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Papa Francesco e il vino: simbolo di gioia, spiritualità e responsabilità sociale

Papa Francesco e il vino simbolo di gioia, spiritualità e responsabilità sociale incontro Vinitaly a legame Bergoglio col Piemonte delle origini.
Papa Francesco, morto
oggi in Vaticano all’età di 88 anni, ha lasciato un’eredità spirituale e culturale che tocca anche il mondo del vino. Un legame mai banale, ricco di simbolismi e riferimenti concreti, che ha attraversato tutto il suo pontificato.

IL VINO COME SIMBOLO DI FESTA NELLA VISIONE DEL PAPA

Fin dall’inizio del pontificato, Papa Francesco ha sottolineato il valore simbolico del vino nella tradizione cristiana. In più occasioni ha ricordato l’episodio evangelico delle nozze di Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino, affermando che «senza vino non c’è festa». Una frase che ha fatto il giro del mondo e che racchiude il suo approccio semplice ma profondo alla vita, alla fede e alle tradizioni. In un discorso rivolto ai viticoltori italiani, Francesco ha detto: «Il vino è segno della festa, della gioia, dell’abbondanza del banchetto nuziale. Quando c’è il vino, c’è la gioia, c’è la festa». Un messaggio chiaro: il vino, nella misura, è espressione di dono divino.

UNA VISIONE ETICA DELLA PRODUZIONE VINICOLA

Nel gennaio 2024, Papa Francesco ha incontrato in Vaticano una delegazione di produttori di vino italiani, legati a Vinitaly. In quell’occasione ha evidenziato il valore culturale, ambientale ed etico della viticoltura. Ha definito il vino come “frutto della terra, del lavoro onesto e del rispetto del creato”, incoraggiando una produzione sostenibile, accessibile e rispettosa dei lavoratori. Un passaggio del suo discorso: «Il vino dev’essere alla portata di tutti, non solo di un’élite. È importante che sia prodotto con giustizia, senza sfruttamento e con attenzione all’ambiente». Il Papa ha poi ricevuto in dono una bottiglia di Barolo del 1936, anno della sua nascita.

ORIGINI PIEMONTESI E GUSTI PERSONALI

Figlio di emigranti piemontesi, Papa Francesco ha mantenuto un legame profondo con la sua terra d’origine. Il suo nonno paterno era di Portacomaro, in provincia di Asti. Proprio lì, nel 2022, è nata l’iniziativa della “Vigna del Papa”: una microvinificazione simbolica che ha prodotto un Grignolino denominato “Laudato Sì”, in omaggio all’enciclica papale sull’ambiente. Intervistato nel 2015, Francesco ha dichiarato: «Non sono astemio, bevo vino, poco, ma lo apprezzo. Mi piacciono i vini italiani, ma anche quelli del mondo intero». Una frase che conferma la sua apertura e la familiarità con la cultura del vino, senza eccessi.

IL VINO UFFICIALE DEL VATICANO È SPAGNOLO

Dal 2001, la cantina Heras Cordón, con sede a Fuenmayor, nella regione spagnola della Rioja, è fornitrice ufficiale di vino per il Vaticano. Le bottiglie, etichettate con lo stemma pontificio e il nome del Papa in carica, sono destinate esclusivamente alla Santa Sede. La produzione non è in commercio. Ogni anno, circa 2 mila bottiglie vengono inviate direttamente in Vaticano. Secondo i produttori, il vino scelto è un blend di tempranillo, graciano e mazuelo, maturato in legno. Francesco, in linea con il suo stile sobrio, non ha mai ostentato queste forniture, ma ne ha sempre riconosciuto il valore simbolico e liturgico.

IL VINO NELLA LITURGIA E NELLA TEOLOGIA DI BERGOGLIO

Il vino non è stato solo un elemento culturale per Papa Francesco, ma anche teologico. Nella Messa cattolica, il vino diventa sangue di Cristo. Francesco ha più volte insistito sul valore sacramentale e comunitario di questo gesto. Ha parlato del vino come «dono trasformato dall’amore», espressione della comunione tra Dio e l’uomo. Ha anche sottolineato la necessità che i fedeli e i produttori si riapproprino del significato profondo del vino, che va oltre il consumo. «È il frutto di una terra amata e lavorata con sacrificio. Deve unire le persone, non dividerle», ha detto in un’udienza generale nel 2020.

IL VINO PER PAPA FRANCESCO: PONTE TRA FEDE E CULTURA

Papa Francesco ha saputo coniugare la spiritualità cristiana con elementi della vita quotidiana, come il vino. Ha promosso una visione che valorizza la tradizione, la terra e il lavoro umano, senza moralismi. Il vino, per lui, è stato simbolo di festa, di incontro e di responsabilità sociale. Un messaggio che resta. Anche dopo la sua morte.

https://www.vinitaly.com/magazine/l-omaggio-del-vino-italiano-a-papa-francesco-barolo-e-marsala-del-1936-anno-della-sua-nascita/

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Teroldego Evolution, Paolo Dorigati è il nuovo presidente


Paolo Dorigati
è il nuovo presidente del gruppo Teroldego Evolution. Resterà in carica per tre anni. Prende il posto del numero uno uscente, Francesco De Vigili. Il vicepresidente eletto è Giulio De Vescovi. La decisione è stata presa durante l’ultima assemblea dei rappresentanti di Teroldego Evolution, nella quale si è discusso dei nuovi progetti e obiettivi del gruppo per la valorizzazione del Teroldego e della Piana Rotaliana.

Attualmente sono 9 le cantine del gruppo Teroldego Evolution. Si tratta di De Vigili, Donati, De Vescovi, Dorigati, Enrizzi, Foradori, Gaierhof, Martinelli e Zeni. Lo scopo di questi produttori trentini è la valorizzazione della più piccola e antica Doc del Trentino Alto Adige, ovvero il Teroldego Rotaliano.

Teroldego Evolution-Revolution: 9 assaggi della futuribile Docg del Trentino

CHI È PAOLO DORIGATI, NUOVO PRESIDENTE TEROLDEGO EVOLUTION

Dopo aver frequentato la scuola di viticoltura ed enologia presso l’Istituto Agrario di San Michele, diplomandosi nel 2007, Paolo Dorigati ha concluso il suo iter scolastico con la doppia laurea in Enologia Trento – Geisenheim. Ora, assieme al cugino Michele e allo zio Franco, conduce l’azienda di famiglia. Classe 1987, il nuovo presidente del gruppo Teroldego Evolution è figlio di Carlo Dorigati, tragicamente scomparso in un incidente sul lavoro, durante la vendemmia 2011.

TEROLDEGO EVOLUTION: IL GRUPPO DI 9 CANTINE TRENTINE

«Siamo un gruppo di giovani viticoltori liberi – spiegano i 9 produttori di Teroldego Evolution -. Le nostre radici sono profondamente legate alla Piana Rotaliana e al Teroldego. Attraverso il confronto e la sinergia puntiamo alla crescita e alla valorizzazione di questo vitigno unico». https://www.facebook.com/teroldegoevolution

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Paolo De Castro, il ritorno: Nomisma ha un nuovo “vecchio” presidente


Paolo De Castro
è stato nominato presidente di Nomisma, subentrando a Maurizio Marchesini che manterrà il ruolo di vicepresidente esecutivo. La decisione è stata formalizzata oggi dall’Assemblea dei Soci della società di studi economici con sede a Bologna. Dopo la decisione del Partito Democratico di non ricandidarlo alle elezioni europee del 2024, De Castro era tornato al suo ruolo di professore all’Università di Bologna. Di poche ore fa è l’annuncio del suo nuovo incarico a Nomisma, società indipendente di studi economici fondata a Bologna nel 1981.

Da oltre quarant’anni la Spa analizza l’evoluzione dei principali settori economici italiani e internazionali, fornendo scenari attuali e prospettici utili a imprese, istituzioni e associazioni. L’attività della società spazia dall’agroalimentare all’immobiliare, dall’energia all’industria, con un’attenzione crescente ai temi della sostenibilità, della transizione digitale e dei fattori ESG. Accanto alla ricerca, Nomisma – che negli anni si è dotata di un “Wine Monitor” dei mercati Horeca e Gdo, diretto da Denis Pantini – offre servizi di consulenza strategica e supporto decisionale, aiutando i clienti a orientarsi in contesti complessi. https://www.winemag.it/vendite-vino-gdo-italia-2024-l-analisi-al-xi-forum-wine-monitor/

DE CASTRO: UN RITORNO ALLA GUIDA DI NOMISMA

De Castro, già presidente di Nomisma dal 2001 al 2004, ha ricoperto negli ultimi anni il ruolo di presidente del Comitato Scientifico e membro del Consiglio di Amministrazione. La sua nomina segna un ritorno alla guida dell’istituto in un momento strategico per il rilancio delle attività di ricerca e consulenza.​

CHI È PAOLO DE CASTRO, NUOVO PRESIDENTE NOMISMA

Nato nel 1958 a San Pietro Vernotico (BR), De Castro è professore ordinario di Economia e Politica Agraria all’Università di Bologna. Ha conseguito la laurea in Scienze Agrarie presso lo stesso ateneo e ha svolto un periodo di specializzazione negli Stati Uniti presso la Washington State University. È stato coordinatore scientifico del Centre International des Hautes Études Agronomiques Méditerranéennes (CIHEAM) di Parigi e ha ricevuto onorificenze come il titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana e la Gran Croce dell’Ordine al Merito Agricolo dal Re di Spagna.

L’ESPERIENZA POLITICA DI PAOLO DE CASTRO

De Castro ha ricoperto il ruolo di Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in tre governi tra il 1998 e il 2008. Dal 2009 al 2024 è stato membro del Parlamento Europeo, presiedendo la Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dal 2009 al 2014. Durante il suo mandato, ha guidato i negoziati per la riforma della Politica Agricola Comune per il periodo 2014-2020.

LE PRIME DICHIARAZIONI

«Accolgo questo incarico con grande orgoglio e senso di responsabilità, con l’obiettivo di portare un contributo concreto in termini di competenze, esperienza e relazioni che metterò a servizio della società», ha dichiarato De Castro. «Con il nuovo piano di sviluppo, Nomisma rinnova la propria volontà di investimento, con un focus particolare su ambiti di ricerca strategici per il Paese – dall’agroalimentare all’immobiliare, dall’industria all’energia, dai temi ESG alla transizione digitale – dove indipendenza, autorevolezza e capacità progettuale sono decisive».​

NOMISMA: NUOVO PIANO DI SVILUPPO CON PAOLO DE CASTRO

Nomisma ha confermato un piano di crescita e investimenti affidato al Direttore Generale Andrea Bontempi. L’obiettivo è sviluppare strumenti avanzati per trasformare i dati in conoscenza fruibile e soluzioni efficaci di supporto decisionale. L’istituto intende rafforzare l’attività di advisory e consulenza, offrendo supporto alle imprese, associazioni e istituzioni in ambiti strategici come la sostenibilità ambientale, la valutazione dei rischi e il marketing.​

IL RUOLO DI MAURIZIO MARCHESINI, VICEPRESIDENTE NOMISMA

Maurizio Marchesini, che ha guidato Nomisma negli ultimi anni, manterrà il ruolo di vicepresidente esecutivo. La sua decisione di lasciare la presidenza è maturata per garantire un impegno continuativo e pienamente dedicato alla guida dell’istituto. L’Assemblea dei Soci ha espresso un sentito ringraziamento per il lavoro svolto, sottolineando il percorso di sviluppo compiuto sotto la sua guida.

LE ULTIME PRESE DI POSIZIONE DI PAOLO DE CASTRO

​Il nuovo presidente di Nomisma Paolo De Castro ha recentemente espresso alcune posizioni ufficiali su temi chiave dell’agricoltura europea. In merito alla Politica Agricola Comune (PAC) e Budget UE ha sottolineato la necessità per l’Italia di prepararsi a una «battaglia sul budget» della PAC. Lo scorso anno ha inoltre evidenziato che, anche mantenendo invariato il budget nominale, l’inflazione avrebbe potuto ridurre il valore reale dei fondi agricoli di oltre il 20%, mettendo a rischio la sostenibilità economica delle aziende agricole.

De Castro ha inoltre contribuito all’approvazione da parte del Parlamento europeo di una posizione sulle Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), distinguendole chiaramente dagli OGM. Ha affermato che queste tecnologie, insieme all’agricoltura rigenerativa e di precisione, possono favorire una maggiore sostenibilità ambientale ed economica nel settore agricolo. In occasione di Vinitaly 2025, De Castro ha illustrato le novità del nuovo Regolamento UE sulle Indicazioni Geografiche. Nell’occasione ha sottolineato l’importanza di valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità e di rafforzare la tutela delle IG nel mercato europeo. Non a caso è stato uno degli artefici della vittoria politica dell’Italia contro i produttori croati di Prosek.

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Vinaltum 2025 Schloss Freudenstein: format rinnovato con Calice Maestro


Si terrà il 25 e 26 maggio 2025, nella cornice del castello di Schloss Freudenstein ad Appiano (Bolzano), la seconda edizione di Vinaltum. Un evento dedicato all’eccellenza del vino italiano e internazionale. Protagoniste oltre 120 cantine selezionate, in arrivo da tutte le regioni d’Italia e dall’estero, con una proposta in degustazione pensata per un pubblico attento alla qualità e alla scoperta.
Il progetto, ideato da Danilo D’Ambra e Luciano Rappo, conferma la volontà di mettere al centro il dialogo tra produttori, esperti e appassionati. «Un’occasione unica per scoprire grandi nomi del vino italiano e internazionale – spiega D’Ambra – con una rappresentanza completa delle regioni italiane, ma anche di aziende estere. Un evento pensato per chi cerca autenticità, ma anche scoperta».

“CALICE MAESTRO”: EDUCAZIONE AL VINO PER GLI UNDER 35

Tra le novità dell’edizione 2025 spicca “Calice Maestro”, iniziativa gratuita rivolta agli under 35, nata come omaggio a Luciano Rappo, figura storica della cultura enologica e co-fondatore dell’evento. Il progetto prevede sessioni di degustazione guidate da sommelier FISAR, con piccoli gruppi da quattro partecipanti. «Abbiamo pensato Calice Maestro come un’esperienza educativa – dichiarano gli organizzatori – dove ogni calice diventa un’opportunità per avvicinare le nuove generazioni alla cultura del vino. È un piccolo viaggio guidato, che semina curiosità e conoscenza». Le iscrizioni sono già aperte sul sito ufficiale www.vinaltum.it, fino a esaurimento posti. I biglietti per l’intero festival sono disponibili su Vivaticket, con agevolazioni per under 35 e Sommelier tesserati.

VINALTUM – THE CLUB: MODA E VINO IN UN EVENTO SU INVITO

Il festival sarà anticipato, il 24 maggio, da un evento esclusivo su invito: “Vinaltum – The Club”, organizzato in collaborazione con Franz Kraler. Una serata che unisce vino, moda e luxury lifestyle, con la partecipazione di Franz Kraler, la moglie Daniela e il figlio Alexander. «Siamo entusiasti di collaborare con Vinaltum per dar vita a un evento dove il nostro mondo, quello del lusso, incontra il fascino del vino di eccellenza» – ha commentato Kraler. Gli fa eco Danilo D’Ambra: «Con The Club vogliamo creare un nuovo linguaggio, che unisca vino e universo fashion, bellezza e gusto. Una sinergia che esalta il carattere esclusivo del nostro progetto».

CONFERENZA STAMPA A MILANO IL 14 MAGGIO

La presentazione ufficiale di Vinaltum 2025 si terrà il 14 maggio a Milano, al Park Hyatt, durante una conferenza stampa riservata alla stampa e ai partner. Vinaltum si conferma così un festival aperto all’innovazione, capace di raccontare il vino come esperienza culturale da vivere, conoscere e condividere.


