Cervim protagonista in occasione del Master in marketing del vino organizzato da OIV, Organizzazione internazionale della vite del vino. Un master che si svolge da trenta anni e che da dieci vede la collaborazione del Cervim, ente istituito già con gli auspici dello stesso OIV.
La durata del master è di diciotto mesi, ed è riservato a partecipanti, quest’anno diciassette, provenienti da tutta Europa, ma anche da Cina e Usa, che hanno l’opportunità di conoscere tutto il mondo enologico e vitivinicolo. Mondo enologico che vede in primo piano anche la viticoltura eroica tutelata e promossa da Cervim.
Nella prima delle due giornate valdostane il gruppo è stato ricevuto all’Institut Agricole Régional della Val d’Aosta dove si sono susseguiti gli interventi di Roberto Gaudio, quindi di Odoardo Zecca, responsabile ricerca settore viticolo dello IAR e di Daniele Domenichetti, settore enologia dello stesso istituto; di Stefano Celi, presidente Associazione Viticoltori della Valle d’Aosta e François Murisier, nel recente passato Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico del Cervim, ma anche vice presidente anziano OIV.
A seguire, e nella seconda giornata, i partecipanti del master hanno visitato cinque aziende ‘eroiche’ valdostane. La Valle d’Aosta è stata una tappa della parentesi ‘eroica’ del master fra la Svizzera, Laveaux e Canton Vallese, e poi la Savoia in Francia.
“Si tratta di un master di specializzazione molto importante – sottolinea il presidente Cervim, Roberto Gaudio – dove i partecipanti, per lo più giovani, hanno la possibilità di visitare ben venticinque paesi produttori e di formarsi come professionisti altamente specializzati. Siamo lieti di poter collaborare con OIV e di poter far conoscere la realtà della viticoltura eroica in cui opera il Cervim, una tipologia di produzione enologica particolare e di grande interesse”.
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Sarà ancora la Cortona Doc il vino che premierà il miglior sommelier d’Italia della Fisar, evento in programma domenica 5 novembre nell’ambito dell’evento Vinoè, alla Stazione Leopolda di Fisar, dove i sommelier Fisar di tutta Italia si danno appuntamento per il loro tradizionale congresso annuale.
Ormai da tre anni il Consorzio Vini Cortona è partner dell’iniziativa che nel corso del tempo si è potenziata fino a diventare una vera e propria festa del vino che a Firenze raccoglierà i protagonisti del settore.
“Un appuntamento importante che da qualche anno vede la nostra Denominazione alla ribalta grazie a questa vetrina importante che è il premio al miglior sommelier d’Italia – spiega il Presidente del Consorzio Vini Cortona, Marco Giannoni – appuntamento al quale siamo presenti anche in virtù di una ormai consolidata collaborazione con i sommelier della Fisar a partire dal nostro territorio nel quale collaboriamo attivamente alla riuscita dei corsi”.
Oltre a una magnum celebrativa firmata da un artigiano del territorio, il miglior sommelier d’Italia avrà in premio anche un wine tour di qualche giorno alla scoperta della Cortona Doc. Nelle due passate edizioni la bottiglia del miglior sommelier d’Italia era andata a Anna Cardin e Lorena Lancia.
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Il Cervim è entrato a far parte con lo status di Osservatore in Uniscape, il network delle Università europee per l’applicazione della convenzione del paesaggio siglata a Firenze nel 2000.
Ad annunciarlo è direttamente il presidente di Uniscape Juan Manuel Palerm, che si dice convinto per una positiva e concreta collaborazione sulle tematiche paesaggistiche con il Cervim.
Una collaborazione fra Cervim ed Uniscape avviata già nei mesi scorsi: il presidente Palerm aveva fra l’altro partecipato al sesto Congresso internazionale sulla viticoltura di montagna e in forte pendenza che si è svolto a Conegliano (Tv), organizzato da Cervim con il patrocinio dello stesso Uniscape.
Il Cervim ormai da molti anni, nell’ambito delle proprie attività, ha messo al centro la valenza paesaggistica della viticoltura eroica, organizzando sul tema momenti di confronto ed approfondimento attraverso convegni e workshop.
L’ultimo riconoscimento all’attività svolta dal Cervim si aggiunge a quello in ambito normativo, rappresentato dai Decreti Mipaaf del 2012, 2013 e 2017, in cui viene riconosciuto un finanziamento maggiore per la ristrutturazione e riqualificazione dei vigneti situati in aree ad alta valenza paesaggistica, definiti con i parametri della viticoltura eroica.
Il presidente Roberto Gaudio aveva partecipato nel mese di giugno all’Assemblea Generale di Uniscape, a Copenaghen, con un intervento incentrato sui valori del paesaggio viticolo eroico, e i suoi legami con il turismo e l’economia locale.
“Questo riconoscimento – commenta Gaudio – potrà rappresentare un ulteriore supporto tecnico-scientifico per sostenere le future istanze che saranno presentate ai decisori nazionali ed europei. Uno degli obiettivi dei prossimi mesi sarà, anche quello, quello di promuovere un Osservatorio del paesaggio a livello europeo, quale strumento per la sensibilizzazione sui valori identitari e la tutela del paesaggio vitivinicolo delle aree eroiche”.
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Un dibattito sul Testo Unico e i relativi decreti attuativi, in un convegno che farà il punto sui risultati ottenuti e gli obiettivi ancora da raggiungere.
Lo organizza Uiv, Unione Italiana Vini, ad Alba. Il tema della disciplina in materia di coltivazione della vite e di produzione e commercio del vino, infatti, continua a tenere banco all’interno del comparto vitivinicolo italiano, anche dopo la sua entrata in vigore lo scorso gennaio 2017 e sarà protagonista di un convegno di alto livello in grado di coinvolgere le massime cariche istituzionali ed esperti del settore.
Il Convegno, organizzato da Unione Italiana Vini, dal titolo “Le novità del Testo Unico del Vino”, si terrà venerdì 27 ottobre, a partire dalle ore 9.00 alle ore 15.30, presso l’Auditorium Centro Ricerche Ferrero (via Pietro Ferrero, 19) di Alba (CN).
La giornata di confronto sarà moderata da Valentina Sellaroli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino, formatrice decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, Struttura Territoriale di Torino, e dal prof Vito Rubino, aggregato di Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi del Piemonte Orientale.
L’incontro vedrà il benvenuto da parte del Presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona e un saluto del Vice Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, oltre alla partecipazione di esperti in ambito giuridico-normativo. L’incontro è accreditato dall’Ordine degli Avvocati, dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e dall’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale.
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La Commissione europea lascia aperto uno spiraglio per i piccoli produttori nei confronti dell’etichettatura nutrizionale del vino.
È questo quanto emerso dall’audizione pubblica del 18 ottobre a Bruxelles organizzata dai due parlamentari europei Renate Sommer e Herbert Dorfmann sul tema dell’etichettatura delle bevande alcoliche.
Alexandra Nikolakopoulou (nella foto) ha dichiarato che “la commissione è disposta a valutare se ci potranno essere eventuali esenzioni o deroghe”.
L’importanza dell’affermazione deriva dal fatto che la Nikolakopoulou è stata responsabile del rapporto CE rilasciato lo scorso marzo, in cui veniva ribadito l’obbligo dell’etichettatura e veniva lasciato un anno alle associazioni di categoria per elaborare una proposta di normativa.
In rappresentanza della CEVI (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) era presente la Vicepresidente Matilde Poggi, che in Italia è anche Presidente FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).
Tanti gli intervenuti all’incontro: i rappresentanti della Commissione europea (DG AGRI e DG Salute), deputati, rappresentanti delle organizzazioni europee di vino, birra e liquori, nonché organizzazioni non governative (Eurocare, BEUC).
Poggi ha ribadito la posizione FIVI e CEVI che ritiene l’etichettatura dei vini un inutile aggravio per i produttori, in particolare per quelli di piccole dimensioni. Le stesse perplessità sono state sollevate dai rappresentanti dei piccoli distillatori e dei piccoli birrifici artigianali.
“Il rischio – dichiara Matilde Poggi – è quello di mettere fuori mercato le produzioni dei piccoli vignaioli, soffocati da un incremento dei costi dovuti all’obbligo dell’etichettatura. Questo porterebbe a una standardizzazione della produzione del vino in Europa, tutta a favore dei grandi produttori. Cosa che è già successa a tanti piccoli macelli o caseifici artigianali che hanno dovuto chiudere perché schiacciati da norme e regolamenti troppo onerosi da adempiere per chi ha piccole dimensioni”.
“Non riteniamo – prosegue Poggi – che il modello industriale sia quello che il pubblico vuole in questo momento. La gente oggi preferisce sapere da dove arriva quel che mangia o beve e acquistare i prodotti di chi ci mette personalmente la faccia, come i Vignaioli Indipendenti”. La CEVI ha quindi richiesto che sia prevista una legislazione diversa per i Vignaioli.
L’approccio pragmatico del CEVI, arricchito da esempi concreti, è stato particolarmente ascoltato dai deputati europei e dalla Commissione. Quest’ultima, è stata anche molto attenta e più flessibile del solito in materia.
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Un gemellaggio concepito con l’obiettivo di promuovere il territorio a partire dalle sue eccellenze enogastronomiche: un percorso alternativo di vini e sapori che attraversa l’Italia da Nord a Sud per raccontare prospettive, gusti, tradizioni e luoghi lontani.
“Terre di Cosenza. Percorsi alternativi: alla scoperta dei mille volti della Calabria”, questo il titolo dell’evento che, fino a ieri sera, ha accompagnato gli ospiti di Palazzo Roccabruna, a Trento, alla scoperta di prodotti e produttori di una terra che vanta ricchezze naturalistiche ed agroalimentari uniche nel loro genere: la Calabria.
