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Prima degustazione dell’anno a Modigliana: si “brinda” al Sangiovese

Un paese in Appennino, la storia di un territorio straordinariamente vocato per il Sangiovese e la tradizionale festa, “E zoc ed Nadel”, che raccoglie tutta la comunità attorno a un fuoco acceso in piazza.

Sono gli ingredienti della serata che giovedì 4 gennaio alle ore 18.30 vedrà i produttori di vino di Modigliana (FC) in piazza a raccontare dal vivo i loro Sangiovese per quella che a tutti gli effetti è la prima degustazione del nuovo anno.

Un’occasione unica per conoscerli e capire cosa abbiano di così speciale queste valli che si arrampicano in alto, tra boschi e rocce. La serata è promossa da BCC Credito Cooperativo Ravennate Forlivese & Imolese, in collaborazione con Az. Agr. F.lli Lecca e Coldiretti di Forlì. La degustazione è gratuita, previo acquisto del calice.

AZIENDE PARTECIPANTI: LE DICHIARAZIONI
Parteciperanno le aziende: Lu.Va., Mutiliana, Il Teatro, Torre San Martino, Il Pratello, Villa Papiano. Abbinati ai vini vi saranno i prodotti dell’azienda agricola Fratelli Lecca.

“Vogliamo coinvolgere questo paese in un’avventura nuova, quella di un racconto che porta queste valli in giro per il mondo”, a parlare è Luca Monduzzi, titolare insieme alla moglie Stefania Montanari dell’azienda agricola Il Teatro. “Il vino è un’opportunità nuova per Modigliana, la possibilità di un futuro che qualche anno fa neanche si poteva immaginare. Oggi le nostre valli sono conosciute un po’ dappertutto e per me è una soddisfazione enorme, un motivo d’orgoglio e uno stimolo”.

Luciano Leoni, dell’azienda Luva, modiglianese doc, parla del vino con il senso di appartenenza di chi è nato fra questi monti. Modigliana si candida così a diventare la Stella dell’Appennino, il territorio di riferimento di tutta la Romagna del vino. Lo fa con i vini sottili, eleganti e freschi che nascono da suoli, unici in Romagna, di marne e arenarie.

“Siamo convinti che la comunità vada coinvolta, i vini di Modigliana devono essere i vini di tutti e tutti ne devono comprendere la finezza. Scendere in piazza a parlarne tra la gente ci sembra il modo migliore per raccontarli”, così Tommaso Bindi, dell’azienda Torre San Martino, rimarca l’anima militante di questa serata di strada.

“Il carattere del sangiovese di Modigliana è elegante, austero, con un frutto garbato che indugia sui richiami minerali e con una bocca sapida e tagliente. Sono vini da attendere nel tempo, sempre sottili e vibranti, figli dei terreni poveri di questo territorio che si articola su tre valli che salgono in Appennino: Ibola restituisce i vini più sottili e salati, verticali e chiusi; Tramazzo è una valle che consegna i vini più eleganti e delicati, finissimi; Acerreta è invece la valle con i suoli più ricchi e i vini si esprimono su una trama tannica più fitta e sono materici e carnosi”. A raccontare in questo modo il territorio è Giorgio Melandri, wine writer ed esperto, da sempre impegnato in una lettura territoriale del vino, oggi coinvolto in questa terra con una sua piccola produzione firmata Mutiliana. “

È una identità originale, lontana da quella classica romagnola di vini prodotti sulle argille e noi su questa diversità stiamo costruendo un racconto nuovo, che mette il territorio (e non il marchio) al primo posto e “viaggia” in Appennino fino ai 600-700 metri di quota”. A parlare è Francesco Bordini, agronomo, wine maker e titolare di Villa Papiano, che prosegue: “La storia della qualità, già dagli anni ’70 con la incredibile storia dei Ronchi di Castelluccio firmati da Gian Vittorio e Gian Matteo Baldi, è passata di qui. Oggi la stiamo rilanciando, complice una rinnovata sensibilità del mercato per i vini eleganti e freschi, sottili eppure complessi”.

“Quando ho piantato le mie vigne a 500 m s.l.m, negli anni ’90, mi hanno preso per matto e invece oggi quella è stata semplicemente una scommessa vinta. Aprire le bottiglie di quelle prime vendemmie oggi è emozionante, sono ancora vini perfetti” conclude Emilio Placci, dell’azienda Il Pratello.

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Made in Italy delle feste: 1,6 miliardi di export

Feste da export: dallo spumante per festeggiare con ostriche e caviale, alle decorazioni, passando per le benauguranti lenticchie con il cotechino.

Senza dimenticare il Panettone tipico. Sono solo alcuni tra i prodotti italiani per le festività che partono per il mondo, per un valore di quasi 200 milioni al mese.

Sono 1,6 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2017, in crescita del 13,2% rispetto al 2016. Il mondo anglosassone è quello che apprezza di più i prodotti per le feste.

Regno Unito e Stati Uniti sono infatti le prime mete dell’export nazionale, in crescita rispettivamente dell’11% e del 19%. Terza la Germania, +6,4%. Vengono poi Francia, Svizzera e Austria. Ma a crescere di più è l’export con la Russia, in forte ripresa +34%, e con il Canada (+22%).

Per sapere tutte le destinazioni dell’export, quali sono i maggiori mercati di sbocco e i prodotti più apprezzati arriva la mappa: “Feste ed export: i prodotti italiani nel mondo”, realizzata dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi in collaborazione con Promos, la sua azienda speciale per le Attività Internazionali. La mappa, disponibile in italiano e inglese, è scaricabile dal sito Promos al link: http://www.promos-milano .it/informazione/note-settoria li/feste-ed-export-i-prodotti- italiani-nel-mondo.kl.. 

“Le feste intorno al Natale sono un momento importante per il rilancio dei consumi – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, presidente di Promos, azienda speciale della Camera di commercio per le attività internazionali -. È un dato positivo la crescita delle produzioni tipiche del nostro territorio legate alle festività. Fa parte della notorietà del made in Italy nel mondo che vive un momento favorevole. Conta l’idea positiva della nostra qualità della vita, accompagnata da benessere, buon gusto e cultura. Un simbolo è anche il nostro panettone, che come Camera di commercio valorizziamo con un marchio di prodotto tipico e che ben si presta al gusto di alcuni mercati esteri, a partire dall’Europa”.

I PRODOTTI PIU’ RICHIESTI
Lo spumante e il prosecco prendono la via di Regno Unito (267 milioni, +13,1%) e Stati Uniti (217 milioni, +17%) ma è in forte crescita la richiesta da Russia (+41%) e Canada (+25%).

Il panettone raggiunge soprattutto la vicina Francia (86,4 milioni, +4%) ma è sempre più apprezzato anche negli Stati Uniti (+37%) e in Austria (+31%), prosciutti e cotechini arrivano in Francia (27,6 milioni, +14%) e Germania (21 milioni, +21%) così come il caviale (per circa un milione di euro ciascuna) e i crostacei (oltre 8 milioni ciascuna).

Cresce la richiesta di lenticchie in Germania (+89%) e in Svezia (+26%) mentre gli oggetti per le feste vanno negli Stati Uniti e le ghirlande elettriche decorative in Germania, i fuochi d’artificio in Francia (1,9 milioni) ma sempre più anche in Spagna (+39%). Per le vacanze sulla neve ad apprezzare di più gli sci e le attrezzature da sci italiane sono gli Stati Uniti (17 milioni, +32,5%) e l’Austria, insieme ai pattini da ghiaccio.

Tra le mete extraeuropee più lontane, pur se su cifre minori, ci sono tra i primi 10: il Giappone per i vini, gli Emirati Arabi e il Qatar per le ghirlande elettriche decorative, il Giappone, Hong Kong e la Corea del Sud per il caviale, il Canada per i fuochi d’artificio, il Giappone e il Messico per le attrezzature da sci.

Prodotti da forno, pasticceria e farinacei lombardi sulle tavole del mondo nei giorni di festa. La Lombardia ne esporta per un valore di circa 36 milioni di euro al mese, pari a quasi 325 milioni di euro nei primi nove mesi del 2017, in crescita rispetto allo scorso anno del 10,1%.

Tra panettoni, pasticceria e pane da Milano partono prodotti per quasi 154 milioni di euro (+12,4%). Seconda è Brescia con 44 milioni, terza Varese con 38. Vengono poi Mantova e Cremona con oltre 20 milioni, superano i 10 milioni anche Pavia e Como.

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Enoturismo: approvato il primo quadro normativo

L’enoturismo conquista il suo primo storico quadro normativo dopo 25 anni di attività grazie all’approvazione della manovra di bilancio in Senato. Il settore che ad oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l’anno potrà finalmente attuare un ulteriore cambio di marcia a favore dei territori rurali e del vigneto Italia.

IL TESTO IN BREVE
Il capitolo “enoturismo” prevede la possibilità di fatturare degustazioni, visite in cantina, pacchetti enoturistici e vendemmie esperienziali equiparando la disciplina fiscale di queste pratiche a quella delle attività agrituristiche per gli imprenditori agricoli.  Una rampa di lancio, la più avanzata in Europa,  fondamentale per il futuro del comparto che andrà meglio definita attraverso le relative modalità attuative e con l’iter parlamentare del ddl Stefàno che aggiungerà altri elementi a quelli già approvati come la certificazione e la formazione degli operatori enoturistici, la cartellonistica stradale e la creazione di un osservatorio sull’enoturismo.

LE REAZIONI DELLA FILIERA
“Abbiamo ottenuto il riconoscimento giuridico e normativo di un’attività strategica della vitivinicoltura italiana che ha dato e continuerà a dare grandi opportunità ai produttori e per lo sviluppo socio-economico dei territori. Confido anche che si possa costituire a breve un tavolo di lavoro che coinvolga tutti i soggetti in grado di dare un contributo costruttivo alla definizione dei decreti attuativi previsti dalla norma. Un particolare ringraziamento – ha concluso – va al senatore Stefàno, al ministro Martina, allo staff del Mipaaf” ha dichiarato il Presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona.

“Che l’enoturismo sia un complesso di attività riconosciuto dalla legge italiana è un grande passo, il coronamento di 25 anni di attività del nostro Movimento e di questo dobbiamo ringraziare in primis il senatore Stefàno che ha investito tempo e lavoro, e che ci ha ascoltato, così come ha fatto il Mipaaf nella definizione di alcuni aspetti della norma. Da oggi l’enoturismo è adulto e si apre un nuovo grande lavoro da fare coinvolgendo il più possibile tutta la filiera per i decreti attuativi, per spiegare alle cantine come utilizzare questa grande leva in ottica di sviluppo in favore dei nostri territori vitivinicoli”, parole del presidente del Movimento turismo del vino (Mtv), Carlo Pietrasanta.

Grande soddisfazione per il Presidente di Città del vino Floriano Zambon che si è così espresso: “Siamo soddisfatti per la nascita di una normativa che presenta molti pregi e che l’associazione ha sostenuto. L’enoturismo, come patrimonio territoriale, qualità del servizio e accessibilità, permette infatti al comparto di coltivare una visione ampia e condivisa in termini economici, di occupazione, di capacità di restituire un’immagine positiva dei nostri territori. Ora l’auspicio è che si arrivi in tempi brevi alle norme attuative e quindi alle competenze specifiche, oltre ovviamente alla definizione delle capacità applicative. Non possiamo che ringraziare il convinto interessamento del senatore Dario Stefàno”.

Una legge che riempie un vuoto normativo regolamentando ciò che i vignaioli indipendenti fanno da tempo aprendo le porte delle loro cantine a chi desidera conocere le loro storie, visitare le vigne e degustare i vini secondo il presidente della Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) Matilde Poggi.

