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Caporalato in Martesana: sequestrata azienda agricola per 7,5 milioni di euro

Si allargano a macchia d’olio le operazioni anti caporalato in Italia. I finanzieri del Comando Provinciale del capoluogo lombardo hanno sequestrato un’azienda agricola di Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano, del valore complessivo di oltre 7,5 milioni di euro, su decreto emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano, oggetto di successiva convalida da parte del Gip.

Il provvedimento costituisce l’esito delle indagini svolte dalla Compagnia di Gorgonzola che hanno consentito di portare alla luce un sistematico sfruttamento illecito della manodopera agricola a danno di circa 100 lavoratori extracomunitari.

Gli accertamenti hanno infatti permesso di rilevare anomalie nelle assunzioni e nelle retribuzioni dei dipendenti dell’azienda nonché evidenziato “gravi e perduranti violazioni delle norme che regolano l’impiego dei braccianti agricoli“.

In particolare, i lavoratori non solo erano obbligati a prestare estenuanti turni di oltre 9 ore giornaliere, ma ricevevano una paga oraria di 4,50 euro, nettamente inferiore a quella minima prevista dal contratto collettivo nazionale.

Inoltre, alla ingiusta retribuzione si aggiungevano degradanti condizioni d’impiego nei campi: i braccianti, infatti, soggetti alla continua vigilanza dei responsabili, erano costretti a sforzi fisici oltremodo gravosi, tesi a velocizzare la raccolta dei frutti e in spregio alle norme anti Covid-19 sul distanziamento sociale.

Approfittando delle condizioni di bisogno dei dipendenti mediante la minaccia che l’eventuale disobbedienza alle pressanti imposizioni datoriali avrebbe comportato sospensioni o licenziamenti in tronco, i titolari dell’azienda riuscivano a ridurre il costo della manodopera e massimizzare i guadagni.

Eloquente era la prassi dell’assunzione in prova per due giorni senza alcun compenso a cui seguiva, discrezionalmente e senza alcuna valida ragione, l’allontanamento del bracciante. Con tale modalità i responsabili dell’azienda riuscivano, ulteriormente, a ridurre i costi complessivi e sfruttare i giovani extracomunitari bisognosi di lavorare.

Al termine delle indagini sono state denunciate per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera 7 persone, tra i quali, oltre ai due amministratori, anche due sorveglianti, due impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga.

Alla luce delle risultanze dell’indagine, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro di tutti i beni della società, consistenti in 53 immobili, tra terreni e fabbricati, 25 veicoli strumentali e 3 conti correnti e la nomina di un Amministratore Giudiziario ai fini della continuità aziendale nel rispetto delle leggi vigenti.

Durante l’esecuzione del provvedimento, inoltre, i finanzieri, anche grazie al supporto di personale dei Vigili del Fuoco e dell’ATS di Milano, hanno potuto verificare le precarie condizioni di sicurezza e di igiene in cui i braccianti erano costretti ad operare ovvero l’assenza di dispositivi di protezione individuale, di spogliatoi, di docce e di servizi igienici a sufficienza (era presente, infatti, un solo bagno chimico esterno).

Inoltre risultavano mancanti il piano di prevenzione incendi ed il piano di emergenza. Veniva tra l’altro accertato il precario deposito di diserbanti e fitofarmaci – sostanze che i responsabili facevano direttamente utilizzare ai braccianti, privi di ogni formazione, esponendoli, così, ad un grave rischio per la salute – nonché di generi alimentari destinati ad essere venduti ad operatori della grande distribuzione (sono stati, infatti, sequestrati oltre 27 mila barattoli di marmellata esposti al sole).

L’operazione di servizio testimonia l’attenzione della Guardia di Finanza a tutela del mercato del lavoro per contrastare, in particolare, le più gravi forme di prevaricazione e sfruttamento in danno dei lavoratori dipendenti, specie se costoro si trovano in condizioni di particolare debolezza o bisogno.

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Torna a Piacenza la seconda edizione di Gola Gola Food and People

Torna a Piacenza, il 5 e il 6 settembre 2020, la seconda edizione di Gola Gola Food and People, la manifestazione che declina il tema del cibo in molteplici dimensioni e allo stesso tempo offre ai visitatori l’opportunità di tornare a vivere la città con serenità, ma nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.

Ristoranti, bar, negozi, produttori e aziende agricole diventano protagonisti di un’iniziativa diffusa, che si dirama tra talk show, degustazioni e mercato delle specialità alimentari selezionate accuratamente nel segno della qualità, coinvolgendo personalità della cultura a 360 gradi, chiamate a discutere di temi di grande attualità come la sostenibilità e l’impatto dei comportamenti alimentari sull’ambiente e di storia della tradizione culinaria.

Cooking show, laboratori, degustazioni guidate offerte dal Consorzio di Tutela dei Salumi Tipici Piacentini, la Notte Bianca dei Golosi in Piazza Cavalli ed i numerosi banchi del Mercato delle Specialità tra vini, caffè, cioccolate, formaggi stagionati, focacce, farine, birre, insaccati tradizionali e oli extravergini animeranno la città.

Appuntamenti musicali e tour guidati completano il programma di un evento panoramico, realizzato per volere del Comune di Piacenza, grazie al supporto di Camera di Commercio, Fondazione Piacenza Vigevano, Iren, Confindustria Piacenza, Coldiretti Piacenza e Consorzio Piacenza Alimentare.

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Gola Gola Food and People torna a Piacenza

Gola Gola Food and People torna a Piacenza per la seconda edizione il 5 e il 6 settembre 2020, declinando il tema del cibo in molteplici dimensioni e allo stesso tempo offrendo ai visitatori l’opportunità di tornare a vivere la città con serenità, ma nel pieno rispetto delle norme di sicurezza.

Ristoranti, bar, negozi, produttori e aziende agricole diventano protagonisti di un’iniziativa diffusa, che si dirama tra talk show, degustazioni e mercato delle specialità alimentari selezionate accuratamente nel segno della qualità, coinvolgendo personalità della cultura a 360 gradi, chiamate a discutere di temi di grande attualità come la sostenibilità e l’impatto dei comportamenti alimentari sull’ambiente e di storia della tradizione culinaria.

Cooking show, laboratori, degustazioni guidate offerte dal Consorzio di Tutela dei Salumi Tipici Piacentini, la Notte Bianca dei Golosi in Piazza Cavalli ed i numerosi banchi del Mercato delle Specialità tra vini, caffè, cioccolate, formaggi stagionati, focacce, farine, birre, insaccati tradizionali e oli extravergini animeranno la città.

Appuntamenti musicali e tour guidati completano il programma di un evento panoramico, realizzato per volere del Comune di Piacenza, grazie al supporto di Camera di Commercio, Fondazione Piacenza Vigevano, Iren, Confindustria Piacenza, Coldiretti Piacenza e Consorzio Piacenza Alimentare.

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Coldiretti: a Ferragosto attesi 400 mila turisti negli agriturismi

Sono circa 400 mila i vacanzieri che hanno scelto di trascorrere il Ferragosto 2020 in agriturismo all’insegna della buona tavola e del relax all’aria aperta ma anche della sicurezza, visto che le campagne sono i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche.

È quanto stima la Coldiretti sulla base delle indicazioni di Terranostra Campagna Amica nel sottolineare che quest’anno cresce il numero degli italiani che decidono di trascorrere la giornata in una struttura agrituristica anche se il boom non compensa l’assenza degli stranieri, a partire dagli americani, soprattutto in quelle regioni dove la presenza di ospiti esteri arriva a pesare fino al 60% del totale.

L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy post covid perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle campagne italiane per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare l’affollamento – sottolinea Diego Scaramuzza presidente di Terranostra – In quasi 2 comuni italiani su tre sono presenti strutture agrituristiche con una netta prevalenza dei piccoli comuni dove nasce il 92% delle tipicità agroalimentari Made in Italy”.

Dopo le difficoltà causate dal lockdown, ha ripreso invece a pieno ritmo un po’ ovunque la ristorazione agrituristica anche qui grazie alla maggiore capacità di garantire il distanziamento sociale anche a tavola.

La spinta verso un turismo “sicuro” e di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane, ha portato gli agriturismi ad incrementare l’offerta di attività, dal pranzo sul plaid con i piedi sull’erba, all’agri-aperitivo a bordo piscina o tra i filari, ma c’è anche chi si è attrezzato per ospitare i commensali nel granaio o sulle balle di fieno nell’aia o ha organizzato cene romantiche tra i vigneti.

Proposte che vanno ad aggiungersi servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, ma anche corsi di cucina e wellness.

A disposizione dei turisti ci sono oltre 24.000 aziende agrituristiche presenti in Italia che sono in grado di offrire un potenziale di più di 262 mila posti letto e 462 mila coperti per il ristoro, oltre a 11.600 mila piazzole per l’agricampeggio e a oltre 1500 attività di fattoria didattica per i più piccoli.

L’agriturismo è apprezzato anche per gli acquisti dei souvenir alimentari delle vacanze con tre turisti su quattro che hanno deciso per il 2020 di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende agricole o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometro zero direttamente dai produttori e ottimizzare il rapporto prezzo/qualità.

Il vademecum della Coldiretti per il relax nel verde consiglia di verificare il possesso dell’autorizzazione comunale o dei relativi permessi per l’esercizio dell’attività agrituristica ed è preferibile scegliere gli agriturismi in cui il lavoro agricolo è visibile e dove l’accoglienza sia di tipo cordiale e curata direttamente dall’imprenditore agricolo o dalla sua famiglia.

Ma poiché per la maggioranza degli ospiti l’agriturismo significa soprattutto cibi genuini e buona alimentazione è determinante controllare il legame dell’azienda con l’attività agricola, il tipo di azienda e i prodotti coltivati direttamente ed accertare che nel menu offerto siano indicati alimenti stagionali e tipici della zona.

Infine prima di partire vale sempre la pena di prendere contatto con l’imprenditore agricolo per informazioni dettagliate su cosa offre l’azienda e sui prezzi, sul modo per raggiungerla e sulla distanza da altre mete interessanti ma anche per verificare quali attività ricreative e culturali ma anche servizi (ospitalità animali) sono offerte e comprese nel prezzo.

VADEMECUM PER LA VACANZA IN AGRITURISMO

  • Verificare il possesso dell’autorizzazione comunale o dei relativi permessi per l’esercizio dell’attività agrituristica;
  • Scegliere gli agriturismi in cui l’attività agricola è visibile e dove l’accoglienza sia di tipo cordiale e curata direttamente dall’imprenditore agricolo o dalla sua famiglia;
  • Controllare il legame dell’azienda con l’attività agricola, il tipo di azienda e i prodotti coltivati direttamente e accertare che nel menu’ offerto siano indicati alimenti stagionali e tipici della zona;
  • Prendere contatto con l’imprenditore agricolo per informazioni dettagliate su cosa offre l’azienda e sui prezzi, sul modo per raggiungerla e sulla distanza da altre mete interessanti;
  • Preferire le aziende che aderiscono a una associazione e che sono garantite dall’accreditamento alla rete di Campagna Amica;
  • Verificare quali attività ricreative e culturali ma anche servizi (ospitalità animali) sono offerte e comprese nel prezzo
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Bellanova: fondo di 1 miliardo per salvare l’Horeca

La ministra Teresa Bellanova ha ribadito oggi le intenzioni già espresse nel corso del Tavolo con la ristorazione voluto con il Ministro Patuanelli, il 29 maggio scorso. L’obiettivo è “Consentire il ripristino di questo importante sbocco commerciale”, attraverso “un Fondo per la ristorazione del valore complessivo di circa 1 miliardo“.

L’idea è quella di un sostegno al settore Horeca, colpito drammaticamente dalla crisi Covid-19, con ricadute pesanti sull’intera filiera agroalimentare, soprattutto nei segmenti d’eccellenza. Poi, per il settore turistico, è necessario “favorire il più possibile la fase di mantenimento in vita degli esercizi di ristorazione”.

Una “misura immediata che inietti liquidità per poter mettere queste imprese nelle condizioni di riattivare rapidamente le forniture di alimenti e che potenzi quanto già previsto nel Decreti Liquidità e Rilancio”, sostiene Bellanova.

Un Bonus Filiera Italiana di circa 5000 euro a fondo perduto diretto ai 180 mila esercizi pubblici di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali, per favorire i pagamenti delle prime settimane di riapertura e sostenendo al contempo sostenendo l’acquisto di prodotti italiani.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea la ristorazione italiana rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus.

A causa della pandemia i consumi extradomestici sono stimati in calo del 40%. Un duro colpo per l’economia nazionale se si considera che la spesa degli italiani per mangiare fuori casa prima del lockdown era pari al 35% del totale dei consumi alimentari per un valore di 86 miliardi di euro.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, e sul lavoro di 1,3 milioni di addetti. A pesare è anche la mancanza del turismo dall’estero con oltre 16 milioni di cittadini stranieri in vacanza in Italia nel 2019 durante i mesi di luglio, agosto e settembre che quest’anno rischiano di essere praticamente azzerati.

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Fondo di 1 miliardo per la ristorazione: così Bellanova vuole salvare l’Horeca

L’obiettivo immediato e più urgente? “Consentire il ripristino di questo importante sbocco commerciale”, attraverso “un Fondo per la ristorazione del valore complessivo di circa 1 miliardo“. Poi, per il settore turistico, è necessario “favorire il più possibile la fase di mantenimento in vita degli esercizi di ristorazione”.

La ministra Teresa Bellanova ha ribadito oggi le intenzioni già espresse nel corso del Tavolo con la ristorazione voluto con il Ministro Patuanelli, il 29 maggio scorso. L’idea è quella di un sostegno al settore Horeca, colpito drammaticamente dalla crisi Covid-19, con ricadute pesanti sull’intera filiera agroalimentare, soprattutto nei segmenti d’eccellenza.

Una “misura immediata che inietti liquidità per poter mettere queste imprese nelle condizioni di riattivare rapidamente le forniture di alimenti e che potenzi quanto già previsto nel Decreti Liquidità e Rilancio”, sostiene Bellanova.

Un Bonus Filiera Italiana di circa 5000 euro a fondo perduto diretto ai 180 mila esercizi pubblici di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali, per favorire i pagamenti delle prime settimane di riapertura e sostenendo al contempo sostenendo l’acquisto di prodotti italiani.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea la ristorazione italiana rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus.

A causa della pandemia i consumi extradomestici sono stimati in calo del 40%. Un duro colpo per l’economia nazionale se si considera che la spesa degli italiani per mangiare fuori casa prima del lockdown era pari al 35% del totale dei consumi alimentari per un valore di 86 miliardi di euro.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, e sul lavoro di 1,3 milioni di addetti. A pesare è anche la mancanza del turismo dall’estero con oltre 16 milioni di cittadini stranieri in vacanza in Italia nel 2019 durante i mesi di luglio, agosto e settembre che quest’anno rischiano di essere praticamente azzerati.

“Accogliamo con soddisfazione la proposta del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova di istituire un fondo per indennizzi a fondo perduto per i ristoratori e ci rendiamo disponibili sin da subito per approfondirne i dettagli”, dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.

“Siamo lieti che i nostri appelli sulle difficoltà del settore abbiano trovato un riscontro in questa iniziativa – conclude Stoppani – che, al di là dell’aspetto economico tutto da valutare, ha un valore simbolico perché testimonia finalmente l’attenzione delle istituzioni ad un comparto troppo spesso sottovalutato, nonostante sia fondamentale per le filiera turistica e per quella agro-alimentare”.

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Movida, arriva la “Guida al bere consapevole” di Fipe e Federvini

Comportamenti inadeguati, violazione alle regole e agli orari, consumi incontrollati e poco attenti alla qualità, eccessiva facilità di accesso all’alcol. Sono alcune delle concause che stanno dietro all’esplosione del fenomeno della “movida molesta”, o “mala movida”, che caratterizza le notti di molte città italiane, in particolare nei fine settimana.

Un fenomeno preoccupante che oggi, con la necessità di coniugare il ritorno alla normalità dopo i funesti mesi di lockdown, con l’osservanza delle norme sul distanziamento sociale, deve essere tenuto ancor più sotto controllo.

Anche per questo Federvini e Fipe-Confcommercio – associazioni di categoria che rappresentano rispettivamente il settore della produzione di bevande alcoliche e la loro somministrazione – da sempre attive nel promuovere un approccio responsabile e moderato, hanno deciso di realizzare insieme un vademecum per un corretto approccio al bere: una “Guida al bere consapevole“.

La ‘Guida al servizio per un consumo consapevole’ analizza il fenomeno del consumo di alcol sia dal punto di vista dei pubblici esercizi, che da quello dei consumatori, e punta a diffondere una serie di buone pratiche da adottare per scongiurare eccessi e patologie alcol-correlate. Un’azione congiunta ulteriormente significativa, se si considera l’impatto negativo che i mesi di pandemia hanno determinato su tutta la filiera dell’Ho.Re.Ca., pronta a ripartire, promuovendo un modello di consumo capace di esaltare l’approccio responsabile, fatto di equilibrio, giusto apprezzamento della qualità e contrasto agli eccessi.

