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50 Chef stellati ospiti in Qatar per il “World Class Chefs”

50 Chef stellati ospiti in Qatar per il "World Class Chefs"

Qatar Tourism lancia “World Class Chefs“. Il progetto vedrà più di 50 rinomati chef del mondo, per un totale di oltre 100 stelle Michelin complessive, diventare padroni di casa nelle migliori cucine del Qatar.

Qatar Tourism ha intrapreso questo progetto per valorizzare la scena culinaria diversificata e cosmopolita del paese. In progetto che conta ben 3.000 ristoranti, in collaborazione con Qatar Airways, Qatar Aircraft Catering Company (QACC) e Kings of Kitchen. Durante i prossimi due anni, gli Chef visiteranno la penisola e realizzeranno menù di cinque portate per gli ospiti dei migliori hotel del paese.

«Siamo molto entusiasti di accogliere parecchi dei più grandi chef al mondo in Qatar nei prossimi due anni – ha detto sua Eccellenza Akbar Al Baker, presidente di Qatar Tourism e Chief Executive di Qatar Airways Group -. Il Qatar vanta una scena culinaria eclettica, insieme ad un settore ospitalità pluripremiato».

«Questa è quindi la destinazione perfetta per far conoscere a chi ha un palato raffinato nuovi ed entusiasmanti concetti di alta cucina”. Il progetto “World Class Chefs”, insieme all’imminente Qatar International Food Festival, rafforzerà la posizione della nazione a livello globale», ha concluso Akbar Al Baker.

L’11° Qatar International Food Festival (QIFF) si svolgerà dal 26 novembre al 17 dicembre 2021 e ospiterà oltre 160 stand dei migliori ristoranti di Doha. Si stima che l’evento attirerà circa 500.000 visitatori.

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La comunità scientifica europea contro il NutriScore

Ribadire l’antiscientificità del NutriScore, dimostrando la non validità scientifica delle argomentazioni che supportano la misura e rimarcando studi consolidati che da sempre ne evidenziano le debolezze e la pericolosità.

È questo il messaggio che emerge dal convegno “Science Vs Ideology – Beyond the NutriScore” che ha visto protagonisti due importanti esponenti del mondo scientifico, il Dott. Francesco Visioli dell’Università di Padova e il Dott. Ramon Estruch, dell’Università di Barcellona.

“Science Vs Ideology – Beyond the NutriScore” è stato organizzato da Competere.eu, promotore dell’unica piattaforma italiana di discussione scientifica sulla sustainable nutrition.

La discussione ha dimostrato come il sistema NutriScore si basi infatti su elementi non scientifici, mettendo così a repentaglio la capacità dei consumatori di individuare il corretto regime alimentare da seguire e la loro libertà di scelta.

PERCHÉ NUTRISCORE NON SAREBBE SCIENTIFICAMETE VALIDO?

Secondo gli organizzatori  l’algoritmo su cui si basa la classificazione degli alimenti secondo il NutriScore è arbitrario. Un sistema che e si presta ad essere facilmente manipolato, arrivando al paradosso che alimenti di comprovata importanza, presenti nella Dieta Mediterranea, risulterebbero dannosi.

Inoltre, dando una valutazione arbitraria dei nutrienti contenuti nei cibi, si premia l’alterazione degli ingredienti per ottenere dei punteggi maggiori, favorendo i cibi altamente processati.

Infine il sistema propone una distinzione tra alimenti positivi e negativi che va contro la letteratura scientifica, tralasciando l’impatto all’interno del regime alimentare complessivo.

“NutriScore non si basa su risultati di studi scientifici – ha affermato il Dott. Estruch -. Contiene molti elementi fuorvianti in quanto mescola energia, cibo e nutrienti. Non valuta la qualità delle proteine, dei grassi o dei carboidrati e non evidenzia aspetti positivi come l’alta densità di nutrienti – minerali e vitamine – o il contenuto in composti bioattivi. Infine, non tiene conto del grado di lavorazione dei cibi”.

“NutriScore presenta un approccio che va contro le indicazioni della stragrande maggioranza dei nutrizionisti – ha aggiunto il Dott. Visioli -. Si focalizza sui singoli cibi e nutrienti invece che sul concetto di dieta. Si dimentica il concetto di porzione, preferendo l’indicazione dei valori per 100g. Il sistema non aiuta il consumatore a comprendere quali nutrienti possono essere positivi e quali negativi. In questo modo l’olio d’oliva ottiene un punteggio più basso rispetto ad una bibita gassata”.

LE DISTORSIONI DEL NUTRISCORE

Importanti sono anche gli effetti distorsivi per l’informazione verso i consumatori, che vedono le loro capacità di scelta fortemente ristrette. Il NutriScore infatti giudica gli alimenti ma non fornisce alcuna informazione di carattere nutrizionale diretta (composizione, contenuto in nutrienti ecc.). Il consumatore non può quindi sapere il motivo per cui un alimento è classificato come positivo o negativo.

Inoltre, le persone con esigenze specifiche non hanno alcun supporto da NutriScore. Non è un caso quindi che, secondo alcune ricerche, i consumatori di sette Paesi europei (Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna) prediligano il sistema di etichettatura dettagliato Nutrinform Battery rispetto al riassuntivo NutriScore.

Dagli studi si può notare come molti consumatori siano sospettosi di etichette sommarie che non mostrano le informazioni nutritive. Consumatori che preferendo invece etichette che hanno lo scopo di educare, stimolare il pensiero critico e la comprensione di necessità individuali.

“Oggi abbiamo ancora una volta evidenziato l’assenza di basi scientifiche del NutriScore, che vede come unico scopo l’arbitraria condanna o promozione di alimenti e non l’educazione del consumatore, approfittando della sua fiducia per guidarlo verso scelte basate su parametri incomprensibili e non trasparenti”. Ha aggiunto Pietro Paganini, Fondatore e Presidente di Competere – Policies for Sustainable Development.

“Il NutriScore, oltre a generare classificazioni paradossali di alimenti simbolo della Dieta Mediterranea – il regime nutrizionale scientificamente considerato tra i più sani al mondo – rappresenta una misura totalmente antiscientifica che mette a repentaglio non solo un patrimonio sociale ed economico inestimabile come il Made in Italy agroalimentare, ma anche il benessere di tutti i cittadini dell’Unione Europea”. Ha concluso Paganini.

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A Milano arriva Mitù, il ristorante di cucina colombiana dell’ex Inter Ivan Cordoba

Colorato, divertente, informale ma elegante, Mitù (via Panfilo Castaldi 28, a Milano) è il primo vero fine dining che vede protagonista la cucina colombiana in Europa. L’idea di Mitù nasce alla fine del 2019 da 4 amici, tra cui Ivan Cordoba, ex difensore dell’Inter e della nazionale colombiana e ora dirigente sportivo del Venezia.

Un ristorante piacevole, dall’atmosfera familiare dove gustare una cucina ricercata, di qualità, identitaria e capace di dare vigore a ogni tipo di piatto e ingrediente, risaltandone il lato esotico e l’autenticità.

MITÙ È LA CAPITALE DEL VAUPÈS

Nasce così Mitù, non un semplice ristorante, ma una porta d’ingresso per entrare, attraverso il cibo, le atmosfere e gli arredi, nel vero spirito colombiano. Mitù è infatti la capitale del dipartimento del Vaupès. Un nome scelto non a caso.

È al confine con il Brasile, destinazione ideale da cui partire per immergersi nella profondità della foresta amazzonica, luogo magico la cui anima è rappresentata dal giaguaro, il più grande carnivoro del Centro e Sud America, presente anche nel logo del ristorante.

Mitù è anche il desiderio di Ivan Cordoba, nato e cresciuto in Colombia, ma che dal 2000 vive in Italia e che desideracompartir con il paese che l’ha adottato le meraviglie della sua terra natia.

Da qui la scelta di affidare la consulenza per la parte food ad Alvaro Clavijo, del ristorante El Chato di Bogotà, tra gli chef più rinomati della Colombia, settimo nella classifica dei Latin America’s 50best.

IL NUOVO RISTORANTE DI IVAN CORDOBA

Mitù è stato realizzato dallo studio MA2A di Andres Cordoba. Ricavato da un ex magazzino e situato in via Panfilo Castaldi, in uno dei quartieri più caratteristici di Milano, il locale di 250 mq, si snoda in un percorso minimale e sensoriale, tutto da scoprire.

L’ospite viene accolto in una zona ingresso con cucina a vista, dove può ammirare un affresco che rappresenta un paesaggio tipico della foresta amazzonica. Dal bancone bar può iniziare il suo viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi colombiani degustando i cocktail. Per poi proseguire nella zona principale, cuore del locale, nel patio con giardino verticale e piante di sottobosco a una parete, o nella sala privé.

Tutto si ispira alla Colombia, ogni oggetto narra una storia e concorre a creare un’atmosfera densa, avvolgente che caratterizza questo locale dai colori che si ispirano alla natura, ai fiori, agli animali e alla terra in una sinfonia di gialli, marroni, arancioni che scaldano e ne fanno un ambiente accogliente e allegro. Un luogo di pura meraviglia e un pizzico di follia.

GLI ARREDI ARTIGIANALI

Le pareti sono vestite con maschere tipiche dei carnevali locali e con ceste che ricordano come le donne locali siano solite portare i frutti della terra, mentre le ceramiche dipinte a mano provengono da Antioquia. Gli arredi, appositamente realizzati da artigiani colombiani, vedono l’utilizzo di legno di mogano e materiali.

La luce è un altro elemento importante del ristorante: tenue, diffusa dalle lampade in paglia anch’esse provenienti dalla Colombia, che accarezza e sembra filtrata dalla vegetazione, una sensazione che si può percepire nella foresta amazzonica.

Alvaro Clavijo, colombiano doc, è l’artefice della creazione dei piatti, insieme a Jose Narbona Rodriguez, spagnolo, lo chef resident, perfetto interprete della proposta gastronomica colombiana. Da Mitù, tutto è preparato in casa, a partire dal pane.

