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Consorzio Grana Padano, strigliata a crudisti e vegani: “Mode legate alla psiche”

“Categorie di pensiero più radicate nella psicologia che nella scienza alimentare e frutto di temporaneità modaiola, che ritengo non saranno proiettate credibilmente e in modo duraturo nel futuro”.

Dichiarazioni che lasciano il segno quelle rivolte “ai crudisti, ai vegani, ai freegan e ai fruttariani” da Stefano Berni, direttore generale Consorzio Grana Padano.

Parole forti sul palco di Rimini, che il 21 agosto ha ospitato il convegno ”Cibo e salute: dai superfood ai vegani, dal biologico allo street food”.

LE DICHIARAZIONI
“Oggi – ha dichiarato Berni – al cibo non si chiede solo di essere buono, ma di essere soprattutto sano e sostenibile. Il consumatore deve essere informato con lealtà e trasparenza rispetto a cosa mette nel carrello della spesa, o a ciò che ordina al ristorante. Ecco perché risulta indispensabile accelerare il percorso che porta alla trasparenza assoluta sulle etichette dei prodotti e sui materiali o sugli strumenti di comunicazione utilizzati per descriverli”.

“In un certo senso – ha continuato Berni – il biologico, quando non frutto di millanterie importate, ha da tempo intrapreso questo percorso. Una strada certamente più costosa ma solida e credibile, che è percepita come completa ed equilibrata. Credo però non sia la stessa cosa per tutte quelle tendenze radicali e assai meno equilibrate di cui si sente parlare in questo tempo”.

“L’EMERGENZA FAST FOOD”
“C’è inoltre una nuova emergenza – ha aggiunto Berni – legata alla velocità e alla riduzione del tempo da dedicare all’alimentazione, oltreché alla sempre minor preparazione casalinga dei pasti . Infatti, nel 2016 il 35% della spesa dedicata all’alimentazione è avvenuta fuori casa presso la ristorazione di ogni livello dove, inevitabilmente, la scelta degli ingredienti è molto subita dagli avventori. Questo comporta, purtroppo, che spesso siano proposti prodotti similari a quelli DOP o IGP che svolgono lo stesso servizio, non si vedono e costano molto meno”.

Sempre secondo Berni, “esiste un solo denominatore comune condivisibile dai consumatori, che parla la lingua della genuinità, della salubrità e della qualità”. “Tutto il resto – ha concluso il direttore generale del Consorzio Grana Padano – è finto e non porta vantaggi né al mercato né soprattutto a chi quotidianamente da fiducia ai produttori italiani acquistando prodotti che crede originali ma che invece sono camuffati ad arte”.

Al meeting sono intervenuti anche Enrico Corali (presidente Ismea), Pompeo Farchioni (presidente e amministratore di Farchioni Olii Spa), Roberto Moncalvo (presidente di Coldiretti), Giancarlo Paola (amministratore Delegato di Gmf – Gruppo Unicomm).

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Piemonte, uve Moscato: partita la vendemmia anticipata

E’ partita anticipatamente domenica 18 Agosto, nella zona di Alessandria , la vendemmia delle uve Moscato.

Tempi accelerati a causa della siccità, ma raccolta attesa di qualità secondo il vicepresidente del Consorzio di Tutela Asti Stefano Ricagno, al di là degli episodi di maltempo, tra cui diverse forti grandinate verificatasi in primavera nelle zone delle tre province del Basso Piemonte vitate a Moscato.

Secondo  Ricagno le uve avranno una buona gradazione zuccherina e acidità non spiccata. La siccità non influirà quindi sulla qualità del prodotto anche se complessivamente, per le dinamiche stagionali, si stima un calo delle rese di circa il 5%.

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Pasta e riso: obbligo origine in etichetta da febbraio

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta, firmati dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda.

Entrano così in vigore i provvedimenti che introducono la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari.

I decreti prevedono, a partire dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte. Quindi l’obbligo definitivo scatterà il 16 febbraio per il riso e il 17 febbraio per la pasta.

“Da metà febbraio – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina –  avremo finalmente etichette più trasparenti sull’origine di riso e grano per la pasta. È una scelta decisa compiuta insieme al Ministro Calenda, che anticipa la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando così la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta l’Ue”.

COSA PREVEDONO I DECRETI

Grano/pasta
Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

a) Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato
b) Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

Riso
Il provvedimento prevede che sull’etichetta del riso devono essere indicati:

a) “Paese di coltivazione del riso”
b) “Paese di lavorazione”
c) “Paese di confezionamento”

Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura “Origine del riso: Italia”. Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

ORIGINE VISIBILE IN ETICHETTA
Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

I decreti decadranno in caso di piena attuazione dell’articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l’applicazione all’adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

GLI ITALIANI
Oltre l’85% degli italiani considera importante conoscere l’origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per la pasta e il riso. Sono questi i dati emersi dalla consultazione pubblica online sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari, svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui hanno partecipato oltre 26 mila cittadini.

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Prosecco non è sinonimo di spumante: la campagna di vinialsuper #nonsoloprosecco

Quante volte vi è capitato di ordinare al bar “un Prosecco”? Ma vi siete mai chiesti se in quel calice c’era davvero del “Prosecco”?

Con il termine “Prosecco”, infatti, non si definisce un qualsiasi “spumante” o vino “con le bollicine”. Bensì quel determinato spumante – Doc o Docg – prodotto in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.

Vi sognereste mai di chiamare “Chianti” qualsiasi vino rosso? Crediamo (speriamo) di no. Ecco perché occorre fare un po’ d’ordine: mentale, innanzitutto. E poi culturale.

Vinialsuper lancia quindi la campagna “Prosecco non è sinonimo di spumante” e l’hashtag #nonsoloprosecco, che vi invitiamo a utilizzare. Lo facciamo per voi. Perché vogliamo esser certi che, quando ordinate un “Prosecco”, intendiate proprio quel vino. Condividete l’articolo, ditelo agli amici, fatevi un selfie con la scritta “Prosecco non è sinonimo di spumante”! Insomma: inventatevi qualcosa per diffondere la cultura del vino.

I TRE PROSECCO: DOC E DUE DOCG
Sono tre le “versioni” di Prosecco, prodotte in base a disciplinari ben precisi: una a Denominazione di origine controllata (Doc) e due a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Per tutti vale il metodo di spumantizzazione delle uve denominato Martinotti o Charmat, che prevede la rifermentazione del mosto in autoclave.

E’ questa la differenza principale con il Metodo Classico, che prevede una seconda fermentazione in bottiglia. Con il Metodo Classico (altrimenti noto come Champenoise) viene infatti prodotto lo Champagne, così come gli spumanti italiani più pregiati: Trento Doc, Franciacorta Docg, Alta Langa Docg e Oltrepò Pavese Docg, per citarne alcuni.

IL PROSECCO “MILLESIMATO”
Anche la definizione “Millesimato” è oggetto di grande confusione: di fatto, tutti i “prosecchi” sono “millesimati”. Questo termine, che non ha nessuna valenza relativa alla qualità della bottiglia, serve a evidenziare che tutte le uve con il quale è stato prodotto lo spumante sono state raccolte nella medesima annata. Frutto, dunque, dello stesso anno di vendemmia.

Ovvio, dunque, che un Prosecco sia “Millesimato”. Non sarebbe invece così scontato di fronte a un Metodo Classico italiano o a uno Champagne, che possono essere prodotti con assemblaggi di più annate.

La scritta “Millesimato” su un Prosecco è dunque un escamotage di marketing (pur consentito dalla legge italiana) con il quale il produttore – giocando sull’ignoranza del consumatore – tenta di dare inutile lustro alla propria etichetta, scimmiottando il Metodo Classico e gli Champagne. Anche se è vero che qualche casa vinicola usa miscelare annate differenti di Glera, per uniformare anno di anno in anno il gusto “di cantina”. Vediamo dunque le varie tipologie dello spumante Prosecco.

Prosecco Doc
Citando il disciplinare: “Il vino a denominazione di origine controllata ‘Prosecco’ deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Glera; possono concorrere, in ambito aziendale, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, i seguenti vitigni: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco), idonei alla coltivazione per la zona di produzione delle uve (province di Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso, Trieste, Udine, Venezia e Vicenza”.

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg
Sempre citando il disciplinare: “La denominazione d’origine controllata e garantita ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, o ‘Conegliano – Prosecco’ o ‘Valdobbiadene – Prosecco’, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti per le seguenti tipologie: ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” frizzante’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione ‘Superiore di Cartizze’ se ottenuto nella tradizionale sottozona, nei limiti e alle condizioni stabilite”.

La zona di produzione delle uve atte ad ottenere i vini ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ comprende il territorio collinare dei Comuni di Conegliano, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo – Susegana, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Follina, Miane, Vidor e Valdobbiadene.

Il vino spumante denominato “Cartizze”, ottenuto da uve raccolte nel territorio della frazione di San Pietro di Barbozza del Comune di Valdobbiadene (dove deve avvenire l’intero processo di vinificazione), ha diritto alla sottospecificazione “Superiore di Cartizze” (107 ettari totali di vigneto, il “Cru” del Prosecco).

I vini “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti costituiti dal vitigno Glera. Possono concorrere, in ambito aziendale, fino ad un massimo del 15%, le uve delle seguenti varietà, utilizzate da sole o congiuntamente: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera e Glera lunga.

Colli Asolani Prosecco (oggi Asolo Prosecco)
Secondo il disciplinare, “la denominazione di origine controllata e garantita ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie: ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’, ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione superiore e ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ frizzante”.

“La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a Docg ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ comprende l’intero territorio dei comuni di Castelcucco, Cornuda e Monfumo e parte del territorio dei comuni di Asolo, Caerano San Marco, Cavaso del Tomba, Crocetta del Montello, Fonte, Giavera del Montello, Maser, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Paderno del Grappa, Pederobba, Possagno, San Zenone degli Ezzelini e Volpago del Montello”, con ulteriori delimitazioni geografiche specifiche.

IL PROSECCO ROSÉ? NON ESISTE
Le norme che disciplinano la produzione del Prosecco sono chiare e non lasciano spazio a interpretazione. Ma la comune richiesta di “Prosecco” come sinonimo di “spumante” porta con sé un altro equivoco: quello del “Prosecco rosé”. Semplice smontarlo: non esiste.

La tecnica di vinificazione delle varie tipologie di Prosecco, infatti, vieta l’utilizzo di uve rosse vinificate in rosa, ovvero con breve contatto delle bucce a contatto con il mosto.

Le uve a bacca rossa come il Pinot Nero (per un massimo del 15%) adatte alla produzione del Prosecco, infatti, devono essere vinificate senza buccia, responsabile del rilascio del colore rosso (o rosato), in base alla durata del contatto con il mosto.

La vinificazione in bianco prevede dunque la fermentazione del solo succo d’uva, senza la parte solida costituita dalla buccia.

Se sulla carta dei vini di un ristorante doveste mai leggere “Prosecco Rosé”, come nel caso clamoroso denunciato da vinialsuper che vede come protagonista il Ricci di Milano (ristorante di Belen e Bastianich) sappiate che si tratta di un (patetico) escamotage per vendere qualcosa che non esiste, approfittandosi della riconoscibilità e notorietà, ormai internazionale del “Prosecco”.

In quel caso: rimbalzate la proposta e chiedete lumi al ristoratore. Oppure, meglio: alzatevi e cambiate ristorante. Magari consigliando di leggere questo articolo. #nonsoloprosecco

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Calici di Stelle 2017: vinialsuper tra i Colli Euganei. I migliori vini degustati

“Calici di stelle”, una delle manifestazioni estive dedicate al mondo del vino più attese dai “winelovers”, che abbraccia lo stivale da nord a sud.

A organizzarla è il Movimento Turismo del Vino in collaborazione con l’Associazione nazionale Città del Vino.

Obiettivo: promuovere e far conoscere aziende e vini dei diversi territori, in un contorno animato da musiche e deliziato dai sapori tipici di ogni zona.

