Proporre buon cibo di strada, o street food che dir si voglia, e piatti preparati dai ristoranti locali e ospiti stellati contornati dalla schietta ospitalità di paese.
“Dit’unto Festival del mangiar con le mani” torna ad animare il borgo di Villa a Sesta, frazione di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, domenica 13 ottobre, dalle ore 11 alle ore 20. L’appuntamento, giunto alla sua settima edizione è divenuto un punto fermo nell’autunno della provincia di Siena.
Il motto della giornata sarà mangiare e divertirsi ammirando il panorama mozzafiato delle vigne, delle colline e dei prati che circondano Villa a Sesta, immersa nel Chianti, approfittando anche degli spazi pic-nic con tavoli e sedie a disposizione dei visitatori.
La nostra missione è quella di aumentare ogni anno l’offerta in quantità e in qualità, puntando a far crescere la festa e a mantenere alto l’entusiasmo che la caratterizza fin dalla prima edizione, con tutti gli accorgimenti possibili per vivere al meglio la kermesse in una situazione di relax e divertimento” – spiegano gli organizzatori.
I numeri dell’edizione 2018 parlano di circa 9 mila partecipanti, 34 mila degustazioni vendute, con circa 90 volontari che hanno contribuito a rendere la giornata speciale e 49 stand impegnati per offrire agli ospiti piatti eccellenti. Cifre enormi se rapportate al piccolo borgo che organizza e ospita l’evento, Villa a Sesta, che non arriva a 50 abitanti.
L’edizione 2019 coinvolgerà, ancora una volta, il Circolo Ricreativo di Villa a Sesta, l’Azienda Agricola Tattoni e i quattro ristoranti locali: Osteria alla Villa, La Bottega del 30, L’Asinello e il Ristorante agriturismo La Villa di Sotto, che hanno ideato alcuni anni fa, tutti insieme, questo appuntamento cresciuto e consolidato negli anni.
Confermata anche la presenza di cibi più o meno tradizionali in arrivo dalla Toscana e da tutta Italia. Fra i nuovi ospiti, quest’anno Dit’Unto accoglierà la Sicilia, con arancini e cannoli, e l’isola di Ischia, con una specialità di pesce e un dolce della tradizione campana rivisitato per l’occasione.
Fra le degustazioni d’autore, che tornano protagonisti anche quest’anno, figurano 10 Chef stellati Michelin: Valeria Piccini (Caino), Gaetano Trovato (Arnolfo), Riccardo Agostini (Il Piastrino), Mariano Guardianelli (Abocar), Alberto Sparacino (Cum Quibus), Maria Probst e Cristian Santandrea (La Tenda Rossa), Juan Camilo Quintero (Poggio Rosso-San Felice), Filippo Saporito (La Leggenda dei Frati), Helene Stoquelet (La Bottega del 30), Iside De Cesare (La Parolina), insieme a tanti altri colleghi “eccellenti”.
A partire dalle ore 17, inoltre, nella piazza di Villa a Sesta sarà possibile fare un aperitivo gustoso con i cocktail preparati dalla “Bottiglieria di Sale Fino” e le pizze gourmet della “Pergola” di Radicondoli, accompagnate da musica dj-set.
La giornata sarà arricchita da artisti di strada, animazione per bambini, due gruppi musicali – gli Art. 659 che ormai “giocano in cas”” e una sorpresa da Monopoli con gli “Skanderground” – canti e balli popolari, taranta e Dj set a partire dalle ore 17.
L’evento sarà plastic free: le degustazioni saranno servite in contenitori di materiale compostabile e saranno abolite le bottigliette di plastica. Per l’acqua, infatti, sarà possibile attingere da numerose fontanelle distribuite nell’area della festa.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Da venerdì 20 a domenica 22 settembre 2019, la città di Frascati ospita la quarta edizione di Fiera dei Sapori, un evento organizzato da CastelliExperience in collaborazione con il Comune di Frascati e numerosi protagonisti del settore istituzionale, ricettivo, culturale e produttivo del territorio.
Per un intero fine settimana le strade del centro storico della cittadina castellana, a due passi da Roma, si riempiranno con i profumi dei migliori prodotti enogastronomici dei Castelli Romani, ma non solo.
Un lungo weekend che saprà far dimenticare la fine della bella stagione e le giornate più brevi, in un’esplosione di sapori che racconteranno tutta la forza del territorio, attraverso le sue eccellenze, tra stand enogastronomici e appuntamenti tematici.
Saranno otto le aree tematiche di Fiera dei Sapori, accessibili acquistando dei gettoni che daranno diritto a degustare le bontà dei grandi nomi del territorio: dai primi ai secondi piatti, passando per la tradizione norcina e le proposte Veg, ricette classiche e proposte innovative saranno accompagnate dall’immancabile vino e dalla birra, anch’essa proveniente dai Castelli Romani.
Nel corso della manifestazione verranno organizzate degustazioni enologiche, sotto la guida di esperti sommelier certificati AIS (Associazione Italiana Sommelier), showcooking, laboratori di cucina, ma anche visite guidate tra vicoli e piazze storiche del centro storico, che vanta un patrimonio storico-culturale unico, capeggiato da quelle Ville Tuscolane simbolo della nobiltà romana del periodo rinascimentale. Le attività possono essere prenotate direttamente sul sito dell’evento.
Molte le novità dell’edizione 2019, che conferma un format innovativo volto alla promozione delle eccellenze del territorio e non solo. Tra queste il Mercato della Terra, uno spazio tematico a cura di Slow Food Frascati e Terre Tuscolane, dove sarà possibile assaggiare e acquistare i tanti prodotti a chilometro zero che provengono dai comuni circostanti.
Interessante la proposta enologica delle Winelounge e gli approfondimenti tematici dei Laboratori: un programma dedicato alla (ri)scoperta dei prodotti della terra, delle tradizioni enogastronomiche castellane e non solo. In questi ambienti il visitatore potrà così immergersi pienamente nelle tematiche della Fiera, partecipando attivamente all’evento.
La manifestazione prenderà il via venerdì 20 settembre alle ore 18 e proseguirà fino alle 23 dello stesso giorno. Orario più ampio nelle giornate di sabato 21 (dalle 12 alle 23) e domenica 22 (dalle 12 alle 22), per permettere ai visitatori di apprezzare il fitto programma di appuntamenti.
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Destinazione già amata per i meravigliosi paesaggi e per l’opportunità di praticare sport in tutte le stagioni, la Paganella si propone oggi come meta gourmet. Scalda i “motori” la terza edizione de “La Paganella del Gusto“.
Ben 17 i ristoratori che parteciperanno quest’anno all’evento, tra Molveno, Andalo, Fai della Paganella, Cavedago e Spormaggiore da venerdì 13 a domenica 22 settembre. Tutti sotto il coordinamento dell’Apt Dolomiti Paganella, del Comune di Andalo e della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino.
Un progetto che prevede una rassegna enogastronomica tra i ristoranti coinvolti, una giornata dedicata alla torta di patate tra sfide e degustazioni, che avrà luogo domenica 22, e una speciale cena in rifugio organizzata per venerdì 27.
“Il successo di pubblico delle precedenti edizioni e l’entusiasmo dei ristoratori coinvolti – ha commentato Orlando Dalfovo, tra gli ideatori della manifestazione e rappresentante del Gruppo Ristoratori dell’Altopiano della Paganella – ci dimostrano che stiamo seguendo il giusto percorso”.
“Affiancare alle tante esperienze che il turista può vivere in Paganella anche quella enogastronomica – ha aggiunto – rappresenta un ulteriore strumento di promozione del nostro splendido territorio. Chi viene da noi cerca in primo luogo la genuinità, un valore che noi ci impegniamo a proporre sulle nostre tavole e che eventi come La Paganella del Gusto contribuiscono a raccontare e valorizzare”.
LE LOCATION DELL’EVENTO
E così, nei dieci giorni di kermesse, si potranno gustare le delizie proposte da Ristorante Alt Spaur di Spormaggiore oppure quelle di Ristorante Al Picchio Rosso di Cavedago o ancora dirigersi a Molveno, che vede coinvolti Europa, Ristorante Bucaneve, La Dispensa e Hotel Londra.
Diverse anche le opportunità ad Andalo, grazie alla partecipazione di Corona Dolomites Hotel, Ristorante Empatia c/o Cavallino Lovely Hotel, Il Piccolo Dolomiti Resort, Bistrot Dolomieu, Ristorante Al Faggio e Le Chicche Bio Bistro.
Mentre a Fai della Paganella i menù speciali vengono serviti a The Dining Lounge at Solea c/o Hotel Solea e Ristorante Agostini. Non mancano le opportunità “in alta quota” offerte dal Rifugio Meriz, dal Rifugio Dosson e dal Rifugio La Roda.
LE RICETTE E IL TEROLDEGO
Tante le ricette a menù, dalle Lumache in umido al prezzemolo del Brenz in crosta integrale all’Orzotto mantecato agli asparagi di Zambana marinati sott’olio di oliva, fagioli borlotti dell’Altopiano e uova di quaglia pochet.
Dalla Minestra ‘Broa’ con fagioli borlotti e patate nostrane del “Perlot” di Fai della Paganella ai Bocconcini di salmerino alpino in crosta di polenta trentina con verdure di stagione saltate del “Mas del Sisto”. Fino alla Trippa alla montanara servita asciutta con fagioli del “Perlot” di Fai della Paganella, tartare di Carne Salada e patata cotta al sale.
Non mancano, poi, i deliziosi dessert, come per esempio il Semifreddo alla grappa di ‘zirmol’ salsa al bourbon, fragoline di bosco di Sant’Orsola e nocciole selvatiche di Molveno sabbiate o la Bavarese alla mela spadellata al rosmarino, biscotto speziato e gelato alla grappa trentina (elenco completo a questo link).
Un’offerta ricchissima – introdotta in ogni locale da un benvenuto della cucina a base della tipica torta di patate e dal gruppo al gran completo dei TeRoldeGO Evolution (Azienda Agricola De Vescovi Ulzbach; Azienda Agricola Donati Marco; Azienda Vinicola F.lli Dorigati; Azienda Agricola Foradori; Azienda Vinicola Gaierhof; Azienda Agricola Zeni Roberto; Cantina Andrea Martinelli; Cantina De Vigili; Cantina Endrizzi).
Tra gli appuntamenti più attesi della dieci giorni de “La Paganella del gusto”, la sfida per la preparazione della miglior torta di patate, in programma domenica 22 settembre in Piazza Dolomiti ad Andalo, con la speciale giuria della Confraternita del Tortel.
“Spin off” della manifestazione, infine, una inedita cena sensoriale al buio, organizzata per venerdì 27 settembre presso il Rifugio Dosson in collaborazione con l’associazione AbC Irifor – a cui verrà devoluto parte del ricavato – al fine di sensibilizzare sul tema della disabilità visiva e far sperimentare le potenzialità derivanti dall’utilizzo degli altri sensi.
Una nuova occasione per scoprire la biodiversità e le piccole produzioni locali attraverso un menù “a 8 mani”, in abbinamento ai vini dei TeRoldeGO Evolution presentati da Antonio Garofolin, sommelier Aspi Trentino Alto Adige.
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Per la prima volta due olivi positivi alla xylella fastidiosa in Francia, ad Antibe e Mentone, ai confini con la Liguria, nel dipartimento Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Coldiretti invita comunque alla calma.
“Occorre evitare allarmismi e agire con tempestività per verificare il contagio e poi procedere immediatamente all’isolamento delle piante infette per attivare tutte le misure necessarie ad evitare l’estendersi della contaminazione”, riferisce l’associazione di categoria degli agricoltori.
“Si tratta di salvaguardare un patrimonio regionale culturale, ambientale ed economico storico – sottolinea la Coldiretti – con ulivi su oltre 18 mila ettari di terreno molti situati sui tipici terrazzamenti, con varietà pregiate uniche al mondo come la taggiasca”.
Sotto accusa anche in questo caso è il sistema di controllo dell’Unione Europea “con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché anche il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto con molta probabilità nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam”.
“Gli errori, le incertezze e gli scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio della xylella hanno provocato in Puglia danni per 1,2 miliardi di euro – evidenzia Coldiretti – con effetti disastrosi sul piano ambientale, economico ed occupazionale”.
Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa “senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio – attacca ancora l’associazione di categoria – che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, in provincia di Bari”.
La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), “ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue”.
“Serve una strategia condivisa tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”, sottolinea il presidente Coldiretti, Ettore Prandini.
“Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – continua – si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provato stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force”.
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Vendevano pesce congelato e privo di certificazioni, spacciandolo per fresco. I Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare (Rac) hanno sequestrato in Lombardia, Campania e Sicilia 184 chili di pesce e prodotti ittici per violazione delle norme e regolamenti in materia di tracciabilità degli alimenti.
Nell’ambito dell’operazione sono stati denunciati i titolari di due ristoranti per tentata frode in commercio. Nel menu erano presenti prodotti ittici indicati come “freschi”, che in realtà erano congelati. Sono state contestate sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro.
Si tratta solo delle ultime operazioni del Rac, nell’ambito del rispetto della normativa a tutela della sicurezza agroalimentare nel settore ittico. Nel mirino, oltre ai ristoranti, anche altri esercizi commerciali e pescherie ubicati nelle province di Milano, Napoli e Messina.
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Si terranno lunedì 9 settembre alle 14.45, nella Chiesa di Santa Maria della Passione di via Conservatorio a Milano, i funerali di Giacomo Bulleri, morto ieri notte all’età 94 anni. Se ne è andato un uomo simbolo della grande ristorazione italiana.