Piatti giocosi, belli da vedere, mai banali, dove la materia prima di qualità è al centro. Gli ingredienti arrivano in parte dal Sudamerica, soprattutto frutta e verdura, che caratterizzano al meglio lo stile e identificano la filosofia della cucina, e in parte dai migliori produttori italiani. Al ristorante il comune denominatore è la convivialità.

IL MENU DI MITÙ MILANO

Sedersi per condividere il gusto del cibo più vero e concreto, attraverso un menu completo che invita l’ospite a fare un viaggio in un paese lontano, moderno, rigoroso, capace di divertirsi in modo responsabile e che restituisce un’altra faccia della Colombia.

Si comincia con “Scopri la Colombia“, una piccola degustazione di antipasti della tradizione, si passa poi ai “Piattini” piccole tapas di vario genere per stuzzicare l’appetito. Si continua poi con gli “Antipasti” e le “Specialità”, piatti unici a base di pesce.

È il caso del Patarashca, pescato cotto in foglia di banano, okra e salsa di chontaduro o carne come l’Entrana, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay o il Solomillo con reducción de frijoles ajÌ de guatila y huacatay e per finire i “Dolci”.

Ricette tradizionali, tipiche, reinterpretate dalle mani dello chef senza nessuna pretesa di stravolgimento, ma nel pieno rispetto dell’originale. Piatti e salse talvolta insoliti ma che ben raccontano l’anima del paese.

Un esempio? L’Ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie, pollo molto popolare e tra le più amate del paese. È anche il piatto tradizionale della vigilia di Natale. Una zuppa che riscalda il cuore condivisa in caratteristiche ciotole di terracotta nera.

LA ROTAZIONE DELLE MATERIE PRIME E I VINI NATURALI

Il menù del nuovo ristorante di Milano dell’ex giocatore dell’Inter Ivan Cordoba cambia 4 volte l’anno. È quindi stagionale e legato alla reperibilità delle migliori materie prime del momento. Tra i signature dishes: Granadilla, leche de tigre e anacardi, l’Empanada di pulled pork e aji di tomate de arbol, Ceviche di pescato del giorno, avocado, e Guatila, tamal con platano maduro e finferli.

Ad accompagnare la proposta gastronomica, una carta dei vini contemporanea. Spazio non solo alle grandi cantine, ma anche alla ricerca di realtà emergenti di alto livello, con un occhio molto attento al mondo dei vini naturali.

Bianchi, rosati e rossi provenienti dalle migliori aziende vinicole italiane, spumanti e champagne, i migliori vini del Sud America, vini dalla Spagna, Francia e alcune chicche di altri paesi europei.

Non mancano gli spirits, le birre e i cocktails realizzati dalla bartender Myriam Riboldi. Il servizio è curato dal restaurant manager e sommelier Andrea Beccaceci. La sala può contenere fino a un massimo di 60 coperti, compreso il cocktail bar.

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Il caffè delle Isole Canarie: 200 anni di storia nella Valle di Agaete di Gran Canaria

Le Isole Canarie sono uno scrigno di biodiversità che nel corso dei secoli si è arricchito di nuove coltivazioni, come quella del caffè. Una produzione relativamente recente. Duecento anni di storia, rendono l’arcipelago il produttore di caffè più a nord del mondo. Ad avere questo primato è in particolare la Valle di Agaete sull’isola di Gran Canaria, dove il caffè è arrivato all’inizio del XIX secolo.

La Valle di Agaete è l’unico luogo in Spagna e uno dei pochi in Europa dove si produce il caffè in modo permanente. Riconosciuto ufficialmente alla Fiera di Parigi del 1898, il caffè della Valle di Agaete è coltivato con tecniche artigianali da oltre 50 famiglie.

Producono 5 mila chili di caffè all’anno in un’area di 45,5 chilometri quadrati di fertile terreno vulcanico situato a 150 metri sul livello del mare, accanto alla Riserva Naturale di Tamadaba, parte della Riserva della Biosfera di Gran Canaria.

LE CANARIE E TYPICA,  IL CAFFÈ DI AGAETE

Il caffè della Valle di Agaete è uno dei più eccellenti al mondo. Si tratta di una varierà di arabica, la “Typica”, di origine etiope. Anche il clima è ideale, classificato come subtropiclae.

La temperatura rimane tra i 18 e i 20 gradi centigradi tutto l’anno, ricreando le condizioni perfette per le coltivazioni tropicali (alberi di banane, boschetti di mango e piantagioni di caffè).

Le famiglie raccolgono il caffè in primavera, rigorosamente a mano. Le bacche sono fatte essiccare su tavole rialzate per 20 giorni per poi procedere all’estrazione dei chicchi del caffè.

Questo processo contribuisce a preservare il sentore dolce tipico della bacca. Il caffè di Agaete è leggero in bocca, molto aromatico e profumato, con certe sfumature acide e un retrogusto amaro molto caratteristico, con note di cioccolato, liquirizia e frutta.

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Al via la stagione del Radicchio Rosso di Treviso Igp

Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.

Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.

Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.

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Radicchio Rosso di Treviso Igp, primi bollini sul mercato

Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.

Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.

Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.

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Gorgonzola e benessere, connubio possibile da Arioli

Caseificio Arioli, realtà dedita alla produzione artigianale di Gorgonzola sin dal 1963, apre la sua nuova Spa presso Cascina Barzizza, a pochi chilometri da Milano. Siamo a Ozzero, piccolo comune nei pressi di Abbiategrasso, in provincia di Milano. Un paesino che ha visto i natali dello “Zola”.

IL NUOVO CENTRO BENESERE

«Questo è un luogo al quale sono molto affezionato – – dice Gianluca Arioli – qui sono nato e qui lavoro. Ho sempre desiderato aprire le porte di casa Arioli per far vivere ai nostri clienti un’esperienza coinvolgente. Non solo la possibilità di deliziare il palato ma anche la possibilità di sostare per una o più notti nella nostra struttura e regalarsi qualche ora di benessere nella Spa. Il tutto circondato dalla natura incontaminata del Parco del Ticino».

È a partire da questa idea che la famiglia Arioli, nel 2003, ha iniziato un lungo processo di ristrutturazione di Cacina Barzizza, realtà storica a pochi metri dal caseificio. Nel nuovo agriturismo è possibile soggiornare nelle camere ricavate nella struttura rurale e concedersi un percorso benessere nella nuova e moderna Spa Arioli.

IL CASEIFICIO

Uno stabilimento nuovo e moderno di 3.800 metri quadrati, per una produzione contenuta e di qualità. Solo 45 mila forme di Gorgonzola all’anno. Dodici chilogrammi per forma, destinate prevalentemente al mercato nazionale, che assorbe oltre il 60%.

Al Caseificio Arioli le linee di produzione del Gorgonzola Dolce e del Gorgonzola Piccante sono separate. Entrambi i prodotti vengono chiamati “01“. Si tratta infatti dell’azienda numero 1 del Consorzio.

L’approccio è green e guarda al concetto della sostenibilità. Il latte utilizzato per la produzione è a chilometro zero. Inoltre, sul tetto del caseificio e della cascina sono stati installati pannelli fotovoltaici in grado di soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero impianto. Un quadro che oggi si completa con la nuova Spa Arioli.

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Torna ViniVeri Ristoranti Autunno

Torna, dopo il successo dell’edizione estiva, ViniVeri Ristoranti l’evento diffuso in tredici regioni italiane, organizzato dal Consorzio ViniVeri. Un vero e proprio giro d’Italia, con una tappa speciale in Slovenia, che parte giovedì 11 e si conclude martedì 16 novembre. Oltre 50 vignaioli artigiani saranno ospiti di osti e chef d’eccellenza in tante città e località del Belpaese.

Quattordici appuntamenti in altrettanti trattorie e ristoranti dove i produttori presenteranno e racconteranno la loro terra, i vigneti, la propria filosofia produttiva. I loro vini saranno protagonisti di abbinamenti con piatti appositamente creati per l’occasione.

Un lungo percorso attraverso lo stivale che porterà, ad esempio, sui rilievi de Le Murgie pugliesi un vignaiolo del Carso e una di Bolgheri o quello che farà approdare sulla riviera ligure di Ponente un produttore spoletino.

«Con ViniVeri Ristoranti vogliamo dare un segnale di normalità e condivisione. Per questo abbiamo deciso di proporre anche questo autunno una formula che, coniugando prossimità e partecipazione, è stata molto apprezzata lo scorso giugno». Spiega Paolo Vodopivec, presidente del Consorzio ViniVeri.

«Non un solo evento, in un’unica sede, ma un tour itinerante che porta noi produttori direttamente sul territorio. E unisce i nostri vini con la creatività e la ricchezza delle tante culture gastronomiche locali e regionali». Conclude Vodopivec.

IL CALENDARIO

Si inizia in Trentino con il primo appuntamento di ViniVeri Ristoranti Autunno. Giovedì 11 novembre al ristorante Il Posto di Ste di Trento saranno presenti le cantine Lispida, Cascina Fornace e Podere Giardino.

Si entra nel vivo dell’evento venerdì 12 novembre quando Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Puglia ospiteranno i vignaioli:

  • Rinaldi, Ezio Cerruti, Antoniotti e Terraquilia all’Osteria Battagliano di Dogliani (Cn);
  • Il Pendio, Cascina delle Rose, Podere Cipolla alla Trattoria del Gallo di Rovato (Bs);
  • La Castellada, Zidarich, Colombera & Garella a La Primula di San Quirino (Pn);
  • Casa Coste Piane, Massa Vecchia, Eugenio Rosi a Il Basilisco di Treviso;
  • Ronco Severo, Angol D’Amig, Rivella, Cantina Ninni al Bino di Savona;
  • Oasi degli Angeli, Clara Marcelli, San Giovenale al Da Sebastiani a Ortezzano (Fm);
  • Paolo Bea, Francesco Massetti, Podere Ortica, Francesco Marra al Barnaba Wine Bar e Cucina a Roma;
  • Paolo Vodopivec e Carla Simonetti al Vita Pugliese a Conversano (Ba)

Sabato 13 novembre in Slovenia, Mlečnik, Slavček, Skerlj saranno al Tabar di Lubiana con le loro ultime annate.

