Silvio Dani è stato confermato presidente del Consorzio di Tutela dei vini dei Colli Berici e Vicenza. L’incarico è stato assegnato durante l’ultima riunione del Consiglio di amministrazione che si è svolta il 18 marzo.
Per Dani, che gestisce un’azienda agricola di circa 10 ettari di vigneto a Sarego (Vicenza), si tratta del terzo mandato alla guida del Consorzio dopo anni di partecipazione come rappresentante nel Cda e come vicepresidente di Cantine dei Colli Berici.
«Il sistema Colli Berici e Vicenza Doc ha retto alla crisi dovuta alla pandemia Covid – spiega il riconfermato presidente Silvio Dani – Siamo fiduciosi e speriamo che nei prossimi mesi il turismo e l’enoturismo possano ripartire».
«Il nostro obiettivo – prosegue – è affiancare tutte le aziende socie per perseguire attività a sostegno del territorio e della sua promozione, per far conoscere i nostri vini non solo ai vicentini ma anche al mercato italiano ed internazionale».
Ad affiancare Dani nella conduzione del Consorzio due vicepresidenti: Giancarlo Cavazza, dell’Azienda Agricola Cavazza, riconfermato, e il neo eletto Matteo Lovato, vice presidente Vitevis.
La rosa dei consiglieri è composta da Nicola Dal Maso, Enrico Pegoraro, Pierpaolo Cielo, Flavio Barbieri, Pierluigi Dal Maso, Andrea Marzari, Daniele Dal Maso e il nuovo eletto Matteo Franchetto.
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Sostegni e misure per i viticoltori eroici pesantemente colpiti dalla pandemia, ma anche l’attuazione del decreto della viticoltura eroica. Sono questi in sintesi i temi al centro dell’incontro fra il Cervim e il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che ha visto anche la partecipazione del coordinatore e dello staff dell’assessore all’Agricoltura e Risorse naturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.
«Un confronto molto proficuo – commenta il presidente Cervim, Stefano Celi – sulle forme di sostegno che potranno essere messe in atto per consentire alla viticoltura eroica di sopravvivere e permettere ai viticoltori di mantenere il loro indispensabile presidio sul territorio».
«C’è la necessità – sottolinea il sottosegretario Centinaio – di aiutare economicamente gli agricoltori eroici in quanto necessitano di interventi mirati, dati alti costi di gestione, per evitare lo spopolamento delle aree rurali montane. Questa pandemia ha praticamente bloccato il turismo ed il canale Horeca, che sono i maggiori mercati di riferimento di questa filiera”.
“Altro tema – prosegue il sottosegretario – la necessità di riconoscere ulteriormente il grande lavoro fatto dal Cervim anche a livello ministeriale e infine una veloce regolamentazione del registro dei vigneti eroici e storici per dare un riconoscimento all’importanza di chi ha creduto in un certo tipo di agricoltura».
Secondo il Cervim servono azioni di promozione sui mercati, anche esteri, specificatamente pensati per le caratteristiche delle piccole aziende eroiche nonché un sostegno per la realizzazione e manutenzione di tutte le infrastrutture necessarie per la coltivazione e mantenimento dei terreni caratteristici della viticoltura eroica.
«Il Cervim – aggiunge il presidente Celi – auspica che possano essere assunti specifici provvedimenti a tutela di questo settore. Misure specifiche che tengano conto delle ridotte produzione e dell’alto valore dei vini eroici. Inoltre sostegni adeguati e proporzionati al valore delle produzioni e finanziamenti a tasso agevolato specifici per la peculiarità delle aziende a viticoltura eroica».
Il Cervim inoltre attende l’attuazione del decreto per la salvaguardia dei vigneti eroici e storici entrato in vigore dopo la pubblicazione a fine settembre sulla Gazzetta Ufficiale.
«Il decreto – spiega Roberto Gaudio, del Cda Cervim – rappresenta un punto di partenza, un riconoscimento che deve tradursi in un’azione concreta di rilancio. I viticoltori eroici svolgono un ruolo insostituibile per la sorveglianza e il mantenimento del territorio.
“Con la manutenzione di tutte le infrastrutture di sostegno dei terreni – conclude Gaudio – a partire dai muretti a secco, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, e dalla regimazione delle acque i viticoltori contribuiscono alla prevenzione di fenomeni di dissesto idrogeologico e di degrado dei territori, a vantaggio dell’intera comunità nazionale».
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A Scansano torna Rosso Morellino sostenibilità e turismo al centro del dibattito 2
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 68 del 19 marzo 2021, la possibilità di poter inserire la dicitura “Toscana” sull’etichetta dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Morellino di Scansano” è ora ufficiale e pienamente operativa. L’iter che ha portato alla modifica del disciplinare di produzione per poter aggiungere questa indicazione facoltativa in etichetta è iniziato poco più di un anno fa con il voto favorevole da parte dell’assemblea del Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano.
«La modifica del disciplinare è stata frutto di un intenso lavoro portato avanti dal nostro Consorzio di concerto con Regione Toscana, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Avito, l’Associazione Vini Toscani Dop e Igp – afferma Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano – Ora tutti i produttori che lo desiderano potranno sfruttare la grande forza del brand “Toscana”, molto conosciuto ed apprezzato sui mercati internazionali».
Il Morellino di Scansano è una denominazione storica, Doc dal 1978 e Docg dal 2007. Con la modifica del disciplinare di produzione il nome geografico “Toscana” dovrà seguire la denominazione Morellino di Scansano ed essere riportato al di sotto della menzione specifica tradizionale denominazione di origine controllata e garantita oppure dell’espressione dell’Unione europea denominazione di origine protetta.
Inoltre, i caratteri del nome “Toscana” dovranno avere un’altezza inferiore a quella dei caratteri che compongono la denominazione Morellino di Scansano e avere lo stesso font (tipo di carattere), stile, spaziatura, evidenza, colore e intensità colorimetrica.
«Abbiamo accolto fin dal primo momento, come Regione, la proposta di modifica al disciplinare di produzione del Morellino di Scansano Docg, che oggi trova finalmente compiuta definizione – dice la vicepresidente della Regione Toscana e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – Si tratta di un altro tassello che contribuirà a comporre quell’articolato mosaico che rappresenta il futuro di una delle più importanti filiere regionali».
«Un futuro – prosegue Saccardi – che dovrà confrontarsi con le nuove sfide di sostenibilità ambientale e di resilienza ai cambiamenti climatici. Anche in questo senso il brand Toscana può rappresentare un formidabile driver per promuovere nei mercati di tutto il mondo la straordinaria ricchezza e l’agrodiversità dei nostri vini, e il Morellino di Scansano è uno di questi gioielli».
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Sostenibilita accordo Consorzio Vino Nobile e Pefc per lutilizzo di legno certificato 2
È stato firmato un protocollo d’intesa tra il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e Pefc Italia, organizzazione senza scopo di lucro e non governativa, impegnata a promuovere la gestione sostenibile delle foreste attraverso una certificazione indipendente di terza parte.
In sintesi l’accordo prevede la promozione di campagne di formazione e sensibilizzazione nei confronti dei potenziali operatori della filiera viti-vinicola delle potenzialità connesse alla scelta di prodotti certificati ovvero la tutela dalle foreste e dei loro servizi ecosistemici per noi e per le future generazioni.
«Questa iniziativa rientra nel più ampio progetto che porterà alla certificazione territoriale secondo la norma Equalitas – spiega Andrea Rossi, presidente del Consorzio – e la collaborazione con Pefc Italia, realtà unica nel settore, è fondamentale perché il legno è una delle materie prime più utilizzate nella filiera del nostro comparto».
«un segnale – prosegue Rossi – di attenzione a quelli che sono i temi portanti della sostenibilità e che riguarda non solo il nostro territorio, in questo caso, ma tutti quelli che si legano ad una produzione del legno responsabile e tutelante per il territorio e le comunità che lo abitano».
«Il legame – spiega Antonio Brunori, segretario generale del Pefc in Italia – tra la filiera forestale e il mondo vitivinicolo è più forte di quanto si possa immaginare: si pensi al legno per le botti e per i pali nelle vigne, al cartone per il packaging e al legno per le cassette, al sughero per i tappi o alla carta dei cataloghi promozionali e delle etichette, fino al pallet in legno su cui si trasporta il proprio vino in tutto il mondo».