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Asolo Prosecco: approvate modifiche all’etichettatura

MONTEBELLUNA – L’anno del Consorzio Vini Asolo Montello si chiude con importanti novità nell’ambito dei disciplinari. L’Assemblea dei soci ha infatti approvato alcune variazioni riguardanti le denominazioni della DOC Montello-Colli Asolani e della DOCG Asolo Prosecco.

La prima novità riguarda l’etichettatura dell’Asolo Prosecco Superiore DOCG. A partire dal prossimo anno i produttori potranno scegliere se apporre sui loro prodotti la dicitura di Asolo Prosecco Superiore DOCG o la più semplice Asolo DOCG. Un modo per legare ancora di più il vino con la zona di produzione e con la città dei cento orizzonti.

Aria di cambiamento anche per l’Asolo Prosecco DOCG “Colfondo”, che dal prossimo anno cambierà il suo nome in Asolo Prosecco Superiore DOCG sui lieviti e potrà essere prodotto nella versione Brut Nature o relativi sinonimi.

L’altra importante modifica riguarda invece la DOC Montello-Colli Asolani, che abbrevia la sua denominazione sostituendo la dicitura “Colli Asolani” con quella di “Asolo”. Il marchio di Denominazione di Origine Controllata potrà quindi essere riportato sulle etichette delle bottiglie come DOC Asolo Montello o, a discrezione, DOC Montello Asolo.

Le modifiche sono attualmente in fase di approvazione da parte della Regione. La successiva convalida da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali è prevista nel corso del prossimo anno, in modo che le variazioni siano attuative già dalla vendemmia 2018.

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Vintegra: accordo Assoenologi Federvino per la sharing economy

Assoenologi e Federvini, nell’ambito dell’accordo “Vino Patrimonio Comune”, danno vita a VINTEGRA, un sistema specializzato e garantito di servizi integrati basato sui principi dell’economia della condivisione e dell’accesso anziché della proprietà, con l’obiettivo di ottimizzare gli investimenti delle imprese per le loro necessità tecniche.

“Vogliamo applicare i principi della sharing economy all’interno della filiera vitivinicola – afferma Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi – mettendo a sistema la professionalità dell’Enologo. Questo vuol dire avere la possibilità di portare a fattor comune competenze e tecniche per parlare al mondo con un’unica voce di eccellenza e qualità”.

“L’esigenza di un coordinamento è sempre più urgente – dichiara Sandro Boscaini, presidente di Federvini – partendo dalla necessità di avere una qualità reale e percepita sempre più alta ed uniforme: ogni singolo prodotto è oggi ambasciatore del ‘saper fare’ italiano e quindi deve poter attingere da una rete di competenze tecniche, culturali e promozionali che devono diventare patrimonio comune”.

Si partirà, quindi, nel 2018 con la individuazione di laboratori qualificati da Assoenologi e Federvini, “dotati di strutture di alto livello per collaborare al miglioramento dei prodotti e dei processi”.

“La variazione in atto nelle condizioni climatiche e la velocità con cui cambiano gli stili di vita e gli approcci al consumo – evidenzia Assoenologi – oltre alla maggiore importanza che acquisiscono i nuovi mercati, rendono necessario e urgente il contributo della ricerca e la conseguente implementazione sia in vigneto sia in cantina che nella comunicazione nei mercati”. Con questi temi si confronterà nell’immediato e a medio termine il progetto VINTEGRA.


Federvini – Federazione Italiana Industriali Produttori, Esportatori ed Importatori di Vini, Vini Spumanti, Aperitivi, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed Affini – nasce nel 1917, aderisce a Federalimentare e Confindustria, ha un’ampissima rappresentanza dei produttori di vini, liquori, acquaviti e aceti e di Aceto Balsamico di Modena IGP. Scopi della Federazione sono la tutela degli interessi e l’assistenza della categoria in tutte le sedi istituzionali, nazionali, comunitarie ed internazionali.

Assoenologi – Associazione Enologi Enotecnici Italiani, organizzazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli, è stata fondata nel 1891, ed è stata riconosciuta dall’Union Inter-nationale des Oenologues l’Associazione di categoria più antica, più numerosa e meglio organizzata a livello mondiale. Scopi dell’Associazione la tutela professionale dell’enologo e dell’enotecnico sotto il profilo etico, giuridico ed economico, nonché promuovere l’aggiornamento tecnico e culturale dei propri associati.

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Sfumature di Porto fra tradizione e modernità

I fiumi ed il mare, due elementi che spesso hanno condizionato la storia dell’uomo e del vino. Il fiume in questo caso è il Duero (in Spagna) o Douro (in Portogallo) ed il mare è l’oceano Atlantico.

Terzo fiume della penisola iberica con i suoi 827 Km il Duero nasce nel nord della Spagna per poi segnare il confine col Portogallo (dove è chiamato Douro) e dopo averlo attraversato, gettarsi nell’Atlantico, creando due importanti regioni vinicole, una per nazione.

Nel tratto portoghese il Douro ha scavato una valle profonda, impervia ed “eroica” per la viticultura. Terreni scistosi e granitici su cui affondano le radici della vite. Presenza di calcare e sabbie fluviali che si mescolano allo scheletro pietroso donando all’uva i suoi tipici sentori.

È dalle coltivazioni del Douro che nascono i vini Porto. Pigiatura tradizionale in vasche di pietra, macerazione sulle bucce, mutizzazione della fermentazione tramite aggiunta di acquavite. Quindi trasporto via fiume fino alle città di Porto e di Vila Nova de Gaia dove avviene l’affinamento secondo metodologie tradizionali mutuate dalla tradizione.

Se la fortuna storica del vino di Porto la si deve agli inglesi, che ne hanno sfruttato la grande stabilità per poterlo agevolmente trasportare via nave in ogni dove, certo è anche che oggi non siamo più così abituati al consumo di vini fortificati.

Per rinfrescarci la memoria (ed il palato), per approfondirne la conoscenza, per dare modo di assaggiare e scoprire produzioni di nicchia ma rappresentative dei vari stili di Porto, la sezione ONAV di Varese ha organizzato lo scorso 12 dicembre una interessante degustazione.

Sei tipologie diverse, fra giovani ed invecchiati, ossidati e non, per dare una panoramica quanto più ampia possibile a questo mondo spesso relegato in secondo piano.

LA DEGUSTAZIONE
Ruby Reserva, Quinta de Lamelas. Colore rubino cupo con riflessi violacei sull’unghia. Al naso si ha subito una nota di legno secco molto presente che fa quasi pensare che il bicchiere sia ancora “chiuso”. In realtà il sentore non se ne va col tempo o la rotazione ed è quindi una caratteristica poco elegante del vino. Al di sotto belle note di frotta rossa sotto spirito, prugna secca e ribes.

Un Porto non ossidativo che in bocca risulta morbido e burroso, con una bella dolcezza e sentore di frutti rossi macerati molto gradevole. Un bicchiere dall’interessante contrasto naso/bocca.

Tawny Reserva, Quinta del Lamelas. Ambrato, quasi spogliato nel colore, ma molto luminoso. Al naso arriva subito la nota ossidativa. Note ferrose e profumi di mela ed albicocca cotte, mallo di noce. L’alcool si percepisce al naso ma non è fastidioso lasciando spazio a note di pasticceria, crème brulée e marmellata d’arance. In bocca è gradevole ed armonico, con ossidazione e note mentolate e di rabarbaro che sostengono la persistenza.

Late Bottle Vintage 2012, Quinta de Pego. Un LBV, cioè in imbottigliamento tardivo, non filtrato. Colore violaceo intenso ed un naso ricco di frutta (soprattutto rossa) ed una leggera nota ossidativa pur non essendo nello stile della bottiglia. In bocca è più dolce dei precedenti e rivela una piacevole trama tannica sostenuta da una viva freschezza. Note di frutta ed una sensazione setosa che accompagnano il finale.

Vintage 2000, Quinta Sao Pedro. Rubino intenso. Leggero sentore ossidativo e note “polverose”, “di cantina”, per un naso poco pulito dal quale emergono profumi di frutta surmatura. In bocca l’alcolicità è marcata ma non fastidiosa. Secco ed un po’ aggressivo al palato, quasi squilibrato. Un Porto più “virile” dei precedenti e più legato alla tradizione.

Porto 30 anos, Quinta de Bulas. Trent’anni di invecchiamento in botte che donano un affascinate colore “tonaca da cappuccino” con riflessi verdastri. Naso ricco e complesso con frutta come dattero, more e fico, terziario di liquirizia e radice di rabarbaro. Completano il quadro olfattivo aromi di crema pasticciera, savoiardi ed un balsamico di assenzio.

In bocca è dolce e fresco con sentori di cacao e cioccolato. Sul finale si avvertono note ossidative e di noce.

Vintage 2006, Quinta do Vesuvio. Un porto volutamente non ossidato di un impenetrabile color rubino che alla rotazione tinge le pareti del calice. Grandi note di frutta rossa, fiori secchi ed un sentore balsamico. In bocca e dritto, caldo ma non stucchevole, un Porto “da pasto”. Un vino elegante, moderno, forte di alti punteggi nelle guide internazionali ma lontano dalla tradizione.

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Borgogna – Le vigne della Cote d’Or: il libro di Armando Castagno

ROMA – E’ il “caso editoriale” dell’anno, sul mondo del vino: Borgogna – Le vigne della Cote d’Or. La presentazione del libro è avvenuta a Roma, alla presenza dell’autore Armando Castagno, del finanziatore Paolo Bartolomeo Buongiorno, del fotografo del libro Andrea Federici e di numerosi estimatori dell’autore e della Borgogna.

A ospitare l’evento, l’11 dicembre, la suggestiva Sala Gianfranco Imperatori, sede dell’associazione Civita di Roma. Ad accogliere i visitatori, all’ingresso, alcune foto sulla Borgogna, scattate durante uno dei viaggi utili alla stesura del libro. Da queste fotografie si è subito catturati dall’attenzione che il fotografo ha messo nel cogliere i dettagli, i giochi di luce. E si intravede anche l’amore per il suo mestiere.

Per  vedere la luce, questa monografia ha avuto bisogno di circa due anni d’impegno ininterrotto da parte dell’autore, Armando Castagno, così come racconta l’autore stesso nella conferenza stampa. Senza contare i dieci anni per la raccolta del materiale. Il testo è uno studio sulla Borgogna divisa in 4 parti.

LA BORGOGNA FATTA IN QUATTRO
La prima parte tratta dei temi generali relativi al vino Borgogna, da quelli storico-territoriali a quelli legislativi, ampelografici, viticolturali, enologici e toponomastici.

La seconda e la terza parte sono poi consacrate allo studio approfondito di tutte le denominazioni previste nella Cote d’Or, annoverate lungo un ideale percorso di viaggio, da Nord verso Sud. In questa sezione, che copre quattro quinti del libro, ogni singola vigna di pregio è fatta oggetto di una monografia.

Non essendoci dati tecnici come note di degustazione, tabelle, valutazione di vini, “Borgogna – Le vigne della Cote d’Or” pùò essere definito un libro pensato per essere sempre attuale nel tempo.

La quarta ed ultima parte rende conto – in apposite appendici – dell’andamento stagionale particolareggiato e della qualità dei vini delle annate 1900-2016. In questa sezione, inoltre, Armando Castagno racconta ben 117 assaggi. In chiusura anche un glossario: un repertorio di fonti bibliografiche e sitografiche.