Domenica 14 novembre all’Osteria Mammarossa di Avezzano (Abruzzo) ci saranno Praesidium, La Visciola, Casebianche, Maria Letizia Allevi, Podere Luisa, Feudo D’Ugni, De Fermo, Il Vecchio Poggio. Da Lievito Madre di Arezzo (Toscana) si potranno degustare i vini di Dario Princic, Podere La Cerretta, Trinchero, Pierini & Brugi. La sera stessa i produttori saranno alla cena organizzata da Octavin di Arezzo.

Lunedì 15 novembre sarà la volta della Sicilia con Salvatore Ferrandes, Il Censo, Di Salvo, Viteadovest al Mec di Palermo.

Chiusura martedì 16 novembre con l’Umbria che al ristorante Une di Capodacqua (Pg) ospiterà Valter Mattoni, Altura, Raina, Maria Pia Castelli.

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Nasce il Manifesto “Per un Turismo del lusso in Sicilia”

Nasce il Manifesto “Per un Turismo del lusso in Sicilia“. Lanciato in occasione dell’ottava edizione di Taormina Gourmet vuole essere una base di partenza per creare un disciplinare condiviso in cui tutti gli attori della filiera possano collaborare per realizzare le migliori condizioni di crescita per un turismo di alta gamma.

Tra le priorità c’è la necessità di condividere un elenco di interventi da sottoporre alle istituzioni territoriali, regionali ma anche nazionali ed europee. Inoltre la creazione di un circuito e di un marchio connesso che identifichino i soggetti della filiera del lusso e rispondano ad un protocollo di qualità.

LE TEMATICHE

«Siamo sicuri di sapere cos’è la Sicilia e quante ne esistono? Ogni operatore per la sua competenza deve dare una risposta e agire di conseguenza individuando il suo target». Dice provocatoriamente il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, all’apertura del Forum “Sicilia e turismo di lusso, un binomio possibile?”.

«Il concetto di lusso si è modificato. Oggi il lusso è rappresentato dalla possibilità di vivere il proprio tempo, l’esperienza, l’autenticità», sottolinea Giovanna Manganaro del Boutique Hotel Monaci delle Terre Nere. Tanti gli punti emersi dal dibattito, all’importanza di ampliare il turismo esperienziale alla necessità di ridurre il gap infrastrutturale.

Puntare sulla competenza delle risorse umane e sull’educazione delle giovani generazioni al rispetto dell’ambiente. Ma anche la necessità di destagionalizzare i flussi turistici rendendo la Sicilia una meta appetibile 12 mesi l’anno. Inoltre puntare sulla sostenibilità, vero lusso del futuro secondo molti, e l’alta qualità dell’offerta nell’intera regione.

IL NUOVO CONCETTO DI LUSSO

Se «la Sicilia è un lusso che non tutti si possono permettere», secondo Umberto Trani general manager Therasia Resort, vero è che il concetto di lusso si è ormai evoluto. Se anche una bottiglia di vino può essere ambasciatore della Sicilia, Salvatore Geraci, proprietario della cantina Palari pone l’accento sull’importanza di fare “vini di lusso”.

«Il lusso non è tanto il denaro ma soprattutto la conoscenza e la ricerca, che sono la chiave per accedere a certi piaceri. In questo senso – dice Geraci – anche un vino poco conosciuto può rappresentare un elemento di lusso».

La nuova definizione di lusso non è semplice. A sottolinearlo è Canzio Marcello Orlando, Ceo di Feedback. «Pensiamo ai millennians – dice – ovvero a quei quarantenni che guadagnano molto, spendono molto, vengono da Paesi evoluti. Cosa cercano? Il lusso è un concetto relativo ed è per questo che dobbiamo costruire un’offerta tailor-made. Offerta fatta di beni culturali vissuti in maniera diversa, esperienze uniche nelle cantine, in angoli incontaminati, in luoghi straordinari e poco conosciuti».

Il lusso è cambiato tantissimo per Massimiliano Puglisi, general manager del Grand Hotel Timeo. «Prima era sinonimo di esclusività o di sfarzo, ora è molto più accessibile. Ed è ora che dobbiamo essere uniti e lungimiranti. Investire sulle persone e realizzare quello che una volta mi disse un cliente: vorrei tornare a casa arricchito umanamente».

LE PROBLEMATICHE

Una delle urgenze è la competenza secondo Michele Zappalà, presidente del porto Marina di Riposto. «Abbiamo necessità – afferma – di avviare un percorso che ci porti ad avere tanta competenza delle aziende che lavorano nel turismo».

«Vanno cancellate le distonie tra settore privato e pubblico – afferma Doriana Briguglio, tour operator L’Isolabella -. Bisogna implementate le infrastrutture, cancellate le montagne di spazzatura ma anche la carta gettata a terra. Bisogna lavorare su tre fronti: educazione nei confronti di chi vive sul territorio, organizzazione dei servizi da parte delle amministrazioni, comunicazione dell’identità di destinazione di lusso».

«Cosa manca? Il networking e la formazione di risorse umane», sottolinea Francesco Diana, Artemis Group Founder Yacht Services.  Dal turismo via mare a quello via cielo con Francesco D’Amico, direttore commerciale Sac, Aeroporto di Catania: «La forza della Sicilia è dirompente rispetto a quella dei singoli territori. Bisogna capire che il turismo è un’industria e ha bisogno di grandi numeri, quindi lusso e quantità devono procedere di pari passo come accade nelle Canarie, alle Baleari o sulla Costa adriatica della Croazia».

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Mercatini di Natale in Alto Adige: la Foresta Natalizia di Birra Forst sarà il primo a riaprire

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La Foresta Natalizia di Birra Forst sarà il primo tra i Mercatini di Natale dell’Alto Adige a riaprire, presso la sede del birrificio a Lagundo, in provincia di Bolzano. Dopo l’interruzione dello scorso anno, dovuta alla pandemia, dal 17 novembre 2021 al 9 gennaio 2022 sarà possibile rivivere l’atmosfera unica creata ogni anno da Birra Forst.

L’evento si terrà nel pieno rispetto delle normative vigenti sull’emergenza sanitaria, con un particolare occhio di riguardo per la sicurezza degli ospiti. «La nostra Foresta Natalizia – commenta Cellina Von Mannstein di Birra Forst – negli anni è diventata un appuntamento irrinunciabile per condividere il periodo più suggestivo dell’anno».

«Dopo l’interruzione forzata dei Mercatini di Natale dello scorso anno – continua Von Mannstein – speriamo che i nostri ospiti possano trascorrere qui da noi ore felici e spensierate per vivere il calore del Natale, immergendosi nel nostro magico mondo Forst. E non dimenticando che, soprattutto in quest’edizione, il nostro impegno sarà volto a garantire la sicurezza di tutti, rispettando i protocolli previsti per legge».

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Ristoranti italiani all’estero, accordo Ice-Fipe Confcommercio per il Made in Italy

La rete dei ristoranti italiani nel mondo conta 2.218 locali certificati in 60 Paesi esteri, in 451 diverse città, per un totale di 250.875 coperti per pasto. Al loro fianco l’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), che ha stretto un accordo con Fipe-Confcommercio (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), «per valorizzare al meglio la ristorazione italiana e il suo ruolo promozionale all’estero».

L’iniziativa, presentata a Milano in occasione della fiera di settore Host, ha come obiettivo principale quello di «raccontare l’abilità con cui gli Chef trasformano prodotti di eccellenza, espressione del territorio e delle tradizioni regionali, nei piatti che diventano una vera e propria esperienza dell’agroalimentare made in Italy sia in Italia che all’estero».

CINQUE CHEF TESTIMONIAL

Cinque gli chef scelti come testimonial del progetto. Massimiliano Alajmo, Silvia Baracchi, Herbert Hintner, Claudio Sadler e Giuseppe Santoro saranno protagonisti di attività promozionali in Francia, Stati Uniti, Germania, Russia e Inghilterra.

Parteciperanno a eventi e fiere di settore, realizzando video che verranno promosse durante la settimana della cucina italiana nel mondo. «Tutto questo – spiegano Ice e Fipe Confcommercio – per mostrare al pubblico come, frequentando i ristoranti certificati, sia possibile vivere una esperienza gastronomica 100% italiana anche all’estero».

IL COMMENTO

«La ristorazione italiana – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – è da sempre un fiore all’occhiello dell’offerta agroalimentare del nostro paese, anche all’estero. Il suo ruolo di vetrina è assolutamente essenziale per la promozione del nostro stile di vita e dei prodotti di eccellenza che rendono possibile la realizzazione dei piatti che il mondo ci invidia».

Il progetto messo in piedi con ICE vuole valorizzare tutto questo, attraverso una serie di iniziative in Italia e all’estero che vedranno protagonisti alcuni tra i migliori chef. Tutelare il Made in Italy e promuovere il comparto della ristorazione, quale componente essenziale per il rilancio del settore del turismo, è necessario, soprattutto in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, nel pieno di una difficile ripresa dopo la crisi generata dalla pandemia».

«Agenzia Ice – aggiunge il direttore generale Roberto Luongo – è da sempre impegnata nel sostegno di progetti promozionali per il settore agroalimentare Made in Italy di cui la ristorazione italiana, nel nostro Paese e nel mondo, rappresenta uno straordinario veicolo di conoscenza e diffusione».