Nel 2017 il New York Times intitolava a piena pagina “The man who cooked for Italy”. Giacomo, l’uomo che cucinava per l’Italia, e non solo, dati gli innumerevoli personaggi internazionali che si sono avvicendati per più di sessant’anni nei suoi locali.
Nato a Collodi, in Toscana nel 1925, si trasferisce giovanissimo a Torino, dove inizia a lavorare “a bottega” e a carpire i segreti della maestria della cucina italiana. Nel 1958 apre a Milano il suo primo ristorante, Trattoria Da Giacomo in via Donizetti, in cui prende forma la sua visione filosofica di un’arte culinaria che, basandosi sulla tradizione italiana, si arricchisce di spunti ogni volta diversi, avendo sempre come fulcro essenziale la qualità della materia prima. In questo luogo si sono avvicendate figure quali la Callas, Kissinger, Versace, Mondadori, Montanelli, Letizia e Gianmarco Moratti.
L’incontro con l’architetto Mongiardino, avvenuto lì in quegli anni, segna una svolta per un nuovo slancio creativo nella filosofia di Giacomo. Sancisce l’importanza del connubio tra la sua ormai riconosciuta visione della cucina e l’importanza della cura e dell’estetica del luogo che l’accoglie. Due universi distinti che devono dialogare insieme per creare un‘ armonia perfetta.
Così dal 2009 sorgono a poco a poco in un connubio fecondo tra la figlia di Giacomo Tiziana e il genero Marco Monti con lo Studio Peregalli, altri ristoranti che, come li definisce il NYT “the most exquisite restaurants in Milan, if not the world”, confermano e proseguono la sua visione. Giacomo in questi luoghi è sempre stato presente.
Non era raro quindi incontrarlo intento a osservare ogni dettaglio con spirito critico e scambiare battute sagaci con figure come Franca Sozzani, Mike Bongiorno, Michelle Obama, Woody Allen, Maradona, Morgan Freeman, Mick Jagger, Madonna, Rania di Giordania diventati ormai amici.
Il carattere di Giacomo Bulleri e la sua passione per la cucina, con una attenzione maniacale per ogni particolare, che lo portava a redarguire anche negli ultimi tempi i cuochi dei suoi locali senza alcuna concessione, ha portato la sua filosofia a trasformarsi in un universo che si è espanso sul territorio creando altri luoghi di incontro nella città fino a segnare la sua presenza nella sua Toscana, l’anno scorso, nella città d’arte Pietrasanta.
La sua fedele amica Elisabetta Sgarbi nel 2013 ha voluto consacrare la sua filosofia e i suoi luoghi con un libro dal titolo “Ricette di vita”. Il mondo di Giacomo, applaudito e riconosciuto a Milano con l’Ambrogino d’oro e l’insegna di Negozio Storico della Regione Lombardia, continua con passione e maestria attraverso l’opera di Tiziana Bulleri e Marco Monti e rappresenta una sorta di eccezione nel panorama della ristorazione con una gestione che rimanendo saldamente famigliare e italiana ha una forte risonanza nel mondo.
“Coloro che desiderassero visitare la salma – fa sapere la famiglia – potranno recarsi presso la casa funeraria di Piazza Mistral 9 a Milano, domenica 8 settembre dalle 9 alle 18 e lunedì mattina dalle 9 alle 12”.
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Masterfood srl, società di Bari la cui mission è diffondere con metodi innovativi la cultura gastronomica italiana, è stata acquisita al 100% dal Gruppo Ebano, che amplia così la propria offerta di contenuti nel settore “Food” e incrementa il business “dell’online”. A Masterfood fa capo SiChef, la prima Accademia che parla di cultura del cibo italiano con didattica 2.0, avallata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Attraverso lo strumento dell’e-learning, realizzato con l’apporto di docenti chef qualificati e innovative video lezioni, chi si accosta al mondo SiChef viene introdotto all’alta formazione culinaria Made in Italy, anche grazie a corsi in Lis (Lingua Italiana dei Segni).
Masterfood entra quindi nella galassia del Gruppo Ebano. Realtà fondata e presieduta dall’imprenditore e Presidente della Piccola Industria e Vice Presidente di Confindustria Carlo Robiglio è tra i leader in Italia sulla formazione a distanza ed opera anche nell’editoria, nella comunicazione e nel marketing caratterizzando tutta l’offerta per il suo approccio innovativo.
Circa 18 milioni di fatturato nel 2018 e una crescita negli ultimi 6 anni dell’800%, 8 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, una clientela media annuale che ormai supera le seimila unità per il solo business della Formazione a distanza e un piano di crescita per linee interne ed esterne con investimenti nel solo 2018 di 700 mila euro. Sono questi alcuni dei numeri che sottolineano la costante crescita del Gruppo Ebano negli ultimi anni.
“L’obiettivo che ci poniamo a breve termine è il rilancio della piattaforma e-commerce di Masterfood – spiega Carlo Robiglio, fondatore e presidente del Gruppo Ebano – Affideremo questo compito alla nostra società E-Development, anche questa pugliese e di recentissima acquisizione. E’ la dimostrazione che si può puntare sul Mezzogiorno coniugando il ruolo sociale dell’impresa con l’investimento in realtà qualificate, come ad esempio tante dinamiche startup e Pmi innovative che operano nell’area. Quelli in Masterfood e SiChef oggi e con Zampando nel 2018 e E-Development ad agosto sono i nostri primi investimenti al Sud e non è un caso che siano in Puglia. Una regione ricca di opportunità e di giovani con grandi competenze nel digitale e nell’informatica e molto attente ai temi della sostenibilità. Un ecosistema nel quale vogliamo attingere competenze per tutto il Gruppo Ebano.”
Tra i punti di forza del Gruppo Ebano c’è la controllata Cef Publishing, realtà che opera nella progettazione, realizzazione ed erogazione di corsi professionali attraverso modalità Fad (formazione a distanza) ed e-learning, in ambiti come il socio assistenziale, l’animal care, il food, l’estetica e il benessere. L’azienda è stata premiata da Deloitte a maggio a Milano nella sede di Borsa Italiana con il Premio “Deloitte Best Managed Companies” (BMC): il riconoscimento rivolto alle aziende che si sono distinte per strategia, competenze, impegno verso le persone e performance realizzato da Deloitte in collaborazione con ALTIS Università Cattolica, Confindustria e ELITE, il progetto del London Stock Exchange Group che supporta lo sviluppo e la crescita delle imprese ad alto potenziale.
Il Gruppo Ebano tramite Cef Publishing è anche in Elite, il programma internazionale nato in Borsa Italiana nel 2012 in collaborazione con Confindustria e dedicato alle aziende più ambiziose, con un modello di business solido ed una chiara strategia di crescita ed è un’azienda fortemente impegnata nel sociale e nella sostenibilità. La politica aziendale del Gruppo Ebano, volta a perseguire alti standard in termini di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.
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Bertinoro, Predappio, Meldola, Castrocaro Terme e Terra del Sole. Centri nevralgici della “Romagna da mangiare” e “da bere”. Con la loro gastronomia e i loro vini “lenti”. Così lontani dalla frenesia della Riviera. Eppure così vicini al mare, semplicemente perché ce l’hanno dentro. O, meglio, sotto. Si chiama “Spungone” la formazione rocciosa composta da conchiglie e fossili presente nei vigneti situati fra il torrente Marzeno, nel Comune di Brisighella (RA), e Capocolle, frazione di Bertinoro (FC).
La parola d’ordine, nel calice, è “mineralità“. Una qualità dibattuta tra gli esperti, a colpi di ricerche e contro ricerche, più o meno scientifiche, volte a identificarne l’essenza. Fatto sta che i vini delle “Terre dello Spungone” risultano spesso rispondenti alla percezione di pietra bagnata e “zolfo”.
L’autoctona Albana – prima Docg a bacca bianca d’Italia, nel 1987 – e il rosso Sangiovese, presente con alcuni biotipi come quello di Predappio, sono accomunati anche da un’acidità piuttosto marcata. Caratteristiche legate proprio alla presenza di questa formazione, di natura calcarea.
In alcuni punti, lo spungone riaffiora dal terreno come uno scoglio. In altri si mescola alla terra, ormai polveroso, rivelando la sua natura friabile. Sopra a veri e propri “atolli” di spungone sorgono alcune tra le rocche più belle d’Italia.
Spettacolare, oltre alla nota Rocca di Bertinoro (sede del Museo Interreligioso), la Fortezza di Castrocaro, patrimonio comunale e “casa museo” allestita e gestita dallo studioso Elio Caruso. All’interno, ci si può immergere tra le pareti verticali di spungone: un’area che sarà inaugurate a breve, diventando accessibile al pubblico.
Eppure sono solo 7 mila i visitatori che ogni anno scelgono come meta la Fortezza di Castrocaro, a fronte dei 40 mila attesi dopo la ristrutturazione, avvenuta nei primi anni Duemila. “L’idea di dare lavoro ad alcuni giovani del posto è naufragata”, ammette Caruso.
Un progetto di valorizzazione che non è stato abbandonato, nel rispetto di un edificio costruito prima dell’anno Mille e ultimato in circa 700 anni. Un’eternità. C’è ancora tempo, insomma, prima di dare per persa la battaglia col turismo, dopo anni di incuria che hanno risparmiato una buona parte dell’imponente fortificazione.
A dare fiducia è l’imminente aggiunta del Comune sparso di Castrocaro Terme e Terre del Sole tra le tappe della Via Romea Germanica, tra i più suggestivi pellegrinaggi d’Europa, pensato alla fine del 1200 dall’Abate Alberto del Monastero Benedettino della Santa Vergine Maria di Stade, in Germania, che lo descrive in un’opera.
Ad annunciarlo è Vanessa Petruzzi, Tourism promotion Sales manager dell’ente romagnolo, che potrà così contare presto su un’altra gemma, da affiancare allo stabilimento termale oggetto di un imponente ampliamento e ammodernamento, proprio negli ultimi mesi.
Nelle “Terre dello Spungone”, vino, gastronomia e benessere fanno rima anche con la mobilità sostenibile, legata alla bicicletta. Lo sa bene Luigi Barillari. Col suo “Bike To” (www.biketo.it) si percorre in sella alle e-bike, le biciclette con la pedalata assistita, il Parco fluviale “Giovanni Falcone” di Castrocaro, lungo le sponde del Montone.
I quattro chilometri e mezzo di sentiero – “quasi tutto in pianura”, rassicura la guida – sono una perla per chi ama la natura. Per i più temerari la possibilità di raggiungere Forlì, proseguendo per altri 10 chilometri. In progetto per il futuro il collegamento del Parco fluviale di Castrocaro con Cervia, vera e propria porta verso Venezia.
Stratificata anche l’offerta della ristorazione nelle “Terre dello Spungone”. Per gli appassionati del buon vino o per chi è a caccia del selfie da incorniciare, magari al tramonto, la scelta non può che ricadere sul “balcone della Romagna” di Ca’ de Be, nel cuore di Bertinoro.
Il ristorante è accessibile dalla piazza che ospita la Colonna delle Anella, sede delle celebrazioni del Rito dell’Accoglienza, vera e propria parola d’ordine in tutta la regione del centro Italia.
E Ca’ de Be è solo uno dei progetti di “accoglienza enogastronomica” di Simone Rosetti, owner e sommelier di questo vero e proprio “place to be” romagnolo, per la cura della materia prima (farina da grano locale per la piadina e verdure dell’orto privato) oltre che per la location romantica, simbolica e rigenerante.
Stuzzicante e al limite del provocatorio, sempre a Bertinoro, la cucina dello chef Edoardo Zamagni a “La Svineria“, l’enoristorante di Lorenzo Rossi, ai piedi della salita che porta alla piazza principale del paese.
Ottima anche qui la materia prima, non sempre locale ma di certo selezionatissima. La affianca una carta dei vini di tutto rispetto, che spazia dalle vere e proprie eccellenze romagnole (con attenzione alle cantine di Bertinoro) a quelle nazionali, con particolare predilezione per i rossi della Toscana e del Piemonte.
Un tentativo, quello del giovane imprenditore e dell’altrettanto giovane chef, di alzare l’asticella in una Bertinoro che vive ancora di piatti (e impiattamenti) tradizionali e tradizionalisti. Un tocco di modernità distintiva, tutt’altro che pacchiana. Un “esperimento” da incoraggiare.
Più casereccia, ma proprio per questo meritevole di essere testata, la cucina della Vecia Cantena d’la Prè, a Predappio: tappa fondamentale dopo la visita alla casa diMussolini, costruita appunto con lo spungone, e agli edifici che trasudano Razionalismo.
Qui il must – oltre alla visita delle cantine storiche che si dipanano nei sotterranei – è l’assaggio del Formaggio della Solfatara di Predappio Alta, destinato a diventare quantomeno De.Co. (Denominazione comunale).
A prepararne tra i 5 e i 6 quintali ogni anno è la Pro Loco locale, che si occupa dell’affinamento delle forme da 1,2 chilogrammi, nella cava di zolfo ormai in disuso a Predappio Alta.
La stessa solfatara ogni anno, sin dal 1982, diventa teatro di uno dei presepi più grandi della Romagna. Un altro motivo di attrattiva turistica, dal momento che i presepisti chiamati all’allestimento godono di grande fama. Il presepe 2019 sarà a cura di Andrea Fontana, artista “autoctono”, originario di Lugo di Romagna (RA).