Nel raccontare le motivazioni che lo hanno spinto a redigere quest’opera, Castagno mostra tutta l’emozione e la gioia vissuta in Borgogna. Particolarmente toccante il momento in cui ha ringraziato la moglie e la figlia per la “pazienza e il sostegno dimostratogli, non facendogli mai pesare la sua inevitabile assenza, anche nei giorni importanti dell’anno, come Natale e Pasqua”.

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Forum Agricoltura di montagna: Cervim in prima linea

ROMA – L’agricoltura di montagna ha un ruolo fondamentale per la corretta gestione del paesaggio, la conservazione della biodiversità, il sostegno all’economia locale e il contrasto all’abbandono.

Di questo si è parlato al “Forum agricoltura di montagna. Prospettive e sfide per il 2020” che si è svolto a Roma e ha visto l’intervento del presidente Cervim, Roberto Gaudio.

Un tema affrontato nella prima sessione “Prodotti e filiere di montagna, diversificazione e reddito: opportunità per accrescere la competitività e la resilienza dei sistemi montani”.

All’evento hanno preso parte tra gli altri il Vice Ministro all’Agricoltura, Andrea Olivero, il Presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Luca Sani ed il Presidente nazionale dell’UNCEM, Enrico BorghiIl Forum ha rappresentato un’occasione di confronto e il luogo di condivisione delle proposte per la valorizzazione e lo sviluppo duraturo delle aree montane.

Oltre a presentare l’esperienza e le attività del Cervim – sottolinea Gaudio – è stata anche l’occasione per evidenziare, ancora una volta, come la viticoltura eroica rappresenti un valore aggiunto essenziale nellìeconomia di questi territori e come i legislatori, a tutti i livelli, debbano mettere in condizione i viticoltori di lavorare al meglio garantendo così una continuità operativa alle aziende presenti e favorendo l’insediamento di nuove giovani realtà”.

A Milano, il presidente Cervim ha poi preso parte ad un workshop all’interno dell’evento CIME. Nell’ambito di Italian Mountain Lab, una​ ​piattaforma​ ​diffusa​ ​e​ ​partecipata​ ​per​ ​la​ ​ricerca​ ​e​ ​lo sviluppo​ ​delle​ ​montagne​ ​italiane​ ​nel​ ​contesto​ ​europeo.

Gaudio è intervenuto all’incontro delle Reti​ ​nazionali​ ​per​ ​le​ ​montagne, “In​ ​movimento​ ​tra​ ​reti​ ​e​ ​​network​ ​nazionali​ ​per​ ​la​ ​ricerca​ ​e​ ​lo​ ​sviluppo​ ​della  montagna​ ​in​ ​Italia:​ ​valori,​ ​visione,​ ​​mission ,​ ​geografia,​ ​strategie​ ​e​ ​​community ​di riferimento”.

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Se il vino va di moda: Vegea e il nuovo filato da vite

MILANO – Produrre un filato innovativo che potrà essere usato per i settori moda, arredo e auto. E’ la nuova sfida dell’azienda milanese Vegea. Vino e moda, del resto, vanno da sempre a braccetto.

“In collaborazione con le cantine vinicole – spiega Francesco Merlino, fondatore e direttore tecnico di Vegea – stiamo lavorando ad un altro importante progetto per la valorizzazione dei residui di potatura delle viti, oltre che dei semi e delle bucce dell’uva. Questi contengono composti polifunzionali utili al nostro scopo”.

La nuova ricerca di Vegea è incentrata sullo sviluppo di filati per la creazione di nuovi “tessuti dal vino”, materiale totalmente vegetale e rinnovabile. Ogni anno dalla potatura delle vigne con le quali Vegea collabora si ricavano 1200 kg di tralci per ettaro. “Per rendersi conto della grande scalabilità del progetto – continua Merlino – basta pensare che solo in Italia sono presenti circa 650 mila ettari di vigne e, nel mondo, 7,5 milioni di ettari”.

“Il nostro obiettivo nel 2018 sarà stabilire importanti collaborazioni con i più grandi brand di moda, arredo, automobile e trasporti – evidenzia Gianpiero Tessitore, fondatore e Ceo di Vegea – con i quali valutare le modalità ed i tempi per il lancio sul mercato di Vegea”. Un primo passo è stato compiuto lo scorso 5 ottobre.

“Abbiamo presentato a Milano una prima collezione di abiti, scarpe e borse – sottolinea Merlino – per mostrare la versatilità e lavorabilità del materiale. Siamo molto soddisfatti degli interessamenti ricevuti da parte degli addetti al settore. Alcuni outfit ci sono già stati richiesti per essere esibiti nei più importanti musei ed eventi sulla moda ecosostenibile nel mondo”.

Non a caso, il 28 novembre Vegea è stata premiata al Parlamento Europeo di Bruxelles nell’ambito della “European Top 50 competition“, una competizione che ogni anno seleziona le 50 migliori idee d’impresa del nuovo millennio, tra migliaia presentate da tutto il Continente.

LA STORIA DI VEGEA
Vegea nasce nel 2016 a Milano come azienda produttrice di biomateriali da utilizzare nei settori moda, arredo, automobile e trasporti. I due fondatori sono Gianpiero Tessitore, architetto, e Francesco Merlino, chimico industriale. Da gennaio 2017 l’azienda è insediata presso Progetto Manifattura, incubatore clean tech di Trentino Sviluppo e polo dell’economia circolare.

Un esempio di Made in Italy, quello di Vegea, capace di unire due grandi eccellenze italiane: moda e vino, conosciute in tutto il mondo come icone di stile, per l’alta qualità dei prodotti e la grande tradizione artistica e manifatturiera.

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Consiglio Nazionale UIV: modifiche al sistema autorizzativo e accordo di libero scambio con il Giappone

“Un anno sicuramente complesso che non ci ha risparmiato difficoltà e battute di arresto. Le nostre imprese hanno risentito molto dell’andamento climatico bizzarro e la perdita della leadership in USA ne ha incrementato ulteriormente lo stato di sofferenza. Abbiamo lavorato duramente per valorizzare le attività di tutti gli imprenditori vitivinicoli italiani che continuano a macinare record, soprattutto in termini di qualità.

Sul fronte dell’export, purtroppo, siamo troppo rallentati da un sistema burocratico e amministrativo che ci fa perdere in competitività. La vitalità imprenditoriale e l’eccellenza delle nostre produzioni, di cui siamo orgogliosi, necessitano del supporto delle Istituzioni in una logica di sinergia, per dare impulso ad un nuovo modo di fare business, radicato fortemente sul territorio ma proiettato nel mondo grazie anche a strategie di sistema studiate ad hoc”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, interviene all’ultimo Consiglio Nazionale UIV per il 2017, tenutosi il 13 dicembre a Roma.

Molti i temi affrontati, tra cui spiccano in modo particolare il sistema autorizzativo (con la presentazione dell’elenco delle proposte promosse da UIV indirizzate a Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e la chiusura dell’accordo di libero scambio tra UE e Giappone (paese strategico per il vino italiano, attualmente troppo gravato da dazi e difficoltà di penetrazione).

“Il sistema autorizzativo è un tema centrale per UIV, visto che la competitività del vino italiano è dovuta anche a una ragionata strategia di gestione del potenziale viticolo e alle scelte intraprese in tale materia a livello europeo, nazionale e territoriale – continua Abbona – Abbiamo più volte evidenziato che l’attuale quadro normativo UE presenta numerose criticità, dovute in particolare alla rigidità nell’assegnazione del potenziale, nonché al meccanismo di salvaguardia.

Le limitazioni agli impianti stabilite dal sistema autorizzativo non consentono l’aumento delle dimensioni aziendali e, dunque, limitano lo sviluppo delle imprese rispetto ai competitor internazionali. Basti pensare che la superficie vitata media di un’azienda vitivinicola californiana è di 36 ettari, di una sudafricana 30 ettari, di un’australiana 30, di una cilena 13,5, a fronte di 1,8 di una italiana. In particolare, la mancanza di flessibilità del sistema rende impossibile un adattamento dinamico al mercato. In tal senso, auspichiamo i già sollecitati correttivi al sistema delle autorizzazioni, nell’ambito della riforma della PAC post-2020”.

Altro tema caldo trattato durante questo Consiglio Nazionale è stato la chiusura dell’accordo di libero scambio commerciale tra l’UE e il Giappone, appena annunciato dal commissario UE Cecilia Malmström, che offrirà un prezioso accesso preferenziale ai vini dell’UE, smantellerà le barriere tecniche che attualmente ostacolano il commercio del vino e riconoscerà il sistema UE di indicazioni geografiche (IG).

“Ringraziamo la Commissione europea, che ha negoziato l’accordo, e le istituzioni nazionali con le quali UIV ha collaborato lungo tutta la durata dei dialoghi, per questo importantissimo risultato – conclude il presidente Abbona – Il Giappone rappresenta un mercato strategico per il nostro vino, il primo nel contenente asiatico. L’export nei primi 9 mesi 2017 è cresciuto dell’7,8% in volume e del 7,4% in valore.

Con questo accordo, la cui chiusura ci era stata anticipata dalle Istituzioni Europee in occasione della nostra missione a Bruxelles del 22 Novembre, abbiamo vinto una grande battaglia per il settore vinicolo europeo. Chiediamo che venga ratificato in tempi brevi al fine di permettere al nostro comparto di rafforzare la propria competitività in Giappone, messa in discussione da altri Paesi, Cile in primis, che hanno stipulato accordi preferenziali diversi anni prima dell’UE e che, grazie a questi accordi, hanno aumentato le loro quote export in maniera significativa, a danno soprattutto dell’Italia”.

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Etichettatura, Martina: “Abbiamo fatto scelta di trasparenza. Pronti a difenderla in ogni sede”

“Noi abbiamo fatto una scelta chiara di trasparenza sull’indicazione d’origine in etichetta e siamo pronti a difenderla in ogni sede nazionale e comunitaria.”

Così commenta il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina la notizia del reclamo ufficiale presentato dall’organizzazione dell’industria alimentare europea FoodDrinkEurope alla Commissione Ue contro l’Italia per l’adozione dei decreti sull’indicazione obbligatoria di origine per il grano, riso e pomodoro.

“In attesa che ci sia una piena attuazione del regolamento europeo in materia – prosegue il Ministro – l’Italia garantisce ai consumatori il diritto a conoscere l’origine delle materie prime di latte, pasta, riso e derivati del pomodoro. I decreti sono pienamente operativi, come confermato anche di recente dalla decisione del Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso per la sospensiva. Andiamo avanti per valorizzare le nostre filiere e tutelare il lavoro dei nostri agricoltori”.

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UE, Coldiretti e Federalimentare: “Scongiurato mix tra abuso vino e consumo consapevole”

“Evitare di assimilare abuso alcool Paesi del Nord con il consumo consapevole e limitato delle bevande alcoliche della tradizione italiana”.

Questo l’obiettivo di Coldiretti e Federalimentare che, assieme al Governo Italiano e alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Ue, hanno preteso e ottenuto tale dichiarazione sulle Conclusioni del Consiglio Occupazione, politica sociale, salute e consumatori (in breve EPSCO).

Un principio espresso in allegato al documento della Presidenza UE. Nei giorni scorsi Coldiretti e Federalimentare erano intervenute proprio per chiedere l’impegno deciso del Governo “per tutelare da una nuova caccia alle streghe il vino che è la punta di diamante della filiera agroalimentare Made in Italy”.

I DETTAGLI
Nella dichiarazione si prende atto del fatto che “il tema è di grande rilevanza per le politiche sanitarie Ue” e quindi che “l’Italia non intende ostacolare alcuna proposta”. Tuttavia si ricorda “la positiva esperienza italiana che vede in generale il consumo medio della popolazione tra i più bassi in assoluto in Europa, in un contesto di stile alimentare e di vita sano”.