L’obiettivo di questo progetto è di sensibilizzare i clienti esteri sulla salubrità e genuinità dei prodotti agroalimentari del Made in Italy che potranno gustare presso l’autentica ristorazione italiana e le grandi catene di distribuzione organizzate estere con le quali abbiamo raggiunto numerosi accordi negli ultimi mesi al fine di rafforzare la presenza di prodotti Italiani già in assortimento e introdurre nuove aziende fornitrici».

«Questa iniziativa e molte altre che abbiamo in programma nei prossimi mesi – conclude il direttore generale di Ice, Roberto Luongo – rientrano nell’ambito del nostro sforzo a sostegno dell’export agroalimentare Italiano che, nonostante la crisi pandemica, ha fatto registrare una crescita del 10,42% nel primo semestre del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020».

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Nas, Operazione Margherita: pizze gourmet “da guida” con ingredienti surgelati e finte Dop

Duro colpo dei carabinieri del Nas Tutela Agroalimentare al settore delle pizzerie gourmet. Nell’ambito dell’Operazione Margherita, i militari hanno scoperto l’utilizzo di ingredienti surgelati e prodotti spacciati per Dop e Igp, non iscritti al relativo disciplinare. Il blitz ha visto impegnati i Reparti per Tutela Agroalimentare (Rac) di Torino, Parma, Roma, Salerno e Messina.

Sono stati denunciati per frode in commercio i titolari di 7 note pizzerie gourmet. Accertate anche altre irregolarità, come la mancata indicazione nei menù degli allergeni e la mancata rintracciabilità di alcuni ingredienti.

Elevate 6 sanzioni per un totale di 18.334 euro ed irrogate tre diffide. Ammonta a un totale di 20 chilogrammi di prodotti agroalimentari vari il sequestro effettuato dai carabinieri del Nas nell’ambito dell’Operazione Margherita.

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La Guida Michelin sarà presentata per i prossimi tre anni in Franciacorta

La regina delle guide gastronomiche italiane ed internazionali ha scelto il suo reame. La Franciacorta è stata eletta Destination Partner di Michelin per la presentazione della Guida, momento clou in cui avviene l’annuncio delle “Stelle” assegnate ai ristoranti italiani. L’accordo tra il Consorzio di Tutela del Franciacorta e Michelin avrà una durata di 3 anni.

«Franciacorta è orgogliosa di poter ospitare i protagonisti della migliore qualità culinaria Italiana: i Cuochi», commenta Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta. «Dobbiamo moltissimo alla ristorazione – aggiunge – che rappresenta il meglio dell’esperienza gastronomica tricolore».

IL COMMENTO

I nostri vini trovano in questi ambasciatori del gusto e del “Made in Italy” preziosi alleati nelle tavole più importanti nel mondo. Ancor più, dopo aver passato il terribile periodo di chiusura, abbiamo il piacere di brindare e festeggiare le stelle in Franciacorta accogliendole con gratitudine ed amicizia».

Entusiasta anche il commento di Marco Do, direttore comunicazione della Michelin Italiana. «La storia della Guida Michelin è una storia di viaggio. Siamo felici di questa partnership che vedrà la Franciacorta come sede delle prossime tre edizioni della Guida Michelin».

«Questo territorio è la cornice ideale per continuare il nostro viaggio alla scoperta dei prodotti vitivinicoli di una terra dalla lunga tradizione e della sua unicità che l’ha resa una delle ambasciatrici del Made in Italy nel mondo», conclude Do.

LA STORIA DELLA GUIDA MICHELIN

La Guida Michelin, che fu originariamente concepita con l’intenzione d’incoraggiare gli automobilisti a mettersi in viaggio, nasce nel 1900 in Francia da un’idea dei fratelli André ed Édouard Michelin, fondatori dell’omonima azienda di pneumatici.

Per aiutare le poche migliaia di automobilisti francesi alle prese con un viaggio che era spesso avventuroso, i fratelli Michelin creano un volumetto per il viaggiatore. Conteneva mappe, procedure per cambiare una ruota, stazioni di servizio. E una lista d’indirizzi in cui mangiare e pernottare la notte.

Preso atto del crescente interesse per la buona tavola, i fratelli Michelin reclutano un’équipe di “avventori misteriosi” – oggi li si chiama “ispettori” – per visitare e recensire anonimamente i ristoranti.

Nel 1926 la guida inizia ad assegnare le stelle agli indirizzi di alta cucina, evidenziandoli inizialmente con una sola stella. Dopo cinque anni, viene introdotta la scala attuale: una, due, tre stelle. Una storia che prosegue e che, per i prossimi tre anni, ha uno spumante ufficiale con cui brindare: il Franciacorta.

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Aprono a Napoli i primi Roadhouse e Billy Tacos della Campania

Inaugurato il primo Roadhouse Restaurant in Campania alla Stazione di Napoli Centrale, all’interno della nuova Food Hall. Si tratta del 166° locale della catena. A fianco è stato inaugurato anche il 16° punto vendita del brand Billy Tacos, ispirato alla cucina messicana.

«Per noi le aperture di Napoli rappresentano un grande traguardo – afferma Nicolas Bigard, Amministratore Delegato di Roadhouse Spa – . Tra le grandi città italiane, Napoli era l’unica dove ancora mancavano. A giudicare dall’attesa e dalle tantissime richieste che ci sono giunte dai social, sono certo che i nostri formati riscuoteranno anche qui un grande successo».

«In più, grazie alla partnership con Grandi Stazioni Retail abbiamo una location speciale con un facile accesso anche dall’esterno della stazione, una magnifica vista verso il Vesuvio e un layout particolarmente curato. Oltre che per i viaggiatori Roadhouse Restaurant e Billy Tacos si offrono come locali di riferimento per tutti i napoletani». Conclude Bigard.

Entrambi i nuovi locali nella stazione di Napoli Centrale sono aperti dalle 12 alle 22 e complessivamente danno lavoro a circa 40 giovani, tutti neoassunti.

ROADHOUSE RESTAURANT E BILLY TACOS

Roadhouse Restaurant è un ristorante specializzato in carni alla griglia, burger e BBQ Ribs, le iconiche costine di maiale in salsa barbeque. Il menu prevede un vasto assortimento di piatti unici a base di carne alla griglia e un ricco assortimento di Burger.

Billy Tacos è un formato di ristorazione veloce ispirato alla cucina messicana che sta riscontrando un notevole favore. Nonostante sia stato lanciato da meno di due anni, con Napoli conta già 16 locali in Italia. Il menu comprende Mex Tacos, Burritos, French Tacos e Poke Bowl personalizzabili con moltissime combinazioni.

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Roadhouse Restaurant e Billy Tacos arrivano in Campania

Inaugurato il primo Roadhouse Restaurant in Campania alla Stazione di Napoli Centrale, all’interno della nuova Food Hall. Si tratta del 166° locale della catena. A fianco è stato inaugurato anche il 16° punto vendita del brand Billy Tacos, ispirato alla cucina messicana.

«Per noi le aperture di Napoli rappresentano un grande traguardo – afferma Nicolas Bigard, Amministratore Delegato di Roadhouse Spa – . Tra le grandi città italiane, Napoli era l’unica dove ancora mancavano. A giudicare dall’attesa e dalle tantissime richieste che ci sono giunte dai social, sono certo che i nostri formati riscuoteranno anche qui un grande successo».

«In più, grazie alla partnership con Grandi Stazioni Retail abbiamo una location speciale con un facile accesso anche dall’esterno della stazione, una magnifica vista verso il Vesuvio e un layout particolarmente curato. Oltre che per i viaggiatori Roadhouse Restaurant e Billy Tacos si offrono come locali di riferimento per tutti i napoletani». Conclude Bigard.

Entrambi i nuovi locali nella stazione di Napoli Centrale sono aperti dalle 12 alle 22 e complessivamente danno lavoro a circa 40 giovani, tutti neoassunti.

ROADHOUSE RESTAURANT E BILLY TACOS

Roadhouse Restaurant è un ristorante specializzato in carni alla griglia, burger e BBQ Ribs, le iconiche costine di maiale in salsa barbeque. Il menu prevede un vasto assortimento di piatti unici a base di carne alla griglia e un ricco assortimento di Burger.

Billy Tacos è un formato di ristorazione veloce ispirato alla cucina messicana che sta riscontrando un notevole favore. Nonostante sia stato lanciato da meno di due anni, con Napoli conta già 16 locali in Italia. Il menu comprende Mex Tacos, Burritos, French Tacos e Poke Bowl personalizzabili con moltissime combinazioni.

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Missione export per la Mozzarella di Bufala Campana Dop

Missione all’estero per il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop. Ottobre sarà dedicato agli eventi internazionali, a partire dall’Esposizione Universale di Dubai fino alla fiera Anuga di Colonia. L’obiettivo è consolidare il trend positivo dell’export della Bufala Dop.

Nel 2020 le esportazioni hanno fatto segnare un +9,7%, raggiungendo il 37% del totale della produzione, che vuol dire quasi 20 mila tonnellate di mozzarella Dop arrivate sulle tavole di tutto il mondo. Francia, Germania e Spagna sono i Paesi sul podio dell’export.

L’identikit del consumatore all’estero di mozzarella Dop è stato tracciato da una recente ricerca di Nomisma per il Consorzio di Tutela. È un lavoratore con titolo di studio alto, reddito medio-alto, con figli minori di 12 anni ed è stato in Italia. Ecco il calendario di appuntamenti del Consorzio nel mese di ottobre.

EXPO DUBAI (1 OTTOBRE 2021 – 31 MARZO 2022)

La prima tappa all’estero del Consorzio è all’Expo di Dubai, inaugurato lo scorso 1 ottobre, dove sono pronti a fare squadra i grandi formaggi Dop italiani. La mozzarella di bufala campana partecipa infatti alla collettiva di Afidop (l’associazione dei formaggi Dop italiani) a cui prendono parte anche i Consorzi di Tutela del Grana Padano, Gorgonzola e Pecorino romano.