“Il concetto di ‘consapevolezza’ accompagna la ‘responsabilità’ per dare un segnale di impegno ragionato ed emotivamente coinvolgente – ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini – non è semplicemente una questione nominalistica: consapevolezza significa essere convinti nel profondo che una certa azione è giusta e porta benefici condivisi al di là di una norma o di un pungolo imposto dall’esterno, il quale può anche non essere né condiviso né sentito”.

Consapevolezza significa anche costruire una sorta di affinità elettiva con il prodotto, attraverso una profonda conoscenza delle sue caratteristiche organolettiche, ed empatia verso brand affidabili e storici nonché verso i territori di provenienza, facendo così convergere elementi razionali ed emozionali.

Con questo abbrivio fatto di passione è quindi possibile contrastare gli eccessi ed il consumo errato, attraverso la comunanza di obiettivi da parte di produttori ed operatori.

Questi ultimi, grazie ad un percorso formativo in grado di accrescere la propria competenza professionale, possono giocare un ruolo centrale in un’azione sistematica di prevenzione di abitudini sbagliate, le quali impediscono di assaporare, appieno, le nostre specialità”.

Il ‘consapevole’ rapporto con il vino, gli aperitivi, i liquori e i distillati è quindi un elemento positivo per tutti gli attori: i produttori hanno l’obiettivo di fare accostare i consumatori ai propri prodotti facendone apprezzare le qualità organolettiche, la storia e le tradizioni ed associandoli a preziosi ed indimenticabili momenti di socialità; il tutto attraverso un servizio che esalta l’esperienza della degustazione e della convivialità.

“Il settore dei pubblici esercizi da sempre punta sulla qualità e sulla responsabilità nella somministrazione di bevande alcoliche – dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – con  il ruolo di  principale attore per la diffusione delle buone pratiche per il bere consapevole, promotore di questo percorso virtuoso, capace, cioè, da una parte, di valorizzare la qualità e la storia delle bevande somministrate e, dall’altra,  di coniugare esigenze commerciali con la responsabilità sociale in capo agli esercenti sui temi della prevenzione, sensibilizzazione ed educazione ad un consumo consapevole e responsabile”.

L’attenzione dei Pubblici Esercizi deve essere massima, perché il rischio è quello che diversamente si facilitino comportamenti pericolosi e dannosi per le persone e la società.

Gli episodi di mala movida, certamente lontani dai valori e dagli interessi dei nostri imprenditori, sono spesso correlati alla carenza di adeguati requisiti professionali e morali, a una lotta contro l’abusivismo commerciale a volte debole e a un presidio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine non sempre puntuale, anche per le tante incombenze che interessano la loro attività.

Questi episodi finiscono poi con l’indebolire il comparto, danneggiandolo sia dal punto di vista commerciale che reputazionale”.

La “Guida al bere consapevole” è strutturata in quattro parti: la disciplina normativa, alcol e fattori di rischio, caratteristiche delle bevande alcoliche, suggerimenti per il miglioramento del servizio.

La filosofia che ha suggerito la guida è, infatti, un approccio olistico, nel quale proprio la cura e la disciplina nel servizio rendono l’esperienza di degustazione unica e ricca di emozioni.

In questo senso, i trend più attuali come bartending e mixology si inseriscono in un solco di somministrazione consapevole, accentuando l’aspetto di ritualità del consumo e generando un concetto di divertimento improntato alla sana convivialità.

A distribuire la guida a tutti gli operatori italiani provvederanno le Associazioni Territoriali di Fipe-Confcommercio, accompagnando anche una miniserie in 4 clip video, su ‘orari di somministrazione e vendita delle bevande alcoliche’, ‘alcol e guida’, ‘alcol e minori’, ‘il corretto servizio’ consultabili da subito sul sito web di Fipe.

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Nuova confezione ecosostenibile per lo yogurt Despar Vital

BOLOGNA – Restyling per lo yogurt da bere Despar Vital che si presenta ora in versione ecofriendly. In linea con l’attenzione che l’Insegna riserva alla sostenibilità ambientale, la nuova confezione da 200 grammi con cannuccia sarà interamente riciclabile, con l’utilizzo del 70% in meno di plastica rispetto alla confezione precedente.

Vital è prodotto con latte 100% italiano raccolto ogni giorno da mucche allevate nelle Alpi dell’Alto Adige secondo l’antica tradizione alpina. Parzialmente scremato e con il fermento Bb-12® Bifidobacterium, il nuovo yogurt contiene fibre che facilitano la digestione e solo aromi naturali.

Disponibile nei gusti banana, fragola, frutti di bosco e pesca, la nuova formula del prodotto presenta il 10% in meno di zuccheri rispetto alla precedente ricetta (da 21.8g a 20g).

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Agroalimentare, siglato il protocollo d’Intesa tra Guardia di Finanza e Icqrf

È stato siglato questa mattina, presso la caserma “Piave”, sede del Comando Generale della Guardia di Finanza, il protocollo d’intesa tra l’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e la Guardia di Finanza. Presenti per la firma il Capo Dipartimento dell’Icqrf, Stefano Vaccari, e il Capo di Stato Maggiore del Comando Generale della Guardia di Finanza, Umberto Sirico.

L’accordo, che trae origine dalle “consolidate sinergie già instaurate a livello locale”, prevede “il reciproco impegno a collaborare al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza complessiva delle misure a tutela del comparto agroalimentare“.

Particolare il riguardo “alle esigenze di contrasto delle frodi in danno al bilancio dell0Unione Europea, della contraffazione dei marchi industriali e delle violazioni alla proprietà intellettuale, nonché degli ulteriori illeciti economico-finanziari”.

L’Ispettorato metterà a disposizione delle Fiamme Gialle dati, informazioni e analisi di contesto utili al perseguimento delle finalità collaborative, che la Guardia di Finanza potrà autonomamente sviluppare nell’ambito dei propri compiti d’istituto.

È prevista, inoltre, la possibilità di programmare interventi ispettivi congiunti e, per la Guardia di Finanza, di accedere alle banche dati dell’Icqrf, “previa stipula di convenzioni tecniche”. Anche nell’ottica di coordinare ulteriormente le complementari procedure di controllo, potranno essere organizzati incontri di studio o ricerca, seminari e corsi di aggiornamento professionale a favore di personale di entrambi gli organismi.

A margine dell’evento presso la Caserma “Piave”, le autorità intervenute hanno espresso ampia “soddisfazione per la sottoscrizione della linea di partenariato, che rappresenta uno strumento di sostanziale potenziamento delle linee di presidio della legalità in un settore strategico per il rilancio dell’economia nazionale”.

Un protocollo virtuoso, insomma, che rafforza le proficue sinergie già in atto sui territori, valorizza e ottimizza l’azione a tutela della filiera agroalimentare contro ogni forma di concorrenza sleale.

Così la Ministra Teresa Bellanova a proposito dell’Intesa. “L’intesa – prosegue Bellanova – rappresenta uno strumento di sostanziale potenziamento delle linee di presidio della legalità in un settore fondamentale per il nostro Paese e la nostra economia, confermatosi strategico in questi mesi”.

“Un settore che va sostenuto contro pratiche illecite e frodi che rischiano di mettere fuori gioco le migliaia e migliaia di imprese che quotidianamente scommettono su qualità, eccellenza, rispetto delle regole. E al tempo stesso conferma la bontà dei nostri sistemi di controllo, tra i migliori al mondo”, conclude la ministra Bellanova.

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Vissani contro Castelli: lettera di 50 mila ristoratori dopo dichiarazioni viceministro

In una lettera firmata da Gianfranco Vissani e da numerose sigle della ristorazione, circa 50 mila ristoratori italiani esprimono il loro disappunto per la dichiarazione del viceministro M5S Laura Castelli al Tg2 Rai: “Bisogna aiutare imprese e imprenditori creativi a muoversi su nuovi business che sono nati”. Riportiamo integralmente di seguito la lettera indirizzata al viceministro all’Economia e Finanze Castelli, giunta alla redazione di WineMag.it.

C.A. VICEMINISTRO ECONOMIA E FINANZE LAURA CASTELLI

PER IL VICEMINISTRO CASTELLI PASSIAMO DAL COVID DIRETTAMENTE ALLA RISTORAZIONE 4.0

“Se si sbagliano i tempi ed i modi si fa danno. Per noi il commento del viceministro al servizio mandato in onda dal TG2 è BOCCIATO. Non siamo più disposti a scusare, a capire o giustificare.

Siamo diventati intolleranti a questi scivoloni televisivi che mettono alla gogna mediatica un intero comparto. Ci hanno dato dei pigri, dei rivoluzionari, multati e adesso anche degli incapaci. Tutti questi appellativi non appartengono alla nostra categoria che rappresenta un importante colonna economica italiana ( 13% del Pil).

I ristoratori non hanno mai chiesto clienti al governo, hanno chiesto sostenibilità per le riaperture. Molte attività, hanno riaperto con la consapevolezza di ricominciare in una situazione emergenziale, dove gli incassi non coprono i costi.

Con il coraggio e lo spirito di sacrificio che sempre contraddistingue la nostra categoria abbiano scelto di voler continuare a regalare una serranda alzata in città,   di voler essere vicini ai nostri collaboratori, per sopperire ad uno stato che ha lascito nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori del settore.

Nonostante tutto troviamo la positività e la dignità di non mollare   e tentare di preservare occupazione e conservare la tradizione enogastronomica, elemento trainante del Made in Italy.

Abbiamo chiesto aiuti concreti e sufficienti a salvaguardare le nostre attività, disposti a farci carico di ulteriori indebitamenti non voluti e non previsti che toglieranno altri anni nostra volontà di crescita, sviluppo ed innovazione. Ci siamo solo ritrovati con un pacchetto di promesse su promesse ancora non mantenute.

A  tutto ciò cosa si aggiunge l’incapacità della comunicazione politica. Mai ci saremmo aspettati una dichiarazione del vice ministro Castelli totalmente fuori focus.

Da quando è cominciata l’era dell’impresa 4.0 avete propinato alle aziende digitalizzazione, robotica, e-commerce, app tecnologiche, ecologia, monopattini, delivery e tanto altro, ma nulla di tutto questo rappresenta l’essenza dei principi fondamentali della ristorazione fatto di ospitalità, accoglienza e relazione.

Ci volete vedere mangiare tutti davanti al PC in smartworkig? Così siete liberi di ingabbiarci a casa e negli uffici e lasciare le città in balia del degrado e delle attività clandestine.

Senza lavoratori, senza studenti, senza turisti migliaia di alberghi, musei e pubblici esercizi a breve abbasseranno le proprie serrande per non rialzarle più. La politica non è show ma ha la responsabilità di dire cose giuste, nel modo giusto e con le parole giuste.

Gli chef ed i ristoratori, dopo gli artisti sono la categoria più creativa che ci sia. Caro ministro Castelli non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività. Non si risolve il problema invitando aziende non convertibili a convertirsi in altro.

Non sforzatevi ad analizzare il mercato che cambia nella domanda ed offerta, lo sappiamo fare bene anche noi. In questo momento non abbiamo bisogno di sentirci dire nulla di tutto questo, abbiamo bisogno che turismo e mobilità torni a vivere nelle nostre vie.

Abbiamo bisogno che portiate a termine le vostre promesse poi parleremo se vorrete della RISTORAZIONE 4.0.

Cordiali Saluti,
Gianfranco Vissani con Treviso Imprese Unite, Ristoratori Milanesi, Associazione ristoratori valle Camonica e Associazione pubblici esercizi alta valle Camonica, Associazione ristoratori Gussago Franciacorta, Associazione Palazzolese Enogastronomica, Movimento impresa Lombardia Liguria Riparte, Ristoratori Emilia Romagna, Ristoratori Toscana, Futuro Ho.re.ca Pisa, RistorItalia, Horeca Ciociaria, Associazione Commercianti per Salerno, Movimento Impresa Puglia, A.I.O.S., ARTHoB.

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Carta vini ristoranti stellati, Cooperative italiane alla carica: “È il momento giusto”

Il vino delle cooperative italiane fa sempre più “rima” con le carte dei ristoranti stellati. A confermarlo, lo scorso 3 luglio in occasione della diretta Facebook organizzata da Assoeneologi, è stato Giuseppe Palmieri, maître e sommelier dell’Osteria Francescana, ristorante 3 stelle Michelin a Modena.

Il post lockdown vede infatti impegnata anche la ristorazione stellata nel cercare nuove vie per ripartire. Una di queste sembra portare all’offerta cooperativa di vino di qualità, vista come “diversa e nuova, da proporre ai clienti soprattutto per il valore del racconto del territorio di produzione, vera forza del sistema cooperativistico”. In una parola, il famigerato “storytelling“.

“In carta – ha evidenziato Palmieri – abbiamo già dei vini di cooperative. La loro proposta è in grande crescita e potrebbero essere quindi di più. Le invito ad avvicinarsi senza timore anche ad una certa tipologia di ristorazione, questo è il momento giusto“.

Nel corso del dibattito è stato ricordato come il 55 per cento del vino italiano sia prodotto oggi da cantine cooperative e come queste svolgano un importante ruolo sociale e di salvaguardia del territorio, permettendo ad alcuni produttori conferitori di coltivare ancor oggi piccoli appezzamenti che altrimenti sarebbero abbandonati.

In diverse regioni le cooperative vitivinicole svolgono un ruolo fondamentale. Un discorso che vale per il Veneto di Cantina di Negrar: “Fare cooperativa oggi – ha sottolineato il dg ed enologo Daniele Accordini – significa produrre qualità e reddito, nonché impegnarsi concretamente nella sostenibilità e nella produzione biologica”.

“Durante l’emergenza pandemica – ha aggiunto – abbiamo fatto assicurazioni sanitarie, sconti finanziari e sconti in merce su tutta la gamma di prodotti, sostenuto la clientela rendendo più flessibili i pagamenti dello scaduto, garantito anticipi provvigionali agli agenti Horeca”.

“Abbiamo dimostrato capacità di risposta immediata ai fabbisogni della distribuzione e dei consumatori – ha concluso Accordini – e ci proponiamo quindi, a pieno titolo, come interlocutori strategici per individuare le migliori soluzioni e garantire un futuro competitivo al sistema vino Italia”.

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200 litri di “Olio extravergine 100% italiano” nel bagagliaio: ma l’etichetta è falsa

CASERTA – La Guardia di Finanza ha sequestrato a Gricignano di Aversa (CE), circa 200 litri di “Olio extravergine di oliva 100% italiano” privo di ogni tracciabilità, contenuto in lattine e bottiglie di vetro riportanti sull’etichetta dati falsi circa l’impresa produttrice, in realtà inesistente. La merce era nel bagagliaio di un’autovettura condotta da un 30enne residente a Cerignola, in provincia di Foggia, in Puglia.

I finanzieri, insospettiti dalle modalità di trasporto e di vendita del prodotto e dalle limitate indicazioni riportate nell’etichetta, hanno esteso gli accertamenti sulla provenienza dell’olio. È stato così accertato che l’azienda produttrice indicata in etichetta, un oleificio di Bari, era in realtà inesistente.

La società distributrice riportata nei documenti di trasporto era invece un’impresa della zona di Cerignola, la cui attività risultava cessata da oltre due anni, dopo essere stata gestita da un soggetto “nullatenente”.

Sulla testa del 30enne alla guida dell’auto, risultato titolare di un’impresa commerciale della provincia di Foggia, gravavano inoltre svariati precedenti di polizia per truffa e reati connessi alla falsificazione di prodotti agroalimentari.

L’uomo è stato deferito alla Procura della Repubblica di Napoli Nord, per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Ora rischia la reclusione fino a due anni e una multa pari a 20 mila euro.

Secondo gli inquirenti, l’ipotesi più accreditata è che il prodotto rinvenuto, sottoposto a sequestro per le necessarie analisi di laboratorio, non abbia neanche le qualità organolettiche dichiarate.

Il sospetto è che sia stato etichettato come “Olio extravergine 100% italiano” per trarre in inganno i consumatori finali, convinti di acquistare un prodotto di alta qualità, proveniente dalla molitura di olive pregiate della Puglia.

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Igiene nei bar: Afidamp, Fipe-Confcommercio e Codacons presentano il prontuario delle buone prassi

Afidamp, Fipe-Confcommercio e Codacons hanno realizzato insieme un prontuario per le buone prassi di pulizia nei bar, uno strumento agile che si propone come un vero e proprio vademecum per le pulizie ordinarie che ogni locale è tenuto a fare per mantenere l’ambiente pulito e protetto.

Regole semplici e molto chiare che riguardano l’igiene del personale, con raccomandazioni sul lavaggio mani, sulle modalità di contatto con soldi contanti e alimenti, e le corrette operazioni di pulizia e detersione. Il tutto per cercare di evitare ogni tipo di contaminazione incrociata.

Più nel dettaglio, il documento analizza le operazioni di pulizia relative a tutti gli ambienti dei bar, dal bancone ai bagni, suggerendo accorgimenti semplici, come l’identificazione delle attrezzature con un codice colore e indicando come utilizzare prodotti e macchinari per la detersione. A questo proposito, inoltre, si sottolinea quanto sia importante per una pulizia efficace la scelta dei prodotti adeguati, né troppo blandi né troppo aggressivi, e degli strumenti più idonei.