«Per una azienda del Consorzio – prosegue il segretario generale – scegliere questi prodotti con la certificazione forestale Pefc vuol dire comunicare ai consumatori finali la scelta di sostenibilità e qualità che un’azienda vinicola intraprende. Il Pefc Italia con questo protocollo si mette a disposizione di un nuovo settore».
«L’intento – conclude Brunori – è quello condividere percorsi di sostenibilità che possono passare attraverso le aziende tramite la scelta di prodotti certificati Pefc e la tutela delle aree forestali nazionale, patrimonio di tutti, che possono diventare un atto concreto tramite le scelte quotidiane del singolo acquirente delle bottiglie di vino».
IL PROTOCOLO
Nello specifico le due realtà si impegnano a stimolare le aziende a scelte consapevoli anche mediante l’utilizzo di materiali certificati che tutelano il patrimonio forestale, assicurando la legalità e la sostenibilità del materiale di origine forestale (legno, carta e sughero).
Infatti i prodotti con la certificazione Pefc garantiscono la provenienza della materia prima da foreste gestite in modo responsabile con l’obbligo della riforestazione degli alberi abbattuti, le foreste mantengono così alti i livelli dei servizi ecosistemici, come l’azione mitigatrice del cambio climatico.
Il protocollo prevede di dare sostegno ai produttori al fine di informarli sull’esistenza e sulle potenzialità dell’utilizzo di prodotti derivanti da filiere certificate, sostenibili e legali unendo a questo la comunicazione dei valori intrinsechi all’utilizzo di prodotti sostenibili che possono dare un valore aggiunto alla produzione vinicola stessa, a partire dall’utilizzo di imballaggi in legno e strumenti produttivi (come le botti o i pali delle vigne).
È inoltre obiettivo della partnership lo sviluppo di strumenti di marketing e informazione rivolti al consumatore finale al fine di favorire la comprensione dell’elevato impatto sociale ed ambientale di un’attenzione particolare nell’uso di prodotti locali sostenibili e a basso impatto ambientale, oltre a sviluppare progetti di riduzione delle proprie emissioni di C02 o all’adozione di progetti forestali certificati per neutralizzare le emissioni residue, promuovendone l’impatto positivo tramite comunicazioni specifiche verso il consumatore.
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Piemonte Land of Perfection diventa Piemonte Land of Wine. A 10 anni esatti dalla sua costituzione il gruppo dei Consorzi di tutela del vino piemontese operante nel settore della promozione e valorizzazione delle Doc e Docg regionali in tutto il mondo, cambia nome e immagine.
Il nuovo logo, la nuova identità grafica e il nuovo brand vogliono comunicare il legame che unisce il vino ai suoi territori di origine mettendo l’eccellenza vitivinicola al centro della strategia di valorizzazione, sia che si tratti di mercati internazionali, sia che si lavori per iniziative locali.
“Una scelta dettata dalla volontà di riflettere anche nel nome il riferimento al vino e all’identità regionale, attraverso un nuovo brand, evocativo e proiettato verso il futuro – commenta Matteo Ascheri, Presidente di Piemonte Land of Wine – Oggi il Consorzio adotta questa come denominazione della società, mantenendo inalterati i valori, gli obiettivi e le persone”.
L’obiettivo principale è quello di proseguire nel percorso a fianco dei produttori e consolidare la crescita costante che ha accompagnato i risultati di questi dieci anni: più di 80 progetti di sviluppo realizzati in 16 Paesi con un investimento globale di oltre 20 milioni di euro.
Nato per offrire ai Consorzi di tutela dei vini piemontesi un’assise in cui individuare operatività e strategie comuni, Piemonte Land of Wine ha l’obiettivo di armonizzare la promozione dei vini, dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze del Piemonte in tutto il mondo, ottimizzando anche l’utilizzo dei fondi comunitari destinati alla promozione.
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Si è tenuta oggi in modalità telematica l’assemblea di approvazione di bilancio. quest’anno anche elettiva, dell’Istituto Trento Doc. Il Presidente Enrico Zanoni e tutto il Consigli di amministrazione uscente sono stati riconfermati all’unanimità.
Oltre al Presidente Enrico Zanoni (di Altemasi), fanno parte del Cda Roberta Giuriali (di Maso Martis), Lucia Letrari (di Letrari), Andrea Buccella (di Cesarini Sforza), Stefano Fambri (di Rotari), Matteo Lunelli (di Cantine Ferrari), Carlo Moser (di Moser Trento) come Vicepresidente, Andrea Pisoni (di Pisoni F.lli) e Federico Simoni (di Cantine Monfort).
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Nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, il Lessini Durello Doc è riuscito a mantenere gli imbottigliamenti stabili a 900.000 bottiglie con un aumento del 37% della sboccatura del metodo classico dal 2018, segno che la denominazione sta puntando molto su questa tipologia.
E proprio al metodo classico è dedicato il cambio del disciplinare che sta continuando e che vedrà, a iter terminato, il trasferimento della tipologia nella Doc Monti Lessini, con l’obiettivo di darne maggiore identità territoriale.
La valorizzazione dell’areale continuerà nel 2021 con delle importanti ricerche sugli effetti del cambiamento climatico e sulla biodiversità. I risultati verranno editi in una pubblicazione che farà sintesi di tutto il lavoro fatto negli ultimi 10 anni da parte del Consorzio.
«L’impegno che vediamo ogni giorno da parte dei nostri produttori ci da lo stimolo a continuare il nostro lavoro – dice Paolo Fiorini, presidente del Consorzio – sebbene l’emergenza sanitaria continui, stiamo progettando un calendario promozionale che permetterà in sicurezza di tornare a parlare della nostra denominazione a più persone possibili. Rimangono quindi in piedi le tre parole chiave, formazione, ricerca e promozione che saranno il cuore dell’azione del Consorzio dei prossimi mesi.»
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Madama Nera, Muscatedda, Terribile, Vispara dell’Etna, hanno nomi evocativi e sono quei vitigni endemici del territorio che, per motivi diversi, decenni fa sono scomparsi dai vigneti per riapparire in tempi recenti grazie all’impegno della ricerca e alla tutela delle istituzioni e di alcuni lungimiranti produttori.
Una vera rinascita quella dei vitigni reliquia, noti anche come “vitigni o gioiello” che in Sicilia e in particolare sull’Etna, stanno ritrovando le loro antiche radici offrendo spunti di riflessione interessanti, in un momento in cui puntare sul passato significa anche scommettere sul futuro.
Biodiversità, sostenibilità, tutela del paesaggio, riscoperta delle tradizioni e adeguata risposta della viticoltura ai cambiamenti climatici: i vitigni reliquia, recentemente tornati in auge e tuttora soggetti a studio, sono l’anello di congiunzione tra storia e innovazione.
La loro riscoperta è stata discussa durante la webinar “La rinascita dei vitigni reliquia” promossa da Le Donne del Vino Sicilia trasmessa in diretta Facebook sulla pagina nazionale dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino lo scorso 16 marzo nell’ambito delle attività in programma per Donne, Vino e Ambiente 2021.
Presenti all’evento Aurora Ursino, socia Donne del Vino Sicilia, dott.ssa Agronoma e Sommelier con competenze riguardo alle normative in materia di realizzazione progetti per accesso ai fondi europei; Elisabetta Nicolosi, prof.ssa ricercatrice dell’Università di Catania del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente sezione di Arboricoltura e Genetica Agraria; Antonio Sparacio dell’Irvo Istituto Regionale Vite e Olio, dottore agronomo responsabile dell’Unità Operativa di Ricerca, Sperimentazione e trasferimento innovazione; dott. Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Etna doc; Alessandra Gentile, prof.ssa ordinaria del settore Agr 03 arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Catania; Salvo Foti, produttore etneo, autori di libri sulle tradizioni e tipicità della viticoltura del territorio.
La registrazione dell’evento è disponibile sulla pagina Facebook dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.
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Europa Confagricoltura Accolta la nostra richiesta di fondi straordinari UE
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta positivamente l’annuncio che la richiesta relativa alla mobilitazione di fondi straordinari Europei sarà discussa nel corso della sessione del Consiglio Agricoltura della UE in programma il 22 e 23 marzo.