La Bufala Dop sarà presente a M-Eating Italy, uno spazio pensato per trasmettere l’esperienza italiana nelle sue aree di eccellenza. Lo spazio M-Eating Italy sarà il contesto per far conoscere i formaggi Dop italiani, le loro caratteristiche, la loro storia, la grande capacità di trasformazione delle imprese italiane e il loro valore.

Durante i sei mesi di Esposizione universale, saranno organizzati una serie di appuntamenti che uniranno degustazioni “in purezza” a veri e propri show cooking.

«Presentarsi uniti e compatti al primo e più importante evento internazionale post-pandemia è un valore aggiunto per i nostri grandi formaggi Dop. Per noi è strategico continuare a crescere nei prossimi anni, anche nei mercati lontani». Dichiara Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

«I consumatori ci chiedono una ulteriore attenzione ai temi della qualità e della sostenibilità. Temi su cui siamo già al lavoro e che ci consentiranno di conquistare anche i consumatori di domani nel mondo». Conclude Raimondo.

ANUGA, CAOLONIA (GERMANIA) 9 – 13 OTTOBRE 2021

L’altro appuntamento internazionale di ottobre è la fiera Anuga di Colonia, in Germania, la principale manifestazione europea per il Food&Beverage. Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop avrà uno spazio al padiglione 10.1 Stand H22-G23. Anche in questo caso sotto l’egida di Afidop, insieme ad altri 4 Consorzi italiani: Grana Padano, Taleggio, Asiago e Gorgonzola.

Durante la rassegna, lo stand ospiterà tre masterclass guidate da uno chef, un sommelier e una performer. Un occasione per presentare, spiegare e far degustare la Bufala Campana e gli altri formaggi Dop coinvolti. In particolare il 10 ottobre Domenico Gentile, chef, formatore di origine italiane e autore di un fortunato libro di cucina in Germania, nel suo show cooking presenterà cinque ricette originali con i formaggi di eccellenza.

L’11 ottobre invece sarà la volta di Claudia Stern, sommelier tedesca, redattrice della rivista tedesca specializzata Vinum e membro della Sommelier Union Germany. Stern spiegherà i migliori abbinamenti di vino con i 5 prodotti Dop. A guidare l’ultima masterclass del 12 ottobre ci sarà infine Stefania Lettini, chef, formatrice, youtuber che presenterà uno storytelling dei 5 formaggi attraverso il racconto e la degustazione guidata.

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Mozzarella di Bufala Campana Dop: missione export

Missione all’estero per il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop. Ottobre sarà dedicato agli eventi internazionali, a partire dall’Esposizione Universale di Dubai fino alla fiera Anuga di Colonia. L’obiettivo è consolidare il trend positivo dell’export della Bufala Dop.

Nel 2020 le esportazioni hanno fatto segnare un +9,7%, raggiungendo il 37% del totale della produzione, che vuol dire quasi 20 mila tonnellate di mozzarella Dop arrivate sulle tavole di tutto il mondo. Francia, Germania e Spagna sono i Paesi sul podio dell’export.

L’identikit del consumatore all’estero di mozzarella Dop è stato tracciato da una recente ricerca di Nomisma per il Consorzio di Tutela. È un lavoratore con titolo di studio alto, reddito medio-alto, con figli minori di 12 anni ed è stato in Italia. Ecco il calendario di appuntamenti del Consorzio nel mese di ottobre.

EXPO DUBAI (1 OTTOBRE 2021 – 31 MARZO 2022)

La prima tappa all’estero del Consorzio è all’Expo di Dubai, inaugurato lo scorso 1 ottobre, dove sono pronti a fare squadra i grandi formaggi Dop italiani. La mozzarella di bufala campana partecipa infatti alla collettiva di Afidop (l’associazione dei formaggi Dop italiani) a cui prendono parte anche i Consorzi di Tutela del Grana Padano, Gorgonzola e Pecorino romano.

La Bufala Dop sarà presente a M-Eating Italy, uno spazio pensato per trasmettere l’esperienza italiana nelle sue aree di eccellenza. Lo spazio M-Eating Italy sarà il contesto per far conoscere i formaggi Dop italiani, le loro caratteristiche, la loro storia, la grande capacità di trasformazione delle imprese italiane e il loro valore.

Durante i sei mesi di Esposizione universale, saranno organizzati una serie di appuntamenti che uniranno degustazioni “in purezza” a veri e propri show cooking.

«Presentarsi uniti e compatti al primo e più importante evento internazionale post-pandemia è un valore aggiunto per i nostri grandi formaggi Dop. Per noi è strategico continuare a crescere nei prossimi anni, anche nei mercati lontani». Dichiara Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop.

«I consumatori ci chiedono una ulteriore attenzione ai temi della qualità e della sostenibilità. Temi su cui siamo già al lavoro e che ci consentiranno di conquistare anche i consumatori di domani nel mondo». Conclude Raimondo.

ANUGA, CAOLONIA (GERMANIA) 9 – 13 OTTOBRE 2021

L’altro appuntamento internazionale di ottobre è la fiera Anuga di Colonia, in Germania, la principale manifestazione europea per il Food&Beverage. Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop avrà uno spazio al padiglione 10.1 Stand H22-G23. Anche in questo caso sotto l’egida di Afidop, insieme ad altri 4 Consorzi italiani: Grana Padano, Taleggio, Asiago e Gorgonzola.

Durante la rassegna, lo stand ospiterà tre masterclass guidate da uno chef, un sommelier e una performer. Un occasione per presentare, spiegare e far degustare la Bufala Campana e gli altri formaggi Dop coinvolti. In particolare il 10 ottobre Domenico Gentile, chef, formatore di origine italiane e autore di un fortunato libro di cucina in Germania, nel suo show cooking presenterà cinque ricette originali con i formaggi di eccellenza.

L’11 ottobre invece sarà la volta di Claudia Stern, sommelier tedesca, redattrice della rivista tedesca specializzata Vinum e membro della Sommelier Union Germany. Stern spiegherà i migliori abbinamenti di vino con i 5 prodotti Dop. A guidare l’ultima masterclass del 12 ottobre ci sarà infine Stefania Lettini, chef, formatrice, youtuber che presenterà uno storytelling dei 5 formaggi attraverso il racconto e la degustazione guidata.

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Raddoppiato l’export di olio italiano in vent’anni

Le esportazioni di olio d’oliva Made in Italy nel mondo sono raddoppiate (+100%) in valore negli ultimi venti anni. Un’accelerazione impressa dalla svolta green a tavola verso il consumo di prodotti salutistici legata alla pandemia Covid. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre del 2021.

Con 315 milioni di chili l’Italia si colloca come secondo produttore mondiale dietro la Spagna il cui raccolto oscilla fra 1,25 a 1,35 miliardi di chili. Al terzo posto la Tunisia con una campagna normale da 250 milioni di chili. Al quarto posto scende la Grecia in cui si prospetta una delle campagne più brutte dal dopoguerra, con la produzione che dovrebbe sfiorare i 200 milioni di chili come quella in lieve calo della Turchia.

IL MERCATO MONDIALE

A sostenere la domanda mondiale è la ricerca di alimentari sani e sostenibili determinata dall’emergenza sanitaria. Gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici. Effetti positivi che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione. Un incremento degli acquisti in valore del 5% nei primi sei mesi del 2021.

Quasi la metà di tutto l’olio tricolore esportato nel mondo finisce nei Paesi dell’Unione Europea, dove gli arrivi sono aumentati del 98% nell’arco del ventennio. Ma è in Asia che si registra l’impennata più significativa, con le esportazioni che sono quasi triplicate (+162%).

Il principale mercato di sbocco per l’extravergine tricolore si conferma quello degli Stati Uniti che assorbono da soli quasi un terzo del totale, con un incremento del 73% in 20 anni. Al secondo posto si piazza la Germania (+95%) davanti a Francia, Gran Bretagna e Giappone.

L’OLIO ITALIANO E LA SANA ALIMENTAZIONE

Il boom dell’olio italiano spinge anche i consumi totali che nel mondo sono arrivati a 3,2 miliardi di chili. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Coi relativi all’ultimo anno, sono gli americani in cima alla classifica grazie ai 357 milioni di chili che sono finiti sulle tavole.

Merito anche del fatto che l’extravergine tricolore è il simbolo della Dieta Mediterranea che si è classificata come migliore dieta al mondo del 2021 su 35 regimi alimentari presi in considerazione da U.S. News & World’s Report’s.

Un successo sul quale pesa però la minaccia a livello internazionale dalla diffusione di sistemi di etichettatura fuorvianti, discriminatori ed incompleti. Il traffic light inglese e il nutriscore francese finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali. Alimenti da secoli sono presenti sulle tavole. Il tutto per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

«Si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea», denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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Festa del Torrone: dal 13 al 21 novembre a Cremona

Confermata l’edizione 2021 della Festa del Torrone, appuntamento imperdibile tra le vie del centro di Cremona che torna nella sua versione integrale di 9 giorni dal 13 al 21 novembre con un ricco palinsesto di appuntamenti, showcooking, degustazioni e maxi costruzioni di torrone.

«Torna quest’anno nel format consueto la Festa del Torrone –  racconta Gianluca Galimberti, Sindaco di Cremona -. La manifestazione da oltre vent’anni anima il centro storico di Cremona con appuntamenti che invadono le vie di profumi e sapori grazie al coinvolgimento delle aziende produttrici del territorio».

IL FORMAT

Dulcis in fundo” è il tema che accomuna i vari momenti dell’edizione 2021. Tema che ha un triplice significato: la evidente dolcezza del torrone. Un segno di positività: alla fine arriva sempre qualcosa di buono. Infine un segno di speranza: qualcosa di bello e inaspettato. Un modo per esorcizzare la pandemia.

Non mancheranno le sfide tra chef. In uno show cooking “in rosa” quattro chef donna in rappresentanza delle province del circuito East Lombardy – Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova – si sfideranno nell’elaborazione di un menù completo in cui dovranno usare esclusivamente prodotti tipici del proprio territorio.