L’evento è giunto quest’anno alla seconda edizione e ha previsto una serie di incontri fra produttori calabresi e operatori della distribuzione e della ristorazione trentini. Obiettivo: promuovere relazioni commerciali virtuose. A fine anno Cosenza contraccambierà l’ospitalità, organizzando un analogo programma di iniziative in Calabria.
La conferenza stampa di presentazione ha visto la partecipazione di Klaus Algieri e di Erminia Giorno, rispettivamente presidente e segretario generale della CCIAA di Cosenza e degli omologhi di Trento, Giovanni Bort e Mauro Leveghi – sono stati ribaditi gli aspetti fondamentali della collaborazione fra i due enti, frutto di un accordo-quadro siglato a Cosenza nel giugno del 2016.
“Trentino e Calabria – ha esordito Giovanni Bort – sono due territori fra loro complementari in termini di proposte turistiche ed enogastronomiche. Non essendoci settori commerciali in competizione diretta, esiste la possibilità di sviluppare strategie di co-marketing e di cooperazione volte a instaurare relazioni proficue”.
Su questo punto si innesta il ruolo delle Camere di Commercio: “La rete nazionale delle Camere di Commercio – ha dichiarato Erminia Giorno, segretaria generale dell’Ente camerale cosentino – trova la sua principale ragion d’essere nella funzione di trait d’union fra le varie realtà economiche territoriali. L’esperienza avviata da Trento e Cosenza può rappresentare, da questo punto di vista, un progetto pilota a livello nazionale, capace di valorizzare, anche in termini di destination management, le offerte turistiche ed enogastronomiche delle due aree geografiche”.
“Per la loro funzione di intermediazione fra il mondo imprenditoriale e le istituzioni – ha precisato Mauro Leveghi – le Camere di Commercio hanno un ruolo primario nell’attivazione di strategie volte al rafforzamento del tessuto economico locale. Tanto più in territori impervi come la Calabria e il Trentino dove ‘fare impresa’, soprattutto in campo agroalimentare, significa arginare il rischio di spopolamento della montagna”.
Klaus Algieri, presidente della Camera di Commercio di Cosenza, ha sottolineato come il gemellaggio con Trento abbia già prodotti i suoi frutti. Molti ristoranti cosentini, infatti, dopo aver scoperto il Trentodoc (a dicembre dello scorso anno in occasione della visita dei trentini a Cosenza) hanno arricchito la propria offerta con le bollicine nostrane.
“Auspico – ha affermato Algieri – che questa nostra collaborazione possa estendersi nei prossimi anni all’Università di Trento e di Cosenza , alle associazioni di categoria e alle Strade del vino e dei sapori per dar vita ad un progetto integrato di osmosi fra le peculiarità del Trentino e quelle della Calabria”.
Oltre ad un fitto gruppo di operatori cosentini, alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente del Consorzio vini “Terre di Cosenza” e il presidente del Consorzio patate della Sila, Pietro Tarasi, che ha ricordato come cinquant’anni orsono sia stato proprio un trentino, Albino Carli di Pergine, a introdurre le patate sui monti calabresi: “Oggi le patate silane sono una delle eccellenze di punta dell’offerta commerciale calabrese. Speriamo con questa nostra sinergia di ripetere l’esperienza anche in altri campi”.
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“Non sono mai stati così pochi i padroni del cibo con il potere concentrato nelle mani di un pugno multinazionali che controllano la filiera alimentare mondiale, dalle sementi ai pesticidi, dalla trasformazione industriale alla distribuzione commerciale”.
E’ l’allarme lanciato da una analisi della Coldiretti sul rapporto Ipes-Food presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione dopo la rivoluzionaria acquisizione di Whole Foods Market da parte da parte di Amazon alla quale Google ha risposto con un’alleanza con WalMart, leader mondiale della distribuzione alimentare, mentre sul mercato delle sementi e dei pesticidi sono in corso tre megafusioni Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta.
Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali, sottolinea la Coldiretti, “sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare”.
La perdita di potere contrattuale – continua la Coldiretti – si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi.
Non a caso la Fao ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio dal qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.
A monte della produzione agricola al termine delle tre mega fusioni in atto tra Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta (alle quali si aggiunge la pianificata fusione con Sinochem nel 2018), tre sole società – sottolinea la Coldiretti – potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale.
Una situazione senza precedenti che ha fatto scattare le preoccupazioni della stessa Commissione Europea che ha deciso di aprire un’indagine approfondita sull’operazione per verificare se la fusione tra Buyer e Monsanto “limiti la concorrenza nei settori delle sementi e degli agrofarmaci”.
A valle della produzione agricola all’incirca il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da soli quattro gruppi mondiali, vale a dire ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia) mentre nella trasformazione alimentare per cibo e bevande si stima che le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedano il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100.
Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali, che ammontavano in totale a 7,5 mila miliardi di euro, con il primo gruppo Walmart che fattura da solo 262,5 miliardi di dollari.
Di recente Amazon è sbarcata in questo mondo con l’acquisizione di Whole Foods e, considerando la sua capacità di intercettare i bisogni dei consumatori e di analizzare la domanda, ci si attende che possa entrare nella TOP 10 della distribuzione nell’arco di un decennio.
Il risultato è che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, “meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore”.
Il prezzo di un prodotto aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola “per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera anche se la situazione – sottolinea la Coldiretti – varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i prodotti alimentari trasformati”.
“Stiamo vivendo – ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo – continua Moncalvo – dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova”.
“Una ingiustizia da sanare – conclude il presidente Coldiretti – rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare come ha annunciato lo stesso Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan”.
I SIGNORI DEL CIBO IN PILLOLE
Sementi e pesticidi – Dopo le fusioni di Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta, tre aziende potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale.
Commercio cereali – Il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da soli quattro gruppi mondiali, ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia).
Industria alimentare – Le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedono il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100.
Distribuzione organizzata – Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali.
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“Una produzione di oltre 15 milioni di ettolitri in meno rispetto allo scorso anno. E una qualità eterogenea in tutta Italia”. E’ quanto emerge dal report definitivo sulla vendemmia 2017 diffuso da Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, sulla base dei dati elaborati dalle 17 sedi territoriali del’associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli.
IL REPORT A memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata.
Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare.
Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto (il termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C).
I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali.
Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all’oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene.
“PRODUZIONE DECIMATA” Soprattutto, ciò che ha consentito di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è stata la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo. Tutte le regioni italiane hanno, infatti, fatto registrare consistenti decrementi produttivi con punte medie anche del 45% in Toscana, Lazio/Umbria e Sardegna. Con 38,9 milioni di ettolitri il 2017 si colloca al secondo posto tra le vendemmie più scarse dal dopoguerra ad oggi, superata solo da quella del 1947 (36.4 milioni di Hl).
Purtroppo, il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, aggravato anche dalla grande carenza di riserve di acqua nei terreni, si è protratto anche per lunga parte del mese di settembre causando un’ulteriore perdita di peso dei grappoli, che ha fatto scendere la produzione di questa campagna sotto i 40 milioni di ettolitri. Solo in alcune aree c’è stato un lieve miglioramento grazie alle precipitazioni del mese di settembre, che hanno contribuito a migliorare più i livelli qualitativi che quelli quantitativi. Qualità eterogenea in tutt’Italia.
LA QUALITA’
Le uve, da un punto di vista sanitario, sono state conferite alle cantine perfettamente sane, ma con differenti maturazioni anche all’interno di uno stesso vigneto e, spesso, con grappoli molto disidratati.
La qualità, pertanto, risulta quest’anno alquanto eterogenea, complessivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Quest’anno più di altri, ha giocato un ruolo determinante l’approccio scientifico degli enologi, in particolare nella conduzione dei vigneti.
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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che in merito al Programma nazionale di sostegno per il settore vitivinicolo sono stati erogati per l’annualità 2017 quasi 337 milioni di euro, corrispondenti alla totalità dei fondi assegnati all’Italia dalla Ue per l’esercizio finanziario 2017, conclusosi per il fondo Feaga il 15 ottobre scorso.
I dati resi noti da Agea confermano il grande interesse dei produttori vitivinicoli italiani verso le misure strutturali e di sostegno alla promozione previste dall’OCM vino ed un utilizzo efficace dei fondi comunitari disponibili, grazie alla flessibilità messa in atto dal Mipaaf attraverso tempestive rimodulazioni finanziarie tra Regioni e le misure del PNS.
MISURE UTILIZZATE Le misure maggiormente utilizzate sono state quelle relative alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti e alla promozione dei vini sui mercati dei Paesi terzi, che hanno assorbito oltre 228 milioni di euro. Molto apprezzata anche la misura degli investimenti in cantina, che ha fatto registrare un importo pari a circa 63 milioni di euro.
La misura della vendemmia verde, prevista per prevenire eventuali crisi di mercato in alcune aree e ripristinare l’equilibrio fra domanda e offerta di vino, ha fatto registrare un utilizzo pari a poco meno di 1,2 milioni di euro, mentre alla distillazione dei sottoprodotti sono stati destinati oltre 17 milioni di euro.
Infine, attraverso l’assicurazione del raccolto sono stati erogati 26 milioni di euro di contributo, utilizzati per coprire i costi dei premi assicurativi versati a copertura delle perdite legate alle avverse condizioni climatiche e alle fitopatie o infestazioni parassitarie.
“Il sistema delle OCM – dichiara il Ministro Maurizio Martina– è uno degli strumenti indispensabili per la crescita delle nostre imprese, perché aiuta ad accrescere la competitività e serve come rete di protezione nei mercati. Per questo riteniamo importante che le OCM siano centrali anche per la prossima programmazione della PAC. In tal senso ho rappresentato di recente al Commissario Phil Hogan il ruolo importante che rivestono e la richiesta di estendere questo modello anche ad altri settori strategici”.