La richiesta è stata promossa dalla Spagna e sostenuta, oltre che dall’Italia, da altri dodici Stati membri per gestire la difficile situazione del settore vitivinicolo, tra i più colpiti dall’impatto economico della pandemia per le ripetute chiusure del canale Horeca a livello globale.
«Senza fondi aggiuntivi dell’Unione – sottolinea Giansanti – sarà difficile, per non dire impossibile, varare con risorse adeguate le misure idonee a tonificare il mercato e le quotazioni».
«Ci aspettiamo dalla Commissione europea – prosegue il presidente di Confagricoltura – una valutazione sulla situazione dei mercati agricoli in ambito europeo, a seguito degli ulteriori interventi di contenimento resi necessari dall’evoluzione della pandemia».
I dati disponibili indicano che le giacenze di vini a livello europeo sono sensibilmente aumentate rispetto ai livelli in essere all’inizio dello scorso anno. Secondo le cifre del Ministero delle Politiche Agricole si attestavano in Italia a gennaio a 61 milioni di ettolitri, il 3,6% in più sullo stesso mese del 2019.
«Per altri settori produttivi, oltre a quello vitivinicolo – conclude Giansanti – potrebbe risultare necessaria la messa in opera di misure di sostegno come quelle varate lo scorso anno».
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calice Eletto il nuovo CdA del Consorzio Cerasuolo di Vittoria
È stato eletto ieri il nuovo CdA del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc. A farne parte sono Rosario Giudice (Horus 2), Silvio Balloni (Santa Tresa), Achille Alessi (Dimore di Giurfo), Antonio Rallo (Donnafugata), Gaetana Iacono (Valle dell’Acate) e Marco Parisi (Feudi del Pisciotto).
Ognuno dei consiglieri è stato eletto nella categoria in cui si è candidato e cioè in quella di produttore, vinificatore o imbottigliatore, per la Docg o per la Doc Vittoria, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento elettorale, tenendo cioè in considerazione la ripartizione dei voti tra i vari associati calcolati in base alla quantità di prodotto (uva rivendicata, vino vinificato e vino imbottigliato) nell’ultima campagna vendemmiale precedente l’Assemblea.
Si è inoltre tenuta in considerazione la richiesta avanzata lo scorso anno dal Mipaaf ossia che la distribuzione del numero dei consiglieri tra le due denominazioni tutelate (Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC) fosse coerente con la quantità di prodotto reale rappresentata dalle denominazioni.
È stata fissata per il 22 marzo prossimo, alle ore 16.30 la prima riunione del neo CdA in cui si procederà all’elezione del nuovo presidente del Consorzio di Tutela.
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Daniele Del Rio dell’Università degli Studi di Parma con funzioni di presidente, Franco Cotana dell’Università degli Studi di Perugia e Alessandra Gentile dell’Università degli Studi di Catania sono i componenti del nuovo Comitato scientifico della Fondazione Edmund Mach.
Nominati dal consiglio di amministrazione nella seduta del 25 gennaio scorso e scelti tra esperti di riconosciuta esperienza nei settori in cui opera la Fondazione, proprio in questi giorni è arrivata l’autorizzazione alla nomina da parte delle rispettive amministrazioni di appartenenza.
I tre componenti che dureranno in carica per 5 anni, sono dunque subentrati a Giulia De Lorenzo, Vincenzo Fogliano e Filippo Giorgi, alla scadenza naturale del loro mandato. Il comitato scientifico è un organo tecnico di consulenza a supporto del Consiglio di amministrazione e dei centri operativi.
Svolge funzioni di impulso, indirizzo e di consulenza, esprime parere obbligatorio sui piani pluriennali delle attività relativi alla ricerca, alla sperimentazione, all’istruzione ed al trasferimento tecnologico e presenta annualmente, in sede di approvazione della relazione annuale sull’attività svolta, un rapporto sui risultati dell’attività di valutazione della ricerca e della didattica.
DANIELE DEL RIO Daniele Del Rio è Presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione e professore di Nutrizione Umana all’Università di Parma. Editor in Chief dell’International Journal of Food Sciences and Nutrition, Visiting Professor alla School of Biomedical Sciences dell’Università dell’Ulster e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Parma Unesco Creative City of Gastronomy.
È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, merito – sottolinea lo stesso Del Rio – soprattutto del gruppo di giovani e brillanti ricercatori che lavorano con lui, ed è, dal 2017, un orgoglioso Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per meriti legati alla ricerca scientifica.
FRANCO COTANA Franco Cotana è professore ordinario di Fisica Tecnica Industriale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia fondatore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse. Al Mur ha partecipato al gruppo di consulenza per il nuovo piano nazionale della ricerca 2021-2027 e al G.d.L. per l’elaborazione delle Linee Guida sulla Siri Idrogeno.
Al Mipaaf è stato membro del comitato per la riorganizzazione dell’ente Cra, coordinatore del progetto nazionale Pnbb2 finalizzato all’elaborazione ed aggiornamento del “Documento propedeutico al Piano Nazionale dei Biocarburanti e delle Biomasse ad uso energetico” e membro della Commissione Biomasse.
ALESSANDRA GENTILE Alessandra Gentile è professore ordinario di “Arboricoltura generale e coltivazioni arboree” presso l’Università di Catania e ha svolto numerosi incarichi accademici, come vicepreside della Facoltà di Agraria, direttore del Dipartimento di Ortofloroarboricoltura e Tecnologie agroalimentari e Prorettore vicario dell’Università degli Studi di Catania.
Responsabile di progetti scientifici nazionali e internazionali, è organizzatore e membro del comitato scientifico di numerosi convegni di interesse nazionale e internazionale. È membro dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Italiana di Agricoltura e di numerose società scientifiche. Ha numerose collaborazioni con enti di ricerca internazionali ed attualmente è professore presso l’Hunan Agriculture University (Cina) nell’ambito della Shennong Scholar.
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Magazino Italgrob Accreditare ai sostegni anche aziende con piu di 5 milioni di fatturato
Italgrob, la Federazione Italiana dei Distributori Horeca, chiede al Governo una maggiore considerazione dell’intero settore all’interno del prossimo “Decreto Sostegni“. Le poche bozze circolate finora, infatti, non conterrebbero aiuti sufficienti alla categoria.
«Il Governo – dichiara il Presidente di Italgrob Vincenzo Caso – deve ascoltare la voce dei distributori, accreditare ai sostegni anche le aziende con più di 5 milioni di fatturato e rivedere la soglia del 33% quale percentuale di perdita 2020 su 2019. È assurdo che non si possa rendere flessibile questa percentuale, la cui applicazione intransigente creerebbe enormi discriminazioni».
«Sentiamo il dovere di farci portavoce di tutte le aziende di distribuzione food & beverage che operano nella filiera Horeca – prosegue il presidente – È necessario oggi più che mai che la politica ascolti il comparto del “fuori casa” approfondendo dinamiche fino ad oggi poco conosciute. Da parte di Italgrob è incessante il lavoro del Centro Studi per documentare analisi e proposte, evidenziando le forti perdite subite nel 2020».
«Tutti hanno perso – conclude Caso – e tutti nella giusta percentuale hanno diritto ai sostegni. Auspico che i Parlamentari si facciano finalmente portabandiera di questa nostra battaglia che giorno dopo giorno logora sempre di più le piccole e medie imprese della filiera della distribuzione del settore Horeca».
Tramite i propri referenti, la Federazione ha pertanto offerto il proprio apporto alla legislazione nazionale suggerendo spunti di riflessione e confrontando le strategie operative con gli eletti di Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio.
«Stiamo illustrando con dati precisi – dichiara Dino Di Marino, Direttore generale – le difficoltà di tutto il mondo dell’attività ricettiva e dell’Horeca che pone domande e vuole soluzioni, come ad esempio poter aprire i ristoranti oltre le 18, soprattutto dopo aver messo su carta protocolli attenti e sicuri per le riaperture. Ma il timore dei crescenti contagi, le imminenti nuove strette che prevedono tutti i weekend in ogni regione in zona rossa, ci preoccupa molto».
«Tuttavia – conclude Di Martino – sapere che al centro del dibattito politico si dichiari apertamente che il Paese ha bisogno di rinascere, di ricominciare a fare impresa, a lavorare, a fare vita sociale e si ammetta finalmente che la ristorazione è strettamente collegata al turismo che è una delle grandi risorse del nostro Paese. Ebbene, tutto questo, nonostante le difficoltà dei prossimi giorni, fa ben sperare nel futuro».