Un esperimento di quest’anno sarà il fuori torrone con un parterre di scrittori, artisti ed esponenti del mondo culturale. Non mancheranno maxi sculture di Torrone realizzata da Mirco Della Vecchia, premiazioni, disfide, showcooking e tanto altro, oltre al grande ritorno del treno a vapore che partirà da Milano con destinazione Cremona con un convoglio di carrozze degli anni Trenta con assaggi di torrone nel tragitto.

TORRONE & TURISMO

«Unire le eccellenze enogastronomiche della nostra Lombardia alla valorizzazione di luoghi e città d’arte significa compiere un’operazione di marketing territoriale straordinaria. – Spiega Lara Magoni, Assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda Regione Lombardia -. Ecco perché eventi come la Festa del Torrone sono di fondamentale importanza per il rilancio del turismo».

«Mantenere vive tradizioni antiche e sapori tramandati di generazione in generazione permette di far apprezzare a milioni di visitatori le eccellenze del Made in Italy. Enogastronomia e cultura, grazie al Museo del Violino, sono un vanto a livello internazionale», conclude l’Assessore.

«L’evento rappresenta un grande segnale di ripresa economica anche per l’indotto. Accanto agli eventi ci sono le imprese dell’accoglienza, le strutture ricettive e i negozi. Guide turistiche e i progetti di promozione culturale che esaltano i nostri prodotti tipici». Sottolinea Barbara Manfredini, Assessore al Turismo, City Branding e Sicurezza al Comune di Cremona.

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Orto San Frediano, la prima garden kitchen di Firenze

Nel cuore dell’Oltrarno, da un’idea della chef Enrica Della Martira, nasce “Orto San Frediano“. La prima garden kitchen fiorentina. Uno spazio di nuova concezione in cui la passione per la cucina prende forme inedite e coinvolgenti.

Il progetto, concepito durante i lunghi mesi del lockdown, è fortemente connesso al luogo in cui sorge, il Giardino Torrini. Un’area verde di 3.500 metri quadrati, che fino agli anni ottanta è stato sede di un importante vivaio di proprietà della famiglia.

Lo spazio è stato completamente riqualificato nel rispetto del paesaggio, della sua vocazione e dei suoi elementi storici più preziosi, come un uliveto secolare che ancora produce ottimo olio. Orto San Frediano apre dunque alla città le porte del Giardino Torrini, a pochi giorni dal G20 dedicato all’agricoltura, per offrire molteplici esperienze di gusto e di bellezza. Uno scambio continuo tra il dentro e il fuori.

LA LOCATION

«Un’opera che recupera un terreno nel cuore di Firenze rimasto finora nascosto – ha detto l’assessore all’Urbanistica e ambiente Cecilia Del Re – e che connette anche due importanti parti dell’Oltrarno come via Pisana e lungarno Santa Rosa».

La garden kitchen, quartier generale di Enrica Della Martira, ruota intorno all’orto-giardino, disegnato e allestito dal vivaista Paolo Mati (Mati 1909). In cucina, esperienza, professionalità e creatività incontrano la freschezza dei vegetali a chilometro zero. Il potager circonda le antiche serre trasformate dall’architetto Tommaso Villa (Art of Building) in luoghi di convivialità easy chic, scambio e apprendimento.

Orto San Frediano nasce dal desiderio di raccontare nuove storie in cucina. Una realtà con molte “anime”, aperta alle contaminazioni e in continuo divenire. Orto San Frediano è anche e soprattutto una scuola di cucina innovativa nella quale convergono le diverse esperienze che Enrica ha maturato in anni di attività e di collaborazioni.

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Apre a Roma Casadora, pastificio con cucina

La voglia di unire la tradizione della pasta fresca italiana ad una proposta gastronomica moderna. Questa la motivazione che ha spinto un gruppo di amici e soci a creare Casadora, pastificio con cucina. Un nuovo spazio dedicato al buon cibo a Roma.

«Il nostro progetto nasce dalla voglia di modernizzare l’idea del classico pastificio. Partire dalla tradizione per dar vita ad un luogo nel quale poter comprare e gustare un’ottima pasta fresca», dichiara Valerio Spadaro Guerra, uno dei soci del progetto, per oltre dieci anni impegnato nel mondo della ristorazione.

Il laboratorio della pasta è affidato a Giulia Ghisellini, che può vantare esperienze in cucine stellate in Italia ed all’estero, in particolare in Spagna.

CASADORA

Un nome, Casadora, che nasce dall’unione di due parole. “Casa“, immancabile luogo associato al piacere di consumare la pasta e “Dora“, diminutivo di “Azdora” (“zdoura” dal dialetto Bolognese). Parola che nell’immaginario collettivo rappresentava la vera colonna portante della famiglia, normalmente raffigurata col grembiule, le mani infarinate e il fazzoletto in testa per raccogliere i capelli.

Dall’unione di questi due concetti che richiamano la casa, la famiglia e la tradizione, Giulia e Valerio sono partiti per progettare un locale nel quale proporre paste ripiene classiche ed altre particolari, moderne. Tagliolini, cappellacci, tonnarelli, ravioli, tortellini, ma anche noodles o gyoza, perché la filosofia gastronomica di questo concept ha un respiro internazionale.

IL CONCEPT

Casadora è un “pastificio con cucina“, ed è quindi possibile non solo acquistare la pasta fresca da preparare a casa, ma anche gustare a pranzo i piatti preparati da Giorgio Romanini (per molti anni alla guida del ristorante Mavi).

Negli spazi situati in via Oslavia 11, a pochi metri da Piazza Mazzini, c’è infatti posto per 30 coperti interni e 15 esterni. Grande cura è stata dedicata anche all’ampia scaffalatura con la selezione di prodotti in vendita, tutti italiani e di piccole aziende, con un occhio di riguardo al biologico.

Nel laboratorio guidato da Giulia ogni giorno vengono preparati diversi formati di pasta in versione classica o moderna. Non solo pasta fresca da consumare a breve ma anche paste abbattute poiché contengono ripieni particolari.

È questa l’ulteriore punto di forza di Casadora, una proposta innovativa che offre la possibilità di provare paste come i Tortelli ripieni di tartare di gamberi rosa e lime. O ancora i Cappellacci con salsa di pomodori arrosto, i Cappellacci ripieni di Amatriciana, senza dimenticare quelli con ripieno fondente al Brie.

LE PROPOSTE GASTRONOMICHE

Una prima produzione che verrà arricchita di volta in volta con nuove proposte. Proposte da gustare con le salse, i sughi e i brodi preparati dalla brigata di Casadora e disponibili per essere acquisti.

«Perché comprare eccellenti tortellini e rovinarli a casa con un brodo preparato frettolosamente? Abbiamo deciso di produrre anche una serie di condimenti che permetteranno alla nostra clientela di valorizzare la pasta che sceglieranno», dichiara Giulia.

Con l’autunno il menu verrà impreziosito dai primi della tradizione romana e da alcune proposte internazionali. Ad esempio i gyoza o i noodles, ideali per preparare un gustoso ramen.

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Campagna olearia 2021/2022, Confagricoltura: «Buona qualità per l’olio italiano»

La campagna olearia 2021/2022 si annuncia in leggera ripresa rispetto a quella dello scorso anno, seppur con forti differenze tra il Nord e le aree del Centro e del Sud. Confagricoltura presenta le stime del comparto mentre si svolgono le prime operazioni di raccolta delle olive in Sicilia.

«La qualità è buona – spiegano i tecnici dell’organizzazione – e in generale gli operatori sono soddisfatti per lo stato fitosanitario delle drupe. L’umidità controllata ha infatti contribuito a contenere gli attacchi di mosca, ma la mancanza d’acqua, dovuta a un’estate particolarmente asciutta, limiterà la resa in molte province olivicole».

La produzione di olio extravergine d’oliva, in particolare in Veneto e Lombardia, è stata praticamente azzerata a causa delle condizioni climatiche avverse: prima le gelate, che hanno ritardato le fioriture, poi le grandinate estive che hanno dato il colpo di grazia, con perdite anche del 90%. In Liguria la riduzione arriverà al 50% per fitopatologie che a luglio hanno provocato cascola di frutti sani. Dimezzata la produzione in Emilia-Romagna.

L’OLIO ITALIANO 2021/2022 REGIONE PER REGIONE

La situazione al Centro e al Sud si presenta estremamente variegata e altalenante a causa del clima e della disponibilità idrica. In Toscana, sulla costa, si avrà circa il 50% della produzione potenziale; nelle zone interne si andrà al 30%, ma lo stato fitosanitario è sotto controllo.

In Abruzzo, rispetto allo scorso anno, la produzione registrerà un aumento del 10% con performance migliori nel Chietino e nel Pescarese. In Umbria si avrà un calo importante, anche se la qualità è ottima. Per Marche e Sardegna si prevede una contrazione. Nel Lazio l’andamento produttivo si mostrerà a macchia di leopardo, con le province di Latina e Frosinone che lasciano presagire una buona raccolta, mentre Rieti, Viterbo e Roma avranno volumi più bassi. In generale ci si aspetta una riduzione del 25% rispetto allo scorso anno.

Tiene l’olio extravergine nelle regioni meridionali, ad eccezione della Campania, dove si prevede un calo del 30%. In Molise, nonostante la siccità, si prevede un aumento del 10% e un prodotto di discreta qualità. In Puglia si annuncia un’annata di carica, ma con i volumi in parte condizionati dalla siccità.

«Laddove è stata possibile l’irrigazione di soccorso – evidenzia Confagricoltura – si è riusciti a tamponare a scapito di costi di produzione più elevati. Nel Salento c’è grande attesa per i primi impianti di Favolosa (varietà al batterio della Xylella Fastidiosa) che entrano in produzione quest’anno e che lasciano intravedere una luce in un territorio flagellato dalla malattia».