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Come ogni autunno arriva il vino Novello, disponibile dal 30 ottobre in tutti i supermercati e le enoteche italiane. Un vino che, con i suoi profumi intensi e fruttati, regala da una parte una sensazione di nostalgia per l’estate e dall’altra anticipa le caratteristiche dei futuri vini fatti e finiti. Dando un segnale chiaro di come sarà il vino del prossimo anno.
A partire dalle 00.01 del 30 ottobre sarà possibile stappare il Novello, da consumare entro i prossimi sei mesi. Termine ultimo consigliato per apprezzare questo vino con le proprie caratteristiche inalterate.
Con il Novello si iniziano a stappare le prime bottiglie della nuova annata, ma lungo lo stivale la vendemmia non è ancora finita nei vigneti più alti delle uve Nebbiolo in Valtellina, per le uve Aglianico per Taurasi in Campania e del Nerello Mascalese nella zona dell’Etna, in Sicilia.
Il primo vino dell’ultima vendemmia, un tempo, si consumava nelle case di campagna, da parte degli stessi contadini che lo producevano. Veniva spillato dalle botti tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, per controllare lo stato di maturazione del vino prodotto.
LE REGOLE DEL NOVELLO
La legge del 6 ottobre 1989 ne regolamenta l’entrata sul mercato, con l’utilizzo di almeno il 40% di vino ottenuto con la tecnica di macerazione carbonica dell’uva intera. Il restante 60% può essere trattato con tecniche di vinificazione classiche, per cui da evento tradizionale e contadino per antonomasia, è diventato oggi un fenomeno di marketing intorno al quale ruotano business, sagre e tradizioni.
In Italia la produzione di Novello spazia su quasi tutto il territorio nazionale isole comprese, usando qualsiasi tipo di uva (preferibilmente rossa) dall’autoctono all’internazionale: le uve più comunemente usate sono Aglianico, Cannonau, Barbera, Merlot, Nero d’Avola, Corvina, Refosco, Cabernet Sauvignon, Sangiovese.
LA TECNICA DI PRODUZIONE
I Novelli sono vini realizzati tramite una particolare tecnica di vinificazione chiamata Macerazione Carbonica (MC). La MC consiste in un processo di macerazione delle uve che, ancora intere, vengono collocate in una vasca a tenuta stagna e saturate con anidride carbonica, insufflata tramite apposite bombole.
Quest’operazione, creando all’interno della vasca un ambiente totalmente asfittico, induce i lieviti indigeni presenti sulle bucce delle uve (organismi aerobici) a penetrare all’interno degli acini per ricavarne acqua ed ossigeno, innescando così un processo di fermentazione intracellulare.
A questo punto, dopo un intervallo di tempo che varia dai 5 ai 20 giorni, ad una temperatura di circa 30° le uve vengono convogliate in una pressa e pigiate, facendo così fuoriuscire un succo parzialmente dolce che concluderà la sua fermentazione in un nuovo contenitore. Al termine del ciclo si procede alla vinificazione, con una lieve pigiatura e un’ulteriore fermentazione (3/4 giorni).
COME SI PRESENTA IL VINO NOVELLO
Alla vista
Al naso
In Bocca
Il vino novello si presenta di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso, con chiari ed evidenti riflessi violacei, percepibili soprattutto sull’unghia.
Caratteristica inconfondibile di un buon vino novello è il grandissimo aroma fruttato, intenso e persistente: sono chiaramente identificabili note di lampone e fragola, con sempre in sottofondo note vinose di vino fresco.
Si ritrovano le sensazioni di freschezza e gli aromi fruttati già percepiti al naso: il vino novello è solitamente un vino leggero, fresco e vivace, poco persitente e di facile beva, talvolta leggermente effervescente.
LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE 1) Assenza quasi totale di tannini, che li rende bevibili alla temperatura di servizio dei bianchi
2) Omogeneità aromatica fra novelli di diverse varietà di uva o appiattimento varietale
3) Presenza di alcuni descrittori aromatici tipici: note di banana, gomma americana e lampone
4) Il grado alcolico non supera quasi mai gli 11% vol
Queste caratteristiche sono dovute al mancato o ridotto contatto del succo con le bucce, situazione che determina una scarsa estrazione dei composti polifenolici e dei precursori aromatici in esse contenuti, tanto più che parte di queste sostanze (scarsamente idrosolubili) passa generalmente al succo solo in seguito allo sviluppo di alcool, che agisce come vero e proprio solvente durante la macerazione.
Per il loro scarso contenuto alcolico e polifenolico, oltre che per l’estrema semplicità del loro profilo aromatico, i Vini Novelli hanno una durata molto scarsa, una forte sensibilità all’ossidazione e una fragranza effimera, che tende ad esaurirsi nell’arco di un anno.
GLI ABBINAMENTI DEL VINO NOVELLO Ogni regione ha il suo abbinamento tradizionale per il vino Novello, ma in linea di massima si possono seguire le linee guida per un qualunque vino rosso leggero e profumato.
Abbinamento ideale sono le castagne, in qualunque modo le cuciniate (bollite, arrosto, a castagnaccio), ma il Novello si può tranquillamente abbinare anche ad un buon piatto di salumi misti od ad un secondo a base di carni bianche.
La corretta temperatura di servizio è di compresa tra i 14 ed i 16 gradi ed è indispensabile berlo giovane. Una commissione di esperti ha ideato un bicchiere appositamente per il Novello e fatto realizzare appositamente da Veronafiere, in edizione numerata.
La forma del calice richiama quella di un chicco d’uva, predisponendo il degustatore al gusto primigenio del frutto e lo stile è giovanile ed elegante allo stesso tempo, come il pubblico più appassionato del Novello.
BEAUJOLAIS, IL NOVELLO FRANCESE Il Beaujolais, invece, è come il nostro Chianti: un vino, ma anche un territorio che si trova a nord di Lione (Francia). Qui si pianta un solo tipo di uva a bacca rossa, il Gamay, con cui si produce l’omonimo vino, nonché il Novello francese. Il Beaujolais nouveau, per legge, può essere commercializzato solo dal terzo mercoledì di novembre.
I novelli italiani hanno rispetto agli altri una maggiore ricchezza di acido carbonico, si presentano di un bel colore rosso brillante con tonalità che vanno dal rosso vivo al porpora intenso con chiari ed evidenti riflessi violacei percepibili soprattutto sull’unghia, vivace e invitante e una rotondità vellutata ben rilevabile al palato, grazie a qualche traccia zuccherina.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Parlamento europeo sottoporrà a breve una Oral Question al Consiglio (composto dagli Stati Membri) sul tema dell’enoturismo.
È questo il risultato di una colazione di lavoro che si è svolta su iniziativa della deputata europea, l’On. Isabella De Monte (Italia – S&D, membro della Commissione TRAN, Trasporti e Turismo del Parlamento Europeo), e a cui la Cevi (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) è stata invitata per portare la testimonianza dei Vignaioli europei.
Questa procedura potrebbe in seguito far scattare una discussione durante la sessione Plenaria di Strasburgo davanti a tutti i Parlamentari europei riuniti. Al fine di rafforzare il messaggio, nel 2018 sarà anche prevista una conferenza al Parlamento Europeo sull’enoturismo.
Al termine della riunione il Presidente CEVI Thomas Montagne ha dichiarato: “I nostri vini, rispettosi del terroir sul quale crescono, incarnano la diversità. Sono molto felice di vedere che il Parlamento Europeo ha deciso di sostenerci nella condivisione di questa diversità attraverso il turismo del vino. Considerato il forte impatto che l’enoturismo ha sullo sviluppo rurale, riteniamo che possa diventare presto un tema di discussione delle istituzioni europee”.
Alla presenza anche dell’On. István Ujhelyi (Ungheria – S&D) e dell’on. Claudia Ţapardel (Romania – S&D) la CEVI ha portato alla luce il fatto che in Europa l’enoturismo è ostacolato da barriere burocratiche, amministrative, fiscali e legislative che solo una legge ad hoc potrebbe abbattere. In Italia ad esempio un vignaiolo che vuole praticare dell’enoturismo si vede costretto a scegliere tra l’apertura di una s.r.l. oppure di un agriturismo; in Francia il reddito derivante da prestazioni enoturistiche non può superare il massimale di 50.000 euro annui, pena il passaggio a un regime fiscale molto più oneroso rispetto a quello agricolo; in Bulgaria senza la licenza di ristorazione è vietato offrire anche solo un pezzo di pane per accompagnare la degustazione. Una situazione che necessita urgentemente di un intervento risolutore da parte delle istituzioni europee.
La Cevi è l’organizzazione che riunisce e rappresenta i vignaioli indipendenti europei, ma non solo. Ne fanno parte le singole associazioni di Italia, Francia, Portogallo, Lussemburgo, Svizzera, Ungheria, Rioja, Slovenia, Bulgaria e Quebec.
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Vini da scorpire la riscossa dei vini leggeri 198x300
E’ uscito da pochi giorni, con la casa editrice Giunti il libro “Vini da scoprire – La riscossa dei vini leggeri”, capitolo secondo del successo editoriale, firmato Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari,“Vini da scoprire”.
Tra i vini consigliati dagli autori anche quelli altoatesini da uve resistenti di Thomas Niedermayr, viticoltore di Appiano che coltiva vitigni Piwi, incroci naturali tra viti europee e varietà americane e/o asiatiche capaci di difendersi dalle malattie funginee e consentire così una viticoltura quasi sempre libera da ogni trattamento.
A distanza di dodici mesi dal primo libro, nella nuova pubblicazione, come sottolinea il riferimento ai “vini leggeri” nel sottotitolo, gli autori hanno focalizzato la loro attenzione su vini freschi e di pronta beva, talvolta più complessi ma sempre particolarmente agili e spontanei. Un elogio all’eleganza e alla bevibilità che trova tra i suoi migliori interpreti il T.N. 06 Piwi Weiss di Thomas Niedermayr, ottenuto dal vitigno Souvignier gris e definito nel libro “un bianco di poderosa energia, incredibilmente luminoso e contrastato, pieno di succo, dal finale lunghissimo e di cristallina purezza”. Tra gli altri vini consigliati anche il Pinot Bianco T.N. 76 e il bianco macerato T.N. 06 Abendrot.