Arte che diventa intrattenimento, sempre nelle “Terre dello Spungone”, a Meldola. Il paesino, caratterizzato dal bel Loggiato Aldobrandini, di epoca rinascimentale, sembra indicare la via per il Teatro Dragoni. Trecento posti a sedere e un loggione da 30 posti, spesso occupati con facilità, grazie a spettacoli dialettali e a una stagione che ha visto, negli anni, salire sul palco interpreti come Gaber.
Accanto al teatro, lungo la salita che conduce alla Rocca di Meldola, l’Arena Hesperia, costruita nel XIX secolo e oggi sede del Museo del Baco da seta “Ciro Ronchi”: “Le filande erano fiorenti e numerose – spiega il direttore Luciano Ravaglioli – e Meldola è l’unico Comune che vanta una razza di baco, che porta lo stesso nome, come testimonia la Stazione Bacologia di Padova”.
Sempre a Meldola, da non perdere il Museo dell’Ecologia diretto dallo studioso Giancarlo Tedaldi nella Chiesa sconsacrata della Madonna del Sasso. Un percorso ideale nella Romagna della biodiversità, con interessanti reperti storici e la presenza di animali imbalsamati, testimoni fedeli della fauna locale.
SETTE VINI DA NON PERDERE NELLE “TERRE DELLO SPUNGONE”
Romagna Doc Sangiovese Superiore Riserva 2016 Predappio di Predappio “Vigna del Generale”, Fattoria Nicolucci: 94/100
In assoluto il miglior Sangiovese degustato in tre giorni di tour nelle “Terre dello Spungone”. Un vino, questo di Alessandro Nicolucci (10 ettari totali per 90 mila bottiglie complessive) che ha tutto per competere a livello nazionale e internazionale con i grandi rossi.
Colore rosso rubino carico, mediamente trasparente. Frutto di grandissima precisione, con ricordi particolari di ribes, lampone. Accenni di inchiostro, riscontrabili anche in grandi Sangiovesi toscani, e richiami all’arancia sanguinella, succosa, matura. Leggera speziatura nera.
Al palato, oltre alla perfetta corrispondenza, il cru di Nicolucci rivela gran complessità, grazie a un utilizzo maestoso del legno e a una freschezza rigenerante. Tannino elegantissimo ma presente coi suoi rintocchi sabbiosi. Poi liquirizia e un accenno leggero di cuoio. In chiusura le erbe aromatiche e una vena sapidità che chiama il sorso successivo.
Romagna Doc Sangiovese Riserva Bertinoro 2014 “P. Honorii”, Tenuta La Viola: 92/100 Splendida esecuzione di Sangiovese romagnolo in un’annata non semplice. Una di quelle in cui i vignaioli hanno però occasione di dimostrare di che pasta sono fatti. Sorprendente l’equilibrato tra la componente fresca e la totale ed assoluta godibilità succosa del frutto, a sua volta colto nella sua piena ma perfetta maturità, senza la minima sbavatura.
Leggerissimo accenno selvatico che porta ancora una volta il confronto su toni alti, coi vicini della Toscana. Non manca il cuoio. Sempre al naso, la balsamicità data mentuccia e macchia mediterranea.
Corrispondenza perfetta per un palato che gode di una gran freschezza, di un tannino elegante e di prospettiva, che si diverte a fare da contraltare a un frutto di gran concentrazione. Lungo e fresco anche il finale, su accenni di macchia mediterranea e iodio.
Romagna Doc Sangiovese Superiore 2017 “Il Prugnolo”, Tenuta Villa Trentola: 91/100
Austero, “territoriale”, ha bisogno di tempo per aprirsi. Concederglielo è un dovere, perché poi lo fa benissimo e diventa uno splendore. Mora, ma ancor più lampone, oltre ad accenni precisi all’arancia sanguinella. In bocca, più che sul frutto, è un Sangiovese giocato sulle durezze, spiegate da un tannino elegante, che parla di prospettive future ottime. Non ne risente al momento la bevibilità, che non potrà che divenire sempre più agile col passare dei mesi.
Romagna Doc Sangiovese Predappio 2017 “Notturno”, Drei Donà: 90/100 Classico rubino mediamente trasparente. Frutto rosso di gran precisione: ribes e fragoline di bosco. Naso che gioca soprattutto su una gran profondità, su note di erbe aromatiche, timo, mentuccia e accenni di spezia nera.
In bocca una gran concentrazione e un tannino che, pur essendo ancora in fase di integrazione, si mostra in cravatta, su note di cioccolato. Corrispondente al palato, dove convince per la grandissima freschezza e parla ancora di una buona prospettiva futura.
Romagna Doc Sangiovese Superiore 2017 “Girapoggio”, Bissoni: 88/100 Avete presente l’estate e quella voglia che ogni tanto t’assale di versarti un rosso fresco “da frigorifero”, che sappia dissetare e, al contempo, far sorridere dalla gioia? Eccolo.
“Girapoggio” è il classico vino che gioca con lo spazio: largo, per la componente data della frutta matura (lampone nettissimo, succoso), ma al contempo profondo al naso, con richiami di macchia mediterranea e spezia.
In bocca l’ingresso è morbido, ancora una volta largo, “piacione” e “femminile” per certi suoi versi sinuosi. Splendido appunto se servito con qualche grado in meno rispetto a quelli canonici per il vino rosso da uve Sangiovese.
Romagna Albana Docg 2018 “Frangipane”, Tenuta La Viola: 87/100
Giallo paglierino acceso. Biancospino netto, salvia, ma naso in generale non esplosivo o particolarmente generoso. La componente fruttata ricorda il melone giallo, giustamente maturo.
Il nettare poi si scalda e dà il meglio di sé. In bocca gran bella freschezza e verticalità. Chiusura che la alleggerisce, senza snaturarla, sempre sul frutto giustamente maturo (pesca gialla). Chiusura asciutta, pulita.
Pagadebit di Romagna Doc 2018 “San Pascasio”, Campodelsole: 86/100
Buona prova sulla Denominazione Pagadebit di questo colosso da 700 mila bottiglie che opera principalmente nella Grande distribuzione, con catene come Esselunga. Il Pagabebit di Campodelsole piace per la sua estrema godibilità, specie alla corretta temperatura di servizio. Il classico vino capace di chiamare il sorso successivo, in maniera “compulsiva”: semplice, beverino ma non banale. Ben fatto.
Giallo paglierino leggermente velato e naso di biancospino, con predominanza minerale. Accenni di nocciola tostata. La componente fruttata si decide su trame esotiche. In bocca sorprende per la gran sapidità e freschezza: caratteristiche che riescono a compensare molto bene (e a riequilibrare) la maturità “morbida” del frutto.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
A partire dal prossimo 17 Settembre, a Cremona, Asti Docg, Provolone Valpadana Dop e Chianti Docg saranno i protagonisti di un programma di valorizzazione destinato al grande pubblico: 10 appuntamenti che alterneranno degustazioni guidate, show cooking, tecniche di assaggio e formazione sul mondo delle Indicazioni Geografiche del FOOD and WINE.
Il progetto, promosso dai rispettivi Consorzi di Tutela con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, permetterà ai partecipanti di scoprire e acquisire nozioni specifiche, interagendo direttamente con relatori selezionati per l’occasione.
“Vino Chianti, Provolone Valpadana ed Asti, stringono un’amicizia che si cimenta a suon di degustazioni guidate, show cooking, tecniche di assaggio – dichiara il Presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – partecipiamo volentieri a questa iniziativa che valorizza tre eccellenze italiane e con loro un mondo di tradizione e innovazione legate alla nostra cultura enogastronomica. I visitatori sono condotti per mano da esperti sommelier e chef alla scoperta di percorsi di gusto che esaltano prodotti che fanno la differenza e che raccontano il nostro territorio in tutto il mondo”
“La collaborazione tra Consorzi per far crescere una maggior consapevolezza del consumatore rappresenta un obiettivo ricco di stimoli – ha dichiarato Libero Stradiotti, Presidente del Consorzio Tutela Provolone Valpadana – Il programma che viene proposto affronta, con serate a tema, gli aspetti più importanti delle II.GG. e consentirà ai presenti di partecipare attivamente, con degustazioni ed abbinamenti particolari”.
“E’ il primo anno in cui, grazie alla possibilità offerta dal MIPAFT con il finanziamento di un progetto di promozione delle DOP del territorio piemontese (Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg), toscano (Consorzio Chianti Docg) e lombardo (Consorzio Tutela Provolone Valpadana), si avrà la possibilità di degustare e conoscere, nelle loro principali peculiarità, questi tre importanti prodotti del wine e food, conosciuti non solo a livello nazionale, ma che hanno conquistato il palato di consumatori internazionali – ha dichiarato Romano Dogliotti, Presidente del Consorzio per la Tutela dell’Asti DOCG – Saranno organizzati momenti di degustazione attraverso i quali alcuni professionisti del settore enogastronomico guideranno gli ospiti in un mondo di gusti e profumi tipici dei vari territori di produzione.”
Sarà il Ristorante Il Violino, in Via Sicardo, 3 a Cremona, ad ospitare l’intera rassegna ogni martedì sera a partire dalle 18.00. La partecipazione agli eventi è gratuita, ma la prenotazione è obbligatoria per ogni singolo evento attraverso il sito www.altiformaggi.com , fino ad esaurimento posti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Roma– dal 19 al 22 settembre 2019 si aprono le porte dell’ottava edizione di Taste of Roma, l’evento che ogni anno unisce il buon cibo all’amore per la condivisione. 14 grandi chef della Capitale proporranno un menu degustazione da 4 portate gourmet.
Il colore e il suo abbinamento al cibo sarà il tema di questa edizione di Taste of Roma che prenderà vita nel piatto icona che ogni chef realizzerà ad hoc per raccontare l’evoluzione della propria cucina, permettendo a tutti di percorrere un viaggio che risveglierà tutti i 5 sensi.
Numerose le attività che animeranno Taste of Roma 2019:
La Scuola di Cucina darà la possibilità di “mettere le mani in pasta” insieme ai grandi chef. Partner: A Tavola con lo Chef.
La BBQ Experience offrirà l’incredibile possibilità di migliorare le proprie abilità e di diventare dei Grill Master. Partner: Weber, Heinz, Munchies e A Tavola con lo Chef.
Il Salotto del Vino permetterà di salire su un vero e proprio autobus del gusto: uno spazio interamente dedicato a tutti coloro che vorranno approfondire i segreti della vigna. Partner: Trimani e Pasabahce.
Kids@Taste presenterà numerosi laboratori e attività completamente dedicati ai bambini. Partner: Solaya Communication.
Grande curiosità anche per il “Residence by Zacapa“, il ristorante all’interno di Taste of Roma che ogni giorno vedrà protagonista uno chef romano che elaborerà, in collaborazione con Franco Gasparri – Master Ambassador Zacapa – un menù esclusivo in abbinamento al Rum Zacapa.
Quest’anno per la prima volta una realtà come Italo diventa Partner della manifestazione, il primo operatore privato italiano sulla rete ferroviaria ad alta velocità “accompagnerà” tutti i suoi viaggiatori a Taste of Roma con uno sconto speciale e riservato per l’acquisto dei biglietti a un prezzo goloso.
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Sarà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il cortometraggio dedicato a Montefalco e ai suoi vini. Tra i corti della 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ci sarà anche “Smell and Smile“, letteralmente “Gusta e sorridi” (o annusa, ndr).
Tre storie – una ambientata al Nord, una al Meridione ed una terza al Centro Italia – che vedono protagonista il territorio di Montefalco e i suoi vini. Una produzione finanziata dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e dalla Regione Umbria, curata da “A’bout de film“, la cui sceneggiatura è stata curata dalpluripremiato Giuseppe Gandini.
Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa che vede protagonisti Montefalco, i suoi vini ed il suo territorio – afferma Filippo Antonelli, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco –. Si tratta di un progetto nel quale abbiamo creduto sin dal principio e che abbiamo voluto sostenere con forza”.
“La presenza del cortometraggio nell’ambito di una kermesse così prestigiosa come la Mostra del Cinema di Venezia – continua – è la conferma di una scelta giusta, operata con l’obiettivo di portare anche sul grande schermo le potenzialità del nostro territorio, i colori e la suggestione delle nostre vigne, parlando dei nostri vini attraverso il linguaggio del cinema”.
Un progetto sposato con entusiasmo dal Consorzio tutela vini Montefalco. “Siamo certi che il cortometraggio avrà un ottimo riscontro e rappresenterà un potente strumento per comunicare sempre di più Montefalco e le sue eccellenze”, assicura Antonelli.
LA STORIA
“Smell and Smile” è dunque un inno al vino Montefalco Sagrantino Docg e al suo territorio, nel racconto dall’attore Ignazio Oliva, interprete con all’attivo una vastissima filmografia e una partecipazione alla serie firmata da Paolo Sorrentino “The Young Pope”, con Jude Law. Lo accompagnano Claudia Coli e Luis Molteni, che compaiono nelle scene iniziali.
Nel cortometraggio, il gusto del vino viene esaltato dalla fotografia come modalità espressiva visiva che prova a riprodurre e raccontare il gusto e il profumo di un vino. Un vero e proprio viaggio tra i luoghi dei Sagrantino, i paesaggi di Montefalco e le cantine.
Elementi in grado di evocare nel fotografo Matteo, protagonista di “Smell and Smile”, un’ispirazione possente che ha a che fare con l’arte. Il set fa tappa tra i filari, nelle cantine, nelle sale degustazione, nelle barricaie.