VINALTUM 2025 – INFORMAZIONI UTILI

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Dati Oiv Vino 2024, anno nero per il settore: produzione e consumi ancora in calo

Report Oiv produzione mondiale vino 2024.
Il 2024 si è chiuso come uno degli anni più difficili per il settore vitivinicolo mondiale. A confermarlo sono i dati diffusi dall’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) durante la consueta conferenza stampa annuale, che si è tenuta online il 15 aprile 2025. Le cifre parlano chiaro: produzione mondiale ai minimi da oltre 60 anni, consumi in ulteriore contrazione, commercio internazionale stabile solo grazie ai prezzi elevati. Un quadro in cui emergono segnali di vulnerabilità strutturale, aggravati da eventi climatici estremi e da un mercato in rapida evoluzione. https://www.oiv.int/index.php/

Superficie vitata mondiale in calo: -0,6% rispetto al 2023

Nel 2024 la superficie vitata globale è scesa a 7,1 milioni di ettari, con una flessione dello 0,6% su base annua. Si tratta del quarto anno consecutivo di riduzione. Il calo ha interessato gran parte dei Paesi vitivinicoli, con rare eccezioni. L’Unione europea ha registrato una contrazione dello 0,8% (3,2 milioni di ettari). L’Italia si distingue come l’unico tra i principali produttori europei ad aver ampliato leggermente la propria superficie vitata (+0,8%, per un totale di 728.000 ettari).

Produzione mondiale in caduta libera: 225,8 milioni di ettolitri

La produzione globale di vino, esclusi mosti e succhi, si attesta a 225,8 milioni di ettolitri: -4,8% rispetto al 2023 e livello più basso dal 1961. Il crollo è imputabile in larga parte alle condizioni climatiche estreme – tra cui siccità, grandinate, gelate e malattie fungine – che hanno colpito i vigneti in entrambi gli emisferi.

L’Italia torna in testa alla classifica dei produttori mondiali con 44,1 milioni di ettolitri (+15% sul 2023), seguita da Francia (36,1 mln hl, -23,5%) e Spagna (31,0 mln hl, +9,3%). Ma rispetto alla media quinquennale, tutte e tre le nazioni restano in calo. Particolarmente critico il dato francese, il più basso dal 1957.

Fuori dall’Europa, il quadro non migliora. Gli Stati Uniti segnano un -17,2% (21,1 mln hl), mentre in Sud America il Brasile registra un crollo del 41%. In controtendenza l’Australia (+5,3%) e l’Argentina (+23,3%), pur restando sotto le medie storiche.

Consumi in calo: mai così bassi dal 1961

Il consumo mondiale di vino si ferma a 214,2 milioni di ettolitri, in calo del 3,3% rispetto al 2023. È il livello più basso da oltre sei decenni. L’Unione europea, pur rappresentando ancora il 48% del consumo globale, perde il 2,8% rispetto all’anno precedente.

Negli Stati Uniti – primo mercato al mondo – il consumo cala del 5,8% (33,3 mln hl). In Cina, la contrazione è ancora più marcata: -19,3%, con un totale di 5,5 milioni di ettolitri. Tra i pochi Paesi in crescita si segnalano Portogallo (+0,5%) e Russia (+2,4%). In Italia, i consumi restano stabili (+0,1%), ma inferiori del 3,6% rispetto alla media quinquennale.

Commercio internazionale stabile ma sostenuto dai prezzi

Le esportazioni mondiali di vino nel 2024 ammontano a 99,8 milioni di ettolitri, in linea con il 2023 ma sotto del 5% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Il valore complessivo è di 35,9 miliardi di euro (-0,3%). Il prezzo medio all’export si conferma elevato: 3,60 euro/litro, +30% rispetto ai livelli pre-pandemici.

L’Italia consolida la leadership per volumi esportati (21,7 mln hl, +3,2%) e incrementa il valore delle esportazioni a 8,1 miliardi di euro (+5,6%). Seguono Spagna (20,0 mln hl, -4,3%) e Francia (12,8 mln hl, +0,7%), quest’ultima prima per valore: 11,7 miliardi di euro (-2,4%).

Tra i produttori dell’emisfero sud, spicca il recupero dell’Australia (+6,9% in volume, +30,6% in valore). Bene anche il Cile (+14,4% in volume), mentre il Sudafrica cresce solo del 3,4%.

OIV: Settore del vino alla prova dell’adattamento

Secondo il direttore generale dell’OIV, John Barker, i dati del 2024 confermano l’urgenza di una trasformazione profonda del settore: adattamento ai cambiamenti climatici, ripensamento dei modelli di consumo, rafforzamento della cooperazione internazionale. «La sfida dell’adattamento è anche un’opportunità – ha dichiarato Barker – per fare del vino un modello di sostenibilità e innovazione».

REPORT OIV, STATO DEL SETTORE VITIVINICOLO MONDIALE NEL 2024: ADATTAMENTO E COOPERAZIONE

Superficie vitata mondiale: 7,1 milioni di ettari

In calo dello 0,6% rispetto al 2023, è il quarto anno consecutivo di contrazione. I vigneti destinati a tutte le tipologie d’uva sono scesi sotto quota 7,1 milioni di ettari, livello più basso del secolo.

  • Italia: 728.000 ha (+0,8%), unico tra i big a crescere.

  • Spagna: 930.000 ha (-1,5%), primo Paese per superficie.

  • Francia: 783.000 ha (-0,7%)

  • Cina: 753.000 ha (-0,4%)

  • USA: 385.000 ha (-0,7%)

  • India: 185.000 ha (+1,8%)

  • Portogallo: 173.000 ha (-5,1%)

  • Cile: 166.000 ha (-3,2%)

  • Sudafrica: 120.000 ha (-1,5%)

  • Brasile: 83.000 ha (+1,6%)

Produzione mondiale: 225,8 milioni di ettolitri

È il volume più basso dal 1961. Calano quasi tutti i principali produttori.

  • Italia: 44,1 mln hl (+15% sul 2023 ma -6,2% sulla media quinquennale)

  • Francia: 36,1 mln hl (-23,5%, peggior dato dal 1957)

  • Spagna: 31,0 mln hl (+9,3%, ma -11,1% sulla media)

  • USA: 21,1 mln hl (-17,2%)

  • Argentina: 10,9 mln hl (+23,3%)

  • Australia: 10,2 mln hl (+5,3%)

  • Cile: 9,3 mln hl (-15,6%)

  • Sudafrica: 8,8 mln hl (-5,1%)

  • Germania: 7,8 mln hl (-9,8%)

  • Portogallo: 6,9 mln hl (-8,2%)

  • Russia: 5,4 mln hl (+19,3%)

  • Cina: 2,6 mln hl (-17%, -53% rispetto al 2019)

  • Brasile: 2,1 mln hl (-41%, peggior dato dal 2005)

  • Georgia: 2,4 mln hl (+26,6%)

Consumi mondiali: 214,2 milioni di ettolitri

Livello più basso dal 1961. Quasi tutti i principali mercati segnano un calo.

  • USA: 33,3 mln hl (-5,8%), resta primo mercato mondiale

  • Francia: 23,0 mln hl (-3,6%)

  • Italia: 22,3 mln hl (stabile)

  • Germania: 17,8 mln hl (-3,0%)

  • Regno Unito: 12,6 mln hl (-1,0%)

  • Cina: 5,5 mln hl (-19,3%), ai minimi dal 2000

  • Russia: 8,1 mln hl (+2,4%)

  • Argentina: 7,7 mln hl (-1,2%, peggior dato dal 1942)

  • Portogallo: 5,6 mln hl (+0,5%)

  • Giappone: 3,1 mln hl (-4,4%)

  • Brasile: 3,1 mln hl (-10,1%)

Export stabile: Italia prima per volumi, Francia per valore

Le esportazioni mondiali restano a 99,8 milioni di ettolitri (-0,1%). Il valore totale è di 35,9 miliardi di euro (-0,3%), grazie a un prezzo medio record di 3,60 euro/litro.

  • Italia: 21,7 mln hl (+3,2%) per un valore di 8,1 mld € (+5,6%)

  • Spagna: 20,0 mln hl (-4,3%) per 3,0 mld € (+1,4%)

  • Francia: 12,8 mln hl (+0,7%) per 11,7 mld € (-2,4%)

  • Cile: 7,8 mln hl (+14,4%) per 1,5 mld € (+6,1%)

  • Australia: 6,5 mln hl (+6,9%) per 1,6 mld € (+30,6%)

  • Sudafrica: 3,6 mln hl (+3,4%) per 0,6 mld € (+5%)

  • Portogallo: +8,7% in volume (dato di dettaglio incompleto)

I DOCUMENTI INTEGRALI:
https://www.oiv.int/press/state-world-vine-and-wine-sector-2024-adaptation-cooperation
https://www.oiv.int/sites/default/files/2025-04/EN_OIV_Press_release_State_of_the_World_Vine_and_Wine_Sector_in_2024.pdf
https://www.oiv.int/sites/default/files/2025-04/OIV_State_of_the_World_Vine_and_Wine_Sector_in_2024_PPT.pdf

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Usa, sospensione dazi vino per 90 giorni. L’annuncio di Trump

Buone notizie, ma con riserva, per i produttori di vino italiani, dell’Unione Europea e di altri Paesi esportatori verso gli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato su Truth Social una sospensione temporanea – della durata di 90 giorni – dei dazi “aggiuntivi”. Le tariffs avrebbero dovuto colpire selezionati partner commerciali, tra cui proprio l’Ue e altre importanti nazioni produttrici di vino. La misura è da leggere nel più ampio contesto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti, Europa e Cina. E rappresenta un tentativo di disinnescare una possibile escalation nella politica dei dazi. Nonostante questa tregua parziale, è comunque entrato in vigore un dazio universale del 10% applicato virtualmente a tutte le importazioni, indipendentemente dalla provenienza. https://www.usa.gov/.

VINO ITALIANO: DAZI USA SOSPESI MA CLIMA INCERTO

La sospensione dei dazi aggiuntivi è stata confermata da Ben Aneff, presidente della US Wine Trade Alliance, sebbene al momento non sia ancora stato pubblicato un avviso ufficiale nel Federal Register, il bollettino governativo statunitense. Aneff si dice comunque fiducioso nella validità dell’annuncio, promettendo aggiornamenti tempestivi in caso di cambiamenti. https://www.federalregister.gov/.

La decisione americana arriva in un momento delicato anche sul fronte delle relazioni commerciali con l’Unione Europea. Il 13 aprile, Bruxelles dovrebbe annunciare eventuali contromisure tariffarie in risposta alle tariffe statunitensi sull’acciaio e l’alluminio. In seguito a un’intensa attività di lobbying, vino e bourbon sono stati rimossi dalla lista delle possibili ritorsioni europee – una notizia accolta con sollievo dal settore. https://www.linkedin.com/in/benjamin-aneff-b2582232/.

RISCHIO RITORSIONI USA: IL VINO RESTA UN BERSAGLIO DI POTENZIALI DAZI

Tuttavia, il rischio non è del tutto scongiurato. “È ancora possibile che gli Stati Uniti decidano di reagire in modo tale da colpire nuovamente il vino”, avverte Aneff. “Una mossa del genere causerebbe danni sproporzionati alle aziende americane stesse e non servirebbe gli interessi nazionali, ma è uno scenario da non escludere”. Maggiore chiarezza è attesa nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’UE, tra il 14 e il 15 aprile.

«È stata una settimana difficile», commenta Aneff, promettendo un monitoraggio costante della situazione. Il mondo del vino resta dunque in una fase di sospensione e incertezza. La tregua di 90 giorni dei dazi di Trump rappresenta una boccata d’ossigeno, ma non una soluzione definitiva. Molto dipenderà dalle prossime mosse sullo scacchiere geopolitico.

Vino italiano e dazi Usa, BMTI: «Duro colpo competitività vini fermi»

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Francesco Sorelli nuovo direttore e ambasciatore Consorzio Chianti Rufina


Francesco Sorelli
è il nuovo Direttore e Ambasciatore del Chianti Rufina. La piccola e prestigiosa Docg chiantigiana – circa 3,5 milioni di bottiglie dai 700 ettari vitati allevati da 22 aziende, nei comuni di Pontassieve, Rufina, Pelago, Dicomano e Londa, a nord-est di Firenze – compie così «un passo importante per le ambizioni di crescita e valorizzazione della denominazione». Una scelta strategica che guarda con decisione al futuro, facendo leva sulla vasta esperienza internazionale di Sorelli, figura di spicco nel panorama vitivinicolo toscano. Con oltre vent’anni di esperienza nel settore vinicolo, maturata prevalentemente in Ruffino, storica azienda toscana, e prima ancora al Consorzio Vino Chianti Classico, Francesco Sorelli porta competenze di alto livello nella comunicazione, strategia ed eventi, oltre che nel marketing territoriale, enoturismo e sostenibilità. Non solo manager, ma anche autore, relatore, wine educator certificato e appassionato narratore della cultura enologica. https://www.linkedin.com/in/francesco-sorelli-b9a4b24a/

IL NUOVO PRESIDENTE FRANCESCO SORELLI: «CHIANTI RUFINA, CASA MIA»

«Accolgo con entusiasmo e senso di responsabilità questo incarico – dichiara il nuovo direttore del Consorzio – le terre del Chianti Rufina sono casa mia. Qui nasce un Sangiovese d’altura di grande qualità, valorizzato dalla recente operazione di zonazione dei Terraelectae, un esempio brillante nel panorama vinicolo italiano. Questo territorio, dalla storia antica e dall’identità vibrante, offre castelli medievali, ville rinascimentali, borghi, pievi, oliveti e boschi incontaminati. È un luogo di cultura del vino, che sa coniugare tradizione e creatività». https://www.chiantirufina.it/

La sfida che attende Sorelli è ambiziosa: «Viviamo un momento difficile per tutto il settore – evidenzia – ed è necessario che il vino recuperi il suo legame profondo con la civiltà, la convivialità e la gioia autentica dello stare insieme. Sarà un lavoro impegnativo, ma sono convinto che il vino toscano e italiano abbia la forza, l’orgoglio e la creatività necessarie per una nuova rinascita».

IL PRESIDENTE FEDERICO GIUNTINI: «SORELLI? PERSONA GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO»

Soddisfatto anche Federico Giuntini, presidente del Consorzio e proprietario della storica Fattoria Selvapiana: «Sorelli è la persona giusta al momento giusto. La sua esperienza internazionale e il forte legame personale con il territorio sono risorse fondamentali per la crescita della nostra denominazione. Contiamo molto sull’apporto delle nuove generazioni che già operano nelle nostre aziende: insieme lavoreremo per accrescere visibilità e reputazione del Chianti Rufina».

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Héritage Réserve Perpétuelle: il Crémant d’Alsace “Solera” di Ruhlmann-Schutz


Tra le colline dell’Alsazia, nel villaggio di Dambach-la-Ville, nasce uno dei più interessanti esempi di Crémant d’Alsace contemporanei: Héritage Réserve Perpétuelle Extra Brut, firmato da Famille Ruhlmann-Schutz. Un progetto ambizioso, che coniuga tradizione vinicola e sperimentazione con un risultato di rara complessità e raffinatezza. Certo, non un Crémant d’Alsace come gli altri. Si tratta infatti, come indica la stessa etichetta, di una Réserve Perpétuelle. Cosa significa? https://www.ruhlmann-schutz.fr/vins/cremant-dalsace-heritage-reserve-perpetuelle-extra-brut/

RÉSERVE PERPÉTUELLE: IL TEMPO COME INGREDIENTE ENOLOGICO

La Réserve Perpétuelle è un sistema di vinificazione mutuato dal metodo Solera. Tradizionalmente utilizzato nella produzione di vini fortificati come lo Sherry, oggi viene reinterpretato con crescente successo da alcune delle maison più visionarie, in ambito spumantistico. Sebbene l’origine sia da ricercarsi nella tradizione spagnola – in particolare di Jerez, in Andalusia – la sua applicazione in Champagne, Alsazia – ed anche in Italia, da cantine come Buvoli – ha assunto tratti distintivi propri. Adattati alle peculiarità di ciascun territorio.

Tecnicamente, la Réserve Perpétuelle si basa su un principio semplice solo in apparenza. Si parte da una massa iniziale di vino, proveniente da una o più annate, che funge da base storica. Ogni anno, una parte di questa cuvée – solitamente un terzo o meno – viene prelevata per essere imbottigliata. Il volume rimosso viene poi sostituito con il vino dell’annata più recente. In questo modo, si crea una sorta di “cuore liquido” perpetuo. Che evolve costantemente, ma che conserva una memoria gustativa profonda. Stratificata nel tempo.

