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Consorzio Brunello: con ristorazione, fermo anche mercato vino premium italiano

MONTALCINO – Il rinvio, a giugno, della ripresa della ristorazione e del turismo in Italia mette in ulteriore difficoltà il mercato del vino del Belpaese. Una crisi che penalizza principalmente le aree icona del made in Italy enologico che nell’horeca nazionale e internazionale trovano il proprio sbocco naturale. Un’alta fascia produttiva che si distingue per basse rese e massimo valore aggiunto e per cui risultano inefficaci se non inique le principali misure nazionali allo studio per combattere la crisi, come la vendemmia verde e la distillazione.

Per questo il Consorzio del vino Brunello di Montalcino ha fatto presente all’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, la propria particolare situazione, oltre alle relative proposte per uscire dall’emergenza e dalla sempre più insostenibile quanto imprevista tensione finanziaria. Tra queste, la dichiarazione dello stato di calamità naturale per tutta la Toscana, con accesso al Fondo di solidarietà nazionale e l’attivazione del Mediocredito Toscano a garanzia dei provvedimenti del Governo in materia di proroga di mutui e debiti.

“In questa fase di grave crisi per il vino toscano – ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – il nostro ente non abdica al suo ruolo guida anche nel campo della promozione. Siamo infatti convinti che questa non sia una crisi strutturale, ma una difficoltà congiunturale generata dal Covid-19 cui contrapporre, assieme a un’adeguata dotazione creditizia, una reazione forte basata sulle attività di promozione e marketing”.

“È infatti allo studio a partire dalla seconda parte di quest’anno – ha aggiunto Bindocci – un piano articolato di presenza capillare sui maggiori canali commerciali online nei principali mercati di sbocco, dalla Germania agli Stati Uniti, dal Giappone, al Canada, all’Italia, a supporto del brand Montalcino e delle sue produzioni”.

“L’obiettivo – ha concluso il presidente – è mettere subito in sicurezza le aziende e allo stesso tempo prepararci nel migliore dei modi al ritorno della domanda. Non temiamo l’abbondanza di stock in cantina perché il Brunello in giacenza non perde ma acquista valore. Per questo non è pensabile che le nostre aziende possano cedere il passo alle speculazioni”.

A questo proposito, nella lettera inviata all’assessore Remaschi, il Consorzio sottolinea anche la necessità di poter modificare le norme attuative dei programmi di Ocm e Psr attraverso una proroga di 18 mesi del termine delle azioni previste, una rimodulazione delle stesse ed eventualmente una rinuncia all’investimento senza penali da parte delle imprese.

E ancora, in ottica di comunicazione a lungo termine servirà rinnovare per altri 3 anni la misura di promozione relativa ai Piani di sviluppo rurale anche con stanziamenti specifici riservati ai consorzi di tutela, oltre alla richiesta di ripristino di una quota regionale extra (20%) in aggiunta al 50% garantito da fondi Ue sulla misura Ocm Promozione Paesi terzi.

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Il contrassegno di Stato traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo

L’introduzione del contrassegno di Stato, avvenuta nel dicembre 2018, traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo. È quanto emerge da un’analisi del Consorzio di Tutela vini d’Abruzzo, che considera dunque la scelta “strategica”.

“La cosiddetta ‘fascetta‘ apposta alle bottiglie – commenta Valentino Di Campli, presidente dell’ente abruzzese – è un importante simbolo di garanzia per produttore e consumatore, che accresce la credibilità e la garanzia dei prodotti oltre all’affidabilità di tutta la filiera”.

“Abbiamo voluto muoverci in questa direzione – continua Di Campli – in virtù di un principio di tutela e di trasparenza che dalla vigna arriva alla bottiglia. Le fascette sono per noi uno strumento fondamentale anche per verificare i dati della produzione e quindi avviare adeguate politiche di programmazione”.

La 2019 è stata un’ottima annata per i vini dell’Abruzzo. L’incremento a doppia cifra dell’imbottigliato del Montepulciano d’Abruzzo (+12% – con 800.000 hl), conferma il noto vino rosso nel ruolo di leader della produzione della regione.

Un trend positivo, quello del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, anche nel primo trimestre 2020, con un +10% per il Montepulciano d’Abruzzo e più in generale un +6% sull’imbottigliato totale dei vini abruzzesi. Un messaggio di speranza in un momento difficile per il comparto.

“Molte cantine legate al canale Horeca (hotel, ristoranti e bar), stanno soffrendo non poco – sottolinea Di Campli – altre, più strutturate e legate alla grande distribuzione organizzata (Gdo), continuano a lavorare pur tra mille difficoltà. Tante aziende stanno investendo nelle vendite online. Alternativa non di certo risolutiva, ma che serve per andare avanti nonostante l’attuale chiusura del canale Horeca”.

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Covid-19, Vite in Riviera: “Caro governo, ecco come salvare vino e olio della Liguria”

Liquidità, voucher, proroghe e promozione. Questi gli ingredienti principali della ricetta “anti Covid-19” di Vite in Riviera, la rete che raggruppa 27 aziende agricole della Liguria, dedite alla produzione di vino e olio di qualità. Il presidente Massimo Enrico ha inviato alle istituzioni nazionali e locali un documento con le proposte e richieste delle imprese, tutte ubicate tra le province di Savona e Imperia.

La posta in palio è alta. La produzione complessiva annua dei soci di Vite in Riviera è di circa 1.300.000 bottiglie, su 146 ettari complessivi. Tra le 27 aziende figurano due Cooperative Agricole, che annoverano 200 conferitori ciascuna. Due terzi delle realtà di Vite in Riviera è molto attiva nell’export, soprattutto in Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Usa, Germania, Regno Unito, Svizzera e Giappone.

La crisi causata da Covid-19, del resto, rischia di trasformarsi in un’occasione per i predatori del mercato. “Le 27 aziende della rete d’impresa – assicura Massimo Enrico – s’impegnano a non svendere i loro prodotti, mantenendo i listini e le condizioni in essere già stabiliti da ciascuno per l’annata commerciale 2020″.

“D’altro canto – continua Enrico – l’attuale situazione ha imposto a Vite in Riviera di esprimere diverse considerazioni relative al comparto vitivinicolo e olivicolo ligure, sia per quanto riguarda l’aspetto economico sia per l’esigenza di una forte spinta promozionale legata al territorio e ai prodotti liguri, a livello locale ed extra-territoriale”.

Tra le misure richieste figurano “i fondi di rotazione, che permettano un rapido ottenimento di liquidità; la reintroduzione, in maniera maggiormente fruibile, dello strumento dei voucher; la proroga dei termini dei diritti d’impianto“.

Vite in Riviera domanda inoltre “il prolungamento dei termini per l’esecuzione e realizzazione dei progetti inseriti nelle varie misure del Psr e la velocizzazione per la liquidazione dei Psr già rendicontati e/o di prossima rendicontazione; l’emissione immediata di nuovi bandi per tutte le misure attivabili dei PSR per sostenere gli investimenti aziendali”.

Alcune misure chieste da Vite in Riviera riguardano anche la burocrazia per le aziende. Tra queste, “la non sanzionabilità per la mancata e tempestiva annotazione sui registri telematici delle operazioni in cantina; la possibilità, limitatamente alla campagna vendemmiale 2020, di ampliare la percentuale del taglio di annata tra annate diverse della stessa tipologia di vino”.

La rete di imprese liguri chiede poi “il credito d’imposta per la locazione dei terreni e degli immobili a uso strumentale delle imprese vitivinicole e olivicole; la rimodulazione di quanto contenuto nel decreto Cura Italia in riferimento alla sospensione della riscossione coattiva delle cartelle e/o del pagamento rateale delle stesse, passando dall’attuale formulazione alla sospensione integrale fino a giugno 2020 e la ripresa dei pagamenti rateali, singolarmente, mese per mese, da luglio 2020″.

Vite in Riviera chiede inoltre “l’adozione della formula del credito d’imposta per le accise pagate nelle fatture delle utenze dal mese di marzo 2020 sino al termine del periodo di chiusura delle attività; l’emissione immediata della Rottamazione Quater e Saldo e Stralcio Bis per tutti i ruoli consegnati alla concessionaria per la riscossione, alla data del 31/12/2019″.

Riguardo alla promozione, si richiede il finanziamento diretto delle Istituzioni per la campagna di comunicazione del comparto vino/olio, abbinato al settore della pesca e della ricettività, da condividere con gli attori del territorio ligure.

La garanzia è quella che Vite in Riviera continuerà a lavorare per il territorio, accanto ad altri importanti attori come l’enoteca regionale della Liguria. A tal fine, ,a domanda Regione è quella di “riunire a un Tavolo gli Assessori e i dirigenti dei settori interessati (Sviluppo Economico, Agricoltura, Turismo) le Associazioni di Categoria, accompagnate da realtà come Vite in Riviera, i Consorzi dell’Olio, del Basilico e del Levante”.

