Categorie
Lettere news news ed eventi

Riccardo Polegato (La Viarte): «Vino naturale? Solo marketing ingannevole»


«Negli ultimi anni, il termine “vino naturale” è diventato di moda, un’etichetta che attrae un certo pubblico e promette qualità superiori e conseguenze meno impattanti per la salute.
Tuttavia, dietro questa definizione apparentemente accattivante, si nasconde una realtà altamente controversa. In primo luogo, il concetto di “vino naturale” non ha alcuna base legale o regolamentazione ufficiale: non esiste, infatti, un ente di controllo che certifichi cosa sia effettivamente un vino naturale e cosa no. Questo lascia spazio a interpretazioni arbitrarie e, inevitabilmente, a pratiche di marketing ingannevoli.

Si tratta, in sostanza, di un termine privo di rigore che gioca sulla percezione del consumatore. Non a caso, la narrativa che accompagna i vini naturali spesso sottintende che i vini prodotti in modo convenzionale siano in qualche modo “artefatti” o “inferiori”. Questo è profondamente fuorviante, perché la viticoltura convenzionale è regolamentata da norme precise, con controlli rigorosi sulla qualità e sulla sicurezza del prodotto. E non si può dimenticare come gli enologi professionisti che lavorano secondo i metodi tradizionali o moderni si affidano a decenni, se non secoli, di conoscenze scientifiche e pratiche consolidate per garantire un prodotto eccellente e sicuro, mentre le imperfezioni organolettiche tradotte come “naturali” sono spesso difetti di vinificazione.

VINI NATURALI? RISCHIO EFFETTO BOOMERANG

Un altro aspetto critico è il messaggio implicito che i vini naturali siano più salutari. Questa è una semplificazione che rasenta l’inganno, poiché la salubrità di un vino non dipende dal fatto che sia naturale o meno ma, piuttosto, da fattori come il contenuto di solfiti (che, peraltro, sono presenti naturalmente anche nei vini cosiddetti “naturali”), la qualità dell’uva e i processi di vinificazione. Dunque, affermare che un vino naturale sia automaticamente “migliore per la salute” è una manipolazione che sfrutta la poca conoscenza del consumatore medio.

Infine, c’è il rischio di un effetto boomerang: concentrarsi sul “naturale” rischia di sminuire il lavoro di migliaia di produttori che, pur non utilizzando questa etichetta, si impegnano onestamente ogni giorno per creare vini straordinari nel rispetto dell’ambiente, del territorio e, soprattutto, del consumatore. Senza contare che questo tipo di comunicazione non fa altro che dividere inutilmente il settore, invece di valorizzare la diversità e la ricchezza della viticoltura mondiale.

VINO E GIOVANI: INFORMATEVI SUL TEMA

In conclusione, il concetto di vino naturale è, nella migliore delle ipotesi, un’abile strategia di marketing; nella peggiore, è un inganno. Credo fermamente che migliorare la comunicazione nel settore vinicolo sia necessario per tutelare i consumatori, i quali meritano di sapere che un buon vino non ha bisogno di aggettivi fuorvianti per dimostrare la propria qualità.

Per questo, da giovane produttore, suggerisco ai miei coetanei di informarsi con attenzione sul tema, per essere in grado di valutare con maggior consapevolezza le proprie scelte di consumo. E lo dico nella convinzione che temi come la trasparenza, la conoscenza e il rispetto per il lavoro dei produttori dovrebbero essere al centro del dialogo, non banalizzati e trasformati in etichette che servono solo a creare inutili divisioni».

Riccardo Polegato, AD La Viarte


Riccardo Polegato, classe 1996, “figlio d’arte” cresciuto tra filari e bottiglie, titolare insieme alle sorelle Luana e Giorgia della cantina La Viarte di Prepotto (UD) sui Colli Orientali del Friuli, prende posizione sui vini “naturali”, tema sempre dibattuto all’interno del mondo enologico.

Categorie
Lettere news news ed eventi

Caso La Guardiense, la replica del presidente Domizio Pigna


Riceviamo e pubblichiamo integralmente il commento affidato ai canali social personali – nonché a uno dei nostri canali Facebook – da parte del presidente della cooperativa La Guardiense, in merito all’editoriale di winemag.it di questa mattina.

Oggi La Guardiense ha ricevuto un brutto e meschino attacco da parte di un giornalista del Nord Italia. Questa è la mia risposta personale, in attesta che gli organismi amministrativi intervengano nei prossimi giorni. Risposta. Sono onestamente amareggiato da questo attacco frontale: una condanna senza appello e senza possibilità di replica.