LE DIFFERENZE TRA RÉSERVE PERPÉTUELLE ED ASSEMBLAGGIO CLASSICO

A differenza dell’assemblaggio classico, in cui si miscelano basi di annate diverse prima della presa di spuma, la Réserve Perpétuelle lavora su una massa vinaria unica, in costante movimento. È un organismo vivo che cresce, si affina e si arricchisce anno dopo anno, integrando progressivamente nuove espressioni del millesimo senza mai perdere l’identità stilistica originaria.

Questo metodo consente di ottenere vini di straordinaria complessità aromatica, in cui le note più fresche e vibranti dell’annata più giovane si fondono con la profondità e la struttura conferite dalle vendemmie più vecchie. L’equilibrio che ne deriva è frutto di un lungo lavoro di osservazione, di assaggi ripetuti. Di cura millimetrica nella gestione delle proporzioni. Non è un processo automatico. Piuttosto un atto artigianale di alta precisione. Affidato all’intuito e all’esperienza del vigneron.

In Champagne, pionieri come Jacques Selosse e successivamente case come Bérêche et Fils, Charles Heidsieck o Louis Roederer hanno tracciato la strada, dimostrando come la Réserve Perpétuelle possa rappresentare una chiave di lettura inedita per esprimere l’identità del terroir nel lungo periodo. L’Alsazia ha seguito a ruota, con esempi moderni come quello di Ruhlmann-Schutz, capaci di coniugare la tensione minerale dei suoli granitici con la profondità conferita dall’ingrediente-tempo.

HÉRITAGE: LA RÉSERVE PERPÉTUELLE SECONDO RUHLMANN-SCHUTZ

Il cuore tecnico e filosofico di Héritage Extra Brut risiede proprio nel principio della Réserve Perpétuelle. Dal 2017, ogni anno, un terzo della massa viene prelevato e imbottigliato, mentre il vuoto lasciato viene colmato con l’assemblaggio dell’annata corrente. Pinot Blanc, Auxerrois, Riesling e Pinot Grigio i vitigni scelti, rispettivamente dei millesimi 2017, 2018 e 2019. La fermentazione in bottiglia, seguita da un affinamento sui lieviti superiore a 30 mesi, dona a questo Crémant d’Alsace di Ruhlmann-Schutz un perlage fine e persistente, altro emblema di una lavorazione meticolosa e rispettosa del tempo. L’assenza di dosaggio zuccherino, tipica della dicitura Extra Brut, esalta la purezza e la tensione minerale del vino.

Una produzione limitata: il tiraggio è di 4.600 bottiglie ed è avvenuto il 16 settembre 2021. Alla vista si presenta con un elegante giallo dorato cristallino, attraversato da bollicine finissime e regolari. Al naso sorprende per complessità e precisione. Si percepiscono nette note di frutta a polpa bianca, agrumi canditi e accenni tostati. Sottofondo di piccoli frutti rossi e nuance di crosta di pane. In bocca, l’ingresso è deciso ma armonioso. L’effervescenza, misurata e cremosa, accompagna una struttura piuttosto importante, sostenuta da una vena salina e da una freschezza tagliente. Il finale è lungo, leggermente vinoso, elegantemente asciutto. https://www.winemag.it/les-grands-chais-de-france-raddoppia-vendite-cremant-in-italia/

CRÉMANT D’ALSACE HÉRITAGE RÉSERVE PERPÉTUELLE EXTRA BRUT: GLI ABBINAMENTI

Sul piano gastronomico, il Crémant d’Alsace Héritage Réserve Perpétuelle Extra Brut di Ruhlmann-Schutz si rivela estremamente versatile. Perfetto, secondo i suggerimenti della famiglia Ruhlmann-Schutz, con piatti come il pollo arrosto, un risotto ai funghi porcini mantecato al burro o un trancio di tonno rosso appena scottato. Esalta anche le sfumature di una terrina di foie gras alsaziana con chutney agli agrumi o di animelle rosolate al burro nocciola e salvia.

Non delude nemmeno con i formaggi a pasta semidura, come Comté, Tomme d’Alsace, Vieux Cheddar o Tête de Moine trovano in questo Crémant un alleato perfetto. Grassezza, aromaticità e umami, dunque. Caratteristiche che, in Italia, farebbero propendere per un abbinamento del Crémant d’Alsace Héritage Réserve Perpétuelle Extra Brut di Ruhlmann-Schutz con risotti ai funghi, pesce al forno, o piatti come terrine di fegatini di pollo toscani e midollo gratinato. Sul fronte caseario, ecco formaggi come Bitto, Puzzone di Moena, Pecorino di fossa o Caciocavallo podolico.

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Aperte le candidature per i Roma Bar Show Awards 2025


Tornano i Roma Bar Show Awards, il più prestigioso riconoscimento dell’industria italiana del bere. Sono ufficialmente aperte le candidature per la terza edizione del premio promosso dagli organizzatori del Roma Bar Show, la manifestazione di riferimento per il mondo del bar e del beverage, in programma il 26 e 27 maggio 2025 al Palazzo dei Congressi dell’Eur. https://romabarshow.com/

ROMA BAR SHOW AWARDS: SETTE CATEGORIE DI ECCELLENZA DELL’HOSPITALITY

Con un focus su eccellenza e innovazione, i Roma Bar Show Awards 2025 vogliono premiare il meglio della scena bar italiana. Sette le categorie in gara:

  • Best Italian Cocktail Bar
  • Best Italian Bartender
  • Best Italian New Cocktail Bar
  • Best Italian Hotel Bar
  • Best Italian Food Program
  • Best Social Media Presence
  • Best Caffè & Bar Storici, novità assoluta di quest’edizione

A queste si aggiunge l’atteso Premio alla Carriera, conferito a una figura iconica del settore, in un simbolico passaggio del testimone tra generazioni.

ISCRIZIONI ONLINE ENTRO L’11 APRILE 2025

La partecipazione al concorso è gratuita. I primi tre classificati di ogni categoria accederanno alla finalissima di lunedì 26 maggio, sul palco dell’Auditorium del Palazzo dei Congressi. Le candidature sono aperte dal 10 marzo e si possono inviare esclusivamente tramite il sito ufficiale del Roma Bar Show, compilando l’apposito form all’indirizzo: https://romabarshow.com/rbs-awards-2024/. Il termine ultimo per l’invio è fissato alle 23:59 dell’11 aprile 2025.

I VINCITORI 2024 PROTAGONISTI ALL’INDIA COCKTAIL WEEK

I Roma Bar Show Awards si confermano anche una piattaforma di visibilità internazionale per i professionisti del settore. Lo dimostra la partecipazione all’India Cocktail Week, una delle principali fiere mondiali del beverage, che ha visto protagonisti tre dei vincitori della scorsa edizione. A dicembre, Andrea Arcaini ha portato lo stile del Rita Cocktails di Milano (Best Cocktail Bar Awards 2024) a Mumbai. L’1 e 2 febbraio è stata la volta di Dario Tortorella de L’Antiquario di Napoli (Best Bartender Awards 2024) a Bangalore. Infine, il 22 e 23 febbraio, Nite Kong (Best New Cocktail Bar Awards 2024) ha rappresentato l’Italia a New Delhi.

ROMA BAR SHOW 2025: NASCE IL BUYERS PROGRAM INTERNAZIONALE

In linea con una visione sempre più globale e connessa, il Roma Bar Show lancia – in collaborazione con ICE – Agenzia e Fiere di Parma – il primo Buyers Program internazionale. Un’iniziativa strategica che punta a creare connessioni di valore tra aziende italiane, buyer, importatori e decision-maker del settore on-trade a livello mondiale. L’obiettivo è duplice: favorire nuove partnership e consolidare la presenza dell’eccellenza italiana nei mercati esteri. Una vetrina unica per i professionisti del beverage made in Italy, che potranno così accrescere la visibilità del proprio brand e aprirsi a nuove opportunità commerciali globali.

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Roberto Castagner: «L’alcol è il mezzo, non il fine di un distillato di qualità»


«L’alcol è un mezzo, non il fine di un distillato di qualità». Parte da qui la rivoluzione firmata Roberto Castagner,. Il fondatore e anima della Distilleria Castagner ha presentato a Vinitaly 2025 due nuovi prodotti 100% analcolici: Amaro Leon Zero e Robì. Si tratta di bevande da aperitivo senza alcol, pensate per coniugare gusto, naturalità e benessere. Due creazioni innovative che segnano un cambio di passo nel panorama degli spirits italiani. Offrendo un’alternativa concreta a chi, per scelta o necessità, desidera evitare l’alcol senza rinunciare all’esperienza sensoriale tipica dei distillati di qualità. https://www.grappacastagner.it/

TESTIMONIAL SPORTIVI PER UNA NUOVA CULTURA DEL BERE

A fare da ambasciatori della svolta analcolica di Castagner, tre volti noti del mondo dello sport: Manuela Di Centa, campionessa olimpica di sci di fondo, Silvia Marangoni, pluricampionessa mondiale di pattinaggio artistico, e Piero Garbellotto, presidente della Prosecco DOC-Imoco Volley. Una scelta simbolica ma potente, che sottolinea la crescente attenzione verso un consumo più consapevole e adatto a chi deve, o vuole, evitare sia l’alcol che un eccessivo apporto di zuccheri.

AMARO LEON ZERO E ROBÌ CASTAGNER: «RICERCA, NON MODA»

Non si tratta di una semplice moda passeggera, ma del frutto di anni di ricerca nei laboratori Castagner. Come spiega lo stesso fondatore: «L’alcol ha sempre avuto un ruolo tecnico importante, perché permette di estrarre le essenze botaniche durante l’infusione e dona struttura al prodotto finale. Sostituirlo non è un processo banale». Il team di Castagner ha studiato oltre 80 erbe aromatiche, selezionando le 20 più adatte a dare risultati eccellenti anche in assenza di alcol. Il risultato? Un profilo aromatico ricco, equilibrato, capace di restituire la complessità organolettica di un distillato tradizionale, ma con un approccio decisamente più salutistico.

ANNO ZERO DELL’INNOVAZIONE ANALCOLICA

«È il nostro “anno zero”», dichiara Roberto Castagner. «Vogliamo dimostrare che un prodotto analcolico non deve avere meno valore, meno gusto o meno identità rispetto a uno tradizionale. Deve semplicemente offrire qualcosa di diverso, che parli alle esigenze del presente». Con Amaro Leon Zero e Robì, la Distilleria Castagner punta ad aprire un nuovo capitolo nel mondo degli spirits, allo scopo di diventare un punto di riferimento nel settore dei distillati analcolici Made in Italy. https://www.winemag.it/fatturato-distilleria-castagner-in-crescita-merito-scelte-green-e-grappa/

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Fatturato vignaioli Fivi: ecco l’identikit delle cantine che “funzionano”

Fatturato cantine vignaioli Fivi.
Vendita diretta al consumatore finale. Buona presenza nell’Horeca. Capacità di proporsi in ottica enoturismo. E buona propensione agli investimenti in marketing e promozione. Sono i quattro pilastri del fatturato delle cantine Fivi che meglio affrontano i mercati, in un momento di difficile congiuntura come quello attuale. Ad evidenziarlo è uno studio realizzato grazie ad Invernizzi Agri Lab di Sda Bocconi School of Management, con il sostegno di Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi e di Crédit Agricole Italia. https://www.sdabocconi.it/it/faculty-ricerche/ricerca/esg-excellence-in-sustainability-governance-knowledge-platform/agrilab.

La ricerca, presentata oggi a Vinitaly 2025, nell’area del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha messo in luce come le aziende con una percentuale superiore di vendita diretta, al consumatore finale e/o all’Horeca, presentano un andamento del fatturato migliore rispetto alla media generale del campione. D’altro canto, non sono molte le aziende Fivi che commerciano con la grande distribuzione organizzata (Gdo). E non risulta che questo canale sia d’ostacolo ai vignaioli. https://fivi.it/

ENOTURISMO, MARKETING E PROMOZIONE DELLE CANTINE FIVI

Un altro plus per le cantine Fivi è una proposta di successo nell’enoturismo, nonché la capacità di investire in marketing e promozione. «Questi dati – commenta la presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti, Rita Babini – rafforzano le nostre richieste a livello europeo: maggiore accessibilità ai fondi Ocm promozione per le aziende di medio-piccole dimensioni, attualmente di fatto escluse, e realizzazione di misure di sostegno alle attività enoturistiche, fondamentali in questo frangente storico anche per un’educazione al consumo consapevole, oltre che per la diversificazione dei canali di vendita e per crescita delle economie territoriali delle aree interne».

“Questa ricerca – continua – ci conferma alcuni elementi che prima potevamo solo ipotizzare. E rafforza la nostra volontà di tutelare e promuovere un modello produttivo, quello delle aziende vitivinicole verticali, che è fondamentale non solo per il futuro del mondo del vino, ma per la tenuta socio-economica di tantissimi territori italiani. Purtroppo è un modello resistente e fragile al contempo, quello delle nostre aziende. Ha resistito e continua a resistere grazie a fondamentali solidi di risorse e competenze, spesso trasmesse da generazioni. Ma in un contesto di grandi mutamenti a livello nazionale, europeo e globale, e di fronte a una crisi climatica che rende sempre più rischioso il lavoro agricolo – conclude Rita Babini – è importante che questo modello venga riconosciuto nella propria originalità e unicità, e messo nelle condizioni di competere alla pari con gli altri soggetti della filiera».

L’EXPORT TRAINA IL FATTURATO DEI VIGNAIOLI FIVI

Dalla ricerca emerge che l’export ha rappresentato un driver trainante della crescita del trend di fatturato nell’ultimo triennio. Tra le aziende che hanno dichiarato una crescita sostenuta o moderata del fatturato, infatti, il 45% presenta una percentuale di fatturato da export elevata. Fatturato cantine vignaioli Fivi.

«Più del 70% dei nostri 1.800 soci esporta – evidenzia la presidente Fivi – e il 23% vorrebbe farlo in futuro. Quasi tutti hanno negli Stati Uniti il principale mercato di riferimento. Ma, alle condizioni che si stanno realizzando, diventerà difficilissimo e verrà a mancare uno dei determinanti positivi di fatturato per i Vignaioli italiani. Per questo chiediamo al Governo di continuare a mettere in campo tutti gli sforzi diplomatici possibili per porre fine alle guerre commerciali e salvaguardare un settore fondamentale come quello primario».

La ricerca è stata presentata alla presenza del prof. Vitaliano Fiorillo, direttore Invernizzi Agri Lab, Sda Bocconi School of Management; del prof. Luca Ghezzi, docente Management and Control Systems, Sda Bocconi School of Management; del Dott. Biagio Maria Amico – Academic Fellow, Sda Bocconi School of Management. Per Crédit Agricole Italia è intervenuto Maurizio Crepaldi, responsabile Direzione Affari e Agri Agro. https://www.credit-agricole.it/

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Champagne, contro dazi Trump «sportello unico europeo per accise nell’Unione»

Semplificare la burocrazia in Europa. Per contrastare i dazi di Trump. In occasione della visita ufficiale nella regione dello Champagne del ministro francese incaricato del Commercio estero, Laurent Saint Martin, il presidente del Syndicat Général des Vignerons (SGV) della Champagne, Maxime Toubart, ha ribadito una richiesta chiave per i produttori: «L’istituzione di uno sportello unico europeo per il pagamento delle accise, specialmente nell’ambito delle vendite a distanza intra-europee».

ACCISE: SGV CHAMPAGNE CHIEDE UNO SPORTELLO UNICO EUROPEO

Attualmente, infatti, i produttori di vino, e in particolare le piccole e medie imprese (pmi), devono fare i conti con un quadro normativo frammentato e complesso, che impone pesanti oneri amministrativi per ogni vendita transfrontaliera. Tale sistema, sempre secondo il Syndicat Général des Vignerons, genera «costi significativi e rallenta lo sviluppo commerciale, riducendo la competitività dei vini francesi sul mercato europeo».