Matteo è impegnato a cercare lo scatto della vita, tra scene di lavoro in campagna, dove i contadini si occupano delle vigne con fatica e passione, fino al suono delle canzoni popolari umbre, per arrivare in riva al Lago Trasimeno e tra gli splendidi vicoli medievali di Montefalco.
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Tre percorsi che raccontano la cucina di Edoardo Fumagalli. Ha riaperto così, oggi, Locanda Margon. Il ristorante della famiglia Lunelli, da cui si gode di un’ottima vista della piana di Trento, torna ad accogliere i gourmand nel segno del numero che rappresenta la perfezione.
Il primo menu, cromatico e gustativo, si fonde armonicamente con i Trentodoc di Ferrari. Il secondo narra le esperienze del giovane chef(classe 1989) a New York ed Edimburgo, passando da Parigi e Milano, fino alle montagne che si affacciano sulle rive del lago di Como.
Il terzo menu esalta alcune eccellenze del Trentino, interpretate in una chiave fresca e moderna. “La fantasia è come la marmellata – ricorda Edoardo Fumagalli, citando Italo Calvino – bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”. Cosa aspettarsi dai piatti, dunque? Concretezza e visione.
Una cucina leggera, equilibrata, dai sapori netti, che si fonda su tre pilastri: ingredienti, tecnica e libertà di esecuzione. Riapre una Locanda Margon dalla cucina “pulita” e dalla “semplice complessità”.
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MILANO – Palla al centro e calici alzati nelle Skylounge 1 e 2 di San Siro per l’inizio del campionato di calcio di serie A. Per il settimo anno consecutivo, La Collina dei Ciliegi torna gestire in partnership con Hospitality Milano l’offerta food&wine delle Skylounge Vip dello stadio Meazza, in occasione delle partite casalinghe di Ac Milane e Fc Internazionale.
Oltre alla serie A, dunque, anche in Coppa Italia e, nel caso del club nerazzurro, in occasione delle partite di Champions League. Fischio d’inizio lunedì 26 agosto, per la partita serale Inter-Lecce.
Al Bistrot e al Ristorante del primo anello rosso dello stadio scenderanno in campo anche i vini della cantina veronese, abbinati al menù stellato di Enrico Bartolini. Come nelle passate stagioni, saranno due gli ambasciatori de La Collina dei Ciliegi in rappresentanza delle rispettive squadre: Beppe Baresi (Inter) e Daniele Massaro (Milan).
La cantina della Valpantena – zona della Valpolicella, in provincia di Verona – guidata dall’imprenditore della finanza Massimo Gianolli, conferma così di essere fortemente improntata alle contaminazioni con i settori del Made in Italy, dalla moda all’automotive, fino al calcio.
Sono 73 i posti esclusivi, con vista sul campo di gioco, riservati alla food&wine experience de La Collina dei Ciliegi, unica azienda vitivinicola in Italia con spazio dedicato in uno stadio.
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I carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare (Rac) di Salerno hanno sequestrato 7.164 vasetti di miele, pari a 36 quintali di prodotto per un valore commerciale di 50 mila euro. L’operazione è scattata in una ditta di distribuzione di Battipaglia, in provincia di Salerno.
Dal controllo è emerso che i prodotti erano stati confezionati in violazione della normativa di settore. Erano infatti muniti di etichette prive delle indicazioni obbligatorie. I vasetti di miele sequestrati dai carabinieri del Rac in Campania riportavano invece indicazioni fasulle.
IL MIELE IN ITALIA
In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api. Dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.
Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45 mila apicoltori, tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.
Rilevanti sono le importazioni dall’estero, che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili. Un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria, con oltre 11,3 milioni di chili, e Cina, con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica di Coldiretti.
COME RICONOSCERE IL MIELE MADE IN ITALY
Il miele prodotto in Italia dove non sono ammesse coltivazioni Ogm – a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina – è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. La parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale.
Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”. Se si tratta di un mix deve comparire la scritta “miscela di mieli originari e non originari della CE”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Volturara Irpina apre le porte al gusto in occasione dell’attesissimo appuntamento dedicato al fagiolo quarantino, dallo scorso anno presidio Slow Food. Il comune irpino si prepara alla nona edizione della “Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone”, evento dedicato ai prodotti d’eccellenza della zona promosso dal Comune di Volturara Irpina e cofinanziato dal POC Campania 2014-2020.
Tante le novità di questa nona edizione. La prima è senza dubbio l’inaugurazione della Strada Ferrata e delle Vie di Arrampicata, un’area dedicata alle attività alpinistiche realizzata dal gruppo Campania Mountains Guides su progetto finanziato dall’amministrazione comunale di Volturara Irpina e intuizione del sindaco Marino Sarno, che ne ha portato avanti l’idea fino alla realizzazione vera e propria.
Il sito – raggiungibile in pochissimi minuti da Piazza Roma – è attrezzato di vie ferrate e itinerari di arrampicata aperti a tutti, bambini e adulti, con vari gradi di difficoltà. Quelle di Volturara Irpina sono le prime vie di arrampicata certificate in Campania.
Ben otto percorsi monotiro dedicati a bambini e neofiti e due vie multipich per utenti che praticano un’arrampicata alpinistica con esperienza alle spalle. Una grande attrattiva turistica, dunque, per gli amanti dell’outdoor e per quanti vogliono avvicinarsi a questo tipo di disciplina.
A coronamento del progetto il gruppo ha ripreso la sentieristica esistente, omologandola alle linee guida del Club Alpino Italiano sia per i sentieri di accesso alle vie d’arrampicata sia per quelli relativi alle vie di fuga delle strade ferrate, collegandoli ad alcuni siti di interesse del comune.
Come la Piazza Municipio o le aree picnic circostanti con circuito ad anello, che ha ricevuto anche una numerazione (n. 145) dal catasto Nazionale dei Sentieri del Cai, Club Alpino Italiano. L’intero lavoro è stato inoltre preceduto da un’importante fase di bonifica e messa in sicurezza del costone roccioso interessato.
Una novità assoluta di questa edizione, che sarà inaugurata sabato 7 settembre alle ore 9.30. Altra novità sarà lo scenografico accesso all’evento: si entrerà infatti attraverso una simbolica bocca di drago alta ben 6 metri ed installata all’ingresso del percorso.
Inoltre anche quest’anno sarà possibile effettuare visite guidate in montagna alla Bocca del Dragone, al Museo della Civiltà Contadina e alla Chiesa Madre, sia sabato 7 che domenica 8 settembre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30. Il coordinamento artistico è affidato anche quest’anno a Roberto D’Agnese per Omast Eventi.
LA FESTA La Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone si aprirà venerdì 6 settembre a partire dalle ore 18 con i giochi per bambini e, alle ore 20, l’apertura degli stand gastronomici per assaporare i tipici piatti della tradizione, prima di immergersi alle ore 21 nella musica live dei Mix Harmony e Beta Folk 2.0.
A fare da cornice la New Band itinerante e gli artisti di strada. Sabato 7 settembre il programma inizierà alle ore 9.30 con l’inaugurazione della Strada Ferrata e delle vie di arrampicata quindi alle ore 11 “Irpinia, prodotti di eccellenza e ambiente”, incontro che porrà l’attenzione sui punti di forza della provincia di Avellino e i progetti di valorizzazione.
Alle 13 il pranzo in piazza, un appuntamento imperdibile che richiama la tradizione e, alle 18.40, le degustazioni del Fagiolo Quarantino a cura di Slow Food Avellino e alle 20 l’apertura ufficiale della festa con il taglio del nastro a cura dell’Amministrazione Comunale.
Giocolieri e trampolieri rallegreranno le strade di Volturara fino alle 21, quando sul palco della piazza saliranno Rock e i suoi fratelli, i Pratola Folk e le Ninfe della Tammorra. La Zeza di Cannone e della Campagna sarà invece itinerante per accompagnare i visitatori lungo tutto il percorso.
Domenica 8 settembre la giornata conclusiva, che partirà alle 9 con l’escursione in montagna a cura del CAI di Avellino, alle 10 invece, la Maratona della Valle del Dragone che partirà dalla Piazza, quindi alle 13 pranzo in piazza. Alle 16.30 si aprirà un nuovo pomeriggio di musica e divertimento con Aria Nova e alle 20 si terrà la consegna della Cittadinanza Onoraria al giornalista RAI Rino Genovese.
Alle 21 saliranno sul palco Banana Split, Popolo Vascio e Mulieres Garganiche. Gli Etno Folk accompagneranno attraverso la musica itinerante la piacevole passeggiata lungo le strade della festa. Per informazioni sull’evento è possibile inviare un messaggio whatsapp inserendo l’hashtag #FFVOLIRP al numero 351.8782216.
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MONTEPULCIANO – Per la terza volta nella storia del premio è la Contrada di San Donato ad aggiudicarsi la diciassettesima edizione di A Tavola con il Nobile 2019, il concorso enogastronomico promosso dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano in collaborazione con il Magistrato delle Contrade della città che si è concluso domenica 18 agosto con la premiazione delle migliori ricette preparate dalle otto contrade del Bravìo delle Botti (corsa con le botti per le vie del centro storico di Montepulciano).
Il tema di questa edizione sul quale si sono confrontate le contrade è stato la Chianina Igp, la razza simbolo del territorio. Con la ricetta “Trippa di Chianina Contadina” la contrada di San Donato è stata giudicata la migliore dalla giuria tecnica composta da 16 giornalisti provenienti da tutta Italia.
Al secondo posto si è piazzata la contrada di Collazzi con il piatto “Guancia a Guancia” mentre al terzo posto ha chiuso il podio Talosa con lo “Stufatino della nonna”.
Identità di prodotto a Montepulciano vuol dire valore aggiunto – ha commentato durante la premiazione il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – il Vino Nobile di Montepulciano è per questo territorio un simbolo, abbinato a tutte le altre eccellenze rappresenta una forza e questo è ciò che nel mondo è irriproducibile ed è quello che come Consorzio vogliamo trasmettere ai consumatori e ai tanti turisti che arrivano nella nostra città”.
La ricetta vincitrice è stata degustata in abbinamento a sei etichette di Vino Nobile di Montepulciano estratte a sorte precedentemente: di queste il miglior abbinamento è risultato quello con il Vino Nobile di Montepulciano di Podere Casanova. Le altre cinque etichette sono state Poliziano, Casa Vinicola Triacca, Contucci, Boscarelli, Fassati.
L’albo d’oro del premio vede protagoniste Collazzi (quattro volte), Talosa (quattro volte), Voltaia (tre volte), San Donato (tre volte), Gracciano, Cagnano, Poggiolo e Coste (in ex-aequo nel 2012).
Il Bravìo delle Botti è la sfida tra le otto contrade del paese, Cagnano, Collazzi, Le Coste, Gracciano, Poggiolo, San Donato, Talosa e Voltaia, dislocate tutte lungo il centro storico facendo rotolare delle botti di circa 80 Kg ciascuna, lungo un percorso in salita di oltre un chilometro.
Le botti sono spinte da due atletici “spingitori”, mentre il percorso della gara si snoda tra le suggestive vie del centro storico della città poliziana fino all’arrivo situato sul sagrato del Duomo in Piazza Grande. La corsa si correrà nel 2019 domenica 25 agosto.
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VENEZIA – Quasi 80 chili di prodotti ittici privi dell’etichettatura per la tracciabilità, tra pesce e crostacei, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nel centro storico di Venezia. Nella mattinata, una pattuglia della Compagnia pronto impiego di Venezia ha individuato una piccola imbarcazione, che trasportava cassette per prodotti ittici, la quale si stava inoltrando per rio di San Luca verso il centro del sestiere di San Marco.
Dopo un rapido inseguimento a piedi, i “baschi verdi” sono riusciti ad intercettare l’imbarcazione e hanno proceduto al controllo del carico, destinato a rifornire i locali della zona.
I riscontri eseguiti hanno permesso di accertare che l’imbarcazione trasportava quasi 80 chili di pesci e crostacei (salmoni, branzini, orate, granceole, capesante e gamberi rossi), privi di etichettatura di tracciabilità che ne garantisse l’idoneità alla vendita e al consumo.
Dopo l’ispezione del medico veterinario dell’ULSS 3 Serenissima, la merce è stata sottoposta a sequestro ed il trasgressore verbalizzato con una sanzione da un minimo di 750 ad un massimo di 4.500 euro.
Il servizio dei “baschi verdi” veneziani si innesta in un più ampio dispositivo di controllo apprestato dal Comando Provinciale di Venezia, per tutelare il centro storico lagunare da fenomeni di illegalità economico finanziaria, la cui proliferazione è direttamente legata alla straordinaria consistenza dei flussi turistici.
Lo smercio di prodotti privi di etichettatura, oltre che ad alimentare possibili circuiti di evasione fiscale, costituisce un potenziale rischio per la salute dei consumatori, dal momento che l’assenza di informazioni sulla tracciabilità non garantisce la qualità degli alimenti.
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MONTEPULCIANO – Sarà il “Gigante Bianco”, la Chianina Igp, razza bovina simbolo del territorio, l’oggetto della contesa per la diciassettesima edizione del premio “A Tavola con il Nobile“. Il concorso enogastronomico vedrà impegnate nelle giornate di sabato 17 e domenica e 18 agosto le otto fazioni protagoniste del Bravìo delle Botti (corsa con le botti per le vie del centro storico di Montepulciano) sfidarsi ai fornelli.
Una giuria composta da giornalisti valuterà il piatto migliore di carne di Chianina IGP, declinata nelle seconde portate. L’obiettivo che dovranno centrare le cucine sarà quello di sposare al meglio i piatti al Vino Nobile di Montepulciano.