In particolare, sono interessati dall’iniziativa di Vite in Riviera i vini Doc e Igt della Riviera Ligure Di Ponente Pigato, Vermentino, Moscato, Rossese, Granaccia, Rossese Di Dolceacqua, Pornassio o Ormeasco di Pornassio, Terrazze dell’Imperiese Igt e Colline Savonesi Igt. Gli oli sono invece Dop Riviera Ligure Di Ponente e Riviera Del Ponente Savonese.

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Indagine Vinitaly-Nomisma: lockdown frena i consumi, ma nel post covid tornerà come prima

“Nulla sarà come prima”, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano infatti in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria.

Lo afferma l’indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia“, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.

La presentazione della survey, moderata dal Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto, è in programma questa sera alle 17 nel corso della diretta streaming di “Italian wine in evolution” a cui parteciperanno il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.

Per il dg di Veronafiere,Giovanni Mantovani: “Se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia – le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni”.

“Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso Mantovani – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.

Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa comunque l’azzeramento dei consumi fuori casa. E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.

Il “dopo” sarà come “prima” per l’80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).

Il vino – evidenzia l’indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall’emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi. Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.

In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall’81% al 76%). Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima nel post quarantena. Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.

Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare ‘ai bei tempi che furono’ sembra prevalere sull’attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica”.

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Vino, Bellanova: “L’Ue apre a posticipi, deroghe controlli e distillazione volontaria”

ROMA – L’Ue ha aperto a posticipi sulle scadenze imminenti, a deroghe sui controlli, all’ammasso privato e alla distillazione volontaria. Lo ha reso noto il ministro Teresa Bellanova in occasione dell’informa odierna alle Camere. Tutti interventi chiesti a gran voce dalla filiera del vino italiano, che si sta dimostrando quantomai compatta al cospetto della crisi generata da Covid-19. Risale a ieri l’ultima lettera congiunta indirizzata a Roma dalle principali associazioni del Made in Italy enologico.

“Il vino – ha detto la titolare del Mipaaf – è uno dei settori fortemente coinvolti dal blocco dei canali commerciali. Ho all’Ue di attingere a tutte le risorse comunitarie previste nei diversi settori e coperti dal regolamento Ocm unica e dello Sviluppo rurale”.

“Molti risultati li abbiamo già ottenuti – ha aggiunto Bellanova – e la Commissione europea ha dato ampie aperture sui posticipi, sulle deroghe ai controlli, sugli ammassi privati e sulla distillazione per il vino. Credo che per i nostri produttori si tratti di notevoli facilitazioni per poter continuare a lavorare senza il peso di una burocrazia insostenibile soprattutto in questa fase”.

In particolare, risulta delicato il capitolo relativo agli ammassi privati. “Abbiamo inviato alla Commissione un documento, predisposto e concordato con le regioni, per attivare l’ammasso privato per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovicaprine”. Non per quello del vino, per il quale l’Italia “attende riscontro dalla Commissione nei prossimi giorni”.

L’ipotesi più papabile riguarda la distillazione volontaria. “La priorità è utilizzare i fondi Ocm, chiedendo l’attivazione della misura distillazione di crisi a livello Ue”, ha precisato nel suo intervento alle Camere il ministro Teresa Bellanova.

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Salento, Consorzi del vino uniti per affrontare la crisi

Il Salento del vino è unito per affrontare la crisi e l’emergenza Covid-19. Il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Doc e Docg, il Consorzio di Tutela Vini Dop Salice Salentino e il Consorzio per la Tutela dei vini Doc Brindisi e Squinzano sottolineano l’importanza di una “promozione univoca dei vini salentini in questa fase storica”. Hanno deciso dunque di “lavorare ad un unico progetto finalizzato a promuovere il territorio”.

I tre consorzi invitano le istituzioni ad un “maggiore sostegno su tale fronte”: “È necessario condividere con la Regione una programmazione dei prossimi investimenti pubblici sulla promozione in viti-vinicoltura e poter gestire le risorse comunitarie direttamente, a tali fini”.

La produzione di vini salentini di qualità continua a godere dell’apprezzamento dei mercati internazionali e la capacità di gestire i gravi problemi provocati dall’emergenza Covid-19 è anche legata alla capacità delle aziende di strutturare e diversificare la distribuzione.

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Signorvino (Gruppo Calzedonia) conferma tutte le nuove aperture in programma

VERONASignorvino, catena di negozi di vino specializzati del Gruppo Calzedonia, conferma tutte le nuove aperture in programma per il 2020. A Milano sono quasi pronti due nuovi store (Navigli e zona Corso Como), Parma nel centro commerciale La Galleria ad un passo dal centro storico ed in autunno a Roma in Piazza Barberini ed un secondo punto nel nuovo centro commerciale in zona Laurentina.

Tutti i negozi di Signorvino, come dell’intero Gruppo, sono stati chiusi prima dei severi provvedimenti del Governo, a tutela di clienti e dipendenti.

“I cantieri adesso sono ovviamente fermi ma siamo fiduciosi di poter riprendere i lavori quanto prima, non soltanto per poter dare seguito ai nostri progetti ma anche per poter dare un messaggio positivo alla collettività ed alle città nelle quali siamo presenti. Investire e continuare a credere nel Made in Italy in un momento così drammatico siamo sicuri che possa avere anche una valenza etica e sociale, oltre ad un concreto riscontro economico, basti pensare al nuovo fabbisogno di personale che avremo nelle città coinvolte” dichiara Luca Pizzighella, Brand Manager di Signorvino.

Già prima di questa emergenza l’implementazione del delivery era una priorità di Signorvino in procinto di essere testata ad aprile su Milano. Per quanto riguarda l’e-commerce in pochi mesi sarà messo a punto un sistema di vendita in linea con lo stile dei negozi per poter aprire il canale a fine maggio.

L’apertura nelle vendite on line non sarà un mero ampliamento del business ma un ulteriore strumento che permetterà di raggiungere un pubblico sempre più numeroso ed eterogeneo senza snaturare la mission, volta sempre alla promozione del vino italiano.

“Dopo aver vissuto, in maniera totalmente inaspettata, un periodo così triste, speriamo che il senso di unione che ci ha pervaso in queste settimane rimanga anche successivamente come un approccio più solidale gli uni con gli altri” commenta Pizzighella.

“Deve essere rafforzato il concetto di italianità come segno distintivo e valore aggiunto, visione che ha sempre contraddistinto il nostro brand Signorvino – vini 100% italiani e nel quale dimostriamo di credere dall’inizio del progetto. Un calice bevuto in buona compagnia rafforzerà il significato della condivisione, valore che assume oggi un ruolo più profondo” prosegue Pizzighella

“Posso dire inoltre che come Brand Manager i Signorvino sono rimasto commosso dalla dimostrazione di attaccamento all’azienda e al brand dei nostri dipendenti: ci sentiamo quotidianamente; sono i primi ad essere propositivi ed intenti a mandare avanti tutto quello che può proseguire o essere progettato da remoto. Anche i Wine Specialist degli store stanno dando il loro contributo ad esempio con dirette su Instragram per dare consigli ai nostri consumatori e tenendo corsi di aggiornamento on line per cuochi e camerieri con il supporto dei formatori della catena” conclude Pizzighella.

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Vini a denominazione, lettera di Efow all’Ue: “Situazione drammatica”

L’European Federation of Origin Wines (Efow, Federazione europea dei vini d’origine) ha scritto al commissario per l’Agricoltura dell’Ue Janusz Wojciechowski per denunciare la “drammatica situazione delle denominazioni vinicole in seguito allo scoppio della crisi Covid-19“.

L’esortazione alla Commissione europea è quella di “agire rapidamente attraverso misure normative e di mercato concrete per aiutare gli operatori a navigare in queste acque agitate”. Un invito simile è stato mosso nei giorni scorsi dalla Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi), che riunisce i vignaioli europei.

“L’emergenza Coronavirus – spiega presidente di Efow, Bernard Farges – si aggiunge alle altre crisi in atto che il settore vitivinicolo deve affrontare nei mercati di esportazione, in particolare il 25% dei dazi statunitensi ad valorem e le difficoltà incontrate nei paesi asiatici”.

Si è già verificata una significativa perdita di vendite e ed entrate causata dalla chiusura di Horeca e di altri canali di distribuzione. Gli unici canali ancora attivi nella maggior parte degli Stati membri sono i rivenditori all’ingrosso e il commercio elettronico”.

“Tuttavia – prosegue Farges – molti operatori di denominazione del vino non sono presenti nei supermercati e il canale di e-commerce è ancora molto sottosviluppato nel nostro settore. Molti operatori di vini a indicazione geografica stanno a malapena movimentando la merce, tranne per operazioni di esportazione occasionali”.

“La crisi – precisa il presidente European Federation of Origin Wines – ha anche un impatto devastante sui mercati di esportazione del vino, sulle attività dei produttori di vino e sul settore enoturistico”.