«L’idea di uno sportello unico europeo, simile al portale Iva già operativo – sottolinea Maxime Toubart – potrebbe rappresentare una svolta fondamentale per la semplificazione burocratica e amministrativa delle vendite di vino in Europa». Secondo il presidente della SGV Champagne, questo intervento «permetterebbe di snellire le procedure doganali, ridurre notevolmente i costi amministrativi. E, di conseguenza, liberare il potenziale export dei produttori, consentendo loro di affrontare con maggiore forza e agilità la concorrenza internazionale».

DAZI STATI UNITI: APPELLO DELLA CHAMPAGNA AL GOVERNO FRANCESE

La SGV invita ufficialmente il governo francese a farsi promotore di questa iniziativa presso la Commissione Europea. Sottolineando che «il contesto internazionale attuale, caratterizzato da crescenti tensioni commerciali e minacce di nuove tassazioni internazionali, rende ancora più urgente la creazione di un mercato europeo efficiente e realmente integrato». La proposta si inserisce nel quadro più ampio delle richieste del settore vitivinicolo francese, che punta a valorizzare e tutelare le eccellenze produttive nazionali a livello continentale e globale. https://www.sgv-champagne.fr/

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Vino italiano e dazi Usa, BMTI: «Duro colpo competitività vini fermi»


La nuova politica tariffaria statunitense, con l’imposizione di dazi sul vino, è «una concreta minaccia soprattutto per i vini fermi italiani». Questa la categoria che «potrebbe perdere quote significative di mercato in favore dei competitor extraeuropei». L’«adattamento strategico» e «un’attenta analisi degli sviluppi futuri» diventano« elementi chiave per affrontare questa nuova sfida». E preservare la leadership del vino italiano nel mondo. È quanto emerge da un dettagliato studio effettuato dall’Ufficio Studi di Borsa Merci Telematica Italiana. BMTI ha analizzato gli impatti delle nuove tariffs introdotte da Trump sui vini importati dai principali Paesi esportatori.

BMTI: ITALIA LEADER PENALIZZATA DAI DAZI

Con circa 350 milioni di litri esportati negli Stati Uniti, per un valore di quasi 2,4 miliardi di dollari nel 2024, l’Italia si conferma il principale esportatore di vino in termini di quantità e secondo per valore, superata solo dalla Francia. Tuttavia, proprio i vini italiani saranno colpiti pesantemente da un dazio aggiuntivo del 20%, al pari degli altri paesi europei. Ciò potrebbe portare a un aumento dei prezzi al consumo. E una conseguente diminuzione della competitività sul mercato statunitense.

DAZI VINO TRUMP: VINI FERMI PIÙ COLPITI DEGLI SPUMANTI

Secondo il rapporto, la situazione appare particolarmente critica per i vini fermi imbottigliati, che rappresentano circa due terzi delle esportazioni vinicole italiane verso gli Stati Uniti. Infatti, contrariamente agli sparkling wines – che vedono una netta predominanza dei Paesi UE (Italia, Francia, Spagna) con pari dazi del 20% – per i vini fermi la situazione competitiva è molto diversa.

LA “NUOVA GEOGRAFIA” DEI DAZI PER I VINI FERMI

Per i vini fermi imbottigliati, il panorama competitivo si complica ulteriormente. L’Italia, con il 32,3% della quota quantitativa e il 32,4% della quota in valore, dovrà confrontarsi con paesi extraeuropei che godranno di condizioni tariffarie più favorevoli. Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina, infatti, affronteranno dazi dimezzati al 10%. Questi quattro Paesi, insieme, rappresentano quasi il 30% del mercato dei vini fermi negli Stati Uniti, una fetta significativa che potrebbe ulteriormente crescere proprio grazie a questi vantaggi competitivi. https://www.bmti.it/wp-content/uploads/2025/04/BMTI-vino-dazi-USA.pdf

L’IMPATTO DEI DAZI SUL VINO DEGLI STATI UNITI PER I COMPETITOR

Tra i principali competitor europei, la Francia, pur con una quota inferiore rispetto all’Italia (19,7% della quantità ma il 32,9% del valore), dovrà affrontare lo stesso dazio del 20%. Tuttavia, il maggior valore unitario dei vini francesi (12,28 $/l) rispetto a quelli italiani (7,35 $/l) potrebbe aiutare il settore francese a mantenere una posizione più robusta. Diversa è invece la situazione per i vini spagnoli e portoghesi che, pur con quote più modeste, vedranno ugualmente ridotta la propria competitività, essendo soggetti anch’essi al dazio del 20%.

BMTI: GLI EFFETTI SUL MERCATO E LE STRATEGIE DI ADATTAMENTO

I nuovi dazi aumenteranno inevitabilmente i costi per gli importatori americani, che dovranno decidere se assorbire tali costi, rinegoziare con i produttori europei o trasferirli ai consumatori finali. Qualora quest’ultima opzione prevalesse, l’effetto diretto potrebbe essere una diminuzione dei consumi o uno spostamento verso prodotti provenienti da Paesi con condizioni tariffarie più favorevoli. Per le imprese vinicole italiane si apre dunque la necessità urgente di ripensare le proprie strategie commerciali: esplorare nuovi mercati, rafforzare la propria presenza in altri contesti internazionali e intensificare gli sforzi promozionali, sia interni che su altri mercati esteri.

Dazi Usa sul vino italiano: Ca’ Di Rajo invita alla prudenza

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Analisi Mercato news news ed eventi Vini al supermercato

Vendite vino Gdo: parlano i buyer di Carrefour, Conad, Coop e Md


Nel 2024, la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) italiana ha registrato vendite di vino e spumante pari a 753 milioni di litri, per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. Sebbene si sia osservato un lieve calo dello 0,7% in volume rispetto al 2023, il settore mostra segnali di ripresa, soprattutto se confrontato con il -2,2% dell’anno precedente. Particolarmente significativo è l’incremento del 2,3% in valore, indicando una crescente attenzione dei consumatori verso prodotti di maggiore qualità.

CIRCANA PER VINITALY 2025: L’ANALISI DELLE PERFORMANCE DEI RETAILER

Secondo l’analisi “Circana per Vinitaly” presentata durante la 21ª tavola rotonda “Vino e GDO: Innovazione, Mercati e Opportunità”, gli spumanti hanno trainato questa ripresa, con un aumento del 4,2% in volume e del 3,6% in valore, grazie soprattutto al ruolo centrale del Prosecco. I vini fermi hanno registrato una crescita del 3,1% in valore, nonostante un lieve calo dello 0,7% in volume. In particolare, si prevede che entro cinque anni il consumo di vini bianchi, attualmente a 248 milioni di litri, supererà quello dei vini rossi, che si attesta a 271 milioni di litri. Tra i vini emergenti del 2024 spiccano l’Inzolia siciliana e il Vermentino, entrambi bianchi, mentre il rosato ha superato i 37 milioni di litri venduti. https://www.circana.com/it-it/ https://www.vinitaly.com/

IL PUNTO DI VISTA DEI BUYER VINO GDO

Lorenzo Cafissi, Beverage & Home Care & Personal Care Director di Carrefour Italia

«La situazione del mondo del vino sta diventando sempre più complessa per la staticità dei risultati. Questo ovviamente impatta notevolmente l’intero comparto del beverage spostando equilibri sempre stabili nel tempo. Come tutti i periodi di difficoltà, ci sono ovviamente anche grandi opportunità che, però, possono nascere esclusivamente da una collaborazione sempre più trasparente e aperta tra industria e retailer».

Simone Pambianco, Category Manager Bevande per Conad

«Nonostante il mercato sia ancora in calo, Conad ha registrato un modesto aumento di volume nel 2024. La domanda rimane in contrazione a causa dei mutamenti strutturali in atto: cambiamenti demografici con una generazione Z meno coinvolta nella categoria, ridotte capacità di spesa degli italiani e, soprattutto, nuovi stili di vita più attivi. Tutti fattori congiunti che ci stanno proiettando nell’era del consumo “multi moderato”. I consumatori non solo bevono meno alcol, ma preferiscono bevande meno corpose e meno alcoliche, più fresche e adatte a pasti leggeri, veloci ed healthy. Il vino deve saper cogliere questi cambiamenti, che attualmente stanno interpretando meglio altre bevande».

Alessandro Cassanelli, Buyer Liquidi per Coop Italia

«La crisi che sta attraversando il mercato, che si riflette in particolare nel calo dei consumi — ad esempio dei vini rossi — suggerisce la necessità di un ripensamento strategico, volto a riconnettersi con alcune fasce di consumatori che si sono progressivamente allontanate. Per coinvolgere le generazioni più giovani, ad esempio, è fondamentale lavorare su occasioni di consumo diverse, promuovere la sostenibilità e valorizzare un approccio consapevole, in grado di riportare interesse al consumo di un prodotto che, a differenza di superalcolici e drink da aperitivo, è storicamente meno legato a contesti conviviali o di tendenza. Rinnovare, tuttavia, non significa rinnegare la tradizione, ma piuttosto reinterpretarla in chiave attuale».

Marco Usai, Wine Specialist per MD

«MD conferma il suo impegno per una Buona Spesa che offra ai consumatori prodotti di qualità a prezzi accessibili, e la nostra selezione di vini ne è una chiara dimostrazione. In un contesto di mercato difficile per il settore vinicolo, conseguiamo risultati positivi, sia in termini di valore che di volumi di vendita. Questo successo è il frutto della fiducia che i consumatori ripongono nella nostra formula commerciale e della costante attenzione alle evoluzioni del mercato: siamo orgogliosi di essere i primi in Italia a proporre la linea Enotrium, una selezione di vini a marchio privato che valorizza i vitigni autoctoni del nostro Paese, promuovendo la straordinaria biodiversità del patrimonio vitivinicolo italiano. Stiamo registrando un riscontro positivo anche per il nostro primo spumante dealcolato, in una categoria che ha numeri ancora contenuti ma un ottimo potenziale di crescita».

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Analisi Mercato news news ed eventi Vini al supermercato

Vini al Supermercato, Gdo recupera terreno nel 2024: è l’anno dei vini bianchi


Nel 2024 la Grande distribuzione organizzata italiana ha registrato vendite di vino e spumante per 753 milioni di litri, pari a un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro. Nonostante un calo dello 0,7% a volume rispetto al 2023, il settore mostra segnali incoraggianti, specialmente se confrontati con il -2,2% dell’anno precedente. Ancora più significativo l’aumento a valore, che segna un +2,3%, confermando la tendenza verso una maggiore qualità percepita dai clienti a caccia dei migliori vini al supermercato. https://www.vinitaly.com/calendario-eventi/vinitaly/vinitaly-2024/20-tavola-rotonda-sul-mercato-del-vino-nella-grande-distribuzione-cantine-e-retail-uno-sforzo-condiviso-per-tornare-a-crescere/

L’ANALISI CIRCANA PER VINITALY SUI VINI NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Questi dati emergono dalla ricerca “Circana per Vinitaly“, presentata durante la 21ª tavola rotonda “Vino e GDO: Innovazione, Mercati e Opportunità”, organizzata da Veronafiere. A trainare la ripresa sono soprattutto gli spumanti (+4,2% a volume e +3,6% a valore), con un ruolo centrale del Prosecco. Meno brillante la performance dei vini frizzanti, in calo sia a volume (-5,7%) che a valore (-4,4%), mentre i vini fermi crescono a valore del +3,1%, pur registrando un lieve calo volumetrico (-0,7%).

La preferenza degli italiani si conferma ancora per il vino rosso fermo, primo con 271 milioni di litri venduti nonostante un calo del -1,3%. Tuttavia, i dati suggeriscono un cambio imminente: Circana prevede che entro cinque anni il vino bianco, attualmente a 248 milioni di litri, supererà il rosso, a conferma di una chiara evoluzione nei gusti dei consumatori italiani. Non a caso, tra i vini emergenti del 2024 spiccano il siciliano Inzolia e il Vermentino, entrambi vini bianchi. Bene anche il rosato, con vendite superiori a 37 milioni di litri.

VINI GDO: CHI CRESCE E CHI CALA

Virgilio Romano, Insight Director di Circana, evidenzia come siano «soprattutto i vini nella fascia medio-bassa di prezzo a subire una significativa contrazione (-4,9%)». Romano sottolinea l’importanza di «continuare ad aumentare il valore percepito del vino, trasformando il consumo in un’esperienza qualitativa più che quantitativa». Un discorso differente vale per gli spumanti metodo Charmat, che invece crescono particolarmente nella fascia di prezzo più economica (+6,3%).

La segmentazione del mercato emerge chiaramente nelle vendite delle bottiglie da 0,75 lt: i vini più costosi (oltre i 10 euro) registrano un aumento a valore del +6,6% e del +3,8% a volume, mentre gli spumanti Charmat economici (meno di 5 euro) crescono del 5,6% a volume e del 4,7% a valore. Bene anche gli spumanti premium (oltre 10 euro), con una crescita a valore del +5,4% e a volume del +3,1%. Anche gli spumanti a marchio del distributore registrano un’importante crescita (+5,3%), grazie anche alla riduzione media dei prezzi (-2,6%).

PREZZI E PROMOZIONI VINO AL SUPERMERCATO

Le strategie promozionali adottate dalle prime 25 aziende della Gdo, che hanno aumentato del +1,3% l’attività promozionale, hanno avuto un impatto positivo, con vendite in crescita a volume del +0,6% e a valore del +3,2%. Tuttavia, per raggiungere risultati davvero significativi, Romano suggerisce che occorra affiancare alle promozioni efficaci strategie di vendita continuative. Nel 2024, inoltre, i prezzi medi del vino hanno subito un aumento contenuto del +3,1%, con segnali di attenuazione dell’inflazione. Ad esempio, il prezzo medio per i vini a denominazione (Doc, Docg, Igt) è stato di 5,57 euro al litro, in aumento solo del 2%, contro aumenti superiori al 6% nel 2023.

VINI AL SUPERMERCATO 2025: PEGGIORANO LE VENDITE

I primi mesi del 2025, infine, mostrano un peggioramento nelle vendite (-4,5% a volume e -2,7% a valore), ma sarà necessario attendere ulteriori dati per una valutazione più accurata delle tendenze future. Infine, un nuovo segmento promettente è rappresentato dal mercato delle bevande analcoliche e dei vini dealcolati, recentemente autorizzati in Italia. Romano di Circana suggerisce che questo segmento potrebbe rappresentare «una significativa opportunità di crescita, a patto che il settore riesca ad attrarre nuovi consumatori e trasformare il consumo in un’esperienza inclusiva e coinvolgente».

Vendite vino Gdo: parlano i buyer di Carrefour, Conad, Coop e Md

 

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Trentodoc: Italia primo mercato, export in crescita nel 2024

trentodoc dati istituto 2024.
Gli spumanti Trentodoc continuano a registrare numeri in crescita. Lo confermano i dati ufficiali del 2024 diffusi dall’Osservatorio Trentodoc.
Con 69 case spumantistiche attive, Trentodoc si consolida come una denominazione dinamica nel settore vitivinicolo italiano. L’Italia resta il mercato di riferimento della denominazione Trento Doc. Ma è soprattutto l’export, oggi al 15% delle vendite complessive, a trainare le ambizioni future del brand trentino.

DATI DELL’ISTITUTO POSITIVI NEL 2024. CRESCITA DECENNALE

Negli ultimi dieci anni, la produzione complessiva di spumante Trentodoc è cresciuta in modo costante. Passando da 7 a 12,3 milioni di bottiglie. Anche il valore del comparto ha più che raddoppiato. Raggiungendo i 180 milioni di euro. Nonostante una leggera flessione del 2,7% a valore nel 2024, gli analisti parlano di un «fisiologico assestamento post-crescita». Secondo Stefano Fambri, presidente dell’Istituto Trento Doc, il segmento delle bollicine mostra maggiore resilienza rispetto ad altri comparti del vino italiano. «Il settore – commenta – ha vissuto una crescita straordinaria e la notorietà del marchio Trentodoc, sia in Italia che all’estero, conferma l’efficacia della nostra strategia di valorizzazione». trentodoc dati istituto 2024.