Anche per questo motivo le attese da parte della categoria dei distributori Hpreca sono alte e considerando che le stesse aziende di distribuzione sono state sin qui ingiustamente escluse dai precedenti decreti Ristori, l’attività di rappresentanza nelle opportune sedi istituzionali di Italgrob continuerà incessante anche nei prossimi giorni proprio in vista dell2emanazione del Decreto Sostegni.
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Un sistema di raccolta dati consultabile da tutti gli enti. È questo l’appello che Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, rivolge alle Istituzioni in seguito all’avvio, il 7 gennaio scorso, del 7° Censimento generale dell’agricoltura che si concluderà il 30 giugno 2021.
L’indagine Istat, modulata seguendo le disposizioni del Regolamento (UE) 2018/1091 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 luglio 2018, sta coinvolgendo oltre un milione e 700 mila aziende del settore con l’obiettivo di fornire un quadro statistico approfondito a livello nazionale, regionale e locale, del sistema agricolo e zootecnico utile come base per le politiche future.
Quest’anno, per la prima volta, il classico questionario cartaceo è stato proposto in formato digitale e valuterà l’impatto del Covid 19 sulle aziende del comparto anche attraverso una tecnica multicanale di raccolta dei dati, che prevede il coinvolgimento dei Centri di assistenza agricola (CAA) nella Rete di rilevazione.
Come sottolineato dal sito Istat, «partecipare è un obbligo di legge e un atto utile al mondo agricolo e al Paese», ma nonostante l’evidente utilità del censimento, la Fivi sottolinea ancora una volta le difficoltà incontrate dai piccoli produttori e la necessità di implementare il sistema di raccolta dati in un modello digitale integrato, accessibile e consultabile da tutti gli enti preposti della pubblica amministrazione che seguono il settore.
«È evidente – spiega Matilde Poggi, presidente Fivi – che il censimento richieda molte informazioni che il sistema della pubblica amministrazione detiene già: se i processi di digitalizzazione fossero implementati e migliorati, tali informazioni potrebbero essere condivise tra i diversi sistemi della pubblica amministrazione, senza interpellare ogni volta i produttori, snellendo in questo modo concretamente il processo burocratico, così da far risparmiare sia tempo che soldi agli agricoltori».
«Il carico burocratico per le aziende agricole – prosegue la presidente – è sempre troppo alto. Nonostante vengano dichiarati come prioritari i processi di alleggerimento e digitalizzazione del sistema, le azioni richieste alle aziende, sempre più complesse da gestire per i piccoli produttori, vanno in direzione opposta e contraria».
«Informazioni quali la superficie aziendale, il numero di ore dei dipendenti, le stesse informazioni anagrafiche dell’azienda – conclude la Poggi – sono dati che i vignaioli hanno già comunicato. Basti pensare al fascicolo aziendale, che ogni attività è tenuta ad avere, attraverso il quale sono comunicate tutte le informazioni principali dell’azienda».
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Si chiamano Turbiana Ctl1, Turbiana Ctl3, Turbiana Ctl5 i tre nuovi cloni di Turbiana ufficialmente inseriti nel registro nazionale delle varietà di vite. Ctl sta per Consorzio Tutela Lugana che, in collaborazione con lo Studio Agronomico Sata, ha avviato nel 2010 le indagini nei più antichi vigneti di Lugana per garantire tipicità, affinità territoriale e maggiore sostenibilità alla Denominazione.
La meticolosa analisi nei vigneti storici ha permesso di individuare singole piante con caratteristiche peculiari per qualità, sanità, maturazione e intensità gustativa delle uve. Queste “piante madri” sono state analizzate per la presenza di virosi e solo da quelle risultate sane sono state prodotte barbatelle, tenute separate per ogni pianta madre.
Nel 2012 è stato impiantato il campo di confronto clonale, costituito dalla distinta progenie di circa 70 piante madri e dal 2014 al 2020 sono state realizzate centinaia di microvinificazioni di pochi chili di uva ottenuta dalla parcella della progenie di un’unica pianta madre.
Questo ha permesso di confrontare le caratteristiche agronomiche ed enologiche dei vari candidati cloni. Al termine del percorso, solo ai tre migliori è stata riservata la possibilità di essere ufficialmente registrati.
«Riteniamo che questo sia un ulteriore e importante passo nella definizione identitaria del vitigno Turbiana – dichiara il Direttore del Consorzio, Andrea Bottarel – e nell’avanzamento della ricerca viticola, il cui obbiettivo sarà far confluire nei nuovi cloni i caratteri identitari del vitigno e quelle caratteristiche fisiologiche che permettano alla viticoltura di adeguarsi al cambiamento climatico e di essere sempre più sostenibile».
«Cercare di combinare queste caratteristiche – prosegue il direttore – richiede tempo e dedizione, ma è un passaggio fondamentale perché, paradossalmente, si rischia di perdere più tipicità nei vecchi cloni, selezionati molti anni fa, che in quelli di recente selezione».
«Le caratteristiche del suolo non variano – dice ancora Bottarel – ma il clima sta cambiando e con l’innalzamento delle temperature estive medie, soprattutto per quel che riguarda i vini bianchi, si potrebbe perdere molta di quella freschezza, che deriva dall’acidità, e che definisce il Lugana. Oltre all’adozione di diverse pratiche di gestione del verde è indispensabile poter optare per cloni più tardivi, senza però rinunciare ai caratteri identitari della Turbiana».
«Non meno importante – conclude il direttore – è stata la ricerca dei tratti che conferiscono a un vitigno caratteristiche di minore suscettibilità verso le avversità, che è un dovere etico in primis, ma che ha risvolti economici importanti: riducendo gli interventi in vigneto si tutela l’ambiente e si risparmia allo stesso tempo».
La famiglia dei Trebbiano ha origini molto antiche: questa storia, assieme alla vasta e diversificata area di coltivazione, spiega l’esistenza di tanti sinonimi e varianti locali, fonte di ricchezza ma anche, in alcuni casi, di confusione.
La ricerca “Il Trebbiano di Lugana: aspetti storici e genetici” di Pierluigi Villa, Osvaldo Failla, Massimo Labra e Attilio Scienza del 2001 ha dimostrato che Trebbiano di Lugana (localmente detto “Turbian””) e Verdicchio siano stretti parenti, più vicini tra di loro rispetto ad altre varietà quali il Trebbiano d’Abruzzo e quello Toscano, si tratta di due vitigni geneticamente distinti.
Il Trebbiano di Lugana ha un’attitudine più tardiva e leggermente meno produttiva oltre a essersi adattato, nel tempo e con successive selezioni fatte dai viticoltori locali, alle caratteristiche pedoclimatiche del lago di Garda, significativamente diverse da quelle degli altri areali.
Il Consorzio, nell’esprimere enorme soddisfazione per l’importante traguardo raggiunto, intende ringraziare i Vivai Cantone, Vitis Rauscedo e Vivai Zenato Valerio per aver creduto, sostenuto e fattivamente collaborato al progetto.
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Gilda Fugazza riconfermata presidente del Consorzio Vini Oltrepo pavese
Gilda Fugazza è stata riconfermata presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. Lo ha deciso il Consiglio d’Amministrazione dell’ente, che si è riunito ieri, lunedì 8 marzo. Il voto è avvenuto all’unanimità. Tre i vicepresidenti: Ottavia Vistarino, Andrea Barbieri e Renato Guarini.
La notizia è apparsa sul sito web del Consorzio, che ritiene di non dover inviare alla nostra testata le comunicazioni ufficiali del Consorzio, nonostante diverse segnalazioni. Nonostante l’increscioso atteggiamento, segno di una scarsa sensibilità nei confronti della stampa indipendente, continueremo a informare i lettori sulle vicende dell’Oltrepò pavese.
Nella nota ufficiale dell’ente, peraltro, è presente anche una dichiarazione dell’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi: «Si completa il percorso di riorganizzazione della governance dell’Oltrepò del vino, che in un momento generale di difficoltà, ha saputo ritrovare compattezza».