E si precisa che “per garantire l’efficacia delle politiche di prevenzione sia indispensabile un approccio multisettoriale”. L’adozione di misure fiscali, infatti, non costituisce di per sé una misura efficace, e anzi essa potrebbe stimolare modalità di approvvigionamento illecite. Inoltre si ricorda che ogni iniziativa nazionale in materia di etichettatura non debba violare i principi della libera circolazione dei beni tra gli Stati membri come previsti dai Trattati.

“Insistiamo sulla necessità che l’Unione europea distingua tra consumo equilibrato di bevande alcoliche nella dieta mediterranea e l’abuso di alcol emergenziale – dice Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare anche per rimanere in linea con le indicazioni e il linguaggio delle organizzazioni internazionali quali OMS, che distinguono sempre l’ uso dannoso di alcol e dal semplice consumo”.

“Il vino in questi anni è diventato l’emblema di uno stile di vita ‘lento’, attento all’equilibrio psico-fisico, che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol”, ha aggiunto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel precisare che “si tratta di una componente determinante della dieta mediterranea che ha consentito all‘Italia di diventare il Paese più sano al mondo grazie al modello di qualità alimentare”.

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Regolamento Omnibus, Efow: “Buone notizie per il settore vino”

BRUXELLES – Il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca hanno ratificato oggi la parte agricola del “Regolamento Omnibus”. Efow, la Federazione europea dei vini d’origine, accoglie con grande favore questa adozione.

“La componente agricola del regolamento Omnibus introduce nuove disposizioni molto positive per il settore del vino – evidenzia Efow in una nota – in particolare per le Denominazioni del vino. Concretamente, il regolamento migliora il sistema delle autorizzazioni di impianto di nuove viti, introducendo nuovi criteri a disposizione degli Stati membri. Inoltre, il testo prevede nuove misure per far fronte ai rischi climatici, abbassando la soglia per attivare l’assicurazione sulle colture, e per rispondere all’andamento negativo dei prezzi sul mercato, attraverso la condivisione del valore da parte delle organizzazioni di settore”.

Il presidente dell’Efow, Bernard Farges, accoglie così il lavoro svolto dai legislatori europei: “Si tratta di una riforma della Pac che consentirà al settore vinicolo, a partire dal 1 gennaio 2018, di rispondere meglio alle sfide che dovrà affrontare. Esprimo il mio plauso al coraggio dei ministri dell’Agricoltura e di tutti i deputati europei, in particolare gli eurodeputati Paolo De Castro e Michel Dantin, che hanno approfittato di questa opportunità per sostenere il settore vitivinicolo e speriamo che questo lavoro costruttivo continui mentre ci imbarchiamo in un dibattito sulla prossimo riforma della Pac”.

LA RIFORMA
Pac 2014-2020 è acronimo di “Politica agricola comune” e riguarda una delle voci maggiori del bilancio comunitario (quasi il 45%). Attraverso il “Regolamento Omnibus”, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2018, i ministri dell’Agricoltura dei Paesi membri hanno voluto introdurre alcune modifiche “in favore dei produttori degli Stati membri”. Una volta entrato in vigore, il Regolamento Omnibus non potrà infatti subire alcuna modifica sino al 2020.

“Con 503 voti a favore, 87 contrari e 13 astenuti – precisa l’eurodeputato De Castro – il Parlamento europeo ha approvato la riforma di medio termine della Pac: la politica agricola dell’UE post 2018 sarà più semplice ed equa. Il lavoro in Parlamento sull’Omnibus si è concluso con un ottimo risultato che conferma quanto l’accordo raggiunto in sede di triloghi con Commissione europea e Consiglio fosse estremamente ambizioso”.

MARTINA: “OTTIMA NOTIZIA”
“L’adozione del pacchetto Omnibus è un’ottima notizia. C’è molto dell’iniziativa italiana in questa riforma, grazie al lavoro dei nostri eurodeputati a partire da Paolo De Castro e dall’azione del nostro Ministero. Abbiamo ottenuto avanzamenti importanti che correggono una politica agricola comune troppo burocratica. Dal 1 gennaio 2018 ci saranno infatti più semplificazioni e progressi importanti per l’agricoltura italiana”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, che continua: “C’è più spazio per il sostegno ai giovani agricoltori, un taglio concreto di vincoli burocratici e un’attenzione maggiore alla questione cruciale della gestione del rischio, che vede un miglioramento degli strumenti a disposizione. Per la prossima programmazione servirà ancora più spinta per tenere insieme agricoltura, alimentazione e ambiente. La Pac è un pilastro necessario sul quale investire, un passaggio chiave per il rilancio dell’Europa”.
LE PRINCIPALI NOVITÀ DEL PACCHETTO OMNIBUS
– Si prevede una maggiore flessibilità per identificare la figura dell’agricoltore attivo,  nell’applicazione degli aiuti accoppiati e per i piccoli agricoltori
– Maggiore semplificazione nelle regole del greening e possibilità di aumentare il pagamento di base per i giovani agricoltori
– Sullo sviluppo rurale, le novità più importanti riguardano la gestione del rischio; in particolare, la soglia minima di danno per far scattare l’erogazione dei risarcimenti dovrebbe essere abbassata dal 30 al 20%. Altre semplificazioni riguardano lo strumento di stabilizzazione del reddito attraverso i fondi di mutualizzazione.
– Di grande importanza inoltre, tra l’altro fortemente volute dalla delegazione italiana, sono le novità introdotte alla misura consulenza aziendale che, pur se inserita negli attuali Programmi di sviluppo rurale, risulta praticamente inapplicata a causa di limiti oggettivi previsti nella regolamentazione di base.
– Per quanto riguarda le OCM, il rafforzamento del ruolo delle organizzazioni dei produttori per tutti i settori, analogamente a quanto già previsto nel pacchetto latte.
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Prosecco: a Rive Pordenone la “svolta sull’immagine”?

PORDENONE – Il futuro del Prosecco è strettamente legato alla sua immagine, che deve essere “forte, coerente e unitaria”. E’ quanto ha dichiarato Antonio Motteran, senior manager di aziende del calibro di Bauli, Illy, Carpenè Malvolti, consulente di strategia aziendale, docente presso Its di Mktg&Sales management.

L’occasione è quella del convegno Enotrend intitolato “Nuove sfide del Prosecco tra sostenibilità e mercato”, svoltosi in mattinata a Rive, in corso alla Fiera di Pordenone. Al centro dell’attenzione la sostenibilità, declinata negli aspetti economici, sociale e ambientale contrapposta al boom commerciale del Prosecco.

“Il Prosecco – ha spiegato Motteran – ha raggiunto dimensioni internazionali che gli conferiscono una posizione di leadership a livello di volumi, mettendolo in diretta competizione con lo Champagne, su cui può vantare dei primati in termini di caratteristiche qualitative. Per diventare il prodotto sparkling primo per volumi al mondo, è necessario che i tre consorzi del Prosecco siano uniti, per promuovere e salvaguardare l’immagine che lo lega al territorio ed evitare che diventi un prodotto indifferenziato con una ricaduta negativa sui produttori locali che ne costituiscono le radici storiche e culturali”.

“CONSORZI UNITI PER IL FUTURO DEL PROSECCO”
Oltre ad Antonio Motteran sono intervenuti due esperti sui diversi aspetti del tema: Diego Tomasi, che come direttore del Crea – Vit di Conegliano ha costantemente sotto controllo la situazione del fenomeno del Prosecco e Vasco Boatto, ricercatore di economia e politica agraria e fine analista degli scenari futuri del mercato vinicolo.

“Partiamo dal presupposto – ha dichiarato Boatto – che il mercato internazionale premia gli spumanti, e in questo contesto il Prosecco, nelle tre versioni, Docg Conegliano Valdobbiadene, Docg Asolo e Prosecco Doc, conquista ulteriori quote su tutti i mercati, sia in volume sia in valore. Questa buona performance del prodotto va attribuita ai suoi caratteri di distintività, che lo rendono unico e diverso rispetto agli altri spumanti”.

“Il Prosecco in questo momento si trova in diverse posizioni del suo ciclo di vita – ha proseguito Boatto – a seconda dei mercati: nella fase di sviluppo nei mercati Sud-Est asiatico e nel Nord Europa, in una fase di avvio della maturità nel Regno Unito, negli Usa, in Svizzera e in Belgio e nella piena maturità nei mercati di Germania, Francia e Australia. Vanno quindi intensificate le attività volte a supportare l’immagine del prodotto in termini di differenze, qualificazione e delle basi che lo rendono unico e coerente con le aspettative, tenendo sempre a mente il tema della sostenibilità ambientale”.

Di sostenibilità ambientale ha parlato Diego Tomasi, che ha affrontato il tema in termini concreti, portando esempi di sostenibilità che riguardano la terra, l’aria e l’acqua. “Grazie alla ricerca – commenta Tomasi – stiamo capendo che il suolo ha una ricchezza di microorganismi impensabile, e la viticoltura sostenibile deve cercare in primis di preservarla in quanto responsabile del benessere del vigneto. Con l’uso di impianti efficienti, ad oggi possiamo risparmiare il 40% di acqua rispetto al passato e utilizzando le macchine a recupero possiamo ridurre notevolmente l’inquinamento dell’aria in seguito ai trattamenti”.

Ma Prosecco è anche sinonimo di paesaggio. “Il paesaggio – ha commentato Tomasi – non è sostenibile dove la natura è abbandonata a se stessa, bensì dove è ben governata”. Alla successiva tavola rotonda hanno partecipato i presidenti dei tre Consorzi interessati: Stefano Zanette (Consorzio Prosecco Doc), Innocente Nardi (Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg) e Armando Serena (Consorzio Vini del Montello e Colli Asolani).

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Ddl agricoltura biologica rimandato: disappunto Federbio e Assobio

MILANO – Attraverso un comunicato stampa congiunto, Federbio e AssoBio esprimono “profondo disappunto per la mancata calendarizzazione in aula al Senato, entro la fine della legislatura, della discussione del ddl sull’agricoltura biologica”, già approvato dalla Camera e dalla Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

“Siamo consapevoli delle difficoltà legate al grande numero di provvedimenti in attesa del voto dell’Aula e dei tempi molto stretti della legislatura corrente, tuttavia riteniamo che la Legge Nazionale sul settore biologico debba rientrare nelle priorità di voto per motivi che attengono l’interesse del Paese”, fa sapere il presidente della federazione interprofessionale del settore Federbio, Paolo Carnemolla per il quale “la sola riforma del sistema di certificazione, affidata con delega al Governo ma ancora in itinere, non può essere considerata sufficiente se nel contempo non si interviene anche su tutti gli aspetti toccati dal provvedimento già approvato a larghissima maggioranza alla Camera e in Commissione al Senato”.

“Fallire anche in questa legislatura questa opportunità di supporto e organizzazione per uno dei settori più dinamici e promettenti per la crescita dell’Italia – evidenzia Carnemolla – significherebbe indurre sfiducia nelle Istituzioni, un messaggio assai grave e pericoloso, proprio perché del tutto incomprensibile, visto che manca solo un voto in Aula per chiudere un percorso partecipato e lungo”.

“Sollecitiamo quindi le forze politiche responsabili presenti in Senato a chiedere l’inserimento del disegno di legge nel calendario dei lavori dell’Assemblea: si tratta di uno strumento per sviluppare la sostenibilità di cui il sistema agroalimentare del Paese ha assoluto bisogno”, aggiunge Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici (cui aderiscono le maggiori aziende italiane con un fatturato di oltre un miliardo di euro l’anno) che non nasconde il disappunto dell’Associazione.