EXPORT TRENTO DOC: SVIZZERA E STATI UNITI IN TESTA

L’export di spumante Trentodoc si conferma uno degli asset strategici per il futuro della denominazione. Tra i mercati più ricettivi, spiccano Stati Uniti – ora alle prese con i dazi di Trump – e Svizzera. Seguono nuovi paesi emergenti, in cui cresce l’interesse per il vino italiano di qualità. E, in particolare, per il metodo classico. L’aumento della brand awareness di Trentodoc all’estero è il risultato di un lavoro continuativo di promozione e storytelling, che punta sulla territorialità e unicità del prodotto. Ma anche sulla qualità e sostenibilità delle produzioni, nonché sull’esperienza e autenticità legata al Trentino. Le piccole e medie aziende Trentodoc giocano un ruolo fondamentale in questa espansione. Sono loro a consolidare i volumi e ad aumentare la produzione, nonostante le sfide globali. https://www.trentodoc.com/it/

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Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling: il miglior spumante senza alcol sarà a Vinitaly


Il miglior spumante senza alcol prodotto con una buona fetta di savoir-faire italiano sarà a Vinitaly 2025. Mentre il mondo del vino senza alcol è in fermento, l’Italia si prepara ad accogliere uno dei protagonisti assoluti della rivoluzione alcohol free: Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling. In procinto di essere presentato ufficialmente a Vinitaly 2025 (6-9 aprile), questo spumante premium alcohol free promette di essere il miglior vino spumante dealcolato che parla anche un po’ italiano, pur nascendo in Germania. Si tratta infatti della “joint venture” del produttore altoatesino Martin
Hofstätter, in Mosella. Difficile pareggiare, al momento, il livello di qualità raggiunto da questa “bollicina”. https://www.hofstatter.com/it/vinitaly-2025/

Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling: caratteristiche tecniche

  • Vitigno: 100% Riesling, base spumante in stile Kabinett
  • Gradazione originale: 9% vol
  • Zuccheri residui: 30 g/l
  • Temperatura di servizio: 8-10°C
  • Vinificazione: dealcolazione a bassa pressione (15 mbar), punto di ebollizione dell’alcol ridotto a 25-30°C
  • Metodo: estrazione delicata, per preservare aromi e struttura

Perché è il miglior spumante senza alcol

Grazie alla sua dolcezza naturale, alla mineralità tipica del Riesling e a un corpo sorprendentemente pieno, Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling si avvicina ai suoi omologhi alcolici. È una proposta raffinata, per chi cerca un’esperienza gustativa completa, ma senza alcol. https://www.hofstatter.com/it/vini/dr-fischer/

A chi si rivolge questo vino analcolico premium

Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling è pensato per:

  • chi non beve alcol per motivi di salute, religione o stile di vita
  • occasioni conviviali dove l’alcol non è il benvenuto
  • momenti di festa che prevedano brindisi in compagnia di amici o colleghi
  • abbinamenti moderni con cucina asiatica, pesce, antipasti. Perfetto a tutto pasto, su portate semplici

Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling a Vinitaly

Lo spumante Dr. Fischer Zero Riesling Sparkling sarà in degustazione presso lo stand della cantina Dr. Fischer – Hofstätter durante Vinitaly 2025 (Hall 6 – D3). Un appuntamento imperdibile per chi vuole scoprire il miglior vino spumante dealcolato attualmente disponibile sul mercato italiano.

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Fabio Zenato resta presidente del Consorzio Lugana: secondo mandato


Continuità, visione strategica e rinnovata ambizione. Con la riconferma di Fabio Zenato alla presidenza del Consorzio Lugana si apre un nuovo capitolo per una delle denominazioni più dinamiche del panorama vitivinicolo italiano. Dopo un primo mandato segnato da importanti traguardi, Zenato è pronto a guidare il Consorzio per il secondo mandato. Un nuovo ciclo all’insegna della valorizzazione del territorio, dell’innovazione e della proiezione internazionale.

Originario di Peschiera del Garda, Fabio Zenato è un nome ben noto nel mondo del vino. Con il fratello Paolo è alla guida dell’azienda di famiglia Le Morette, che si estende su circa 50 ettari di vigneti nel cuore della zona del Lugana. Agronomo di formazione, laureato in Scienze Agrarie presso l’Università di Milano, Zenato ha alle spalle un’importante esperienza nel campo della ricerca scientifica, in particolare sulla caratterizzazione del vitigno autoctono Turbiana. Il suo lavoro sul miglioramento genetico e sulla selezione clonale ha posto solide basi per l’evoluzione qualitativa del Lugana.

SECONDO MANDATO DA PRESIDENTE PER FABIO ZENATO AL CONSORZIO LUGANA

«Sono onorato di continuare a guidare il Consorzio e di affrontare insieme a un team solido e coeso le sfide future», ha dichiarato Zenato, sottolineando come il primo mandato abbia gettato le fondamenta per un percorso ancora più ambizioso. L’obiettivo è quello di continuare a lavorare su quattro direttrici fondamentali: rafforzare l’identità della denominazione, migliorare la qualità dei vini attraverso pratiche sostenibili, stimolare la ricerca e l’innovazione nelle tecniche agricole, e incrementare la presenza del Lugana sui mercati internazionali con strategie di comunicazione sempre più efficaci e moderne. fabio zenato presidente consorzio lugana.

Il nuovo Consiglio d’Amministrazione, appena eletto, rappresenta una governance più inclusiva, grazie alla presenza di figure provenienti da tutte le anime della filiera: viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. A fianco del presidente Zenato e del direttore Edoardo Peduto, i nuovi vicepresidenti Roberto Girelli, Francesco Mascini, Paolo Pasini e Alberto Zenato contribuiranno a consolidare le linee strategiche e a rafforzare il lavoro sinergico del Consorzio.

CONSORZIO TUTELA LUGANA DOC: GLI OBIETTIVI DEL PROSSIMO TRIENNIO

Nel prossimo triennio, l’attenzione sarà concentrata anche sul ruolo dell’enoturismo come leva strategica per promuovere il territorio del Lago di Garda, creando sinergie locali capaci di fare del Lugana una destinazione d’eccellenza per gli amanti del vino. Contestualmente, si punterà con decisione a coinvolgere le nuove generazioni, sia nel tessuto imprenditoriale sia tra i consumatori, adottando un linguaggio contemporaneo che sappia raccontare in modo autentico e coinvolgente l’identità di questo vino. «Lugana non è solo un vino – ha concluso Zenato – è una storia di passione e innovazione che vogliamo continuare a raccontare in tutto il mondo». https://www.consorziolugana.it/

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Castellinaldo, la (super) Barbera d’Alba dei Vinaioli: i migliori assaggi in Roero

Migliori Castellinaldo Barbera d’Alba Doc
Castellinaldo Barbera d’Alba Doc. Si scrive così. Anzi: solo così. In quest’ordine. E sembra già di bersela tutta d’un fiato. È da (relativamente) giovane che la Barbera d’Alba prodotta nei 7 comuni della sottozona Castellinaldo d’Alba, nel cuore del Roero, tira fuori il meglio di sé. Nei primi 6, 7 anni di vita è unica ed autentica nel suo rivelarsi intensamente sapida. E nel concedersi, generosa, su un frutto carnoso, golosissimo, nel solco della freschezza (alias “acidità”) che distingue il vitigno in lungo e in largo. Legni quasi mai violenti sul varietale si misurano con alcolicità spesso integratissime; importanti, ma comunque inferiori, in media, a quelle del Nizza. Vini, i Castellinaldo Barbera d’Alba Doc, che maturano bene, nel tempo. Mostrando, così, di avere un altro tratto in comune con i grandi vini rossi del Piemonte: la longevità. https://vinaiolidelcastellinaldo.com/

I VINAIOLI DEL CASTELLINALDO: GIOVANI CHE FANNO TERRITORIO

A promuovere questa speciale espressione del Barbera è l’associazione Vinaioli del Castellinaldo. Ventuno cantine che, come poche altre in Italia, sono la rappresentazione perfetta del vino che producono. Tanti i giovani classe 2000, o giù di lì. Molte le aziende alle prese con un ricambio generazionale che si sente nel calice, dalla ricerca esasperata del frutto a un utilizzo dei legni magistrale, mai soverchiante i primari. Un tentativo (ben riuscito) di valorizzazione autentica delle specificità della zona, che si riversa anche nella vita quotidiana. Fuori dalle cantine, tra le piazze e nei vicoli degli spettacolari borghi arroccati sulle colline roerine, dai suoli bianchi e sabbiosi. Messe da parte le beghe di cortile delle precedenti generazioni, in quest’angolo d’Italia si fa squadra. Sul serio. Già a partire dai primi anni Novanta.

BARBERA CASTELLINALDO: VOCE DEL VERBO “TERRITORIO”

A dirlo è il nome stesso di questa sottozona della Barbera d’Alba. Che è quello di un Comune, Castellinaldo. Eletto nel 2021 a furor di popolo, con un referendum plebiscitario nei 54 comuni della Doc, capofila di un territorio che comprende anche Castagnito, Canale, Guarene, Magliano Alfieri, Priocca e Vezza d’Alba. Un passo indietro rispetto al proprio campanile. Per farne cento in avanti, tutti insieme. Nel nome dell’esaltazione di peculiarità comuni, che sono tratti distintivi evidentissimi, pur nel frastagliato – e per certi versi controverso – mondo della Barbera piemontese. Un percorso trentennale grazie al quale potrebbero germogliare nuove sinergie, nei prossimi mesi. La possibilità che la sottozona del Castellinaldo si allarghi ulteriormente, abbracciando altri Comuni peculiari, è tutt’altro che da escludere. Sarebbe un’altra lezione, di bon ton. All’Italia del vino intera. Migliori Castellinaldo Barbera d’Alba Doc.

LA PRIMAVERA DEL CASTELLINALDO 2025

L’evento clou dell’associazione Vinaioli del Castellinaldo è la Primavera del Castellinaldo. Un evento itinerante, la cui seconda edizione (2025) è andata in scena domenica 30 e lunedì 31 marzo al Palazzo Re Rebaudengo di Guarene (Cuneo), residenza settecentesca e sede della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Seicento gli ospiti accreditati, tra winelovers e operatori del settore. Un successo, i banchi d’assaggio con i 40 vini dei 21 produttori locali, culminato con la cena preparata per l’occasione dallo chef Davide Odore del ristorante-pasticceria Io e Luna.

Dai tortelli ripieni di gallina faraona e topinambur al cotechino alla Wellington e Salsa Reale, passando per il tiramisù rivisitato in chiave “vino rosso”, il Castellinaldo Barbera d’Alba Doc ha mostrato tutta la sua versatilità negli abbinamenti. «La nostra manifestazione sta crescendo – è il commento di Luca Morra, presidente dell’associazione Vinaioli del Castellinaldo – e per questo c’è molta soddisfazione tra i produttori. Guarene e Palazzo Re Rebaudengo hanno rappresentato la cornice perfetta per accogliere la seconda edizione della Primavera del Castellinaldo. Con questa iniziativa vogliamo affermare sempre più la nostra identità. E valorizzare appieno quella che è una “nicchia” del panorama vitivinicolo di Langhe e Roero».

CASTELLINALDO BARBERA D’ALBA DOC: I MIGLIORI ASSAGGI – TOP 10

  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021, Allerino Giovanni (Castagnito) – BEST IN SHOW
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2022, Bric Cenciurio (Barolo)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2022, Cerrato (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2022, Az. Agricola Margherita (Castagnito)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2022, Tonino Marchisio – Brjnda (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021, Ferrero Michele (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021, Teo Costa (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021, Cascina Torniero (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2020, Cascina del Pozzo – Flavio Marchisio (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2020, Morra Stefanino (Castellinaldo d’Alba)
  • Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2019, Vielmin di Gili Ivan (Castellinaldo d’Alba)

LA SCOPERTA: FRANCESCO ALLERINO (GIOVANNI ALLERINO)

Ha preso in mano da poco l’azienda di famiglia che, oltre alle vigne, conserva la tradizione dell’allevamento dei bovini. Si chiama Francesco Allerino, ha 22 anni (è un classe 2003) ed è la seconda generazione della cantina Allerino Giovanni di Castagnito. Uno dei suoi primi vini, tra mille esperimenti ancora in corso (un macerato da uve Arneis e uno spumante da Nebbiolo vinificato in bianco) è un autentico capolavoro: il suo Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021 è il miglior assaggio in assoluto, tra i banchi della Primavera del Castellinaldo 2025. Francesco è figlio d’arte. Come lui, anche il padre Giovanni non ha perso tempo. A soli 18 anni ha avviato l’azienda di famiglia, raggruppando alcuni vigneti e iniziando a metterne in bottiglia i frutti, al posto di continuare solo a vendere le uve. Migliori Castellinaldo Barbera d’Alba Doc.

«Il mio obiettivo è produrre vini che raccontino le specificità del territorio», racconta Francesco Allerino a Winemag. La sua Castellinaldo è puro succo: tanta freschezza, tannino dolce, speziatura che si tinge di mentuccia ed erbe officinali, sfiorando il balsamico. Il tutto su una spina dorsale sapida, che costituisce la vera ossatura del nettare. È il netto richiamo alle terre bianche che può vantare la cantina a Castagnito. Suoli tra cui non è difficile trovare veri e propri blocchi di cristalli di gesso (foto nella gallery, sopra). La vigna da cui proviene la Castellinaldo Barbera d’Alba Doc 2021 Giovanni Allerino ha 55 anni. Ma l’azienda – che in totale conduce circa 8 ettari – ha anche un altro vigneto più “giovane”, con piante di 39 anni. Di Francesco Allerino – è una promessa – si sentirà parlare. Benissimo.

CASTELLINALDO SOTTOZONA BARBERA D’ALBA: TRA CONFERME E NOVITÀ

Su tutti Teo Costa, vecchia conoscenza di Winemag. Ma ci sono anche i barolisti (e lo si percepisce forte, dal calice) di Bric Cenciurio, firmati da Gianfranco Cordero. E poi Tonino Marchisio, Cerrato, Cascina del PozzoMorra Stefanino. Sono le conferme del Castellinaldo Barbera d’Alba Doc, alla Primavera del Castellinaldo 2025. Stili leggermente diversi. Solo sfumature. Chi più goloso e tondeggiante, come Marchisio; chi più “croccante”, gli altri, tra loro più uniformi. Tutti vini che raccontano in maniera autentica suoli, clima e savoir-faire di questa porzione di Roero. Già godibilissimi, pur con decise prospettive di ulteriore maturazione (su tutti, da aspettare Teo Costa). Tra i vini più convincenti c’è anche quello dell’Azienda Agricola Margherita. Una Barbera “di una volta”, quella prodotta a Castagnito dai figli di Serafino Allerino. Ma con tutte le carte in regola per raccontare, in chiave moderna, le caratteristiche pure del Castellinaldo.

Ferrero Michele vira su un frutto rosso (più che nero) più maturo. Pura gioia la sapidità che ci danza sopra, al ritmo un tannino fine, in divenire. Evidente, la grandezza di questa sottozona della Barbera d’Alba, anche nella struttura del 2021 di Cascina Torniero, che non disdegna comunque di sfoggiare uno dei frutti rossi più apprezzabili del panel. Tra le “vecchie” annate spicca il 2019 di Vielmin: vino con le spalle larghe, ancora fresco, sapido e portentoso, su frutto e fiore, più che sui terziari. La ciliegina sulla torta? Da queste parti lavora bene anche la cooperativa. Provare per credere l’annata 2023, non ancora in vendita. Un balzo in avanti deciso, quello della Cantina del Nebbiolo di Vezza d’Alba, rispetto alle precedenti annate. Insomma non manca nulla, a questa “chicca” da 131 mila bottiglie prodotte su 18 ettari, per esplodere davvero. Migliori Castellinaldo Barbera d’Alba Doc.