È un elemento più unico che raro, nel panorama dei Consorzi del vino italiano, la presenza di un commento di un esponente politico nell’ambito dei risultati delle votazioni consortili. Il fil rouge tra politica e Oltrepò pavese, del resto, è sempre stato lampante.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bertani Domains Giuseppe di Gioia e il nuovo Business Development Director 2
A un anno dal suo insediamento Ettore Nicoletto, Ceo di Bertani Domains, società vitivinicola parte del gruppo Angelini, continua nel suo progetto di trasformazione organizzativa ufficializzando oggi l’ingresso di Giuseppe di Gioia in qualità di Business Development Director.
«Sono molto motivato nell’affrontare questa nuova sfida – ha dichiarato Di Gioia – entrando a far parte di un gruppo di lavoro stimolante e appassionato guidato da un manager come Ettore Nicoletto, che stimo e apprezzo da tempo. So inoltre di poter contare su una struttura aziendale di grande esperienza per assicurare la crescita necessaria con costanza e continuità».
Di Gioia approda in Bertani Domains dopo avere maturato significative esperienze in importanti realtà del food&wine e nel suo ruolo sarà figura centrale nello sviluppo del business sia in termini di mercati/canali sia sul fronte delle strategie di portfolio.
«Giuseppe è un professionista indiscutibile – ha affermato Ettore Nicoletto – Il suo curriculum e le ottime performance raggiunte nelle esperienze precedenti ci hanno convinto che sia il manager più adatto per rafforzare le competenze del leadership team di Bertani Domains».
Bertani Domains è l’azienda del gruppo Angelini che si occupa della produzione e commercializzazione di vini. Opera in Italia con sei cantine (Val di Suga a Montalcino, Tre Rose a Montepulciano, San Leonino a Castellina in Chianti, Fazi Battaglia nelle Marche, Puiatti a Romans d’Isonzo e Bertani in Valpolicella) per un totale di 1700 ettari complessivi di terreni, di cui 460 vitati, e una produzione complessiva di circa 4 milioni di bottiglie l’anno.
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Giacenze vino italiano a 69 miliardi di litri Coldiretti Serve la distillazione
Supera i 6,9 miliardi di litri il vino in giacenza nelle cantine italiane. Tanto da far gridare all’allarme Coldiretti, che ribadisce una volta di più quanto già affermato lo scorso anno: «Serve la distillazione».
«Non bisogna perdere altro tempo – ammonisce il sindacato – è necessario intervenire con una distillazione di emergenza rivolta ai vini a Do e Ig con l’obiettivo di togliere dal consumo alimentare almeno 200 milioni di litri di vini e mosti a valori paragonabili a quelli di mercato per garantire la sopravvivenza delle aziende».
Coldiretti chiede al Governo «di intervenire con almeno 150 milioni di euro, considerando quindi un valore medio di 75 euro ad ettolitro, attraverso aiuti nazionali, vista la mancanza di disponibilità di risorse aggiuntive garantite per la situazione di emergenza da parte della Ue».
Una misura che peraltro consentirebbe di produrre 25 mila litri di alcol e gel disinfettanti 100% italiani, che oggi vengono in larghissima parte approvvigionati sui mercati internazionali.
«La Francia – aggiunge Coldiretti – ha fino ad ora già messo a disposizione per interventi similari oltre 250 milioni di euro. In gioco c’è il futuro del primo settore dell’export agroalimentare Made in Italy che sviluppa un fatturato da 11 miliardi di euro e genera opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone».
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“Ad ogni vendemmia la rinascita di un mito“. Vuole essere un segnale di ripartenza la mattonella dedicata alla vendemmia 2020 del Brunello di Montalcino posata oggi sul muro del Palazzo comunale di Montalcino per celebrare le 5 stelle attribuite all’ultima vendemmia. La mattonella di quest’anno, realizzata da Federica Pellegrini, rappresenta sulla formella decorativa l’araba fenice tatuata sul collo della pluricampionessa olimpionica.
«L’araba fenice è un segnale di buon auspicio e rinascita per il vino e per tutti noi – ha affermato Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino – lo stesso buon auspicio che ci ha reso una vendemmia eccezionale in un anno terribile come quello appena trascorso».
In vasca da 32 anni, Federica Pellegrini è l’atleta italiana più giovane a salire su un podio olimpico e vanta la carriera più longeva tra le campionesse tricolore, con ben 53 medaglie al collo. Un’ambasciatrice dell’eccellenza nello sport quella scelta dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino come volto 2021 in un’edizione di Benvenuto Brunello Off che battezza l’esordio dell’annata 2016.
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Carta del vino Brunello di Montalcino e Barolo inseguono Bordeaux e Borgogna
Prosegue il giro del mondo del Leccio d’Oro, il premio del Consorzio del vino Brunello di Montalcino riservato a ristoranti ed enoteche, nazionali e internazionali, con una carta o lista vini altamente rappresentativa dei vini espressione della viticoltura del borgo toscano, a partire dal Brunello. Un viaggio lungo quasi 36 mila km quello della 29° edizione che oggi ha svelato i vincitori delle due categorie nel corso della prima giornata di tasting di Benvenuto Brunello Off.
E se per la sezione tricolore dei ristoranti il Leccio d’Oro 2021 si è fermato alla storica Trattoria Osenna di San Quirico d’Orcia, che nella sua cantina vanta 357 referenze di Brunello, il podio internazionale vede un ex aequo tutto nordamericano condiviso dal ristorante Gattopardo di New York e dal Don Alfonso di Toronto. Situato all’interno delle Rockefeller Townhouses, al 13-15 West della 54° Strada, Il Gattopardo che deve il suo nome all’omonimo film di Luchino Visconti offre più di 30 selezionatissime referenze di Brunello.
Dagli Usa al Canada, con il Leccio d’Oro internazionale assegnato al Don Alfonso 1890 (Toronto), primo ristorante nella storia del premio a bissare il riconoscimento del Consorzio. Di proprietà della famiglia Iaccarino e fratello “minore” dello stellato a Sant’Agata sui Due Golfi, il Don Alfonso canadese è stato nominato nel 2019 secondo miglior ristorante italiano al mondo dalla guida 50 Top Italy. Oggi la sua carta vini spazia dal Rosso di Montalcino al Brunello.
Ha un significato speciale il Leccio d’Oro 2021 della categoria enoteche italiane. A riceverlo, infatti è la Fenice dell’Aquila: distrutta dal sisma del 2009, il locale ha riaperto nel 2014. Nei suoi scaffali sono ancora esposte le poche bottiglie ora bollate “earthquake resistent” che si sono salvate dal terremoto. La targa del premio del Consorzio del vino Brunello di Montalcino va anche a Vino italiano di Boston, enoteca tutta dedicata al prodotto tricolore e punto di riferimento per i winelover bostoniani.
Per quanto riguarda i premi speciali del Leccio d’Oro 2021, Terra di Piero ad Arezzo si aggiudica quello dedicato al “Rosso di Montalcino“, mentre il “Brunello Lovers” va al Giglio, trattoria fiorentina a Bangkok e all’enoteca Two Rocks Wine Company alle Bermuda.
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Ottimo inizio anno per la Vernaccia di San Gimignano che nei primi due mesi del 2021 i dati dell’imbottigliamento superano di più del 20% quelli dello stesso periodo del 2020, con ben 1.034.507 contrassegni di Stato rilasciati dal Consorzio, risultato ancora più positivo e incoraggiante se si considera che quello fu l’unico bimestre dello scorso anno a non essere toccato dalla pandemia.
Un dato molto incoraggiante per “La Regina Bianca in una terra di Re Rossi” che, forte dei suoi ottocento anni di storia che l’hanno portata diventare il primo vino in Italia ad ottenere la Doc nel 1966, si declina oggi come un vino moderno, versatile ed in grado di andare contro gli stereotipi che accompagnano i vini bianchi.
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Vino importatori Usa col fiato sospeso per il Fair Tariff Act sugli ordini pre dazi
Dichiarazione congiunta Stati Uniti – Regno Unito per annunciare la sospensione di 4 mesi delle tariffe relative alla controversia sugli aerei civili Boing-Airbus. La decisione, che riguarda anche diversi prodotti del settore agroalimentare, tra cui whisky e formaggi, ha effetto da oggi, 4 marzo 2021.
«Il Regno Unito e gli Stati Uniti stanno intraprendendo una sospensione tariffaria di quattro mesi per alleviare il mercato e compiere un passo coraggioso e congiunto verso la risoluzione delle controversie presso l’Organizzazione mondiale del commercio», recita la nota dell’Ustr.