Il prontuario esposto all’interno dei bar permetterà a tutti i dipendenti di essere informati sulle prassi da adottare, riducendo notevolmente i rischi legati allo sporco invisibile. Allo stesso tempo, gli imprenditori del settore daranno un segno tangibile della loro sensibilità verso i temi della sicurezza e del loro impegno a offrire il miglior servizio possibile al consumatore.

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Food Lifestyle & Travel

Afidamp, Fipe-Confcommercio e Codacons presentano il prontuario per l’igiene nei bar

Afidamp, Fipe-Confcommercio e Codacons hanno realizzato insieme un prontuario per le buone prassi di pulizia nei bar, uno strumento agile che si propone come un vero e proprio vademecum per le pulizie ordinarie che ogni locale è tenuto a fare per mantenere l’ambiente pulito e protetto.

Regole semplici e molto chiare che riguardano l’igiene del personale, con raccomandazioni sul lavaggio mani, sulle modalità di contatto con soldi contanti e alimenti, e le corrette operazioni di pulizia e detersione. Il tutto per cercare di evitare ogni tipo di contaminazione incrociata.

Più nel dettaglio, il documento analizza le operazioni di pulizia relative a tutti gli ambienti dei bar, dal bancone ai bagni, suggerendo accorgimenti semplici, come l’identificazione delle attrezzature con un codice colore e indicando come utilizzare prodotti e macchinari per la detersione. A questo proposito, inoltre, si sottolinea quanto sia importante per una pulizia efficace la scelta dei prodotti adeguati, né troppo blandi né troppo aggressivi, e degli strumenti più idonei.

Il prontuario esposto all’interno dei bar permetterà a tutti i dipendenti di essere informati sulle prassi da adottare, riducendo notevolmente i rischi legati allo sporco invisibile. Allo stesso tempo, gli imprenditori del settore daranno un segno tangibile della loro sensibilità verso i temi della sicurezza e del loro impegno a offrire il miglior servizio possibile al consumatore.

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Cantine e Ospitalità Food Lifestyle & Travel news news ed eventi

In vacanza in Abruzzo tra vino e relax: sei cantine che offrono ospitalità

Sesto appuntamento con le mete enoturistiche per le vacanze estive 2020. Dopo Oltrepò Pavese, Lazio, Campania, Emilia Romagna ed Etna è la volta dell’Abruzzo, regione ricca di biodiversità, animata da una profonda cultura contadina e montanara.

Una terra che può offrire davvero molto ai visitatori, grazie al connubio tra mare, collina e montagna con diversi  itinerari naturalistici, gastronomici e culturali. Sfruttare la leva dell’enoturismo potrebbe contrastare la flessione di presenze registrata già nel 2019 (-2,5%) contando sui flussi dalle regioni vicine come Lazio, Marche, Umbria, Molise e Campania. Arrivi che potrebbero sopperire alla mancanza di turisti stranieri.

Dal punto di vista del vino, il Montepulciano d’Abruzzo, declinato in rosa con il Cerasuolo d’Abruzzo, è il protagonista assoluto della produzione con l’80% dell’intero raccolto cui si affianca lo “storico” Trebbiano d’Abruzzo, oltre che gli emergenti autoctoni Pecorino, Cococciola e Passerina.

La specializzazione del canale distributivo moderno, ha contribuito alla crescita delle vendite anche nel primo trimestre 2020, con un + 10% per il Montepulciano ed un + 6% per gli altri vini.

Si tratta di una filiera che, per l’Abruzzo, rappresenta il traino dell’intero settore agricolo, con l’export che ha segnato, negli ultimi 5 anni, un + 50% su base nazionale.  Quinta regione vinicola italiana per volumi  ha però ancora da fare per la valorizzazione dell’identità territoriale.


PROVINCIA DI CHIETI

MASCIARELLI TENUTE AGRICOLE
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Siamo a Casacanditella, ad una quindicina di chilometri da Guardiagrele, culla dell’enogastronomia regionale abruzzese. Lo scenario è dominato da uno splendido palazzo baronale del 600’ di proprietà della famiglia Masciarelli, il Castello di Semivicoli.

La struttura è stata fortemente voluta dal compianto Gianni Masciarelli, riconosciuto all’unisono come uno dei
pionieri dello sviluppo vitivinicolo regionale moderno e che, nel caso specifico, conferma l’arguta intuizione
avuta negli anni 2000. Voler collegare il vino al territorio con la cultura che esso esprime. Le redini sono oggi nelle mani della moglie, Marina Cvetic.

Il Castello di Semivicoli, “Dimora di Charme” facente parte dell’associazione “Châteaux & Hôtels Collection offre undici incantevoli ed eleganti camere con un panorama senza eguali: direttamente sulle vigne, sugli uliveti,  sul giardino baronale o sulla piscina. Sarà indimenticabile dormire nella  “double servitù”, con vasca idromassaggio a vista.

Il rilassante soggiorno sarà accompagnato da una elegante colazione del territorio servita nelle sale baronali o, a richiesta, in camera nel romantico giardino.  Le degustazioni dei vini Masciarelli  saranno memorabili. Dalla classica linea Villa Gemma alle etichette di Marina Cvetic fino alle bottiglie targate Castello di Semivicoli, in onore della tenuta.

Castello di Semivicoli
Via San Nicola, 24
66010 – Semivicoli
Casacanditella (Ch)
+39 0871890045
info@castellodisemivicoli.it


TENUTA I FAURI

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Più all’interno della provincia teatina, sorge la l’azienda agricola fondata dalla famiglia Di Camillo, immersa tra le colline e i profumi della campagna. Qui, l’incrocio tra la brezza marina e le correnti montane crea il microambiente ideale per la coltivazione delle uve Montepulciano d’Abruzzo,  Trebbiano e Pecorino.

Il progetto di ospitalità della Tenuta, oggi gestita dai fratelli ed enologi Valentina e Luigi, si ispira ad una delle etichette prodotte: “Baldovino“. L’agriturismo è stato ricavato dalla ristrutturazione del casolare di famiglia ad Ari, poco distante dall’azienda e mette a disposizione degli ospiti quattro camere curate nei minimi particolari oltre ad una piscina.

Tra i servizi gratuiti c’è anche la possibilità di utilizzare e-bike per passeggiate in collina o in montagna. Ottima la colazione bio e  con prodotti a chilometro zero. Durante la permanenza di potranno degustare i vini dell’azienda, l’omonima linea Baldovino Doc che comprende Cerasuolo, Montepulciano d’Abruzzo o Trebbiano d’Abruzzo oppure il più caldo Rosso dei Fauri da uve Montepulciano, vino fermentato in cemento ed affinato 18 mesi in botti di rovere.

Tenuta I Fauri
Via Foro, 19
66010 Ari
+39 3478290117
info@baldovino.it


FARNESE GROUP
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In contrada Villa Baccile, nel Comune di Crecchio, si trova l’elegante resort Borgo Baccile by Vini Fantini che si incastona alla perfezione tra vigneti ed uliveti ed è il frutto di un ampio progetto di recupero di un borgo.

Le sei camere e le quattro mini dimore sono dotate di ogni comfort e sono una perfetta combinazione di antico e moderno tra pareti in pietra, soffitti a volta in mattoni o con travi a vista. La bellissima piscina a sfioro sul vigneto poi riflette il paesaggio boschivo.

I nomi delle camere si ispirano alla storia di famiglia. Si potrà optare, ad esempio,  per la camera del Dottore, quella di zia Melina o quella di nonna Felicetta oppure per la casa del Peparo o la villa del Toro. L’ospitalità familiare sarà arricchita da degustazioni di prodotti regionali, accompagnati dall’ampia gamma dei vini Fantini.

Borgo Baccile By Vini Fantini
Contrada Villa Baccile, 34
66014 – Villa Baccile, Crecchio (Ch)
Tel. +39 3917220563
Infob@orgobaccile.com


PROVINCIA DI PESCARA

CIAVOLICH
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La famiglia Ciavolich è un etichetta storica della viticoltura d’Abruzzo. Le testimonianze del loro primo insediamento a Miglianico in provincia di Chieti risalgono al 1560. Produttori di vino dal 1700 circa, negli anni Sessanta iniziarono ad impiantare uve Montepulciano, Trebbiano e Cococciola anche nelle campagne di Loreto Aprutino in provincia di Pescara.

Ed è qui, in questo fazzoletto di terra conosciuto in tutto il mondo anche per le eccellenti produzioni olearie, che sorge la struttura ricettiva: una vera e propria masseria del vino nel segno della migliore tradizione.

Quattro le camere disponibili arredate con stile e richiami antichi oltre ad un appartamento. Completa l’offerta la colazione agricola, da consumare nell’ampio giardino esterno oppure al piano terra, sotto l’elegante porticato.

Quotidianamente sarà possibile organizzare degustazioni guidate direttamente da Chiara Ciavolich. Tra le proposte più rappresentative della cantina meritano una menzione il Montepulciano d’Abruzzo Dop Antrum o Divus, oppure la linea Fosso Cancelli frutto di fermentazioni spontanee in terracotta, legno e cemento.

Ciavolich Masseria
Contrada Selmacina, 11
65014 Loreto Aprutino (Pe)
+39 0858289002
+39 3914223837
agricola@ciavolich.com


PROVINCIA DI TERAMO

AZIENDA AGRICOLA EMIDIO PEPE
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Nella stessa casa dove è nato il super attivo Emidio Pepe, a Torano Nuovo, sorge oggi un bellissimo bio-resort, eco sostenibile, circondato da un panorama che solo il massiccio del Gran Sasso può regalare.

L’offerta enoturistica si articola in sette camere doppie e due appartamenti con eleganti decorazioni oltre al ristoro di campagna dove vengono utilizzati in parte i prodotti provenienti dall’orto biodinamico e il menù ruota in base alle stagioni. La bio piscina è stata realizzata con prodotti naturali e quarzo e la sanificazione avviene tramite l’utilizzo di sali minerali.

Le degustazioni sono curate da Sofia, Chiara ed Elisa che sapranno raccontare magistralmente la storia degli iconici Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo Doc spiegando nel dettaglio le singole annate, per far meglio comprendere come il clima ne abbia influenzato caratteristiche e qualità.

L’inconfondibile etichetta dell’azienda Emidio Pepe è famosa in tutto il mondo ed è un simbolo assoluto dell’enologia abruzzeze. Emidio Pepe, precursore dell’invecchiamento dei vini, conserva almeno la metà della produzione in cantina e la rilascia solo quando ritenuta espressiva della filosofia aziendale. Una vera e propria “biblioteca” di annate che oggi conta circa 350.000 bottiglie in affinamento.

Azienda Agricola Emidio Pepe
Via Chiesi, 10
64010 Torano Nuovo (Te)
+39 0861856493
info@emidiopepe.com


SAN LORENZO VINI
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L’azienda vitivinicola San Lorenzo fa parte del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane ed è ubicata a Castillenti nei territori ricompresi in una delle due docg regionali. Qui, di fianco alla cantina si trova il Contado San Lorenzo B&B &Wine  che si compone di due edifici ristrutturati risalenti ai primi del ‘900: la Cascina il Giglio Rosso e  La Masseria.

Tra le soluzioni abitative stanze o abitazioni tra cui spicca l’appartamento Lilium ricavato da un vecchio silos circolare: una location davvero suggestiva. Non manca la piscina, ottimo compromesso in campagna per combattere le temperature più calde.

Il B&B offre servizio anche servizio di ristorazione al piano terra della Cascina il Giglio Rosso e propone piatti della cucina tipica abruzzese accompagnati dalle migliori produzioni dell’azienda come il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg Escol Riserva o il Montepulciano d’Abruzzo Doc Aldebaran.

 Contado San Lorenzo B&B & Wine
C.da Casabianca, 21
64035 Castilenti (Te)
+39 0861999325
info@contadosanlorenzo.it

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L’Ue dà il via libera all’indicazione d’origine in etichetta per i salumi italiani

Via libera dell’Unione Europea ha dato il via libera all’etichetta Made in Italy a tutela di salami, mortadella, prosciutti e culatello per smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana come chiede, secondo l’indagine on line del Ministero delle Politiche agricole, il 93% dei cittadini che ritiene importante conoscere l’origine degli alimenti.

Ad annunciarlo è la Coldiretti, che ha fortemente sostenuto il provvedimento, dopo la scadenza del cosiddetto termine di “stand still“, il periodo di quarantena di 90 giorni dalla notifica entro il quale la Commissione avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto nazionale interministeriale (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Salute) che introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate.

L’Italia – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.

Una novità importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno qualche volte a settimana, secondo i dati Istat, portano in tavola salumi, e per sostenere la norcineria italiana, settore messo in ginocchio da pandemia e dalla concorrenza sleale, conta oltre cinquemila allevamenti di maiali ed un valore, dalla stalla alla distribuzione, di oltre 20 miliardi.

Il decreto sui salumi, che dovrà essere presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a:

  • Paese di nascita: nome del paese di nascita degli animali
  • Paese di allevamento: nome del paese di allevamento degli animali
  • Paese di macellazione: nome del paese in cui sono stati macellati gli animali
  • Origine: nome del paese – quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese,

La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma:

  • Origine: Ue
  • Origine: extra Ue
  • Origine: Ue e extra Ue

Secondo un’analisi Coldiretti, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le quotazioni dei maiali tricolori si quasi dimezzate mettendo a rischio le imprese e la prestigiosa norcineria Made in Italy a partire dai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine Parma e San Daniele prodotti in Italia.

A preoccupare è l’invasione dei cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di pezzi che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. Si stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta.

Cosce provenienti in larga parte dai grandi mattatoi dei paesi del Nord, come ad esempio la struttura di Rheda-Wiedenbrück, nel distretto di Guetersloh, nel NordReno Westfalia, balzata all’attenzione delle cronache perché più di 1.550 lavoratori sono risultati positivi ai test per il Covid-19.

L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza che ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello Ue il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

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Via libera Ue all’indicazione d’origine in etichetta per i salumi italiani

Via libera dell’Unione Europea all’etichetta Made in Italy su salami, mortadella, prosciutti e culatello per smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana come chiede, secondo l’indagine on line del Ministero delle Politiche agricole, il 93% dei cittadini che ritiene importante conoscere l’origine degli alimenti.

Ad annunciarlo è la Coldiretti, che ha fortemente sostenuto il provvedimento, dopo la scadenza del cosiddetto termine di “stand still“, il periodo di quarantena di 90 giorni dalla notifica entro il quale la Commissione avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto nazionale interministeriale (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Salute) che introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate.

L’Italia – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.

Una novità importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno qualche volte a settimana, secondo i dati Istat, portano in tavola salumi, e per sostenere la norcineria italiana, settore messo in ginocchio da pandemia e dalla concorrenza sleale, conta oltre cinquemila allevamenti di maiali ed un valore, dalla stalla alla distribuzione, di oltre 20 miliardi.

Il decreto sui salumi, che dovrà essere presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a:

  • Paese di nascita: nome del paese di nascita degli animali
  • Paese di allevamento: nome del paese di allevamento degli animali
  • Paese di macellazione: nome del paese in cui sono stati macellati gli animali
  • Origine: nome del paese – quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese,

La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma:

  • Origine: Ue
  • Origine: extra Ue
  • Origine: Ue e extra Ue

Secondo un’analisi Coldiretti, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le quotazioni dei maiali tricolori si quasi dimezzate mettendo a rischio le imprese e la prestigiosa norcineria Made in Italy a partire dai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine Parma e San Daniele prodotti in Italia.

A preoccupare è l’invasione dei cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di pezzi che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy. Si stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta.

Cosce provenienti in larga parte dai grandi mattatoi dei paesi del Nord, come ad esempio la struttura di Rheda-Wiedenbrück, nel distretto di Guetersloh, nel NordReno Westfalia, balzata all’attenzione delle cronache perché più di 1.550 lavoratori sono risultati positivi ai test per il Covid-19.

L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza che ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello Ue il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

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Mele del Trentino, nuova Igp italiana nel registro europeo

Le mele del Trentino ottengono la certificazione Igp italiana e diventano la specialità Food ad Indicazione Geografica numero 303 per il nostro Paese. “Un importante riconoscimento per un’altra delle tante eccellenze made in Italy”, commenta la Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, a fronte del via libera all’Igp ‘Mele del Trentino’ nel registro europeo delle denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette (Dop e Igp) e delle Specialità tradizionali garantite (Stg) contro imitazioni e falsi.

“L’Italia – aggiunge Bellanova – conferma ancora una volta la sua leadership europea nei prodotti di qualità certificata, a riprova della forza competitiva del made in Italy nel mondo.  Con un trend di crescita ininterrotto nel corso degli ultimi dieci anni, le Dop e Igp rappresentano un traino rilevante dell’agroalimentare italiano, su cui incidono per il 20%, superando i 16,2 miliardi di euro di valore alla produzione, come ha recentemente rilevato il Rapporto 2019 Ismea – Qualivita”.