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Trump ubriaca l’Italia: dazi al 20% sul vino italiano negli Usa


Dopo la girandola di minacce e dietrofront, i fatti. Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato in serata dazi al 20% per il vino italiano negli Stati Uniti. A pagare il conto sarà tutto l’agroalimentare, così come altri settori del Made in Italy che conta, nel mercato a stelle e strisce. A tentare di scongiurare i dazi del Tycoon erano stati, nelle scorse settimane, gli stessi importatori americani di vini europei. Tutto inutile, anche se la scelta di dazi al 20% ai beni Ue è di gran lunga inferiore a quella del 200%, caldeggiata in prim’ordine da Trump. https://www.whitehouse.gov/articles/2025/04/tariffs-work-and-president-trumps-first-term-proves-it/

TRUMP: «EUROPA PATETICA, INIZIA UNA NUOVA ERA D’ORO PER L’AMERICA»

«Una giornata epocale il 2 aprile 2025 – così l’ha definita – il giorno in cui è rinata l’America e in cui ricominceremo a renderla ricca. Non succederà più che altri Paesi derubino gli americani. Anche l’Ue, nostra amica, così patetica, ci ha derubato di continuo. Questo è l’inizio di una nuova era dell’oro per gli Stati Uniti». I dazi reciproci entreranno in vigore il 5 aprile e daranno avvio a negoziazioni Ue-Usa. Questo lo scopo del presidente Trump, che mira a dialogare con il coltello dalla parte della manico nei confronti dell’Europa. L’altro scopo è riportare, tra i confini nazionali, lavoro delocalizzato dalle imprese Usa negli ultimi anni.

DAZI USA AL 10% SUL VINO ITALIANO

L’annuncio ufficiale è arrivato il 2 aprile 2025, attorno alle ore 10 italiane. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’imposizione di dazi del 10% su tutte le importazioni, con tariffe più elevate per i Paesi considerati «peggiori trasgressori». In particolare, l’Unione Europea è soggetta a dazi del 20%, mentre il Regno Unito affronta tariffe del 10%, la metà di quelle imposte agli altri Paesi dell’Ue.

Queste misure hanno suscitato preoccupazione nel settore vinicolo italiano, poiché gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di esportazione per il vino italiano, con un valore di circa 1,9 miliardi di euro nel 2024. Il ministro dell’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, ha espresso preoccupazione ma non terrore riguardo ai potenziali dazi, auspicando che la diplomazia possa prevalere nelle negoziazioni con gli Stati Uniti.

LA RISPOSTA DELL’ITALIA AI DAZI DI TRUMP

In risposta, la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha avvertito l’Ue sui rischi di una guerra commerciale con gli Stati Uniti, criticando i piani di Bruxelles per imporre dazi di ritorsione sulle importazioni statunitensi. Meloni ha sottolineato che tali misure potrebbero portare a inflazione e stagnazione economica nell’Ue. Ha poi esorto a negoziati urgenti con l’amministrazione Trump, per evitare conflitti commerciali dannosi. «Serve negoziare», fa eco il presidente di Confindustria Emanuele Orsini.

Nel frattempo, la Commissione Europea ha proposto misure per sostenere il settore vinicolo europeo. Tra queste, l’aumento degli aiuti pubblici e la promozione di prodotti senza alcol o a bassa gradazione alcolica, al fine di affrontare sfide come i cambiamenti climatici e le fluttuazioni dei dazi. La situazione rimane fluida, con il settore vinicolo italiano e europeo che monitorano attentamente gli sviluppi. E valutano le possibili ripercussioni sulle esportazioni e sull’economia del settore.

DAZI, COLDIRETTI: COSTERANNO 1,6 MLD DI EURO AI CONSUMATORI AMERICANI

Il dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy porterà a un rincaro da 1,6 miliardi per i consumatori americani. Con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding. È quanto stima la Coldiretti in merito all’annuncio del presidente americano Donald Trump di imporre delle tariffe aggiuntive su tutte le merci europee. «Al calo delle vendite – aggiunge Coldiretti – va poi aggiunto il danno in termini di deprezzamento delle produzioni. Andrà calcolato filiera per filiera, legandolo all’eccesso di offerta senza sbocchi in altri mercati. Occorre ora lavorare a una soluzione diplomatica che venga portata avanti in sede europea».

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Etanolo da fecce e vinacce, Ue conferma il doppio conteggio


L’Ue conferma il doppio conteggio per l’etanolo da fecce e vinacce. La risposta della Direzione generale per l’energia della Commissione europea (DG Energia) al Wine Distilleries European Network (WiDEN), l’associazione che a livello europeo rappresentata oltre il 60% della produzione e commercializzazione di alcol e distillati di origine vitivinicola,
va nella direzione della tutela delle distillerie vinicole europee. Chiarite, quindi, le regole per i biocarburanti avanzati previsti dall’Allegato IX della Direttiva RED 2023/2413. L’etanolo prodotto da questi residui della vinificazione conterà così il doppio rispetto alla quantità reale, ai fini del rispetto degli obiettivi di energia rinnovabile nei trasporti, secondo la normativa dell’Unione europea. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202302413 https://uia.org/s/or/en/1122284114

UNA SOLUZIONE AL CROLLO DEI PREZZI DELL’ETANOLO

Negli ultimi mesi, il settore dell’etanolo derivato da sottoprodotti della viticoltura ha subito un significativo crollo dei prezzi, suscitando serie preoccupazioni tra i produttori. Del problema si è occupata WiDEN, l’associazione europea delle distillerie vitivinicole gestita in outsourcing da Bertagni Consulting Srl, che annovera tra i suoi membri distillerie di Portogallo, Spagna, Italia, Francia e Ungheria. La Commissione Europea è stata chiamata a fornire chiarimenti sul trattamento economico dei prodotti inclusi nell’Allegato IX della Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED) 2023/2413, che prevede il “doppio conteggio” per i biocarburanti avanzati derivati da specifiche materie prime, tra cui proprio “fecce e vinacce”.

In una lettera del 31 marzo 2025 indirizzata a WiDEN, Kitty Nyitrai, direttrice dell’unità C2 della DG Energia della Commissione Europea, ha confermato che solo le materie prime esplicitamente elencate nell’Allegato IX della direttiva possono beneficiare del doppio conteggio. Tra queste e compreso l’etanolo prodotto da fecce e vinacce. Al contrario, i prodotti non inclusi in questo allegato o in elenchi supplementari, come l’Allegato IV del Regolamento di Esecuzione 2022/996, non potranno beneficiare dello stesso trattamento. Questa precisazione esclude l’etanolo di prima generazione, come quello probabilmente proveniente dal Brasile, dall’utilizzare i privilegi esclusivi riservati ai prodotti dell’Allegato IX.

WIDEN SUL DOPPIO CONTEGGIO: CHIARIMENTO IMPORTANTE DALLA COMMISSIONE UE 

La risposta della Commissione è stata accolta con favore dai membri di WiDEN, che considerano questo chiarimento «una importante protezione contro la concorrenza sleale e il dumping dei prezzi». Questo intervento normativo, di fatto, mira a proteggere il valore dell’etanolo derivato da fecce e vinacce. Un prodotto che non solo offre benefici ambientali, ma svolge anche un ruolo cruciale nell’industria vinicola. Le distillerie vinicole, infatti, hanno storicamente liberato i produttori di vino da materiali di scarto potenzialmente problematici, trasformando fecce e vinacce in una risorsa preziosa e sostenibile.

«Senza questo intervento – commenta Marco Bertagni, presidente di WiDEN – tali sottoprodotti rischierebbero di diventare rifiuti complessi da smaltire, aumentando i costi e l’impatto ambientale. Questa decisione della Commissione rappresenta un chiaro riconoscimento del ruolo strategico delle distillerie vinicole nella promozione dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale all’interno del settore agricolo europeo. WiDEN – aggiunge Bertagni – auspica che la conferma del doppio conteggio contribuisca a stabilizzare il mercato dell’etanolo di origine vitivinicola. E a valorizzare un prodotto che, grazie a questo riconoscimento, potrà continuare a fornire benefici ambientali e produttivi all’intero settore».

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Champagne Vranken e D&C Spa: nuova partnership per il mercato Italiano


Champagne Vranken-Pommery Monopole
annuncia una nuova collaborazione strategica con D&C Spa, storica azienda italiana specializzata nella distribuzione di vini, Champagne e spirits premium con sede a Corsico (Milano). L’accordo segna un significativo passo avanti per rafforzare la presenza della Maison francese nel mercato italiano, che si dintingue nel mondo per ala forte passione per il vino e per l’eccellenza enogastronomica. https://www.vrankenpommery.com/home

CHAMPAGNE VRANKEN-D&C SPA: PARTNERSHIP FONDATA SU VALORI COMUNI

Caterina Boerci, Presidente di D&C Spa, e Nathalie Vranken, Ceo di Vranken-Pommery Monopole, esprimono soddisfazione per questa nuova partnership, basata su una condivisione profonda di valori come eccellenza, innovazione e rispetto della tradizione e dell’ambiente. «Siamo entusiasti di collaborare con D&C S.p.A., partner che condivide appieno la nostra visione del mercato italiano – ha dichiarato Nathalie Vranken – e con cui lavoreremo per diffondere ulteriormente l’eleganza e la qualità che contraddistinguono i nostri champagne». https://www.dec.it/chi-siamo/

LE CUVEÉ DIAMANT E DEMOISELLE CHAMPAGNE VRANKEN IN ITALIA

Grazie all’accordo, D&C diventa distributore esclusivo per l’Italia delle prestigiose Cuvée Diamant e Cuvée Demoiselle, Champagne iconici della Maison Vranken, apprezzati in tutto il mondo per la loro finezza e raffinatezza. «Siamo orgogliosi di rappresentare queste cuvée straordinarie che incarnano al meglio il savoir-faire unico della famiglia Vranken – sottolinea Caterina Boerci – con l’obiettivo di farle conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio in Italia».

IL MERCATO ITALIANO: UNA SFIDA E UN’OPPORTUNITÀ PER VRANKEN

Questa partnership strategica rappresenta una vera e propria scommessa sul mercato italiano, in continua crescita e particolarmente sensibile alla qualità e all’eccellenza delle produzioni vinicole internazionali. L’intento condiviso dalle due aziende è quello di consolidare e ampliare ulteriormente la notorietà del brand Vranken, facendo leva sull’esperienza consolidata di D&C Spa nella distribuzione di prodotti premium.

UN INVESTIMENTO PER IL FUTURO DELLO CHAMPAGNE IN ITALIA

La collaborazione tra Champagne Vranken-Pommery Monopole e D&C segna dunque un nuovo capitolo di crescita e di sviluppo per entrambe le realtà, unite dall’ambizione di offrire agli amanti italiani dello Champagne un’esperienza degustativa unica e di altissimo livello. Una partnership destinata a valorizzare la cultura dello Champagne. E a rafforzare ulteriormente l’immagine della Maison Vranken in Italia.

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Luca Raccaro nuovo presidente del Consorzio Collio: il più giovane della storia


Luca Raccaro
è il nuovo presidente del Consorzio Collio: il più giovane della storia, a soli 36 anni. Lo ha eletto pochi minuti fa il nuovo Cda dell’ente di Cormons (Gorizia), fresco di insediamento dopo l’assemblea dei soci a cui hanno aderito il 74% delle aziende, il 28 marzo. Accanto al giovane Luca Raccaro i nuovi vicepresidenti Karin Princic e Paolo Corso. Il nuovo Consiglio di Amministrazione ha anche approvato all’unanimità il Bilancio consuntivo 2024 e quello preventivo 2025. https://www.raccaro.it/la-cantina/. https://www.collio.it/.

CHI È LUCA RACCARO, NUOVO PRESIDENTE CONSORZIO COLLIO

Luca Raccaro, vignaiolo del Collio e titolare con il fratello dell’omonima azienda di famiglia, proprio a Cormons, rappresenta la nuova generazione della viticoltura friulana. Con radici solide nell’attività avviata negli anni Settanta, affianca all’esperienza familiare una visione contemporanea del territorio. In una recente intervista a Winemag, ha dimostrato di avere le idee molto chiare sul futuro delle denominazioni locali.

«Ringrazio chi mi ha voluto in questo ruolo – sono le sue prime parole -. Rafforzeremo l’unità della Denominazione. E lavoreremo con determinazione per valorizzare la qualità delle nostre produzioni, promuovere la sostenibilità e rafforzare il legame con i consumatori e le comunità locali. Collaboreremo con tutti gli attori del territorio, con spirito costruttivo e inclusivo, per affrontare insieme le sfide future e cogliere nuove opportunità. Il primo grande appuntamento sarà l’evento istituzionale in programma per ottobre, dedicato al Friulano. Un’occasione unica per raccontare il nostro territorio attraverso le sue varietà simbolo».

CONSORZIO COLLIO: IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Il nuovo Cda è composto da tredici membri, rappresentanti delle principali realtà vitivinicole del Collio: Paolo Corso (Tenuta Borgo Conventi), Riccardo Marcuzzi (Società Agricola Colsoreli), Luca Raccaro (Raccaro Società Agricola), David Buzzinelli (Carlo di Pradis), Matteo Livon (Livon S.S.), Alessandro Pascolo (Vini Pascolo), Fabjan Korsic (Korsic Wines), Saša Radikon (Radikon S.S.), Matej Figelj (Società Agricola Fiegl), Karin Princic (Colle Duga), Jannis Paraschos (Società Agricola Paraschos), Michele Tomba (Bolzicco Fausta) e Tamara Podversic (Podversic Damijan).

IL BILANCIO E GLI OBIETTIVI FUTURI

Durante l’assemblea è stato approvato il Bilancio consuntivo Erga Omnes 2024 e quello preventivo 2025, confermando anche il rinnovo del Sindaco Unico. L’incarico è stato affidato ad Alessandro Caprara. Dall’inserimento a disciplinare dei vini ottenuti con macerazione al progetto per un nuovo vino composto esclusivamente da varietà tradizionali, sono stati tanti i risultati – per certi versi, veri e propri successi – ottenuti dalla gestione del presidente uscente, David Buzzinelli. «Ringrazio tutti – ha dichiarato – per il lavoro condiviso e per l’impegno dimostrato. In questi anni abbiamo ottenuto risultati importanti, portando avanti progetti fondamentali come l’inserimento a Disciplinare dei vini ottenuti con macerazione e l’avvio del percorso di formalizzazione di un nuovo vino prodotto solo da varietà tradizionali».

Vorrei sottolineare anche i traguardi raggiunti dal punto di vista della visibilità e del posizionamento del brand: grazie a una campagna promozionale articolata e costante durante tutto l’anno, il Collio ha saputo rafforzare la propria presenza sui mercati e consolidare la sua identità. Un riconoscimento speciale va infine alle celebrazioni del 60° anniversario, che hanno rappresentato un’occasione straordinaria per coinvolgere il territorio e valorizzare la nostra storia».

PROMOZIONE INTERNAZIONALE E SOSTENIBILITÀ

Il Bilancio 2024 ha registrato quasi il 60% dei costi impiegati per attività di promozione. Le risorse sono state utilizzate per coprire le attività istituzionali, con un significativo incremento degli investimenti destinati alla promozione e valorizzazione della Denominazione. Lavinia Zamaro, direttrice del Consorzio Collio, ha di fatto rimarcato che il 2024 è stato un anno particolarmente dinamico e significativo per l’ente. «L’anno scorso – ha sottolineato – ha segnato un momento di grande slancio per il Consorzio non solo per i festeggiamenti del 60° anniversario, ma anche per le attività promozionali svolte all’estero, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, e per l’intenso lavoro di incoming con operatori e stampa, sia italiani che internazionali. Questo ci ha permesso di rafforzare l’identità del Collio e proiettare la nostra eccellenza verso il futuro».

IL CONSORZIO COLLIO: IDENTITÀ E NUMERI

Fondato nel 1964, il Consorzio Tutela Vini Collio tutela circa 1.300 ettari di vigneti Doc distribuiti nei comuni di Capriva del Friuli, Cormòns, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gorizia, Mossa, San Floriano del Collio e San Lorenzo Isontino, riunendo circa 270 produttori. Conosciuto per vini bianchi d’eccellenza, in particolare Ribolla Gialla, Friulano e Picolit, il Consorzio è impegnato attivamente nella sostenibilità ambientale, nella ricerca genetica e nella tutela della biodiversità. Dal 2021 il Consorzio partecipa alla certificazione SQNPI ed è protagonista nelle principali fiere internazionali con la partecipazione diretta delle aziende associate.