“La mancata approvazione entro l’imminente fine della legislatura di un testo – continua Zanoni – che è pacificamente condiviso da tutte le forze parlamentari rinvierà sine die gli investimenti nella ricerca, la valorizzare delle produzioni dei nostri territori e il benefico impatto dello sviluppo dell’agricoltura sostenibile sul nostro ambiente, ormai pesantemente inquinato da un’agricoltura intensiva che non può più costituire il modello di produzione e di consumo”.

“VENT’ANNI DI PROMESSE DISATTESE”
“Francamente non se ne può più – rilancia il presidente di Federbio Carnemolla – da vent’anni i ministri alle politiche agricole che si sono succeduti han fatto a gara nel definirci la punta di diamante dell’agroalimentare italiano e prometterci che avrebbero reso  più forte il comparto con scelte concrete. La scelta concreta che vediamo è quella della mancata calendarizzazione della discussione al Senato di una votazione che si risolverebbe in mezz’ora, tanto è diffuso il consenso. Questa precisa scelta politica non è certamente il trattamento da riconoscere a un’attività che si definisce d’interesse nazionale e rischia di dimostrare per l’ennesima volta la lontananza delle istituzioni dal Paese reale”.

Zanoni ricorda inoltre che “il settore biologico italiano è al primo posto in Europa per numero di aziende, oltre il 14% della superficie agricola nazionale è coltivata con metodo biologico, senza un grammo di pesticidi chimici di sintesi. Siamo l’unico settore dell’agroalimentare in crescita: solo l’anno scorso il numero delle aziende e delle superfici è cresciuto del 20%, creando occupazione, gettito fiscale, salvaguardia ambientale. Siamo al primo posto in Europa per l’export, e sul mercato interno, mentre i consumi alimentari convenzionali ristagnano, da una decina d’anni il consumo di prodotti biologici aumenta a doppia cifra”.

Mentre Carnemolla sottolinea che “l’agroalimentare biologico ormai dal 2008 e ancor più negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita dei consumi alimentari in Italia (secondo i dati AC NIELSEN gli si deve circa il 40% della ripresa nella GDO nel 2016), all’insediamento di giovani nelle imprese agricole, all’immagine e alla crescita del Made in Italy all’estero e quindi anche all’occupazione. Tutto questo garantendo qualità alimentare e ambientale, dunque salute, biodiversità e paesaggio”.

A differenza degli altri sistemi di qualità regolamentati a livello europeo – vini e prodotti tipici  che possono contare su un quadro normativo nazionale ormai consolidato, il settore biologico attende ormai da tre legislature un inquadramento legislativo che consenta di risolvere le molte criticità che, altrimenti, rischiano di minare una delle poche opportunità di futuro per l’agricoltura del nostro Paese.

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Grenaches du Monde 2021 al Consorzio Tutela Vini Trasimeno

Si è da poco conclusa la prima edizione di Grenache Italia, evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Trasimeno al Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago in provincia di Perugia.

Protagoniste del convegno le diverse declinazioni del Grenache e, in particolare, il Gamay del Trasimeno, variante del vitigno di origini spagnole coltivata nell’areale che circonda il lago. Un terroir caratteristico, influenzato dalla presenza del microclima lacustre, particolarmente adatto alla coltivazione della vite.

Un potenziale enologico da sfruttare al meglio, secondo il Consorzio Tutela Vini Trasimeno che nei prossimi anni incentiverà la coltivazione del Gamay del Trasimeno, un vitigno sul quale sono riposte grandi aspettative.

OBIETTIVO GRENACHES DU MONDE 2021
La candidatura del Consorzio ad ospitare, nel 2021, la nona edizione di Grenaches du Monde, arriva al termine di un anno ricco di rinnovamenti riguardanti l’immagine e gli obiettivi del Consorzio, ma anche di consolidamento delle produzioni più identitarie della DOC Trasimeno. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla revisione del disciplinare, che porterà, dal prossimo anno, ad una maggiore attenzione verso la produzione di vini a base Gamay del Trasimeno nella variante rossa e rosata.

“Il nuovo tessuto imprenditoriale di quest’area – spiega Emanule Bizzi, Presidente del Consorzio Tutela Vini Trasimeno – si sta decisamente orientando verso i vitigni tradizionali, come il Gamay del Trasimeno, che qui ha trovato un terroir ideale. La presentazione della candidatura per ospitare il Grenaches du Monde 2021 sottolinea quanto il Consorzio creda nel lavoro dei suoi soci e nelle potenzialità del suo territorio”.

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Enrico Baldin, alias Champagne Encry: un italiano alla corte di Francia

“Il n’est Champagne que de la champagne” ovvero “Non è Champagne se non è della Champagne”. Verissimo, ma non è detto che a fare lo Champagne debba essere per forza un francese.

Ed in effetti un’eccezione c’è. Si chiama Enrico Baldin, italiano quanto il tricolore, produttore di Champagne. E che Champagne!

La storia di Enrico e di Encry, la sua cantina, la si potrebbe riassumere semplicemente citando Eleanor Roosevelt: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. È infatti una storia di sogni e di caparbietà quella che l’ha portato ad essere ciò che è oggi.

Abbiamo avuto modo di ascoltarla proprio dalla sua viva voce, grazie ad un’interessante serata organizzata dalla sezione Onav di Varese. Serata che ha visto Enrico Baldin e i suo vini protagonisti sotto l’occhio (ed il naso!) attento dei presenti. Cinque le proposte di Enrico per sorprendere i suoi ospiti, tutte provenienti dal Grand Cru, 100% Chardonnay, di Mesnil sur Oger.

LA DEGUSTAZIONE
Apre la serata il Blanc de Blancs Brut. Base annata 2012 più il 20% di vini di riserva 2004 e 2006. Niente malolattica e utilizzo di estratto di vinaccioli per bloccare le fermentazioni (Enrico è molto attento a limitare l’utilizzo di solforosa). Quarantadue mesi sui lieviti e 4,5 g/l di dosaggio.

Colore paglierino carico con riflessi dorati, perlage fine e persistente. Note spiccate di mela verde, poi pesca e pera, un sentore erbaceo di fieno che si sposa con le note tostate e mandorlate.

Freschezza d’agrume e dolcezza di miele. In bocca pieno ed equilibrato, di grande sapidità e lunga persistenza.

Segue il Zero Dosage. Stesso vino del precedente ma non dosato. lo avevamo già incontrato durante “Mare di Champagne” ad Alassio e confermiamo il nostro parere.

Al naso è graffiante e molto minerale, inizialmente sembra quasi chiuso. Si apre poi sulla sua grande verticalità con note di agrume (pompelmo, lime) e frutta a polpa bianca. In bocca spiccano la sapidità e la finezza del perlage. La lunga persistenza è ben supportata dalla morbidezza.

Grand Rosé. 95% Chardonnay e 5% di Pinot Noir vinificato rosso proveniente da un altro Grand Cru: Bouzy. 36 mesi sui lieviti, 3 g/l di dosaggio. Accattivante nel colore, più tenue seppur intenso rispetto a molti altri Champagne.

Al naso è intenso e pulito. Frutti rossi come lampone e fragolina di bosco che si mescolano ai sentori tipici dello Chardonnay, un rosé non-rosé. In bocca la sapidità è appena smorzata dalla rotondità del Pinot.

La quarta proposta è Blanche Estelle, uno champagne nato dall’unione di 4 produttori divisi su 3 villaggi Grand Cru. 36 mesi di affinamento e 6 g/l di dosaggio.

L’idea è quella di creare in cooperativa con altri vigneron uno Champagne più morbido ed immediato che possa essere commercializzato in mescita a prezzi più contenuti.

Il risultato è un prodotto di grande bevibilità, diverso dal resto della gamma Encry. Al naso profumi di cipria e confetto con note fruttate. Morbido in bocca seppur supportato da una buona acidità. Persistenza più breve rispetto ai precedenti assaggi.

Chiude la carrellata il Millésime 2009. Racconta Enrico che in prima fermentazione si è dovuto abbassare la temperatura per via dell’esuberanza delle uve. 72 mesi, 4,5 g/l il dosaggio. Colore dorato e perlage finissimo. Molto evoluto al naso, sembra anche più vecchio del 2009.

Note di torrefazione, nocciola, terziario di caffè e liquirizia. Molto fine al naso con una nota di dolcezza burrosa pur senza aver fatto legno. Grande acidità e sapidità al palato. Lunga persistenza.

LA STORIA DI VEUVE BLACHE ESTELLE – ENCRY
La storia di Encry comincia quando Enrico, pur grande amante delle bollicine, non apparteneva per cultura professionale al mondo vinicolo. Lui si occupava all’epoca di ingegneria naturale e ripristino ambientale con particolare attenzione alle tecniche di idrosemina.

Tecniche che possono essere applicate anche in vigna per rinfoltire l’erba fra i filari. Quelle tipologie di erba che non entrano in competizione con la vigna ma al contrario favoriscono una buona ossigenazione del terreno e agevolano il proliferare di quegli insetti che favoriscono le azioni antiparassitarie.

Proprio questa sua specializzazione ha portato, 17 anni fa, Baldin in contatto con un vigneron che necessitava del suo aiuto per migliorare le proprie colture. Colture di Chardonnay a Mesnil sur Oger, in piena Côte de Blancs, Grand cru posto proprio fra le vigne di alcune grandi Maison. Il vigneron in realtà non produce vino, si limita a conferire uve o mosti proprio a quelle Maison.

È di Enrico l’idea, nel 2004, di mettersi a produrre Champagne in collaborazione col vigneron, rilevando da lui 3,5 ettari di vigna ed investendo nella costruzione di una cantina. Coltivazione biologica e biodinamica “non estrema”, pressa tradizionale da 4000 kg, vinificazione in solo acciaio. Estrema attenzione alla qualità in ogni fase.

Nel 2007 le prime bottiglie sono pronte e ben etichettate col neonato marchio Encry (dal soprannome di Enrico, Enry, con in più la C di Champagne) quando il CIVC (Comité interprofessionnel du vin de Champagne) blocca la vendita. Perché? Perché ad Encry manca la “fondatezza”, vale a dire una storia alle spalle che possa in qualche modo “garantire” la serietà e la tradizione della Maison.

Dopo quattro mesi è il socio-vigneron di Baldin a trovare la soluzione: suo nonno aveva in fatti registrato relativamente a quel terreno un marchio di Champagne, Veuve Blache Estelle, nel 1917. Mai prodotto un solo litro di vino, ma tant’è, il marchio esiste ormai da un secolo e tanto basta a garantire una “fondatezza”. Enrico rileva il marchio e rinomina i propri vini come “veuve Blache Estelle – Encry”. Il gioco è fatto!

Ed invece no. Il CIVC si mette ancora di traverso. Il Comité non accetta che un francese possa cedere il blasone ad un non-francese. La soluzione questa volta arriva da Nadia, la compagna di Enrico. Lei ha una zia francese, basta far nominalmente figurare lei come depositaria del marchio ed anche questo ostacolo è superato. Dopo l’ennesimo tira e molla il CIVC è costretto a riconoscere Vue Blache Estelle Encry (anche se con un escamotage non viene concesso di utilizzare da dicitura RM, Récoltant Manipulnat, in etichetta).

Volontà, caparbietà, intelligenza, grande qualità in vigna e nel bicchiere. Ingredienti che sembrano la trama di un romanzo. Il romanzo dell’italiano che andò in terra di Francia a produrre il più prestigioso dei vini francesi.