1. Contesto il metodo. Si è avviata una polemica alla vigilia di ferragosto, quando ormai l’argomento non era più una notizia, e la si è voluta rilanciare, non so con quanto rispetto verso le parti vittima di un’azione politica della quale non intendo discutere, poiché non ho ruoli politici. Ciò che le contesto, in particolare, è la faziosità di un articolo che non ascolta e non riporta versioni diverse da quelle sostenute da una parte politica, l’opposizione consiliare che riceve una gran parte del suo consenso elettorale da aziende notoriamente avversarie della Guardiense, pronte a tutto pur di attaccarla, unitamente ai suoi mille soci, che con larghissima maggioranza hanno espresso la compagine che guido. Avrei gradito essere chiamato come contraddittorio, come avrebbe anche suggerito la deontologia della sua professione, perché è evidente che le sue fonti sono molto poco rispettose dei fatti, della loro verità e mi sembrano esclusivamente alla ricerca di vendette personali. Dalla lettura del suo articolo si vede tutta la difficoltà che lei ha nel comprendere vicende tanto locali che denotano la sua lontananza dai fatti e quindi posso comprendere la fatica che fa nell’averne una reale percezione. Avrebbe fatto meglio a sentire tutti e non solo alcuni.

2. Contesto il merito. La Guardiense ha proposto e sostenuto la cittadinanza onoraria per Luciano Pignataro, seguendo la convinzione che si tratti di un giornalista che ha fatto, notoriamente, tanto per la crescita del nostro territorio. Lo ha fatto con qualsiasi tipo di amministrazione comunale che a Guardia si è succeduta, di qualsiasi colore politico essa sia stata. È persona degna di rispetto e stima, professionale e umana. Questo è un dato incontestabile di cui non si è voluto tenere conto. Mi sembra altrettanto grave ignorare il peso dei mille produttori che rappresento e che non possono avere lo stesso peso di singole aziende che, forti di vecchie rendite di posizione ormai scadute, non si rassegnano a dover fare i conti con ciò che la Guardiense rappresenta per la viticoltura campana e italiana.

Concludo, informandola che convocherò un Consiglio d’amministrazione per valutare le azioni a tutela della buona fama dell’azienda che rappresento. Alcuni colpi bassi, come tirare fuori vecchie polemiche ampiamente chiarite, denotano una malafede e un’aggressione comunicativa che, nel rispetto dei mille soci che rappresento, e dei consulenti che mi onoro di avere, non posso lasciar cadere. Per un tanto prestigioso giornalista, quale lei ritiene di essere, sarebbe stato più opportuno chiedere una più completa documentazione a quegli spregiudicati informatori, forse piccoli produttori locali che rappresentano esigue minoranze egoiste, che le hanno tanto pesantemente armato la mano, provocandole anche una gratuita figuraccia. Questo articolo non fa tanto male a me, semmai avesse avuto questo scopo, poiché nonostante attacchi ben peggiori ho sempre continuato a impegnarmi non solo per la Guardiense ma anche per la crescita di tutto il Sannio vitivinicolo. Credo, piuttosto, che si tratti di una meschina cattiveria di cui i viticoltori sanniti, non solo i mille soci della Guardiense, non avevano bisogno e che non avrebbero meritato».

DOMIZIO PIGNA – presidente cantina sociale La Guardiense

Categorie
Lettere news news ed eventi

Danni peronospora sottostimati: «Vigneti zuppi d’acqua? C’è chi produrrà lo stesso»

Gentile Direttore,
faccio seguito all’articolo pubblicato giorni fa su winemag.it (a questo link). Nello specifico, sono rimasto un po’ sorpreso dall’indagine sui danni della peronospora in Toscana. Noi abbiamo un’azienda Bio dal 1994, sulle colline di Arezzo. Un danno di questo genere non lo avevamo mai avuto, così come dicono le persone più anziane della zona. Anche loro non hanno mai visto una cosa del genere. Nel mese di Aprile-Maggio ha praticamente piovuto tutti i giorni e, se non pioveva tutto il giorno, le piante erano comunque bagnate tutta la mattina. Appena iniziava un po’ di vento e sembrava che asciugasse, ripioveva subito dopo.

I vigneti erano praticamente zuppi di acqua. Le vigne, benché in notevole ritardo, cominciavano ad andare verso la fioritura che prometteva benissimo, con grappoli bellissimi e abbondanti. Come dico sempre, il miglior concime è la pioggia. Però questa situazione ha creato l’impossibilità di muoversi e fare trattamenti che, altrimenti, sarebbero andati perduti per il dilavamento. In realtà la temperatura non era calda e si aggirava sempre sui 10/15 gradi. Non avrei mai pensato di arrivare a una situazione simile. Non si riusciva neanche a star dietro al taglio dell’erba. L’acqua non ha mai dato tregua.

A fine Maggio e i primi giorni di Giugno si tagliava con la pioggia. Ora certamente il vino non possiamo produrlo, non avendo gran parte dell’uva. Non siamo una fabbrica. Ma quello che mi dispiace è vedere ancora nel 2023 chi, nonostante i danni avuti, tirerà fuori il prodotto dicendo che il danno è stato solo del 10 o del 30%. Con il clima di quest’anno, questa stima non è credibile. Sarebbe giusto che ora le ingenti giacenze di vino in cantina siano vendute al giusto prezzo, visto che ogni volta che produciamo è un grande sacrificio. Ma è anche giusto che chi compra o comprerà vino dell’annata 2023, qualora riuscisse a trovarlo, lo acquisti con il suo reale certificato di origine.

Con i miei migliori saluti

Fabio De Ambrogi
Gratena Società Agricola
via Bernardo Dovizi, 40/D
52100 Arezzo

Exit mobile version