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Nascono “I Custodi Del Lambrusco”

Nasce i Custodi del Lambrusco, una nuova associazione che si impegna a riscrivere la percezione comune di questo vino spesso sottovalutato. Ventisei produttori – tra piccole e grandi realtà – uniti dalla volontà di difendere, valorizzare e (ri)posizionare il Lambrusco nel panorama dei grandi vini. Al di là delle visioni istituzionali esistenti, questi viticoltori hanno scelto di unirsi per raccontare il Lambrusco in modo inclusivo, senza divisioni territoriali.

ESALTARE IL VALORE DEL LAMBRUSCO

Accomunati dalla qualità come filo conduttore, i Custodi puntano raccontare uno dei vini più rappresentativi dell’Emilia-Romagna con un linguaggio contemporaneo, diretto e sensibile alle novità. Dalla vigna alla bottiglia, ogni scelta sarà dettata dal principio chiave di esaltare il carattere autentico del Lambrusco, elevandone la qualità e rendendone unica ogni espressione.

«Non si tratta solo di tutela, ma di affermazione. Il Lambrusco è storia, cultura e identità di un territorio, e merita di essere riconosciuto come tale – dichiara Fabio Altariva, Presidente dei Custodi del Lambrusco –. I Custodi del Lambrusco nascono con una missione chiara: riscrivere il futuro di questo vino. Vogliamo esaltarne il valore autentico, senza compromessi, e restituirgli il ruolo che merita tra i grandi vini. Il Lambrusco non è un’identità territoriale che vogliamo proteggere e raccontare, per chi c’era prima di noi e per chi verrà dopo». https://lambrusco.net/

UN’ASSOCIAZIONE COL CUORE FRA MODENA E REGGIO EMILIA

Modena e Reggio Emilia, culle storiche del Lambrusco, sono oggi il cuore pulsante di questa svolta storica. Qui sono le sedi delle cantine dei produttori che, con passione e dedizione, aderiscono a questo nuovo progetto comune. Con uno sguardo rivolto dritto al futuro, i Custodi del Lambrusco sono pronti a scrivere un nuovo capitolo nella storia di questo vino. Perché il lambrusco merita di essere finalmente celebrato, rispettato e soprattutto custodito.

Le ventisei Aziende Agricole Vitivinicole Associate svolgono l’intero ciclo produttivo del vino. Come previsto dal loro statuto seguono dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale.

ELENCO SOCI CUSTODI DEL LAMBRUSCO

Azienda Agricola Manicardi
Ca’ De’ Medici
Azienda Agricola Messori
Azienda Agricola San Paolo
Cantina Della Volta
Azienda Agricola Pezzuoli
Cantina Divinja
Cantina Ventiventi
Fattoria Moretto
Cantina Vezzelli Francesco
Cantina Zucchi
Cavaliera
Cleto Chiarli Tenute Agricole
Garuti Vini
La Battagliola
La Piana Winery
Le Casette
Lini 910
Marchesi Di Ravarino
Opera02
Podere Il Saliceto
Rinaldini Az. Agr. Moro
Terraquilia
Venturini Baldini
Villa Di Corlo
Zanasi Societa’ Agricola

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Addio a Fausto De Andreis, il vignaiolo anarchico che vendeva anche all’Esselunga


Il mondo del vino italiano dice addio a Fausto De Andreis, morto all’età di 78 anni all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, in provincia di Savona, lo scorso weekend. Conosciuto in Liguria e nel settore vinicolo in generale come una figura carismatica e anticonvenzionale, De Andreis lascia un vuoto incolmabile. Titolare ad Albenga
dell’azienda agricola Le Rocche del Gatto – nome scelto in onore della passione della moglie per i felini – è salito alla ribalta per il suo approccio anarchico e rivoluzionario al vino, in particolare nella produzione del Pigato, da lui chiamato provocatoriamente “Spigau“. I funerali si svolgeranno oggi, 1° aprile, alle ore 11, presso la Parrocchia di Santa Maria Maddalena a Cisano sul Neva, piccolo comune della provincia di Savona. All’ultimo saluto non mancheranno la moglie Caterina, le sorelle Lucilla e Rosa, i cognati Sergio e Giancarlo, oltre a nipoti, parenti e tanti amici.

FAUSTO DE ANDREIS, ADDIO AL VIGNAIOLO ANARCHICO DE LE ROCCHE DEL GATTO

La visione di Fausto De Andreis si opponeva fermamente ai dogmi e alle convenzioni del mercato, puntando su autenticità e originalità dei vini prodotti. Tutti di straordinaria longevità. Celebre una sua lettera aperta pubblicata da Winemag nel 2019, in cui contestava – con la consueta ironia e profondità, quasi filosofica – il concetto di “vino bianco d’annata”. Tra le sensatissime righe, una sfida aperta alla mentalità convenzionale del settore, in particolare a quella dei ristoratori, ossessionati dai vini bianchi giovani e freschi, da avere in carta ancora prima che abbiano finito di maturare in vasca, o in botte.

LE ROCCHE DEL GATTO: IL VINO DI FAUSTO DE ANDREIS (ANCHE) ALL’ESSELUNGA

Quello a Fausto De Andreis è l’addio a una voce libera e critica del vino italiano. Un vero “vignaiolo anarchico” che, con la sua vita senza troppe regole e la sua passione smisurata per la sperimentazione estrema in campo enologico, ha provato a cambiare il modo in cui il vino viene pensato. Vissuto. Il tutto, senza alcun preconcetto. Rinomata la presenza di un suo vino sugli scaffali dei supermercati Esselunga. Una scelta che gli è costata invidie locali e insulso vociare di tante malelingue, di cui non si è mai curato troppo, fedele – com’è sempre stato – alla propria galante distanza dall’apparenza e dal conformismo. Il posto di Fausto De Andreis è sempre stato quello dove pochi osano. E sempre lo sarà. Ciao, Fausto.

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Al via l’anno dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino

Affrontare e convivere con il cambiamento climatico, utilizzare i vitigni resistenti soltanto per i vini generici, cambiare il modo di comunicare il vino. Sono tre dei temi della prolusione con la quale Angelo Gaja ha aperto ad Alba (Cn) l’anno accademico dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino (Aivv). L’evento si è svolto nella Sala Convegni Ampelion del Centro di Ricerca Interdipartimentale “Viticoltura e vino” (CONViVi) dell’Università di Torino ad Alba diretto dall’Accademico Luca Rolle.

«Una nuova annata che si apre nel segno della ricerca e dell’innovazione nel campo della viticoltura. – dice il Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo –. Siamo orgogliosi di inaugurare l’anno accademico in una sede universitaria in questo senso e in uno dei territori del vino simbolo nel mondo».

IMPARARE A CONVIVERE CON I CAMBIAMENTI

«Con il cambiamento climatico, che preoccupa per la salute del vigneto, c’è da imparare a conviverci. I patogeni, sempre più aggressivi, non li puoi far fuori tutti e allora diventa importante la capacità di adattamento (nel vigneto, in cantina, sul mercato), di introdurre nuove scelte e non pensare che quella sia la scelta definitiva». Così Angelo Gaja, produttore piemontese di vino, anche lui accademico. Tra le scelte possibili da fare quella di «piazzare i vigneti in altitudine ma senza estirpare o spostare altrove i boschi che vanno lasciati dove si trovano».

SÌ AI VITIGNI RESISTENTI MA NON NELLE DOC

Per quanto riguarda i nuovi cloni, «c’è troppo da aspettare ancora e non c’è tempo. Quindi occorre proteggere i vecchi vigneti, quelli che danno la qualità». E a proposito di nuovi cloni, Gaja è categorico. «I vitigni resistenti è bene che siano piantati, ma non devono entrare nelle doc. Abbiamo lavorato per valorizzare le denominazioni con le loro diversità, tipicità e caratteristiche, con i resistenti che vengono prodotti ovunque, sarebbe una gravissima omologazione, un inquinamento delle doc».

SULL’ALCOL CAMBIARE COMUNICAZIONE, BENE I DEALCOLATI

Gaja ha anche evidenziato come il mondo del vino debba cambiare approccio nel comunicare. «L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oss) ha detto che l’alcol è veleno in qualsiasi quantità, non solo se ne abusa. E noi siamo fermi, non abbiamo introdotto novità. Dobbiamo renderci conto che combattere contro la ricerca è una battaglia persa e allora dobbiamo rimodulare il nostro messaggio. Bere con misura, se sai bere superi i rischi che comporta, consapevoli che tutti gli abusi fanno male e che l’alcol crea dipendenza». In quest’ottica di alcol e salute, Gaja ha aperto ai vini dealcolati. «Ero partito contro, mi sembravano un errore. Adesso non sono contrario, la ricerca metterà meglio a punto il modo di produrli».

Tra i temi quelli di mercato e di valore con la necessità di intervenire ancor di più sulla qualità per «far crescere la bottiglia, dobbiamo lavorare per passare da 2 a 12 euro anche se calano i consumi».

VINO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, Gaja sostiene che «stimolerà la creatività e abbiamo bisogno di creatività. Ci sarà il naso artificiale per la misura dell’acidità, del tannino, della concentrazione. Ma non dell’eleganza. Per quella ci vorrà sempre l’uomo».

Il tema dell’IA è sto ripreso anche durante la seconda giornata. L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la società e i modelli produttivi. E anche il mondo del vino è coinvolto da questa innovazione. Tecniche di IA e di machine learning trovano spazio per le misure o analisi specifiche con la finalità di controllare lo stato chimico-fisico del vino come valutare la presenza di off-flavour, il livello di solfiti (SO2) o la filtrabilità e aiutano l’enologo nelle decisioni.

L’IA è in grado di esaminare una enorme quantità di dati in brevissimo tempo, questa mole di analisi trattate permette la costruzione di modelli sempre più robusti aumentando quindi la capacità di predire l’evoluzione di fenomeni chimici o biochimici anche in una matrice complessa quale il vino. Per questo viene applicata per predire la qualità, salubrità o per l’autenticazione.

I NUOVI ACCADEMICI ONORARI

La due giorni di Alba si è aperta con i riconoscimenti degli accademici. Quello di onorario è stato assegnato anche a Oscar Farinetti patron di Eataly, poi ad Angelo Gaja, Ferdinando Frescobaldi, Emilio Pedron e Luca Rigotti. In tutto 48 nuovi accademici hanno fatto ingresso nell’Accademia.

«I nuovi Accademici – ha detto il presidente dell’accademia Rosario Di Lorenzo – debbono rappresentare nuova linfa. Ringrazio chi è presente e mi congratulo con i nuovi accademici. Ma soprattutto voglio dire grazie a Angelo Gaja. Dalla sua prolusione sono emersi diversi spunti e linee su cui riflettere che rappresenteranno stimoli e argomenti che l’Accademia affronterà nelle prossime tornate».

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Dazi Usa sul vino italiano: Ca’ Di Rajo invita alla prudenza

Ca’ di Rajo Group, gruppo veneto che integra tre aziende vinicole (Ca’ di Rajo, Terre di Rai e Aganis) e un ramo dedicato alla distribuzione, segue con attenzione la situazione dei dazi Usa. Per Ca’ di Rajo Group il mercato americano vale circa 1 milione di euro l’anno nella vendita dell’imbottigliato. Una cifra significativa che potrebbe essere pregiudicata da questa misura. Ca’ di Rajo si unisce quindi all’appello di tutto il comparto vitivinicolo italiano per una strategia comune che valorizzi il Made in Italy.

IL PESO DEI DAZI SUL VINO ITALIANO

Secondo una stima della Consulta Vitivinicola di Coldiretti, effettuata sulla base dei dati Istat delle vendite a marzo-aprile 2024, il blocco delle spedizioni di vino verso gli Stati Uniti a causa dei dazi Usa potrebbe costare 6 milioni di euro al giorno alle cantine italiane. Sebbene, ad oggi, si tratti ancora di una prospettiva, le prime conseguenze si stanno già facendo sentire. Il blocco degli ordini e delle spedizioni sta generando danni economici immediati e minaccia di compromettere il posizionamento del prodotto oltreoceano.

«Siamo in una fase negoziale e dobbiamo affrontarla con lucidità. Non dobbiamo trasmettere paura e insicurezza, perché faremmo il gioco della controparte. – afferma Fabio Cecchetto, titolare di Ca’ di Rajo Group insieme ai fratelli Alessio e Simone –. I Repubblicani sono imprenditori prima che politici: il loro focus è il business, e la loro capacità negoziale è indubbia. Siamo certi che il dialogo sarà fondamentale per trovare una soluzione equilibrata».

L’azienda sottolinea inoltre la forza rappresentata dalla comunità italiana negli Stati Uniti: «I nostri connazionali emigrati sono i nostri migliori ambasciatori. È attraverso di loro che dobbiamo fare rumore, perché l’opinione pubblica americana si interessi di queste dinamiche».

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Migliori Derthona 2023, Piccolo Derthona 2024 e Riserva 2022 a Derthona Due.Zero


Migliori Derthona 2023 piccolo 2024 riserva 2022 Timorasso. Anteprima sui generis quella del Colli Tortonesi Doc Timorasso 2024, 2023 e 2022 andata in scena nel weekend, fra Carbonara Scrivia e Tortona, in occasione di Derthona Due.Zero 2025. Le lungaggini infinite del Ministero costringono i produttori a non poter ancora annunciare l’ufficialità assoluta della nuova piramide della qualità della sottozona Derthona, scelta per superare il nome del vitigno Timorasso e legarlo inscindibilmente al suo territorio d’origine, onorando l’antico nome della città di Tortona. Il via libera definitivo a Piccolo Derthona, Derthona e Derthona Riserva è ancora fermo tra la polvere di qualche cassetto di Roma.

Ma mentre il Ministero arranca, il Consorzio si mostra attivo come non mai, sulle ali del fermento che è alla base del successo del grande vino bianco dei Colli Tortonesi. Un “miracolo Doc” che punta ai 2 milioni di bottiglie, riscoperto negli anni Novanta da un pugno di vignaioli guidati da Walter Massa, premiato ieri mattina a Tortona con il Grosso d’Oro. https://www.winemag.it/derthona-due-zero-2025-timorasso-2023-anteprima/

COLLI TORTONESI: NON SOLO TIMORASSO

Mentre la denominazione «cresce con razionalità, mantenendo altissima la barra della qualità», come precisato più volte dal presidente del Consorzio Gian Paolo Repetto, i calici dell’anteprima raccontano un Derthona 2023 mai così uniforme nell’interpretazione generale dei produttori. L’oro liquido della provincia di Alessandria – zona ricca come poche di gemme enogastronomiche: dal Salame Nobile del Giarolo al formaggio Montébore, senza dimenticare le Pesche di Volpedo, per citarne solo alcune – ha ormai un profilo ben definito.

Quello di un vino bianco di carattere, in cui il ricco bouquet di frutta e la sapidità si incontrano, nel nome della longevità. Ecco il motivo della nascita del Piccolo Derthona: il biglietto da visita della denominazione. Sul quale – e l’anteprima Derthona Due.Zero 2025 lo dice bene – occorre ancora fare chiarezza tra le cantine. Per non rischiare di trasformare un’opportunità in un mezzo guaio. https://www.collitortonesi.com/

PICCOLO DERTHONA: UN’OPPORTUNITÀ DA INQUADRARE

Mattia Bellinzona di Terre di Sarizzola non gira attorno al concetto. «Nei Colli Tortonesi – spiega il titolare della cantina alessandrina, stuzzicato sull’argomento da Winemag – avevamo bisogno di un vino da classica mescita, il cosiddetto by the glass. Il Piccolo Derthona, che esce sul mercato prima del Derthona (marzo al posto di settembre dell’anno successivo alla vendemmia, ndr), sta lì per questo. Un vino d’entrata».

Un cavallo di Troia per il resto dei nostri vini, sui mercati come quello Americano che chiedono anche etichette non troppo costose, da servire al calice nei wine bar, anche senza necessità dell’abbinamento. Dobbiamo però essere bravi a comunicarlo come tale e non renderlo un’alternativa al Derthona che, per profilo gustativo e prezzo, deve rimanere ben distinto dal Piccolo Derthona. La fascia indicativa, ex cellar? Siamo sui 7 euro per il Piccolo. Saliamo a 10 per  il Derthona. E chiudiamo a 15 per la Riserva».