Già da sabato 17 agosto, in occasione della prima sessione di degustazioni in programma per la cena, alcune contrade apriranno le porte anche al pubblico per far degustare le ricette della tradizione.
I menu in concorso potranno essere assaggiati anche durante l’arco di tutta la prossima settimana. Domenica 18 agosto la giuria concluderà il giro di assaggi e alle ore 16.00, presso il Teatro Poliziano, sarà svelato il vincitore in occasione anche della presentazione del panno del Bravìo.
Come sempre sarà una giuria tecnica composta da giornalisti provenienti da tutta Italia a giudicare le otto ricette, a partire dall’accostamento al prodotto principe del territorio, il Vino Nobile di Montepulciano.
Non è solo un premio per il Vino Nobile di Montepulciano visto che negli anni ha dato la possibilità di porsi in luce anche alle altre eccellenze del territorio – sottolinea il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi (nella foto, sotto) – del resto è la nostra forza, quella di promuovere un sistema che si basa proprio sulle unicità, da quelle artistiche a quelle paesaggistiche, passando per l’architettura e quindi l’enogastronomia unita in questo caso a un’altra istituzione della cittadina, il Bravìo delle Botti”.
Come da tradizione, non mancherà il Bravìo delle Botti. Protagoniste, ancora una volta, le otto contrade di Montepulciano: Cagnano, Collazzi, Le Coste, Gracciano, Poggiolo, San Donato, Talosa e Voltaia, dislocate tutte lungo il centro storico.
Vince chi fa rotolare delle botti di circa 80 chili ciascuna, lungo un percorso in salita di oltre un chilometro. Le botti sono spinte da due atletici “spingitori“, mentre il percorso della gara si snoda tra le suggestive vie del centro storico della città poliziana.
Fino all’arrivo situato sul sagrato del Duomo in Piazza Grande. La corsa si correrà nel 2019 domenica 25 agosto ed è promosso dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano in collaborazione con il Magistrato delle Contrade della città.
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Non ce l’ha fatta a sconfiggere il cancro, Nadia Toffa. La scomparsa, a 40 anni, della conduttrice e inviata de Le Iene viene commemorata dalla Coldiretti. “Ricorderemo la professionalità e l’impegno nel giornalismo d’inchiesta contro il falso Made in Italy che ha contribuito ad ottenere importanti risultati a difesa dei consumatori e degli agricoltori italiani”.
Assieme a Nadia – ricorda Coldiretti – fu possibile realizzare in Cina uno storico servizio di denuncia sulla piaga del concentrato di pomodoro asiatico spacciato per italiano che ha portato, qualche tempo dopo, a smascherare gli inganni con la conquista dell’obbligo dell’etichettatura d’origine su tutti i derivati dal pomodoro realmente Made in Italy”.
Una battaglia per la trasparenza che, conclude Coldiretti, “il nuovo Governo è ora chiamato a difendere in Europa e ad estendere a tutti gli alimenti commercio, anche eliminando una volta per tutte il segreto di Stato sui nomi delle aziende che importano alimenti dall’estero per rivenderli sotto la copertura di marchi nazionali”.
Un fenomeno denunciato proprio da Nadia Toffa, che il Ministero della Salute, attacca la Coldiretti, “si ostina però a negare nonostante una storica sentenza del Consiglio di Stato”.
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Il consumo di caffè freddo supera quota 6 mila milioni di litri in tutto il mondo. Quello pronto da bere ha raggiunto 5.500 milioni di litri nel 2017, con un aumento del 19% dal 2012, secondo un nuovo rapporto condotto da Zenith Global, società mondiale di studi e consulenza nel settore food & beverage. E si prevede un’ulteriore crescita, con vendite che dovrebbero superare i 6.600 milioni di litri nel 2022.
Ma come assaporare al meglio l’espresso italiano in estate, magari sotto l’ombrellone, nei bar e nei locali della spiaggia o delle città? La risposta arriva da alcuni professionisti del settore, in collaborazione con l’Istituto nazionale espresso italiano (Inei).
Un organismo che riunisce torrefattori, costruttori di macchine e macinadosatori, che tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiano di qualità. Oggi conta 34 aziende azioniste con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro
Coffee ReFresh-Mint
Marco Cini di Mokador, propone il “Coffee ReFresh-Mint”, un espresso a base di menta, ghiaccio, cioccolato fondente, latte e sciroppo di menta da servire in coppa Martini.
Espresso Americano
Il laboratorio dell’Espresso per conto di Filicori Zecchini propone invece l’Espresso Americano realizzato con espresso, bitter Campari, Vermuth rosso, splash di soda e ghiaccio.
Fra’ Momo
Andrea Pinturi di Caffè Milani propone “Fra’ Momo”, un espresso doppio con zucchero di canna liquido, bacche di cardamomo, sciroppo alla menta e latte scremato.
Caffè Soffiato
Vito Campanelli per Essse Caffè lancia invece la ricetta del “Caffè Soffiato” con un espresso Selezione Masini, ghiaccio cristallino e sciroppo di mandorla salentino. (In allegato le ricette nel dettaglio).
L’ANALISI DEI CONSUMI
Il Giappone è di gran lunga il più grande mercato per il caffè freddo, con il 55% del volume globale. Importanti anche i consumi del Nord America, con una crescita annuale del 13% e l’introduzione di nuovi trend quali infusione a freddo o all’azoto, carbonatazione e caffè nero.
Anche i caffè ghiacciati stanno guadagnando terreno in tutto il mondo grazie al loro gusto, freschezza, convenienza e qualità. In termini di quote regionali, l’Asia Pacifica è leader con l’83% del volume totale, seguita dal Nord America e dall’Europa con rispettivamente il 10% e il 3%.
I consumi sono aumentati in tutte le regioni dal 2012, stimolati dallo sviluppo di nuovi prodotti e dall’aumento dell’interesse per le scelte di bevande più sane. Anche in Italia il consumo di caffè freddo è in aumento, in questo caso si punta su prodotti di qualità o legati a ricette locali della tradizione come l’espresso con ghiaccio alla Salentina, o lo shakerato.
La granita al caffè è più diffusa nel sud Italia, mentre tipico della Costiera Amalfitana il “caffè granito”. Ci sono poi il “mezzo freddo” della Sicilia orientale, l’aromatizzato, fino al “caffè del nonno”, una crema fredda di espresso.
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Il Tevere, Castel Sant’Angelo e la Cupola di San Pietro sullo sfondo. Basterebbe questo per rendere unica una serata al TeverEstate, manifestazione gratuita, giunta alla sua terza edizione.
Alla bellezza della location, si aggiungono un fitto programma musicale e un’ampia offerta gastronomica in grado di soddisfare il gusto di tutti.
Dopo il successo di pubblico nel mese di luglio, anche ad agosto TeverEstate sarà uno degli eventi più interessanti per chi trascorrerà il mese più caldo dell’anno in città.
Fino al 4 settembre, Lungotevere Tor di Nona sarà l’indirizzo unico di ben otto ristoranti diversi. Un menu variegato con tante specialità: dai primi della tradizione romana agli arrosticini abruzzesi, passando per hamburger gourmet e un’ampia selezione di vini.
Ecco nel dettaglio l’offerta gastronomica di TeverEstate.
Palazzone
Al centro della manifestazione vi è lo spazio della cantina Palazzone di Orvieto, azienda che nel 2019 festeggia il suo 50° anno di attività. Qui è possibile degustare le loro migliori etichette e quelle di altre realtà che esprimono un forte legame con i rispettivi territori. Ai buoni vini in carta è possibile abbinare taglieri di salumi e formaggi. Adiacente alla vineria, un suggestivo giardino Giapponese in riva al fiume in cui si specchiano San Pietro e Castel Sant’Angelo.
La Padellaccia
Un nuovo progetto firmato dallo chef Andres Upegui di Alchimia Food Lab. Padellaccia Hostaria Street è la rivisitazione della classica trattoria romana. Materie prime mediterranee, sfizi e svogliature da condividere, rispettando le tradizioni di una cucnia antica, dai sapori rassicuranti. Il tutto è realizzato senza sprechi e riducendo il più possibile l’impatto ambientale, grazie all’utilizzo di piatti e tovaglie interamente biodegradabili e compostabili.
Aperol – Spritz Nell’anno dedicato a Leonardo, il design del cocktail bar Aperol, sotto ponte Umberto I, richiama alcune idee strutturali del genio di Vinci. Baldacchini lignei con drappi e corde, cuscini morbidi e cubi luminosi sono gli elementi che arredano questo spazio adatto a un aperitivo, un dopo cena o semplicemente a uno Spritz tra amici. Accompagnamento musicale dal vivo, intrattenimento artistico e DJ set renderanno ancor più gradevoli le serate estive in questa location unica, adatta anche a ospitare eventi.
Ondha Hamburgeria ma anche “music and cocktail bar”. Le carni sono fornite dall’antica macelleria Angelo Feroci, bottega d’eccellenza del centro storico. Filetti danesi, fiorentine, carni giapponesi serviti con contorni sempre freschi, i cui ingredienti sono acquistati quotidianamente da fornitori locali. In accompagnamento vini, birre italiane e cocktail. Sono disponibili anche taglieri di salumi e formaggi selezionati. Il dopo cena è animato da musica e barman acrobatici.
Bacco Diretta prosecuzione del buon lavoro svolto in Piazza delle Malva (Bacco in Trastevere), nella location estiva di Castel Sant’Angelo il menù proposto è per gran parte curato da Salvatore Denaro, chef particolarmente attento nella selezione di materie prime da fornitori di fiducia. Tra i piatti in carta: caponata, panzanella, i primi della romanità ma anche la pasta alla Norma, macco di fave con cicoria, polpette alla romana, guanciotto stracotto nel vino, baccalà alla ghiotta. Anche la pizza è farcita con ottimi ingredienti e la leggerezza dell’impasto è garantita da una lievitazione minima di 48 ore.
Coast to coast Ambiente informale al Coast to Coast, menu ampio con piatti classici, di terra ma soprattutto di mare, grazie agli arrivi giornalieri di astici, scampi, spigole e orate. Non mancano richiami alla tradizione romana, gli hamburger e proposte vegan.
Gregory’s Jazz By The River Prosegue la programmazione del Gregory’s Jazz By The River, versione estiva di uno dei salotti più importanti del jazz romano, all’insegna dei grandi nomi nazionali ed internazionali. Anche ad agosto sono previsti due concerti al giorno: il primo al tramonto durante l’aperitivo; l’altro, quello principale, sarà il sottofondo musicale della cena.
Nei 400 metri quadri, allestiti in tipico stile jazz club, vi è la possibilità di gustare un’originale proposta culinaria che alterna il meglio della tradizione regionale italiana a piatti giapponesi rielaborati in chiave fusion. La carta dei cocktail prevede i drink che hanno reso celebre il Gregory’s nei suoi 25 anni di attività.
Il gusto d’Abruzzo Il Gusto d’Abruzzo propone specialità alla griglia e alla brace con un’offerta diversa ogni giorno. Protagonisti assoluti sono però sempre gli arrosticini di pecora ma anche le salsicce anche di fegato e la porchetta.
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Si è conclusa a Milano la prima edizione di Run The Mix, il nuovo talent di Pernod Ricard dedicato al mondo della mixology. L’idea è quella di un contest che valuti e premi la poliedricità della figura del bartender contemporaneo, che segua la nuova tendenza “healthy” e che sostenga i giovani mixologist.
Ad un Bartender contemporaneo infatti non si richiede più solo una grande capacità tecnica, ma anche competenze trasversali. Dal sapersi relazionare col cliente alla capacità di creare cocktail di bell’estetica, dal saper leggere le tendenze, al marketing fino alla conoscenza del food pairing.
La finale di Run The Mix ha visto sfidarsi tre squadre di giovani Bartender (un elemento per squadra deve essere under 30) a rappresentanza di Nord, Centro e Sud Italia: la Nordic Runners capitanata dal brand expert Paolo Rovellini e dalla guest bartender Cinzia Ferro, la Middle Runners guidata da Claudio Zerilli e dal guest bartender Leonardo Leuci, la Southern Runners con Matteo Bonandrini e il guest bartender Alexander Frezza. In palio un viaggio a Londra e visita alla distilleria Beefeater.
Alle squadre il compito di proporre una Signature drink list composta da tre drink “healthy”, con un massimo di 7 ingredienti di cui almeno 2 home made ed utilizzando un prodotto Pernod Ricard (da scegliere tra i whisky Jameson, Chivas, The Glenlivet, la vodka Absolut, il rum Havana Club, i gin Beefeater, Plymouth, Monkey, la tequila Altos ed Amaro Ramazzotti).
A giudicarli una Giuria eterogenea formata da l’esperto mixologist Francesco Cione Bar Manager dell’Octavius
Bar at The Stage Milano, Marco Sacco chef stellato patron del Piccolo Lago di Verbania, l’imprenditrice Lucia Stragapede fondatrice di Pastichéri, i drink stylist Nelum Francesca Caramini e Gabriele Litta titolari di Fluffer Studio, e Alberto Vaccaro Coach certificato dalla World Association of Business Coaches nonché Counselor professionista.
I VINCITORI
E’ stato il team Southern Runners a dimostrare di eccellere per tempo di esecuzione, estetica del cocktail, arte del garnish, gestualità e coreografia, gusto e aroma, food pairing, capacità di relazione, empatia e storytelling.