Quest’anno vinialsupermercato.it era in provincia di Padova, ad Arquà Petrarca, località rinomata per nel panorama della viticoltura dei Colli Euganei veneti.

LA DEGUSTAZIONE
Primo assaggio degno di nota è il Pinot bianco dell’Azienda agricola Rossato Giuliano: estremamente interessante, con le sue accattivanti note d’agrumi e fiori bianchi. Un piccolo produttore di Cinto Euganeo (PD), che per filosofia fonda tutto su vini vinificati esclusivamente in acciaio e solo di annata.

Il secondo “calice stellare” è invece quello di un nome più blasonato, garanzia di vini di qualità. Parliamo di Cà Lustra di Francesco Zanovello e del suo Olivetani, interessante progetto di vinificazione di ben cinque vitigni: Tai, Moscato, Pinot Bianco, Sauvignon e Garganega, a rappresentare la Doc più antica dei Colli Euganei, ai piedi del monte Venda.

Complice anche la temperatura molto piacevole iniziamo questa volta ad avvicinarci ai rossi scelti per la manifestazione, partendo da un classico taglio bordolese: “Volo”, dell’azienda Il filò delle vigne. Un vino giovane e vigoroso, che regala note interessanti di sottobosco. Ben rappresenta la filosofia dei vini di questa azienda.

Diverso ma di eccellente qualità anche l’autoctono di casa Reassi, il “Vin Bastardo”, prodotto da uve 100% Marzemina nera bastarda, una delle uve recuperate tra i colli vulcanici.

Non mancano in questa manifestazione alcuni produttori di vini bio e naturali. Interessanti quelli dell’Azienda Agricola Alla Costiera. Oltre al Bianco sur lie, ottimo il Rosso Riserva a base Cabernet Sauvignon “Vo’ Vecchio”, che prende il nome dal luogo di origine dell’azienda.

Chiudiamo con l’azienda Conte Emo di Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, aderente alla Federazione italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), che si fa apprezzare per un vitigno ancora poco presente nei Colli Euganei, ma che vive una fase di rivalutazione: il Carmenère Igt Veneto chiamato, appunto, “progetto Recupero”.

Prodotto da solo uve Carmenère, regala intensità e profondità al gusto, mantenendo comunque eleganza e una certa facilità di beva. Degno di menzione anche il Cabernet Franc prodotto da Conte Emo di Capodilista.

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Da Agea 118 milioni di euro per lo sviluppo rurale e il vino

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che, nell’ambito della domanda unica dello sviluppo rurale e del vino, l’organismo pagatore Agea ha predisposto i decreti di pagamento di 118 milioni di euro in favore di oltre 51 mila beneficiari.

In particolare, i pagamenti dell’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura sono stati così suddivisi:

– 21 milioni di euro per la domanda unica (ulteriori cicli di saldo campagna 2015) in favore di 10.116 beneficiari
– 6 milioni di euro per la ristrutturazione dei vigneti in favore di 193 beneficiari
– 18 milioni di euro per lo sviluppo rurale, a seguito di istruttoria regionale, in favore di 928 beneficiari
– 41 milioni di euro per lo sviluppo rurale (misure a superficie e animali), a seguito di istruttoria automatizzata di 20.344 beneficiari
– 30 milioni di euro per il Programma Nazionale di Sviluppo Rurale –  Assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante, in favore di 20.004 beneficiari

Nel dettaglio, per quanto riguarda i pagamenti dello sviluppo rurale, misure a superficie, concessi a seguito di istruttoria automatizzata, le regioni interessate sono

– Basilicata (11 milioni per 1.413 beneficiari)
– Campania (958mila euro per 382 beneficiari)
– Friuli (868mila euro per 250 beneficiari)
– Liguria (2 milioni di euro per 1.726 beneficiari)
– Puglia (9 milioni di euro per 1.112 beneficiari)
– Sardegna (10 milioni di euro per 14.288 beneficiari)
– Sicilia (41mila euro per 7 beneficiari)
– Umbria (3 milioni di euro per 453 beneficiari)
– Valle d’Aosta (1 milione di euro per 713 beneficiari)

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Boom per il Bardolino Chiaretto nell’estate 2017

Estate in forte ascesa per il Bardolino Chiaretto. I dati ufficiali degli imbottigliamenti indicano a fine luglio vendite di Chiaretto pari a 48.976 ettolitri, che corrispondono a più di 6 milioni e mezzo di bottiglie collocate sul mercato, con un incremento del 12,7% su luglio 2016.

Con questa performance il Chiaretto ha raggiunto un peso del 40% sul totale dei vini prodotti nella denominazione del Bardolino (era intorno al 25% dieci anni fa).

Quella che andrà ad iniziare a settembre sarà l’ultima vendemmia che vede il Chiaretto dentro alla denominazione di origine del Bardolino, in quanto con la vendemmia del 2018 il rosé gardesano disporrà della propria doc autonoma Chiaretto di Bardolino.

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Cantine in Piazza a Montepulciano: il Nobile sugli scudi

Non si ferma l’estate a Montepulciano e le fresche serate sul colle Poliziano sono tutte all’insegna del Vino Nobile. Con questo spirito il Consorzio ripropone il tradizionale appuntamento con le aziende produttrici “Cantine in Piazza”.

Venerdì 18 agosto, a partire dalle 20, decine di cantine di Montepulciano troveranno spazio nell’affascinante banco d’assaggio in una delle piazze più belle d’Italia per presentare agli appassionati e ai tanti turisti il meglio delle loro produzioni.

Il tutto in abbinamento ai prodotti tipici del territorio selezionati dal Magistrato delle Contrade del Bravìo delle Botti, titolare della sfida che si tiene a Montepulciano l’ultima domenica di agosto, storico partner della manifestazione.

IL PROGRAMMA
A partire dalle ore 20 di venerdì 1
8 agosto in Piazza Grandeacropoli di Montepulciano, i produttori di Vino Nobile faranno degustare ai visitatori, agli appassionati e ai turisti le migliori produzioni vitivinicole del territorio.

Durante la serata, promossa dal Consorzio del Vino Nobile come detto in stretta collaborazione con il Magistrato delle Contrade, sarà possibile degustare il Vino Nobile di Montepulciano DOCG, ma anche il Rosso di Montepulciano DOC,

Il tutto in abbinamento a prodotti tipici del territorio. A guidare la degustazione e ad illustrare le caratteristiche delle diverse etichette e delle altre specialità locali, saranno gli stessi produttori. Il tutto sarà accompagnato dalla musica dal vivo.

A TAVOLA CON IL NOBILE
Cantine in Piazza fa come sempre da anteprima dell’altro grande appuntamento del penultimo fine settimana di agosto, ovvero A Tavola con il Nobile, il concorso enogastronomico giunto quest’anno alla quindicesima edizione in programma sabato 19 e domenica 20 agosto.

A Tavola con il Nobile è la sfida ai fornelli ideata dal Consorzio del Vino Nobile con il giornalista del Tg2, Bruno Gambacorta.

L’obiettivo che dovranno centrare le contrade sarà quello di sposare al meglio il Vino Nobile con il piatto proposto per questa edizione: dopo l’esperienza dei “pici”, della “nana” (anatra),  della carne di cinta senese, delle verdure dell’orto e della cacciagione, quest’anno le contrade si dovranno cimentare in primi piatti a base di formaggio “Pecorino”, il tutto rispettando la tradizione gastronomica locale.

Sabato 19 agosto, in occasione della prima sessione di degustazioni, alcune contrade apriranno le porte anche al pubblico per far degustare le ricette della tradizione. I menu in concorso potranno essere assaggiati anche durante l’arco di tutta la prossima settimana, nelle contrade, mentre per l’occasione i ristoranti di Montepulciano abbineranno piatti della tradizione locale al Vino Nobile.

A giudicare il lavoro delle contrade in cucina saranno venti giornalisti. Domenica 20 agosto la giuria concluderà il giro di assaggi e alle ore 16.00, presso il Teatro Poliziano, sarà svelato il vincitore in occasione anche della presentazione del panno del Bravìo.

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A Cantina Tramin la Notte degli Aromi

Sabato 12 agosto, dalle 18 alle 24, Cantina Tramin propone la “Notte degli Aromi”: una grande festa dei sapori sotto il cielo di Termeno, in provincia di Bolzano.

La Casa del Gewürztraminer aprirà le proprie porte per offrire una proposta di specialità gastronomiche e una selezione di vini abbinati ad ogni piatto con un ristorante all’aperto che proporrà un menu speciale preparato con prodotti di mare e di montagna.

A ciascun piatto sarà abbinato un vino di Cantina Tramin: Moriz Pinot Bianco 2016 con insalata di pesce di mare con funghi, mela e chips di polenta; Blauburgunder Pinot Nero 2016 con tartare di vitello, mela Kanzi e pane integrale; Selida Gewürztraminer 2016 con gnocchetti di patate con gamberi, verdura e salsa piccante; Schiava Freisinger 2016 con ravioli di farro ripieni all’anatra su funghi misti; Pepi Sauvignon 2016 con salmone Alaska su crema di piselli, olio alla menta e patate croccanti; Cuvée Cabernet-Merlot Rungg 2015 con medaglione di cervo con nocciole, crema di sedano e frutti di bosco e per finire Roen Gewürztraminer vendemmia tardiva 2015 con Strudel di mela, mousse alla panna agra, cioccolato e uva secca al rum.

Ad accompagnare la serata musica Jazz/Soul con Jenni Williams & The Experince, dal tramonto a mezzanotte. Il costo di partecipazione è di 9,50 euro a piatto, compreso l’abbinamento con il vino degustato; 6 euro senza vino. Sarà inoltre possibile degustare tutti i vini della cantina al costo del singolo calice.

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A Castiglione d’Orcia ritorna Calici di Stelle: il programma

Si terrà il 10 agosto la magica notte di Calici di Stelle nel cuore della Val d’Orcia. Un serata che sorprenderà i winelovers del vino più bello del mondo. Il programma prevede un concorso artistico per l’etichetta di Orcia più bella, degustazioni di grandi vini Orcia Doc, spettacoli di artisti e trampolieri luminosi, artigianato locale e piatti della tradizione, laboratori per bambini e tanto altro.

”Calici di Stelle 2017 vuole essere un inno all’arte declinata in tutte le sue forme che si unisce alla bellezza della Val d’Orcia e all’eccellenza dei vini Orcia Doc ” ha affermato il Sindaco Claudio Galletti. ”Per questa ragione, in collaborazione con l’Associazione Artistica e Culturale “I Gigli di Castro”, abbiamo indetto il Concorso che rappresenterà “L’etichetta di Orcia più bella” e che premieremo durate la serata del 10 agosto” ha aggiunto l’Assessore alla Cultura Alice Rossi.

IL PROGRAMMA
Il 9 agosto con la Strada del vino Orcia avrà luogo l’iniziativa “Aspettando Calici di Stelle a Rocca di Tentennano” dove le visite guidate a cura di Val d’Orcia Tour termineranno con un aperitivo di vini Orcia e finger food della tradizione (ore 18:00) e con il concerto della Leggera Electric Folk Band nella splendida cornice della Rocca.

Il 10 agosto il clou dell’evento Calici di Stelle sarà nel borgo di Castiglione d’Orcia con divertimenti e animazioni per i grandi winelovers e i loro piccoli fanciulli. ‘Musica, cibo e vino si uniranno all’arte in uno straordinario connubio che permetterà di scoprire l’eccellenza vinicola dell’Orcia Doc prodotto con passione da tenaci artisti del vino.

Dalle ore 17:00 il centro storico si animerà con esposizioni di artigianato artistico, auto e moto d’epoca, visite alla prestigiosa Sala d’Arte San Giovanni, animazioni per bambini a cura di Piccola Fattoria Forte e con il Ludobus per scoprire gli antichi giochi di legno, lezioni di pici per imparare a tirare la pasta insieme alle massaie castiglionesi, cooking show a cura dei ristoratori locali e Slow Food con i piatti della tradizione. Il Gruppo Teatrale Talenti Tintinnanti proporrà interpretazioni teatrali di letture dedicate al vino con degustazione finale.