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Ogm in Europa, Coldiretti: diminuisce la superficie coltivata

Sono rimasti solo due Paesi a seminare organismi geneticamente modificati in Europa, dove nel 2017 si registra un ulteriore calo della superficie coltivata del 4,3%. E’ quanto rende noto la Coldiretti sulla base dell’analisi Infogm dalla quale emerge che la superficie europea coltivata a transgenico risulta pari ad appena 130571 ettari rispetto ai 136338 dello scorso anno.

Nel 2017 infatti, sottolinea la Coldiretti, le colture ogm sopravvivono nell’Unione Europea solo in Spagna e Portogallo dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato. Anche Repubblica Ceca e Slovacchia hanno infatti abbandonato la coltivazione e si sono aggiunte alla lunga lista di Paesi “Ogm free” dell’Unione Europea.

Le scelte degli agricoltori europei sono la dimostrazione concreta della mancanza di convenienza nella coltivazione Ogm nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle multinazionali che ne detengono i diritti. Quasi 8 italiani su 10 (76 per cento) peraltro si oppongono oggi al biotech nei campi, secondo una indagine Coldiretti/Ixe’.

“Per l’Italia – afferma il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo – gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy”.

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Trento, 80 nuovi imprenditori agricoli: lunedì consegna dei brevetti

SAN MICHELE ALL’ADIGE – Lunedì 20 novembre, alle ore 14, presso l’aula magna della FEM, l’assessore all’agricoltura della provincia di Trento, Michele Dallapiccola, consegnerà i brevetti a 80 nuovi imprenditori agricoli che hanno frequentato il percorso di formazione biennale 2015-2017 ottenendo i finanziamenti provinciali per il primo insediamento.

Contestualmente partirà una nuova edizione del corso con 64 aspiranti, selezionati tra una rosa di 110 candidati. All’evento interverranno il direttore generale, Sergio Menapace, il dirigente del Centro Istruzione e Formazione, Marco Dal Rì, gli organizzatori del corso, Paolo Dalla Valle e Carlo Micheli.

Dall’anno di attivazione (1986) ad oggi, il corso per la qualificazione professionale dei giovani imprenditori agricoli ha registrato oltre duemila iscritti. L’iniziativa si inserisce nell’ambito dell’attività di qualificazione professionale agricola programmata dal Centro Istruzione e Formazione grazie al finanziamento della Provincia autonoma di Trento.

Il percorso formativo è rivolto ai giovani di età compresa tra 18 e 40 anni che intendono insediarsi in agricoltura, e quindi ottenere il premio di primo insediamento in azienda agricola, ma che non sono in possesso di un titolo di studio rilasciato da una scuola superiore agraria.

L’obiettivo è garantire l’acquisizione di una serie di competenze mirate alla corretta gestione di un’azienda agricola ed il conseguimento del brevetto professionale di imprenditore agricolo.

Imprenditori agricoli: iscritti al corso
Anno di attivazione 1986: ad oggi complessivamente più di 2000 iscritti

Trend delle iscrizioni degli ultimi 10 anni
2006/08 –  60
2007/09 –  70
2008/10 –  75
2009/11  – 90
2010/12  – 90
2011/13  – 110
2012/14 –  120
2013/15  – 139
2014/16 170 di cui 90 ammessi al corso
2015/17 160 di cui 90 ammessi al corso
2016/18 120 di cui 65 ammessi al corso
2017/19 110 di cui 64 ammessi al corso

La partecipazione femminile, per alcuni anni in costante crescita (fino a punte massime del 35%), si è ormai stabilizzata mediamente intorno al 25/30 % delle adesioni.

Titolo di studio ammessi al corso
diploma di laurea 11%
diploma scuola superiore 47%
qualifica professionale 22%
licenza scuola media 20%

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Il Nobile di Montepulciano denominazione protetta dal governo cinese

Il Vino Nobile di Montepulciano è entrato nella lista dei 14 vini italiani che rientrano nella protezione di 100 marchi europei a denominazione da parte del governo cinese che fanno parte  dell’accordo europeo Pechino-Bruxelles: tre vini toscani tra cui il Nobile di Montepulciano.

Questi prodotti godranno di una particolare attenzione e protezione contro imitazioni e falsi da parte del governo centrale di Pechino che si impegnerà a effettuare controlli interni, agevolando il mercato e le azioni di promozione relative ai prodotti inseriti nella lista.

Un risultato importante per il Consorzio del Vino Nobile, che fa seguito a una serie di azioni legali per la registrazione e protezione del marchio a livello internazionale che il Consorzio ha intrapreso in tutto il mondo a partire dagli anni ’90.

“Rientrare in questa lista dove notiamo che molti vini pregiati italiani non sono inseriti, è frutto di un lavoro di concertazione che ci ha visti impegnati in questi anni – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Piero Di Betto – e il risultato dimostra in maniera chiara come solo tenendo unita una denominazione, che in questo caso è rappresentata dal nostro Consorzio, si può competere ed essere tutelati, come in questa circostanza, all’interno di un sistema internazionale dove la globalizzazione rischia sempre di più di indebolire marchi storici come il nostro e come quelli inseriti in questa lista”.

Il riconoscimento da parte di Pechino delle prime indicazioni geografiche europee rappresenta una grande opportunità per le eccellenze alimentari italiane come il Vino Nobile di Montepulciano, ma anche un importante riconoscimento, da parte del più grande mercato di consumatori al mondo, della tradizione e della qualità dei prodotti agroalimentari italiani ed europei.

Questo accordo deriva dal “progetto-test” Ue-Cina, avviato qualche anno fa, che prevedeva inizialmente il riconoscimento di 10 denominazione d’origine e indicazioni geografiche da parte di Pechino e di altrettanti alimenti di qualità d’origine cinesi da parte di Bruxelles. Il completamento del progetto  ha portato alla definizione di 100 prodotti di cui 14 vini italiani.

Un traguardo sempre più importante considerato che il Vino Nobile in Cina, e in generale nei paesi asiatici, ha visto un incremento delle presenze notevole. Nel 2016 la quota export in questi paesi ha quasi toccato il 10% contro il 3% del 2010. L’export rappresenta per il Vino Nobile di Montepulciano uno sbocco importante con una quota dell’80% e con una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. Primo mercato del Nobile la Germania con il 46% della quota esportazioni, vino molto apprezzato anche in Svizzera dove raggiunge il 16%. Il dato più significativo però arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano una crescita rispetto al precedente anno (+ 1%) arrivando nel 2016 arrivando a rappresentare il 21% dell’export.

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Coldiretti: una bottiglia su tre in Gran Bretagna è Prosecco

Una bottiglia su tre di spumante consumato in Gran Bretagna è italiano, principalmente Prosecco, bollicina preferita dagli inglesi davanti allo champagne. E’ quanto affermato da Coldiretti in riferimento agli effetti della Brexit per il “Made in Italy” nel settore agroalimentare.

Secondo Coldiretti, nei primi sette mesi del 2017, le esportazioni di spumante italiano hanno registrato un incremento del 12%, dopo che, già lo scorso anno, in assoluta controtendenza rispetto all’andamento statico generale era stato raggiunto il massimo storico di 366 milioni di euro.

Nello stesso periodo del 2017, secondo le elaborazioni dei dati Istat da parte di Coldiretti si è verificato un aumento complessivo delle esportazioni agroalimentari “Made in Italy” del 3%. La Gran Bretagna dunque, con 3,2 miliardi di import tra bevande e alimenti nel 2016  si conferma quarto partner dell’Italia e grande estimatrice della cucina italiana.10

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Analisi e Tendenze Vino

“Maremmachevini”: l’altra Toscana del vino si gusta a Milano

(immagini di repertorio)

Si svolgerà lunedì 13 Novembre dalle 15.30 alle 20.30 presso il Westin Palace di Piazza della Repubblica  la trasferta milanese di “Maremmachevini”, manifestazione firmata dal Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana.

All’evento, organizzato in collaborazione con Ais Milano saranno presenti 31 produttori della DOC Maremma Toscana con 88 vini in degustazione per guidare gli appassionati alla scoperta delle eccellenze vinicole della zona.

Durante la giornata, la sommelier Adua Villa condurrà la masterclass “Maremma: L’altra Toscana del Vino”, approfondimento dedicato ad otto vini del territorio ottenuti da una selezione dei vitigni coltivati in zona: dal Vermentino al Sangiovese presentato in versione rosato, dal Ciliegiolo all’Alicante, dal Cabernet Sauvignon al Merlot.

MASTERCLASS: AZIENDE E VINI IN DEGUSTAZIONE
Podere Ristella – Maremma Toscana DOC Vermentino 2016 “Bazzico”
Val delle Rose – Tenuta della Famiglia Cecchi Maremma Toscana DOC Vermentino 2016 “Litorale”
Poggio L’Apparita – Maremma Toscana DOC Rosato 2016 “San Michele n.3 Rosato”
Sassotondo – Maremma Toscana DOC Ciliegiolo 2015
Tenuta Rocca di Montemassi – Maremma Toscana DOC Rosso 2015 “Rocca di Montemassi
Fattoria Il Casalone – Maremma Toscana DOC Cabernet Sauvignon 2013 “Il Cucchetto”
Fattoria Mantellassi – Maremma Toscana DOC Alicante 2013 “Querciolaia”
Rigoloccio – Maremma Toscana DOC Merlot 2012 “Abundantia”

IL CONSORZIO
Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana è una realtà associativa nata nel 2014 con l’obiettivo di promuovere e tutelare la qualità dei vini della Doc Maremma Toscana. Al Consorzio, che opera nel Grossetano in una vasta area che si estende dalle pendici del Monte Amiata fino alla costa maremmana, l’Argentario e l’Isola del Giglio aderiscono 272 aziende. La DOC si sviluppa su una zona di produzione di circa 8.550 ettari di cui, oltre 1.750 sono stati utilizzati nel 2016 per produrre vini della denominazione.

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Corso post diploma per periti agrari: Fem consegna i primi attestati

Saranno consegnati domani venerdì 10 novembre, alle ore 10, presso il Palazzo della Ricerca Conoscenza della Fondazione Edmund Mach, gli attestati ai primi 21 studenti che hanno frequentato il corso post diploma per periti agrari alternativo al praticantato.

Frutto dell’accordo sottoscritto tra il Collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati e il Centro Istruzione e Formazione FEM, il corso, primo a livello nazionale, con 800 ore di studio fornisce una adeguata e solida preparazione tecnico-pratica ai diplomati in agraria  consentendogli di sostenere l’esame e abilitarsi come perito agrario, in alternativa ai 18 mesi di praticantato.

Alla cerimonia, interverranno il direttore generale FEM, Sergio Menapace, il dirigente del Centro Istruzione e Formazione FEM, Marco Dal Rì, il presidente nazionale del Collegio dei periti agrari e dei periti agrari laureati, Mario Braga e il presidente del Collegio di Trento, Mario Tonidandel.

Con la consegna degli attestati prenderà avvio anche la seconda edizione del corso.

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Vini italiani all’Onu: una “selezione” che valorizza (solo) i grandi nomi

Chi lo avrebbe mai detto? Il meglio del vino italiano è rappresentato da case vinicole che collaborano attivamente con la Grande distribuzione organizzata, ovvero il mondo dei supermercati.

E’ quanto emerge dal Consiglio di Sicurezza del’Onu. Nessun intrigo internazionale, tranquilli. Dopo dieci anni, la presidenza del Consiglio è tornata all’Italia.

E l’ambasciatore Sebastiano Cardi ha pensato bene di celebrare l’investitura consegnando ai membri del Consiglio di Sicurezza una selezione dei migliori vini italiani.