“La perfezione della semplicità del food pairing, la potenza evocativa, l’eleganza della presentazione e la bellezza cromatica arricchita da un garnish equilibrato e d’appeal. L’apertura verso il cliente resa concreta dalla libertà data alla giuria di scegliere il proprio cocktail. L’abilità tecnica unita al calore e alla passione e l’essere un collettivo’ coeso di idee, stili, conoscenze e skills strategiche.”
Questa la motivazione data dalla giuria per una decisione sofferta, visto l’alto livello messo in campo dalle tre squadre, che ha premiato la squadra composta da Riccardo Russo e Ugo Acampora da Napoli, Giuseppe Milillo da Giovinazzo e i due under 30 Luigi Rosario Grasso da Catania e Giovanni Maffeo da Lecce.
LA DRINK LIST VINCITRICE
Una drink list incentrata sul concetto di tempo sviluppato attraverso tre cocktail rappresentati da tre uccelli: il Colibrì, icona della giovinezza, il Punk, raffigurante l’adolescenza e la Civetta, a raffigurare la maturità. Sostanza nel bicchiere e nel food pairing e forma nell’estetica il tutto raccontato da un’iconografia pulita, avvincente e facilmente decodificabile.
COLIBRI’
40 ml di Absolut Elix
20 ml succo di pompelmo rosa
5 ml sciroppo di zucchero
15 ml panna fresca alla mandorla
15 ml Mole Poblano homemade
10 ml albume pastorizzato
2 gocce di acqua di fiori d’arancio
Soda
Garnish: grattugiata di cioccolato
Food Pairing:
Polpetta pollo alla mandorla con Mole Poblano e pomodoro secco
PUNK
40 ml di Altos Tequila infusa alla banana
20 ml di gin Monkey 47
100 ml di acqua di anguria cotta sottovuoto con timo limonato e santoreggia
20 ml succo di limone
Garnish : chips di banana
Food Pairing:
Coulis di anguria, mousse di yogurt salato aromatizzato al timo limonato e chips di banana disidratata
CIVETTA
4cl Jameson Black barrel
Fake Vermouth di cabernet
2 gocce di Angostura
3 gocce di Pernod
Profumo di rabarbaro sul finale
Zest di limone
Garnish: timo
Stir & strain attraverso polvere di caffè in tumbler basso con chunk cubo
Food Pairing:
cioccolato fondente con sale maldon e chutney di albicocche
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CUSAGO – Una terrazza con braciere a legna affacciata sul laghetto e un cortile con giardino aromatico sul retro. Duecentocinquanta sedute, un’area bimbi permanente, due alberi all’interno delle sale. E ancora: tre impasti biologici per le pizze, sette giorni su sette di apertura, dalle 8 di mattina a mezzanotte.
Viridea, catena italiana di Garden Center, amplia la sua formula di accoglienza con l’inaugurazione di Erba Matta – giardino con cucina. Un nuovo ristorante e bistrot all’interno dello storico punto vendita di Cusago, il primo centro aperto in provincia di Milano nel 1997.
Il nome sottolinea la vocazione dedicata alla natura di Viridea e “unisce una connotazione di semplicità (l’Erba matta è infatti una pianta molto comune) a quella di stravaganza, rispecchiata negli arredi e nello spirito anticonformista che anima il locale”.
“L’apertura di questo ristorante – spiega l’azienda – completa la proposta di Viridea e rafforza la mission dell’azienda, che da sempre intende offrire un luogo di svago e relax a due passi dalla città a tutti gli amanti della natura.
Erba Matta offre ai visitatori un ristorante e caffetteria dall’animo green, rilassante e accogliente in ogni momento della giornata, dove le famiglie sono benvenute e la genuinità delle materie prime incontra fantasia e creatività.
La progettazione del format è stata curata dal Gruppo Ethos F&B Consulting, dipartimento dell’omonima azienda ristorativa lombarda che si occupa di fornire servizi e consulenze per attività ristorative.
RISTORANTE E BISTROT
Il ristorante e pizzeria Erba Matta proporrà una cucina contemporanea, con ricette semplici spesso toccate da un lieve guizzo estroso. Il filo conduttore del menù à la carte sarà il richiamo alla territorialità e al mondo botanico, attraverso l’uso di piante aromatiche e varietà ortofrutticole inusuali.
Tra gli ingredienti saranno privilegiati i prodotti biologici, una scelta volta a offrire prodotti buoni per i clienti e per l’ambiente. Saranno proposti molti piatti vegetariani, ma tra i secondi primeggerà la carne.
Erba Matta è anche un bistrot/caffetteria/gelateria: la caffetteria offrirà colazioni dolci e salate, pranzi veloci a base di panini e piadine, merende con gelato artigianale, tè e torte fatte in casa. Dopo le 18 si passerà all’aperitivo, servito al tavolo con un tagliere di stuzzicherie.
LA LOCATION
Il ristorante sorge in una parte dell’immobile del Viridea Garden Center di Cusago, a cui è collegato da un accesso interno. L’entrata principale, affacciata direttamente sul piazzale del parcheggio, si raggiunge tramite un pontile sospeso sul laghetto che circonda il locale e contribuisce a rendere la location molto suggestiva.
Una terrazza, al cui centro campeggia un braciere a legna, si affaccia sullo specchio d’acqua. Nel retro del ristorante si apre un ampio cortile incorniciato da un giardino aromatico. Attorno all’edificio è facile imbattersi in pavoni e galli, che circolano liberamente.
Il progetto richiama, nell’impianto architettonico, la struttura a forma di serra tipica dei Viridea Garden Center, con ampie vetrate e soffitto in legno a vista. Gli interni sono stati disegnati dallo Studio Novo di Casatenovo e si caratterizzano per il mood fresco, ispirato alla natura.
I toni sono quelli del legno e variazioni di verde, scompigliati qua e là dai muschi colorati e dai decori delle pareti. Il ristorante mette a disposizione delle famiglie uno spazio giochi attrezzato, seggioloni, fasciatoio e lavandino per bambini, ed è previsto un menù speciale riservato ai più piccoli.
Da settembre prenderà il via inoltre un fitto calendario di appuntamenti dedicati ai bambini, con laboratori di cucina e orticoltura. Particolare attenzione sarà riservata alle persone con intolleranze alimentari, al ristorante Erba Matta saranno presenti – dalla colazione alla cena – proposte per le principali intolleranze (lievito, lattosio, glutine).
Sarà servita anche la pizza senza glutine. Agli animali sarà riservata un’accoglienza speciale: una ciotola d’acqua, uno snack e delle polpettine preparate dalla brigata di cucina.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
È uno dei Drink più noti al mondo, reso ulteriormente famoso da Hemingway anche se la sua popolarità non conosce confini. Varie le leggende sulle sue origini. Ma sta di certo che con la semplicità dei sui ingredienti e la fine eleganza della sua bevuta il Daiquiri è, a tutti gli effetti, una delle bevute più apprezzate da neofiti ed esperti di mixology.
Con qualche giorno d’anticipo Coqtail Milano ha festeggiato il Daiquiri Day con un evento presso il Ristorate Daniel Canzian, nel cuore di Brera. Protagonisti della serata tre varianti del famoso drink ideate dal Bartender Mattia Pastori ed i finger food dello Chef Daniel Canzian.
Dalla stecca di polenta al biscotto di parmigiano e anguria alla nuvola di pizza con fico e lardo, dalla pasta fresca ai sentori di limone al riso alle tre spezie (curcuma, paprika e tè) le proposte gastronomiche hanno saputo ben armonizzarsi con i drink.
“È ancora difficile parlare di food pairing coi cocktail – dice Mattia Pastori – un po’ per cultura, siamo forse il più importante paese del vino al mondo, un po’ perchè i drink portano in se un buon tenore alcolico (mediamente da 16% a 22% o 25%) e dei sentori molto forti e precisi. Occorre quindi abbinarli a piatti in grado di reggere il pairing.”
I DAIQUIRI
Tre le varianti proposte da Pastori per l’evento.
Classic Daiquiri. 4,5 cl Rum Havana 3, 2,5 cl spremuta di limone, zucchero di canna. Un daiquiri tradizionale in cui il lime è sostituito col limone per dare un tocco di italianità. Fresco, sicuro, dritto come un daiquiri dev’essere. Il leggero eccesso di zucchero nella ricetta, che volutamente non si scioglie completamente, regale una texture corposa al sorso che avvolge il palato rendendo il sorso pieno e gustoso.
Pop Daiquiri. 5 cl Rum Havana 3, 2 cl sciropo di zucchero, 2 cl succo di lime, 4 cl centrifuga mela verde. Preparato in mantecatore, servito frozen come un sorbetto guarnito di stuzzichino con foglia di basilico ed un frutto di mare. Estivo e fresco, di facile beva. Ma è il frutto di mare a regalare una interessantissima spinta sapida che completa l’esperienza.
Hemingway Special (noto anche come Papa Double). 5 cl Rum Havana 3, 2 cl Spremuta pompelmo rosa, 2 cl spremuta limone, 1 cl maraschino, 1 cl sciroppo di zucchero. Un drink che ripercorre le orme del famoso scrittore che amava il daiquiri con una doppia razione di rum. Accativante sin dal colore è un drink “sicuro di se”. Sorso che apre sulla piacevole acidità degli ingredienti per chiudere con un leggero pizzicolio, quasi una lieve piccantezza, probabilmente data dal maraschino.
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E’ andata in scena oggi, presso la sede dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, la cerimonia di apertura delle Ompiadi della Vera Pizza Napoletana.
La sfida intercontinentale vedrà per tre giorni centinaia di pizzaioli da tutto il mondo in corsa per aggiudicarsi le prestigiose medaglie olimpiche in cinque discipline (Vera Pizza Napoletana, Per Gourmet, Gluten free, Pizza Fritta e Mastunicola).
I partecipanti provengono da 20 paesi e sono capitanati da Italia, Giappone, Usa, Brasile e Australia. Ma anche Malta, Messico, Polonia, UK, Belgio, Canada, Cile, Corea del Sud, Germania, Kuwait, Malesia, Romania, Spagna, Thailandia e Turchia per un toale di centocinquanta maestri dell’impasto.
Più di 1000 gli operatori che hanno preso parte al taglio del nastro dei Giochi, alla presenza di Antonio Pace, presidente AVPN, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione UniVerde e promotore campagna mondiale #pizzaUnesco, Carla Ruocco, presidente Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Mary Ellen Countryman, console generale degli Stati Uniti a Napoli.
Ospiti d’eccezione, rispettivamente nei panni di madrina e testimonial delle Olimpiadi, la produttrice cinematografica Martha De Laurentiis e lo scrittore Maurizio De Giovanni che insieme al presidente Pace hanno acceso il braciere olimpico e dato il via ufficiale alla tre giorni agonistica, che fino al 10 luglio vedrà sul campo anche giovani talenti pronti a darsi battaglia per vincere il titolo di pizzaioli under35 del mondo.
Quest’anno ricorre anche il 35esimo anniversario dell’Associazione Verace Pizza Napoletana e in concomitanza si è svolto anche un importante momento istituzionale di confronto con gli associati arrivati da tutto il mondo. Sul tavolo, la valorizzazione e la salvaguardia del prodotto simbolo della gastronomia partenopea e della sua arte che ora guardano al futuro e si evolvono di pari passo con i trend e la costante crescita del settore.
IL MARCHIO “VERACE PIZZA NAPOLETANA” Durante l’incontro intitolato “La Vera Pizza Napoletana: ritorno al futuro. L’evoluzione dell’arte del pizzaiuolo napoletano”, con il vicepresidente AVPN, Massimo Di Porzio, e il consigliere AVPN, Paolo Surace, sono state presentate le novità inserite all’interno del disciplinare internazionale AVPN per l’ottenimento del marchio collettivo “Verace Pizza Napoletana”.
Un aggiornamento storico, che tocca principalmente le farine(con l’inclusione del tipo 0 e in percentuale del tipo 1), il lievito (dalle maggiori indicazioni sulla quantità di lievito di birra fresco da utilizzare all’introduzione di precise informazioni per quanto riguarda quelle del lievito madre naturale, fino all’ammissione del lievito di birra secco, purché senza additivi, zuccheri o miglioratori alimentari aggiunti) e i processi di lievitazione e maturazione dell’impasto (meglio approfonditi per ottenere un prodotto digeribile, fragrante, dal gusto intenso e unico).
Spazio inoltre alle ulteriori precisazioni sui prodotti da utilizzare per preparare una verace pizza napoletana eccellente, con preferenza per quelli campani, e all’inclusione di altre schede tecniche di prodotto.
“Si è trattato di un processo non facile, dovendo trattare un’antica tradizione – ha spiegato il vicepresidente AVPN, Massimo Di Porzio, a capo dell’operazione -, che ha richiesto un lavoro lungo e laborioso con il coinvolgimento diretto di tutti i nostri delegati e fiduciari per i test e le ricerche, durati oltre quattro anni, e del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli nella figura della professoressa Paola Vitaglione per le prove tecniche.Siamo partiti naturalmente dai dogmi irrinunciabili e immodificabili nella tecnica napoletana, quali l’impasto, che deve essere diretto, cioè con tutti i quattro ingredienti messi insieme, partendo dall’acqua, e deve essere lasciato a fermentare e maturare per il tempo necessario per assecondare in modo ottimale temperatura, umidità e tempo di utilizzo dell’impasto stesso; la manualità nella preparazione della pizza, ovvero la centralità del lavoro artigianale, quindi con le mani e i palmi, che sono un’antica unità di misura borbonica; la cottura, perfetta con il forno a legna, poiché rispetta contemporaneamente sia la tradizione sia le specifiche tecniche, garantendo le tre modalità di propagazione del calore. Da tutto ciò è scaturito un update importante, che ha tenuto conto di diversi fattori, tra cui chiaramente le abitudini e le esigenze dei consumatori contemporanei”.