Dalle ore 20:00 il vino Orcia Doc diventerà il protagonista assoluto della serata con l’apertura dei banchi d’assaggio di 12 cantine: Campotondo, Capitoni Marco, Donatella Cinelli Colombini, Il Pero, Le Crete, Podere Albiano, Podere Forte, Poggio Grande, Roberto Mascelloni, SassodiSole, Tenuta Castelnuovo Tancredi, Az. Agr. Trequanda. Non mancherà la degustazione guidata di vini Orcia Doc tenuta dalla delegazione Onav Siena alla presenza dei produttori nella storica sala consiliare in Piazza Vecchietta.

Nella magica notte delle stelle musica e spettacoli con l’esibizione dei Maggiaioli di Castiglione d’Orcia, eredi di un’antica tradizione gelosamente conservata, il concerto del trio TriTone in piazza Vecchietta e gli straordinari spettacoli di artisti e trampolieri luminosi dei “Giullari del 2000”.

L’evento avrà anche il suo Instagram Challenge: fino al 15 agosto sarà possibile condividere gli scatti della serata con i tag #orciacalici #orciadoc #igerssiena e partecipare al challenge organizzato dal Consorzio vino Orcia in collaborazione con la community di Instagramers Siena. Una simpatica sorpresa sarà riservata allo scatto più originale.

Venerdì 11 e sabato 12 agosto è previsto l’evento “Si Cena con il produttore” in 5 ristoranti: Le Rocche, Trattoria Il Cassero, Trattoria Il Ritrovino, Il Cerchio delle Streghe e Taverna Pian delle Mura.

L’EVENTO IN BREVE
Calici di Stelle è un evento promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino e il Movimento del Turismo del Vino. Localmente in Val d’Orcia è organizzato dal Comune di Castiglione d’Orcia in collaborazione con il Consorzio del vino Orcia, Strada del vino Orcia e Delegazione Onav Siena.

CASTIGLIONE D’ORCIA – CENNI STORICI
Nel 714 Castiglione d’Orcia era un castello della nobile famiglia senese degli Aldobrandeschi. Per un breve periodo fu uno stato indipendente per poi, nel Trecento, essere incluso fra i possedimenti di Siena. La sua posizione alta sulla Val d‘Orcia ne fece una sorta di sentinella sulla via Cassia e poi sulla Francigena. Una sorte che, soprattutto per Rocca di Tentennano, sul lato opposto e più alto dello sperone roccioso, determinò assedi e contese per impossessarsi di questa roccaforte strategica. Molto belle la Chiesa di Santa Maria Maddalena e la Pieve dei Santi Stefano e Degna, i cui principali dipinti sono ora esposti nella Sala d’Arte nel centro di Castiglione. Nel comprensorio comunale vanno inoltre ricordati il castello della Ripa, il campanile di Campiglia e gli enormi pozzi di cui, quello di Rocca d’Orcia, è il più grande della Provincia di Siena. Rocca di Tentennano ospitò Santa Caterina da Siena che proprio lì, nel 1367, imparò a scrivere. La zona è ricca di sorgenti la più importante delle quali è Vivo d’Orcia che per decenni ha dissetato la città di Siena.

Nella prima metà del Novecento, Castiglione d’Orcia ha raggiunto una popolazione di circa 5.000 abitanti che si è attualmente dimezzata. Le attività prevalenti sono l’agricoltura e il turismo con particolare riferimento al turismo termale le cui antiche acque calde formano il meraviglioso fosso bianco di Bagni San Filippo.

IL CONSORZIO VINI D’ORCIA E IL VINO ORCIA DOC
La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 e comprende la varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e Orcia Sangiovese con almeno il 90% di questo vitigno, entrambe anche nella tipologia “Riserva”. La denominazione Orcia comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.

I vini manifestano l’impegno e la passione dei produttori che nella stragrande maggioranza fanno tutto direttamente: dalla vigna alla vendita delle bottiglie. In un’epoca di globalizzazione, il vino Orcia è ancora un prodotto familiare, fatto da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura.

Il vino Orcia è prodotto in uno dei comprensori agricoli più belli del mondo, in parte iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco. 12 comuni: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.

 

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Approvato il decreto attuativo OCM Vino Paesi Terzi

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sulle modalità attuative dell’OCM Vino. L’approvazione è avvenuta con deliberazione motivata per la mancata intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni, dove la sola Lombardia aveva votato contro.

Il decreto, che riguarda l’assegnazione dei fondi comunitari per la promozione del vino nei Paesi terzi per il 2017/2018, riguarda un budget complessivo di risorse gestite a livello nazionale e regionale di circa 102 milioni di euro.

”Diamo così un quadro normativo più chiaro ai produttori che vogliono investire nella promozione sui mercati extraeuropei – ha commentato il ministro Maurizio Martina-. È uno strumento importante per rilanciare le esportazioni dei nostri vini, in un contesto che vede una concorrenza sempre più agguerrita. Dobbiamo riuscire a comunicare sempre meglio il patrimonio di varietà e qualità che rende uniche e distintive le nostre esperienze vitivinicole”.

LE AZIONI PREVISTE NEL DECRETO
Sono ammissibili le seguenti azioni di comunicazione e promozione da attuare in uno o più Paesi terzi:

– azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità;
– partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni di importanza internazionale;
– campagne di informazione, in particolare sui sistemi delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e della produzione biologica vigenti nell’Unione;
– studi per valutare i risultati delle azioni di informazione e promozione.

La promozione potrà riguardare:
– vini a denominazione di origine protetta;
– vini ad indicazione geografica protetta;
– vini spumanti di qualità;
– vini spumanti di qualità aromatici;
– vini con l’indicazione della varietà.

ENTITÀ DEL SOSTEGNO
L’importo del sostegno a valere sui fondi europei è pari al massimo al 50% delle spese sostenute per svolgere le azioni promozionali. Questo sostegno europeo può essere integrato con fondi nazionali o regionali.

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Italia a rischio incendi: allarme Coldiretti

Un terzo dell’intera superficie nazionale è oggi a rischio incendio, a causa dell’incuria e dell’abbandono che favoriscono l’estendersi del fuoco e l’azione dei piromani, con un costo per la collettività di ben 10mila euro ad ettaro.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti dopo i nuovi roghi che hanno colpito il Sud e il centro con migliaia di ettari di pascoli, boschi, vigneti e uliveti andati in fumo. Un fenomeno – accusa Coldiretti – favorito dall’inarrestabile avanzata della foresta che, senza alcun controllo, si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai 10,9 milioni di ettari con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. Ci vorranno almeno 15 anni per – ricorda la Coldiretti – ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.

IL PIANO DI INTERVENTI
Di fronte alla devastante ondata di incendi Coldiretti ha promosso l’alleanza tra gli agriturismi a marchio Campagna Amica e  con l’avvio di una task force per il monitoraggio, prevenzione e valorizzazione dei boschi. La prima rete nazionale degli agriturismi a tutela dei boschi italiani fondata sull’azione di monitoraggio di ”agricoltori ranger” diffusi capillarmente in tutte le aree agricole italiane, decisa dall’Assemblea di Terranostra sarà impegnata – sottolinea la Coldiretti – nella prevenzione degli incendi con la segnalazione alle autorità responsabili delle emergenze.

”Nella lotta agli incendi è determinante la tempestività di intervento ed è importante creare una rete diffusa di sorveglianza grazie alla presenza capillare degli agricoltori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ”le imprese agricole sono disponibili ad impegnarsi nelle attività di manutenzione, gestione, prevenzione e sorveglianza di boschi e foreste nei confronti degli incendi’. Occorre cogliere – sottolinea Moncalvo – le opportunità offerte dalla legge di orientamento che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale”.

Ogni ettaro di macchia mediterranea – precisa la Coldiretti – è popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse. Nelle foreste andate a fuoco – continua la Coldiretti – sono impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi, e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati.

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Colpo grosso nelle Langhe: Krause su Giacosa. Rumors o touchdown?

Bruno Giacosa (immagini di repertorio)

Grande fermento nel mondo del vino. Dopo la notizia di Gagliardo che investe nel Nizza, altre notizie giungono dalle Langhe. C’è chi in estate programma una vacanza e chi programma acquisizioni aziendali.

E’ il caso del gruppo Krause Holdings Inc. della Iowa che, secondo indiscrezioni raccolte da vinialsuper, avrebbe finalizzato nei giorni scorsi l’acquisizione dell’azienda agricola di Bruno Giacosa per circa 100 milioni di euro.

La Krause Holdings Inc., amministrata da Kyle J. Krause controlla la catena di negozi al dettaglio Kum & Go, la società Solar Transport, una serie di proprietà immobiliari e aziende agricole biologiche negli States. Famiglia di origine italiana si è sempre dichiarata appassionata di Barolo e del Piemonte.

“Quando ero piccolo, molti miei amici volevano diventare pompieri. Io volevo possedere un’azienda vinicola”, aveva dichiarato Krause durante un’intervista lo scorso anno. Un sogno nel cassetto coltivato per tanto tempo fino alla decisione di acquistare la Enrico Serafino e altri 12 ettari di vigneti cru di Barolo nel 2015. Desiderio raddoppiato con l’acquisizione nel 2016 della cantina Vietti e dei 28 ettari di proprietà.

Se la notizia dell’acquisto di Bruno Giacosa fosse confermata arriverebbero ad una sessantina gli ettari di proprietà del gruppo. E’ possibile che la Holding punti a raggiungere la meta dei 100 ettari di Barolo: secondo altri rumors  Krause starebbe ”corteggiando” altre aziende, tra cui Rocche dei Manzoni, al quale sarebbe già stata formulata un’offerta a nove cifre.

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Incendi favoriti dalle temperature sopra la media: il dossier Coldiretti

Luglio bollente in Italia dove le temperature minime sono risultate superiori di 2,6 gradi la media di riferimento e le precipitazioni sono risultate in calo del 60 % aggravando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale con siccità e diffusione degli incendi.  E’ quanto emerge dal Dossier Coldiretti all’Assemblea nazionale, sulla base delle elaborazioni dei dati Ucea relativi alla prima decade di luglio, nel focus dedicato alla eccezionale situazione di crisi idrica del Paese.

Si aggrava dunque la situazione dopo che nel primo semestre del 2017 in Italia – sottolinea la Coldiretti – erano caduti appena 251 millimetri di pioggia, ben il 30% in meno rispetto alla media di riferimento. La primavera 2017 dal punto di vista meteorologico, è stata in Italia, secondo il Cnr, la seconda più calda dal 1800, con un’anomalia di +1,9 gradi, ma a giugno lo scarto è stato addirittura di +3,2 gradi. Il clima particolarmente asciutto non solo ha determinato cambiamenti visibili nel paesaggio e nell’ambiente, ma anche creato le condizioni per favorire il divampare degli incendi provocati spesso da atti criminali.

Boschi, ma anche animali allevati e almeno 2500 ettari di terreno a pascolo, vigneti e uliveti andati a fuoco nell’ultimo mese concentrati soprattutto in Sicilia, ma sparsi lungo tutta la Penisola secondo il monitoraggio della Coldiretti che parla di devastante ondata di incendi che mette a rischio, l’ambiente, l’economia il lavoro il turismo e purtroppo anche le vite umane.

LE CAUSE
Tra le ragioni, al mix esplosivo caldo e siccità, si somma l’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina con 12 miliardi di alberi ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza nei confronti dei piromani. ”Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

L’Italia non è mai stata così ricca di boschi con la superficie coperta che oggi è di 10,9 milioni di ettari, praticamente raddoppiata dall’Unità d’Italia, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado ed incendi. Al contrario – stima la Coldiretti – 35mila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere dall’aumento del prelievo del legname dai boschi in un Paese che importa l’80% del legno che utilizza. Nel giro di vent’anni le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne italiane si sono praticamente dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, con un crollo che ha costretto 320mila aziende agricole a chiudere i battenti.

