoltà causate dall’emergenza. È quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione della presentazione del Rapporto Greenitaly.

La nuova sensibilità degli italiani verso la sostenibilità a tavola al tempo del coronavirus è confermata dall’aumento dei consumi domestici di alimenti biologici che hanno raggiunto la cifra record di 3,3 miliardi per effetto di una crescita del 4,4% da giugno 2019 a giugno 2020, sulla base dei dati Ismea.

Una domanda supportata sul piano produttivo, con l’Italia che nel 2019 è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico. Sono oltre 80 mila gli operatori coinvolti (+2%) mentre le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Sinab.

Insieme al biologico a crescere è l’acquisto di prodotti locali a chilometri zero con più di 8 italiani su 10 (82%) che preferiscono prodotti Made in Italy per sostenere l’economia, l’occupazione e valorizzare le risorse del territorio durante l’emergenza Covid.

Al primato green nel bio l’Italia aggiunge anche quelli nella qualità con 305 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 524 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola e il record della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. Ma c’è anche con il taglio record del 20% sull’uso dei pesticidi che al contrario aumentano in Francia, Germania e Austria.

L’Italia è anche leader nella biodiversità con la presenza sul territorio nazionale di 7 mila specie di piante, 58 mila specie di animali, 504 varietà iscritte al registro viti (contro le 278 della Francia) ma anche di 533 varietà di olive rispetto alle 70 spagnole. Un impegno che ha inoltre permesso di salvare dalla estinzione ben 130 razze allevate.

Il settore è tra i più sostenibili a livello comunitario con appena il 7,2% di tutte le emissioni a livello nazionale con 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti in Italia, contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 milioni di tonnellate della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna. L’Italia è anche il quarto produttore mondiale di biogas con oltre duemila impianti di cui ben il 77% con residui di origine agricola, per un totale di oltre 1.440 MW elettrici installati.

Un modello di sviluppo unico che ha garantito all’Italia anche il primo posto in Ue per valore aggiunto con 31,8 miliardi di euro correnti nel 2019, superando la Francia (31,3 miliardi) mentre più distanziata, in terza posizione, è risultata la Spagna (26,6 miliardi) seguita dalla Germania (21,1 miliardi). Nonostante questo l’agricoltura italiana è la meno sussidiata tra quelle dei principali Paesi europei dove in vetta alla classifica ci sono al primo posto la Francia, seguita da Germania e Spagna.

Cresce anche l’agricoltura 4.0 che rappresenta il futuro dei campi ed entro due anni mira a coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni nazionali su diversi fronti: dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e del consumo di carburanti.

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“Montepulciano non è una metropoli”: il Consorzio vini contesta il Dpcm 24 ottobre

Montepulciano non è una metropoli, il rischio di assembramento è fortemente limitato”. È forte la preoccupazione generata dall’ultimo Dpcm tra i soci del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

“Siamo tutti convinti che si debbano prendere le giuste misure precauzionali per arginare e lottare questa pandemia – commenta Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano – tuttavia certe misure sono pensate soprattutto per le grandi realtà urbane che in parte non hanno niente a che fare a confronto con la nostra realtà dove il controllo è elevato“.

Interventi che, secondo il Consorzio dei produttori, “danneggiano ancora di più la posizione di un’economia che vive sul rapporto tra imprenditori del mondo del turismo che interagiscono da sempre con il settore vitivinicolo, ora sono di nuovo bloccati”.

“Si è pensato a tutte le categorie, dando giustamente la priorità a scuole, sistema sanitario eccetera – continua Rossi – ma al momento non è stato preso in considerazione il nostro settore. Auspichiamo che le istituzioni locali, regionali e nazionali si facciano carico delle nostre istanze e di quelle di tante altre realtà simili alla nostra”.

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Agricoltura biologica: oltre 4 milioni per la ricerca

Oltre 4 milioni di euro per la ricerca in agricoltura biologica. Sono quelli del bando appena pubblica per i progetti di ricerca in tema di agricoltura biologica, cui viene destinato un massimo di 300 mila euro per singolo progetto.