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“Una figura specializzata nella produzione di bevande quali distillati, sidro, birra e succhi di frutta, ma non solo; è in grado di gestire l’intera filiera, dalla scelta delle materie prime, passando per la trasformazione fino alla promozione e valutazione dei prodotti ottenuti”.
Avrà questi requisiti la figura professionale che uscirà dal primo corso in Italia dedicato alla formazione della figura professionale del “Tecnico superiore delle bevande”. Il corso, organizzato nell’ambito del programma di Alta Formazione Professionale della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, è patrocinato dalla Provincia Autonoma di Trento e ha naturalmente trovato ampio riscontro dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino che ha dall’inizio contribuito alla realizzazione del programma di studio oltre a mettere a disposizione ore di docenze a cura dei propri soci e possibilità di praticantato post corso.
“Non ci sono master simili in Italia, ma forse in Europa a questi livelli dedicati a queste figure professionali – commenta il presidente dell’Istituto, Beppe Bertagnolli – per noi è quindi un onore poterne essere partner e non è un caso che nasca proprio in questa terra, dove la grappa di qualità trova la sua culla e nemmeno un caso che avvenga all’interno della Fondazione Mach che da sempre ha messo in campo un ampio lavoro di sperimentazione e formazione nel settore della grappa, a partire dalla distilleria interna all’Istituto superiore”.
Il corso mira allo sviluppo di conoscenze e competenze operative e di controllo negli ambiti della sicurezza alimentare all’interno delle filiere produttive che riguardano i principali prodotti bevibili escluso il comparto enologico, della progettazione alimentare, dell’organizzazione e gestione del processo produttivo, della gestione della qualità dei processi e dei prodotti, nonché della valorizzazione e commercializzazione.
Una figura specializzata nella produzione di bevande quali: distillati, sidro, birra e succhi di frutta, ma non solo, in grado di gestire l’intera filiera, dalla scelta delle materie prime, alla trasformazione fino alla promozione e valutazione dei prodotti ottenuti.
Il corso ha durata biennale, con un impegno orario complessivo di 3.000 ore, di cui 1.200 ore di praticantato, ripartite in quattro semestri. Sono previste lezioni frontali e partecipate, esercitazioni, visite a fiere e manifestazioni, uscite tecniche, partecipazione a convegni, testimonianze di esperti del settore.
Inoltre è previsto un praticantato presso aziende del settore condotte a carattere industriale o artigianale. Possibile un praticantato all’estero, sempre in aziende affini alle bevande. Le metodologie formative, in aula e nei praticantati in contesto lavorativo, mirano all’apprendimento guidato, anche grazie al supporto tutoriale.
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Si svolgerà dal 6 all’8 Ottobre la VII edizione di Corciano Castello di Vino, manifestazione organizzata dall’omonima associazione con lo scopo di finanziare il recupero ed il restauro di opere e strutture appartenenti al paese, ma anche di favorire la conoscenza del borgo e la sensibilizzazione dei cittadini al rispetto del patrimonio artistico.
L’evento, pensato come un percorso sensoriale itinerante darà l’opportunità ai visitatori di approcciare vini locali e non presso i banchetti delle singole cantine distribuiti per le vie dell’incantevole borgo medievale ricco di opere d’arte di pregio.
Le degustazioni saranno aperte dalle 18 a mezzanotte nelle giornate di venerdì e sabato e dalle 16 alle 22:30 nella giornata di domenica.
CANTINE ADERENTI Allo stand collettivo della Strade del Vino Trasimeno, protagonista assoluto dell’evento, si affiancheranno i corner di Pucciarella, Terre del Carpine, Morami, Castello di Magione, Società agricola Casaioli Stefano, Il Poggio, Madrevite, Coldibetto, Azienda Agraria Carlo e Marco Carini, Poggio Santa Maria, Società Agricola Pomario, Azienda Agraria San Giorgio, Le Piagge e Duca della Corgna, recentemente anche su vinialsuper con il suo Grechetto Nuricante.
IL PREMIO CORCIANO CASTELLO DI VINO Durante la manifestazione saranno assegnati i premi al miglior vino rosso, bianco e alla migliore cantina. La premiazione, sarà effettuata domenica 8 Ottobre alle 21:30 dopo una degustazione alla cieca che si svolgerà in mattinata alle 11 effettuata da una giuria di eccezione presieduta da Maurizio Dante Filippi, miglior sommelier d’Italia 2016, Jacopo Cossater wine blogger e giornalista e Michele Italiani Sommelier A.I.S. Alla giuria tecnica si sommeranno anche i voti della giuria popolare chiamata a votare il proprio vino preferito.
Durante i tre giorni, tra musica, dj set, musei, arte e street food anche due incontri tematici, organizzati per le serate di venerdì e sabato(ore 21.30), per approfondire tecniche di degustazione e servizio grazie all’A.I.S. Associazione Italiana Sommelier, presso la Sala del Consiglio del Palazzo Comunale nell’ambito di un ideale Angolo del Sommelier. Il programma dettagliato dell’evento e tutte le informazioni relativi all’associazione sono disponibili sul sito dedicato.
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Si è tenuto oggi a Venosa (Pz) in collaborazione con l’Enoteca Regionale Lucana, un incontro per illustrare le iniziative di promozione del comparto vinicolo lucano. “E’ tempo di bere e di #BereBasilicata. E’ tempo di promuovere e valorizzare al meglio possibile un comparto maturo, punta di eccellenza della Basilicata, e il nostro vino a partire dall’Aglianico del Vulture che continua a ricevere riconoscimenti e apprezzamenti a livello nazionale ma anche mondiale. Presto sarà convocato il tavolo della viticoltura lucana”. Queste le parole di Luca Braia, Assessore alle Politiche Agricole e Forestali regionali.
La Basilicatà è una tra le regioni italiane più piccole. Sono 5196 gli ettari vitati di cui 1300 a Doc, ma ben quattromila aziende attive per un totale di 400 etichette e 6,7 milioni di bottiglie. Un settore importante con una incidenza del 2,6% sulla produzione agricola totale che ruota principalmente attorno all’Aglianico del Vulture, vino simbolo promosso a Docg nel 2010, nella sua versione Superiore e Riserva.
Tempi maturi dunque per mettere in campo sinergie, capitalizzando anche la nomina di Matera a Capitale Europea delle Cultura 2019. Tra i progetti in vista, anche la possibile apertura nella città dei sassi di una seconda sede dell’Enoteca Regionale.
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Baffo bianco all’insù, alla Salvador Dalí. Camicia slacciata sul petto che, a 61 anni, puoi permetterti solo se hai girato mezzo pianeta. Un bulldog inglese di 10 anni, Matok, come inseparabile compagno. Maurizio Galimberti, di Saronno (Varese) come il famoso “Amaretto”, è un ambasciatore del vino e della buona cucina italiana in Sud America.
Madre svizzera, padre di Monza. Un cittadino del mondo, già in fasce. Oggi, con la sua società, porta Oltreoceano alcune tra le eccellenze del vino Made in Italy. Duecentomila bottiglie in Centro e Sud America, in Paesi come Colombia, Ecuador, El Salvador, Panama e Nicaragua. Nazioni dove il vino italiano è molto apprezzato, anche se non alla portata di tutti.
Un business reso possibile da un’attenta selezione di Franciacorta, Supertuscan e Prosecchi di fascia medio-alta. Nel portafoglio di Maurizio Galimberti, sommelier Ais prima e degustatore Onav poi, alcune tra le etichette icona del Made in Italy del vino. Una rete di distributori locali le piazza poi in grandi hotel e catene alberghiere di lusso, come le Trump Tower.
A favorire il business, una fiscalità che invoglia le imprese a operare in Sud America. Basti pensare che, in alcuni Paesi, la pressione fiscale si ferma al 27% dell’utile. Una soglia nettamente inferiore al 64,8% dell’Italia. Ma non è tutto oro quello che luccica.
“Le spedizioni sono molto costose – evidenzia Galimberti – perché occorre attrezzarsi con container refrigerati. Occorrono 4-5 mila euro per la spedizione di un singolo container da 6 pallet, per un totale di 2.700 bottiglie. Il container grande conviene: costa 6-7 mila dollari, ma ci stanno il doppio dei bancali. Le consegne, tra navigazione, soste in dogana e rallentamenti di una burocrazia asfissiante, avvengono in 30 giorni circa dalla data di spedizione. E sul posto vanno poi calcolate le tasse, che si pagano in base al grado alcolico, con balzelli da mezzo grado”.
LO SFUSO DAL CILE
Ecco che una bottiglia pagata in Italia 10 euro può costare oltre 40 dollari in Centro Sud America. “Ovviamente – evidenzia Galimberti – si tratta di Paesi dove c’è un grande divario tra le classi sociali. In pochi possono permettersi le eccellenze del vino italiano. Il ceto medio e soprattutto quello basso, in America del Sud, ha l’abitudine di bere per ubriacarsi. E ci riesce pure bene con i prodotti locali: vini a basso o bassissimo costo provenienti dal continente”.
A farla da padrona, in questo mercato del “primo prezzo”, sono nazioni come Cile. Vero e proprio serbatoio dell’intera area per il vino sfuso e di bassa qualità. Se ne sono resi conto già da un pezzo in Argentina, nazione invasa dalla cifra record di 526 mila ettolitri di vino sfuso cileno, nei primi 6 mesi dell’anno corrente.
Quello del saronnese Maurizio Galimberti è invece (anche) un progetto culturale. “Chi esporta vini del proprio Paese non può perdere l’opportunità di fare cultura del buon bere e della buona cucina nei luoghi di destinazione”.