Sul fronte farine, ad esempio, l’apertura a nuove tipologie nella classificazione italiana e, contestualmente, l’introduzione di specifiche per le farine prodotte in altri paesi, rispondono ad una duplice evoluzione: il notevole miglioramento delle tecniche di produzione e di abburrattamento (setacciatura) da parte dei mulini in questi ultimi anni e i crescenti bisogni nutrizionali che richiedono una maggiore presenza di fibre e sali minerali.
In riferimento ai lieviti e alle farine, invece, sono stati meglio approfonditi i due momenti diversi di lievitazione (con la respirazione e la fermentazione dei saccaromiceti) e di maturazione, durante la quale processi biochimici ed enzimatici portano all’ottenimento della vera pizza napoletana. Mentre, nel caso dei prodotti, i riflettori sono stati puntati maggiormente sugli ecotipi di pomodori, sui latticini e sugli olii da utilizzare, raccomandando naturalmente il made in Campania.
In generale, da questa epocale riedizione del disciplinare, AVPN ha deciso inoltre di redigere un ‘Manifesto della Vera Pizza Napoletana’, firmato oggi da tutti i pizzaioli presenti all’incontro per testimoniare il proprio impegno a sostegno di questa eccellenza. Manifesto della Vera Pizza Napoletana Si tratta di un documento ufficiale che vuole da una parte fornire una perfetta sintesi dei punti toccati nel disciplinare stesso e, dall’altra, sensibilizzare tutti i maestri dell’impasto napoletani sulla necessità di collaborare e agire insieme per evitare che le imitazioni modifichino quest’antica arte, che va certamente aggiornata, ma non stravolta. Il motto scelto è infatti “Difendiamo con orgoglio le nostre radici, la nostra arte: la vera pizza napoletana!!”.
Tornando alle olimpiadi sono partite oggi le fasi preliminari con i pizzaioli chiamati a preparare gli impasti che saranno giudicati da domani mattina nelle prime tre discipline (Vera Pizza Napoletana, Per Gourmet e Mastunicola). Ad aprire le danze saranno anche gli under 35 che gareggeranno per la competizione a loro dedicata, che si svolgerà in parallelo ai Giochi.
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NAPOLI – Sequestrati due estesi impianti abusivi per l’allevamento di mitili posizionati all’imbocco del porto commerciale di Napoli e nei pressi della rada di Santa Lucia.
Secondo la Guardia di Finanza il vivaio abusivo conteneva circa duecento tonnellate di prodotto ittico maturo che, se immesso sul mercato, avrebbe fruttato introiti illeciti per circa 500.000 euro inquinando il commercio lecito in libera concorrenza del mercato.
Gli impianti non rispettavano nessuna delle prescrizioni igienico-sanitarie imposte dalla normativa vigente. Nel corso delle operazioni è intervenuto un team del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Napoli che si è occupato dei campionamenti dei mitili per le successive analisi micro-biologiche e chimiche volte a far emergere la potenziale pericolosità dei prodotti per la salute pubblica delle centinaia di migliaia di ignari consumatori napoletani.
I grossi fusti di plastica galleggianti e le cime che tenevano legate le migliaia di filari di cozze erano posizionati, in maniera non visibile, appena al di sotto della superficie del mare. Il posizionamento avrebbe potuto comportare un serio intralcio per la sicurezza della navigazione delle navi e delle imbarcazioni in transito nel golfo di Napoli, tra le quali quelle che si contenderanno la vittoria nella competizione velica dell’Universiade 2019.
I Finanzieri a bordo delle motovedette hanno deciso di sradicare e recuperare tutto il materiale pericoloso e di smaltirlo secondo le normative ambientali vigenti.
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Lucca – Andrà avanti fino al 31 luglio in Piazza San Michele, nel cuore di Lucca, la 5^ edizione di Extra Lucca Summer Edition, la manifestazione, dedicata all’olio extravergine d’oliva di qualità, ideata da Fausto Borella, presidente dell’Accademia Maestrod’olio.
Extra Lucca Summer Edition, spin-off estivo dell’omonima e ormai storica kermesse invernale, ha quest’anno una durata record di ben 45 giornate senza soluzione di continuità. Ha aperto i battenti il 17 giugno.
Giorni durante i quali i cittadini e le migliaia di turisti italiani e stranieri presenti in città potranno scoprire alcune delle migliori produzioni olivicole della Penisola, abbinandole a vini rosati e prodotti gastronomici di aziende top level.
Nei banchi d’assaggio sono presenti 23 produttori olivicoli da 10 regioni differenti; in prima fila ovviamente le aziende toscane, seguite da interessanti realtà provenienti da Nord a Sud dello Stivale. 53 le etichette disponibili in degustazione. Tutti i visitatori possono inoltre, su prenotazione, partecipare a dei mini corsi guidati.
“Rispetto alla kermesse invernale, che prevede per tre giorni assaggi delle migliori produzioni olivicole appena frante di tutta Italia – ha sottolineato Fausto Borella, presidente dell’Accademia Maestrod’olio – Extra Lucca Summer Edition si presenta sicuramente come un evento dall’approccio più “pop”. L’obiettivo rimane chiaramente quello di fare cultura dell’olio, cercando di incuriosire un pubblico quanto più vasto possibile. Per gran parte dell’estate lucchesi e stranieri possono, gratuitamente, approcciare all’olio evo di qualità. Quello degli abbinamenti con i vini e con i prodotti gastronomici è poi un passepartout utile per fare breccia anche tra i meno appassionati”.
GLI EVENTI CORRELATI Non mancano appuntamenti e serate ad hoc per continuare a celebrare l’extravergine fino a tarda serata. E così, lunedì 15 luglio, si festeggeranno a suon di ostriche, olio e Champagne i 12 anni dell’accademia Maestrod’olio.
Mercoledì 17 luglio andrà in scena la serata mixologist, con cocktail preparati con maestria da diversi barman professionisti. Domenica 28 luglio, festa conclusiva della maratona estiva di Extra Lucca che si chiuderà definitivamente mercoledì 31.
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CHIOGGIA – La Guardia di Finanza di Chioggia ha intercettato un carico costituito da circa una tonnellata (1.100 Kg) di prodotti ittici, principalmente crostacei, illegalmente commercializzati. L’ingente partita di merce è stata rinvenuta durante un controllo notturno a bordo di un furgone con targa greca, in transito sulla strada statale Romea.
Alla guida del mezzo c’era un cittadino greco che non è stato in grado di esibire idonea documentazione attestante la tracciabilità del prodotto ittico trasportato, composto da granchi blu e gamberi, molto ricercati ed apprezzati soprattutto nei ristoranti etnici.
I crostacei sono stati sottoposti a visita sanitaria dal Servizio Veterinario dell’U.L.S.S. di Chioggia, che ha inoltre accertato come le cassette fossero sporche e aperte, con odore di ammoniaca. Alcuni bancali erano posizionati sulla merce. L’intera partita è stata sottoposta a sequestro per essere successivamente avviata alla distruzione, con spese a carico del trasgressore.
I CONTROLLI
Dall’inizio dell’anno i finanzieri della Compagnia di Chioggia, nel corso di 12 operazioni di servizio, hanno già sottoposto a sequestro circa 3,5 tonnellate di pesce e crostacei delle specie più varie (granchi, gamberi, mazzancolle, branzini, polpi, moscardini, merluzzi, canestrelli, fasolari, pesce azzurro, ecc.) per mancanza di informazioni sulla tracciabilità.
Nella maggior parte dei casi i trasgressori erano aziende con sede nel nord Italia, a volte gestite da italiani e a volte da asiatici. I regolamenti comunitari prevedono che i consumatori devono essere correttamente informati, attraverso l’etichettatura, della provenienza, della data e la zona di pesca, del periodo di conservazione.
Dati utili a ricostruire tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione, dalla cattura o raccolta fino alla vendita al dettaglio, in modo tale da scongiurare il rischio di consumare pesce di provenienza ignota, che potrebbe essere scaduto, scongelato e ricongelato e non trattato nel rispetto delle norme igieniche.
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COURMAYEUR – Le chiamano “tentazioni gourmet ad alta quota”. Buone d’inverno, ma anche nella stagione più calda dell’anno. È stata la pioggia a benedire l’inizio dell’estate dei gourmand al Grand Hotel Royal & Golf di Courmayeur.
Quattordici gli chef italiani a raccolta venerdì 21 giugno nel cinque stelle diretto da Veronica Revel Chion, che ha fatto gli onori di casa assieme ad Andrea Alfieri e Paolo Griffa, head chef dei ristoranti interni all’albergo, il Grand e il Petit Royal.
Ad ogni “maestro” una postazione, allestita nel nuovissimo bistrot dell’hotel. Cristian Broglia ha stupito con la sua “Primavera”. Michele Minchillo con i suoi “Scampi, cicerchia pomodoro bruciato e alloro”.
Alessandro Billi col “Gazpacho di quinto quarto, ricciola e cetriolo”. Luca Natalini ha preparato al momento una “Millefoglie di trota affumicata Altura e Giardiniera all’italiana”.
Gustosissima la “Cesar Salad di baccalà” di Eugenio Boer. Gioco di contrasti per Daniela Cicioni, con la sua “Crema acida di anacardi, carpaccio di zucchine alle erbe aromatiche, prugne acerbe fermentate, composta agrodolce di ibisco e senape, crackers crudisti di sesamo e chia”.
Fabio Morisetti strepitoso con “Polenta, cassoeula e gamberi”. Davide Modesti all’insegna della tradizione e dell’innovazione con la “Lingua di vitello al té nero affumicato, cipollotto alla cenere e riduzione di cherry”.
Per Stephan Vaccaro l’idea d’estate Royal è quella offerta da “Rana pescatrice e pinoli,meringa e limone”. Paolo Vai tra verticalità e ampiezza con il “Riso Buono con mele Renette e Fegato Grasso”. Cristina Bowerman tra terra e mare con l'”Orzotto cacio e pepe affumicato, ricci di mare e limone”.
Tempo di rivisitazioni per Giorgio Caruso, con la “Montanara alla parmigiana”. Come sempre sorprendenti i “resident” Andrea Alfieri e Paolo Griffa, rispettivamente con gli “Spiralotti Cappelli Felicetti, Fontina, aglio orsino, polvere di porcini e lamponi” e la “Girella di storione e caviale Naccari Calvisius, salsa al vino bianco”.
Spazio anche alla mixology. Tra gli ospiti d’eccezione la bartender Cinzia Ferro (nella foto), con un cocktail dedicato proprio a Paolo Griffa, “L’eco di Paolo”: Martini bitter, Martini Riserva Ambrato, Sake, caramello salato, genmaicha tea, gum nero (gomma arabica e carbone vegetale) e velluto al pop corn.
Spazio anche a distillati di qualità assoluta come il Ron Santiago de Cuba: una masterclass guidata da Fabio Bacchi, consulente di alcuni tra i migliori “Cocktail Bar” d’Italia, come il The Spirit di Milano.
IL PRANZO FIRMATO DA PAOLO GRIFFA
In chiusura dell’evento, il lunch firmato dal giovane chef del Petit Royal, Paolo Griffa. Ventotto anni ancora da compiere, ma un’abilità da veterano nel trovare l’ingrediente perfetto per il piatto perfetto, all’insegna di una ricerca che si sta focalizzando sempre più sulla materia prima locale.
Ho 27 anni – spiega Griffa – ma frequento le cucine da quando ne ho 14. Insomma, ho iniziato presto. Le mie prime esperienze nel mondo della pasticceria, che continua a esercitare su di me un grande fascino.
Al mio arrivo al Petit Royal ho portato una cucina più vicina alle mie origini piemontesi, per poi concentrarmi sempre di più sulla Valle d’Aosta, scoprendola di giorno in giorno”.
Non a caso, il Grand Hotel Royal & Golf potrà presto contare su un orto tutto suo, con le aromatiche (e non solo) reperite da Griffa nelle spettacolari valli che contornano Courmayeur, come la Val Ferret.
Un modo come un altro per sopperire a quella sorta di reticenza degli agricoltori ed allevatori locali, che non accettano di buon grado la vendita a un solo cliente di ingenti quantità di merce (quelle richieste da un ristorante di successo come il Petit, in grado di assicurare dai 20 ai 40 coperti, in base alla stagione).
L’incontro tra la dimensione “local” e il gusto “internazionale” avviene nei piatti di Griffa ed è la vera firma del giovane chef piemontese. Si parte con un estratto di sambuco e limone, presentato in una sorta di ampolla. Bisogna soffiarci dentro per “mescolare i sapori”, prima dell’assaggio.
Quella che segue è una “carta composta da ingredienti, non da piatti”. Un gioco. Il menu viene creato in cucina a sorpresa, in base al macro tema prescelto dal cliente. Si va dal “Fuoco e Fiamme” alla “Foglia”, dal menu “A colori” al “Né carne né pesce”, chiudendo con “I Love Aosta” e “Jolly”.
Un percorso nel quale è possibile degustare autentici capolavori. Dopo gli antipasti, serviti su supporti in legno progettati da Griffa e realizzati su misura da un artigiano del posto (nella foto sotto), ecco “Arancione”.
Si tratta di una carota all’arancia farcita da tartare di capasanta e cocco, fiori di camomilla e sambuco, lime. Precede il “Sottoterra” di Lumache di Gignod, caviale di lumaca, finferlì, crostini, spuma di funghi e asperula.