Il Regno Unito – continua l’ufficio di rappresentanza del Commercio statunitense – ha cessato di applicare dazi in ritorsione alla controversia Boeing dal 1 ° gennaio 2021 per attenuare la questione e creare spazio per una risoluzione negoziata delle controversie Airbus e Boeing.
Gli Stati Uniti sospenderanno ora le tariffs nella controversia Airbus dal 4 marzo 2021 per quattro mesi. Ci sarà così il tempo per concentrarsi sulla negoziazione di una soluzione equilibrata delle controversie e iniziare ad affrontare seriamente le sfide poste dai nuovi operatori del mercato dell’aviazione civile provenienti da economie non di mercato, come la Cina.
«Ciò andrà a vantaggio di un’ampia gamma di industrie su entrambe le sponde dell’Atlantico – conclude l’Ustr – e consentirà negoziati di risoluzione mirati per garantire che le nostre industrie aerospaziali possano finalmente vedere una risoluzione e concentrarsi sul recupero Covid e altri obiettivi condivisi».
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Tra la 30 varietà di vite presenti sul mercato tolleranti alle principali patologie fungine, oidio e peronospora, sette si dimostrano particolarmente performanti in Trentino. Si tratta di Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina e le quattro varietà provenienti dall’attività di miglioramento genetico della Fem, recentemente iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite e già disponibili per la coltivazione: Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir.
È quanto emerge dal progetto di ricerca Vevir coordinato dal Consorzio Innovazione Vite (Civit) con partner Fondazione Edmund Mach per gli aspetti scientifici e il mondo produttivo con Cavit, Mezzacorona, Cantina di Lavis e Cantine Ferrari, i cui risultati saranno presentati venerdì 5 marzo, alle ore 16, in diretta streaming sul canale youtube Fem.
LO STUDIO
Le 30 varietà sono state testate per tre anni dal punto di vista agronomico ed enologico dai tecnici e ricercatori della Fem nei campi sperimentali dislocati in Piana Rotaliana, Vallagarina e Valsugana, per capire come si adattano a diverse altitudini e a diverse condizioni climatiche. Sono state inoltre valutate la fenologia, la fertilità, la produttività, la tolleranza alle principali malattie fitosanitarie, il potenziale enologico rispetto a due varietà tradizionali: Chardonnay e Marzemino.
Tra le 30 varietà, Solaris, Sauvignon Gris, Pinot Regina, Nermantis, Termantis, Valnosia e Charvir risultano le più promettenti e possono rappresentare un’opportunità per areali viticoli confinanti con aree sensibili, dove le limitazioni ai trattamenti fitosanitari costituiscono un grosso limite, nonché nelle aree dove la meccanizzazione è impossibile, a causa della forte pendenza.
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Il Report sull’analisi dell’andamento del mercato delle uve da vino nel 2020 promosso da Unioncamere e Bmti realizzata a partire dai prezzi rilevati dalle Camere di Commercio evidenzia l’andamento particolare per il settore vitivinicolo nel 2020.
Durante la vendemmia del 2020, in Italia, sono stati raccolti oltre 70 milioni di quintali di uve da vino (elaborazione Bmti su dati Istat), corrispondenti ad un aumento del 3% rispetto al 2019 e del 2% rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. Questo incremento è il risultato di un andamento climatico che, nel complesso, ha favorito la maturazione dell’uva e la sua buona qualità.
Come altri comparti dell’agroalimentare, però, anche il mercato vinicolo ha risentito dell’impatto della pandemia. A fronte del buon andamento nelle quantità, con l’Italia che mantiene la leadership mondiale nella produzione di vino, meno positivo è stato il riscontro nei listini all’ingrosso a causa della chiusura totale dell’Horeca durante il lockdown di marzo e aprile e le successive chiusure parziali nell’ultima parte dell’anno.
A subirne maggiormente le conseguenze sono stati proprio i vini di qualità che sono i più consumati nella ristorazione. Secondo i dati di Unioncamere e Bmti, i prezzi del vino hanno subito un calo medio dell’1,4% rispetto al 2019. Più accentuata però la flessione in chiusura d’anno, con un calo a dicembre del 5% su base annua.
Pur con importanti eccezioni, il 2020 ha segnato ribassi anche per i prezzi delle uve da vino di diverse aree produttive del nostro paese. In particolare, tra le uve venete, si è registrato un ribasso del 6% annuo per le uve Glera atte alla Docg Conegliano Valdobbiadene, sebbene si tratti di un calo meno accentuato rispetto al biennio 2018-2019.
In leggero recupero, invece, le uve con cui viene prodotto l’Amarone (+5%). Spostandosi sul Lago di Garda si è osservata una ripresa anche per le uve del Lugana, rilevate sia dalla Camera di Commercio di Verona che di Brescia. In Lombardia, prezzi in calo per le uve atte a produrre Franciacorta e per le uve destinate ai vini dell’Oltrepò Pavese.
In Piemonte, è proseguita nel 2020 la crescita per le uve del Barbera d’Asti mentre si sono rilevati ribassi nel Cuneese per le uve di Barolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba. Tra le uve destinate ai grandi rossi toscani, si confermano stabili sui livelli del 2018 e 2019 quelle del Chianti Classico mentre sono risultate in calo quelle del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano.
Al Sud, tra i vitigni irpini, si è registrata stabilità per le uve Aglianico per il Taurasi e un calo quelle per il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo, i cui valori rimangono però superiori alla media del quinquennio 2015-2019. Forte aumento rispetto all’annata 2019, invece, per le uve pugliesi.
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Sergio Valentini e il nuovo Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
Il ristoratore lagarino Sergio Valentini è stato eletto all’unanimità Presidente dal Comitato di gestione della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, associazione che riunisce oltre 350 tra produttori del settore agroalimentare, strutture ristorative e ricettive, enti e istituzioni.
Valentini, che dal 1997 gestisce la Locanda delle Tre Chiavi in Vallagarina, succede a Francesco Antoniolli, presidente dal 2013, anno dell’unificazione delle cinque strade (Trento e Valsugana, Vallagarina, Piana Rotaliana, Garda-Dolomiti e Colline Avisiane Faedo Valle di Cembra).
«Accolgo con grande entusiasmo questa nuova sfida – commenta Valentini – che porterò avanti con massima dedizione. Ho sempre creduto fortemente nell’importante ruolo e nelle molteplici potenzialità della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, che racchiude al proprio interno circa il 70% della superficie provinciale qualificandosi come uno dei soggetti di promozione enogastronomica più interessante a livello italiano».
«Il nostro impegno – prosegue il Presidente – rimane quello di lavorare alla diffusione di una cultura di prodotto non solo attraverso iniziative a tema e rassegne, ma anche con adeguate proposte vacanza organizzate in massima sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti».
«È nostro desiderio – conclude Valentini – stimolare e implementare il turismo enogastronomico che, come sappiamo, è una forma di turismo che gode di un numero crescente di estimatori e che può rilevarsi strategica in questa fase, perché non insegue i grandi numeri ma è più improntata alla qualità e alla ricerca dell’eccellenza».
Valentini sarà affiancato dal nuovo Vicepresidente Rosario Pilati, di Cantina La Vis, in rappresentanza del mondo vino. «Sono onorato che il Comitato di Gestione mi abbia proposto questo ruolo, vista la mia esperienza nell’Associazione, prima come Presidente della Strada del Vino Colline Avisiane Faedo Valle di Cembra, e poi come Presidente del relativo Comitato Tecnico Territoriale e membro del Comitato di gestione».
Sergio Valentini, operativo in qualità di Presidente sin da subito, sarà inoltre coadiuvato dal Comitato di gestione composto dai Presidenti e Vicepresidenti dei vari Comitati Tecnici Territoriali, ovvero dal suo vice in Vallagarina Luca Miorandi, Francesco Antoniolli e Stefano Delugan per Trento e Valsugana, Daniele Endrici per la Piana Rotaliana, Daniele Bertolini e Stefano Baroni per Lago di Garda Dolomiti di Brenta e Rosario Pilati e Vera Rossi per Colline Avisiane Faedo e Valle di Cembra.