Grandi bottiglie, delle migliori annate, sono finite così nelle mani dei rappresentanti delle maggiori potenze (politico-finanziarie) del mondo: dalla Francia alla Cina, dal Regno Unito al Giappone. Passando ovviamente per gli Stati Uniti. La consegna della speciale “bag enoica” è avvenuta all’inizio del mese, proprio a New York.

La selezione dei vini è stata curata da Lucio Caputo (nella foto sotto), presidente dell’Italian Wine & Food Institute.  Mentre tentiamo di metterci contatto con lui per capire quali siano stati i criteri guida delle scelte, non possiamo che notare come, nella lista, figurino numerosissime aziende operanti nel mondo della Grande distribuzione organizzata italiana (e in alcuni casi internazionale).

I VINI, LE CANTINE
Il massimo esponente del Wine & Food Insitute ha fatto la spesa con Argiolas (Igt Isola dei Nuraghi Turriga 2013), Bertani (Amarone Della Valpolicella Classico Doc 2007), Jacopo Biondi Santi (Igt Toscana Schidione 2010), Castello di Querceto (Igt La Corte 2007), Col d’Orcia (Brunello di Montalcino Docg 2012), Donnafugata (Mille e Una Notte 2012), Fontanafredda (Serralunga d’Alba Barolo Docg 2013), Gaja (Barbaresco Docg 2013).

Poi ancora: Lungarotti (Vigna Monticchio Rubesco Riserva Docg 2009), Marchesi Antinori (Tignanello 2014), Mastroberardino (Naturalis Historia Taurasi Docg 2009), Planeta (Santa Cecilia Noto Doc 2010), Rocca delle Macie (Riserva di Fizzano Gran Selezione Chianti Classico Riserva Docg 2013), Sella & Mosca (Marchese di Villamarina Doc 2010), Tasca d’Almerita (Rosso del Conte Doc 2012), Travaglini (Gattinara Riserva Docg 2011), per finire con Vespa Vignaioli (Raccontami Primitivo di Manduria Doc 2014).

Una selezione, a prima vista, quasi scontata. Grandi nomi per grandi vini, già noti a livello internazionale e già in vendita nei principali mercati del mondo. Una (facile) scommessa che giova all’immagine della Gdo italiana, sempre più in grado di fungere da vetrina, anche per produttori blasonati.

Ma fa pensare la poca “fatica” compiuta dall’Italian Wine & Food Institute. Che così, forse, ha perso un’occasione unica per valorizzare il tessuto dei piccoli-medi produttori del Belpaese. Quelli che contribuiscono a fare grande l’Italia del vino, nel mondo, ognuno col suo modesto pezzo di puzzle. Vini che al Consiglio di Sicurezza dell’Onu non si bevono. Non si sono mai bevuti. E forse, così, non si berranno mai.

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Horizon 2020: 1 miliardo per agricoltura e aree rurali

Ricerca, sostenibilità, digitalizzazione e rinascimento rurale. Sono questi gli ambiti di azione per i quali il programma Ue Horizon 2020 ha messo a disposizione un miliardo di euro per l’agricoltura e le aree rurali per il 2018-2020.

“Si tratta di azioni finalizzate a stimolare innovazione e nuove strategie per il comparto primario – ha osservato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – in grado di generare valore aggiunto lungo tutto l’asse dell’agroalimentare. Il programma Horizon 2020, inoltre, costituisce un elemento di interesse per tutti gli espositori e i visitatori di Fieragricola che a Verona, dal 31 gennaio al 3 febbraio, potranno fare sintesi e pianificare percorsi ad alto tasso di innovazione per le filiere”.

In particolare, nel capitolo Food security e sostenibilità sono previsti 753 milioni, di cui 75 a finanziare progetti di ricerca per la gestione dei suoli, 45 su cambiamenti climatici e 112 per la cooperazione internazionale su temi agricoli con Cina e Africa. Ai progetti di ricerca per rendere più giovani, vitali e connesse le aree rurali (il cosiddetto “Rinascimento rurale”) sono dedicati 263 milioni, dei quali 100 per la sperimentazione di filiere innovative basate sull’economia circolare.

Con una dotazione di 77 miliardi di euro, il programma dell’Ue per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione Horizon 2020 sostiene l’eccellenza scientifica in Europa. Nei prossimi tre anni la Commissione intende aumentare l’impatto dei propri finanziamenti per la ricerca, concentrandosi su un numero inferiore di temi, ma più sensibili, come la migrazione, la sicurezza, il clima, l’energia pulita e l’economia digitale. Horizon 2020 sarà così maggiormente orientato a favorire innovazioni pionieristiche e di supporto al mercato.

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Disabilità, Mtv Toscana: beneficenza a fumetti per #vorreiprendereiltreno

Tutto pronto per il grande appuntamento in programma sabato 18 novembre presso la Tenuta Bacco a Petroio (Vinci) dove si svolgerà la giornata di beneficenza aperta a tutti promossa dal Movimento Turismo del Vino Toscana in collaborazione con l’Associazione Onlus “Vorrei prendere il treno” di Iacopo Melio e con la Scuola internazionale di Comics di Firenze.

Dopo le aste organizzate in passato, per rendere ancora più unica la festa, quest’anno i generosi produttori toscani di MTV, hanno deciso di organizzare una ricca lotteria che sarà condotta con la supervisione ironica del cantautore fiorentino Lorenzo Baglioni (in lizza per partecipare a Sanremo Giovani) che già per il Movimento aveva realizzato una “colonna sonora” in occasione di Cantine Aperte.

“Un appuntamento da non perdere per i wine lovers che potranno aggiudicarsi premi unici – dice il presidente di MTV Toscana, Violante Gardini – come bottiglie pregiate, voucher esperenziali da vivere in cantina con i produttori ed anche le opere che i fumettisti realizzeranno appositamente per l’evento. Noi del Movimento Turismo del Vino, al fianco di Iacopo Melio, con la simpatia di Lorenzo Baglioni e con gli eroi del fumetto, invitiamo tutti a partecipare numerosi per divertirsi e fare del bene insieme”.

LA LOTTERIA
l raccolto della lotteria andrà a finanziare le attività dello sportello psicologico che l’associazione ha creato per sostenere chi vive la disabilità direttamente o da vicino. Lo sportello è completamente gratuito e si svolge ogni sabato, dalle 9:30 alle 12:30, presso la sede della Onlus.

Lo sportello è pensato per i ragazzi disabili, per favorire una migliore conoscenza di se stessi e attivare risposte efficaci ai propri problemi e alle proprie difficoltà migliorando i rapporti interpersonali, attività di problem solving.

I PREMI
I biglietti per l’estrazione saranno disponibili durante l’evento di beneficenza.
 Si potrà decidere di mirare a un premio super speciale o a un premio più semplice. Ci saranno infatti due tipi di estrazione durante l’arco della giornata: per la prima i biglietti avranno il costo di 15 euro a biglietto o 36 euro per il pacchetto di tre biglietti.

Per la seconda estrazione invece il costo sarà di euro 5 per il singolo biglietto o 20 euro per il pacchetto da 5 biglietti. I premi in palio saranno  non solo bottiglie e altri gadget generosamente offerti dalle cantine socie MTV Toscana (tra cui magnum, bottiglie di riserva, cassetta di legno da 6, voucher degustazione, bottiglia di grappa o brandy), ma anche le opere realizzate nella minimaratona del fumetto dai fumettisti in gara e pubblicazioni varie messe a disposizione da Comics. I lotti dei premi sono disponibili sul sito www.mtvtoscana.com e alla pagina facebook dell’evento.

Il programma della giornata. L’evento si aprirà alle 16.00 con la mini maratona del fumetto “Vinifichiamo gli eroi del fumetto” durante la quale gli studenti della Scuola internazionale di Comics di Firenze si sfideranno a colpi di matita.

Seguirà alle 19 un aperitivo placé con sfiziosi piatti in abbinamento ai vini messi a disposizione dalle cantine socie MTV Toscana che faranno da cornice ad una serata ricca di premi e di sorprese grazie alla lotteria di beneficenza.

Alla serata, promossa anche dalla testata fiorentina Firenze Spettacolo, parteciperà come detto un amico “speciale” del Movimento Turismo del Vino Toscana, il cantautore fiorentino Lorenzo Baglioni, legato a Iacopo Melio ed al Movimento Turismo del Vino per aver realizzato una canzone per entrambi. La partecipazione è aperta a tutti al costo di partecipazione di 25 euro (anche questi in beneficenza), la prenotazione (gradita entro il 14 novembre) può pervenire all’indirizzo segreteria@mtvtoscana.com o al numero 349 7160023.

L’ASSOCIAZIONE “VORREI PRENDERE IL TRENO”
La Onlus “#vorreiprendereiltreno” nasce il 31 Gennaio 2015 e si pone come obiettivo quello di sensibilizzare alla disabilità, in particolar modo all’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali attraverso progetti concreti sul territorio, ma anche con un’attività mediatica costante ed efficiente sui social network.

Con un linguaggio spesso divertente e ironico, attraverso il suo presidente Iacopo Melio, viene proposta una visione della “diversità” leggera e spontanea, senza perdere di vista la concretezza e la serietà nel proporre idee e soluzioni in materia di accessibilità e inclusione.

L’obiettivo principale resta quello mediatico, della sensibilizzazione. In questo senso la Onlus organizza e partecipa a iniziative come convegni, conferenze, incontri nelle scuole, forum, mostre e spettacoli e incontri di altro tipo per informare ed educare alla disabilità in modo propositivo.

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Assoenologi: 72° congresso nazionale sul tema della viticoltura sostenibile

Sarà il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ad aprire il 72° Congresso nazionale dell’Associazione enologi enotecnici italiani (Assoenologi), in programma dal 17 al 19 novembre alla Leopolda di Firenze.

Sarà il congresso della “sostenibilità a tutto tondo”. Un tema unico, affrontato da diversi punti di vista, per fare chiarezza su una parola sulla bocca di tutti, ma di cui spesso non si comprende appieno il significato.

Dopo il ministro e la prolusione del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, alla cerimonia inaugurale interverranno numerosi rappresentanti di istituzioni locali, nazionali e internazionali. Ai saluti del sindaco di Firenze, Dario Nardella, dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi, del coordinatore degli assessori regionali Leonardo Di Gioia, e dell’assessore al turismo, fiere e congressi, Anna Paola Concia, faranno seguito gli interventi dei vertici delle più importanti organizzazioni di filiera.

Ovvero Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, Secondo Scanavino, presidente della Cia. Sandro Boscaini, presidente di Federvini, annuncerà il recente accordo fatto con Assoenologi per migliorare i servizi alle Imprese attraverso la professionalità degli Enologi.

Sarà quindi la volta di Gaetano Marzotto e Claudio Marenzi, rispettivamente past president e presidente di Pitti Immagine, e del presidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi. Seguirà l’intervento del presidente della locale sede di Assoenologi Ivangiorgio Tarzariol. Saranno presenti inoltre Alessandra Ricci, amministratore delegato della Simest e Donatella Carmi Bartolozzi, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, quali partner istituzionali del congresso, insieme a Banca Cr Firenze e Federvini.

Nell’ambito della serata la consegna del Premio Assoenologi Versini del valore di 7.500 euro a Daniela Fracassetti, dell’Università di Milano per il lavoro “Il gusto di luce nel vino bianco: meccanismi di formazione e prevenzione” e la consegna degli attestati di “Soci Onorari” di Assoenologi a Maurizio Martina, Dario Nardella, Marco Remaschi, Anna Paola Concia e Gaetano Marzotto, “per la professionalità, la passione e l’impegno profusi in azioni e progetti dedicati alla valorizzazione del settore vitivinicolo” e quale “segno di riconoscimento per la concreta e personale attenzione data alla associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli”.