I membri di Efow desiderano che vengano implementate rapidamente una serie di misure normative, per aiutare gli operatori ad adattarsi a questa nuova realtà. Inoltre, invitano la Commissione europea a “fornire agli Stati membri piena flessibilità riguardo all’uso degli strumenti e del bilancio disponibili nei programmi di sostegno nazionali per il vino”.

Considerando l’enorme impatto della crisi, Efow sottolinea anche la necessità di un sostegno finanziario specifico per attuare misure di mercato. “Devono essere immediatamente adottate misure rapide e coraggiose per evitare il peggior scenario possibile per molti operatori del settore vitivinicolo”, afferma Bernard Farges.

“I responsabili politici dell’Ue devono tenere presente che ci sono molte zone rurali dell’Ue in cui non esiste alternativa alla produzione di vino. Gli operatori hanno bisogno di un sostegno immediato per sopravvivere a questa crisi”.

“Gli strumenti – evidenzia il presidente di Efow – sono disponibili nel regolamento dell’organizzazione comune dei mercati, quindi speriamo che la Commissione europea ne faccia pieno uso senza indugio. Il futuro del nostro settore dipende da questo”.

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Mandrarossa, sul mercato i primi vini Etna Doc “Sentiero delle Gerle”

Mandrarossa conferma: le nuove etichette di vini prodotti sull’Etna saranno sul mercato entro la fine del mese di aprile. Si tratta della linea “Sentiero delle Gerle“, costituita al momento da un Etna Bianco Doc 2018 da un Etna Rosso Doc 2016.

Un’edizione limitata a poche migliaia di bottiglie, vestite dalle etichette dell’artista Nancy Rossit, che già aveva rappresentato le storie ritrovate dei Vini di Contrada, presentati nel 2019. L’anima dei vini Etna Doc di Mandrarossa sarà rappresentata in due momenti tra le vigne del vulcano, all’alba al tramonto.

In particolare, i vini “Sentiero delle Gerle” sono prodotti rispettivamente con uve Carricante (bianco) e Nerello Mascalese (rosso). I vini nascono da un vigneto di quattro ettari localizzato a Linguaglossa, uno dei comuni del Parco dell’Etna, sul versante nord-orientale del vulcano.

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Amorim Cork Italia: bilancio 2019 in positivo

Amorim Cork Italia chiude il 2019 con 64 milioni di euro di fatturato, pari a un +8% rispetto all’anno precedente. In termini numerici significa aver venduto 614 milioni di tappi in sughero in totale, più che raddoppiando il progetto iniziale di Amorim Group che, al momento dell’avvio dell’attività in Italia, prevedeva di raggiungere i 300 milioni di tappi.

Il successo rispecchia quello su scala globale della casa madre: la società, guidata da António Rios Amorim, ha registrato un aumento delle vendite pari a a 781 milioni di euro di fatturato nel 2019, il 2,4% in più rispetto all’anno precedente.

A livello operativo, Corticeira evidenzia “l’espansione del 4,7% delle vendite di tappi di sughero business unit, che hanno contribuito al 70,3% delle vendite consolidate nel 2019. Importante si rivela anche l’acquisizione della partecipazione del 50% in Vinolok, produttore di vetri tecnici e tappi di cristallo per packaging di prima qualità”.

L’associazione storica di sughero e vetro torna così protagonista e porta a ulteriori miglioramenti in termini di sostenibilità, convenienza e design per vino e alcolici di alto livello. Il segmento premium è il cavallo vincente anche nel mercato italiano, dove prodotto benchmark del 2019 si è confermato Ndtech, arricchito della celebre tecnologia di controllo qualità individuale del tappo in una versione dedicata agli Spumanti.

Proprio partendo dall’avanguardia rappresentata da Ndtech, si è posto come obiettivo strategico principale dell’anno l’eradicazione totale del famigerato “sapore di tappo“, tecnicamente conosciuto come Tca (che Ndtech aveva contribuito a portare a ≤ 0,5 ng/l ).

Afferma a tal proposito l’a.d. Amorim Cork Italia Carlos Veloso dos Santos: “Corknova è la tecnologia che abbiamo sviluppato per applicazione sulle rondelle dei tappi Twin Top e Spark. Un trattamento delle rondelle che permetterà di dare una garanzia totale a tutti i nostri tappi tecnici così costituiti. Vsr sarà invece il sistema che rivoluzionerà il mondo del tappo monopezzo, copriremo tutta la nostra produzione di questa tipologia entro dicembre 2020″.

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Soave: “Da studio fertilità delle gemme una migliore gestione della Denominazione”

SOAVE – Scoprire in anticipo la fertilità delle gemme nel vigneto, per intervenire con potature “in grado di regolare la produzione secondo le esigenze di mercato e a tutela del reddito aziendale“. Questa l’ultima sfida del Consorzio del Soave, che ha presentato al Ministero delle Politiche Agricole i risultati di uno studio che consente “una più attenta gestione della Denominazione, anche in prospettiva delle sfide dell’attuale emergenza sanitaria”, Covid-19. Unica controindicazione: l’imprevedibilità del meteo.

Nelle gemme sono già custoditi i grappoli della vendemmia successiva e il loro numero varia di anno in anno, a seconda del clima, dell’età del vigneto e della fertilità del terreno stesso”. Le prime stime riguardano proprio la vendemmia 2020.

Secondo quanto riferito dal Consorzio, si prevede “una fertilità inferiore alla media, tra 1,2 e 1,3 (1,7 era stata la fertilità per la vendemmia 2018) e la produzione potrebbe essere ancora condizionata dal meteo nella fase di fioritura della Garganega“.

“Il nostro obiettivo – spiega Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio del Soave – è quello di fornire al viticoltore strumenti, semplici, a basso impatto economico e efficaci per potere gestire al meglio il vigneto. Dal viticoltore parte la filiera e il suo ruolo e il suo lavoro è quindi fondamentale per potere prendere decisioni strategiche per l’intera denominazione”.

La tecnica su cui si basa la teoria prevede la raccolta, nel primi giorni di ottobre, di 20 tralci rappresentativi nel vigneto oggetto di studio, ovvero quelli che il potatore terrebbe come capo a frutto futuro.

Questi tralci vengono tagliati a talea e fatti germogliare in serra a una temperatura di 25 gradi. Dopo pochi giorni si possono contare i grappolini che si formano, potendo quindi prevedere agli inizi di novembre, prima della potatura, la produzione dell’annata successiva e anche il peso medio dei grappoli.

“Se si vede un potenziale produttivo sopra media – spiega il Consorzio del Soave – il viticoltore saprà che dovrà intervenire con tralci più corti o diradamenti più frequenti”. La sperimentazione, utile a fornire i primi dati ai produttori, è avvenuta in vigneti rappresentativi della denominazione posti in 9 Unità geografiche aggiuntive (Paradiso, Monte di Colognola, Tenda, Zoppega, Fittà, Foscarino, Castelcerino, Campagnola e Roncà – Monte Calvarina) delle cantine Collis Veneto Wine Group, Cantina di Soave e Cantina di Monteforte.

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Tamponi per Covid-19 alla Fondazione Edmund Mach

Fondazione Edmund Mach e Azienda provinciale per i Servizi Sanitari di Trento hanno sottoscritto e reso operativo un accordo di collaborazione tecnologica con il quale l’ente di San Michele all’Adige (TN) contribuisce a potenziare la capacità produttiva giornaliera diagnostica sui tamponi per Covid-19.

Il protocollo, firmato dai direttori Mario Del Grosso Destreri e Paolo Bordon, si affianca alla collaborazione già iniziata nelle scorse settimane, concretizzatasi con la fornitura da parte di FEM di dispositivi tecnologici che consentono di velocizzare l’estrazione dell’Rna del virus dai tamponi.

L’attività analitica che verrà svolta a San Michele, vede coinvolti ricercatori, tecnologi e tecnici dei laboratori di genetica della conservazione, biologia computazionale con la piattaforma di sequenziamento, nutrizione e nutrigenomica ed ecologia applicata, per effettuare le analisi in stretto raccordo con il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale S. Chiara.

Un vero e proprio sforzo collettivo del Centro Ricerca e Innovazione FEM che analizzerà l’RNA estratto presso APSS per confermare la positività o la negatività dei tamponi che verranno restituiti alla stessa Azienda Sanitaria per la validazione finale dei risultati del test.

“Nell’arco di pochi giorni – spiega il direttore generale, Mario Del Grosso Destreri- sono stati compiuti in FEM notevoli sforzi per convertire tecnologie e tecniche finalizzate ad attività di ricerca in ambiti differenti e metterle a servizio dell’emergenza che il territorio sta affrontando. Ringrazio, pertanto, tutti i colleghi che hanno messo impegno e passione fuori dal comune per rendere possibile tutto questo”.