L’esperienza italiana legata alle Dop e Igp rappresenta un patrimonio molto ricco non solo dal punto di vista economico ma anche territoriale e culturale. Un volano per lo sviluppo dell’economia locale e territoriale.

“Bisogna sempre tenere a mente come un prodotto locale, un’eccellenza o una tipicità enogastronomica del nostro territorio, è una risorsa su cui può e deve contare il nostro Paese – continua Bellanova – un prodotto Dop, Igp, Stg più di ogni altro riesce a rappresentare all’estero, anche a migliaia di chilometri da dove è nato, la nostra identità, le radici della nostra cultura, le nostre più profonde tradizioni. La capacità di legare tradizione e innovazione”.

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Vacanze sull’Etna tra vino e relax: sette cantine che offrono ospitalità

Nuovo appuntamento con le cantine che offrono ospitalità in Italia. Questa volta è il turno dell’Etna, dove sono presenti diverse aziende vocate da anni all’enoturismo in Sicilia. Fonte Coldiretti, il 93% degli italiani resterà in Italia per le vacanze 2020, riscoprendo i piccoli borghi e i centri minori. Le città d’arte sono svuotate, così come le classiche mete della movida estiva, probabilmente in favore di destinazioni “mordi e fuggi”, nel segno del turismo di prossimità.

Dopo Oltrepò Pavese, Lazio, Campania ed Emilia Romagna ecco sette “vulcaniche” proposte in Sicilia, in provincia di Catania. Ai piedi de “a muntagna” si trovano wine resort e agriturismi, luoghi ideali per partire alla scoperta delle altre meraviglie dell’isola.

Un territorio, quello etneo, che oggi è sotto i riflettori di tutto il mondo. Recentemente la zona è finita nel mirino di lungimiranti imprenditori del vino italiano, che hanno deciso di investire nelle varietà autoctone che crescono alle pendici dell’Etna. In particolare, Nerello Mascalese, Nerello cappuccio e Carricante.


CANTINA PIETRADOLCE
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A pochi chilometri dalla cantina Pietradolce sorge il resort Donna Carmela, storica dimora immersa in un giardino  di 10.000 mq con un vivaio di oltre 5.000 specie di piante, anche subtropicali. È possibile soggiornare in camere, bungalow e appartamento in villa.

Per gli irriducibili del fitness una sala con attrezzi dove farsi seguire da un personal trainer e per gli amanti dei massaggi una wellness room dove concedersi trattamenti e per rinfrescarsi una graziosa piscina. Alle coccole a cena ci penseranno Piergiorgio Alecci e Rosario Parisi, chef del ristorante.

La cantina Pietradolce ha ventidue ettari di vigneti situati tra i 700 e i 950 m sul livello del mare e coltiva i vitigni tipici dell’Etna come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. L’Etna Rosso Vigna Barbagalli è uno dei suo cru più rinomati.

DonnaCarmela Resort & Lodges
Contrada Grotte, 7
95018 Carruba (Ct)
+39 095 809383
info@donnacarmela.com


MONACI DELLE TERRE NERE
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Un vero e proprio albergo diffuso di lusso è quello che attende gli ospiti della Tenuta Monaci delle Terre Nere con soluzioni abitative dislocate tra l’edificio principale ed una villa nobiliare dell’800.

Gli ambienti eleganti delle camere classic raggiungono il top della raffinatezza nelle suites con pareti in pietra lavica, soffitto spiovente, camino e vasca freestanding, ovvero al centro della stanza.

Manca la televisione, volutamente. E non se ne sentirà la mancanza. Le attività da svolgere sono tantissime: dalla lezione di cucina alla passeggiata a cavallo. Dal trattamento olistico all’aperitivo in piscina. Il concierge sarà al vostro servizio per esaudire tutti (o quasi) i vostri desideri.

Gli spazi esterni  si prestano a camminate ristoratrici ed ospitano un orto, un giardino di erbe aromatiche dove allenare l’olfatto, alberi da frutto. Prodotti utilizzati per la colazione o nelle preparazioni del ristorante. Tra i vini prodotti da Guido Coffa, outsider tra gli autoctoni, anche un interessante Grenace “U’ranaci”.

Monaci delle Terre Nere
Via Monaci
95019 Zafferana Etnea (Ct)
+ 39 095 708 3638
+ 39 331 136 5016
info@monacidelleterrenere.it


TENUTA DI FESSINA
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Dodici anni di vini vulcanici declinati al femminile ed uno stile unico di ospitalità grazie a Silvia Maestrelli. Questa in sintesi Tenuta di Fessina. Giunta a Castiglione di Sicilia nel 2006, Silvia porta avanti il suo progetto con passione e con l’obiettivo di “aprire” il territorio etneo alla divulgazione ed all’ospitalità enologica.

L’agriturismo, realizzato nel 2008, è un vecchio palmento del 17esimo secolo ristrutturato in modo suggestivo. Dispone di 7 camere e di una sontuosa terrazza che si affaccia sulle vigne,  abbracciata dal silenzio e dai profumi della campagna siciliana. La colazione continentale è servita su un’unica grande tavola, come si faceva un tempo.

Tenuta di Fessina
Contrada Rovittello
Castiglione di Sicilia (Ct)
+39 0942 395300
hospitality@tenutadifessina.com


BARONE DI VILLAGRANDE
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Il Wine Resort dell’azienda vitivinicola Barone di Villagrande è un’antica residenza nobiliare del ‘700 che si erge tra boschi e vigneti. Le camere per il pernottamento sono solo quattro e sono state ristrutturate reinterpretando il sofisticato stile barocco.

All’interno di questo resort, creato intorno al vino, i momenti dedicati al gusto danno vita ad emozioni indimenticabili grazie anche al ristorante che premia l’utilizzo delle verdure e delle erbe aromatiche dell’orto biologico e le carni ed i formaggi dagli allevamenti dell’Etna.

Il percorso degustazione dei vini parte dalla terrazza che affaccia sul Golfo di Catania e sui vigneti ad anfiteatro. Dopo la visita alla bottaia si potranno ammirare anche gli interni del vecchio palmento del diciottesimo secolo in perfetto stato di conservazione.

Wine Resort Barone di Villagrande
Via del BoscoM 25
95010 Milo (Ct)
info@villagrande.it


FIRRIATO WINERY
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Il Resort Cavanera Etnea si trova tra Castiglione di Sicilia e Randazzo, all’interno della riserva naturale del Parco dell’Etna, nell’area nord est del vulcano. E’ solo una delle tre proposte di ospitalità di Firriato Winery insieme a Baglio Soria di Trapani e Calamoni a Favignana.

Le  camere divise in quattro categorie, si trovano tra i vigneti che salgono lungo i terrazzamenti di contrada Verzella. La struttura dispone inoltre di piscina e zona fitness. Al ristorante “La Riserva Bistrot”  il menù propone piatti della tradizione catanese.

Cavanera Etnea Resort & Wine Experience
Contrada Verzella
Castiglione di Sicilia (CT)
+0942 986182
cavanera@firriatohospitality.it


CANTINA MURGO
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La Tenuta San Michele  si trova a Santa Venerina, sotto Zafferana Etnea ad un altezza di 500 metri s.l.m. Dalla ristrutturazione di tre antichi edifici produttivi dismessi sono stati realizzati i locali che oggi sono destinati all’accoglienza.

Camere e appartamenti con angolo cottura e un ristorante che offre cucina tipica in abbinamento ai vini Murgo. Silenzio, pace, panorama e colazione a bordo piscina gli ingredienti giusti per la vacanza. Murgo, sull’Etna dal 1981, oltre a diverse etichette di vino produce un olio extravergine da olive Nocellara dell’Etna.

Murgo Winery – Tenuta San Michele
Via Zafferana 13
Santa Venerina (CT)
+39 095.95.05.20
agriturismo@murgo.it


SCILIO
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L’azienda Scilio ha origine nel 1815 e produce vini da cinque generazioni. Si trova sul versante nord-orientale dell’Etna e coltiva i vigneti in regime biologico. L’agriturismo Valle Galfina, dal nome della contrada in cui si trova, dispone di 8 camere, piscina e un ristorante con un gustoso menù a base di prodotti tipici della cucina siciliana ed etnea.

Ogni piatto ha il suo vino in abbinamento e i dolci sono il fiore all’occhiello della cucina. La struttura ricettiva è’ stata ricavata dal restauro dell’antica casa padronale in cui i proprietari usavano passare  l’estate in attesa della vendemmia. Il tutto preservando l’originaria architettura rurale etnea.

Agriturismo Valle Galfina
Contrada Valle Galfina
95015 Linguaglossa (Ct)
+39 095 932822
+39 3488629754
info@scilio.it

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Food Lifestyle & Travel

Cimice asiatica: rilasciate le prime vespe samurai per salvare i raccolti

Per salvare i raccolti nelle campagne e spezzare l’assedio dei centri abitati sono state liberate le prime vespa samurai allevate in laboratorio per combattere la cimice asiatica, l’insetto killer alieno che costringe in molte territori i cittadini a barricarsi in casa con porte e finestre chiuse ed ha provocato la strage nei campi.

Ben 740 milioni di danni a pere, mele, pesche e nettarine, kiwi, ciliegi e piccoli frutti, albicocche, susine, nocciole, olive, soia, mais e ortaggi. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare che è partita in diverse regioni la lotta biologica con il rilascio dei primi esemplari.

Una iniziativa resa possibile dalla firma del Decreto Ministero dell’Ambiente che autorizza le Regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Provincia autonoma di Bolzano e Provincia autonoma di Trento, all’immissione in natura della specie Trissolcus japonicus (Vespa Samurai) quale agente di controllo biologico del fitofago Halyomorpha halys (Cimice Asiatica).

Il provvedimento è stato ottenuto grazie alla mobilitazione della Coldiretti con l’obiettivo di fermare l’invasione della cimice asiatica che ha già iniziato ad attaccare i frutteti in un anno particolarmente difficile con l’addio ad un frutto su tre per il moltiplicarsi nel 2020 di eventi estremi, dal gelo alla siccità fino alla grandine.

Il progetto di lotta biologica appena iniziato, precisa la Coldiretti, si realizza a livello nazionale con ben 712 punti di diffusione nelle campagne Di centinaia di migliaia di esemplari di vespa samurai, un minuscolo insetto di circa un millimetro che proviene da oriente come la cimice asiatica, non punge ed è assolutamente innocua per l’uomo e gli animali, comprese le api.

All’interno di piccoli tubi le piccole vespe sono piazzate sugli alberi da frutto o nei pressi di campi dove sono state individuate le uova di cimice asiatica da aggredire. La “cimice marmorata asiatica” è un insetto alieno arrivato dalla Cina ed è particolarmente pericolosa perché in Italia non ci sono nemici naturali.

È particolarmente prolifica, con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta. Le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto, con danni che hanno interessato ben 48 mila aziende agricole lo scorso anno.

La lotta alla cimice asiatica è particolarmente difficile perché è in grado di nutrirsi su oltre 300 specie diverse di vegetali, si muove molto per invadere sempre nuovi territori da saccheggiare ed è resistente anche ai trattamenti fitosanitari.

“Il via libera alla vespa samurai, l’insetto antagonista, apre dunque nuove prospettive anche se ci vorrà tempo prima di avere risultati” ha concluso il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che è “per questo motivo che alla lotta biologica con la vespa samurai si deve affiancare il sostegno delle Istituzioni alle imprese, per indennizzare i danni della cimice nel periodo transitorio”.

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Cantine e Ospitalità Food Lifestyle & Travel news news ed eventi visite in cantina

Le cantine che offrono ospitalità in Emilia Romagna: vino, gastronomia e relax

Prosegue in Emilia Romagna il tour di WineMag.it tra le cantine che offrono ospitalità in Italia. Dopo Oltrepò Pavese, Lazio e Campania, tocca alle aziende agricole non lontane dalle città emiliane e romagnole e alle loro proposte di (eno) turismo di prossimità “Covid-free”: Bologna, Reggio Emilia, Forlì Cesena, Parma, Piacenza, Modena e Rimini.

Come emerso durante la presentazione “Piccoli comuni e cammini d’Italia” della Fondazione Symbola con Ifel e da numerose proiezioni Coldiretti, in occasione dell’estate 2020 un italiano su 4 sceglierà come meta delle proprie vacanze una località all’interno della propria regione.

Il turismo nazionale vale 102 miliari di euro all’anno e la vacanza a “km zero” è un faro nella notte per la ripresa del settore. Non fa eccezione l’Emilia Romagna, regione che ha tutte le carte in regola – grazie alle numerose cantine in grado di garantire ottimi vini e un eccellente livello di ospitalità – per offrire soluzioni per tutte le tasche e portafogli.

I vigneti, del resto, sono distribuiti in tutte le province. Dalla “bassa”, alle colline, dall’appenino fino alla riviera romagnola, sono tante le opportunità per concedersi qualche giorno di relax e di degustazioni tra Lambrusco, Gutturnio, Ortrugo, Trebbiano, Malvasia, Albana di Romagna e, naturalmente, Sangiovese, il vino che identifica la romagna.


PROVINCIA DI BOLOGNA

AZIENDA AGRICOLA BONFIGLIO
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A Monteveglio, a metà strada tra Bologna e Modena ha sede l’azienda agricola Bonfiglio. Con la ristrutturazione di un vecchio casolare sono state ricavate cinque camere ed un mini appartamento con cucina, il Baraldesco.

Le “Stanze di Bacco” portano i nomi dei vini prodotti, sono tutte arredate in stile moderno con bagno privato. Comode bici elettriche son ad uso degli ospiti per partire alla scoperta della Valsamoggia.

Monteveglio, dove si trovano anche le colonnine di ricarica delle biciclette, è famosa per l’Abbazia. Luogo di pace e di relax merita una visita. Sarà ristoratrice anche una passeggiata lungo i sentieri natura del Parco dell’Abbazia, adatti anche ai meno esperti.

Presso l’azienda sarà possibile degustare i vini dei Colli Bolognesi con il Pignoletto protagonista anche in versione passita. Non mancano vini rossi fermi e frizzanti a base di Cabernet Sauvignon, Barbera e Merlot anche accoppiati nel Barbarot.

Cantina Bonfiglio – Le stanze di Bacco
via Cassola 20 Valsamoggia
40053  Monteveglio, (Bo)
+39 051 830758
+39 3332767030
info@bonfigliovini


FLORIANO CINTI
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La proposta di ospitalità della cantina Floriano Cinti di Sasso Marconi è l’agriturismo l’Isola del Sasso. Quattro camere doppie e tre mini appartamenti con angolo cottura con particolare attenzione alle famiglie con disabili cui è riservata una camera doppia al primo piano.

Tutte le stanze dispongono di bagno privato, aria condizionata, TV led e connessione wi-fi e si affittano colazione inclusa. Dolci, marmellate, salumi e affettati homemade per viziare gli ospiti già dal mattino.

Al ristorante dell’agriturismo la parola d’ordine è territorialità: l’80%  delle materie utilizzate in cucina proviene dall’azienda, il resto da fornitori locali.

L’Isola del Sasso è la tappa perfetta per la prima sosta lungo il cammino degli Dei. Si tratta, per chi non lo conoscesse,  di un itinerario di media difficoltà lungo 130 km da Emilia Romagna a Toscana. Si cammina per sei giorni,  dalla “Piazza Grande” di Lucio Dalla fino a Firenze.

L’agriturismo dista solo 3,5 km dal percorso ufficiale e fa parte delle strutture convenzionate per il timbro della “credenziale”, il passaporto che certifica il tratto compiuto.

Inoltre, se ai vini di Floriano Cinti volete abbinare un po’ di cultura a poca distanza potete visitare Villa Griffone.  Casa paterna di Guglielmo Marconi, monumento nazionale ed oggi sede del museo. Lì il premio Nobel diede inizio ai suoi primi esperimenti di trasmissione radio.

Cantine Floriano Cinti
Agriturismo Isola del Sasso

Via Gamberi, 50
40037 Sasso Marconi (Bo)
+39 0516751646
info@isoladelsasso.it


TENUTA FOLESANO
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Se il Medioevo vi affascina, Tenuta Folesano fa al caso vostro. L’agriturismo si trova proprio all’interno di borgo dell’età di mezzo, appartenuto ai Conti di Panico famiglia di potenti e belligeranti feudatari bolognesi.

Ma l’epoca dei guelfi e dei ghibellini è passata. L’atmosfera adesso è pacifica ed accogliente. Il palazzo, finemente ristrutturato secondo i dettami delle belle arti è un piccolo gioiello che si erge dai vigneti intrisi di storia.

Le camere con pavimento in pietra di Gerusalemme, i soffitti con le travi a vista sono gioia la per la vista, ambienti di una rivista shabby chic. Per la prima colazione una sala da pranzo con cucina hi-tech eventualmente a disposizione. I vini prodotti dalla Tenuta sono cinque e biologici. Tra questi il Balanzone, dedicato alla maschera bolognese più famosa.

La versione rossa, che rientra nella denominazione Bologna Dop è a base di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese ed affina in piccole botti di rovere. Fa parte invece della Doc Pignoletto quella bianca frizzante a base di Grechetto Gentile con affinamento 3 mesi sur lies.