“Anche per me è stata una sorpresa scoprire che bevono molto vino rosso – sottolinea l’imprenditore – con gradazioni abbastanza sostenute, ma freddo. Impazziscono per il Cabernet e il Pinot Noir. Amano anche i nostri Brunello e i nostri Amarone, sempre dunque vini con una certa concentrazione e presenza d’alcol non indifferente”.
LA CUCINA COME CHIAVE “Importo anche Chianti e Morellino leggeri – precisa il 61enne Saronno – che sono riuscito a far conoscere e apprezzare grazie al lavoro fatto con la comunicazione dell’abbinamento corretto del vino in cucina. Spesso i piatti locali sono poveri e dunque necessitano di vini semplici, giovani. Con ancora più fatica cerco di comunicare che il vino bianco, come Prosecco e bollicine più strutturate come quelle franciacortine, possono dare grandi soddisfazioni in abbinamento alla tradizione gastronomica Centro-Sud Americana”.
E non parla a caso Galimberti, che ha iniziato il suo percorso professionale proprio come chef. In questa veste lo si può incontrare a Rescaldina (MI), nel secondo dei tre punti vendita del retailerZodio.
“Purtroppo – aggiunge Galimberti – non riesco a evitare che da quelle parti annacquino tutto col ghiaccio. Colpa delle campagne pubblicitarie di mostri sacri come Moet & Chandon, per i quali tutti nutrono vera e propria venerazione. Gli spot in cui si invita a mettere il ghiaccio nello Champagne non aiutano certo chi tenta di offrire upgrade qualitativi e professionali”.
A quattro anni dall’avvio dell’import, Galimberti ha le idee chiare sulle dinamiche d’acquisto di vino da parte dei sudamericani. “Dimmi dove fai la spesa e ti dirò tutto sul tuo portafogli”. A Panama sembra funzioni così. Con la popolazione che si suddivide per status sociale nella scelta delle insegne di supermercati in cui fare la spesa.
“Riba Smith è la catena dei ricchi – spiega Galimberti – dotata di store bellissimi, moderni, dalla chiara impronta internazionale. C’è poi Super99, la catena dell’ex presidente Ricardo Alberto Martinelli Berrocal, fino a qualche mese fa in esilio a Miami. Un concept che, come Rey, punta su prezzi alla portata di tutti, senza disdegnare la qualità”.
I negozi “bene” si trovano nel centro della capitale Panama, dove un singolo ceppo di lattuga può costare 6 dollari. Allontanandosi dal cuore della città, i prezzi si sgonfiano. I quartieri diventano sempre più popolari. E l’insalata si compra a cassette. Nei mercati rionali.
“Il costo della vita scende a meno di un terzo”, spiega l’imprenditore. Anche perché a Panama c’è chi ringrazia il cielo con uno stipendio di appena 400 euro.
“La manodopera è un altro problema – evidenzia Galimberti – perché trovare personale qualificato in Paesi dove la ricchezza è così mal distribuita è cosa davvero rara. Se dai la mancia al cameriere di un ristorante di medio-basso livello, questo non si presenterà per un po’ sul posto di lavoro. Con 10 dollari ci vive tre giorni. Chi glielo fa fare di andare pure a lavorare?”.
E allora meglio pensare alla Trump Tower, dove il vino italiano scorre a fiumi e i soldi non mancano mai. Clienti facoltosi, auto di lusso a specchiarsi nelle ampie vetrate di quella che sembra una zanna, conficcata nel golfo del Pacifico Settentrionale. Qui il vino si paga alla consegna. Un paradiso del lusso dove i Franciacorta italiani sono molto apprezzati e tra le etichette più in voga.
Per gli amanti dei dettagli, qualche altra cifra. Quattrocentomila euro l’investimento necessario per avviare un business come quello di Galimberti, in Centro Sud America. Qualcuno ci vuole provare?
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Due nomi troppo simili per due prodotti distinti. Un ”bisticcio di parole” che finisce per vie legali con protagonisti Marchesi Antinori Spa, azienda storica toscana e Cataldi Madonna, produttore di Ofena in provincia dell’Aquila.
Oggetto della contesa l’utilizzo (improprio) secondo il ”Golia” toscano dell’etichetta “Piè delle Vigne”, troppo simile a “Pian delle Vigne’‘ da parte del “Davide” abruzzese.
Antinori non le manda a dire e per mezzo di posta elettronica certificata ha invitato il produttore abruzzere a cessare immediatamente l’utilizzo di ”Piè delle Vigne” nel mercato e nel web.
LE PAROLE DELLA DISCORDIA
Piè delle Vigne è un Cerasuolo d’Abruzzo ottenuto dalla vinificazione in bianco (85%) e in rosso (15%) di uve Montepulciano d’Abruzzo. pluripremiato Gambero Rosso e Vini Buoni d’Italia. Pian delle Vigne è la linea altrettanto pluripremiata del marchio Antinori che comprende Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino.
Due prodotti nettamente diversi di due aziende altrettanto diverse per dimensioni e per storia. Quella di Antinori passa attraverso i secoli, con la produzione vinicola già a partire dal 1385. Quella di Cataldi Madonna invece è decisamente più recente.
L’imbottigliamento è iniziato nel 1975 e sono solo 31 gli ettari gestiti nel territorio di Ofena. Ma le ”dimensioni” qui non contano. A contare pare siano solo le parole e Antinori difende l’integrità e l’unicità di quelle utilizzate nel nome della sua linea.
IL CONTENZIOSO
“Il segno utilizzato presenta numerosi elementi di somiglianza a livello visivo, fonetico e concettuale con il marchio di titolarità di Marchesi Antinori – ha scritto il legale nella Pec inviata a Cataldi – posto che presenta due dei tre elementi denominativi che lo costituiscono, precisamente le parole ”delle Vigne”, mentre le parole ‘Pian’ e ‘Piè’ sono estremamente simili. Inoltre il segno contestato si riferisce a prodotti identici a quelli rivendicati dal marchio dalla mia cliente”.
“Alla luce di quanto precede – continua la Pec – ed essendo il marchio ‘Pian delle Vigne’ rinomato ai sensi dell’art. 12 lett. e Cpi, la società mia assistita la invita e diffida a cessare immediatamente qualsiasi impiego sul mercato e su internet del segno ‘Piè delle Vigne’ in relazione ai prodotti della classe 33”. Questo quanto riportato dal giornale Il Centro.
Davide però sfida Golia. “Nessun gioco di parole”, rivendicano da Cataldi Madonna. “L’utilizzo del nome è assolutamente legittimo in quanto si riferisce ad un toponimo di vigna autorizzato dalla Giunta regionale e iscritto allo schedario viticolo della Regione Abruzzo”.
“Se ti concentri sul gigante inciamperai, se ti concentri su Dio i tuoi giganti crolleranno”. Come andrà a finire questo duello a singolar tenzone? Come nel racconto biblico? Ai posteri l’ardua sentenza.
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E’ già possibile fare una stima dei cali produttivi nei 12 comuni della DOC Orcia, nonostante la vendemmia ancora in corso. Caldo e siccità hanno colpito in particolare la zona di Sarteano, ma anche i territori di Trequanda e Buonconvento. Al tempo inclemente si sono sommati, da giugno, attacchi di cinghiali e caprioli che hanno preso di mira le vigne per cibarsi e dissetarsi con l’uva acerba. Un mix di fattori che ha fatto salire all’80% la percentuale delle perdite talvolta uguali o superiori a quella provocati dalla scarsità di piogge. Nell’Orcia infatti, le prime stime sono molto distanti dalla media regionale diffusa a inizio settembre da Ismea e Uiv (32,5% di calo produttivo).
Il BILANCIO DEL CONSORZIO
Uno scacco ”fatale” per il territorio, parzialmente iscritto nel Patrimonio dell’Umanità Unesco per l’integrità dei suoi centri d’arte e del suo paesaggio agricolo, deturpato ora in una langa brulla. Un territorio vasto che comprende i comuni di Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.
”In questa particolare annata l’assenza di piogge e i terreni sabbiosi, presenti in alcune aree della denominazione, hanno trasformato il bellissimo paesaggio in una zona arida con boschi di querce seccati dal sole. Inoltre, come è ben noto, in Toscana la selvaggina di grandi dimensioni è 4 volte superiore alla media nazionale ed è concentrata nella Provincia di Siena dove, per anni, il contenimento degli ungulati è stato particolarmente carente” ha affermato Donatella Cinelli Colombini, Presidente del Consorzio del vino Orcia.
IL FUTURO (SEMPLICE) DEL VINO ”PIU’ BELLO” DEL MONDO
La qualità dell’uva (poca) rimasta in certi vigneti è comunque ottima con grappoli sani e gradazione più elevata dal 2012. La concentrazione di estratti negli acini dal calibro inferiore alla norma è ottima. ”Buone notizie” anche dagli studi condotti dai due enologhi Attilio Scienza e Donato Lanati che rilevano miglior predisposizione all’adattamento alle mutazioni climatiche globali da parte dei vitigni autoctoni. Il Sangiovese in particolare, a Montalcino e in Val d’Orcia reagisce bene. Anche il Foglia Tonda (secondo il Consorzio), vitigno autoctono riscoperto e valorizzato dal 2000 per la produzione di alcuni vini Orcia si sta mostrando vigoroso.
L’ORCIA DOC
La denominazione Orcia, nata il 14 febbraio 2000 e prodotta in circa 60 cantine, nella maggior parte dei casi molto piccole si basa sul Sangiovese e comprende la tipologia Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e la tipologia “Orcia Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno unito in blend a vitigni autoctoni. I vini rossi hanno anche la versione “Riserva”, ma la denominazione comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.
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I vini dell’Erice Doc sbarcano al Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo con una degustazione guidata aperta al pubblico.