Paolo Bordon, direttore APSS: “Dobbiamo ringraziare FEM per aver accolto l’appello a collaborare al contenimento della diffusione del virus Sars-Covid-2. Dopo aver messo a disposizione della nostra microbiologia un macchinario per la lettura dei tamponi ora si è resa disponibile ad analizzare i campioni nel proprio laboratorio aumentando così la capacità diagnostica nella nostra provincia”.

“Con questo rinforzo potremo ampliare ulteriormente il numero di campioni letti con una migliore capacità di risposta nel monitoraggio degli operatori impegnati nei servizi essenziali”, conclude Bordon.

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Pinot Grigio delle Venezie, Armani: “Primo trimestre stabile, ma futuro incerto”

Dati in linea con le medie stagionali degli ultimi due anni, con la Gdo a supportare le vendite. È quanto emerge dall’analisi delle performance del primo trimestre 2020 del Consorzio delle Venezie Doc Pinot grigio. Il quadro è quello di una sostanziale stabilità di imbottigliato e certificazioni. Le aziende della Doc stanno lavorando con continuità e l’Organismo di Controllo, Triveneta Certificazioni, è pienamente operativa.

“Il mercato del Pinot grigio delle Venezie tiene e ad oggi non ha mostrato scossoni – dichiara il Presidente Albino Armani – i numeri in leggera crescita delle certificazioni del primo trimestre (511.752 ettolitri, pari a un +6,9% sul 2019) sono il frutto di un trend consolidato nei mesi scorsi che ancora non sta risentendo della pesante congiuntura negativa di queste settimane”.

“Il nostro CdA – assicura Armani – tiene costantemente monitorato il mercato, siamo pronti ad intervenire con tutti gli strumenti che la legge ci consente per garantire l’equilibrio tra la domanda e l’offerta internazionale a tutela della filiera, contrastando eventuali tendenze speculative”.

Quanto ai prossimi mesi: “È innegabile che i prossimi mesi rappresentino per tutti una grande incognita – ammette il presidente del Consorzio – e non nascondiamo una certa preoccupazione, ma non vogliamo nemmeno cedere a facili pessimismi”.

Il trend di mercato relativo al primo trimestre per il Pinot grigio delle Venezie resta dunque costante grazie soprattutto alla Gdo internazionale, con un export che raggiunge il 95% di prodotto verso Paesi la cui domanda, al momento, risulta positiva.

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Covid-19: da Assoenologi 20 mila euro all’ospedale San Raffaele

Primo obiettivo centrato da Assoenologi nel sostegno del Paese a fronte di Covid-19. L’associazione che riunisce gli enologi ed enotecnici italiani ha donato 20 mila euro all’ospedale San Raffaele di Milano, per l’acquisto di un ventilatore polmonare. “La campagna di solidarietà continua”, annuncia il presidente Riccardo Cotarella.

“Il popolo del vino italiano – commenta il numero uno di Assoenologi – ancora una volta ha dato grande dimostrazione di generosità e sensibilità in un momento molto complesso per il nostro Paese e per l’intero pianeta a causa dell’emergenza Covid-19″.

Ma la raccolta fondi continua, con l’obiettivo di donare a un altro presidio ospedaliero ancora un respiratore. Ed è per questo che contiamo ancora sull’aiuto dell’intero mondo del vino, a cominciare dai colleghi enologi”.

“L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è destinata a entrare nei libri di storia – continua Cotarella – e la storia di un Paese passa anche attraverso piccoli e grandi gesti di solidarietà. A questo appuntamento Assoenologi non vuole mancare, restando così al fianco di medici e infermieri che in queste settimane si stanno prendendo letteralmente cura della nostra Italia”.

“Confidando ancora sul cuore grande del mondo del vino, siamo certi di poter raggiungere ancora la cifra necessaria per l’acquisto di un altro ventilatore così prezioso nella lotta al Coronavirus”, conclude Cotarella. Il conto corrente messo a disposizione da Assoenologi per la raccolta fondi è il seguente: IT41N0103071860000002598601.

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Analisi e Tendenze Vino

VitignoItalia, salta l’edizione 2020. Appuntamento a Napoli nel 2021

Anche VitignoItalia si arrende a Covid-19. L’edizione 2020 della manifestazione, già in programma dal 24 al 26 maggio a Napoli, è stata annullata. L’appuntamento in Campania è per il 2021. “Una decisione sofferta ma inevitabile – commenta Maurizio Teti, direttore di VitignoItalia – vista la drammatica emergenza che il Paese sta affrontando”.

“Al di là dell’evolversi della situazione da qui alla fine di maggio, e noi tutti ovviamente speriamo in una pronta risoluzione delle difficoltà – continua Teti – riteniamo che la cancellazione rappresenti un atto di responsabilità doveroso. Darne annuncio sin da ora, inoltre, è un gesto necessario e rispettoso nei confronti delle aziende, dei nostri partner e del pubblico”.

La XVI edizione del Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani dà appuntamento dunque al 2021 (Napoli, Castel dell’Ovo, 23-24-25 maggio). La sua Anteprima, come ormai consuetudine, avrà luogo nel capoluogo partenopeo nel prossimo autunno.

“C’è in tutti noi una gran voglia di ripresa – sottolinea Teti – e proprio per questo inizieremo da subito a lavorare ai nostri prossimi impegni. Vogliamo rendere l’Anteprima autunnale un evento ancora più grande, capace di soddisfare la voglia di futuro che, ne siamo certi, farà da carburante per il comparto e per l’intero Paese”.

“Allo stesso modo ci adopereremo per arricchire oltremodo di contenuti VitignoItalia 2021, affinché possa confermarsi come una delle fiere enoiche più importanti d’Italia e punto di riferimento del Sud”, conclude il patron del Salone dei Vini e dei Territori Vitivinicoli Italiani.

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L’Associazione Vini Toscani sollecita misure per la sopravvivenza delle aziende

Francesco Mazzei, Presidente dell’Associazione Vini Toscani DOP e IGP, A.VI.TO, ha indirizzato all’Assessore all’Agricoltura della Regione, Marco Remaschi, una lettera in cui si sottolinea la necessità di attuare urgentemente interventi specifici per il settore che l’Associazione rappresenta.

“Il decreto Cura Italia e l’ultimo decreto liquidità sulla carta sono positivi ma devono avere i termini dell’urgenza, sia nelle procedure, sia nella dotazione delle risorse, per consentire alle nostre imprese di superare questo momento – riconosce Mazzei che aggiunge – le aziende vitivinicole toscane, senza gli indispensabili introiti garantiti dalle vendite di vino e dall’attività̀ di accoglienza, si trovano a fronteggiare già̀ adesso una forte crisi di liquidità, mettendo a rischio non solo i propri bilanci, ma anche e soprattutto la propria sopravvivenza”.

Fondata nel 2016, AVITO, rappresenta 22 Consorzi vitivinicoli della Toscana e un fatturato totale superiore a 1Md (11% del nazionale), di cui oltre la metà all’export, e quasi 100.000 addetti. In Toscana la viticultura svolge un ruolo strategico, è un settore vitale dell’agricoltura e dell’economia regionale, con una presenza diffusa su tutto il territorio, alta intensità occupazionale e un importante indotto.

“L’emergenza epidemiologica, il susseguirsi delle disposizioni di lockdown, la chiusura totale del canale Horeca, e il conseguente clima di sfiducia e preoccupazione, hanno portato ad un forte e progressivo rallentamento degli ordini di vino, con gravi ripercussioni sul mercato nazionale e su quello internazionale” – spiega Mazzei.

“La situazione è aggravata dal blocco totale dei flussi turistici – prosegue il presidente accendendo un importante campanello d’allarme – che sta avendo conseguenze importanti anche sul settore vitivinicolo di una Regione fortemente vocata come la Toscana. Le aziende vedono azzerarsi anche gli introiti spesso molto significativi provenienti da attività enoturistiche, agrituristiche e di vendita diretta, con ulteriori evidenti conseguenze nei flussi di cassa e nel deterioramento del quadro economico e finanziario”.

Le attività in vigna e in cantina però vanno avanti, i costi rimangono mentre i ricavi da vendite si stanno fermando e la stagione turistica, che notoriamente vede il suo inizio in questo periodo dell’anno, si prospetta disastrosa. Bisogna agire subito dando corso alle iniziative messe in campo assicurandosi che siano dotate delle risorse adeguate. Serve una immediata e forte immissione di liquidità nel sistema, con uno snellimento della burocrazia troppo lenta.

Gli istituti di credito, supportati dai fondi di garanzia, devono poter sbloccare immediatamente le risorse per le imprese vitivinicole, incluse quelle che non sono in bonis. Inoltre il posticipo delle scadenze fiscali e previdenziali, le moratorie sui mutui, l’accesso alla cassa integrazione in deroga devono avere un orizzonte temporale più ampio perché gli effetti della crisi non saranno solo nel breve periodo.