Ogni ettaro di macchia mediterranea – precisa la Coldiretti – è popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse. Nelle foreste andate a fuoco – continua la Coldiretti – sono impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati. Solo il sostegno al lavoro nei boschi. indirizzato verso una gestione sostenibile può, effettivamente, rappresentare la condizione per una manutenzione ordinata a disinnescare fenomeni spesso dolosi di incendi e attivare reti di volontariato in grado di supportare l’attività degli organi preposti all’attività di spegnimento, conclude la Coldiretti nell’evidenziare la necessità di dare attuazione immediata all’articolo 70 della delega ambientale che prevede che siano in ogni caso remunerati i seguenti servizi: fissazione del carbonio delle foreste a dell’arboricoltura da legno di proprietà demaniale, collettiva e privata; regimazione delle acque nei bacini montani; salvaguardia della biodiversità delle prestazioni ecosistemiche e delle qualità paesaggistiche; utilizzazione di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche nonché alla rapida approvazione della nuova norma forestale che sancisce l’importanza della gestione e di una visione imprenditoriale ed economica del bosco.

LA SITUAZIONE DEI BACINI IDRICI
Secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti il livello idrometrico del fiume Po è sceso a 3,15 metri sotto lo zero idrometrico, quasi mezzo metro piu’ basso rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le ultime rilevazioni al Ponte della Becca.  Lo stato del piu’ grande fiume italiano – sottolinea la Coldiretti – è rappresentativo della crisi idrica del Paese, anche perchè dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Ma la situazione è difficile nei laghi e nelle dighe lungo tutta la Penisola secondo il monitoraggio effettuato dalla Coldiretti. L’altezza idrometrica del lago di Garda è di 69,5 centimetri, ben il 33% in meno rispetto alla media storica del periodo, mentre in Campania la diga del Piano della Rocca ha una disponibilità di 7,82 milioni di metri cubi di acqua pari ad appena il 55% dello stesso periodo dello scorso anno. La situazione appare meno grave in Puglia dove nelle dighe di Occhito. Capaccio, Osento e Capaciotti ci sono 230 milioni di metri cubi di acqua, il 14% in meno rispetto allo scorso anno. Nelle isole. la diga Don Sturzo in Sicilia ha 37,77 milioni di metri cubi di acqua, il 30% in meno dello scorso anno, mentre quella di Temo, nella Nurra in Sardegna, ne ha ben il 64% in meno per un totale di 18,69 milioni di metri cubi di acqua. L’annata in corso, per la zona nord occidentale della Sardegna, è la più siccitosa dal 1922, secondo l’Autorità di Bacino.

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Il mercato dei vini Fivi torna a Piacenza: ecco i dettagli

Sabato 25 e domenica 26 novembre 2017 torna a Piacenza il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti. L’appuntamento organizzato dalla FIVI in collaborazione con Piacenza Expo giunge quest’anno alla settima edizione e si preannuncia fin da ora come uno degli appuntamenti caldi dell’autunno enologico.

”Non abbiamo ancora aperto ufficialmente le iscrizioni per il Mercato, che ci troviamo già sommersi dalle richieste dei vignaioli per partecipare, sottolinea Leonildo Pieropan, vignaiolo in Soave e consigliere FIVI che ha da poco rinunciato alla carica di vicepresidente (per raggiunti limiti d’età, scherza lui) lasciando il posto a Gaetano Morella, vignaiolo in Puglia.

Quest’anno potremo arrivare addirittura a 500 postazioni, limite massimo che ci siamo imposti, anche se questo potrebbe non accontentare tutti. Il successo dell’edizione 2016 ha messo in luce il grande valore di questa manifestazione e ha dimostrato al pubblico che qui non si scoprono solo vini, ma soprattutto storie e persone. E poi il Mercato della FIVI è l’unico dove trovi 500 carrelli da riempire di bottiglie”.

L’immagine della locandina di quest’anno è stata realizzata dall’illustratrice vicentina Carla Manea e vuol rappresentare il legame imprescindibile che c’è tra uomo, lavoro e natura.

”Attraverso la mia illustrazione volevo trasmettere quella sana lentezza, la bellezza e la pace che ti colpiscono e ti sorprendono quando guidando in macchina attraversi colli e vigneti. Il borgo sullo sfondo vuole essere metafora di storie di vita, delle persone e del loro lavoro. Volevo inoltre che emergesse – prosegue l’artista – l’intima fusione che c’è tra il vignaiolo (in questo caso una figura femminile) e l’ambiente circostante. Ho rappresentato questa forma umana come una silhouette bianca dove chiunque possa riconoscersi”.


Mercato dei vini in breve
Quando: sabato 25 e domenica 26 novembre 2017
Dove: PiacenzaExpo
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso: € 15.00 comprensivo di bicchiere per degustazioni
Ingresso ridotto: € 10.00 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso) e possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2017
Parcheggio: gratuito
Info utili: 500 i carrelli disponibili per gli acquisti
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.

CHI E’ LA FIVI
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un’associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto.

Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”.
Attualmente sono poco più di 1100 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola.

Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico, per il 10 % secondo i principi della lotta integrata e per il 39% secondo la viticoltura convenzionale.

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Primitivo di Manduria 2017: un’ottima annata

Si preannuncia un’ottima annata per il Primitivo di Manduria: la vendemmia 2017 sarà connotata da grado alcolico, corpo e struttura. Un’annata, dicono da quelle parti, “da scrivere negli annuari agronomici ed enologici”.

La raccolta delle uve, stante l’attuale andamento climatico caratterizzato da giornate di sole e alte temperature, dovrebbe essere anticipata di una settimana rispetto lo scorso anno.

Ad assicurarlo è il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. “Siamo fiduciosi e contenti per lo stato attuale dei nostri vigneti – dichiara soddisfatto Roberto Erario – che ovunque si presentano con abbondanti esuberi fogliari. Le temperature in aumento hanno generato un lussureggiamento vegetativo che porterà un’alta gradazione. Abbiamo avuto un inverno poco piovoso e molto freddo caratterizzato da eventi nevosi. Le temperature basse e la presenza di neve sul suolo e sulle piante hanno avuto un effetto sterilizzante sull’ambiente viticolo e hanno devitalizzato le fonti di inoculo che generano malattie. Nel complesso non ci sono state condizioni climatiche che hanno provocato infezioni e quelle lievi sono state controllate facilmente”.

“Anche se il germogliamento ad aprile ha subito un ritardo – continua Erario – successivamente il Primitivo ha recuperato alla grande perché le temperature hanno iniziato ad aumentare. A maggio si sono infatti registrati 20 gradi e, anche se si sono verificati eventi piovosi nella fase di  prefioritura, la probabilità di infezioni primarie non si sono realizzate perché l’elevata ventosità in seguito alla pioggia, ha asciugato la biomassa fogliare”.

A giugno il vigneto è stato caratterizzato dall’allegagione: il passaggio dal fiore al frutto. “Abbiamo avuto una importante formazione del grappolo e un ingrossamento degli acini. Le temperature medie – continua Erario – hanno superato i 25 gradi anche con forte ventosità. Ricordo che l’areale di produzione del Primitivo di Manduria riguarda anche i comuni vicino al mare e le brezze marine hanno dato un contributo utilissimo nella formazione dei composti aromatici”.

L’EVOLUZIONE
La vite, tra maggio e giugno, ha iniziato a correre. “Abbiamo assistito a crescite giornaliere di 3 cm – sottolinea il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – e quest’anno si sta notando una vegetazione più rigogliosa rispetto all’anno precedente. Questo è indice di qualità perché più foglie ci sono, maggiore è la capacità fotosintetica della pianta e quindi più numerosi saranno i fotosintetati e gli elaborati che andranno a costruire il grappolo, elaborati che verranno poi trasformati in zuccheri”.

Oggi, l’aumento esponenziale delle temperature con soglie di 33 – 35 gradi, ha permesso uno sviluppo rigoglioso della pianta.

“Ora ci troviamo nella fase di invaiatura – ricorda Erario – cioè l’inizio della maturazione dei frutti, contraddistinto da un cambiamento di colore: l’acino da verde diventa rosso rubino. Insomma, questa annata sarà contraddistinta da un elevato grado zuccherino che darà un prodotto corposo, di struttura e dal profilo aromatico e polifenolico eccezionale, tipica espressione del Primitivo nell’area Doc”.

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Premio Qualità Italia 2017: i vini premiati

Diciotto Premi Qualità Italia, 59 menzioni e 43 Speciali attestati regionali. La terza edizione del Premio Qualità Italia sarà ricordata per il record di iscrizioni che sono pervenute in Abruzzo dalle cantine di tutte le regioni italiane.

I degustatori della Scuola di Alta Formazione e Perfezionamento “Leonardo” di Città Sant’Angelo (PE), che organizza il Concorso, incoronano il Veneto (3 Premi Qualità Italia, 8 Menzioni e 3 Speciali Attestati regionali). A seguire l’Abruzzo (2 Premi Qualità Italia, 12 Menzioni e 6 Speciali Attestati regionali), l’Emilia Romagna (2 Premi Qualità Italia, 5 Menzioni e 3 Speciali Attestati regionali) e la Liguria (un Premio Qualità Italia, 5 Menzioni e 5 Speciali Attestati regionali).

“Ma l’edizione 2017 – commentano gli organizzatori – ha evidenziato anche un certo fermento enologico e una maggiore predisposizione alla promozione della qualità da parte di regioni come la Sicilia, la Campania, la Calabria, le Marche, la Puglia, l’Umbria, il Piemonte e la Sardegna, che hanno ottenuto ottimi risultati”.

LE CATEGORIE
Il Premio Qualità Italia ha beneficiato anche quest’anno della supervisione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Partner istituzionale dell’evento, lCamera di Commercio di Teramo.

Sei le categorie di vini in gara: Igt (Rossi, Bianchi e Rosati), Doc (Rossi annate 2016, 2015, 2014, 2013, 2012 e precedenti, Bianchi annate 2016, 2015 e precedenti, Rosati), Docg (Rossi, Bianchi e Rosati); Vini frizzanti (Rossi DOC e IGT, Bianchi DOC e IGT, Rosati DOC e IGT); Vini spumanti (Rossi VSQ, DOC VSQ e IGT VSQ, Bianchi VSQ, DOC VSQ e IGT VSQ, Rosati VSQ, DOC VSQ e IGT VSQ); Vini passiti (DOC, IGT).

I vini premiati saranno presentati alla prossima Fiera di Odessa, in Ucraina. Di fatto, le degustazioni del Premio Qualità Italia si sono svolte in presenza di una delegazione ucraina, interessata a conoscere da vicino l’enologia italiana.

I VINI PREMIATI
Categoria vini rossi Igt
: “Versosud Susumaniello” Puglia Igp 2013, I Pastini Srl

Categoria vini bianchi Igt: “Clivia” Terre degli Osci Igp Falanghina 2016, Cantina sociale San Zenone Soc Coop Srl

Categoria vini rosati Igt: “Clivia” Terre degli Osci Igp rosato 2016, Cantina sociale San Zenone Soc Coop Srl; “Lumare” Calabria igt rosato 2016, Tenuta Iuzzolini Soc Agr Ari

Categoria vini rossi Doc annate 2016 e 2015: “Contesa” Montepulciano d’Abruzzo Doc 2015, Società agricola Contesa di Rocco Pasetti & C.