IN SICILIA PARTE LA RACCOLTA

In Sicilia c’è soddisfazione per lo stato fitosanitario della campagna olearia 2021/22. La quantità, tuttavia, è variabile. Si sta già iniziando a raccogliere nella zona orientale per le produzioni di alta qualità, con rese in olio limitate fra il 6% il 10%.

In Calabria la campagna presenta una situazione decisamente diversificata, con le aree costiere di Cosenza e Crotone in carica e una buona produzione anche nelle zone interne. Valida la performance anche nel Catanzarese, mentre nelle province di Vibo e Reggio le produzioni si preannunciano meno positive dal punto di vista dei volumi.

«Il settore olivicolo-oleario è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici estremi – afferma Walter Placida, presidente Federazione Olio di Confagricoltura -. Abbiamo avuto una stagione segnata da una diffusa siccità, in particolare nelle regioni meridionali, che ha favorito il contenimento delle problematiche fitosanitarie, ma influenzato i volumi produttivi. Soltanto le prossime settimane, con il clima che ci sarà all’inizio dell’autunno, potranno chiarire l’andamento anche in termini di resa in olio».

«Mi auguro che si possano trovare le risorse finanziare da mettere a disposizione del comparto, per ampliare i sistemi di irrigazione in modo da affrontare meglio periodi di siccità che hanno caratterizzato la campagna attuale», aggiunge presidente di Unapol (Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli) Tommaso Loiodice.

IL MERCATO DELL’OLIO ITALIANO

In occasione della campagna olearia 2021/22, l’Italia si conferma primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri/anno pro capite. Il Bel paese è il secondo produttore, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale.

Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi. In primis gli Usa, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).

La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%) ed è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità. Negli ultimi 4 anni si registra una diminuzione media del 55%, influenzata anche dai cali della campagna olearia 2021/22.

Tabella – Produzione di olio per Regione nel 2020 (tonnellate)



Fonte: Elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Ismea e Agea

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“Franciacorta: a Golden Feeling”: un film per la Milan Fashion Week

È online da qualche ora sulla piattaforma della Camera della Moda Franciacorta: a Golden Feeling, il fashion film che la Franciacorta lancia in occasione della Milan Fashion Week. L’evento, che torna questo settembre alle sfilate in presenza, ospiterà così immagini di «forte impatto visivo», con le quali il Consorzio franciacortino intende «creare una connessione istantanea con il mondo dello stile e della creatività, rendendo il brand riconoscibile come parte integrante fashion system».

“Franciacorta: a Golden Feeling” è «un elogio alla moda e alla bellezza, un racconto che si avvale di un’estetica ricercata con una forte componente ritmata, di puro look, attraverso un montaggio intenso nel tipico stile del fashion film».

Il film si apre con una serie di calici disposti in un ordine perfettamente geometrico al centro di uno spazio indefinito. Le bolle risalgono vivacemente nei calici, finché un suono ovattato proveniente da un club, nella stanza accanto, fa tremare tutto creando delle increspature.

La camera si avvicina ad un calice, immergendo virtualmente lo spettatore nel Franciacorta. Il calice e la bolla fungono da “portale” per accompagnarlo in una dimensione dove corpo, moda e movimento si incontrano.

Attraverso costruzioni scenografiche e proiezioni all’interno di uno spazio indefinito, ballerini si alternano in una serie di performance, conferendo al film un look contemporaneo e dinamico grazie ad una regia attenta alla composizione dell’immagine, mirata a costruire per ogni scena un quadro perfettamente bilanciato e composto da scene in movimento.

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Fipe-Confcommercio, ristoranti e alberghi: «Nel 2020 italiani hanno speso 124 miliardi in meno»

Nel 2020 segnato dalla pandemia Covid-19, gli italiani hanno speso 124 miliardi di euro in meno. Lo certifica l’Istat che oggi ha diffuso la stima aggiornata dei conti economici nazionali con i dati relativi anche ai consumi delle famiglie. Un calo sul quale pesa in particolare la performance di alberghi e ristoranti.

Insieme, ospitalità e ristorazione hanno fatto registrare una flessione, a prezzi costanti, di 43,8 miliardi, di cui oltre 30 sono da imputare alla sola ristorazione. Meglio i consumi alimentari in casa, le comunicazioni e i beni e servizi legati all’abitazione, che nel 2020 sono cresciuti rispettivamente di 2,9, 0,6 e 1,5 miliardi di euro.

«Questi numeri – commenta Fipe-Confcommercio – dimostrano ancora una volta che le nostre percezioni erano corrette. La ristorazione è rimasta paralizzata per un anno intero e i ristori arrivati non sono stati minimamente sufficienti per riequilibrare le perdite.

«L’auspicio – conclude la Federazione Italiana Pubblici Esercizi – è che, da questo momento in poi, si decida di puntare con maggior decisione su un settore strategico per l’offerta turistica del nostro Paese, rilanciandolo anche attraverso politiche di sviluppo da sostenere attraverso i fondi del Pnrr».

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Alberi da Tartufo Bianco d’Alba tra i vigneti dell’Alta Langa: il progetto del Consorzio

È un legame forte quello che unisce l’Alta Langa, primo spumante Metodo classico ad essere prodotto in Italia fin dalla metà dell’Ottocento, e il Tartufo Bianco d’Alba. L’unione si rafforza grazie all’ultimo progetto del Consorzio di tutela. «Insieme al presidente Antonio Degiacomi e al Centro Nazionale Studi Tartufo – annuncia il responsabile operativo dell’ente, Paolo Rossino – intendiamo sensibilizzare i nostri soci viticoltori affinché dedichino una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo».

«Questi alberi – continua l’esponente del Consorzio Alta Langa – potranno essere curati direttamente dagli agricoltori. Si potranno anche stabilire accordi con associazioni di trifolao, che se ne occupino in modo da favorire buone pratiche di sviluppo e mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa».

LE PIANTE DA TARTUFO BIANCO

«Auspichiamo che anche altri enti e associazioni si muovano in questa direzione – aggiunge Paolo Rossino -. Come e più che piantare una vite, piantare un albero significa avere capacità di immaginare il futuro. E se piantare un albero permette di dare corpo al sogno di un mondo più bello, piantare alberi simbionti del Tartufo ci impegna nella direzione di un mondo più buono».

Sono diverse le piante da tartufo bianco. Tra queste: Quercus Robur (Farnia), Quercus Cerris (Cerro), Quercus Petraea (Rovere), Quercus Pubescens (Roverella), Populus Nigra (Pioppo Nero). E ancora: Populus Alba (Pioppo Bianco), Populus Deltoides Cv. Carolinensis (Pioppo Carolina), Populus Tremula (Pioppo Tremulo), Salix Caprea (Salicone). Senza dimenticare Salix Alba (Salice Bianco), Tilia Platyphyllos (Tiglio), Ostrya Carpinifolia (Carpino Nero) e Corylus Avellana (Nocciolo).

LA FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO DI ALBA 2021

Nel frattempo si rinnova un’altra partnership territoriale. Per il sesto anno consecutivo, il Consorzio Alta Langa sarà la bollicina ufficiale della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba 2021 (9 ottobre – 5 dicembre).

Lo si potrà degustare nella Grande Enoteca della Fiera e durante i Foodies Moments, i cooking show dell’Alba Truffle Show, in abbinamento ai piatti dei più quotati chef di livello nazionale e internazionale che, per l’occasione votano il loro estro a piatti cuciti su misura per il Tartufo Bianco d’Alba.

APPUNTAMENTI CON GLI CHEF

Ricchissimo il calendario degli eventi, con doppio appuntamento ogni sabato (alle 11.00 e alle 18.00) e alla  domenica (alle 18.00): a deliziare i partecipanti penseranno gli chef Gabriele Boffa, Federico Gallo, Davide Caranchini, Pasquale Laera, Giancarlo Morelli, Riccardo Bassetti, Giuseppe Iannotti, Luca Zecchin, Ugo Alciati,  Matias Perdomo, Flavio Costa.

E ancora: Andrea Larossa, Ivano Ricchebono e Federico Belluco (entrambi il 1° novembre,  rispettivamente alle 11.00 e alle 18.00), Federico Zanasi, Davide Rangoni, Davide Palluda, Stefano Sforza, Paolo  Griffa, Walter Ferretto, Fabio Pisani e Alessandro Negrini, Damiano Nigro, Eugenio Boer, Luigi Taglienti, Marco  Sacco, Michelangelo Mammoliti, Enrico Marmo, chiudendo con Christian e Manuel Costardi.

«Il legame tra i nostri vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba – sottolinea il presidente del Consorzio Alta Langa, Giulio Bava – in questi anni si è fatto via via più stretto. Un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ci ha avvicinati e ci ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola ma va ben oltre. Ormai l’abbinamento fra le bollicine di Alta Langa e il Tartufo Bianco si è fatto strada e si è affermato tra le ricette degli chef e nei desideri di chi ama il buon vivere».

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Rosita Galletto e Birra apre a Milano il quinto locale ispirato alla Vallespluga

Rosita Galletto e Birra apre a Milano il quinto locale ispirato alla Vallespluga. L’inaugurazione si terrà giovedì 23 settembre, alle ore 19, in via Galvano Fiamma 10. Operativo già da diversi anni nel territorio brianzolo, il brand mira a diffondere con i suoi prodotti genuini «l’amore per la buona tavola e per il mangiare sano e italiano».

Il galletto della Vallespluga è appunto il focus principale della proposta gastronomica di Rosita. Cotto alla brace, speziato e leggermente piccante, accompagnato da verdure al forno o patate oppure ancora da un’insalata leggera.

L’offerta di Rosita Galletto e Birra comprende anche una selezione di hamburger – di Fassona, vegetariano e di parti nobili del galletto – una serie di taglieri con formaggi e salumi di produttori locali, baby menu e diversi dolci della tradizione.

Ad accompagnare la proposta food è la Birra Rosita, di produzione propria, disponibile nelle versioni “non filtrata”, “rossa” e “8°”. Dal lunedì al venerdì, da Rosita Galletto e Birra è disponibile inoltre un business lunch che comprendente mezzo galletto con contorno, acqua o bibita o birra piccola e caffè.