TEMA UNICO: LA SOSTENIBILITA’
Tra il pomeriggio di venerdì 17 e le mattine di sabato 18 e domenica 19 novembre, si alterneranno sul palco undici relatori. “Fra carbon footprint, riduzione degli input e tutela del paesaggio e della biodiversità – dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi (nella foto) – il tema della sostenibilità alimenta pareri discordi. Per cui è un argomento sul quale si avverte la necessità di fare chiarezza. Essere ‘sostenibili’ significa lavorare per sottrazione, riducendo l’emissione del gas serra e, unitamente, razionalizzare il consumo d’acqua e di agrofarmaci”.

“Il termine si coniuga perfettamente all’ecosistema e all’ambiente – continua Cotarella – ma è anche un modus operandi che si estende, in senso più globale, anche all’ambito economico, sociale e soprattutto culturale, essendo tutti questi elementi strettamente correlati e interdipendenti”.

A dipanare questa aggrovigliata matassa, sulla quale c’è poca uniformità di vedute, sono stati chiamati, per la parte viticola, Ruggero Mazzilli, fondatore di Spevis, Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, il francese Nicolas Joly, della Coullè de Serrant, che segue i principi steineriani della biodinamica e Steve Matthiasson, enologo della Napa Valley, coautore del “Codice di condotta sostenibile”, il manuale standard per la viticoltura sostenibile in California.

Raffaele Borriello, direttore di Ismea, indicherà la via della sostenibilità economica attraverso la conoscenza dei dati del mercato. Alla coordinatrice del Settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Ruenza Santandrea si è chiesto invece di parlare di sostenibilità della cooperazione, mentre all’editore Andrea Zanfi, autore di numerosi libri sul vino e i suoi territori, di comunicazione, fra la sostenibilità della cultura e del sociale.

Oscar Farinetti, presidente di Eataly, racconterà la propria esperienza imprenditoriale, mentre Renzo Cotarella, enologo amministratore delegato di Marchesi Antinori, ci parlerà della scelta sostenibile in cantina e dei relativi costi. Attilio Scienza affronterà poi il tema della genetica e del suo contributo sostenibile, parlando dei nuovi portinnesti resistenti alle malattie e alla siccità, in particolare l’M4, che si è rivelato nettamente superiore ai portinnesti noti da tempo, confermando le sperimentazioni preliminari fatte negli anni precedenti.

L’ANTEPRIMA
In anteprima assoluta al 72° Congresso di Assoenologi, Stefano Vaccari, capo Dipartimento dell’Icqrf del Mipaaf, presenterà i primi dati della Cantina Italia forniti dai registri telematici, con lo scopo di “offrire agli operatori una prima, sommaria serie di dati da valutare più nella prospettiva delle potenzialità del registro in termini conoscitivi”.

Nella prima sessione dei lavori che anticipa la cerimonia inaugurale di venerdì 17 novembre il presidente di Equitalia, Riccardo Ricci Curbastro presenterà il progetto di Certificazione della filiera vitivinicola quali soggetti sostenibili.

Alterneranno i lavori congressuali alcune degustazioni dei vini più rappresentativi del territorio, con un focus particolare su Sassicaia e Tignanello, alla presenza dei marchesi Piero Antinori e Nicolò Incisa della Rocchetta, che nell’occasione riceveranno l’attestato di Soci Onorari di Assoenologi.

Paese ospite di questa edizione congressuale il Portogallo, a cui sarà dedicata una specifica sessione, con analisi sensoriali di alcuni dei vini più blasonati. Presenti due gradi enologi portoghesi: Jose Maria Soares Franco, di Portugal Ramos, e David Guimaraens, della Taylor’s Fladgate.

In programma anche un concerto “Omaggio al Vino”, di cantanti e pianisti dell’Accademia del Maggio Fiorentino, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e una ricca serata di gala condotta da Bruno Vespa, con la straordinaria partecipazione di Carlo Conti e Peppino di Capri.

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Barolo, Vini Corsari 2017: le cantine partecipanti

Torna al Castello Falletti di Barolo per il quinto anno consecutivo “Vini Corsari“, il Festival Europeo dedicato al vino artigianale.

Due giorni di degustazioni e vendita al pubblico, con la possibilità di conoscere trenta vignaioli provenienti da Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Repubblica Ceca.

Un evento organizzato dall’Associazione Culturale Giulia Falletti di Barolo con la collaborazione di Cantina Giuseppe Rinaldi (Barolo) e Os Goliardos (Lisboa, Portogallo).

ELENCO AZIENDE PARTECIPANTI
Portogallo/Portugal

Quinta da Serradinha (Lisboa), João Tavares de Pina (Dão), Mateus Nicolau de Almeida (Douro); 

Spagna/Spain
Da Terra Viticultores (Ribeira Sacra/Val du Bibei), Marañones (Madrid), Alvar de Dios Hernandez (Toro), 4 kilos vinicola (Mallorca).

Francia/France
Jean-Louis Tribouley (Roussillon), Bernard Baudry (Loire), Francis Boulard (Champagne), Meyer-Fonné (Alsace), Robert-Denogent (Bourgogne).

Germania/Germany
Melsheimer (Mosel), Clemens Busch (Mosel), Immich-Batterieberg (Mosel)

Svizzera/Switzerland
Histoire d’Enfer (Valais)

Austria
Heinrich (Burgenland), Rosi Schuster(Burgenland), Moric (Burgenland)

Repubblica Ceca/Czech Republic
Ota Sevcik (Boretice)

Italia/Italy
San Fereolo (Piemonte), Terrazzi Alti – Siro Buzzetti (Lombardia), Alfio Mozzi (Lombardia), Boffalora – G.Guglielmo (Lombardia), Fattoria sociale La Costa (Veneto), Carolina Gatti (Veneto), Skerk (Friuli), Giovanni Montisci (Sardegna), Testalonga (Liguria), Valter Mattoni (Marche), Carla Simonetti (Toscana)

Espositori
Enoteca Regionale del Barolo – Barolo istituzionale 2013
Donna Elvia – Dolceria Modicana (Sicilia)
Possibilia Editore – libri sul vino

Le immagini dell’edizione 2016

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Come funzionano le commissioni di degustazione vini Doc e Docg

In Italia, tutti i vini a Denominazione (Doc e Docg) devono essere sottoposti ad analisi chimico-fisica presso i Laboratori autorizzati e al successivo esame organolettico da parte di una Commissione di degustazione. Il vino può essere messo in commercio nei supermercati, così come negli altri canali di vendita, solo dopo aver superato questi due step.

Un processo gestito dalle Camere di Commercio di riferimento, in base alla zona della Doc e della Docg. oppure da organismi accreditati come Valoritalia. Nella maggior parte dei casi, l’analisi chimico-fisica ed organolettica del vino viene richiesta dal produttore attraverso un modulo come questo.

Come si evince dalla Camera di commercio di Torino, che prendiamo in esame, a occuparsi del prelievo dei campioni del vino attraverso è del “personale appositamente incaricato”. I campioni prelevati vengono sottoposti ad analisi chimico-fisica tramite un Laboratorio chimico autorizzato.

“L’esito positivo dell’analisi chimico-fisica consente il successivo esame organolettico della partita di vino da parte della Commissione di degustazione nominata dalla Camera di commercio, la quale potrà esprimere un giudizio di idoneità, di rivedibilità o di non idoneità”.

CHI SONO I DEGUSTATORI?
Le Camere di Commercio istituiscono gli elenchi dei “Tecnici Degustatori” e degli “Esperti Degustatori”. Si tratta di professionisti in attività da almeno due anni e in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:

– diploma di perito agrario specializzato in viticoltura ed enologia od enotecnico;
– diploma di enologo
– diploma di laurea in scienze agrarie con specializzazione nel settore enologico
– diploma di laurea in scienze delle preparazioni alimentari con specializzazione nel settore enologico
– titoli equipollenti conseguiti all´estero

Per l´iscrizione all’elenco degli “Esperti degustatori” sono invece richiesti i seguenti requisiti:

– partecipazione a corsi organizzati da associazioni nazionali ufficialmente riconosciute operanti nel settore della degustazione dei vini e superamento di esami sostenuti a conclusione dei corsi stessi
– esercizio dell´attività di degustatore per almeno un biennio antecedentemente alla data di presentazione della domanda

I “VINI” POSSONO ESSERE BOCCIATI?
La risposta è sì. “In caso di ‘rivedibilità’ – spiega la Camera di Commercio di Torino – l’interessato può richiedere il ritiro di una nuova campionatura entro 60 giorni dalla notifica ricevuta. Trascorso tale termine, il prodotto per il quale non sia stata richiesta una nuova campionatura sarà considerato non idoneo”.

L’esito negativo dell’analisi chimico-fisica, invece, “preclude l’esame organolettico e comporta il declassamento dell’intera partita di vino”. È fatta salva la possibilità, entro 7 giorni dalla ricezione della comunicazione dell’esito negativo, di ripetere l’esame chimico-fisico “previo nuova richiesta di prelievo, a condizione che la partita possa essere ancora oggetto di pratiche e trattamenti enologici ammessi dalla normativa nazionale e comunitaria”.

Per ogni richiesta di prelievo è previsto il versamento alla Camera di commercio di una tariffa pari a circa 20 euro più Iva quale “quota fissa” per ogni campione di vino, più 0,15 euro più Iva quale “quota variabile” per ogni ettolitro o frazione della partita in esame. Sono inoltre a carico del detentore della partita il costo dell’analisi chimico-fisica svolta dal laboratorio chimico autorizzato pari a 31 euro più Iva.

I RICORSI
Sempre entro 7 giorni dal ricevimento della comunicazione riportante l’esito negativo dell’esame chimico-fisico, può essere presentato ricorso. Trascorso tale termine, in assenza di ricorso, si provvederà al declassamento della partita.

“In caso di presentazione del ricorso – precisa la Camera di Commercio – l’analisi di revisione sarà effettuata presso un laboratorio diverso da quello che ha effettuato la prima analisi. Qualora il campione venisse giudicato ‘non idoneo’ alla degustazione, l’interessato può presentare ricorso alla Commissione d’appello entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione”.

Le spese per gli esami d’appello sono a carico del richiedente e sono salate: si parla di circa 260 euro. Nel caso di mancato ricorso o di conferma del giudizio di “non idoneità” da parte della Commissione d’appello, la partita di vino si intende declassata.

I LABORATORI PRIVATI: L’ESEMPIO DI CAVIRO
Le aziende più strutturate possono contare su laboratori interni per compiere ulteriori analisi preliminari dei vini, prima di imbottigliarli. E’ il caso di Caviro, la cooperativa italiana che produce il Tavernello (qui la nostra visita). Nel laboratorio dello stabilimento di Forlì operano una decina di persone tra enologi, analisti di laboratorio e impiegati all’Assicurazione qualità, coordinati dall’enologo Pietro Cassani e Giacomo Mazzavillani.

“Tutte le singole partite – evidenzia Giordano Zinzani, responsabile Normative e Tecniche Enologiche di Caviro – sono valutate in funzione della qualità specifica di quel campione. Ogni ritiro viene catalogato e degustato da una commissione composta dagli enologi Caviro e da quelli delle stesse cantine associate. Le degustazioni avvengono alla cieca, sulla base delle schede di valutazione Assoenologi, con punteggio in centesimi. Il voto, assieme alla rispondenza dei caratteri analitici, contribuisce alla modifica del prezzo base garantito ai soci per il pagamento delle uve”.

 

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