Categoria vini rossi Doc annate 2014 e 2013: “Il fondatore” Montepulciano d’Abruzzo Doc riserva 2014, cantina Miglianico Soc Coop Agricola

Categoria vini rossi Doc 2012 e precedenti: “Cà volpare” Valpolicella Doc classico superiore Ripasso, Azienda agricola Bonazzi Dario e Fabio

Categoria vini bianchi Doc 2016: Costa d’Amalfi Doc Ravello bianco 2016, Cantine Marisa Cuomo Srl

Categoria vini bianchi Doc 2015 e precedenti: “U baletta” riviera ligure di ponente Doc Pigato superiore 2015, Vitivinicola Enrico Dario Ss

Categoria vini rosati Doc: “Filieri” Cannonau di Sardegna Doc rosato 2016, Cantina Dorgali Soc Coop

Categoria vini rossi Docg: “Gran maestro” Offida Docg rosso 2012, Cantine di Castignano Scac Soc Coop Agricola

Categoria vini bianchi Docg: Offida Docg Pecorino 2016, Azienda agricola Centanni Giacomo; “Spatuss” moscato d’Asti Docg 2016, Terrenostre Sca

Categoria vini frizzanti rossi Doc-Igt: “Rosso della signoria” Lambrusco mantovano Dop vino frizzante 2016, Cantina sociale di Gonzaga Soc Agricola Coop

Categoria vini frizzanti bianchi Doc-Igt: “Cà duchi” colli di Scandiano e di Canossa spergola Dop vino frizzante 2016, Agricola reggiana di Ferrari e Coloretti sa

Categoria vini spumanti bianchi Vsq, Doc Vsq, Igt Vsq: Colli piacentini Doc Chardonnay spumante 2016, Cantina Valtidone Scarl

Categoria vini passiti doc: “Cimillýa” passito di Pantelleria Doc 2014, Azienda agricola S. D’ancona & f.; “Parco del venda” colli euganei fior d’arancio Docg passito 2015, Vitivinicola Parco del venda

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Libero scambio UE-Giappone: accordo raggiunto

Dopo quattro anni di negoziati l’Unione Europea e il Giappone hanno raggiunto un’intesa politica per un accordo commerciale. Il Paese del Sol Levante è la quarta economia al mondo e l’Unione Europea è il secondo più grande partner commerciale dell’Asia. Con più di 757 milioni di euro all’anno rappresenta il quinto mercato di destinazione dei vini europei.

”L’accordo di libero scambio con il Giappone rappresenta un risultato molto importante per il vino italiano ed Europeo. Un traguardo che premia gli sforzi della Commissione Europea, e del Governo, sostenuto attivamente da Unione Italiana Vini, le cui sollecitazioni hanno contribuito alla sua concretizzazione”.

Con queste parole Antonio Rallo, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta la conclusione del negoziato dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone, importante traguardo per il settore vitivinicolo italiano e frutto dei delicati negoziati tra i rappresentanti istituzionali del Paese asiatico e della Commissione Europea.

”Il Giappone rappresenta un mercato strategico per il nostro vino, il primo nel contenente asiatico. Dopo un 2016 incerto, l’export nel primo trimestre 2017 è cresciuto dell’8% in volume e del 5% in valore – continua Rallo. Consideriamo questo risultato un ulteriore passo in avanti in materia di semplificazione e flessibilità del commercio. In modo particolare è importante per l’eliminazione completa dei dazi sui vini imbottigliati, spumanti e sfusi all’entrata in vigore dell’accordo, che, in questi ultimi anni, hanno creato un significativo gap tra l’Italia e alcuni Paesi come il Cile e l’Australia, agevolati da accordi tariffari preferenziali. Grazie a questo accordo, possiamo confrontarci sullo stesso piano dei principali competitor e confidiamo che la qualità e la reputazione dei nostri vini possa far spostare l’ago della bilancia verso l’Italia. L’accordo raggiunto è un passo fondamentale anche per il riconoscimento e la protezione delle Indicazioni Geografiche. Sono, infatti, 205 le IG europee che saranno protette in Giappone, di cui circa 150 sono relative al vino”.

”Il trattato risolve alcune ”barriere tecniche” relative agli standard europei in materia di pratiche enologiche, migliorando l’accesso al mercato nipponico dei nostri vini – conclude Rallo. Desidero rivolgere un sentito ringraziamento alla Commissione Europea e al Governo italiano per l’impegno profuso e auspico un celere processo di ratifica dell’accordo per consentire alle nostre aziende di beneficiarne già nel breve periodo”-

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Siglato accordo tra Uiv e Messico per lo sviluppo delle filiere

”Sono onorato di questo incontro che si inserisce perfettamente nelle strategie di Relazioni internazionali di Unione Italiana Vini. Il Messico è uno stato emergente con prospettive di crescita molto interessanti. Basti pensare che nel 2016 abbiamo esportato 114.509 ettolitri di vino italiano con un incremento del 25% sull’anno precedente, per un valore di circa 30 milioni di euro. C’è molto fermento e il Governatore della Baja California, Francisco Vega de Lamadrid, ci ha espressamente chiesto aiuto sul piano giuridico per implementare una legge che strutturi il comparto vitivinicolo in modo simile a quello europeo e, soprattutto, una legge per trasferire il concetto di Denominazione di Origine alle produzioni di qualità messicane”.

Con queste parole, Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, ha accolto nei giorni scorsi una delegazione governativa messicana per un incontro presso il Consolato Messicano a Milano, in presenza di Marisela Morales, Console messicano in Italia e Presidente “Grupo Conular de América Latina y el Caribe en el norte de Italia”; di Francisco Vega de Lamadrid, Governatore dello Stato di Baja California; di Carlo Bonfante Olache, Segretario dello Sviluppo Economico della Baja California; Juliana Solis, promotore investimenti per il Segretario dello Sviluppo Economico di Tijuana; Estivali Orozco, promotore investimenti per il Segretario dello Sviluppo Economico di Mexicali.

”L’incontro è stato un tassello fondamentale per la costituzione di un rapporto di collaborazione che auspichiamo proficuo e duraturo tra le filiere del vino dei due Stati – conclude Paolo Castelletti. Il primo gesto di tale collaborazione, sarà la partecipazione a SIMEI di un’importante delegazione di produttori messicani; un dato storico che segna il passo verso l’apertura e l’ammodernamento del loro comparto vitivinicolo”.

L’importanza strategica e storica di questo incontro, che rientra nella politica di studio dei mercati vitivinicoli internazionali consolidati da parte del Governo messicano, è stata più volte sottolineata, da una parte perché il settore del vino in Messico è in forte sviluppo e le collaborazioni internazionali sono fondamentali per poter cogliere ispirazione e continuare a crescere; dall’altra perché l’Italia è considerato un paese leader nel settore del vino e aver l’opportunità di confrontarsi con il Segretario Generale della principale Associazione del settore è, a detta di Francisco Vega de Lamadrid, stimolante e molto proficuo, anche e soprattutto considerando il ruolo di Unione Italiana Vini in CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins) e FIVS (Federazione Internazionale Vini e Spiriti) consentirà di ricevere spunti europei e mondiali.

Secondo alcuni dati proiettati durante l’incontro, il Messico conta 4 valli vitivinicole per un totale di 4.248 ettari, con una produzione pari a circa 4,73 tonnellate per ettaro. Solo nel 2015 sono stati 25 milioni i visitatori in Baja California, di cui 16 milioni stranieri e circa il 90% ha dichiarato di visitare il paese per l’enogastronomia (la cucina nazionale messicana è stata riconosciuta “Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO” a Expo 2015). A chiusura dell’incontro, il Governatore ha espresso la volontà di studiare disciplinari per certificare e garantire la qualità, oltre alla promozione internazionale. La presentazione in Aprile alla Repubblica Messicana della prima legge che sostiene l’agricoltura e la promozione, in particolare per certificare il vino e la sua origine, è senza dubbio un primo passo fondamentale verso l’apertura da parte del comparto messicano verso nuove prospettive di crescita.

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Sfumature di Lambrusco alla degustazione Fisar

Il vino, quel nettare che tanto ci appassiona, è figlio di molti elementi come la varietà di vite, il terreno e il clima, ma anche dell’uomo che ha modellato nei secoli il territorio in funzione della viticultura e che per tradizione o scienza ha messo in opera le “pratiche di cantina”.

Non esistono vini nobili e vini non nobili. Non è il prezzo o la fama a fare grande un vino. Esistono invece vini fatti bene e vini fatti male. Laddove la coltivazione della vite rispetta territorio e caratteristiche del vitigno e la vinificazione rispetta la tradizione migliorandola e non stravolgendola, grazie alle nuove tecnologie,  avremo ottimi vini.

Oggi vi raccontiamo del Lambrusco, vino spesso ‘’bistrattato’’, relegato a ruolo di “vino di serie B” per via del suo basso prezzo, della sua facile reperibilità e forse anche della sua tradizione che lo vuole consumato in ogni occasione nei suoi territori d’origine.

Ma il Lambrusco è un vino che merita di essere affrontato senza pregiudizi. Parlare di Lambrusco vuol dire parlare di ben otto differenti vitigni, di diversi terroir divisi fra pianeggianti e collinari, stesi fra due diverse regioni, di una storia ed una tradizione che lo rendono a tutti gli effetti un grande vino italiano. Una denominazione tra le più conosciute e vendute al mondo che è però un patrimonio tutto nostro.

Per poter comprendere a pieno il Lambrusco, i suoi territori, i suoi vitigni, i suoi metodi di produzione (ancestrale, ancestrale con sboccatura, ancestrale da mosto, charmat e metodo classico) occorrerebbe gustare come minimo una quindicina di vini diversi. Cosa pressoché impossibile in un’unica serata, ma il sommelier Valerio Sisti, della Fisar di Milano Duomo,  ha saputo selezionare sei assaggi che hanno ben dipinto le ”sfumature” possibili di questo vino.

”Gustare” dunque e non ”degustare”. Perché a volte il vino va affrontato così, senza troppi tecnicismi, senza schede da compilare. Il vino va raccontato in modo emozionale, come è successo nell’ambito di questa serata Fisar.

IL PANEL DI ASSAGGI


Lambrusco di Sorbara ”Corte degli Attimi” – Poderi Fiorini – Annata 2016

Metodo charmat. È vinificato in rosso, ma il colore è un rosato carico, perché il Sorbara ha poche sostanze coloranti. Il naso è immediato: frutti rossi come lampone e fragola. In bocca bello spunto acido e grande facilità di beva, come un Lambrusco dovrebbe essere. Pochissimo tannino, come già suggeriva il colore.

Lambrusco di Salamino Santa Croce “Vigneto Saetti” – Annata 2015
Salamino è la cultivar, Santa Croce è la frazione di Carpi (Mo) di cui è originario. Annata 2015 per questo metodo ancestrale con sboccatura. Colore molto più intenso del precedente. Al naso è “poco fine”, a causa della rifermentazione ancestrale in bottiglia, ma sotto i sentori rifermentativi cogliamo comunque un buon frutto ed una nota quasi fumé. In bocca è meno citrico del precedente, ma comunque beverino.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro “Terre del Sole” – Poderi Fiorini – Annata 2016
Metodo charmat. Si presenta nel bicchiere con un bella schiuma di colore viola intenso. Profumi di fragoline di bosco, ribes ed una nota vinosa di mosto. In bocca si avverte la pienezza del frutto, agile e beverino ma più complesso dei precedenti. Con l’assaggio di pancetta cotta funziona magnificamente.

Lambrusco “Prata Solis”, Casali, Emilia IGT – Annata 2016
Un vino bio. Leggera “puzzetta” al naso sotto la quale emergono note di frutta e minerali. Più stratificato dei precedenti. Complesso anche in bocca. Ottimo prodotto.

Lambrusco Colli di Parma, Lamoretti – Annata 2016.
Colore rosso rubino impenetrabile. Archetti che tingono di rosso scuro le pareti del bicchiere. Al naso è chiuso. La frutta è molto più compatta nei profumi rispetto si precedenti. Molto tannico al palato, un tannino verde, astringente.

Lambrusco Mantovano “VS” della Cantina Sociale di Viadana – Annata 2016.
Un lambrusco del Sabbionetano, sottozona di Mantova. È Lambrusco all’ennesima potenza. Invitante già dal suo naso intensamente fruttato, leggero nel corpo, equilibrato nel tannino. La frizzantezza presente è piacevole, ma non invadente. Assolutamente godibile e beverino.

Il sesto assaggio termina una serata all’insegna dello svestirsi dei panni “tecnici” per limitarsi al piacere conviviale del bere. Diceva Gianni Brera: Non ti formalizzare ai nomi ed alle etichette: meglio un onesto plebeo di un nobile degenerato. Così, non spasimare sugli anni in cantina. Certe solenni sturate sanno di liturgia e meritano rispetto. Ma il vino, come le donne, è buono all’età giusta.