Raggio d’azione dei progetti: miglioramento delle produzioni biologiche, innovazione dei processi produttivi delle imprese biologiche e garanzia del trasferimento tecnologico, fruizione e diffusione dei risultati raggiunti, diffusione dei benefici e vantaggi dell’agricoltura biologica.

“Negli ultimi dieci anni le superfici coltivate a bio nel nostro Paese, come evidenziano i dati del Sinab, sono aumentate del 79per cento, superando il 15per cento dell’incidenza di superficie sul totale coltivato”, dichiara la Ministra Teresa Bellanova.

“I produttori che scelgono di coltivare con il metodo biologico le nostre campagne, i nostri paesaggi e il nostro ambiente oggi hanno superato quota 80 mila: nessun altro Paese in Europa vanta un numero di agricoltori bio così elevato”.

“E, dato non indifferente –  continua la ministra – siamo al primo posto anche per gli ettari coltivati a cereali, ortaggi, agrumi e olivo. Facile comprendere dunque come la ricerca assuma un ruolo privilegiato e vada assolutamente sostenuta. Una sfida su eccellenza e qualità produttiva e ambientale che ci vede coinvolti con grande determinazione, anche alla luce della grande solidità dimostrata da questo segmento nei mesi di crisi sanitari ed economica”.

“Proprio stanotte – prosegue la Ministra Bellanova – abbiamo raggiunto un’intesa generale tra i Ministri dell’agricoltura europea sulla Pac post 2020, che segna un’evoluzione storica dell’impianto tradizionale della politica agricola europea e si dà come traguardo ambizioni rilevanti anche su sostenibilità e contrasto ai cambiamenti climatici”.

D’altra parte la Strategia Farm to Fork dà come obiettivi entro il 2030, il 25% delle superfici agricole condotte in regime biologico, e la riduzione contestuale dei fitofarmaci di sintesi e degli antibiotici come fertilizzanti chimici.

“Dopo i 5 milioni di euro per favorire la diffusione degli alimenti biologici nelle mense scolastiche –  commenta ancora Bellanova – questo ulteriore stanziamento è un altro passo di grande importanza.

Ricerca e Innovazione sono infatti nel DNA dell’agricoltura biologica, un settore sempre alla ricerca di strategie tecnico-agronomiche innovative per rispondere alle problematiche che i produttori si trovano quotidianamente ad affrontare. Soluzioni innovative che non di rado si diffondono all’intero settore agricolo”.

L’agricoltura biologica assume dunque un ruolo prezioso e trainante rispetto a un’agricoltura, quella italiana, che nel suo insieme è all’avanguardia in tema di sostenibilità delle tecniche produttive. L’impegno del Governo “è dare continuità a questo percorso dinamico di miglioramento e innovazione che non può e non deve arrestarsi”.

“Abbiamo sempre più bisogno che l’innovazione si traduca in soluzioni operative ‘testate’ in campi reali e non solo nei siti di ricerca e sperimentazione. Ed è proprio per questo – conclude Teresa Bellanova – che uno dei requisiti obbligatori del bando è la partecipazione effettiva di aziende biologiche e biodinamiche. Come altro elemento essenziale è che i risultati siano resi fruibili in maniera semplice ed immediata ad agricoltori, tecnici e altri soggetti interessati”.

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Asolo Prosecco Superiore e Montello: Giusti Wine chiama l’enologa Graziana Grassini

Ermenegildo Giusti, imprenditore italo canadese titolare di Giusti Wine a Nervesa della Battaglia (TV), ha deciso di affidare all’enologa Graziana Grassini, la produzione dell’Asolo Prosecco Superiore e di alcuni vini rossi del Montello. L’obiettivo, spiega, e far parlare a queste etichette “la lingua del mondo”.

“Ho scelto Graziana perché unisce grazia femminile, determinazione toscana e sensibilità internazionale. Il mio sogno è che questo angolo di Paradiso, il Montello, diventi un riferimento mondiale”, sottolinea Giusti.

Graziana Grassini avrà a disposizione il meglio, per centrare l’obiettivo. Non ultima, una cantina ipogea di recente costruzione, a Nervesa della Battaglia. Un progetto da 20 milioni di euro, che si affianca all’acquisto di ulteriori 100 ettari di vigneto., nella zona dell’Asolo Montello.

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