Poi i fusilloni al Boudin Noir Speziato, vaporoso di patate e finocchietto delle Alpi. Si chiude con le Ali di Razza e Crispy bread al pomodoro, lattuga grill, pil pil di razza e Nasturzio, Salmoriglio. Ma è il dolce la vera sorpresa.
Dopo il sontuoso carrello dei formaggi, in cui non possono mancare eccellenze valdostane come il Bleu d’Aoste, arriva il “dolce” in stile Pic-Nic in Val Ferret. Al centro della tavola un bouquet di fiori di campo, a ornare la tovaglia idealmente stesa sul prato.
Si degustano pino fermentato, cagliata di latte d’alpeggio, cioccolata Nitro, fette biscottate e composta di ciliegie, nonché un frangipane caldo ai mirtilli e una mela al sorbetto di mela, salame di cioccolato e frutti di bosco.
E mentre la mente e il palato volano in Val Ferret, gli occhi si aprono sulla strepitosa vista del Monte Bianco, dalle vetrate del Petit Royal .Un po’ ristorante. Un po’ casa di Paolo Griffa. Un po’ magia: la Valle d’Aosta nel piatto.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
ALBA – È stata presentata venerdì pomeriggio, al Castello di Grinzane Cavour, l’89a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. L’evento andrà in scena dal 5 ottobre al 24 novembre nella cittadina piemontese. A Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, il computo di illustrare i temi dell’edizione 2019, ispirata al tema dell’equilibrio perfetto. Un concetto rappresentato da due elementi: il tartufo e l’uovo.
Il cibo è una delle più straordinarie espressioni della cultura materiale – ha dichiarato la Presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena – ed è indubbiamente una delle motivazioni di viaggio per chi raggiunge le colline di Langhe, Roero e Monferrato.
La nostra più preziosa risorsa, il Tartufo Bianco d’Alba, è il perfetto legame tra la tavola tradizionale e la cucina stellata, un elemento immancabile ed eccezionale valore aggiunto sui piatti del territorio.
La Fiera che stiamo per vivere rafforzerà le sinergie di Alba, Città Creativa per la Gastronomia Unesco, con il network di altre eccellenze mondiali come Limoges e Fabriano, ma sarà anche lo spazio in cui esaltare la creatività e la passione per il nostro Tartufo”.
Concetti racchiusi appunto nel binomio uovo e Tartufo Bianco d’Alba, che “insieme rappresentano l’equilibrio perfetto del gusto, un binomio eccezionale esplorato nelle sue potenzialità e in ogni sfaccettatura da cuochi, appassionati di cucina e chef stellati”.
La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba propone una lunga incursione nel mondo del Tuber magnatum Pico, gioiello che si trova nelle colline di Langhe Roero e Monferrato, patrimonio dell’umanità Unesco e simbolo di esperienze collettive che racchiudono la ristorazione, l’ospitalità e l’autentico modo di vivere italiano.
Un programma ricchissimo di appuntamenti e approfondimenti dedicati ai gourmand e agli enoturisti più esigenti offre la possibilità di conoscere da vicino, annusare, toccare, assaggiare gli elementi della cultura materiale del Piemonte attraverso degustazioni, esperienze sensoriali e laboratori.
La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta un mondo che da contadino si è fatto imprenditore e che concilia la crescita economica con la tutela del territorio: il Tartufo Bianco d’Alba, fungo ipogeo spontaneo, non coltivabile, misterioso figlio di un terreno sano e simbolo della sostenibilità.
Dal punto di vista naturalistico il Tartufo Bianco d’Alba è al centro di un sistema ambientale complesso, sensibile alle alterazioni e allo sfruttamento del territorio.
Da alcuni anni la Fiera si fa promotrice con il Centro Nazionale Studi Tartufo di un’attività di ripristino di tartufaie naturali, di conseguenza ogni servizio a pagamento dal biglietto d’ngresso all’analisi sensoriale del tartufo, prevederà una percentuale destinata alla tutela dell’ambiente tartufigeno.
IL PROGRAMMA Il fulcro della Fiera resta il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, aperto ogni sabato e
domenica dal 5 ottobre al 24 novembre (più l’apertura straordinaria del 1° novembre).
Un luogo unico, inebriato dai 120 profumi del Tuber magnatum Pico, in cui acquistare tartufi certificati sotto l’occhio vigile dei giudici del Centro Nazionale Studi Tartufo, ma soprattutto conoscere ed incontrare i trifulau, testimoni di un mondo fatto di terra, di ricerca nelle notti di luna e di sintonia assoluta tra gli uomini e i propri cani.
Alle spalle del Mercato Mondiale è situato lo spazio dedicato all’Alba Truffle Show, luogo d’elezione per gli show cooking, i laboratori, le Analisi Sensoriali del Tartufo, le Wine Tasting Experience®. Il mondo della cultura del cibo si racconta durante gli imperdibili Foodies Moments, dove il Tartufo Bianco d’Alba incontra la cucina d’autore.
Guidati dai più celebri chef del territorio e da alcuni fra i più prestigiosi ristoranti italiani, i Foodies Moments sono una vetrina sul gesto creativo che anima le migliori cucine del Paese nella creazione di piatti in cui il Tartufo Bianco d’Alba è protagonista.
Per celebrare l’uovo, ingrediente alla base dei piatti tradizionali, simbolo di un saper fare tramandato come lascito culturale che ha reso Langhe, Monferrato e Roero il distretto gastronomico più importante d’Italia, una delle novità di questa 89 a edizione è rappresentata dagli Atelier della pasta fresca.
Quattro straordinari appuntamenti (alle ore 15 in sala Alba Truffle Show) firmati da due maestri d’eccezione come Walter Ferretto (Il CascinaleNuovo di Isola d’Asti) e Ugo Alciati (Guido Ristorante Villa Contessa Rosa di Serralunga d’Alba) per imparare i segreti di piatti come i tajarin e gli agnolotti al plin, che proprio nell’abbinamento con il Tartufo Bianco d’Alba trovano l’equilibrio perfetto.
Anche Davide Oldani, grande ristoratore e ambasciatore della cucina italiana nel mondo, sarà uno dei protagonisti della Fiera e metterà l’accento sul senso del conoscere profondamente un prodotto, il suo territorio, le sue caratteristiche ed esigenze.
Per questo, e per il grande amore per il Tartufo Bianco d’Alba, Oldani ha personalmente progettato un nuovissimo affettatartufi che sarà presentato in anteprima assoluta proprio all’Alba Truffle Show domenica 13 ottobre alle ore 11.
Con il coinvolgimento di Limoges, cittadina francese famosa nel mondo per le sue ceramiche e, come Alba, parte del network delle Creative Cities Unesco, nel 2019 arriva a compimento il progetto che vede il coinvolgimento di grandi aziende nella realizzazione del “Set per il Tartufo Bianco d’Alba”.
Sarà infatti la prestigiosa Maison Raynaud, storica casa produttrice di raffinati servizi tavola di Limoges, a realizzare la “Pepita”, prezioso oggetto per svelare al meglio il profumo, l’aroma e la freschezza del tartufo bianco d’Alba.
Sempre nell’ambito delle collaborazioni con le Città Creative Unesco saranno prodotti a Fabriano, il distretto italiano della carta, i sacchetti numerati nei quali vengono consegnati i tartufi certificati acquistati al Mercato Mondiale.
Anche per questa edizione sarà l’Alba Truffle Show il luogo in cui scoprire gusti e profumi provenienti dalle altre Regioni italiane che saranno ospiti d’eccezione alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
LA CITTÀ PROTAGONISTA
La Fiera coinvolge tutta la città, e in un programma che propone molti entusiamanti appuntamenti, Piazza Risorgimento sarà lo scenario privilegiato del Salotto dei Gusti e dei Profumi, esposizione permanente che celebra le eccellenze del territorio piemontese e italiano con assaggi, degustazioni, workshop e laboratori didattici.
Dal Palio degli asini al coinvolgente Baccanale dei Borghi, grazie all’instancabile lavoro dei Borghi di Alba e della Giostra delle Cento Torri, nel periodo della Fiera del Tartufo le tradizioni medievali della città diventano un appuntamento da non perdere non solo per tutta la cittadinanza, ma anche per un appassionato pubblico nazionale ed internazionale.
Il luogo di divertimento dedicato ai più piccoli è il padiglione dell’Alba Truffle Bimbi: guidati da esperti educatori, i bambini e le loro famiglie sono condotti in attività, laboratori e giochi attraverso cui scoprire natura, territorio, cucina, antiche tradizioni e molto altro.
Tornano anche in questa edizione, le attese Ultimate Truffle Dinner, due charity dinner in Sala Beppe Fenoglio per gustare il meglio della gastronomia mondiale cucinata straordinariamente a quattro mani da importanti cuochi del territorio.
Il ricavato sarà destinato al progetto Breathe the Truffle la campagna di crowdfunding per salvaguardare l’ambiente naturale del Tartufo Bianco d’Alba. Le Ultimate Truffle Dinner sono aperte al pubblico e a tutti coloro che sapranno approfittare di questa prestigiosa opportunità per vivere emozioni da sogno nel territorio albese.
Nuovi appuntamenti della 89a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba sono le Cene Insolite, momenti per scoprire luoghi storici e culturali della Città di Alba in occasioni fuori dall’ordinario, gustando cene d’eccellenza cucinate da cuochi stellati provenienti da tutta Italia.
I VENERDÌ E LA VALLE CERVO Quattro venerdì distribuiti tra ottobre e novembre dedicati ad un pubblico ristretto di curiosi e appassionati gourmet che, prima della cena, potranno partecipare ad una speciale visita guidata in spazi affascinanti come il Palazzo Banca d’Alba (dove cucinerà Cristina Bowerman), il palco che si affaccia su due sale del Teatro Sociale di Alba (con i Fratelli Cerea), il Centro Studi Beppe Fenoglio (con Christian e Manuel Costardi) e il Palazzo Comunale di Alba (con Philippe Léveillé).
Un’altra novità esce dai confini di Langhe, Roero e Monferrato per raggiungere la Valle Cervo, nelle colline biellesi, dove si trova La Bürsch, dimora del XVII secolo recentemente riportata in vita grazie ad un progetto
innovativo.
E’ lì che venerdì 8 novembre Martino Ruggieri, head chef del ristorante “Pavillon Ledoyen” tre stelle Michelin di Parigi, cucinerà insieme allo chef stellato Eugenio Boer del ristorante milanese “Bu:R” in una dimensione intima e meravigliosamente domestica offrendo agli ospiti un incredibile fine settimana nel quale vivere in modo inconsueto una esperienza unica con cena, pernottamento e colazione insieme a due grandi chef.
Gradito ritorno – il 16 e 17 novembre parallelamente agli eventi della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba – per “Asti Palazzi del Gusto. I Mille Profumi del Monferrato” dopo il fortunato esordio dello scorso anno.
L’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, evento internazionale che giunge quest’anno alla XX edizione, avrà come sempre un’attenzione particolare al sociale devolvendo il ricavato della vendita all’asta in progetti di beneficenza in Italia e nel mondo.
Il connubio tra alta gastronomia e cultura si integra perfettamente con il design e con l’arte contemporanea, dialoga con la letteratura e con la musica regalando ai visitatori la possibilità di vivere un’esperienza culturale completa all’ombra delle cento torri.
SPAZIO ALL’ARTE E ALLA MUSICA
La Fondazione CRC organizza una serie di iniziative e mostre legate a grandi maestri dell’arte: dal 21 al 23 settembre si terrà “Il Congresso di Alba: 1956-2019. Per un rinnovamento imaginista del mondo” con tre giorni di conferenze, incontri, workshop e performance a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.
Nel corso dell’evento sarà esposta nella Chiesa di San Domenico l’opera collettiva “Senza titolo” a firma di Pinot Gallizio, Asger Jorn, Constant, Piero Simondo, Jan Kotik, Pier Giorgio Gallizio dal 22 di settembre fino al 10 novembre.
Pochi giorni dopo, dal 18 novembre e fino al 5 dicembre, la meravigliosa Chiesa di San Domenico ospiterà “Leonardo Da Vinci: the Genius” esposizione della Tavola Lucana attribuita al Da Vinci nei 500 anni dalla morte del più grande artista e scienziato italiano.
Dall’arte si passa alla letteratura con l’imperdibile appuntamento – venerdì 11 ottobre alle ore 18.00 al Teatro Sociale G.Busca di Alba – con lo scrittore giapponese Haruki Murakami, vincitore del Premio Lattes Grinzane 2019 per la sezione La Quercia, protagonista dell’ormai tradizionale lectio magistralis che suggella il legame fra il premio dedicato allo scrittore, pittore ed editore Mario Lattes, e la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
E poi musica con la rassegna Classica: i concerti della domenica mattina, con la direzione artistica di Giuseppe Nova e Jeff Silberschlag di Alba Music Festival. A partire dal 6 ottobre, nella Chiesa di San Giuseppe, otto appuntamenti musicali scandiscono le domeniche di Fiera e rappresentano uno spazio di piacere e di cultura capace di coinvolgere un pubblico internazionale.
Prenderà il via il 12 ottobre Jazz&Co, rassegna dell’autunno albese, organizzata da Milleunanota, con quattro appuntamenti dedicati al jazz indipendente e di ricerca. Per il settimo anno la bellissima Chiesa di San Giuseppe sarà dedicata ai profumi e ai colori del nostro territorio assaporando vari generi di musica contemporanea.
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