Nel libro recentemente uscito ‘’Tutti lo chiamano Lambrusco’’, l’autore, Camillo Favaro sforna una serie di argomentazioni pro Lambrusco, tutte ben articolate. Perchè Lambrusco? Perché è gastronomico, perché è sorridente, perché è raro, perché è solare, perché è diverso. Al perchè è appassionante scrive: ”Il lambrusco è un vino schietto, che si rivolge dritto alle emozioni, senza filtri né giri di parole. E’ immediato, trasparente, di quei vini che aiutano più di altri a vedere il fondo di umanità delle persone che abbiamo davanti, anche di quelle che non conosciamo ancora così bene.  Il Lambrusco ci aiuta a fidarci degli altri, ad apprezzarne la compagnia. Ci aiuta a comunicare le cose a cui teniamo di più, a metterci la faccia. A crederci’’. E come dargli torto.

 

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Medaglia d’oro al Lambrusco Mantovano all’International Wine Contest di Bucarest

Calici in alto per l’azienda agricola Bugno Martino di San Benedetto Po, che ha conquistato la Medaglia d’oro all’International Wine Contest di Bucarest, il più importante concorso enologico dell’Europa orientale giunto nel 2017 alla quattordicesima edizione sotto il patronato dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino.

A conquistare il palato della giuria composta da cinquantasei esperti tra sommelier, enologi, critici e giornalisti del vino provenienti da tutto il mondo e riuniti al centro culturale Arcub della capitale rumena è stato anche il Lambrusco Mantovano Dop “Rosso Matilde”, una delle due etichette prodotte dalla giovane cantina mantovana – l’altra è il Lambrusco Mantovano Dop “Ciamballà” – la cui prima vendemmia è stata nel 2015.

”E’ un risultato che ci fa grande piacere – commenta soddisfatto Giuseppe Zavanella, alla guida dell’azienda di famiglia Bugno Martino – sia perché ci incoraggia a proseguire lungo la strada della massima qualità che abbiamo intrapreso in vigna e in cantina fin dall’inizio sia perché ci permette di far parlare del Lambrusco Mantovano non solo al di fuori della nostra provincia, ma anche al di fuori dell’Italia”.

A partecipare alla 14esima edizione del concorso enologico nato su iniziativa dell’Ufficio nazionale della vigna e del vino della Romania e organizzato dal critico enologico Cătălin Păduraru sono stati 1.690 vini provenienti da 25 diversi paesi tra Europa, America, Africa e Australia.

Il vino premiato – Imbottigliato per la prima volta da Bugno Martino nel 2015, il Rosso Matilde, dedicato alla Grancontessa Matilde di Canossa, è un Lambrusco Mantovano Doc prodotto con uve Lambrusco Salamino e Ancellotta e vinificato con il metodo Charmat. Dal gusto rotondo e morbido, ha un colore rosso rubino con spuma violacea e profumi persistenti di viola e ciliegia: un vino elegante che a tavola si sposa alla perfezione con primi piatti del territorio mantovano (tortelli di zucca, risotti), carni bianche, arrosti e taglieri di salumi e formaggi.

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Agricoltura di precisione: disponibili gli agricoltori under 40. Ecco i risultati del sondaggio di Fieragricola Verona

Sono per lo più i giovani agricoltori (66% sotto i 40 anni) i più motivati ad adottare mezzi e tecnologie di agricoltura di precisione per migliorare la sostenibilità, la produttività e la redditività delle proprie aziende. Il 64% degli agricoltori punta a compiere l’investimento nell’arco di 12-24 mesi.

È quanto emerge da un sondaggio realizzato nei giorni scorsi da Fieragricola di Verona, manifestazione internazionale dedicata all’agricoltura in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018, che ha coinvolto 700 fra agricoltori (64,2%), contoterzisti (7,14%), allevatori e operatori del settore primario (28,57%), con aziende collocate principalmente nel Nord-Est (55%), nel Nord-Ovest (28%) e nelle Isole (10 per cento).

A rispondere al sondaggio online di Fieragricola sono stati per oltre due terzi giovani con meno di 40 anni, percentuale che sale al 92% se si comprende anche la fascia di età compresa fra i 40 e i 50 anni. Il 57,14% degli intervistati rientrano nella categoria dei titolari di azienda, mentre il 14,29% non sono titolari ma hanno rapporti di parentela con il capo azienda (figli o congiunti).

Investimenti diretti in meccanizzazione o in servizi. Entrando più nel dettaglio, il 64,29% degli operatori che hanno risposto al questionario si è dichiarato disponibile ad aumentare i processi di meccanizzazione in azienda attraverso «sistemi di agricoltura di precisione gestiti direttamente dall’impresa agricola», mentre il 21,43% pensa di incrementare tali azioni rivolgendosi ai contoterzisti.

Tra i sistemi di agricoltura di precisione ritenuti più efficaci per migliorare le performance aziendali e, di conseguenza, ridurre i costi di gestione, sono risultati essere i satelliti collegati a macchine da raccolta, per attrici e attrezzature, gli strumenti di controllo dell’utilizzo degli agrofarmaci, gli strumenti di controllo dell’irrigazione e i droni.

Per il 58% degli intervistati, comunque, la soluzione ottimale rimane quella di adottare contemporaneamente più strumenti di precision farming, in modo da influire in maniera più efficace sul management complessivo dell’azienda.

Come anticipato, quasi l’86% degli intervistati intende investire in agricoltura di precisione nei prossimi 12-24 mesi, a conferma di una grande attenzione verso la sostenibilità, sia essa economica, ambientale o sociale.

Nel processo di innovazione verso sistemi di agricoltura di precisione, il 50% di quanti hanno preso parte al sondaggio pensano di rivolgersi «sicuramente» a un’impresa di meccanizzazione agricola per servizi in contoterzi, mentre il 21,43% ha dichiarato che «probabilmente» si rivolgerà ai contoterzisti.

Nel 2018 Fieragricola dedicherà ancora più spazio all’agricoltura e alla zootecnia di precisione, quali soluzioni per migliorare le prestazioni e favorire un processo di competitività fra le imprese agricole e all’interno delle filiere primarie.

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Enovitis in campo 2017: edizione da record

“Siamo orgogliosi del grande successo registrato dalla 12° edizione di Enovitis in Campo che quest’anno, con 165 espositori e circa 8.000 visitatori, batte ogni record. I vigneti Villabella hanno fatto da sfondo alla migliore tecnologia per la viticoltura, che il pubblico di operatori specializzati e di istituzioni locali e comunitarie, ha potuto vedere in funzione e toccare con mano: la forza di Enovitis sta proprio nel fatto di essere una fiera dinamica, che permette al visitatore di misurare l’efficacia e l’effettiva applicabilità di quanto proposto dagli espositori, e questo confronto diretto è fondamentale per il successo del comparto. Grandissima è stata anche la partecipazione al convegno tematico dedicato alla nuova DOC “PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE” e agli workshop tecnici, a conferma che Enovitis in Campo rappresenta un momento formativo di alto livello per affrontare le più importanti tematiche legate al settore, sostenibilità in primis. Ciò ci spinge a continuare ad investire impegno ed energie in questa manifestazione che, da sempre, rappresenta per UIV un fiore all’occhiello”.

Così Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, commenta i numeri da record di Enovitis in Campo 2017, manifestazione tenutasi il 22 e il 23 giugno 2017 a Cavaion Veronese presso i Vigneti Villabella, dove sono state esposte e testate le più moderne tecnologie, materiali e attrezzature impiegabili in tutte le operazioni agronomiche in vigna.

“L’alleanza fra UIV e Fieragricola, che nel 2018 ospiterà l’evento indoor – dichiara Claudio Valente, vicepresidente di Veronafiere Spa – si conferma ancora una volta strategica per assecondare quei cambiamenti nel comparto vitivinicolo, che oggi deve coniugare qualità del prodotto, promozione sui mercati e attenzione alla sostenibilità per soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più attento e informato. In quest’ottica, quindi, anche la viticoltura di precisione gioca un ruolo fondamentale. Veronafiere – continua Valente – ribadisce così il proprio impegno per il sistema vitivinicolo, accompagnando la filiera in un percorso di efficienza, di crescita, di modernizzazione, di cultura. E lo fa con una rete di eventi a Verona con Fieragricola, Vinitaly, Enolitech, wine2wine, sul territorio con Enovitis in campo e nel mondo grazie agli appuntamenti di Vinitaly International. Sempre consapevole della responsabilità che accompagna una Fiera che abbraccia il 45% dell’intera offerta fieristica nazionale del comparto agroalimentare”.

Ad aprire l’edizione veronese è stata la premiazione, da parte del Presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo, delle tecnologie vincitrici dell’Innovation Challenge Enovitis, riconoscimento ufficiale alle innovazioni presentate in fiera che hanno saputo meglio valorizzare aspetti quali la sostenibilità ambientale, etico-sociale ed economica della filiera vitivinicola. Tutto esaurito e grande apprezzamento per i momenti formativi, a partire dal convegno “PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE: EVOLUZIONE QUALITATIVA E ASPETTATIVE DI MERCATO, fino agli workshop tecnici dedicati alla viticoltura di precisione e alla gestione del sottofila del vigneto.

Numerosa la partecipazione anche agli eventi collaterali, come QuizAgro, elaborato in collaborazione con www.fitogest.comwww.fertilgest.com, durante il quale i visitatori sono stati invitati a mettersi in gioco per scoprire di più sui temi della nutrizione e della protezione delle colture, e “Vota il Trattore”, il concorso organizzato da UIV in collaborazione Macgest dove a decretare i vincitori sono proprio i diretti utilizzatori, dei quali il 54,47% imprenditori agricolo, il 12,06% tecnici. Sul podio, in questa edizione 2017, per la categoria Specialistici/Standard, Fendt – 211 V Vario (1°); per la categoria Cingolati – semicingolati primo premio all’Antonio Carraro SpA – Mach 4; e per la categoria Isodiametrici primo premio sempre all’Antonio Carraro SpA  con Tony 9800 TR.

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I migliori wine bar aeroportuali sono di Ferrari

Dimmi dove vai e ti dirò di che bollicina sei. I Ferrari Spazio Bollicine sono stati premiati come “Airport Wine Bar of the Year” agli Airport Food & Beverage (FAB) Awards 2017. Un traguardo annunciato il 22 giugno scorso a Toronto, durante la quindicesima edizione della Airport Food & Beverage (FAB) Conference, che rappresenta l’appuntamento internazionale più importante dedicato al settore della ristorazione aeroportuale.

Si è imposto sia nella sezione “Regional Europe” che “Global” il Ferrari Spazio Bollicine di Milano Malpensa (nella foto a destra), nato nel 2014 dalla collaborazione tra la cantina trentina e Areas Italia, uno dei player internazionali più importanti del travel retail.

“Siamo orgogliosi di aver ricevuto questo premio internazionale – commenta Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari – viene riconosciuto il lavoro di tutta la squadra e si conferma il grande apprezzamento per quell’arte di Vivere Italiana di cui Ferrari è espressione e che questi luoghi vogliono raccontare”.

IL CONCEPT
I Ferrari Spazio Bollicine sono luoghi in cui sperimentare il Ferrari Trentodoc in abbinamento a piatti espressione della migliore tradizione gastronomica del nostro paese, in un ambiente caratterizzato dall’eleganza e convivialità tipiche italiane. Gli aeroporti sono apparsi da subito il luogo ideale per far vivere un’esperienza unica a migliaia di passeggeri di profilo internazionale.

Dalla prima apertura nel 2013 al Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino all’ultima inaugurazione di Milano Linate (nella foto a sinistra) nel 2015, i Ferrari Spazio Bollicine sono diventati una meta perfetta dove vivere la tradizione dell’aperitivo italiano e si sono contraddistinti per la capacità di coniugare l’altissima qualità dell’offerta di vini e bollicine con una proposta gastronomica semplice ma raffinata, ideata da Alfio Ghezzi, chef di Casa Ferrari, che ha recentemente conquistato le due stelle Michelin con il ristorante Locanda Margon.