A organizzarla la Casa Vinicola Fazio, la cantina di Erice che da sempre punta sullo sviluppo del territorio di Erice e dintorni. L’appuntamento è per martedì 19 settembre dalle ore 17 allo stand istituzionale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, all’interno del percorso del Cous Cous Fest. La partecipazione è riservata ad un massimo di 25 persone ed è gratuita, previa registrazione allo stesso stand.
La degustazione guidata accompagnerà i partecipanti in un viaggio attraverso i profumi e i sapori dell’Erice Doc: si parte con due bianchi, il Calebianche Catarratto e il celebre Muller Thurgau Fazio, seguono due rossi territoriali, il Luce d’Oriente Syrah e il Torre dei Venti Nero d’Avola, per terminare con le bollicine del Petali Moscato. Tutti vini a marchio Erice Doc, che offriranno ai degustatori una visione completa della varietà vinicola di questo territorio.
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Si è parlato di viticoltura eroica alla 27esima edizione di Simei che si è conclusa oggi a Monaco di Baviera, con la partecipazione del presidente Cervim Roberto Gaudio.
Innovazione e sostenibilità sono stati i temi centrali del ricco calendario di eventi della fiera biennale leader mondiale delle tecnologie per enologia e imbottigliamento, organizzata da Unione Italiana Vini dal 1963, per la prima volta nella cittadina bavarese.
Roberto Gaudio è stato relatore all’incontro dedicato al “Ruolo socio-economico e ambientale delle viticulture eroiche per la valorizzazione de territori Cervim”.
“Il workshop del Simei – ha sottolineato Gaudio – ha rappresentato un altro momento importante per la presentazione del Cervim e delle sue attività, per illustrare in un contesto specialistico di addetti ai lavori quali sono le caratteristiche della viticoltura eroica”.
Incontro che ha visto anche l’intervenuto diMathias Scheidweiler, ricercatore della Hochschule Geisenheim University, ente di ricerca associato al Cervim. Il ricercatore ha illustrato una serie di lavori sulla viticoltura in elevata pendenza che sono stati realizzati in Germania, in particolare nelle zone della Mosella e del Reno.
E nell’area degustazione del Simei erano presenti anche vini di aziende premiati al Concorso Mondial des Vins Extrêmes, organizzato dal Cervim, che si è svolto ad Aosta nel mese di luglio.
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Miglior vino bianco, miglior spumante, miglior rosato e miglior rosso dell’edizione Radici 2017: ecco le quattro categorie che saranno votate dalla giuria di esperti di settore convocata il 19 ed il 20 Settembre presso il centro di ricerca CRFSA di Locorotondo.
Due sessioni di degustazione per designare i migliori vini tra le 66 etichette finaliste su 350 in concorso e pre-selezionate a giugno, dalla giuria allora composta da buyer, giornalisti, enologi di Assoenologi e membri del circuito Vinarius presieduta da Daniele Cernilli e Alfonso Cevola.
Per la scelta dei best i campioni saranno contrassegnati solo da un numero per evitare qualsiasi tipo di collegamento alla lista dei vincitori diffusa già da Giugno.
Le etichette premiate saranno celebrate il 27 novembre al Castello di Sannicandro di Bari durante il Gran Galà conclusivo delle manifestazione.
Qui, invece, i migliori assaggi decretati da vinialsuper in occasione della nostra visita al Salone dei vini e degli oli meridionali 2017.
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Inizierà il 12 settembre l’ultima vendemmia con il vecchio disciplinare nell’area Doc Bardolino. Una raccolta che parte con un anticipo di una decina di giorni rispetto al consueto, al termine di una stagione che, anche a Bardolino, è stata caratterizzata da un andamento climatico anomalo, con alcune zone colpite da gelate primaverili, riducendo la produzione. Le uve si presentano comunque sane e con considerevoli tenori zuccherini.
LA REVISIONE
La modifica al disciplinare di produzione introdurrà le tre sottozone storiche: La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna. Dal 2018 i produttori potranno così scegliere se continuare a produrre Bardolino Doc oppure se rivendicare la sottozona, nella quale la resa massima consentita sarà di 100 quintali per ettaro (rispetto ai 120 della Doc) e il vino ottenuto potrà essere commercializzato non prima del settembre successivo alla vendemmia.
“Il nuovo disciplinare – spiega Franco Cristoforetti (nella foto sotto), presidente del Consorzio Bardolino Doc – ci riporta al Bardolino delle origini, che già a fine Ottocento vedeva le tre sottozone perfettamente individuate. Ci riporta cioè a quelle etichette che all’epoca si trovavano nelle carte vini dei Grand Hotel di mezza Europa accanto ai grandi vini di Borgogna”.
La revisione porta a frutto i risultati dello studio di zonazione condotto nel 2005 e del progetto Bardolino Village, realizzato da una quindicina di produttori nelle stagioni 2015 e 2016 attraverso sperimentazioni nella conduzione dei vigneti e nelle tecniche di vinificazione.
Complessivamente le tre sottozone copriranno tutto il territtorio di produzione. La Rocca per i comuni del territorio dell’antico Distretto di Bardolino: Bardolino, Castelnuovo del Garda, Garda, Lazise, Peschiera del Garda e Torri del Benaco; Montebaldo per il tratto pedemontano dell’ex Distretto di Montebaldo, nel territorio di Affi, Caprino Veronese, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda, e Rivoli Veronese; Sommacampagna per l’area delle colline moreniche meridionali, nei comuni di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio.
LE VENDITE DEL CHIARETTO
Intanto lusingano i dati che arrivano dal fronte delle vendite di Chiaretto, che con il suo nuovo disciplinare autonomo dal prossimo anno assumerà il nome Chiaretto di Bardolino Doc, staccandosi dal Bardolino.
Da gennaio ad agosto ne sono state vendute 7 milioni di bottiglie, contro i 6,3 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente: l’incremento è del 10,7%. Il Chiaretto raggiunge così una quota del 40% sul totale della produzione della Doc Bardolino: nel 2012, prima del varo del progetto Rosé Revolution, era solo il 28%.
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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che Agea coordinamento ha adottato, in accordo con Mipaaf e Icqrf, “una circolare integrativa per esonerare dalla presentazione della dichiarazioni di giacenza i produttori vitivinicoli obbligati alla tenuta dei registri di cantina telematici”.
In particolare la circolare prevede che “la dichiarazione da inviare sul portale Agea è considerata direttamente assolta se le imprese vitivinicole hanno effettuato la chiusura telematica del registro di cantina entro l’11 settembre 2017”.
E’ stata dunque accolta l’istanza di Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Agea otterrà il dato direttamente dal database del Sian, evitando così un inutile doppione. Fivi in una comunicazione ufficiale del mese di agosto indirizzata ad Agea, aveva minacciato “disobbedienza civile nel caso in cui non fossero state accolte le proprie richieste”.
“Siamo molto soddisfatti di questo risultato – dichiara Matilde Poggi, presidente Fivi – e siamo grati al direttore di Agea per aver voluto accogliere le nostre richieste. Ci tengo a sottolineare che questa è una vera semplificazione che va a vantaggio di tutti i produttori di vino italiani, piccoli, medi e grandi”.
“Stupisce vedere come Fivi, che rappresenta i piccoli vignaioli indipendenti, sia stata l’unica ad avere il coraggio di muoversi in questo senso. Nessun’altra associazione di categoria – chiosa Poggi – ha ritenuto opportuno alzare la voce per chiedere di cancellare questo adempimento ormai inutile visto il passaggio al sistema telematico di tenuta dei registri”.
In realtà anche Coldiretti canta vittoria. “In coerenza con la battaglia per la semplificazione messa in campo nella definizione della Legge 238 /2016 sul vino – si legge in una nota della confederazione nazionale coltivatori diretti – Coldiretti continuerà a sollecitare il Mipaaf affinché si acceleri l’iter di definizione di importanti decreti applicativi del Testo unico senza perdere di vista le aspettative di effettiva semplificazione dei produttori”.
“Il prossimo obbiettivo – aggiunge Coldiretti – è rappresentato dalle dichiarazioni di raccolta e produzione vino da presentarsi entro il 15 dicembre per le quali ci si attende analoghe disposizioni per semplificare o eliminare l’adempimento in presenza del registro di cantina telematico”.
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Un programma di 7 Master Class di altissimo livello, guidate da grandi esperti di fama internazionale, si svolgerà durante l’evento “Modena Champagne Experience”, la più grande manifestazione italiana dedicata esclusivamente allo Champagne (8 e 9 ottobre a Modena), promossa e organizzata dal Club Excellence, associazione che riunisce dodici tra i più grandi importatori e distributori nazionali di vini e distillati d’eccellenza.
IL PROGRAMMA Domenica 8 ottobre 2017, ore 15.00. “Lo ‘sciampagn’ di Modena”. L’incredibile storia del prof Venturelli «artigiano modenese con la passione per il vino», e dei suoi sorprendenti “Trebbiani Metodo Classico”, dagli anni ’70 a oggi, presentati da Filippo Marchi in una degustazione unica ed irripetibile.
Relatore: Filippo Marchi con la partecipazione del prof. Venturelli
Moderatore: Antonio Previdi
Vini in degustazione:
Selezione di Trebbiani Metodo Classico, anni ’70/’80/’90/’00
Domenica 8 ottobre 2017, ore 16.30. “Lambrusco e Champagne, stasera beviam…”. Cosa lega le bollicine del vino più chic e famoso del mondo a quelle generose e spumeggianti del Lambrusco modenese, sinonimo di genuinità e buona tavola? Ce lo svelerà Sandro Cavicchioli, enologo e titolare dell’omonima cantina, durante questa sorprendete Master Class realizzata grazie al sostegno del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena e al Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi.