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Sostenibilità: -40% di acqua per irrigazione dei pomodori grazie alla tecnologia

Un’idea apparentemente semplice ma al contempo innovativa. Coltivare pomodori monitorando costantemente l’umidità del terreno per irrigare le piante solo nei momenti opportuni e con la corretta quantità di acqua.

Una piccola stazione di rilevazione composta da quattro sonde posizionate a diversi livelli di profondità nel terreno, da 10 cm a 30 cm, in grado di dare informazioni relative all’intera superficie del campo. Informazioni sempre disponibili on-line all’agricoltore che è così in grado di intervenire tempestivamente sulle coltivazioni.

«Si parla con la coltura. È la pianta che ti dice quando ha sete e quando non ne ha», spiega Cesare Malvicini, titolare dell’Az. Agr. Vannina e Agrimal, nel piacentino. La due stazioni di rilevazione forniscono a Malvicini dati relativi a tutti i 10 ettari coltivati a pomodori.

I RISULTATI

L’utilizzo dei tensiometri ha portato notevoli benefici sia in termini di sostenibilità che in termini di produttività. “Dialogando” con il campo si è arrivati ad utilizzare il 40% di acqua in meno, riducendo significativamente lo spreco idrico. Ma non solo, la produttività è aumentata del 20%.

Inoltre le piante di pomodoro si mantengono in buona salute. Sono più reattive e resistenti in caso di attacchi patogeni o di ondate di calore particolarmente intense, consentendo di limitare l’utilizzo di eventuali trattamenti chimici. Questa pratica contribuisce anche a proteggere la fertilità del suolo, salvaguardandone le sostanze organiche.

UNA FILIERA SOSTENIBILE

Vannina e Agrimal è fornitore di Steriltom, storica azienda del territorio specializzata nella produzione di polpa di pomodoro. A sua volta Steriltom fornisce le proprie conserve a Nestlé, in particolare allo stabilimento Buitoni di Benevento, l’hub internazionale per la pizza surgelata del Gruppo.

Una filiere integrata in nome della sostenibilità. In particolare, a livello internazionale, Nestlé investirà 1,2 miliardi di Franchi Svizzeri da qui ai prossimi cinque anni per promuovere l’agricoltura rigenerativa in tutta la sua catena di approvvigionamento.

Una rete di oltre 500.000 agricoltori e 150.000 fornitori, che il colosso internazionale del food intende coinvolgere offrendo tecnologie all’avanguardia ed impegnandosi a pagare un sovrapprezzo per prodotti provenienti da agricoltura rigenerativa.

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Andrea Aprea, nuovo ristorante e bar-bistrot al Museo Etrusco di Milano

Per il debutto da imprenditore, a inizio 2022, lo chef Andrea Aprea ha scelto Milano e il nuovo Museo Etrusco. Qui aprirà il primo ristorante con bar-bistrot che porta il suo nome. Le sale saranno all’ultimo piano dell’atteso museo voluto dalla Fondazione Luigi Rovati, al 52 di Corso Venezia a Milano. Uno splendido palazzo d’epoca con una segreta corte verde.

Proprio sulla corte interna si apre il bar-bistrot che proporrà al pubblico soluzioni e concept food informali. L’apertura segna l’avvio del progetto imprenditoriale di Aprea che torna in cucina per continuare il percorso di ricerca che lo ha contraddistinto nei 10 anni trascorsi come Executive Chef al Vun Andrea Aprea del Park Hyatt Milano, portato alle 2 stelle Michelin.

Il ristorante, sviluppato su 210 metri quadrati con 32 coperti, sarà caratterizzato da uno spazio scenico con una vetrata panoramica, che permetterà uno sguardo sul parco di Porta Venezia e sulle nuove architetture della città. Il bar-bistrot sarà invece al piano terra, per servire gli ospiti del museo e il pubblico cittadino.

Progettati dall’architetto Flaviano Capriotti, gli interni riprendono in chiave contemporanea i materiali della tradizione milanese e dialogano con le opere d’arte site specific realizzate da giovani artisti. «Questo nuovo progetto – commenta lo chef Andrea Aprea – rappresenta per me una straordinaria sfida personale e professionale. Con la famiglia Rovati è nata una profonda intesa che ha portato alla condivisione di idee e progetti».

«Sono felice di far parte di questa iniziativa – aggiunge – che offrirà una nuova destinazione per l’arte, la cultura, l’educazione e per la scoperta di inediti percorsi gastronomici». «Siamo certi che la scelta di un partner come Andrea Aprea darà valore al museo che si muoverà, intorno alla propria offerta culturale, con una strategia nuova per Milano e il Paese, di multifunzionalità e di pluralità di servizi», afferma Giovanna Forlanelli, vicepresidente della Fondazione Rovati.

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Michael Beutler torna nel Gavi con Oak Barrel Baroque

Michael Beutler torna nel Gavi e realizza una nuova opera per Fondazione La Raia – arte cultura territorio: Oak Barrel Baroque. Ispirata alle architetture palladiane e alle chiese delle piazze italiane, questa inusuale struttura è costruita con travi in legno e doghe delle barrique a fine vita.

Beutler sviluppa la sua ricerca legata alle pratiche artigianali, attraverso materiali naturali, riciclati e riattivati in una nuova funzione, rielaborando le forme delle costruzioni abitative e lavorative.

L’INAUGURAZIONE DI OAK BARREL BAROQUE

L’obiettivo? Creare atmosfere capaci di trasformarne le caratteristiche, il fine e la funzione. La struttura di Oak Barrel Baroque richiama la storia dell’architettura rurale creando un luogo che evoca contemporaneamente un rifugio, una cappella di campagna e un piccolo teatro.

L’opera verrà inaugurata sabato 2 ottobre 2021, alle ore 16 presso La Raia di Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Si potrà assistere alla performance “Care Selve. Florilegio di Aline Nari”, un invito alla riscoperta della spiritualità della natura.

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Al via il 16 settembre “Marche: dalla vigna alla tavola”

Nasce “Marche: dalla vigna alla tavola“. Progetto voluto fortemente dalla Regione Marche con lo scopo di sostenere le imprese del settore enologico regionale di qualità con il coinvolgimento della ristorazione. Ristorazione il cui ruolo è stato rallentato, quando non completamente bloccato, dalla crisi pandemica.

Nel contesto di “Marche: dalla vigna alla tavola”, Ri-Conviviamo è il nome scelto da 15 ristoranti per augurare un ritorno alla convivialità tipica di questa regione accogliente.

Un calendario di serate di degustazione aperte al pubblico, durante le quali i ristoratori proporranno i vini di 35 cantine coinvolte e le migliori materie prime del territorio marchigiano, risaltandone l’eccellenza tramite i propri piatti e le etichette in abbinamento.

Ri-Conviviamo è quindi un invito alla ripartenza, ma anche e soprattutto un messaggio di fiducia nelle enormi potenzialità del territorio, basate proprio sul turismo e sull’ospitalità. Si tratta di un’iniziativa realizzata con il contributo fattivo della Regione, a favore dei produttori e dei ristoratori marchigiani.

I RISTORANTI ADERENTI
  • Ristorante “Amabile” – Frontone (PU) > 16 Settembre 2021
  • Ristorante “20-15” – Marotta di Mondolfo (PU) > 19 Settembre 2021
  • Hotel-Ristorante “Alla Lanterna” – Fano (PU) > 22 Settembre 2021
  • Ristorante “Due Cigni” – Montecosaro Scalo (MC) > 5 Ottobre 2021
  • Ristorante “Il Cuciniere” – Fano (PU) > 14 Ottobre 2021
  • Ristorante “Osteria L’Angolo Divino” – Urbino (PU) > 22 Ottobre 2021
  • Ristorante “Gibas” – Pesaro (PU) > 10 Novembre 2021
  • Ristorante “Da Tano” – Fano (PU) > 18 Novembre 2021
  • Ristorante-Pizzeria “Il Portico” – Fano (PU) > 19 Novembre 2021
  • Ristorante-Pizzeria “Da Farina” – Pesaro (PU) > 23 Novembre 2021
  • Ristorante “Il Grottino” – Gabicce Monte (PU) > 25 Novembre 2021
  • Ristorante “Amarantos” – Porto Recanati (MC) > 26 Novembre 2021
  • Ristorante “Bagni da Federico” – San Benedetto del Tronto (AP) > Novembre
  • Ristorante “Zasa” – San Benedetto del Tronto (AP) > Novembre
  • Ristorante “Antico Furlo” – Acqualagna (PU) > 10 Dicembre 2021
LE CANTINE PARTECIPANTI
  • Az. Agraria Guerrieri
  • Il Conventino Monteciccardo
  • Colonnara Soc. Coop. Agricola
  • Az. Agrobiologica San Giovanni
  • Cantine Moroder
  • Terre di San Ginesio
  • Santa Barbara
  • Cantina Rovelli
  • Luca Cimarelli Staffolo
  • Cantina Di Sante
  • Roberto Lucarelli
  • Bruscia
  • Fattoria Villa Ligi
  • Az. Agr. Mariotti Cesare
  • Terracruda
  • Fattoria Mancini
  • Selvagrossa
  • Az. Agr. Mencaroni Federico
  • Cantina Santi Giacomo e Filippo
  • Vigna della Cava
  • Il Gelsomoro
  • Cantina Mezzanotte
  • Az. Agr. Claudio Morelli
  • Soc. Agr. Ciù Ciù
  • Az. Agr. Mazzola
  • Fattoria San Lorenzo
  • Agri La Fonte
  • Piantate Lunghe
  • La Lepre e La Luna
  • Cantina Rovelli
  • La Torre del Nano
  • Podere sul Lago
  • Tenuta Ca’ Sciampagne
  • Serenelli
  • Cantina Colleminò
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