Molto apprezzato anche il design del locale, curato dallo Studio Robilant&Associati utilizzando arredi di grandi marchi italiani come Artemide, Bisazza, Kartell e  Poltrona Frau. “Sin dalla loro apertura – precisa Lunelli – i risultati dei Ferrari Spazio Bollicine sono stati estremamente positivi e, grazie alla partnership con Areas Italia, confermano il grande successo di questo format, che oggi viene premiato come ‘Miglior Wine Bar Aeroportuale’ a livello globale”.

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Vinitaly International sbarca a New York: vino italiano sotto i riflettori

È New York l’obiettivo principale del vino italiano per la fine di giugno, con due appuntamenti targati Vinitaly International. Si parte con il Summer Fancy Food Show (25-27 giugno) e il Wine bar realizzato da Vinitaly International nell’ambito del progetto di promozione supportato dal ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e organizzato dall’ ICE (Italian Trade Agency).

Una quarantina le aziende made in Italy coinvolte in un matching del gusto con professionisti del settore e giornalisti. Sempre a New York saranno 33 i candidati Via (Vinitaly international Academy) impegnati dal 26 al 30 giugno a conseguire la certificazione di ‘Ambasciatori’ del vino italiano attraverso il brand Vinitaly.

Tra gli operatori del settore che parteciperanno ai corsi, anche otto professionisti del vino provenienti dal colosso della ristorazione italoamericana, Batali & Bastianich Hospitality Group. Tra gli importatori statunitensi presenti, anche Total Wine & More, Vias Import Ltd, Banfi Vintners, Domaine Select, LUX Wines, Horizon Beverage Company, Chambers street wines, International Wine Imports, Southport Wines LLC. Si tratta del primo corso di certificazione negli Usa e dell’avvio del tour mondiale dedicato ai corsi VIA diretti da Ian D’Agata, le cui prossime tappe (a settembre) saranno Shanghai e Pechino.

“UN MERCATO DA CONQUISTARE”
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani (nella foto): “Le dinamiche della domanda che registriamo negli Stati Uniti inquadrano un mercato tutt’altro che maturo, come osservato ieri anche da Sace che ha inserito gli Usa tra i 15 Paesi ad alto potenziale di crescita, con un tasso di incremento annuo delle nostre esportazioni del 5,5% da qui al 2020. E, nonostante la pausa di riflessione di questo primo quadrimestre, il vino italiano ha sino ad oggi fatto meglio dei propri competitor, con una crescita di circa il 27% nell’ultimo triennio”.

“Veronafiere con Vinitaly si sente un attore chiave per lo sviluppo del nostro export – conclude Mantovani – che persegue sia autonomamente che grazie a collaborazioni tra istituzioni, Ice e sistema fieristico, come nel caso del Fancy Food e del Piano per la promozione straordinaria del made in Italy, che oggi serve più che mai in ottica di incremento dei flussi commerciali”.

Secondo le elaborazioni Ice su base Census – Dipartimento del Commercio statunitense, nei quattro mesi di quest’anno le importazioni di vino italiano sono cresciute in valore dello 0,3% per un corrispettivo di 576,2mln di dollari. L’Italia si conferma market leader nel mercato Usa con una quota del 31,3%, seguita dalla Francia (in rimonta nel quadrimestre con +15,4% per 535,1 milioni di dollari), Nuova Zelanda, Australia e Spagna. Perdono terreno in termini di valore i bianchi (-1,7%) e i rossi (-0,9%) italiani mentre moderano la corsa gli sparkling – che lo scorso anno avevano guadagnato +33,7% -, con +6%.

“Questi dati – commenta Maurizio Forte, direttore dell’Agenzia ICE di New York – uniti alla rilevazione dei prezzi medi di vendita del vino italiano negli USA, rispetto a quelli dei concorrenti, in particolare la Francia, confermano l’importanza e la necessità del Progetto Vino USA che il Ministero per lo Sviluppo Economico e l’Agenzia ICE lanceranno nella seconda parte del 2017. È fondamentale elevare il posizionamento del nostro vino -conclude Forte – oltre a rafforzare la presenza nella aree interne del Paese ed allargare la conoscenza dei vitigni autoctoni e dei territori italiani”.

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Bacaro tour: il bere “ignorante” diventa “slow” con la linea vini Bakari

Metti assieme un vignaiolo, un enologo, un selezionatore, un ristoratore e un artista. Capirai il senso di una linea di “vini spensierati”, adatti alle occasioni più gioviali. Come i “Bacaro tour”, veri e propri viaggi lampo che prevedono andata e ritorno in una sera e un unico filo conduttore: l’alcol.

Una moda che spopola tra i giovani italiani, soprattutto in regioni del Nord Est come Veneto e Friuli. Un esempio? Partenza da Treviso, arrivo a Venezia. Lì, inizia il tour tra un “bacaro” e l’altro: locali, spesso osterie, in cui i ragazzi consumano vini al calice (ómbre) e piccoli spuntini (cichéti).

“L’intento – spiega Raffaele Bonivento, leader del progetto ‘Bakari #socialmentespensierati’ con un passato da vignaiolo nei cirucuiti VinNatur e Porhos – è quello di creare una linea di vini naturali, fatti bene, a un costo accessibile, che rispondessero a dei requisiti specifici: di facile beva, democratici ma non concettuali, laici e frivoli, privi di sovrastrutture etiche e culturali. In poche parole vini buoni e naturali alla portata di tutti”.

LA SQUADRA
Al fianco di Raffaele Bonivento, una squadra di professionisti del mondo del vino. Damiano Peroni, enologo che da oltre dieci anni lavora come consulente per aziende agricole. Stefano Menti, vignaiolo dell’azienda di famiglia a Gambellara (VI), che lavora in regime biodinamico ed è interprete della Garganega vinificata spontaneamente. Il ristoratore Luca Fullin, oggi ideatore e proprietario del Local, realtà emergente della ristorazione veneziana. E infine Emanuela Tortora, sommelier e illustratrice che si è occupata delle etichette.

Il nuovo marchio si presenta sul mercato con tre vini: Bianco, Rosso, Confondo. Tutti non filtrati, prodotti in quantità limitate, con l’indicazione di anidride solforosa in retroetichetta. Le uve vengono acquistate da produttori in regime biologico, biodinamico o in conversione verso questi regimi.

DOVE DEGUSTARE I VINI BAKARI
Sono diciannove i locali che i fondatori della nuova linea vini Bakari hanno scelto per presentarsi ai “bevitori socialmente spensierati”. Da sabato 24 giugno a sabato 8 luglio 2017 il pubblico potrà quindi conoscere e assaggiare in anteprima i vini nei locali selezionati al costo consigliato di 3 euro.

I locali coinvolti sono: Bacaro Risorto di Venezia; Estro – Vino e Cucina di Venezia; Osteria Plip di Mestre (Ve); DiningRoom di Mestre (Ve); Ristorante Local di Venezia; Hotel Pensione Wildner di Venezia; Misticanza 54 di Monselice (PD); Abituè di Treviso; Assaggi&Beccofino di Mogliano Veneto (TV); Il Punto della bice di Rovigo; Ca’ Bottona di Costermano (VR); Ai Troeggi di Genova; Banco vini e alimenti di Torino; Ristorante Consorzio di Torino; XI Comandamento di Ferrara; Enoteca Pisacane di Cervia (RA); Viva di Trieste; Vinello di Milano; Pura Vida di Mantova.

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Mai più sprechi di vino: arriva Eto e il vino si conserva per 12 giorni

Un decanter che può mantenere fresco il vino per quasi due settimane impedendone l’ossidazione grazie alla totale eliminazione dell’aria. Si chiama Eto ed è il frutto di un progetto durato cinque anni ad opera di un designer inglese, Tom Cotton.

A fare notizia, quasi più del decanter stesso che non è il solo strumento disponibile per ovviare il problema, è stato il fatto che per avviarne la produzione sia stata lanciata una campagna di crowfunding da 55.000 sterline e che in meno di 32 ore, oltre 1600 investitori abbiano accordato una somma tre volte superiore pari a ben 175.000 sterline.

La validità di Eto è stata certificata da un gruppo di esperti che, alla cieca, non è stato in grado di individuare vini aperti da una settimana prima di essere sottoposti alla degustazione. Vini dichiarati assolutamente freschi ed integri, come appena stappati, o meglio come appena stappati e già ossigenati.

L’idea, nata nel 2012 si è sviluppata grazie ad una sovvenzione governativa e tramite la realizzazione di oltre 60 prototipi prima del brevetto e della versione definitiva: una bottiglia in vetro con la parte superiore allargata per agevolare il travaso del vino e dotata di una valvola da spingere verso il basso fino alla completa sigillatura del liquido rimasto.

La campagna di sottoscrizione per Eto terminerà il 6 luglio.Tutti i sostenitori riceveranno i primi decanter ad  un prezzo scontato. Solo a seguito dei feedback sul primo lotto si passerà alla produzione definitiva e alla commercializzazione prevista a 79 sterline (pari a 89 euro) per la versione in acciaio inossidabile e 89 sterline (100 euro) per la versione in rame. Una cifra tutto sommato più abbordabile di altre soluzioni sul mercato.

Il video promozionale creato per il crowfunding e sapiente opera di marketing fa leva sul fatto che ogni anno, in Inghilterra, oltre 50 milioni di litri di vino avanzato e mal conservato vengono sversati nel lavandino per un valore di 270.000 sterline così, giù per il tubo.  In Italia invece non si butta via niente: secondo recenti ricerche un italiano su due consuma abitualmente cibi scaduti. E il vino che avanza (se avanza) si può sempre usare per cucinare.

https://www.youtube.com/watch?v=KWbf3T6icoY

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Vini tipici e finger food: Offida arena del gusto per un giorno

Vignaioli provenienti da diverse regioni d’Italia incontrano i colleghi piceni per la tappa marchigiana dell’Italia nel Bicchiere Day, rassegna itinerante dedicata all’enogastronomia di qualità e alle tipicità locali. Dopo le tappe di Bertinoro, Mantova e Santarcangelo di Romagna, domenica 18 giugno l’appuntamento è nel borgo di Offida (Ascoli Piceno), che si trasformerà per l’occasione in un’arena del gusto tra abbinamenti di sapore, cultura e artigianato.

Dalle ore 16 alle 20, lungo la strada principale del borgo medievale, corso Serpente Aureo, sarà possibile assaporare nel calice vini tipici di diverse regioni da abbinare a sfiziosi finger food d’autore creati dagli chef del territorio. Spumanti metodo classico e charmat, vini bianchi, rossi e rosé, fermi, frizzanti e passiti: passeggiando lungo la via tra botteghe storiche e locali, ciascuno potrà scegliere i propri vini preferiti da gustare con assaggi gourmet: un’occasione originale per un pomeriggio a 360 gradi tra enogastronomia di qualità, arte e artigianato.

Calice in mano, lasciandosi guidare dal proprio gusto o curiosità, si potranno scoprire i vini da vitigni Piwi di Thomas Niedermayr (Appiano sulla strada del vino) o gli spumanti metodo classico di Colletto (Adrara San Martino), assaggiare il Verdicchio pluripremiato della cantina La Staffa (Staffolo), i vini vulcanici di Davide Vignato (Gambellara) e quelli toscani della cantina Fabiani (Cinigiano). Non mancheranno i vini della tradizione come la Malvasia dei colli di Parma di Vigna Cunial (Traversetolo) e il Lambrusco Mantovano di Bugno Martino (San Benedetto Po).

A rappresentare l’enologia del Piceno con intriganti interpretazioni di Pecorino, Passerina, Montepulciano, Sangiovese e non solo saranno le cantine Paolini e Stanford, Aurora, La Valle del Sole, San Giovanni, Poderi San Lazzaro e Cantine Offida.

Il ticket d’ingresso di 10 euro prevede cinque degustazioni a scelta tra finger food e vini. Sarà possibile acquistare ticket degustazione aggiuntivi a 2 euro cadauno.

L’evento è organizzato con il patrocinio del Comune di Offida.