Si deve ragionare sui 12/18 mesi ed è essenziale avere la proroga e la massima flessibilità degli investimenti – programmati con finanziamenti europei – senza perdere le risorse già previste. Un’ altra misura per garantire ulteriori finanze alle imprese potrebbe essere l’estensione dello strumento del pegno rotativo anche per i prodotti vitivinicoli a Denominazion d’Origine destinati a lunga maturazione, anche questo a fronte di fondi di garanzia nazionali o regionali.

Queste sono le misure necessarie con urgenza immediata poi, in una seconda fase, si dovrà progettare un forte piano di rilancio promozionale sul fronte nazionale e internazionale dove riteniamo indispensabile un intervento della Regione quale parte attiva nei confronti del Ministero e dell’Unione Europea.

“Una volta garantita la sopravvivenza delle Aziende con le giuste misure, resta essenziale che le risorse di promozione non utilizzate nel 2020 vengano congelate fornendo la possibilità di destinarle a programmi validi per il 2021, in modo che non vadano perse e così da poter agire al meglio quando l’emergenza sarà finita e arriverà, per il Paese e per il nostro settore che è una delle grandi eccellenze, il momento della meritata ripresa” – conclude Mazzei.

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Nasce la Sicilia Doc Academy: seminari online dal 7 aprile

Si chiama Sicilia Doc Academy ed è l’iniziativa che il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia dedica ai produttori, “per reagire alle conseguenze determinate dal Coronavirus”. Tra le prime iniziative, una serie di seminari su internet con esperti di marketing, comunicazione e pubblicità, con professionisti che promuovono all’estero il Made in Italy.

Attraverso un dialogo con consulenti e tecnici, il Consorzio offre dal 7 aprile 2020 la possibilità di condividere alcuni strumenti utili ed efficaci per affrontare i mercati, i loro cambiamenti e le eventuali diverse opportunità che si potranno presentare.

“La Sicilia Doc Academy – evidenzia il presidente Antonio Rallo (nella foto) – è solo una delle misure adottate dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia per aiutare le aziende a fronteggiare questo momento di difficoltà. L’obiettivo è quello di acquisire informazioni utili, conoscere scenari presenti e possibili futuri, per affrontare le evoluzioni del mercato italiano ed estero”.

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Vinarius, lettera al ministro Patuanelli per partecipare ai tavoli di rilancio dell’Horeca

Attraverso un lettera indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane con un fatturato cumulativo di 50 milioni di euro nel 2019, chiede di essere invitata ai tavoli ministeriali per il rilancio dell’Horeca e delle attività economiche italiane.

“Vogliamo mettere a disposizione nuove idee, nuove energie, nuove motivazioni e competenze – si legge nella lettera indirizzata a Roma – e ci proponiamo come interlocutore per apportare un fattivo contributo di idee per la ricostruzione dell’economia nazionale”.

L’imput ai soci è stato chiaro. “Come Vinarius – sottolinea il presidente dell’Associazione, Andrea Terraneo – abbiamo da subito consigliato ai soci che ne avevano il permesso visto il decreto, di rimanere aperti nell’ottica di svolgere un servizio alla comunità come punti di reperibilità di generi alimentari, contribuendo così ad evitare afflussi eccessivi e assembramenti nei punti commerciali della Gdo”.

Nel frattempo, attraverso un sondaggio esteso anche alle enoteche non associate, Vinarius ha fotografato il momento di difficoltà del settore. I titolari delle 105 attività intervistate rimaste aperte hanno evidenziato un calo del fatturato tra il 50 e l’80%.

Il 22% delle enoteche ha deciso di rimanere chiuso, mentre il 25% di rimanere chiuso ma di effettuare consegne a domicilio. “Il rimanente 53% – sottolinea Vinarius in una nota – dimostra come le enoteche siano diventate in questo momento di incertezza dei punti di riferimento per il territorio per l’offerta di beni di prima necessità come acqua, pasta ed altri generi alimentari”.

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Chiaretto e Bardolino, 3 mesi d’oro grazie alla Gdo. Preoccupa lo stallo del turismo

Il Chiaretto di Bardolino ha chiuso i primi tre mesi del 2020 con un balzo in avanti del 21,1% negli imbottigliamenti rispetto al primo trimestre del 2019. Favorevole anche il trend del Bardolino, con: un +2,6% di incremento. Complessivamente, la denominazione bardolinese evidenzia un trend di crescita del +9,7%. Fondamentale per questo momento d’oro delle due denominazioni la Grande distribuzione. A preoccupare le cantine, piuttosto, è l’azzeramento del turismo sulle coste del lago di Garda, a causa delle misure volte ad arginare Covid-19. Con le conseguenti perdite ingenti nella vendita diretta del vino.

“Anche se è prematuro fare considerazioni sull’evoluzione dello scenario – aggiunge Cristoforetti – non condividiamo le visioni pessimistiche che vorrebbero l’immediata adozione di misure emergenziali per il settore vitivinicolo. Piuttosto, a preoccuparci è la prospettiva di un turismo azzerato nell’area del Garda, che avrebbe ricadute soprattutto sulle piccole aziende agricole locali”.

Molte cantine gardesane, come sottolinea lo stesso Cristoforetti, basano infatti “ampia parte della redditività sulla vendita diretta e sul collocamento presso bar e ristoranti della zona”.

“La vera necessità – continua il presidente del Consorzio – è dunque quella di garantire liquidità alla filiera vinicola ora che i lavori di campagna chiedono forti spese, ed è su questo fronte che ci aspettiamo rapidi ed efficaci interventi da parte del Governo, delle pubbliche amministrazioni e del sistema bancario”.

Diverso il quadro della Grande distribuzione. “Assecondando le esigenze delle famiglie – commenta Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino – la Gdo ha incrementato la domanda di vini quotidiani e accessibili, capaci di esprimere una precisa identità e una qualità molto affidabile, e noi che abbiamo spinto il Chiaretto e il Bardolino in questa direzione stiamo raccogliendo frutti anche in una fase così delicata”.

I numeri danno la misura del fenomeno: 2,6 milioni di bottiglie di Chiaretto, già piazzate dai produttori nella grande distribuzione, mezzo milione in più del primo trimestre dello scorso anno. Il Bardolino è a 3,6 milioni.

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Cantina Valpolicella Negrar scrive ai soci: settore deve cambiare in risposta a crisi

NEGRAR DI VALPOLICELLA – A fronte dello scenario planetario pieno di incognite dovuto all’emergenza Covid-19 lo scorso 31 marzo Renzo Bighignoli e Daniele Accordini, rispettivamente presidente e direttore di Cantina Valpolicella Negrar, hanno inviato una lettera alle 230 famiglie dei viticoltori soci, in segno di vicinanza emotiva e con la volontà di dar loro notizie sullo stato dell’arte aziendale.

Convito che a far la differenza, oggi più che mai, è la struttura commerciale dell’impresa che premia coloro che hanno diversificato canali di vendita e mercati, Accordini ha scritto nella missiva:

“Questa crisi congiunturale si risolve con il business e l’attenzione ai mercati. Al momento, la grande distribuzione ogni giorno invia ordini, consentendoci di mantenere gli impianti produttivi impegnati, naturalmente nel rispetto delle misure di sicurezze previste dalle autorità che abbiamo adottato fin da subito, assieme alla polizza assicurativa a copertura di rischi derivanti da Covid-19 per tutti i dipendenti, alcuni impiegati in smart-working, altri in regime ridotto.”.

“Il canale di e-commerce lanciato a fine 2016 nel giro di 3 anni è molto cresciuto – prosegue il direttore – registrando nel 2019 il doppio delle vendite rispetto l’anno precedente e quadruplicando il successo di vendita del 2019 da marzo 2020, dimostrandosi oggi fondamentale anche per la vendita della linea premium Domìni Veneti destinata alla ristorazione, canale di vendita oggi completamente fermo. Il mercato estero appare più difficile da interpretare, vista la differente gradualità di contagio che sta colpendo i diversi Paesi”.

“Anche qui è importante diversificare i mercati, per non trovarsi a dipendere dalle dinamiche di un singolo Stato. Tutte misure queste che risultano essere, col senno di poi, pressoché doverose ma che spesso vengono disattese. Se c’è un messaggio che il settore enoico deve cogliere da questa situazione drammatica è proprio la necessità di rispondere velocemente alle nuove dinamiche cambiando le proprie strategie”.

“Per quanto riguarda la prossima vendemmia – dice ancora Accordini – c’è la problematica che riguarda tutta Italia e tutte le denominazioni da Nord a Sud, vale a dire le eccessive giacenze di vino presenti in cantina. E’ come fossimo ritornati all’improvviso agli anni ’80 del secolo scorso, quando la superficie vitata contava 1.200.000 ettari, quasi il doppio degli attuali 634.000″.