MIGLIORI PICCOLO DERTHONA 2024

Proprio in quest’ottica va la selezione di Winemag dei migliori Piccolo Derthona 2024 a Derthona Due.Zero 2025. Vini che, pur imbottigliati da poco, mostrano di avere un profilo diverso da quello del Derthona. Vini più leggeri nell’alcol e, organoletticamente, meno “ingombranti”. Capaci comunque di raccontare il vitigno Timorasso e le sue sfumature meno impegnative. Perché l’immediatezza non è, per definizione, un difetto. Anzi.

CANTINA VINO NOTE
La Stellara Piccolo Derthona 2024 Primo naso sulle erbe aromatiche. Agrumi, tocco di pompelmo. Bella rotondità in chiusura. Vino già sull’ottima strada, che gioverà di qualche settimana in più in vetro.
Claudio Mariotto Piccolo Derthona 2024 Ha un bel naso oleoso, profuma di erbe aromatiche e fieno. In bocca abbina una certa rotondità alla freschezza e alla sapidità. Vino equilibrato, in divenire più che positivo.

MIGLIORI DERTHONA 2023

È l’uniformità dei Derthona 2023, pur nella sacrosanta interpretazione aziendale, a costituire il vero punto di forza dell’anteprima Timorasso 2025. Mai come all’ultima edizione di Derthona Due.Zero si era vista un’asticella media così uniforme e una profilazione del vino principe della nuova sottozona dei Colli Tortonesi così efficace.

CANTINA VINO NOTE
Vignaioli Battegazzore Derthona Maggiora 2023 Già un bell’equilibrio – freschezza, sapidità, frutto – nel segno di un’ottima prospettiva. Migliori Derthona 2023 piccolo 2024 riserva 2022 Timorasso
La Colombera Derthona Montino 2023 Best in Show, senza se e senza ma. Frutto giallo, tocco di agrume e componente di erbe aromatiche ad arricchirne il profilo, già maestosamente stratificato, insieme alla verve minerale.
Sassaia – De Alessandrini Derthona 2023 In sintesi? Vino che “Borgognoneggia”. Primo naso su un legno usato divinamente. Non manca il frutto, maturo il giusto, che danza su una spina dorsale minerale, quasi “gessosa”. Vino in divenire: “di metodo”, più che “di territorio”. Oppure “di territorio”, figlio di “un metodo”. Come la si voglia interpretare, una delle espressioni funzionali a far conoscere Derthona nel mondo.
Terre di Sarizzola Derthona 2023 Albicocca, quasi sciroppata, certamente matura. Bella componente verde aromatica e minerale, a riequilibrare. In bocca più teso del previsto, asciutto, quasi sottile a prima vista: è eleganza sussurrata. Vino di grandissima stoffa, di cui aspettarsi millesimi finanche superiori: c’è da scommetterci.
Romanzo del Vino Derthona 2023 Svanita la riduzione iniziale, si apre sul frutto, pieno, giallo. Minerale. Si conferma tale anche al palato, in perfetta corrispondenza. Gran frutto, puro, giallo, tocco di agrumi e di erbe aromatiche. Allungo sul frutto, pieno. Chiusura sapida, asciutta, piacevolissima. Benvenuta a questa nuova realtà, Romanzo del Vino, che vede Walter Massa alla guida enologica di una nuova “collettiva” di produttori locali. Con uno sguardo alla sostenibilità e alle chiusure innovative: bottiglia da soli 410 grammi e – ça va sans dire, con il re de Gli Svitati di mezzo – tappo a vite.
Oltretorrente Az. Agr. Derthona 2023 Riecco quel profilo oleoso che sta diventando tratto comune della zona. Qui anche una bella componente agrumata, che ricorda il pompelmo rosa, oltre a quella minerale. In bocca si conferma più “sul suolo” che sul frutto. Tanto “sale”, mineralità. Freschezza da vendere per un vino in divenire che sarà grande.
Vietti Derthona 2023 Tra i più completi: frutto, freschezza, sapidità, alcol molto ben integrato. Prospettiva.
Bruno Maurizio Derthona Dai Sassi 2023 Tanto fiore giallo e sambuco, al naso. Un’albicocca appena matura. Agrumi. Mineralità da vendere al palato e frutto polposo, carnoso a controbilanciare, insieme a una bella vena glicerica.
Poggio Paolo Derthona 2023 Primo naso sul frutto e sulla classica, tipica, vena minerale. Altro vino più sul suolo che sul frutto, che tuttavia non manca e, anzi, uscirà meglio con l’ulteriore affinamento.
Vigneti Letizia Derthona Stappasogni 2023 Ottimo esordio per Vigneti Letizia sui Colli Tortonesi. La nuova cantina del patron di Finigeto (Oltrepò pavese) presenta un Derthona che convince per completezza e per la gran purezza del frutto. Il sorso abbina durezze e morbidezze: mineralità, freschezza e vena glicerica, su ritorni della frutta già avvertita al naso. Ottima prospettiva.
Fontanafredda Derthona 2023 Fresco ed aromatico, dalle componenti verdi al frutto giallo, di ottima concentrazione. Sapidità e polpa a disegnare un palato dalle spalle larghe, pur di gran beva.
Tenuta Garetto Derthona 2023 Vino che, come pochi – per stuzzicante citricità e sapidità – ricorda certi Riesling tedeschi. Solo uno dei volti di quel grande vitigno chiamato Timorasso.
Cantine Volpi Derthona La Zerba 2023 Cedro, fiori bianchi, gran purezza (e concentrazione) del frutto. Anche al palato si conferma preciso, cesellato, elegante e strutturato, senza rinunciare ad una certa agilità di beva. In definitiva, non gli manca nulla per portare alta la bandiera del Derthona.
Cas’Al’Mat Derthona Intro 2023 Vino che si discosta dal profilo medio dei vini di Tortona, ma che segnaliamo perché rientra nella casistica delle differenze che arricchiscono un territorio. Il naso, molto interessante, gioca più sui fiori bianchi, sulle note tioliche e sugli agrumi che sulle tinte mielate e sull’esuberanza della frutta bianca e gialla, qui in una veste appena matura, polposa, croccante. C’è addirittura un tocco di idrocarburo. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva, con un accenno di tannino in chiusura. Vino tutto tranne che banale, buono da solo o sul piatto: consigliato a chi vuole sondare nuovi orizzonti della denominazione.
Mariotto Derthona 2023 Parola d’ordine “tipicità” e “tradizione” per questo Timorasso insieme sapido e largo, che sfodera frutta fresca come albicocca e pesca, abbinandola a un’acidità piena e a una rinvigorente . Chiude su ricordi di mentuccia, timo, chiamando il sorso successivo senza mai stancare.
Oddero Derthona Monlia 2023 Gran bella sapidità a fare da bandiera. Frutto che non manca, anzi si rivela pieno, maturo, dal naso al palato, già ottimamente equilibrato. Componente verde rigogliosa, fresca, piacevolissima. Vino al momento giovanissimo, ma di gran prospettiva.

MIGLIORI DERTHONA “RISERVA” 2022

CANTINA VINO NOTE
Iandolo Francesco Derthona 2022 Quando peso estrattivo e leggerezza si incontrano. Convince per l’estrema schiettezza e tipicità questa etichetta di assoluta prospettiva. Vino da attendere, pur già in grado di parlare – in maniera forte e chiara – il linguaggio più nobile dei Colli Tortonesi.
Vigneti Boveri Giacomo Derthona Lacrima del Bricco 2022 Un nettare materico, quasi da masticare per ricchezza e stratificazione. Al naso dominano le note tioliche, ma in una veste ricca, densa, oleosa, che abbonda anche nel frutto (giallo) di pari opulenza. Vino già goloso, da attendere per goderne appieno.
Boveri Luigi Derthona Filari di Timorasso 2022 Dolcezza del frutto bilanciata dalla spiccata sapidità. Bel sottofondo di erbe aromatiche e allungo polposo, nel segno dell’ottima stratificazione preannunciata al naso.
Oltretorrente Derthona 2022 Un vino giocato sulla sapidità e sulla componente dura, che andrà man mano a “riassorbirsi”, lasciando più spazio al frutto e virando su un idrocarburo ancora più netto. Gran prospettiva.
Tenuta Garetto Derthona 2022 Gran bella purezza del frutto, su tutti l’albicocca, abbinata a tensione acida, sapidità e venature di erbe aromatiche. Vino di buona struttura e gran prospettiva. Migliori Derthona 2023 piccolo 2024 riserva 2022 Timorasso
Mariotto Claudio Derthona Pitasso 2022 Potente, per certi versi esuberante sul fronte dell’alcol: ma è, chiaramente, solo un peccato di gioventù. Vino che è solo da aspettare. Sarà grandissimo.
I Carpini Derthona Rugiada del Mattino 2022 Vino che colpisce per stratificazione e positivo peso estrattivo, da prolungato – e sapientemente compiuto – contatto sulle fecce fini. Minerale al punto da sembrare salato; fruttato e goloso al punto da sembrare aromatico; profondo e generoso, sulla nota verde di macchia mediterranea. Tra i campioni più food friendly dell’edizione di Derthona Due.Zero 2025
Cantine Volpi Derthona Zerba Antica 2022 Gran bell’equilibrio tra polpa e sapidità. Tra i palati più ricchi e armonici dell’anteprima.
Vigneti Massa Derthona 2022 Splendido sul frutto, pieno, polposo, goloso e sui fiori bianchi freschi. Ma l’espressione del frutto e del fiore sono solo “il dito”, ovvero l’aspetto più clamorosamente evidente di questo nettare. La Luna? È l’allungo materico, sapido, minerale. Il centro bocca denso, oleoso, ricchissimo. La stratificazione. La persistenza. Vino bandiera.
Vigneti Repetto Derthona Origo 2022 Eleganza da vendere per “l’omaggio alle origini” di Vigneti Repetto: Origo. Vino che non è mai stato opulento e si conferma tale anche nell'”edizione 2022″, tra l’espressione floreale e quella fruttata. Un Timorasso da lettura fedele del suolo, nel rispetto dell’espressione più autentica e originale della varietà regina dei Colli Tortonesi.
Broglia Derthona 2022 Segnalazione doverosa per un vino che, più d’altri, rivela già una spiccata attitudine al piatto, ovvero all’abbinamento. Nota di frutta matura (netta l’albicocca, quasi sciroppata) su un accenno di idrocarburo. In bocca è pieno, pur verticale, sapido, teso. Molto persistente. Vino di grande potenziale.

Migliori Derthona 2023 piccolo 2024 riserva 2022 Timorasso. Migliori Derthona 2023 piccolo 2024 riserva 2022 Timorasso.

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A Walter Massa il premio Grosso d’Oro Città di Tortona: la dedica alla madre


Walter Massa Grosso d’Oro città di Tortona. «Un vignaiolo, un innovatore, un testimonial e un ambasciatore del territorio tortonese a cui riconosciamo l’eccezionale impegno profuso nella valorizzazione del territorio tortonese e dei suoi prodotti tipici, esaltandone l’eccellenza enogastronomica in Italia e nel mondo. Il suo lavoro, la sua passione e la sua visione hanno saputo raccontare attraverso il vino e la cultura del fare la vera essenza della nostra terra, rendendola ambasciatrice di qualità, tradizione e innovazione. Quindi noi consegniamo oggi il Grosso d’Oro a Walter Massa». Questa la motivazione con la quale il sindaco di Tortona, Federico Chiodi, ha appena consegnato il premio Grosso d’Oro Città di Tortona al vignaiolo padre del Timorasso. Il vino dei Colli Tortonsi, che oggi si promuove a livello nazionale ed internazionale col vecchio nome della città di Tortona, Derthona, è stato “inventato” dal vignaiolo di Monleale, insieme ad un ristretto gruppo di vignaioli di questa fetta della provincia di Alessandria, tra cui Mutti e Poggio. https://www.comune.tortona.al.it/it/novita/page/grosso-d-oro-2025

Walter Massa e quel fax di Maurizio “Caino” Menichetti che cambiò la storia del Timorasso

GROSSO D’ORO CITTÀ DI TORTONA A WALTER MASSA 

Walter Massa Grosso d’Oro città di Tortona. La premiazione è in corso al Teatro Civico di Tortona. Walter Massa ha ritirato il premio e, commosso, lo ha dedicato alla madre, scomparsa nell’agosto 2024. «È il primo premio che ricevo senza poterlo poi consegnare a mia madre», ha detto sul palco. «Ho creduto e continuo a credere nella grandeur della Barbera – ha aggiunto Walter Massa – ma a 10 anni dall’inizio della mia carriera nel vino, ho preferito che fossero gli altri a venire a fare toc, toc alle porte del nostro territorio, al posto di andare noi a bussare altrove. Barbera? Asti. Cortese? Gavi. Croatina? Oltrepò. Freisa? Chieri. La riscoperta del Timorasso è il frutto della ricerca della nostra vera identità locale. Mal che vada, lo avremmo venduto in damigiana». Non è andata così. Oggi il Derthona è una chicca mondiale nel panorama dei vini bianchi, riconosciuta e apprezzata in Italia quanto all’estero. Una denominazione in crescita – punta a raggiungere i 2 milioni di bottiglie nei prossimi 3 anni – che si è data regole molto ferree a livello di disciplinare, in attesa del via libera definitivo da parte del Ministero che dovrebbe arrivare a settimane.

Colli Tortonesi, via libera alla sottozona Derthona. Terre di Libarna, solo spumanti

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Puglia, nuovo ceppo di Xylella fa paura alla vite: prime «eradicazioni chirurgiche»


Xylella vite puglia Dopo gli ulivi, la vite. Non c’è pace per la Puglia, alle prese con la conferma di un’emorragia dell’emergenza causata dal batterio Xylella, che ha già causato lo sradicamento di oltre 15 mila alberi, per la maggior parte ulivi secolari e spesso monumentali. L’Efsa, l’European Food Safety Authority, organizzazione europea che si occupa di sicurezza alimentare, ha confermato che 452 specie di piante appartenenti a 70 famiglie diverse possono essere colpite da questo batterio. Tra queste c’è anche la vite. La preoccupazione è crescente in Puglia e viene confermata dagli ultimi dati resi noti da Coldiretti, the Italian national organization of farmers. https://www.efsa.europa.eu/it

XYLELLA: ERADICAZIONI CHIRURGICHE SULLA VITE IN PUGLIA

La notizia è che sono state effettuate le prime «eradicazioni chirurgiche», ovvero il taglio dei ceppi infetti entro un raggio di 50 metri attorno a quelle trovate positive all’’infezione, anche nei vigneti. Questa azione preventiva, utile a impedire che il batterio contagi superfici agricole ben più vaste, si è svolta nelle zone dove è stata scoperta la presenza di un nuovo tipo di Xylella, chiamato Xylella fastidiosa fastidiosa. L’Efsa lo definisce un «nuovo ceppo particolarmente pericoloso, perché attacca vigneti, mandorli e alberi da frutto come i ciliegi», colture molto diffuse in Puglia, dove spesso risultano addirittura piantate in modo promiscuo, a simboleggiare la biodiversità della splendida regione del Sud Italia. https://www.winemag.it/salento-consorzi-del-vino-pronti-alle-barricate-contro-il-fotovoltaico/

IL NUOVO CEPPO DEL BATTERIO KILLER XYLELLA

I numeri iniziano a fare paura. Sono state già portate a termine le eradicazioni da infezione del nuovo ceppo del batterio killer su 339 piante, di cui 212 mandorli, 119 viti e 7 ciliegi. Il tutto, nell’area simbolo della viticoltura pugliese, ovvero il basso Salento, terra del Primitivo di Manduria. Per la prima volta sono state anche riscontrate nelle uve, nelle mandorle e in altre piante della Puglia infezioni naturali del ceppo della cosiddetta “malattia di Pierce”, un altro ceppo di Xylella fastidiosa che causa malattie nei vigneti del Nord America. Non è solo l’Italia a doversi preoccupare. Tra le nuove “piante ospite” del batterio individuate dall’Efsa, c’è anche la quercia di montagna della Cantabria (Quercus orocantabrica) trovata infettata in Portogallo. https://www.consorziotutelaprimitivo.com/

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