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Vino italiano export da primato in volume vale 64 milioni di euro
Brutta caduta dell’export di vino italiano negli Stati Uniti nel 2020, ma per Unione italiana vini si prospettano ampie schiarite a partire dai prossimi mesi sul primo buyer al mondo, per effetto di un rinnovato atlantismo e per gli stimoli all’economia annunciati dalla nuova amministrazione Biden.
Secondo i dati ufficiali europei, il 2020 negli Usa si è chiuso per l’export italiano con un calo a valore del 6% (a 1,425 miliardi di euro) e un significativo decremento del prezzo medio (-5%). A perdere sono in particolare gli spumanti, che dopo anni interrompono la loro corsa negli Usa, complice in particolare al Prosecco (-9%). Giù anche i fermi imbottigliati (-6%).
«Il dato – dichiara Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv – è negativo, come previsto, ma a consolare, più della crescita delle quote di mercato ai danni della Francia per l’effetto combinato dell’emergenza sanitaria e dei dazi aggiuntivi, sono le prospettive all’orizzonte nel nostro primo mercato della domanda di vino».
«Le reciproche aperture – prosegue Castelletti – per una risoluzione della questione Boeing-Airbus per sospendere le guerre commerciali incrociate e l’avvio del dialogo in materia di Digital Tax con la possibilità di accordo multilaterale fanno ben sperare».
«Altrettanto importante – conclude il segretario Uiv – sarà l’approvazione al Senato americano del piano da 1,9 trilioni di dollari per il rilancio dell’economia statunitense messo in piedi dalla nuova presidenza americana. Una “manovra” che potrebbe rilanciare l’economia americana e quindi i consumi nei prossimi anni».
Secondo Uiv sarà fondamentale per il Governo italiano favorire il processo di rilancio della partnership con gli Stati Uniti attraverso un duplice impegno: in ambito Ue per la sospensione dei dazi e a livello di G20, presieduto dall’Italia, per trovare intesa su Digital Tax. Contestualmente, in attesa del rilancio dei consumi sarà necessario investire sul mercato americano attraverso le risorse della promozione e del Patto per l’Export.
Su questi due fronti Uiv attende un cambio di marcia, nel primo caso con l’intervento del ministro alle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, in materia di semplificazione della misura dell’Ocm Promozione; nel secondo con il rilancio del “Patto per l’export” dove ancora il vino non ha trovato una sua specifica azione di piano di comunicazione istituzionale.
Per Andrea Sartori, Presidente di Casa Vinicola Sartori, sarà inoltre decisivo gestire al meglio i 2,5 miliardi di euro per l’agricoltura sostenibile previsti dal Recovery Plan. «Il futuro del nostro Paese – dice Sartori – dipende da come questi fondi verranno utilizzati con il fine di promuovere il consumo dei nostri prodotti, la sicurezza alimentare, valorizzando anche la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di riportare l’agroalimentare al centro dell’economia italiana come motore del Pil».
A preoccupare infatti non è solo l’export ma anche il calo dei consumi interni. «A causa delle restrizioni imposte – prosegue Sartori – sono stati persi 11,5 miliardi di euro in vendite di vino e, sempre nel 2020, circa 200 milioni di bottiglie di vino non sono giunte sulle tavole dei locali, per non parlare del ridotto consumo dei prodotti alimentari. Auspichiamo al più presto, quindi, che ci sia una riapertura delle attività quali bar e ristoranti, anche nelle ore serali».
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L’assemblea del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione per il triennio 2021/2023, ovvero la squadra della presidente Gilda Fugazza. Per la categoria viticoltori: Andrea Barbieri, Camillo Dal Verme, Federico Defilippi, Alessio Gaiaschi, Ottavia Giorgi Vistarino, Paolo Verdi, Sara Zambianchi.
Per la categoria vinificatori: Stefano Dacarro, Gilda Fugazza, Andrea Giorgi, Marco Maggi, Mattia Nevelli, Valeria Radici Odero, Francesca Seralvo. Per gli imbottigliatori: Luca Bellani, Quirico Decordi, Giovanna Fugazza, Renato Guarini, Massimo Ornaghi, Pier Paolo Vanzini, Valeria Vercesi.
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Enoteche preoccupazione per bozza nuovo Dpcm 6 marzo su divieto asporto vino
Divieto di asporto del vino dalle enoteche dalle ore 18. La norma, contenuta nella bozza del nuovo Dpcm 6 marzo 2021 che sta circolando in rete e dovrebbe essere approvata entro il 5 marzo, preoccupa Vinarius. L’associazione che raggruppa gli enotecari italiani è già costretta a fare i conti con la stessa misura sino alla scadenza del Dpcm 15 gennaio 2021, attualmente in vigore.
Verrebbe dunque «reiterato l’errore ampiamente denunciato e messo in luce» fin da subito proprio da Vinarius, relativo al divieto di vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica e analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici Ateco 47.25.
Siamo seriamente allarmati e increduli – spiega Andrea Terraneo, Presidente Vinarius – all’idea che si possa nuovamente incorrere in quello che è stato in tutta evidenza un equivoco contenuto nel precedente decreto che aveva penalizzato l’operatività delle enoteche, dopo le ore 18.
In effetti le enoteche che hanno il 47.25 non sono enoteche di mescita ma negozi di vendita al dettaglio esattamente come la Grande distribuzione organizzata (i supermercati, ndr), gli alimentari non specializzati, fruttivendoli, macellerie che giustamente non sono stati colpiti da questa norma».
Un equivoco sottolineato alla Camera anche dall’onorevole Andrea Dara (Lega-Salvini premier), attraverso una interrogazione parlamentare. «Aveva fatto ben sperare gli enotecari italiani la risposta del ministro Patuanelli – sottolinea Vinarius – il quale ha dato prova che si fosse trattato di una svista».
Anche il senatore Gian Marco Centinaio (Lega Nord), ex ministro dell’Agricoltura, ha chiesto lumi sulla questione al governo. Ma i tempi al Senato, anche per l’inizio della crisi di governo, non hanno ancora visto la calendarizzazione dell’interpellanza.
Ora che le forze politiche che ci hanno supportato in questo difficile iter sono al Governo – sottolinea Andrea Terraneo – è necessario intervenire fattivamente per una totale risoluzione del problema. Preghiamo pertanto le forze politiche di andare a rileggere la definizione del Codice Ateco 47.25».
La preoccupazione degli enotecari è acuita dal fatto che il nuovo provvedimento potrebbe interessare un periodo cruciale per le vendite di vino, come quello delle festività della Pasqua.
Le attività con Ateco 47.25, di fatto, dalle 18 alle 20 vedono mediamente il 30% del fatturato giornaliero, che diventa ancora più sostanzioso in concomitante delle festività, come quella pasquale.
«Ho apprezzato che molte altre associazioni si siano unite in queste ultime settimane al nostro richiamo di attenzione, che per primi ci siamo sentiti di denunciare. Ora noi tutti in Vinarius ci auguriamo che quella che è stata diffusa on line sia solo una bozza errata e che invece il nuovo Dpcm eviterà fattivamente una riedizione di questa stortura fortemente discriminatoria».
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Covid 19 tiene Amarone ma calano Valpolicella e Ripasso
Tiene l’Amarone, calano Valpolicella e Ripasso. Va meglio l’export rispetto al mercato interno, sorridono le grandi aziende ma non le piccole, con il prezzo medio che cala un po’ per tutti. La Valpolicella va in altalena sui mercati nell’anno del Covid-19 e tutto sommato chiude l’anno tirando un sospiro di sollievo.
La principale denominazione rossa del Veneto regge infatti l’urto dell’emergenza e chiude le vendite di vino a valore nel 2020 con un -3,3%, frutto di un risultato stabile dell’export (-0,1%) e di un calo sulla domanda italiana del -9,6%.
È il quadro di sintesi presentato oggi dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini in occasione della Valpolicella annual conference, la 2 giorni digitale organizzata dal Consorzio tutela vini Valpolicella in chiusura oggi.
L’indagine, condotta su un campione di aziende che rappresenta circa la metà della capacità produttiva dell’area e una media pro-capite di 1,1 milioni di bottiglie vendute, segnala per l’Amarone un mercato double face, con una crescita importante (+7%) nel valore dell’export a fronte di una contrazione del 13% sulla piazza nazionale.
Le destinazioni internazionali, che rimangono meta dei 2/3 delle vendite, accusano un calo nel prezzo del re della Valpolicella di circa il 5%.