Relatore: Sandro Cavicchioli
Vini in degustazione: Selezione di Lambruschi Modenesi
Domenica 8 ottobre 2017, ore 17.30. “Lo straordinario mondo delle Cuvée Prestige (1)”. Le grandi bottiglie che hanno reso mitico il mondo dello Champagne, raccontate in una degustazione esclusiva da Luca Gardini, «Miglior Sommelier d’Italia» nel 2004, «Miglior Sommelier d’Europa» nel 2009, «Miglior Sommelier del Mondo» nel 2010.
Relatore: Luca Gardini
Moderatore: Filippo Marchi
Vini in degustazione:
Champagne Louis Roederer, Cristal Brut, 2009
Champagne Bruno Paillard, Brut Blanc de Blancs, 1996
Champagne Thiénot, Alain Thiénot, 2007
Champagne Pannier, Egerie Extra Brut, 2006
Champagne Paul Bara, Special Club Grand Cru, 2006
Champagne Joseph Desruets, Premier Cru d’Hautvillers Sous Les Clos, 2009
Lunedì 9 ottobre 2017, ore 11.30. “Blanc de Noirs: ancestrale, sanguigna tenacia”. Degustazione dedicata ai grandi Blancs de Noir, ottenuti dalle uve a bacca nera di Champagne, il Pinot Noir e Meunier. Il laboratorio è un percorso su una tipologia che rivela il volto più sanguigno e ancestrale dello Champagne, la cui vocazione rossista è ben più antica della rifermentazione in bottiglia.
Relatore: Francesco Falcone
Moderatore: Filippo Marchi
Vini in degustazione:
Champagne Paul Bara, Comtesse Marie de France, 2005
Champagne Francis Orban, Extra brut, s.a.
Champagne Pierre Gerbais, L’Audace Pas Dosè, s.a.
Champagne Thiénot, Garance Thiénot, 2008
Champagne Mandois, Le Clos Mandois, 2004
Champagne Apollonis, Vieilles Vignes Monodie en Meunier Majeur, 2007
Champagne Benoît-Lahaye, Blanc de Noirs, s.a.
Lunedì 9 ottobre 2017, ore 13.30. “Lambrusco e Champagne, stasera beviam…”. Cosa lega le bollicine del vino più chic e famoso del mondo a quelle generose e spumeggianti del Lambrusco modenese, sinonimo di genuinità e buona tavola? Ce lo svelerà Sandro Cavicchioli, enologo e titolare dell’omonima cantina, durante questa sorprendete Master Class realizzata grazie al sostegno del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena e al Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi.
Relatore: Sandro Cavicchioli
Vini in degustazione: Selezione di Lambruschi Modenesi
Lunedì 9 ottobre 2017, ore 15.00. “Blanc de Blancs, più Bianco di così non si può!”. La storica base per i più raffinati Blanc de Blancs in Champagne; Luca Burei e Fabrizio Pagliardi, rispettivamente editore/curatore ed autore della guida “Le Migliori 99 Maison di Champagne”, raccontano l’eleganza, finezza e purezza dello Chardonnay.
Relatori: Luca Burei, Fabrizio Pagliardi
Moderatore: Filippo Marchi
Vini in degustazione:
Champagne Louis Roederer, Blanc de Blancs, 2010
Champagne De Sousa, Champagne Extra Brut Cuvée des Caudalies BdB Grand Cru, s.a.
Champagne Ayala, Blanc de Blancs, 2010
Champagne R&L Legras, Hommage BdB, s.a.
Champagne Agrapart & Fils, Les 7 Crus, s.a.
Champagne Marguet, Le Parc Grand Cru Pas Dosè, 2011
Champagne Larmandier-Bernier, Terre de Vertus 1cru dosaggio zero, 2010
Lunedì 9 ottobre 2017, ore 17.00. “Lo straordinario mondo delle Cuvée Prestige (2)”. Secondo incontro dedicato ai grandi champagne, guidato da Luca Gardini, punto di riferimento imprescindibile per le valutazioni dei più grandi vini di tutto il mondo.
Relatore: Luca Gardini
Moderatore: Filippo Marchi
Vini in degustazione:
Champagne Bollinger, RD, 2002
Champagne Jacquesson, Corne Bautray, 2007
Champagne Palmer & Co, Amazon, s.a.
Champagne Françoise Bedel, Champagne Extra Brut Comme Autrefois, 2003
Champagne Marguet, Les Crayères Grand Cru Pas Dosè, 2011
Champagne Fleury, Fleury 2004 extra brut, 2004
Le Masterclass sono a pagamento e sono vincolate all’acquisto del biglietto d’ingresso alla manifestazione valido per il giorno in cui si tiene la Master Class prescelta (maggiori info: champagneexperience.it).
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Il Prosecco guida la classifica dei vini italiani più taroccati con le imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata le vendita anche del Whitesecco e del Crisecco.
E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per il blocco di 30 milioni di lattine di falso Prosecco che erano pronte per essere vendute sulla piattaforma e-commerce cinese Alibaba. Un intervento reso possibile dal lavoro dell’Ispettorato repressione frodi.
“Il successo esplosivo del Prosecco all’estero – evidenzia Coldiretti – dove nel 2016 ha fatto registrare l’aumento record del 25% delle vendite, alimenta la popolarità e moltiplica i tentativi di imitazioni. Un rischio accresciuto dal commercio elettronico per un successo tutto italiano con una produzione che ha raggiunto 410-415 milioni di bottiglie”.
Ma proprio in Cina, pur considerando l’incremento netto delle importazioni, il brand Prosecco stenta a decollare in maniera definitiva. Lasciando alla Francia lo scettro di regina delle esportazioni in “Sol Levante”.
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“Siamo certi di vincere la sfida dell’internazionalizzazione di un settore industriale che, nel nostro Paese, supera i 2 miliardi di valore dell’export e ha contribuito in maniera determinante a diffondere la produzione del vino su scala globale”.
Con queste parole Ernersto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, annuncia la 27esima edizione di SIMEI, la più importante fiera internazionale delle tecnologie per enologia e imbottigliamento, che si aprirà l’11 settembre 2017 a Monaco di Baviera, in concomitanza con drinktec, fiera leader del liquid food e beverage.
A Messe München, centro fieristico di Monaco, SIMEI verrà allestita in un polo esclusivo esteso su oltre 20mila metri quadrati che raccoglierà i più importanti espositori di tecnologie per il comparto enologico a livello mondiale.
Le macchine e le attrezzature presenti, che coprono l’intero processo della produzione del vino (produzione, condizionamento, stoccaggio, imbottigliamento, packaging, logistica e servizi), saranno visibili e disponibili affinché i visitatori possano valutarne direttamente e sin da subito efficiacia e innovazione.
Grande attesa da parte degli espositori italiani per questa edizione di SIMEI@drinktec a Monaco, dove parteciperanno, anche grazie al prezioso supporto del MISE e di ICE-Agenzia, numerose delegazioni di operatori stranieri provenienti dalle principali aree vitate del pianeta.
“La sinergia tra Unione Italiana Vini, organizzatore di SIMEI dal 1963, e Fiera di Monaco – commenta Abbona – permetterà ai nostri espositori di esplorare mercati diversi e altri settori del beverage, raggiungendo visitatori e buyers trasversali che potranno conoscere da vicino le tecnologie dedicate alla filiera vitivinicola, settore dove l’Italia è il primo produttore mondiale”.
“Con oltre 50 anni di storia alle spalle – conclude Ernesto Abbona – SIMEI si conferma ambasciatore globale della qualità del comparto delle macchine e dei prodotti per l’enologia. Attraverso l’alleanza strategica con drinktech apriamo nuove prospettive di promozione integrata al vasto settore dei macchinari, attrezzature, prodotti e soluzioni per la produzione, l’imbottigliamento e il confezionamento del vino e del beverage, favorendo l’inedita complementazione scientifica tra le tecnologie dei diversi settori produttivi del liquid food. Una vetrina unica che certamente promuoverà il progresso dell’intero comparto”.
LE DELEGAZIONI Davvero significativa, in questa edizione, la presenza dei delegati stranieri provenienti da tutti i continenti, che hanno confermato la propria adesione al progetto di SIMEI “incoming”, nato in collaborazione con ICE- Agenzia.
Brasile, Cina, Cile, Sudafrica porteranno oltre cento aziende vinicole a visitare la Fiera, alle quali si aggiungeranno quelle americane, ucraine, moldave, neo zelandesi e russe. Presenti anche Israele, Georgia, Giappone, India, Peru, Messico, Azerbaijan, Ecuador, Francia, Spagna e Bulgaria.
Come da tradizione SIMEI sarà anche momento di formazione di altissimo livello e occasione per discutere delle tematiche più calde che interessano il comparto. Numerose le attività in programma durante questa 27esima edizione, partendo dai seminari e dagli workshop tecnici a cura di ICE, che si svolgeranno nelle due Conference Room posizionate nei padiglioni C2 e C3, tenuti da importanti rappresentanti del mondo dell’industria, del mondo accademico e delle istituzioni internazionali come il CEEV (Comité Européen des enterprises vins), il CERVIM (Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), la Stazione Sperimentale del Vetro, la Spirits Valley. Le iscrizioni agli eventi sono aperte e gratuite su www.simei.it/eventi.
INNOVATION CHALLENGE
Tra gli appuntamenti principe di SIMEI anche l’Innovation Challenge Lucio Mastroberardino che si terrà il 12 Settembre alle ore 17.00 presso il Padiglione C2: nell’occasione verranno premiate le aziende vincitrici dell’edizione 2017 che si sono distinte per aver prodotto una macchina o un’attrezzatura ritenuta all’avanguardia nel comparto, in grado di contribuire allo sviluppo dei settori di competenza della filiera vigneto-cantina e del beverage.