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Enovitis 2017: ad Antonio Carraro e Caffini il Technological Innovation Award

“Anche quest’anno il concorso Innovation Challenge Enovitis ha consentito di evidenziare come il settore viticolo sia particolarmente coinvolto nella messa a punto di tecnologie e di prodotti innovativi, specificatamente indirizzati alla sostenibilità ambientale e sociale delle produzione primaria. Le apparecchiature e i prodotti premiati, non solo potranno dare un contributo importante verso la riduzione dell’impatto ambientale della viticoltura, ma consentiranno anche vantaggi di carattere ergonomico, gestionale e di sicurezza del lavoro”.

Con queste parole Osvaldo Failla, Docente di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree all’Università di Milano e Presidente del Comitato Scientifico di Innovation Challenge Enovitis, composto da autorevoli rappresentanti del mondo della viticoltura, della comunità scientifica e di alcune rappresentative aziende vitivinicole associate a UIV, commenta l’edizione 2017 dell’Innovation Challenge Enovitis, premio istituito da Unione Italiana Vini per offrire un riconoscimento ufficiale alle innovazioni presentate a Enovitis in campo, manifestazione che si terrà il 22 e il 23 giugno presso i Vigneti Villabella a Cavaion Veronese.

Nei giorni scorsi sono stati decretati i vincitori dell’edizione 2017 per Enovitis in campo: il prestigioso “Technological Innovation Award”, menzione speciale per i progetti considerati particolarmente degni di nota e per la cui realizzazione viene riconosciuta grande competenza scientifica unita a esperienze in campo, è stato assegnato a TONY 9800 SR, trattore isodiametrico con trasmissione a variazione continua dell’azienda Antonio Carraro Spa, e ad ACT System, gruppo ventilatore da applicare su macchine irroratrici della Caffini Spa.

“Siamo onorati di questo nuovo riconoscimento – commenta Liliana Carraro, Direzione Relazioni Esterne dell’Antonio Carraro – che premia il nostro ‘concept Tony’ nel modello ‘SR’: un trattore con telaio articolato, isodiametrico, con trasmissione continua gestita da software, made in Antonio Carraro, munito di una cabina pressurizzata unica la mondo, con omologazione Rops e Fops e certificata in Cat. 4. Siamo convinti che questa innovazione porterà benefici importanti nell’agricoltura specializzata di precisione in termini di qualità della produzione, redditività, semplificazione del lavoro, comfort operativo”.

“Questo riconoscimento – sottolinea Gerardo Caffini, titolare della Caffini – ci gratifica per gli investimenti che da anni Caffini dedica alla ricerca, da sempre volta a migliorare la qualità di distribuzione degli agrofarmaci e minimizzare l’impatto che gli stessi possono creare sul territorio. Già la scorsa edizione, che ci ha visti premiati per Grass Killer, ovvero il diserbo con sola acqua, consolida sempre più lo stimolo a proseguire nello spirito della mission aziendale Technology & Ecology”.

Tre aziende si sono invece aggiudicate il “New Technology Enovitis in campo 2017”, premio dedicato a progetti che prevedono innovazioni di processo e di prodotto tali da fare attendere significativi miglioramenti nel processo di produzione del vino. Sul podio Edy Chipper di Caeb International, raccogli-trincia-caricatrice semovente per residui di potature di colture in filare; Polyversum di Gowan Italia, antibotritico biologico a base di Pythium oligandrum; Tecnovict di Spezia Srl, sfogliatrice mod. 111AA Wi-Fi, che permette l’autodiagnostica e controllo dei parametri di lavoro in remoto con sistema Wi-Fi.

Con l’Innovation Challenge, Unione Italiana Vini vuole dare “merito e visibilità alle aziende del settore vitivinicolo che impegnano risorse per contribuire allo sviluppo dei settori di competenza della filiera vigneto-cantina, valorizzando l’impegno dei produttori di tecnologie e servizi e dando risalto ai progetti di riconosciuto contenuto innovativo”. Le premiazioni dei vincitori si terranno nella giornata inaugurale di Enovitis in Campo, il 22 giugno alle ore 10 all’apertura del convegno tematico “Pinot Grigio Delle Venezie: evoluzione qualitativa e aspettative di mercato”.


I VINCITORI: TECHNOLOGICAL INNOVATION AWARD

ANTONIO CARRARO – TONY 9800 SR: Trattore isodiametrico con trasmissione a variazione continua

Trattore isodiametrico a telaio Actio TM articolato, con guida reversibile, dotato di trasmissione a variazione continua a controllo elettronico (4 velocità, con 3 modalità di accelerazione per ogni gamma e 3 per ogni gamma in modalità Automotive) e cabina pressurizzata Air, omologata Rops e Fops e certificata cat. 4, con il massimo grado di protezione dell’operatore dalle inalazioni nocive.

Il passo corto e il raggio di volta molto stretto consentono grande agilità tra i filari. La trasmissione continua gestita da software unita alla configurazione di trattore articolato compatto a guida reversibile Rev-Guide SystemTM determina un modello concettualmente nuovo nella categoria. La trasmissione – ultra compatta “ibrida” idrostatico-meccanica – è gestita tramite il sistema operativo ITAC (Intelligent Tractor AC) che gestisce, monitora e interviene sulle modalità di impostazione del mezzo e sui parametri del lavoro, permettendo di personalizzare le modalità operative secondo il tipo di terreno, le condizioni di lavoro, l’attrezzatura utilizzata e lo stile di guida di ogni operatore.

CAFFINI – ACT System: Gruppo ventilatore da applicare su macchine irroratrici

Con un unico gruppo serbatoio-ventilatore e sostituendo diversi tipi di convogliatore sullo stesso, l’operatore può agevolmente adeguare la distribuzione alle diverse colture. Dal posto guida si può regolare: l’intensità del flusso d’aria, l’interruzione dell’uscita d’aria sui due lati e regolare l’aspirazione d’aria per evitare l’aumento della gittata sul lato aperto. Con la sostituzione della sola parte terminale, è possibile adattare la macchina alle diverse forme di allevamento e colture presenti. I convogliatori a “getto mirato” dimostrano di diminuire fino al 60% la deriva, aumentando il rispetto dell’ambiente e riducendo i costi dei trattamenti.


I VINCITORI: NEW TECHNOLOGY

CAEB INTERNATIONAL – EDY CHIPPER
Raccogli-trincia-caricatrice semovente per residui di potature di colture in filare con dimensioni compatibili con la quasi totalità dei sesti d’impianto – opera all’interno di un cantiere ad elevata produttività, costituito dalla raccogli-trincia-caricatrice e da uno o più rimorchi (o cassoni scarrabili) situati in posizioni logistiche strategiche per il successivo inoltro ai centri di utilizzo energetico delle biomasse.

È caratterizzata da 5 elementi funzionali principali: sistema di raccolta frontale dotato di spazzole andanatrici; pick-up flottante a denti rotanti per la raccolta delle potature poste in andana; alimentatore dell’apparato di trinciatura composto da 4 rulli controrotanti a coppie; apparato di trinciatura a tamburo ad asse orizzontale dotato di 6 coltelli; cassone di raccolta a pantografo di 3,89 m3 per poter scaricare in rimorchi con sponde alte fino a 2,6 metri.

Da un punto di vista funzionale offre quindi la possibilità di delegare la gestione delle biomasse residuali a imprese agro-meccaniche specializzate; dal punto di vista ambientale ed economico, l’elevata produttività e l’alto utilizzo annuo consentono un concreto margine economico nello sfruttamento del recupero delle biomasse.

GOWAN ITALIA – POLYVERSUM
Antibotritico biologico a base di Pythium oligandrum, Polyversum è un agrofarmaco biologico che contiene le oospore durevoli di P.oligandrum (ceppo selezionato “M1”), microrganismo parassita obbligato di oltre 20 generi di funghi patogeni di interesse agrario tra cui Botrytis cinerea. La modalità d’azione di questa nuova “sostanza attiva” microbiologica è triplice: mico-parassitismo diretto (degradazione enzimatica dei patogeni), induzione di resistenza (attivazione delle difese naturali della pianta), stimolazione della crescita della pianta (produzione di fitormoni stimolanti).

Su Vite, all’ottima efficacia contro botrite aggiunge anche un’interessante attività collaterale sul marciume acido. Inoltre è impiegabile fino al giorno della raccolta (tempo di carenza: zero giorni). Il formulato può avere un’ampia finestra d’intervento in agricoltura biologica e può anche inserirsi (ad es. in chiusura) nelle più moderne strategie di difesa integrata con i fungicidi chimici, nell’ottica di un’Agricoltura sostenibile. Polyversum viene autorizzato dalla campagna 2017 e commercializzato in esclusiva da Gowan Italia.

SPEZIA Srl – TECNOVICT – Sfogliatrice mod. 111AA Wi-Fi. Autodiagnostica e controllo dei parametri di lavoro in remoto con sistema Wi-Fi

Prima macchina sfogliatrice al mondo dotata di controllo computerizzato di tutti i parametri di funzionamento (accostamento automatico alla superficie della chioma e regolazione della intensità) di sfogliatura, la sfogliatrice mod. 111AA è stata da quest’anno integrata con sistema Wi-Fi che può comunicare con la rete aziendale o con uno smartphone dai quali è visibile sia la autodiagnostica che la schermata di lavoro della macchina. Il controllo computerizzato dei parametri di funzionamento era già presente dal 2014 (premio EIMA), ma era visibile solo dal trattorista.

Con un modulo aggiuntivo che può costituire un upgrade delle macchine già esistenti, può essere ora aggiunto alla macchina standard un modulo elettronico che si collega tra la consolle di comando e il cablaggio con funzioni Wi-Fi. A bordo del modulo è presente anche un ricevitore GPS che permette la tracciabilità del lavoro svolto. Il dispositivo completamente elettronico, è inseribile e disinseribile dalla macchina standard in pochi secondi. Soddisfa i requisiti della direttiva “Agricoltura 4.0”.

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Analisi e Tendenze Vino

Tutti i “no” di gusto all’etichetta a semaforo

L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, CHIC, Euro-Toques Italia, la Federazione Italiana Cuochi (FIC), Jeunes Restaurateurs Italia (JRE) e Le Soste si schierano a favore e a supporto dell’azione del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha espresso un “no” convinto al Commissario Europeo per la Salute e la sicurezza alimentare e al Commissario Europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sullo schema di etichettatura nutrizionale basato sul “codice colore” già adottato nel Regno Unito. Una posizione già espressa nelle scorse settimane da Coldiretti.

Nel giugno 2013 il Regno Unito ha introdotto un sistema a bollini colorati in etichetta, la cosiddetta “etichettatura a semaforo”, bollini e colori che vengono assegnati in base alle calorie, ai grassi, agli zuccheri e al sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quindi, quando in un alimento uno di tali aspetti è presente oltre determinante percentuali di concentrazioni, sulla confezione viene apposto un bollino rosso. Altrimenti il verde o il giallo.

“Riteniamo si tratti di un sistema intuitivo ma altrettanto semplicistico nella classificazione nutrizionale – evidenzia il ‘club’ degli Ambasciatori del gusto – che penalizza molte eccellenze italiane, nonostante non siano affatto pregiudizievoli per la salute dei consumatori”.

“Con questo meccanismo – continuano le sigle del gusto Made in Italy – c’è il serio pericolo di ritrovarsi davanti al paradosso di un bollino verde assegnato a una bibita gassata con dolcificante e di un bollino rosso per il nostro extra vergine di oliva. Sono i prodotti agroalimentari del nostro Paese più richiesti al mondo (formaggi, salumi, olio, vino etc.), che utilizziamo quotidianamente per le creazioni dei piatti, motivo di vanto e di successo dell’arte culinaria italiana”.

“Con questa azione sincronizzata e di sistema – conclude l’Ambasciata del Gusto – tutti noi vogliamo evidenziare la nostra indiscutibile posizione e il supporto a tutti gli organi governativi nel richiedere l’intervento della Comunità Europea e la cooperazione del Regno Unito per rimuovere questo elemento distorsivo e altamente dannoso del mercato”.

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