«In generale – ha sottolineato il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini – considerata la congiuntura la performance è da considerare positiva per il nostro vino di punta, che chiude l’anno meglio rispetto al trend nazionale».
Ma ciò che preoccupa sono le disparità all’interno del dato generale, con le piccole imprese di qualità che pagano pesantemente la chiusura dell’horeca, con perdite medie del 10% per l’export e del 28% sulla domanda interna. Dinamica questa che colpisce direttamente il dna del nostro tessuto produttivo e che si riflette anche nelle altre Doc osservate dall’indagine».
Sul fronte delle vendite per canale in Italia è evidente come la presenza in Gdo (principale canale di sbocco con un’incidenza del 44% sul totale) delle piccole aziende sia limitata al 10% del totale del loro business, a fronte di una quota elevatissima (47%) di vendite effettuate attraverso la figura del grossista, in gran parte destinata alla ristorazione.
In linea con la media nazionale, l’influenza delle vendite dirette (7%) e di quelle online (3%). Sul fronte export, gli Usa si confermano primo buyer per l’Amarone con una quota di mercato del 14%; a seguire Svizzera (12%), Regno Unito (11%), Canada e Germania (10%). Bene il trend della piazza statunitense a valore (+9%), positive anche le performance nelle altre top 5 piazze, con incrementi dal 4% al 7%.
Ancora più alta (73%) la propensione all’export per il Ripasso, dove però si registra un calo del 5% a valore. In rosso anche le vendite in Italia che segnano un -6%. Cali pesanti, rispettivamente del 23% e del 25% per le piccole aziende.
Il Canada (+1% le vendite nel 2020) si conferma di gran lunga prima destinazione per il Ripasso con il 23% degli acquisti totali, seguito da Svezia (quota all’11%) e a pari merito da Svizzera, Germania e Regno Unito (9%). In Italia la Gdo è nettamente il primo canale, con il 62% delle vendite a valore.
Vira in negativo anche il Valpolicella, che paga a valore un -3% all’estero (67% l’incidenza export) e un -8% sul mercato nazionale, dove la Gdo rappresenta quasi 2 bottiglie vendute su 3 ma che vale solo il 9% del fatturato delle piccole imprese, in evidente difficoltà sia sulle piazze interne (-21%) che negli scambi internazionali (-21%). Anche qui il Canada si conferma sbocco principale con oltre 1/3 delle vendite totali, seguita dagli Usa (19% la quota) e Norvegia (9%).
Per il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini: «La pandemia ha generato uno scenario di mercato spaccato in due, dove la linea di demarcazione è data principalmente dalle dimensioni aziendali che a loro volta determinano il posizionamento dei propri vini nei diversi canali distributivi».
Quello che è accaduto per la Valpolicella trova analogie in tutti i vini del Belpaese e «sta portando i produttori – ha aggiunto Pantini – a rivedere le proprie strategie commerciali in un’ottica di maggior diversificazione sia di mercato che di canale, come anche emerso dalla stessa indagine svolta nell’ambito dell’Osservatorio sui vini della Valpolicella”.
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Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, intervenendo come relatore al “RestartAgrifood! – Stati Generali dell’Agroalimentare italiano“, evento digitale organizzato da ESG89 Group trasmesso in diretta streaming, ha sottolineato come sia indispensabile agevolare l’accesso al credito alle aziende vitivinicole per far fronte alla crisi.
«La grande distribuzione ci ha salvato – dice Busi – perché ci ha permesso di chiudere l’anno con l’1,2% in più di vendite per quanto riguarda il vino Chianti, ma il problema è che sono poche le aziende che vendono nella grande distribuzione, la maggior parte delle nostre imprese vende nel canale Horeca e sono veramente in grande sofferenza».
«Il momento è molto drammatico e da questa crisi se ne può uscire soltanto andando a ristrutturare le nostre aziende – prosegue il presidente – che significa fare investimenti, ma per farlo è necessario avere accesso al credito che in questo momento non è così facile».
Per Busi «oggi abbiamo una grande opportunità, oltre 200 miliardi di euro che arrivano in Italia dall’Europa, e secondo me molti di questi devono essere spesi per lo sviluppo delle imprese perché se si crea sviluppo, allora si crea anche reddito». Il presidente del Consorzio Vino Chianti ha poi ribadito la richiesta di «abbattere i dazi per facilitare le esportazioni. Come consorzio esportiamo circa il 70% della nostra produzione: sul totale di 100 milioni di bottiglie prodotte in un anno circa 70 milioni vanno all’estero».
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Venturini Baldini Le cantine che offrono ospitalità in Emilia Romagna vino gastronomia e relax Reggio Emilia 4
Nasce “Legàmi di Vite“, importante contratto di sviluppo “green” nel comparto vitivinicolo dell’Emilia Romagna che prevede interventi per oltre 115 milioni di euro di cui 81 milioni sul versante ambientale. Il progetto, con il coordinamento di Enoteca Regionale e il supporto tecnico della società Artemis e dello Studio Salami, è stato presentato al Ministero dello Sviluppo Economico per il tramite di Invitalia.
Obiettivo del contratto è lo sviluppo di una filiera sostenibile e circolare, anche con la messa a punto di un protocollo ambientale. Un nuovo modello virtuoso di integrazione e aggregazione per valorizzare al meglio l’immagine del vino regionale, ottenuto con il supporto dalla Regione Emilia Romagna con gli Assessorati allo Sviluppo economico e green economy e all’Agricoltura e agroalimentare ed Art-Er.
Gli interventi realizzati saranno molteplici, tra i quali la trasformazione di prodotti agricoli del settore vitivinicolo e loro sottoprodotti (circa 67.000 tonnellate/anno derivanti dai processi di vinificazione) in acido tartarico naturale e biocarburanti avanzati, efficientamento energetico nei processi produttivi, riduzioni dei gas effetto serra.
Previste inoltre azioni per la riduzione dell’impatto ambientale dei processi, la realizzazione e potenziamento di sistemi di depurazione delle acque reflue in uscita dagli stabilimenti (attualmente 560 mila m³/anno di reflui da attività agroalimentare ceduti in depurazione), il miglioramento dei sistemi di confezionamento e di stoccaggio, oltre ovviamente, a un ampliamento della capacità produttiva.
“Il progetto, che la Regione sostiene e promuove – affermano gli assessori regionali Vincenzo Colla (Sviluppo economico) e Alessio Mammi (Agricoltura) – ha caratteristiche davvero innovative per il contesto nazionale: cooperative e aziende, che di norma competono, hanno avuto l’intelligenza e la lungimiranza imprenditoriale di mettersi insieme e strutturarsi per essere ancora più forti, mantenendo un fortissimo legame con il territorio, gli agricoltori e i produttori, salvaguardando la qualità dei loro prodotti e creando al contempo le condizioni per stare su un mercato sempre più globalizzato”.
“Un progetto – concludono Colla e Mammi – davvero capace di raccontare e attuare il modo di fare impresa e creare lavoro del nostro territorio, coerente con una direttrice strategica del Patto per il Lavoro e per il Clima, poiché investe sull’economia circolare in un’idea di riciclo, recupero e riuso della materia prima utilizzata, che è il grappolo d’uva”.
“Una quota importante dell’investimento – sottolinea il presidente di Enoteca Regionale, Giordano Zinzani – servirà anche per proiettare le aziende regionali verso un’industria 4.0, digitalizzata e con un alto grado di innovazione tecnologica. Il tutto si tradurrà anche in un aumento occupazionale stimato in circa 70 nuove assunzioni”.
Al progetto hanno aderito le più importanti realtà regionali cooperative, rappresentative di 12 mila imprese agricole socie, per un totale di 470 mila tonnellate di uva lavorata (il 61 % della produzione dell’Emilia Romagna, dato 2019) e di 3.400.000 ettolitri di vino imbottigliato all’anno.
Numeri importanti anche sotto il punto di vista occupazionale, con ben 1.232.000 giornate/lavoro agricolo e con circa 2.800 unità impiegate nelle cantine. Le aziende aderenti al progetto sono: Caviro Extra, Caviro, Agrintesa, Cantina Forlì Predappio, Cantina di Carpi e Sorbara, Terre Cevico, Le Romagnole, Medici Ermete, Cantine Riunite & Civ, Enomondo.
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