Degustazioni guidate di pregiati vini italiani saranno organizzate all’interno dell’area del Sensory Bar, uno spazio dedicato all’educazione ad un consumo responsabile e moderato di vino. L’iniziativa, firmata Unione Italiana Vini, mira a portare all’attenzione dei visitatori il made in Italy enogastronomico, attraverso sessioni formative di analisi sensoriale.
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Daniele Simoni Amministratore Delegato Schenk Italian Wineries 2 1 1
“I dati del primo semestre 2017 ci consegnano un ottimo quadro complessivo della nostra realtà, rafforzando la valenza del percorso intrapreso fino ad ora che ha fatto della qualità e del legame territoriale i due assi imprescindibili su cui muovere ogni passo”.
Con queste parole Daniele Simoni, Amministratore Delegato Schenk Italian Wineries, commenta i dati di bilancio dei primi sei mesi del 2017, che vedono, al 30 giugno 2017, ricavi consolidati pari a 54,7 milioni di euro, in incremento del 15% rispetto ai ricavi registrati nello stesso periodo dell’esercizio precedente.
In netta crescita anche il numero delle bottiglie vendute (+4%), che raggiungono quota 26,7 milioni di unità, e molto significativi i dati dell’export (+26%), pari a 33,4 milioni di euro. “Il nostro gruppo – continua Simoni – è cresciuto a doppia cifra, sia in termini di ricavi che di export, confermando il trend già registrato nel 2016 e il posizionamento di Schenk Italian Wineries nel settore vinicolo italiano e internazionale”.
“I dati positivi del semestre – aggiunge l’ad di Schenk Italian Wineries – sono accompagnati da quelli non proprio confortanti relativi alla vendemmia. L’andamento climatico di quest’anno ha messo in difficoltà la produzione agroalimentare di tutta Europa, quindi non solo quella del comparto vitivinicolo. In particolare, per quanto ci riguarda, abbiamo registrato un calo di circa 13 milioni di ettolitri rispetto al 2016 (da 54 milioni di ettolitri del 2016 a 41 milioni di ettolitri di oggi)”.
Un problema, precisa Simoni, “circoscritto ai volumi, non alla qualità, che siamo riusciti a mantenere ad alti livelli grazie ad interventi tempestivi ed alle importanti escursioni termiche che ci hanno aiutato a preservare l’integrità dell’uva nonostante il caldo precoce”.
LE PROSPETTIVE
“Alla luce di ciò – evidenzia Daniele Simoni – si potrebbero aprire diversi scenari per il consumatore: il decremento del prodotto a livello europeo potrebbe causare un aumento generalizzato del prezzo dei vini, con conseguente calo dei consumi o ricerca di un nuovo prodotto simile ma più conveniente”.
Possibili altri problemi al comparto potrebbero sopraggiungere nell’export. “I prodotti italiani, a causa dell’Euro forte – sottolinea Simoni – potrebbero essere attaccati dalla concorrenza estera dell’Est Europa o della California per i vini bianchi; dell’Australia, Sud Africa o Sud America per i vini rossi. Noi siamo però molto ottimisti, e confidiamo che il consumatore rimarrà fedele alla qualità, riconoscendo e premiando le nostre scelte”.
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Tutto fa brodo nell’industria del Prosecco che diventa – per ragioni di marketing – sinonimo di “spumante”. E allora ecco spuntare sugli scaffali di diversi retailer le confezioni di “6 calici Champagne Prosecco”.
L’ennesimo utilizzo errato di una parola che indica, in realtà, solo quel preciso vino veneto e non tutti i vini bianchi “con le bollicine”.
Nel mirino della campagna #nonsoloprosecco di vinialsuper finisce così un colosso del vetro Made in Italy, la Luigi Bormioli di Parma. Confezione nera ed elegante per l’intera linea “Atelier”, di cui fa parte il pack di 6 calici da 27 cl (9½ oz) su cui la parola “Prosecco” campeggia al posto di “spumante”.
Solo su uno dei quattro lati della scatola compare la dicitura “Sparkling wine“, dall’inglese “spumante”. Seguita però, anche in questo caso, dalla coppia “Champagne Prosecco”.
Una “svista” presente anche sul sito web della Luigi Bormioli: stesso riferimento al Prosecco, accostato genericamente allo Champagne nella sezione dedicata alla collezione “Atelier – Superior Aroma Diffusion”.
In un’altra pagina del portale aziendale della Bormioli appare invece la corretta dicitura “Spumante e Champagne”. Insomma: tanta confusione anche tra i produttori di calici, oltre che tra ristoratori e addetti ai lavori del Food and beverage. Un altro motivo per ribadire (e condividere!) l’hashtag della campagna di vinialsuper #nonsoloprosecco.
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Da venerdì 1 settembre Riccardo Velasco (nella foto), fino ad oggi responsabile del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto alla Fondazione Edmund Mach, assumerà l’incarico di direttore del Centro di viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA).
Inoltre, nelle scorse settimane, il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, è stato nominato dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nel consiglio scientifico dello stesso ente di ricerca.
Nella seduta del 10 agosto Riccardo Velasco ha salutato il Consiglio di amministrazione della Fondazione Mach in vista del suo passaggio al centro di ricerca con sedi a Conegliano Veneto (TV), Asti, Gorizia e Turi (BA).
Il ricercatore aveva iniziato a lavorare a San Michele all’Adige nel 1999. Come responsabile del Dipartimento genomica ha coordinato, tra le altre cose, i progetti di sequenziamento della vite e del melo. “Ringrazio la Fondazione per le opportunità di crescita professionale che mi sono state fornite con questi e molti altri progetti. Insieme abbiamo costruito un percorso importante”, spiega Velasco.
“Gli ottimi rapporti con i colleghi e con la Fondazione stessa – continua – sono il punto di partenza per una forte sinergia che può essere incrementata soprattutto nel settore strategico della viti-enologia. Questo anche in funzione del nascente corso di laurea ospitato nel Centro Agricoltura Alimenti Ambienti (C3A) con il quale ho intenzione di mantenere stretti rapporti, anche di insegnamento”.
Il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, auspica così una rinnovata collaborazione tra FEM e CREA.
Un rapporto che potrà giovare anche della recente nomina di Segrè, da parte del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, come membro del primo consiglio scientifico dell’ente di ricerca.
“Ci tengo particolarmente a ringraziare il ministro per questo importante incarico in uno degli enti vigilati dal Mipaaf – commenta il presidente FEM, Andrea Segrè – sono sicuro che questa nomina non potrà che dare ulteriore slancio al rapporto tra le due istituzioni”.
Un auspicio condiviso anche dal presidente del CREA, Salvatore Parlato: “Il rilancio della ricerca che il CREA sta portando avanti – evidenzia – dipende anche dal coinvolgimento dei migliori protagonisti che si sono distinti nel settore agroalimentare. Con l’arrivo di Riccardo Velasco e il coinvolgimento di Andrea Segrè, si realizza un salto di qualità nell’attività di ricerca di questi due prestigiosi enti”.
IL CREA CREA è il più importante ente di ricerca italiano nell’agroalimentare, vigilato dal Mipaaf. Affronta con competenze multidisciplinari le grandi sfide del ventunesimo secolo legate alla sostenibilità dei sistemi produttivi agricoli, forestali e ittici, alla produzione di alimenti che soddisfino le esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in crescita, all’utilizzazione di biomasse e scarti per la produzione di materiali e di energia.
Alle dipendenze del CREA lavorano circa 1600 persone, di cui quasi 600 ricercatori e tecnologi e più che altrettanti tecnici. Il Centro di viticoltura ed enologia è uno dei 12 centri di ricerca del CREA, specializzato nella conservazione, caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma delle varietà di uva da vino e da tavola, attraverso studi sul miglioramento genetico, fisiologia, genomica e metabolomica della vite.
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Due interi fine settimana per poter partecipare attivamente al rito della vendemmia in Toscana.
Dall’8 al 10 e dal 15 al 17 settembre torna l’appuntamento con Cantine Aperte in vendemmia, l’evento promosso dal Movimento Turismo del Vino Toscana che anche quest’anno coinvolgerà tante aziende vitivinicole della Toscana.
Gli appassionati avranno la possibilità di far parte per qualche ora della vendemmia. Il tema di questa edizione di Cantine Aperte sarà infatti “Le mani del vino”.
“Far entrare gli appassionati all’interno delle nostre cantine durante il periodo della vendemmia – spiega Violante Gardini, il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana – è molto emozionale visto il momento. La nostra idea è quella di poter raccontare la vendemmia e il mondo del vino attraverso le mani che lavorano la terra: una ricchezza inestimabile”.
I DETTAGLI
La promozione dell’evento sarà realizzata con una “campagna fotografica virale”, in cui le mani dei vignaioli saranno le protagoniste. Le cantine del Movimento Turismo del Vino Toscana inviteranno a partecipare all’evento Cantine Aperte mostrando le mani di chi “fa la vendemmia, le mani che selezionano i grappoli migliori durante la raccolta, le mani di chi guida il trattore e le mani di chi travasa in vino in cantina”.
Inoltre, all’interno delle cantine Movimento Turismo del Vino Toscana aderenti, i winelovers potranno lasciare l’impronta della propria mano su una botte e scattarsi foto e selfie da condividere online con l’hashtag #LeManidelVino. L’impronta sarà lasciata con colori naturali o con la vinaccia stessa.
Dalla sveglia al mattino presto per partecipare attivamente alla vendemmia, alla visita in cantina di fermentazione osservando le operazioni di selezione degli acini e i rimontaggi, fino al tradizionale pranzo dei vendemmiatori.
Tutti, dai più piccoli ai grandi esperti saranno invitati a venie in cantina per assaggiare il mosto in fermentazione. Sono previste molte attività per le famiglie dove i più piccoli che potranno per un giorno immergersi nella natura.Insomma un modo diverso e divertente per scoprire le cantine, tra i tini in fermento, le botti o in mezzo ai filari che in questo particolare periodo si animano di persone come fosse una vera e propria festa.
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