“Si sta discutendo fra tutte le organizzazioni di categoria di una distillazione facoltativa con il contributo europeo per cercare di sostenere il prezzo delle uve in vendemmia ed avere lo spazio per poterle incantinare. Nell’immediato, vi è poi un‘altra problematica oggettiva, sfortunatamente ampiamente diffusa in Italia, che si chiama ‘ritardo dei pagamenti‘. E’ facile prevedere che le aziende particolarmente esposte sul fronte dei crediti possano avere una lenta ripresa, mettendone addirittura in discussione la riapertura”.

“Sarà quindi importante fare ricorso agli strumenti finanziari in un’ottica di gestione delle passività generate dal mancato reddito ed anche su questo aspetto, il settore si dovrà presentare il più compatto possibile di fronte agli interlocutori. Per quanto riguarda la cantina, le scelte fatte in passato in tema di patrimonializzazione sono oggi un punto di solidità e sostenibilità che ci permette di guardare al futuro con relativa serenità” – conclude il direttore.

Il settore vitivinicolo è per la Valpolicella simbolo di vita, tenacia e cooperazione. “Vogliamo che questo messaggio arrivi a tutta la nostra comunità anche tramite un gesto doveroso di solidarietà, compiuto nei confronti del nostro ospedale di riferimento, il Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in prima linea fin dall’esordio dell’epidemia, con uno sforzo umano, tecnologico e organizzativo senza precedenti” – aggiunge Baghignoli.

“A loro abbiamo donato alcuni caschetti respiratori per la terapia sub-intensiva, una piccola goccia in questa situazione di emergenza sanitaria che ha sconvolto le nostre vite. Ma il tempo della malattia ci fa capire ciò che è necessario da ciò che non lo è: per noi, cooperativa agricola e vinicola, è necessario dar valore al nostro esistente, ripensare al significato dell’unione, all’impegno competente nei campi che si conduce con pazienza per sperare, scacciando il panico, di superare la tempesta e poter scrivere fin d’ora la nostra agenda per una visione del futuro migliore” – conclude il presidente.

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Covid-19, annullata Sicilia en Primeur 2020: appuntamento su Facebook a maggio

Assovini Sicilia, l’Associazione che riunisce 90 cantine siciliane, ha deciso di annullare l’edizione 2020 di Sicilia en Primeur. Dando appuntamento al 2021, in linea con le scelte di Veronafiere per Vinitaly 2020 e Messe Düsseldorf per Prowein 2020. Sicilia en Primeur, manifestazione promossa da ormai 17 anni da Assovini Sicilia, riunisce sull’isola, nel mese di maggio, circa 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo.

Il coinvolgimento della stampa per la presentazione delle nuove annate dei vini siciliani, con i ragguagli sull’andamento della vendemmia 2019 in Sicilia, avverrà “virtualmente”.

L’organizzazione ha infatti pensato a una diretta Facebook prevista nei giorni di martedì 12 maggio 2020, alle ore 16.00 per i professionisti residenti in Italia, in Europa e negli Usa. Appuntamento per mercoledì 13 maggio 2020, alle ore 9.00, per Asia e India.

Così Alessio Planeta, in una lettera inviata ai giornalisti che avrebbero dovuto partecipare a Sicilia en Primeur 2020:

Carissimi amici vicini e lontani, ci auguriamo di cuore che voi e i vostri cari siate bene e in salute. In questo momento particolarmente difficile per tutti noi, ci siamo interrogati a lungo sulla possibilità di svolgere – come ogni anno- l’edizione 2020 di Sicilia en Primeur e insieme al Consiglio di Amministrazione siamo arrivati all’unanime conclusione che ad oggi le priorità siano ben altre.

La situazione che stiamo vivendo, seppure in costane evoluzione, non offre le condizioni ideali per svolgere serenamente una manifestazione che è prima di tutto un momento di socialità e condivisione. L’edizione 2020 verrà quindi riproposta nel 2021 quando, all’interno della kermesse, verrà dato spazio alla degustazione sia dell’annata 2019 che della 2020.

Ma la Sicilia del vino ha tanto da raccontare e per questo motivo non vogliamo fermarci ma trovare nuovi modi di comunicare che ci consentano di condividere, anche a distanza, tutte le informazioni riguardanti la vendemmia 2019 che riteniamo possano essere per voi un’importante chiave di lettura del nostro territorio.

Per questo motivo abbiamo pensato di coinvolgervi in una diretta Facebook che, per consentire a chi ci segue dalle varie parti del mondo, sarà organizzata in un doppio appuntamento nei giorni di martedì 12 maggio ore 16.00 per Italia/EU e USA e mercoledì 13 maggio ore 09.00 per ASIA – INDIA.

Durante la diretta, oltre a portarvi i saluti miei e di tutta l’Associazione, condivideremo con voi l’analisi elaborata grazie alla collaborazione di Mattia Filippi, enologo e consulente fondatore di Uva Sapiens, relativa all’andamento vendemmiale 2019 e risponderemo alle domande dei giornalisti partecipanti.

Nella speranza di vedere una partecipazione “virtuale” numerosa, vi salutiamo con l’augurio di rivederci il prossimo anno per degustare insieme due annate, con tante novità e nuove storie da raccontare.

Alessio Pleneta, presidente Assovini Sicilia

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Il 2020 del vino italiano in Cina, tra dubbi e ottimismo: l’indagine di Zhong Can Yi Jiu

Che prospettive ha il vino italiano sul mercato cinese da qui alla fine del 2020? La domanda è quanto mai attuale adesso che i “giri” dell’economia della Cina sembra tornati regolari. E lo è anche per i segnali contrastanti emersi negli ultimi giorni. Da una parte il cauto ottimismo espresso del Ceo di Ornellaia, Giovanni Geddes da Filicaja. Dall’altra, le esternazioni di Sandro Bottega, che hanno creato controversie sia in Cina che a Hong Kong, dopo l’annuncio del temporaneo stop della produzione di Prosecco a Bibano di Godega di Sant’Urbano (TV).

Con l’obiettivo di raccogliere informazioni di prima mano sulle aspettative e i sentimenti di business delle cantine italiane, la guida Zhong Can Yi Jiu – il cui scopo è mettere in connessione l’Italia e la Cina – ha promosso un sondaggio su 166 cantine interessate al mercato cinese. Il Bel paese è quinto nella classifica dei vini importati dalla Cina per quantità. Al primo posto c’è la Francia.

Il 53,3% delle cantine partecipanti al sondaggio ha la sua sede in una delle tre regioni più importanti per l’export del vino italiano: il 20,8% è in Toscana, il 16,5% in Veneto e il 15,9% in Piemonte. Tutte le cantine sono fortemente interessate al mercato cinese e il 40,4% è già presente in Cina. Il 69,7% di queste ultime lo è da più di 4 anni.

Il primo dato ad emergere dal sondaggio è che la maggior parte delle cantine italiane (il 53,3% del campione) vede prospettive abbastanza positive o molto positive per il mercato del vino italiano in Cina, da ora alla fine del 2020. Per il 12,2% le prospettive sono abbastanza o molto negative mentre per il 27,6%, invece la situazione rimarrà com’è.

Per la vasta maggioranza delle cantine (67,4%) la forte solidarietà tra Cina e Italia, emersa nelle ultime settimane nel contrasto al Coronavirus, “influenzerà sicuramente il consumatore cinese e lo motiverà a preferire vini italiani al momento dell’acquisto”.

Le cantine che sono già presenti in Cina hanno aspettative leggermente più ottimiste con il 60,6% di loro (contro il 53,3% di tutte le cantine) che vede prospettive buone o molto buone per il mercato dei vini italiani in Cina nel breve periodo.

Allo stesso tempo però sono un po’ meno fiduciose rispetto al totale delle cantine che la solidarietà Cina-Italia possa motivare il consumatore cinese a selezionare il vino italiano al momento dell’acquisto (65,1% contro 67,4%).

Al momento di valutare le loro opportunità individuali sul mercato cinese, il 45,4% delle cantine già presenti in Cina pensa che, da adesso alla fine del 2020, saranno buone. Il 22,7% invece teme che le opportunità diminuiranno leggermente (19,7%) o significativamente (3,0%).

Il gruppo di cantine che esportano in Cina e sono partner della guida Zhong Can Yi Jiu mostrano aspettative più prudenti. “Tra le ragioni di questo minore ottimismo – spiega una nota – potrebbe esserci il fatto che queste cantine hanno una conoscenza molto più approfondita del mercato in cui operano, visto che il 65,0% è in Cina da 7 o più anni”.

Di questo gruppo solo il 40,0% vede prospettive positive o molto positive per il vino italiano sul mercato cinese da adesso alla fine dell’anno. In percentuale è una caduta di ottimismo del 20,6% a confronto con il resto delle cantine che esportano in Cina. Non è un segnale necessariamente negativo visto che in ogni caso il 65,0% di queste cantine non si aspetta nessun ulteriore peggioramento delle prospettive di mercato.