Tenuta Folesano
via San Silvestro 17
40043 Marzabotto (Bo)
+39 3388952014
info@folesano.it


LA PALAZZONA DI MAGGIO
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Siamo a Ozzano Emilia, comune della città metropolitana di Bologna nella zona della Doc Colli Imola e Romagna. Dagli anni 60 la famiglia Perdisa coltiva Sangiovese e Albana affiancato a vitigni internazionali.

Associati Fivi, con certificazione biologica Icea producono  circa 50 mila bottiglie all’anno. Tra le etichette in gamma il vino “Dracone”, un Cabernet Franc anche in versione riserva, “Le Armi” Sangiovese Riserva ma anche lo Chardonnay, “Maleto”.

Il B&B Le Vigne è stato realizzato nell’antica casa del fattore di Villa Palazzona, antica dimora storica che domina la tenuta circondata da un giardino all’inglese che viene utilizzata anche per meeting e matrimoni. Per gli ospiti del B&B sono riservate due camere matrimoniali.

Il salone, la cucina, la sala lettura ed il giardino con barbecue sono di libera fruizione. Anche gli animali sono ben accetti e troveranno una ciotola tutta per loro. La colazione è a km zero ed incontra tutti i gusti, dal dolce al salto.

Tenuta Palazzona di Maggio
B&B Le vigne
Via Panzacchi 16
40064 Ozzano dell’Emilia (Bo)
+39 335 397030
 lapalazzona@gmail.com


PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

LE BARBATERRE
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Situata nelle terre matildiche ai piedi dell’Appennino Tosco Emiliano, a Bergonzano, le Barbaterre sono un’azienda a conduzione biologica ed ecosostenibile. La cantina è nata nel 200.

In gamma tre rifermentati in bottiglia (Lambrusco dell’Emilia, Marzemino e Sauvignon), spumanti Metodo classico anche con lunghi affinamenti come il Blanc de Noirs Marandalè (oltre i 60 mesi sui lieviti) e vini rossi fermi a base di Pinot Nero e Cabernet Sauvignon.

Sul fronte dell’ospitalità, Le Barbaterre offre tre camere con servizi igienici indipendenti e wifi. La cucina del ristorante propone i piatti della cucina tipica reggiana. Il contesto è poco antropizzato per una full immersion nel verde e un ricongiungimento con la natura.

Le Barbaterre
Via Cavour, 2/A – Bergonzano
42020 Quattro Castella (Re)
+39 0522 247573
agriturismo@barbaterre.it


VENTURINI BALDINI
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Roncolo 1888, dal nome della frazione di Quattro Castella in cui si trova è il wine resort della cantina Venturini Baldini. Nove camere e due suites all’interno di Villa Manodori, edificio del ‘500  che fu dimora di alcune famiglie nobili, tra cui, a fine 800 i Marchesi Manodori. L’azienda propone diversi pacchetti relax ed enogastronomici.

L’azienda Venturini Baldini è stata una tra le prime, in Emilia, ad ottenere la certificazione biologica. Oltre ai Lambruschi, alla Malvasia e ai vitigni internazionali è impegnata nella valorizzazione di vitigni storici ed autoctoni riscoperti, come il Malbo Gentile, la Spergola, il Montericco. Produce anche aceto balsamico nelle 400 botti dell’antica acetaia.

Venturini Baldini
Via Filippo Turati, 42
42020 Roncolo di Quattro Castella (Re)
+39 0522 249011
info@venturinibaldini.it


CANTINA ROTA – VILLA CASTELLAZZO
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Sita a Castellazzo, frazione di Reggio Emilia, l’azienda vitivinicola Rota possiede circa 33 ettari di vigneti e produce Lambrusco Salamino, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Grasparossa e Ancelotta.

Villa Castellazzo, dedicata all’accoglienza, è frutto del restauro di una ex cascina ed è circondata da un elegante giardino all’italiana. La ristrutturazione dell’edificio si è realizzata nel rispetto dell’ambiente circostante ed è stata conservativa poichè molti degli appartamenti erano già presenti nella casa padronale seppur privi di servizi igienici.

La struttura dispone di sei appartamenti con arredi disegnati e costruiti in loco. Varie le metrature disponibili: dal monolocale alla suite, come l’appartamento Alba disposto su due livelli con affaccio su terrazzo coperto vista vigneti.

Nel pieno della food valley, Villa Castellazzo può essere una soluzione conveniente per partire alla scoperta dell’Emilia o per fare e uno shop tour tra i produttori di Parmigiano Reggiano.

Cantina Rota – Villa Castellazzo
via Romani 27
42122 Reggio Emilia
tel: +39 0522 340.118
info@villacastellazzo.it


PROVINCIA FORLÌ CESENA

FATTORIA PARADISO
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Ai piedi del “Balcone della Romagna”, il meraviglioso borgo di Bertinoro, sorge l’azienda Fattoria Paradiso.  Cinquanta ettari di vigneto di cui 15 con vigne di oltre 70 anni e 10 cru riconosciuti ed inseriti nei vigneti storici dell’Emilia Romagna.

Le due cascine coloniche ristrutturate offronto diverse soluzioni abitative: camere, suite o appartamenti.  Per rinfrescarsi in estate due piscine a sfioro tra i vigneti con ampia zona relax.

La proposta enoturistica dell’azienda si completa con un museo del vino, un museo della civiltà contadina e auto e moto d’epoca. Per la ristorazione la Locanda Gradisca di ispirazione artusiana.

Fattoria Paradiso
Via Palmeggiana 285
47032 Bertinoro (Fc)
+39 0543 445044
info@fattoriaparadiso.com


BORGO CONDÉ WINE RESORT
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A pochi minuti da Forlì sorge il wine resort Borgo Condé. Una vera e propria oasi isola di pace e tranquillità all’insegna di lusso e charme. Camere familiari, suites, inclusa una presidenziale di 95 mq sono dislocate nelle tre ville che si trovano a 300 e 500 metri di distanza dal Borgo.

Il resort è dotato di tutto quello che serve per godere del benessere a 360 gradi. Dalla palestra alla Spa con piscina all’aperto o coperta e riscaldata, bagno turco, sauna, docce emozionali e trattamenti su prenotazione.

Per la ristorazione la proposta si fa in tre. La cucina è quella tipica del territorio con pasta fresca tirata a mano, specialità romagnole e anche piatti per vegetariani. L’Osteria Forlì è aperta tutto l’anno, mentre al ristorante Sangiovese si può prenotare una sala esclusiva o un tavolino all’aperto in alta stagione.

Il terzo ristorante, “Il Borgo”, è aperto solo su richiesta per un minimo di 15 persone. Ampio il ventaglio di attività proposte ai turisti: dai corsi di cucina all’equitazione. La direzione organizza anche tour  nei borghi medievali o nelle località balneari della costa adriatica.

Borgo Condé
Via delle Caminate, 50, Strada Provinciale 125
Forlì (Fc)
+39 0543.940129
info@borgoconde.it


PROVINCIA DI PARMA

OINOE VINI
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Rosa, verdino o blu? Il colore può essere determinante nella scelta di una delle tre stanze del B&B di Oinoe Vini. I principi della cromoterapia sono applicati alle eleganti camere di Oinoe Vini e come ulteriore panacea anti stress ogni stanza ha l’idromassaggio.

Se siete alla ricerca di una covo intimo le pareti confettate della camera “Rosa è” fanno al caso vostro. La colazione in camera sarà la ciliegina sulla torta. Da Oinoe gli animali sono ben accetti e la visita alla cantina è compresa nel prezzo.

Uno sconto del 10% sugli acquisti di almeno sei bottiglie di vino è riservato ai clienti del b&b. Non sarà difficile completare la sestina. Sono ben 17 etichette proposte. Vini messi quasi tutti in bottiglie scenografiche: satinate con effetto vellutato e numerate, da conservare e riutilizzare come oggettistica.

L’azienda, a conduzione biologica si estende su 50 ettari di cui 25 vitati a Lambrusco, Malvasia di Candia, Barbera,  Bonarda Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Moscato. Produce inoltre pasta di grano duro trafilata in bronzo e farine bio.

Oinoe Vini
Str. Dei Ronconi, 23
43029 Traversetolo (Pr)
+39 0521 842680
info@oinoevini.it


PROVINCIA DI PIACENZA

AZIENDA VITIVINICOLA LA CAMINÀ – LA RONDANINA
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Fondata negli anni cinquanta e situata nei pressi di Vernasca in Val d’Arda, l’azienda La Caminà offre ospitalità a Castelnuovo Fogliani in un’altra delle sue proprietà. Una sensazione di pace e tranquillità  pervaderà gli enoturisti già dal cancello d’ingresso de “La Rondanina”.

Un bell’edificio ristrutturato circondato da un prato verde di quelli su cui camminare a piedi nudi. Altrettanto graziose le camere, un mix di classico e moderno. Combinazione che regala ambienti piacevolmente eleganti.

Tutte le stanze sono dotate di bagno privato, TV, asciugacapelli, telefono e connessione internet. Molto curato e raffinato anche il ristorante. La cucina è quella tradizionale piacentina parmense. Salumi, gnocchi fritti, paste fatte a mano anche gluten free.

La posizione dell’agriturismo è davvero strategica per visitare i i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Irrinunciabile un salto al borgo di Vigoleno. Luogo magico e  ben conservato. Un buon incipit per partire anche alla scoperta del Vin Santo di Vigoleno, la doc più piccola d’Italia.

Az. Vitivinicola La Caminà – Agriturismo La Rondanina
SP12, Castelnuovo Fogliani, Alseno (Pc)
+ 39 0523 947541
info@larondanina.it


PODERE CASALE
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A pochi chilometri da Piacenza, nel comune di Vicobarone, si trova l’agriturismo Podere Casale. Comodo anche per chi arriva dalla Lombardia e da Milano.

Le soluzioni abitative sono state ricavate nelle ex scuderie e si affacciano sulla Valtidone: si può scegliere dalla camera doppia, alla superior, dalla suite con camino al trilocale che può ospitare fino a 6 persone.  Tutto in stile rustico con pavimenti in cotto e muri in sasso, country style.

Da giugno a settembre è aperta anche la piscina dove rilassarsi sotto l’ombrellone. Non è previsto servizio di ristorazione ma per gli enoturisti c’è una convenzione con l’attigua trattoria.

Lì si potrà godere della cucina tipica piacentina accompagnata dai vini Podere Casale naturalmente in carta. Presso la cantina, nella sala di degustazione si potranno apprezzare i vini bianchi e rossi del Marchesato nell’ambito della Doc Colli Piacentini.

Azienda Agricola PODERE CASALE
 Via Creta
29010 Vicobarone Ziano Piacentino (Pc)
+ 39 0523.868302
 info@poderecasale.it


TENUTA LA RATTA
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Signori e signore “faites vos jeux”. Tre giorni e due notti con visita alle cantine e degustazione oppure visita alle cantine e cena nell’agriturismo? Sono le due opzioni che la Tenuta La Ratta confeziona nei suoi pacchetti “Ratta Experience”.

Al vostro arrivo sarete ospitati in uno dei tre appartamenti dell’agriturismo tra mattoni e travi a vista, oggetti di design, elettrodomestici di ultima generazione. La tenuta offre anche un ristorante con coperti anche sotto il porticato e vista piscina.

L’atmosfera  creata dal gioco di luci serale renderà la cena davvero suggestiva. Lo spumante Negrèr, metodo classico da Ortrugo in purezza, dosaggio zero  e con sosta di venti mesi sui lieviti renderà tutto particolarmente frizzante.

Azienda Vinicola Tenuta La Ratta
S.Marco di Bacedasco Basso
29010 Vernasca (Pc)
+39 0523 895279
info@tenutalaratta.it


PROVINCIA DI MODENA

OPERA 02
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Nata nel 2002, Opera 02 è la tenuta dell’azienda agricola Montanari. Negli anni, gli iniziali 5 ettari sono diventati 45 e la vecchia stalla è diventata resort ed acetaia. Coltivazioni biologiche, rispetto della natura, innovazione e tradizione  sono i principi dell’azienda.

Le suites si distinguono volutamente una dall’altra e sono dedicate ai prodotti della terra. Non manca la stanza “Vino” una junior suite soppalcata di 35 mq nei colori del Lambrusco Grasparossa. Completa di tutti i comfort, la vista sui vigneti è assicurata dalla sua terrazza privata.

I letti sono pensati per garantire il riposo anche alle persone più alte e sono lunghi oltre due metri. Tra i servizi offerti la piscina sulla terrazza esterna attrezzata con lettini e zona relax, centro benessere con sauna e bagno turco, ristorante, bar, parcheggio privato e noleggio biciclette.

Copertura wi-fi in tutta la struttura. Il ristorante, fiore all’occhiello di Opera02 affianca la cucina tradizionale a quella creativa ma partendo sempre da prodotti locali e di stagione.

Opera02 di Ca’ Montanari
Via Medusia 32
41014 Levizzano di Castelvetro (Mo)
+39059 741 019
info@opera02.it


GARUTI VINI – AGRITURISMO
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Precursori del turismo rurale nel territorio, Garuti vini è stato il primo agriturismo di Sorbara e dintorni nel 1993.

Il pernottamento è possibile nelle 8 camere di cui due con angolo cottura. La colazione è inclusa e volendo si può cenare al ristorante nei giorni in cui è aperto. L’azienda Garuti è nata nel 1920 ed è oggi alla quarta generazione.

Nei 30 ettari vitati produce principalmente il Lambrusco di Sorbara ma anche aceto balsamico, condimenti, grappe e gelatine. A conduzione familiare quest’anno compie un secolo e per celebrarlo ha allestito un piccolo museo da visitare insieme alla cantina e all’acetaia.

Agriturismo Garuti
Via Carlo Testa, 16
41030 Sorbara (Mo)
+39 059 902021
info@agriturismogaruti.it


PROVINCIA DI RIMINI

TENUTA CARBOGNANO
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Situata sui colli di Rimini, la Tenuta Carbognano offre solo pernottamento nelle due camere che possono essere utilizzate anche come mini appartamento. Le stanze hanno ingresso indipendente ed affacciano sul giardino esterno. Completa la struttura una piscina con zona solarium ed un angolo riservato ai più piccoli.

L’azienda è biologica dal 2014 e coltiva Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Syrah oltre ad uliveti ed offre diversi pacchetti di degustazione in cui non manca la mitica piadina romagnola, decantata anche da Giovanni Pascoli.

Tenuta Carbognano
Via carbognano, 3

47855 Gemmano (RN)
+39 0541 984507
info@tenutacarbognano.com


TENUTA DEL MONSIGNORE
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La Tenuta del Monsignore si trova su un colle di San Giovanni Marignano, sulla strada dei vini e dei sapori dei colli di Rimini. Si estende per 135 ettari di cui 85 vitati ed oltre 15 destinati agli uliveti. Nei campi di proprietà trovano spazio anche arnie per le api da cui si produce miele.

Nella casa della tenuta è possibile affittare due camere matrimoniali con bagno privato e usufruire della cucina comune oltre a godere dell’ampio spazio esterno con pineta.

San Giovanni Marignano è  conosciuto per la manifestazione “La notte delle streghe” una rievocazione pittoresca che si tiene solitamente a cavallo del solstizio d’estate e che dal  1988 richiama moltissimi visitatori.

Il borgo è molto grazioso e da lì si può anche visitare la Valconca e l’entroterra riminese alla scoperta dei luoghi dei Malatesta di cui fu il granaio.

Per chi ha il mare dentro, le accoglienti spiagge della riviera romagnola che già si vedono dal colle della tenuta sono raggiungibili in pochi minuti.

Tenuta del Monsignore
Via Patarino 154
47842 San Giovanni in Marignano (RN)
+ 39 0541 955128 
bacco@tenutadelmonsignore.com

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Food Lifestyle & Travel

Classifica città italiane con maggiori rincari sul cibo: Caltanissetta è in testa

La città italiana in cui si sono verificati i maggiori rincari sul cibo, un po’ a sorpresa, è Caltanissetta, in Sicilia: +6,4% su base annua, due volte e mezzo la media italiana, pari a +2,6%, città già in testa alla classifica di aprile con +5,7%. Lo rivela l’Unione italiana consumatori, che ha stilato la lista delle città più care d’Italia dopo il lockdown da Coronavirus.

Al secondo posto, come lo scorso mese, Trieste, (+5,1%, era +5,3%) e al terzo Avellino e Trapani (+4,7% per entrambe). Le più risparmiose Siena, +0,2%, la città più virtuosa anche in aprile, a pari merito con Arezzo e Modena (+0,2%), segue al secondo posto Bologna (+0,3%) e al terzo Reggio Emilia (+0,4%).

Per quanto riguarda le regioni, il cibo più caro, in termini di aumento dei prezzi, si trova in Basilicata, +3,9%. Seguono Umbria, Lazio e Calabria (+3,4% per tutte), al terzo posto Campania e Sicilia (+3,3%). La regione migliore, l’Emilia Romagna, con un rialzo dei prodotti alimentari dello 0,9 per cento, poi Valle d’Aosta (+1,5%) e al terzo posto Veneto (+1,9%).

“Le disparità così ampie tra una città e l’altra, da +6,4% a +0,2%, in alcuni anche all’interno della stessa regione, possono avere varie motivazioni, ma la spiegazione più probabile è che, approfittando della ridotta mobilità del consumatore e, quindi, della minore possibilità di scelta, molti esercizi hanno alzato i prezzi e questo è stato maggiormente possibile in quelle città dove c’è minore concorrenza e non ci sono abbastanza forme distributive”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori

Laddove il consumatore, invece, ha più alternative, tra ipermercati, supermercati, discount, negozi di vicinato, mercati, i rialzi, mediamente, sono stati più contenuti. Non è un caso se l’Antitrust proprio sui prezzi alimentari ha aperto un’indagine preistruttoria”.

Insomma, mentre l’Italia, per via del lockdown, è teoricamente in deflazione, con un’inflazione pari nel mese di maggio a -0,2%, il cibo, il solo realmente acquistabile anche prima della riapertura generale dei negozi, subisce rincari pesanti del 2,6%, con una maggior spesa annua di 145 euro per una famiglia media, 195 per una coppia con 2 figli, 175 per una coppia con 1 figlio, 95 per un pensionato con più di 65 anni.

Solo 4 regioni (Campania +0,5%, Umbria +0,2%, Trentino +0,1%  e Sicilia +0,1%) e 13 città sulle 70 monitorate dall’Unione italiana consumatori registrano un’inflazione positiva, per quanto molto bassa (record per Grosseto, con +0,8%, seguita da Napoli con +0,7%). Ma per il cibo i rincari sono decisamente molto più alti, oltre che differenti a seconda della città.

Ecco perché l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, dove il cibo (prodotti alimentari e bevande analcoliche) è più rincarato, elaborando i dati Istat dell’inflazione di maggio.

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Food Lifestyle & Travel

Grana Padano, nuovo Consiglio. Nel 2019 oltre 5 milioni di forme e boom export

VERONA – È stato un 2019 in crescita per il Grana Padano, che si conferma il prodotto Dop più consumato al mondo con un totale di 5.164.759 forme prodotte (+4,70% rispetto al 2018), di cui 2.051.125 destinate all’export (+4,38%). “Numeri incoraggianti che però dobbiamo leggere alla luce della situazione attuale”, avverte però Nicola Cesare Baldrighi, presidente uscente del Consorzio Tutela Grana Padano, nel giorno la 21a Assemblea Generale del Consorzio.

L’appuntamento questa mattina alla Fiera di Verona, con la partecipazione di Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, Gianmichele Passarini, membro di giunta e presidente Regionale Cia Veneto, Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia e Paolo Carra, vicepresidente vicario Coldiretti Lombardia.

Durante l’Assemblea è stato eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio, che resterà in carica fino alla primavera 2024. La categoria caseifici produttori vede 5 nuovi membri sui 21 eletti, in particolare: Gianmaria Bettoni, Filippo Colla, Giovanni Guarneri, Andrea Merz e Luigi Giovanni Sala.

Restano invariati i 6 consiglieri della categoria stagionatori: Antonio Auricchio, Alberto Dall’Asta, Laura Maria Ferrari, Nisio Paganin, Michele Miotto e Renato Zaghini. Nelle prossime settimane, il Consiglio si riunirà per nominare il nuovo presidente del Consorzio.

“A causa dell’emergenza Covid-19 – ha evidenziato Baldrighi – siamo chiamati a riflettere sul cambiamento delle tendenze rispetto agli stili di vita e sul fatto che per il 2020 prevediamo risultati ben lontani da quelli del 2019”.

Il nostro obiettivo, oggi, deve essere il contenimento produttivo, adeguandoci agli inevitabili minori consumi che derivano dalla contrazione del canale Ho.Re.Ca. Da qui vengono i provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19: diminuzione della produzione; sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi AGEA; acquisto di 120.000 forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a Riserva 20 mesi e a Riserva Gold 24 mesi”.

“Dopo 21 anni di presidenza – continua Baldrighi – lascio la guida del Consorzio pieno di soddisfazione per quanto, insieme agli associati e alla grande squadra del Consorzio, abbiamo fatto insieme. La parola d’ordine che ci ha accompagnato in questi anni è stata ‘coesione‘, grazie alla quale siamo riusciti a portare avanti politiche coraggiose e vincenti, come la definizione dei Piani produttivi“.

L’EMERGENZA COVID-19
I provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19 sono la minore produzione determinata dal -3% sui riferimenti produttivi; il sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi pubblici Agea incrementati del 15-20% di stanziamento diretto del Consorzio per un totale auspicato di 70/80 mila forme destinate agli indigenti;

Infine, l’acquisto di 120 mila forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a “Riserva 20 mesi” e a “Riserva Gold 24 mesi“, che quindi saranno rimesse sul mercato alla fine del periodo di 12-18 mesi prima individuato.

Ad ulteriore sostegno dei provvedimenti, l’impegno a lavorare con il Ministero per destinare la quota parte riservata al lattiero caseario dello stanziamento di 500 milioni di euro dedicato alle “filiere in crisi“, verso un “aiuto-sostegno” agli allevatori che decidano di ridurre la produzione di latte.

I NUMERI E I MERCATI

Il 2019 ha chiuso con una produzione complessiva di 5.164.759 forme (+4,70% rispetto al 2018), il 42% di formaggio marchiato esportato ed un conseguente 58% consumato in Italia. Con 2.051.125 forme, l’export 2019 fa segnare una crescita del +4,38%.

L’Europa, con 1.697.618 forme, assorbe quasi l’83% delle esportazioni di Grana Padano Dop, con un incremento del 4,54% rispetto al 2018. La Germania, con un incremento del 5,61% si conferma il primo mercato per le esportazioni di Grana Padano DOP, con un totale di 549.562 forme.

Al secondo posto assoluto si conferma la Francia con 231.188 forme e un incremento del 4,44%. Il terzo posto spetta agli Stati Uniti che hanno fatto segnare un +9,04% pari a 167.852 forme, superando il Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) che con 160.561 forme complessive (+2,41%) scivolano al quarto posto nella graduatoria assoluta.

La produzione si è divisa per il 37,25% a favore delle industrie e per il 62,75% delle Cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova con 28 caseifici ha prodotto il 29,38% del totale annuo.

Seguono Brescia, con 29 caseifici e una produzione del 23,03%, Cremona con 9 caseifici il 17,30%; Piacenza con 20 caseifici l’11,38%. Il Veneto, poi, con 22 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione) ha raggiunto il 15,34%.

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Food Lifestyle & Travel Gli Editoriali

Non un “ministero all’Horeca”, ma quasi: così Fipe chiede di rilanciare la ristorazione

EDITORIALE – Non un vero e proprio “ministero all’Horeca“, ma quasi. Si è mossa in questa direzione Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, in occasione degli Stati Generali dell’Economia in corso a Villa Pamphilj. Il rilancio della ristorazione italiana, del resto, è in cima ai pensieri di Sandro Boscaini (Federvini) e Riccardo Cotarella (Assoenologi), intervenuti martedì 16 giugno al webinar su vino e finanza organizzato da Foragri.

C’è bisogno di una regia unica che sappia migliorare il settore nell’interesse anche del Paese – sintetizza Fipe – favorendo la sua trasformazione digitale, investendo sul suo capitale umano, rafforzando l’identità con elementi strategici per la filiera agroalimentare e turistica, rivedendo il sistema delle regole uniche per tutto il settore”.

Oggi, come evidenzia ancora Fipe, “le competenze sul settore della ristorazione sono frammentate su tre Ministeri (Sviluppo Economico, Agricoltura e Turismo) con priorità settoriali quali asimmetria di regole, concorrenza sleale, dequalificazione e despecializzazione professionale, sviluppo delle malattie cibo-alcol correlate, alcolismo, obesità, intolleranze e allergie alimentari, fenomeni sociali gravi, mala movida e infiltrazioni malavitose”.

Il settore – denuncia la Federazione italiana pubblici esercizi – è disciplinato da una legge che ha trent’anni (Legge 287/1991), epoca in cui esisteva un altro mercato e altri modelli di consumo. La domanda è cambiata, i modelli di consumo si sono evoluti, il Paese ha bisogno, anche, di una ristorazione forte per il suo rilancio”.

Sempre in occasione degli Stati Generali, Fipe ha sollecitato “provvedimenti emergenziali“, capaci cioè di “tamponare i problemi economico-finanziari impedendo la chiusura di molte aziende”, e “provvedimenti strutturali“, di visione e di rilancio per il comparto.

Tra questi, prioritario secondo la Federazione italiana pubblici esercizi “il rafforzamento dei provvedimenti di sostegno per le imprese, in modo particolare sui temi degli indennizzi tempestivi per le ingenti perdite di fatturato, della liquidità”.

“Vanno inoltre preservate le competenze professionali – ha aggiunto Fipe – con tutti gli strumenti di protezione sociale disponibili”. I provvedimenti strutturali e di visione strategica del settore riguardano, invece, “l’attivazione di politiche governative sulla ristorazione e la filiera agroalimentare, coordinate ed unitarie, capaci di dare dignità istituzionale al settore”. Se non un ministero, serve quantomeno un concerto: di idee, intenzioni. E fatti.

Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi, di fatto, ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 8 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020. Parlano chiaro, in questo senso, i dati Ismea sugli effetti dell’emergenza Coronavirus per la spesa alimentare degli italiani.

Se gli acquisti domestici aumentano del 6% circa rispetto al 2019, per quelli extradomestici per colazioni, pranzi e cene fuori casa è stimato un calo del 40%. Una drastica riduzione dell’attività che, come sottolinea la Coldiretti, pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

“In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione – riferisce Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”. La spesa alimentare fuori casa, prima dell’emergenza Coronavirus era pari al 35% del totale dei consumi a tavola degli italiani. Se non un ministero all’Horeca, insomma, serve (in fretta) qualcosa che gli assomigli. E pure molto.

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Food Lifestyle & Travel

Prima Stella Michelin per Fourghetti di Bruno Barbieri: la scommessa dei bookmakers

Durante la quarantena non si è mai arreso, ha saputo farsi apprezzare e conoscere fino in fondo dal pubblico anche grazie ai social network. Bruno Barbieri, l’unico chef italiano ad aver ottenuto 7 stelle Michelin in 40 anni di carriera, è tornato alla carica ai fornelli.

Protagonista l’ultima “casa” dell’ormai volto noto della tv (grazie al suo ruolo di giudice in MasterChef), il Fourghetti di Bologna, su cui si concentrano le scommesse dei bookmaker per la Prima Stella Michelin.

Come riporta Agipronews, agenzia di stampa periodica telematica che si occupa del mondo dei giochi a pronostico e delle scommesse, l’american bar e bistrot di Barbieri è in lavagna a 6,00.

Il ristorante di via Augusto Murri 7 è stato anche ridipinto dallo street artist Afran, artista contemporaneo cresciuto e residente nell’altopiano valsassinese. Chissà che le modifiche di ristrutturazione non diano una mano a Bruno Barbieri, al fine di ottenere il tanto ambito premio Michelin.

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Cantine e Ospitalità Food Lifestyle & Travel news news ed eventi visite in cantina

In Campania tra vino e relax, vicino alle città: le cantine che offrono ospitalità

Terzo appuntamento con i territori del vino a un passo dalle grandi città italiane: dopo Oltrepò Pavese e Lazio è la volta della Campania “felix”. Per tutte le cinque province, da Avellino fino a Salerno, passando per Benevento, Caserta e Napoli, una selezione di cantine che offrono ospitalità per tutti i gusti e tutte le tasche.

Si può scegliere dal B&B più “spartano” al palazzo d’epoca. L’agriturismo ben isolato nelle campagne, oppure l’hotel fronte mare. Il tutto nell’ottica del turismo di prossimità, nota positiva del post lockdown che porterà gli italiani a scoprire le meraviglie del Bel paese.

I vitigni autoctoni, seppur con differenze di climi, terreni ed altitudini, di fatto sono il comune denominatore della viticoltura della Campania: Aglianico, Falanghina, Fiano, Greco di Tufo su tutti, ma anche Caprettone e Piedirosso, affacciati sulla bocca del Vesuvio.

PROVINCIA DI AVELLINO

SOCIETA’ AGRICOLA I CAPITANI

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In provincia di Avellino, a Torre Nocelle, nel cuore dell’Irpinia e lungo la strada del vino “Valle del Calore” si trova l’azienda agricola I Capitani. Dal 2003, la cantina dispone del Wine resort.

Un tassello che completa il puzzle del progetto di accoglienza ed enoturismo che passa anche dalla fattoria didattica e dal museo contadino, allestito con oltre 400 oggetti storici.

A disposizione degli ospiti una piscina con ampia area esterna attrezzata con lettini. Il luogo ideale per un weekend alla scoperta della Docg Taurasi in un contesto rurale pressoché unico.

I Capitani Società Agricola Srl
via Bosco Faiano, 15
83030 – Torre le Nocelle (Av) 
Tel. +39 0825969182
accoglienza@icapitani.com


L’ANTICA FATTORIA – TENUTA CAVALIER PEPE

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L’Antica Fattoria è il B&B della Tenuta del Cavalier Pepe. Due appartamenti immersi nei vigneti e negli ulivi a soli 400 metri dalla cantina. La struttura “pet friendly” è aperta tutto l’anno. I due appartamenti, dotati di Wi-fi ed indipendenti sono composti da due camere doppie, cucina, bagno e salone con divano letto.

Si affittano colazione inclusa. Per il pranzo o per la cena è possibile appoggiarsi al ristorante “La Collina” che completa la Tenuta. Diverse le enoattività proposte dalla struttura: dalle degustazioni standard a quelle più prestigiose del Caveau, con le vecchie annate conservate nella cantina storica.

È possibile anche scegliere la formula “Un giorno in Irpinia” oppure in tempo di vendemmia la giornata “Cantine Aperte in Vendemmia”: tra le altre attività sarà possibile pigiare l’uva precedentemente vendemmiata con in piedi nei tini di legno. Atmosfera da “Il profumo del mosto selvatico”.

Tappa consigliata, per chi soggiorna alla Tenuta, il borgo di Taurasi che dà il nome alla prima Docg del Sud Italia. Il Castello Medievale inoltre ospita l’Enoteca Regionale dei Vini d’Irpinia.

L’Antica Fattoria – Tenuta Cavalier Pepe
Via Francesco De Sanctis
83040 Luogosano (Av)
+39 0827.73766
info@tenutacavalierpepe.it


COLLI CASTELFRANCI

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Nel cuore dell’Irpinia e della produzione della Docg Taurasi si trova l’azienda agricola Colli di Castelfranci. Nata nel 2002, oggi è gestita da Sabino Colucci e dal cugino.

Gli iniziali 4 ettari sono diventati 25, non tutti vitati. Le bottiglie prodotte ad oggi sono circa 150 mila. Enologo, dal 2016 è proprio il giovane Sabino Colucci che si è specializzato all’università di Bordeaux e ha lavorato 6 mesi per Chateau Margaux.

La piccola struttura dell’azienda è rappresentata da tre camere con annesse sala da pranzo e cucina dove il menù è a km zero.  Castelfranci si trova a 700 metri di altezza ed è uno dei comuni dell’areale del 18 comune del Taurasi, quello più alto.

Società Agricola Colli di Castelfranci
Contrada Braudiano
83040 – Castelfranci (Av)
+ 039 0827 72392
cantina@collidicastelfranci.com


PROVINCIA DI BENEVENTO

MUSTILLI

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Un viaggio con le lancette dell’orologio all’indietro quello che aspetta i visitatori di Mustilli, che potranno alloggiare nel settecentesco Palazzo Rainone. Sei le stanze, in una location davvero esclusiva, nel pieno centro di Sant’Agata de’ Goti. Borgo tra i più belli d”Italia che si erge su una pittoresca roccia di tufo.

Fiore all’occhiello dell’agriturismo è la cucina, curata direttamente dalla signora Marilì che impartisce anche lezioni su richiesta. Completa la struttura un wine bar con musica dal vivo “La Cantina dei Mustilli”.

Base ideale per un approfittare della natura incontaminata del Parco Regionale del Taburno-Camposauro lontani dallo smog e dall’inquinamento acustico cittadino. L’azienda ha una storia plurisecolare, da sempre intrecciata alla cultura del vino.

Più recentemente, negli anni 70 i Mustilli decisero di reimpiantare i vitigni autoctoni campani sostituendo quelli internazionali e nel 1979, la loro Falanghina, fu la prima imbottigliata in purezza. La cantina,scavata sotto il tufo ospita l’affinamento di sua maestà l’Aglianico.

Agriturismo Mustilli
Piazza Trento, 4
82019 Sant’Agata de’ Goti (Bn)
+ 39 0823 718142
info@mustilli.com


CANTINA MACCHIA DEI BRIGANTI

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L’Agriturismo è storia recente, è stato aperto solo nel 2019 a seguito della ristrutturazione di un vecchio casolare facente parte dell’azienda agricola. La cantina invece è nata nel 2001 con il reimpianto di un vecchio vigneto di uve Aglianico prima e di Fiano successivamente.

Dopo una primo periodo da conferitori dal 2012 c’è stata un inversione di rotta. Le camere per gli ospiti sono 4, con bagno privato spazioso, televisione e connessione Wi-fi e si chiamano tutte con nomi floreali.