“Inoltre – continua la nota del gruppo – le cantine partner di Zhong Can Yi Jiu sono meno convinte dei loro colleghi che la solidarietà tra Cina e Italia in occasione della lotta contro il Coronavirus motiverà il consumatore cinese al momento dell’acquisto di vino a preferirne uno italiano: solo il 56,6% ci crede, contro il 65,1% del totale delle cantine”.

In termini di opportunità per le singole cantine solo il 30% delle cantine partner di Zhong Can Yi Jiu crede che ci saranno buone opportunità da adesso alla fine del 2020 (una differenza negativa del 15,4% rispetto al gruppo di tutte le cantine che esportano in Cina).

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Covid-19: due milioni di cinghiali nelle campagne italiane. Avvistamenti moltiplicati

“Con l’emergenza Covid-19 salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per le campagne e le città italiane senza più freni, danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie, anche nelle poche occasioni in cui è permesso uscire di casa”. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti, in riferimento alla moltiplicazione degli avvistamenti di cinghiali e animali selvatici che sempre più spesso si spingono nei centri abitati. Il danno per l’agricoltura italiana è stimato in 100 milioni di euro l’anno.

Le segnalazioni arrivano dai paesi e dalle grandi città, oltre che dalle aree coltivate di tutta Italia, dalla Lombardia alla Calabria, dalle Marche alla Puglia, dalla Liguria al Lazio, dall’Abruzzo fino alla Sicilia.

“A differenza di quanto accade per le scimmie in Thailandia, i caproni selvatici nel Galles e i cervi in Giappone, in Italia a rischio – sottolinea la Coldiretti – non ci sono solo i raccolti resi più preziosi in questo momento dalla necessità di assicurare adeguate forniture alimentari con l’emergenza Coronavirus, ma anche la sicurezza dei cittadini che in alcuni territori sono assediati dagli animali selvatici sull’uscio di casa“.

“Una situazione – evidenzia la Coldiretti – aggravata dal fatto che con l’emergenza coronavirus spesso sono stati sospesi i servizi di contenimento e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena”.

In Italia, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè ci sono 10 mila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici e oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero.

Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.

Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. “La proliferazione senza freni dei cinghiali – sottolinea Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico”.

LA SITUAZIONE, REGIONE PER REGIONE
In Piemonte, con lo stop al contenimento e con meno gente a presidiare i territori, i cinghiali stanno invadendo le campagne: nelle provincie di Asti, Novara e Alessandria si registrano avvistamenti alle porte delle città e danni a vigneti, a campi seminati, ortaggi e vigneti.

In Emilia Romagna nel Bolognese i cinghiali, sempre secondo Coldiretti, sono fuori controllo con una popolazione di parecchie migliaia di esemplari con gravi danni per i campi coltivati che vengono letteralmente distrutti da periodiche incursioni. Una situazione aggravata dal fatto che con l’emergenza sanitaria la caccia di selezione e i piani di controllo sono fermi.

In Lombardia con strade e città vuote i cinghiali si muovono ancora più indisturbati: in provincia di Como, sono stati avvistati sulle principali strade di collegamento interno e con la Svizzera, nel Varesotto si spingono fin nei giardini delle abitazioni, dopo aver devastato prati e campi coltivati, anche in provincia di Lodi, soprattutto nella Bassa a ridosso del fiume Po, e nel Milanese nella fascia ovest del capoluogo.

In Veneto ci sono bande di cinghiali a spasso per i centri abitati dei Colli Euganei o nelle campagne tra vigneti doc e nel Bellunese hanno devastato vaste porzioni di terreno, mettendo a serio rischio non solo i pascoli, ma anche la fioritura dei narcisi di Pian Coltura e monte Garda.

In Liguria si moltiplicano gli avvistamenti soprattutto nel Levante, ma anche nel resto della regione dove viene minacciata anche la tenuta dei tradizionali muretti a secco e nel capoluogo regionale sono stati segnalati da Castelletto fino al Porto Antico, Ospedale San Martino, e lungo tutto l’alveo dei torrenti Polcevera e Bisagno. In Toscana tra Firenze Pistoia e Prato i cinghiali si sono spinti fino ai confini dei centri abitati.

Nelle Marche si moltiplicano le razzie con incursioni a Jesi, in zona Ripa Bianca, dove una quarantina di cinghiali ha distrutto i germogli di cece di un’azienda agricola, ma anche a Fabriano e a Serra San Quirico. Nell’Ascolano, a Montemonaco, spiega la Coldiretti, a farne le spese sono state le colture di patate, ceci e lenticchia mentre l’intera area interna della provincia di Macerata lamenta danni su cereali e foraggio.

“I timori maggiori – precisa Coldiretti – sono legati alle prossime semine di girasole ma, soprattutto, alle coltivazioni per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Abruzzo nell’area della Majella gli ungulati utilizzano vanno a pranzo nei campi coltivati, mentre un branco di cinghiali è stato avvisato in un vigneto di una frazione di Roseto, in provincia di Teramo, a pochi chilometri dalle abitazioni”.

In Campania si registra un incremento soprattutto nelle aree interne con danni a vigneti, uliveti e nei campi, dove scavano alla ricerca di radici e tuberi. In Molise i cinghiali girano incontrastati ovunque fra campi e strade, spesso entrano nei centri abitati e provocano incidenti stradali e per molti agricoltori è diventato impossibile coltivare.

“Nemmeno le recinzioni, che molti imprenditori hanno costruito a proprie spese per proteggere i campi – denuncia Coldiretti – si stanno dimostrando efficaci perché i branchi spesso le travolgono. Non passa giorno che alla Coldiretti non arrivino richieste di aiuto e segnalazioni sulla drammaticità della situazione”.

Nel Lazio a Roma il Comune ha dato mandato agli uffici di attivare il protocollo anti-cinghiali che in alcune zone periferiche della città si aggirano talvolta tra le case, mentre in Umbria – sottolinea la Coldiretti – non si fermano le segnalazioni sulla loro presenza a ridosso delle città e i danni all’agricoltura, con gli ultimi casi nelle campagne di Narni e Acquasparta in provincia di Terni, dove sono stati devastati campi di cereali.

In Calabria colpiti ortaggi e frutteti cereali, vigneti e impianti di kiwi fino ai centri abitati con addirittura tranquille passeggiate sul lungomare, fra abitazioni e negozi. In Puglia i cinghiali imperversano con attacchi agli animali nei pascoli e raid nelle campagne con una recrudescenza del fenomeno proprio nel periodo di emergenza Covid-19 Coronavirus con branchi in provincia di Bari soprattutto sull’Alta Murgia e sul Gargano in provincia di Foggia.

In Sardegna avvistato un branco che girava tranquillamente la notte a Sassari, mentre in Sicilia la situazione sulle Madonie, nel Palermitano, è tragica con i cinghiali che usano il fieno delle aziende per dormire dopo aver devastato i campi seminati con stesso problema sui Nebrodi nel Messinese mettendo a rischio anche l’incolumità degli agricoltori che ogni giorno rischiano di essere attaccati.

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Covid-19: anche Vinnatur Tasting 2020 rimandato al 2021

VinNatur Tasting 2020 rimandato al 2021, per via di Covid-19. L’evento, che avrebbe dovuto svolgersi dal 13 al 15 giugno 2020 negli spazi dello Show-room Margraf di Gambellara, in provincia di Vicenza, è ufficialmente annullato e rinviato al 2021.

Alla luce della gravità e dell’incertezza dell’attuale situazione sanitaria dettata dal Covid-19 e a seguito delle consultazioni con i soci, l’associazione VinNatur ha convenuto che “la decisione più saggia e responsabile fosse quella di dare appuntamento con il VinNatur Tasting al 2021”.

“Il perdurare di questa nuova e potente epidemia in Italia ed all’estero – spiegano ancora gli organizzatori – ci costringe ad annullare l’evento VinNatur Tasting, in programma a giugno”.

“Non si tratta solamente di una decisione obbligata – aggiungono – ma è nell’interesse di tutti noi tutelare la salute collettiva”.

“Non potendo brindare insieme riviviamo i momenti più belli della scorsa edizione e vi diamo appuntamento nel 2021, come di consueto in aprile il 17-18-19 più carichi e positivi che mai”, si legge ancora nella nota.

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Analisi e Tendenze Vino

Covid-19 in Sudafrica, il governo ripensa al “lockdown”: la vendemmia può proseguire

Cambio di rotta nelle ultime ore per il governo del Sudafrica, che aveva proibito la produzione e la vendita di vino e alcolici fino al 16 aprile, tra le misure per contenere Covid-19. Sono state infatti accolte le richieste di associazioni di categoria come Vinpro, che chiedevano di inserire l’industria del vino tra le attività di “prima necessità”, preservate dal “lockdown” del Disaster Management Act di Pretoria.