In particolare, la camera Orchidea è attrezzata per l’accoglienza di disabili con servizi igienici adeguati. Il percorso dalla camera, alla sala colazione e all’area picnic è garantito da rampa d’accesso e montascale.

La camera Girasole invece è studiata per chi vuole passare una vacanza in totale autonomia ed è fornita di cucina e lavatrice. Per i bimbi è stata ricavata  un’area giochi in giardino con scivolo, dondolo ed altalena dove divertirsi in totale sicurezza.

Diverse le attività e i punti di interesse nei dintorni dell’agriturismo. Consigliata la visita al borgo di Montefusco con il suo incantevole centro storico e suoi noti belvedere sui vigneti Irpini.

Agriturismo B&B Macchia dei Briganti
Contrada Fortuna 12
 83030 – Montefalcione (Av)
+39 3281376009
az.agricoladevito@gmail.com


PROVINCIA DI CASERTA

VILLA MATILDE

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Nel centro di Cellole, in provincia di Caserta, la locanda del Falerno accoglie tutto l’anno coloro che vorranno soggiornare in azienda a contatto con la natura. Si può scegliere di pernottare in camera o in appartamento per chi desidera il massimo del comfort.

Specialità della locanda è la colazione campagnola fatta di prodotti da forno home made, succhi di agrumi naturali preparati con i frutti dell’agrumeto, marmellate bio e caffè preparato con la moka. Tra i servizi oltre alla piscina anche una taverna dove apprezzare la cucina locale in accompagnamento ai vini.

Villa Matilde è una delle cantine con la selezione di vini più vasta poichè produce, nelle sue tre tenute quasi tutte le denominazioni regionali. Tenuta San Castrese e Parco Nuovo, nel territorio dell’Ager Falernus, lungo le pendici del vulcano spento di Roccamonfina.

Tenute di Altavilla in provincia di Avellino nel distretto delle D.O.C.G. Irpine e Tenute di Rocca dei Leoni ubicate nel cuore del Sannio Beneventano. Le possibilità di degustazione quindi sono davvero molte: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi, Falanghina, Falerno del Massico, Aglianico. Vini bianchi, rossi e rosé e anche una versione passita di Aglianico e Falanghina. Il paradiso del winelover.

Per la sua particolare posizione centrale la locanda del Falerno può essere una buona base per visitare i borghi e la natura del Parco Regionale Roccamonfina, la reggia di Caserta e perchè no, anche il Golfo di Gaeta con il suo litorale Domizio.

Villa Matilde
S.S. Domitiana, 18
CAP 81030 Cellole (CE)
+39 0823.932 088
info@villamatilde.it


MASSERIA STARNALI

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La Masseria Starnali è una piccola realtà a conduzione familiare che produce Falanghina, Piedirosso e Aglianico nell’ambito della Doc Galluccio e della Igp Roccamonfina. La struttura dispone di camere con bagno e può ospitare fino ad un massimo di 16 persone.

All’interno della masseria gli ospiti troveranno anche un’area giochi per i bambini, animali da cortile ed un ristoro. La padrona di casa, la signora Maria Teresa, che dà anche il nome alla Falanghina “Maresa”, gioco di parole dei suoi nomi, si farà apprezzare con fettuccine ai funghi porcini, gnocchetti con salsicce, pasta, pane e pizza fatta in casa, salsicce e conserve, oltre a grigliate di carne.

Il tutto “annaffiato” dai loro vini prodotti secondo natura. L’azienda è biologica dal 1965 fa anche parte del circuito Vinnatur. Galluccio è il luogo perfetto per ritemprare il corpo, peraltro anche ottima base di partenza per sconfinare nel vicinissimo Lazio. Ad un tiro di schioppo il borgo di Castelforte e le Terme di Suio, apprezzate anche durante l’Impero Romano.

Masseria Starnali
via Masseria Starnali, fraz. Sipicciano
81044 Galluccio (Ce)
+39 333 9830957
masseriastarnali@libero.it


 VINI TELARO – AGRITURISMO LA STARZA

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La struttura ricettiva della Cantina Telaro, l’Agriturismo La Starza consta di tre casolari completamente ristrutturati con sei appartamenti che possono ospitare fino a 24 persone. Il tutto incasellato in un contesto en plein air: aree verdi che ospitano campo da calcetto, laghetto per pesca sportiva, parco giochi per i bambini ed un maneggio.

Tra le altre attività proposte anche tiro con l’arco, volo in deltaplano e mountainbike. Ampia la piscina, attrezzata con lettini e ombrelloni. Una vera e propria “agrispiaggia” adatta a gruppi e famiglie dove sorseggiare i vini della cantina con il dj-set in sottofondo.

Il territorio è il contesto naturalistico del parco di Roccamonfina: 11.000 ettari circondati dai massicci calcarei del monte Massico, il rilievo più alto del gruppo montuoso anche oasi Wwf.

La Cooperativa Lavoro e Salute dove vengono prodotti i Vini Telaro aderisce ai programmi comunitari e nazionali per lo sviluppo dell’agricoltura biologica. Ospita anche sperimentazioni su 80 vitigni di diverse parti d’Italia.
Tra i prodotti di punta di Telaro il Galluccio bianco e rosso prodotto da Falanghina e Aglianico.

Azienda Agrituristica “La Starza” – Vini Telaro
Via Cinquepietre, Contrada Calabritto
81045 Galluccio (CE)
+39 0823.925841
info@vinitelaro.it


PROVINCIA DI NAPOLI

AZIENDA AGRICOLA FUOCOMUORTO 1780

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Il B&B Fuocomuorto della famiglia Oliviero, titolare dell’azienda agricola, può ospitare fino a sei persone. Tre le soluzioni abitative: una camera matrimoniale superior, una matrimoniale classic ed una singola. Sistemazioni semplici ma funzionali a prezzi onesti.

A disposizione degli ospiti una cucina comune, un forno in muratura per chi volesse dilettarsi a fare pizze, una terrazza di 70 mq attrezzata con gazebo ed un wine garden esterno dove godere della frescura vista mare o vista vulcano. Pranzi, cene e “pizzate” sono organizzate su richiesta della clientela.

In azienda si coltivano le varietà tipiche dell’areale vesuviano. Tra i vini un Caprettone 100% Vesuvio Dop con macerazione di 4/5 giorni sulle bucce, Lacryma Christi Vesuvio Dop bianco o rosso e rosso barricato. La cantina, ultrasecolare, si trova in una grotta scavata sotto la roccia lavica nel lontano 1780.

Bed and Breakfast Fuocomuorto
Via Croce dei Monti n.22
80056 Ercolano (Na)
+39 081.7394655
info@fuocomuorto.it


SORRENTINO VINI – VESUVIO INN

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Nel Vesuvio Inn, la struttura adibita per l’ospitalità sono disponibili sistemazioni in camere deluxe, junior suite o familiari. Le camere sono arredate con cura e dispongono di aria condizionata, Wi-fi e letto king size. Le camere familiari sono anche attrezzate con cucina.

È possibile anche soggiornare nelle due guest house “Locanda dei Nobili” e “Wine Lovers”. La Bed & Wine experience si completa con colazione continentale rigorosamente servita in cantina, un ristorante aperto solo a pranzo dove gustare la tipica cucina locale e prodotti bio ma anche partecipare a lezioni culinarie.

Non manca la piscina, una zona baby e l’Honesty Bar self service dove è lasciato all’onestà dell’ospite segnalare il proprio consumo. Sono 35 gli ettari di vigneto biologici, ma l’azienda produce anche altri prodotti. Olio, i pomodorini del piennolo del Vesuvio Dop  e confetture anche con la Crisommola d’o monaco, albicocca tipica vesuviana.

Vesuvio Inn – Sorrentino Vini
Via Panoramica 6
80042 Boscotrecase (Na) 
+39 081 858 11 17
info@vesuvioinn.it


LE CANTINE DELL’AVERNO

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L’agriturismo de Le Cantine dell’Averno si trova a Pozzuoli ed ha a disposizione due camere con vista sul lago di Averno. Entrambe le stanze, “rossa” e “gialla”, in omaggio ai vini prodotti dall’azienda hanno bagno privato e climatizzatore. Una bottiglia di benvenuto accoglierà gli enoturisti in camera e la colazione è inclusa nel prezzo.

La struttura dispone anche di un ristorante unconventional dove vige l’etica nel rispetto di ambiente, cibo e cliente. I luoghi di interesse sono davvero molti. Per i più pigri o per chi non avesse voglia di muoversi troppo si può passeggiare lungo tutto il perimetro del lago che conserva anche i resti del Tempo di Apollo.

Esperienza al limite del “mi(s)tic0”: il lago ha ispirato poeti e scrittori, è la porta degli inferi di virgiliana memoria. Quattro i vini vulcanici prodotti dal Vigneto Storico Mirabella che si estende su una superficie di quattro ettari lungo il versante nord-orientale del cratere dell’Averno. Vini naturali.

Agriturismo Pozzuoli – Le cantine dell’Averno
Rampa 1 Averno 3
80078 Pozzuoli (Na)
+ 39 3381260655
cantine.averno@gmail.com


PROVINCIA DI SALERNO

TERRA DI VENTO

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Terra di Vento è la prima azienda agricola a “metro zero” con filiera completa a ciclo biologico chiuso Si estende su 70 ettari nel cuore del Parco dei Monti Picentini, tra il golfo di Salerno e le colline salernitane.

Sette gli appartamenti disponibili, dei piccolo bijoux dove nulla è lasciato al caso. Tutti attrezzati con angolo cottura, frigobar, bagno privato con doccia e asciugacapelli, TV LCD e aria condizionata. La Suite (La vecchia quercia) dispone inoltre di TV 32’’ e vasca idromassaggio.

Tra i servizi forniti dalla struttura una ampia piscina ed il ristorante naturalmente con menù a km zero. Una struttura super green all’insegna del turismo eco-sostenibile.

Terra di Vento
Via Tevere snc
84090 Montecorvino Pugliano (Sa)
+39 0828 354597
info@terradivento.it


FATTORIA ALBAMARINA

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Immerso nel Parco del Cilento, a soli 4 km dalle bellissime spiagge di Palinuro sorge l’Agriturismo della Fattoria Albamarina. Si tratta di un edificio di due piani con otto appartamenti di 70 mq tutti dotati di angolo cottura attrezzato, due o tre camere da letto, balcone o terrazza da cui godere della splendida vista su uliveti, alberi da frutto e macchia mediterranea.

Completano la proposta un’ampia area esterna attrezzata con solarium e piscina, barbecue e forno oltre ad un piccolo mini zoo che sarà la gioia dei più piccoli: conigli, galline, capre, asini, tacchini, piccioni e cani Corso. Dalla fattoria si potrà partire alla scoperta delle altre spiagge della costiera cilentana e delle sue acque cristalline.

Marina di Pisciotta, Marina di Camerota, Ascea Marina, Acciaroli solo per citarne alcune, oppure optare per itinerari storici visitando il parco archeologico di Paestum. Fattoria Albamarina produce Fiano e Aglianico per le Igp Paestum e Campania e Fiano Cilento Dop oltre ad olio Evo della antica cultivar pisciottana.

Agriturismo Fattoria Albamarina
SS447, 84051 Centola (Sa)
+39 3398084006
notarobertom@gmail.com


MARISA CUOMO – HOTEL HOSTARIA DI BACCO

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Un’azienda che non ha bisogno di presentazioni Marina Cuomo, così come l’angolo di paradiso in cui si trova. Furore, detto anche “il paese dipinto”, si trova nel mezzo della Costiera Amalfitana, uno tra i siti italiani patrimonio Unesco. Si divide in due, da un lato il fiordo, dall’altra il paese con case sparse a ridosso della costa.

L’Hotel Hostaria di Bacco, di fronte alla cantina, è di proprietà di Erminia, la sorella di Marisa Cuomo.  Struttura 3 stelle è un’oasi di pace perfetta anche per nuclei familiari. Immerso nei vigneti è dotato di camere essenziali ma confortevoli con un panorama rigenerante. Lazzarella, Reginella, Cerasella, Bammenella, Russulella sono alcuni dei nomi delle camere ispirate alle melodie napoletane.

A pranzo e cena si potrà apprezzare la raffinata cucina del ristorante annesso, accompagnata da un calice (o più) di Costa d’Amalfi Furore Bianco Doc “Fiorduva”. Binomio perfetto per suggellare un tête-à-tête sulla romantica terrazza del ristorante e per incontrare i titolari dell’azienda, capaci di far sentire chiunque a casa.

Hotel Hostaria di Bacco – Marisa Cuomo
via G. B. Lama
984010 Furore (Sa)
+39 089 830360
info@baccofurore.it

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Patto per l’export da 1,4 miliardi: “L’Italia riparte dalle eccellenze agroalimentari”

“Con questo patto e con le risorse a disposizione dobbiamo rilanciare le nostre esportazioni. Noi ci crediamo. Siamo l’Italia e oggi abbiamo uno strumento più forte per mandare un messaggio chiaro al mondo: l’Italia fa bene“. Così la Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, intervenendo questa mattina alla Farnesina in occasione della cerimonia per la firma del ‘Patto per l’export” da 1,4 miliardi complessivi, firmato al Ministero degli Affari esteri dal ministro Luigi Di Maio e dai rappresentanti di istituzioni e associazioni di categoria. Sul piatto anche misure anti contraffazione del Made in Italy nel mondo.

Abbiamo una storia e una tradizione che parlano da sole e che è nostro compito proiettare nel futuro. Per questo abbiamo fortemente voluto che nel Patto ci fosse un richiamo alla lotta al falso e all’Italian sounding, piaghe che sono un vero e proprio furto di identità e che solo per l’agroalimentare pesano per 100 miliardi di euro”.

“Su questo – ha aggiunto Bellanova – dovremo fare campagne di comunicazione mirate che facciano capire ai cittadini stranieri che quando comprano un falso Parmigiano o olio o vino, sono allo stesso tempo vittime e complici di una truffa”.

La pandemia ci ha messo davanti a cambiamenti radicali. Sono convinta che i nostri fondamentali, la nostra attrattività, la capacità delle nostre imprese ci rendano capaci di fronteggiare il nuovo scenario. Siamo l’Italia e con questo Patto abbiamo uno strumento più forte per mandare un messaggio al mondo: l’Italia fa bene”.

“Sottoscrivo dunque questo patto di impegno per l’export con molta convinzione – ha spiegato Bellanova – fin dalle prime ore dello scoppio della pandemia ho ribadito come fosse necessario tutelare la nostra reputazione e tornare poi a promuovere la qualità, la sicurezza, l’affidabilità del made in Italy. Valori che nel settore agroalimentare sono la pratica quotidiana di migliaia e migliaia di imprese”.

“La Pandemia – ha rimarcato la Ministra – ha cambiato le nostre vite ma sono convinta che i nostri fondamentali, la nostra attrattività, la capacità delle nostre imprese ci rendano capaci di fronteggiare il nuovo scenario”.

Nella Cabina di regia, nei gruppi di lavoro e con l’Ice daremo il nostro contributo di idee e di proposte”, ha aggiunto la Ministra, evidenziando l’importanza delle esportazioni per la filiera  agroalimentare italiana che nel 2019 ha toccato il record storico di oltre 44 miliardi di euro, e come l’urgenza di intervenire sul canale Ho.Re.Ca, in forte sofferenza a livello globale sia “una sfida che dobbiamo sapere cogliere e dove si gioca una parte cruciale dei futuro di molti nostri territori”.

Proprio per questo, Bellanova ha voluto rimarcare un obiettivo indicato da tempo: investire di più e meglio nei rapporti internazionali, anche “dotando le nostre Ambasciate di personale specializzato nel settore agroalimentare”.

“Noi – ha affermato la Ministra – crediamo nella possibilità di confrontarci col mondo, opponendo alla logica dei dazi e delle barriere, la logica della collaborazione e della competizione regolamentata. Le scelte di alcuni Paesi a partire dagli Stati Uniti sono state penalizzanti, così come sono state insopportabili certe richieste di certificazione rispetto al virus”.

Soddisfatto anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, intervenendo alla Farnesina alla presentazione del “Patto per l’export”: “Abbiamo sottoscritto con grande soddisfazione il Patto per l’export che valorizza il ruolo di traino svolto da settore agroalimentare con una grande sinergia del sistema Paese coinvolgendo tutti gli attori fondamentali come Cdp, ICE, Sace e Simest”.

Si tratta di un impegno collettivo per risollevare le esportazioni Made in Italy dopo il crollo iniziato – ricorda la Coldiretti – per l’effetto della pizza corona con la parodia sul prodotto simbolo dell’Italia contaminato da Covid-19 andata in onda ai primi di marzo su Canal+ in Francia per poi rimbalzare in tutto il mondo”.

Uno sgambetto che, precisa la Coldiretti, ha alimentato la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati, con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sulle merci. Una pretesa svanita non appena la pandemia si è propagata in tutto il pianeta con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale.

Il risultato è che il 74% delle imprese agroalimentari che esportano ha registrato da allora una diminuzione delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo secondo l’indagine Coldiretti/Ixè dalla quale emerge che ha pagare il conto più pesante sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve.

Un andamento che rappresenta una brusca inversione di tendenza rispetto al record delle esportazioni fatto segnare nel primo bimestre del 2020 con un balzo dell’11,6% rispetto al 2019 in cui complessivamente per l’agroalimentare era stato raggiunto il massimo di sempre a 44,6 miliardi di euro.

“Il patto per l’export riconosce il ruolo di traino che svolge l’agroalimentare per l’intero Made in Italy e promuove le necessarie sinergie istituzionali all’estero anche con il coinvolgimento delle Ambasciate”, conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che sul piano degli scambi commerciali “occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni”.

“Presto l’agroalimentare made in Italy avrà tante frecce in più al suo arco”, ga Grazie al Piano per l’export presentato oggi dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con il contributo del ministero dell’Agricoltura e del sottosegretario Giuseppe L’Abbate, le nostre produzioni d’eccellenza avranno ancora più spazio nel mercato internazionale, anche grazie a un forte investimento nella comunicazione all’estero delle nostre filiere, delle nostre specialità e del nostro know how”. Così le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Agricoltura alla Camera.

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Morettino, una collezione di caffè per salvare l’Opera dei pupi

Morettino, storica torrefazione palermitana, lancia l’iniziativa “Morettino per i Pupi siciliani” per supportare il Museo Antonio Pasqualino di Palermo e le famiglie dei pupari siciliani gravemente colpiti dall’emergenza Covid-19, preservando uno dei simboli dell’identità culturale siciliana, l’Opera dei Pupi, patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco.

La campagna prevede due linee di intervento: il restauro di alcune antiche marionette custodite all’interno del Museo Antonio Pasqualino e il contributo al progetto di digitalizzazione del patrimonio materiale delle famiglie dei pupari siciliani.

Morettino, infatti, destinerà parte del ricavato della vendita dei prossimi mesi dei caffè in edizione limitata della linea “Sicily Boutique Coffee – I Pupi siciliani” (acquistabili nella sezione dedicata del sito di Morettino) per finanziare la creazione di prodotti culturali digitali e le attività di catalogazione, schedatura e inventari dei patrimoni materiali custoditi da ogni compagnia (pupi, fondali, copioni, ecc…), per una loro libera fruizione sul portale della Rete italiana dell’Opera dei Pupi.


“In un momento di crisi epocale per il nostro territorio e di grandi difficoltà per la nostra attività imprenditoriale – spiega Andrea Morettino, quarta generazione della famiglia di torrefattori palermitana – abbiamo voluto lanciare questa iniziativa con l’obiettivo di preservare uno dei simboli della nostra identità, salvaguardando una delle più note eccellenze siciliane che attira turisti da tutto il mondo e in grado di creare un sistema virtuoso per la nostra economia”.

“In questo momento di difficoltà – dice il direttore del Museo delle Marionette, Rosario Perricone – siamo particolarmente felici del sostegno di un’azienda prestigiosa come Morettino. Ci auguriamo che questo diventi un circolo virtuoso e che tante altre aziende abbiano la stessa sensibilità”.

È di qualche giorno fa, infatti, il grido d’allarme lanciato dal Museo Pasqualino e dalla Rete dell’Opera dei Pupi, undici famiglie di pupari dell’Isola che stanno vivendo sulla propria pelle gli effetti immediati del lockdown che ha scandito gli ultimi mesi.

Tra questi, la cancellazione degli spettacoli, l’impossibilità di una nuova programmazione e il mantenimento delle spese fisse da sostenere in assenza di flussi turistici e di scolaresche, fondamentali per la trasmissione del patrimonio dell’Opera dei pupi ai giovani.

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Caffè Morettino al fianco del Museo delle marionette per salvare l’Opera dei pupi

PALERMO – Preservare uno dei simboli dell’identità culturale siciliana, l’Opera dei Pupi, patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco che rischia di scomparire a causa della crisi economica generata dall’emergenza Covid-19. La storica torrefazione palermitana Morettino, che proprio quest’anno festeggia cento anni di attività, ha deciso di supportare il Museo delle marionette “Antonio Pasqualino” di Palermo.

L’iniziativa “Morettino per i Pupi siciliani” (hashtag #MorettinoperiPupiSiciliani) si rivolge, più in generale, alla Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei Pupi, l’associazione riconosciuta dal Ministero dei Beni culturali e del Turismo che mette insieme le storiche famiglie di pupari di tutta la Sicilia.

È di qualche giorno fa, infatti, il grido d’allarme lanciato dal Museo Pasqualino e dalla Rete dell’Opera dei Pupi, undici famiglie di pupari dell’Isola che stanno vivendo sulla propria pelle gli effetti immediati del lockdown che ha scandito gli ultimi mesi.

Tra questi, la cancellazione degli spettacoli, l’impossibilità di una nuova programmazione e il mantenimento delle spese fisse da sostenere in assenza di flussi turistici e di scolaresche, fondamentali per la trasmissione del patrimonio dell’opera dei pupi ai giovani.

Morettino, infatti, destinerà parte del ricavato della vendita dei prossimi mesi dei caffè in edizione limitata della linea “Sicily Boutique Coffee – I Pupi siciliani” (acquistabili nella sezione dedicata del sito web di Morettino) per finanziare la creazione di prodotti culturali digitali e le attività di catalogazione, schedatura e inventari dei patrimoni materiali custoditi da ogni compagnia (pupi, fondali, copioni), per una loro libera fruizione sul portale della Rete italiana dell’Opera dei Pupi.

“In un momento di crisi epocale per il nostro territorio e di grandi difficoltà per la nostra attività imprenditoriale – spiega Andrea Morettino, quarta generazione della famiglia di torrefattori di Palermo – abbiamo voluto lanciare questa iniziativa con l’obiettivo di preservare uno dei simboli della nostra identità, salvaguardando una delle più note eccellenze siciliane che attira turisti da tutto il mondo e in grado di creare un sistema virtuoso per la nostra economia”.

“Coltiviamo la speranza che il progetto sia da stimolo anche per tutti noi siciliani: abbiamo bisogno di riscoprire le nostre antiche tradizioni, la bellezza dei nostri borghi e la maestria dei nostri artigiani, un messaggio di incoraggiamento per chi ha a cuore il passato e il futuro della nostra terra”, conclude Morettino.

“In questo momento di difficoltà – aggiunge il direttore del Museo delle Marionette, Rosario Perricone – siamo particolarmente felici del sostegno di un’azienda prestigiosa come Morettino. Ci auguriamo che questo diventi un circolo virtuoso e che tante altre aziende abbiano la stessa sensibilità”.

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Cosa sappiamo dell’olio di oliva italiano? Ce lo spiega uno svedese: Mattias Bråhammar

Olio di oliva italiano. Si fa presto a dirlo, ma la tematica è vasta e necessita approfondimenti. Negli ultimi anni, anche in seguito a scandali e frodi balzate agli onori delle cronache, si parla sempre più di tutela del consumatore e attenzione alla qualità dell’olio alimentare. Molti aspetti restano tuttavia oscuri.

Già a fine 2019, Coldiretti denunciava la presenza di ingenti quantitativi di olio straniero in Italia con un aumento del 29% rispetto al dicembre dell’anno precedente.  Un’invasione dettata da quotazioni poco superiori ai 2 euro al chilo, capaci di trascinare verso il basso gli oli di alta qualità italiani (- 40% rispetto al 2018).

Ancora oggi, gli scaffali sono pieni di prodotti ottenuti dalla miscelazione di oli stranieri e nostrani, con etichette che alludono all’italianità e rischiano di trarre in inganno il consumatore meno attento, convinto di acquistare olio Made in Italy.

Più recentemente, al termine della fase 1, Coldiretti ha denunciato anche un crollo dell’80% della richiesta di olio Dop e Igp in Sicilia, con aumento della domanda di oli comunitari o extracomunitari dovuto anche alle minori disponibilità economiche e dall’incertezza generata dal lockdown. Tutti segnali che sulla conoscenza dell’olio c’è ancora molto da fare.

Lo sa bene Mattias Bråhammar (nella foto, sotto), svedese naturalizzato italiano, imprenditore e manager con lunga esperienza internazionale nei campi Media & Retail che si è talmente appassionato all’olio da diventare assaggiatore certificato e proprietario di un “micro-uliveto” alle Cinque Terre.

Una passione che dopo il corso si è tramutata anche in collaborazione con l’Associazione Internazionale Ristoranti dell’Olio (Airo) che sta affiancando sul fronte del business development e della strategia digitale. Il suo “pane” da sempre.

Airo è nata nel 2013 per proseguire il percorso avviato da Marco Mugelli, uno dei più grandi esperti di olio, scomparso nel 2011. La didattica di Airo è stata avviata a San Casciano nel 2015.

Tra il 2017 ed il 2019 è approdata anche in altre città come Firenze, Grosseto, Milano e Venezia, diventando una delle attività principali dell’associazione con oltre 500 corsisti e 150 degustatori ufficiali iscritti all’albo. Punto cardine dei corsi, gli assaggi e lo sviluppo di tecniche di abbinamento in cucina.

Mattias Bråhammar, a che livello è in Italia la conoscenza e cultura dell’olio, intesa come capacità di riconoscere le differenze tra le varie tipologie e le caratteristiche delle varie cultivar?

Detto da uno svedese forse suona presuntuoso, ma trovo che in Italia, per quanto l’olio d’oliva sia un elemento fondamentale ed irrinunciabile in cucina e a tavola, manchi spesso un approccio più analitico e oggettivo.

Sento spesso dire “Ah sì, che bello l’olio! I miei zii lo fanno tutti gli anni a casa loro insieme agli amici di uliveto e noi prendiamo solo il loro olio!”, mentre a parte la qualità effettiva (o persino in sua mancanza) con questo ragionamento si perde proprio l’enorme varietà e moltitudine di oli fantastici che le varie regioni Italiane hanno da offrire.

Quanto sappiamo di ciò che portiamo sulle nostre tavole o utilizziamo in cucina, basandoci esclusivamente su quanto riportato in etichetta? Trova l’etichettatura dell’olio migliorabile?

Purtroppo l’olio al supermercato è un tema sia triste che confuso. L’etichetta spesso ci dice poco o nulla della reale qualità dell’olio che c’è nella bottiglia. Per esempio il livello di acidità di cui si sente spesso parlare, è di fatto un parametro che praticamente tutti gli oli ormai riescono a rispettare.

La cosa che a mio parere spesso manca, o viene descritta in modo poco chiaro sulle etichette, è la vera origine delle olive: ci sono oli “imbottigliati” in Italia ma prodotti con olive extracomunitarie, frante in un altro paese Ue.

È vero che la normativa impone l’indicazione dell’origine del contenuto come ad esempio “Prodotto con olive di paesi Ue”, ma per via di come viene poi sepolta tra altri elementi più in evidenza sull’etichetta, spesso sfugge al consumatore meno attento.

Inoltre, in quanto l’olio d’oliva è un prodotto con un tempo di scadenza piuttosto breve, 12/18 mesi al massimo, per mantenere la qualità originale è sempre fondamentale sapere da quale stagione deriva l’olio. Servirebbero indicazioni come ad esempio “franto a Novembre 2019“.

Quasi sempre, invece, viene solo indicata l’ultima data consigliata di consumazione, che però è completamente a discrezione del produttore. Quindi sì, l’etichetta è decisamente migliorabile. E bisognerebbe aggiungere anche un ampio ventaglio di aspetti qualitativi olfattivi e degustativi, nonché suggerimenti di abbinamento per l’ottimale godimento del piatto cucinato, la parte che sta più a cuore a noi di Airo.

Olio, oggigiorno: prodotto utilitaristico, edonistico o entrambi?

In Italia l’olio d’oliva è senz’altro un prodotto utilitaristico, prima di tutto. Ma sta nascendo un nuovo interesse più approfondito e analitico, un poco come la nuova era di interesse per i vini di qualità vera. Notiamo un interesse crescente, anche da parte di persone non addette del settore.

I nostri corsi per assaggiatori dell’olio si stanno sempre più riempiendo con persone “normali” che, al fianco dei produttori, frantoiani e ristoratori, vogliono scoprire ed imparare ad apprezzare questo curioso e gratificante mondo.

Per quale motivo una persona dovrebbe saper scegliere bene anche l’olio, oltre agli altri alimenti-condimenti?

Un olio scelto ed abbinato correttamente al piatto cucinato può davvero aumentare ed esaltarne la qualità e la percezione degustativa. L’olio d’oliva, oltre ad aggiungere i suoi intrinsechi attributi olfattivi, ha anche la peculiare capacità di assimilare il gusto del cibo con cui viene abbinato, ed aumentarne la percezione. Provare per credere!

Le normative che regolano la produzione dell’olio di oliva a livello europeo, sono relativamente recenti. Sono complete e tutelano realmente il consumatore?

Tutelano il consumatore da un punto di vista della “non pericolosità alimentare” del contenuto, ma purtroppo è praticamente assente, o perlomeno quasi non regolamentato, un approccio oggettivo e trasparente per quanto riguarda la qualità, unicità e tipologia olfattiva e degustativa.

Airo ha creato un metodo didattico e degustativo chiaro e comprensibile per poter imparare ad identificare le varie qualità e attributi singolari di uno specifico olio, il che rende il successivo abbinamento molto più facile, divertente e appagante.

Quali sono i segreti per scegliere un buon olio?

Bisogna cercare di comprendere la reale ed intera filiera produttiva: dove sono cresciute le olive? Dov’è stata fatta la frangitura? E infine dov’è stato fatto l’imbottigliamento ed eventuale blend-miscela, nel caso non si trattasse di una monocultivar.

Molto spesso pensiamo di comprare un “olio extra vergine Italiano”, ma in realtà le olive sono un misto dalla Grecia, Spagna e Nord Africa, frante magari in Spagna e miscelata ed imbottigliata in periferia di Firenze.

Addirittura spesso vengono usati oli chimicamente raffinati, che altrimenti non avrebbero passato il semplice test dell’extra vergine, poi successivamente diluiti e miscelati con poco olio di alta qualità per dare una sensazione di “gusto vero“. Questi oli non possono essere dichiarati “extra vergine” ma solo “olio d’oliva”.

Inoltre, personalmente, guardo anche sempre l’anno di produzione e non la scadenza e scelgo spesso un Dop che, per com’è creato il regolamento, lascia molto meno margine alle furbizie.

C’è una stretta correlazione tra prezzo e qualità?

Assolutamente sì. Produrre un olio di qualità in Italia, rispettando adeguate proporzioni per ottenere un olio di elevato livello, è impossibile se poi viene venduto a 5-6 euro al litro. Semplicemente non ci si sta dentro con i costi di produzione. Quindi, se cerchiamo un olio di qualità, qualche domanda bisogna sempre farsela quando abbiamo in mano una bottiglia di basso prezzo.

Ci sono cultivar più pregiate?

L’Italia è il paese nel mondo con la maggiore varietà. Delle circa 1.400 cultivar esistenti, quasi 600 sono italiane. Ad esempio la Spagna, produttore decisamente più grande di Italia in termini quantitativi, ha una manciata di cultivar comunemente usate.

È impossibile dire che una cultivar sia migliore di un’altra: con metodi produttivi corretti e cura della filiera, si possono produrre degli oli straordinari sia al Nord che al Centro o al Sud. Questo è uno dei temi che viene trattato in profondità nei nostri corsi e seminari.

È possibile dire che a parità di prodotto (oliva, semi, evo) e di regione, “uno valga l’altro”, oppure si possono rilevare importanti differenze organolettiche legate a terreno, coltivazione, modalità produttive?

Ogni regione ha le sue “regine”. È una questione sia di cultivar specifiche, sia di ambiente e terreno. Spesso un olio siciliano può avere inflessioni di pomodoro, mentre l’olio toscano viene solitamente descritto con il carciofo, per fare solo due esempi.

Ci sono tipologie di olio regionali che, a prescindere, stanno beneficiando di un marketing indiretto legato ad fattori territoriali e turistici, ovvero del successo di altri prodotti tipici come il vino?

Sì, senz’altro. Ed è anche una questione legata a scelte produttive pregresse. Alcune regioni hanno in passato puntato più sulla quantità che sulla qualità, con qualche eccezione di punta. Questo ha avuto un impatto sia sui metodi di produzione che sulla cultura e la percezione di qualità tra i produttori stessi.

Come Airo stiamo lavorando attivamente con produttori ed enti locali per cambiare questo trend, virando più verso eccellenza, qualità e unicità. Pensiamo che sia la strada giusta anche per i produttori in quanto questo traguardo posiziona l’olio più in alto con conseguenti benefici in termini sia di marketing che prezzo e margine.

Esiste in Italia il turismo dell’olio di oliva?

Sta cominciando, ma sentiamo anche interesse dall’estero. Ad esempio i paesi del nord Europa hanno sempre di più un approccio orientato verso la comprensione e l’approfondimento di come viene realizzato un prodotto di punta.

È un trend che ha già coinvolto il vino nell’ultimo ventennio, ma che adesso si sta aprendo anche verso il mondo dell’olio. Quindi abbiamo il nostro compito ben inquadrato.

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