Le “Attività di raccolta e stoccaggio essenziali per prevenire lo spreco di beni agricoli primari” sono state inserite nel capitolo riguardante l’agricoltura. “La nostra interpretazione di questo emendamento è che l’industria del vino sarebbe autorizzata a completare la vendemmia e anche i processi di cantina necessari per garantire che il raccolto non sia sprecato”, commenta Christo Conradie, rappresentante dei 2.500 viticoltori sudafricani che aderiscono a Vinpro.

I lavoratori agricoli demandati a raccogliere l’uva e/o ad operare come operai di cantina – conclude il dirigente – saranno considerati lavoratori essenziali durante il lockdown”.

“Siamo davvero molto grati per questo risultato e ci dà la tranquillità necessaria il primo giorno di #lockdown, un venerdì proprio prima del fine settimana. Permetterà ai lavoratori agricoli di lavorare in modo ottimale e di portare all’ultimo raccolto”, aggiunge Conradie.

Infine, un appello ai lavoratori: “Vorremmo ancora una volta rivolgere a tutti una richiesta amichevole, ma seria, affinché continuino ad agire in modo responsabile. Sullo sfondo di una crisi globale, accogliamo questo permesso con la dovuta diligenza e facciamo in modo che si operi con la considerazione necessaria”.

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Coronavirus, il caso Ornellaia 2017: dalla Cina segnali di ripresa per il vino italiano

Segnali di ripresa del mercato del vino italiano in Cina, con il caso Ornellaia a fare da faro. A confermarlo, se non altro come “moderato auspicio”, è Giovanni Geddes da Filicaja, ad di Ornellaia: “Uno spiraglio di luce sembra arrivare dalla Cina – afferma – per quanto riguarda le vendite di vino con un graduale aumento degli ordini, soprattutto di Ornellaia 2017, uno dei vini italiani più famosi nel mondo”.

L’ultima annata disponibile sul mercato della nota casa toscana dà speranza al settore. “Pare davvero che uno dei più importanti mercati per il nostro export, non solo di vino, stia ripartendo –  continua Giovanni Geddes da Filicaja – e questo deve essere motivo di grande sollievo e ottimismo non solo per noi, ma per l’intera industria vitivinicola italiana“.

Secondo l’ad di Ornellaia, “dopo un mese difficile per il mondo del lusso e in particolare del vino, ci sono quindi motivi validi per riprendere fiducia nell’importante mercato cinese in cui l’Italia esporta circa il 6% dell’intera produzione vitivinicola”.

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Emergenza Coronavirus e certificazione del vino italiano: il punto con Asso-OdC

Gli Organismi di certificazione rappresentati in Asso-OdC (Agroqualità SpA, Ceviq Srl, Parco 3A-PTA, Siquria SpA, TCA Srl, Triveneta certificazioni Srl, Valoritalia Srl) che insieme controllano oltre il 95% del vino italiano, hanno implementato di comune accordo procedure straordinarie per garantire la continuità della certificazione dei vini italiani, il cui arresto causerebbe un ingentissimo danno al settore, già così duramente colpito.

“Si tratta di fondare alcuni step del processo di certificazione su requisiti autodichiarati dagli operatori – afferma il Presidente di Asso-OdC, Luca Sartori – e di differire alla fine dell’emergenza la verifica diretta di tali requisiti. Tale soluzione è stata concertata con il Mipaaf, cui va il nostro ringraziamento per la sensibilità e la vicinanza al mondo produttivo dimostrate in questo frangente”.

“Le procedure adottate – continua il presidente di Asso-OdC – ci permettono di conseguire degli obiettivi irrinunciabili: il rispetto della normativa emergenziale, la continuità del servizio e la protezione degli operatori nostri ed aziendali, considerato il fatto che limitiamo al massimo gli accessi fisici nelle aziende”.

Tutti i soci di Asso-OdC esprimono “profonda vicinanza ai produttori ed auspicano un superamento dell’emergenza nei tempi più rapidi possibili”.

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Rinnovato il Cda dell’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato

Sono sei i consiglieri che affiancheranno il presidente Luca Ferraris per i prossimi quattro anni, in rappresentanza delle 22 aziende dell’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato. Il rinnovo del Cda è avvenuto nelle ultime ore, in Piemonte.

“Sono felice che sia stato raggiunto il numero massimo di consiglieri possibile da Statuto perché è la dimostrazione di quanto il territorio creda nel nostro vino simbolo. Il gruppo è composto in gran parte da giovani e sono certo che questo apporterà ulteriore dinamismo alla nostra realtà”, dice il presidente.

Un dinamismo confermato da progetti ambiziosi, primo fra tutti l’incremento delle vendite sul mercato nazionale ed estero, primi fra tutti Stati Uniti e nord Europa. Ad oggi, sono circa 800 mila le bottiglie complessive di Ruchè di Castagnole Monferrato prodotte su circa 140 ettari di superficie, con l’export che si assesta attorno al 30%.

A far parte del Consiglio Direttivo sono, oltre al presidente Luca Ferraris (Ferraris Agricola), Franco Morando (Azienda Montalbera), eletto vicepresidente, Franco Cavallero (Cantine Sant’Agata), Daniela Amelio (Amelio Livio), Gianfranco Borna (Cantina Sociale di Castagnole), Roberto Morosinotto (Bersano) e Roberto Rossi (Vini Caldera). Segretario è stato eletto Dante Garrone (Garrone Evasio e Figli).

L’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato ha lo scopo di promuovere il Ruchè ed il territorio grazie all’unione delle competenze e dell’esperienza dei produttori. Ne fanno parte 22 aziende su 25 produttori totali della denominazione e i soci rappresentano circa il 90% della produzione imbottigliata, venduta in Italia e all’estero.

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Maculan: “Passaporto ambientale” per i Piwi Merlot Khorus, Sauvignon Rytos e Cabernet Volos

C’è anche Maculan tra le sette aziende coinvolte dal “Passaporto Ambientale per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina“, che ha come scopo la riduzione dell’impatto ambientale della produzione. Un “Accordo volontario” con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), sotto la guida del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova.

Un obiettivo che la cantina di Breganze vuole centrare attraverso un progetto sui vitigni resistentiMerlot Khorus“, “Sauvignon Rytos” e “Cabernet Volos“, cosiddetti “Piwi” (acronimo di Pilzwiderstandfähig).

Accanto a Maculan ci sono Rigoni di Asiago, Colline di Marostica Società Agricola, Latteria di Soligo Società Agricola Cooperativa, Gruppo Bianchi di Panozzo Cesare & C. Società Semplice, Caseificio Pennar Asiago Società Cooperativa Agricola e l’Agribirrificio Luna di Michele Lunardon.

“Riteniamo che l’iniziativa Passaporto Ambientale sia un’occasione per costruire le basi di lavorazioni più sostenibili per il bene delle nostre colline – dichiara l’enologa Maria Vittoria Maculan (nella foto, sotto) – e delle generazioni future. I vitigni resistenti permettono infatti di ridurre i trattamenti dai dieci, undici che si praticano generalmente nel territorio, a solo uno o due”.

In particolare, Maculan ha scelto di percorrere dal 2017 la strada dei vitigni resistenti alle malattie fungine, mettendo a dimora 4 mila viti di “Merlot Khorus” e “Sauvignon Rytos”, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito 4300 viti di “Cabernet Volos”.

Il progetto prevede la sostituzione, nel corso di un decennio, dei vigneti più vecchi con Piwi, varietà ottenute da incroci intraspecifici con il cambiamento del solo 5% dei cromosomi, ovvero di quelli responsabili degli effetti delle malattie sull’uva.

Ciò ha riscosso l’interesse dei ricercatori dell’Università di Padova, che hanno quindi deciso di certificare il procedimento nell’ambito del progetto “Passaporto Ambientale”, finanziato dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto a seguito delle sempre più severe linee guida dell’Impronta Ambientale dell’Unione Europea.

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Sì a Vinitaly a giugno dal Consorzio del Brunello. Bindocci: “Va fatto e partecipato”

“Il Consorzio del vino Brunello di Montalcino è convinto che il Vinitaly 2020 a giugno (14/17) andrà fatto e partecipato. Siamo una bandiera del made in Italy nel mondo e a maggior ragione ci sentiamo di ribadirlo in un momento difficile come questo, a sostegno della fiera veronese”. Lo ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci.

“È chiaro – ha aggiunto – come la crisi abbia determinato una forzatura nel calendario, ma è altrettanto evidente che allo stato attuale Vinitaly non potesse realisticamente garantire ad aprile standard di business adeguati”.

“Tuttavia, al di là delle visioni pragmatiche riteniamo fondamentale esserci per dare un segnale al mondo di ripartenza del nostro Paese e delle nostre produzioni. Un senso di responsabilità che, ne siamo certi, è condiviso anche dalle nostre aziende, abituate a superare le fasi critiche della storia”, conclude Bindocci.

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