Categorie
news news ed eventi Spirits

AssoDistil: «Difendiamo la trasparenza e la qualità del settore distillatorio»

AssoDistil, in una nota firmata dal Presidente del Comitato Acquaviti Cesare Mazzetti e condivisa da 45 distillerie associate, ribadisce la serietà del settore in risposta ad alcune fake news apparse in recentemente in rete.

Ci vuole più unità nel settore distillatorio e rispetto per tutte le numerose aziende piccole e grandi che lo animano», esordisce AssoDistil.

LA RISPOSTA AI CONTENUTI FUORVIANTI DIFFUSI SUL WEB

«Negli ultimi mesi – spiega la nota di AssoDistil – abbiamo assistito alla diffusione di numerosi e ripetuti contenuti “fuorvianti e maliziosi”, diffusi sul web e a mezzo stampa. Ad esempio, si suggeriva un utilizzo scorretto del caramello da parte di molti produttori italiani al fine di conferire colore ai propri prodotti, simulando invecchiamento in botte».

«Si fornivano interpretazioni unilaterali in merito all’uso del termine artigianale o vademecum per l’interpretazione delle etichette, che implicavano malizia da parte di molti operatori nella creazione delle stesse», prosegue la nota.

LA TRASPARENZA DEL SETTORE DISTILLATORIO

«Vogliamo precisare – si legge nella nota – che il settore distillatorio è un’eccellenza agroalimentare italiana, popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente, ogni giorno e da molti decenni, per produrre distillati di alta qualità in condizioni di estremo controllo amministrativo. Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi».

«Lasciare intendere che buona parte del settore realizzi delle scorrettezze di questo tipo – sottolineano le 45 distillerie firmatarie – rischia di screditare il lavoro delle aziende e di sminuire il severo controllo degli organi preposti. Tutti noi crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza».

LA QUALITÀ E IL CONFRONTO FRA GLI OPEATORI

«Tutti noi – aggiungo i firmatari – crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza. AssoDistil auspica un continuo confronto tra tutti gli operatori, nel pieno rispetto reciproco anche da un punto di vista comunicativo».

«Il settore ha numerose anime, ma deve avere un solo spirito, quello della qualità e della trasparenza. Confidiamo che tutte le distillerie, associate e non, contribuiscano al successo del settore perché solo assieme si vincono le sfide titaniche che vedono le nostre acquaviti competere con brand internazionali nei mercati globali», conclude AssoDistol.

I FIRMATARI

La nota è a firma congiunta del Presidente del Comitato Acquaviti AssoDistil, Cesare Mazzetti e delle distillerie: Acquavite, Distillerie Bagnoli, Distilleria Bartin, Bepi Tosolini, Berta, Bertagnolli, Bonollo Umberto, Bonollo, Bottega, Distilleria Fratelli Caffo, Ciemme Liquori, Andrea Da Ponte, D’Auria, De Luca, Deta Distilleria, Distillati Group, Distribuzione Alcoli Italia, Franciacorta creme, Domenis 1898.

Faled Distillerie, Distillerie Franciacorta – Stock, F.lli Francoli, Italcoral, Locatelli Fabrizio, Marzadro, Maschio Bonaventura, Distillerie Mazzari, Mazzetti D’Altavilla, Montanaro, Montenegro, Nannoni Grappa, Distilleria Nardini, Distilleria Negroni, Distilleria Pircher, Distilleria Pisoni, Poli Distillerie, Distilleria Prete, Roner, Rossi D’Angera, Fratelli Russo snc, Santa Teresa dei Fratelli Marolo, Distilleria Segnana, Distilleria Sibona, Distillerie Trentine, Val del Marta, Vener Francesco, Vieux Moulin, Walcher.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Vermouth di Torino: l’aperitivo del futuro

In un mondo indirizzato verso vini, drink e bevande alcohol free o dal basso tenore alcolico, il Made in Italy ha un asso nella manica: il Vermouth di Torino. Le basse percentuali di alcol – se paragonate a quelle dei distillati – hanno consentito al vino aromatizzato piemontese di scalare posizioni nel gradimento dei barman, nella mixology.

Ma è il Consorzio del Vermouth di Torino a voler cogliere più di chiunque altro la palla al balzo. Il momento è quello  giusto, almeno per due motivi. Il cambio di marcia dei consumatori internazionali, che oggi preferiscono freschezza e leggerezza all’opulenza gustativa e alcolica, fa il paio con il trentennale dal riconoscimento europeo dell’Igp del Vermouth di Torino.

Un nettare che gode di ampia rappresentanza istituzionale, dal momento che il Consorzio è in grado oggi di rappresentare il 98,5% della produzione. L’ultimo dato disponibile è quello dei 4,5 milioni di litri del 2019. Una cifra in calo del 17% nel 2020 a causa della pandemia. Calo mitigato dalle vendite on-line, anche all’estero, e dallo spostamento del consumo dall’Horeca alla dimensione domestica.

«CI SIAMO PERSI LA GENERAZIONE DEI GENITORI»

I nostri nonni – spiega il presidente del Consorzio, Roberto Bava – avevano il Vermouth in casa per gli ospiti. I giovani lo conoscono perché utilizzato dal bartender con la barba e i tatuaggi. Ci siamo persi la generazione dei genitori».

«Abbiamo letteralmente un buco temporale – prosegue Bava – in cui il Vermouth di Torino è stato dimenticato e relegato in secondo piano rispetto ad altre bevande. A noi il compito di riportarlo agli splendori di un tempo».

D’altro canto, il mondo non è stato a guardare. Mentre l’aperitivo sabaudo finiva nel dimenticatoio, nel mondo hanno iniziato a proliferare imitazioni, spesso figlie dell’Italian Sounding.

Un caso su tutti? Quello dei “Vermouth senza assenzio” tanto in voga negli States. «What about Limoncello without the lemon?» scherza il presidente Bava ricordando una frase pronunciata negli Usa, per sottolineare l’assenza dell’ingrediente fondamentale.

IL DISCIPLINARE

Con tre secoli di storia alle spalle il Vermouth di Torino ha visto il suo primo riconoscimento con il Regolamento CE 1601 del 10 giugno 1991, che individua le Indicazioni Geografiche per i vini aromatizzati.

Il Decreto Ministeriale 1826 del 22 marzo 2017 trasforma definitivamente in Legge dello Stato Italiano il disciplinare di produzione. I vini base (bianchi, rosati o rossi) devono essere di origine italiana, aromatizzati con blend di erbe coltivate in Piemonte poste in infusione idroalcolica.

Il principale centro di produzione è la pianura di Pancalieri (Torino). Inoltre il prodotto deve contenere minimo 0,5 g/l di Assenzio Romano, Assenzio Gentile o Assenzio Pontico e avere titolo alcolometrico fra i 16% ed i 22% abv.

Il Vermouth di Torino viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) o in base al contenuto zuccherino: Extra Dry (meno di 30 g/l), Dry (meno di 50 g/l) e Dolce (sopra i 130 g/l).

Per il Vermouth di Torino Superiore il disciplinare prevede un titolo alcolometrico minino di 17% abv e l’utilizzo di almeno il 50% di vini di origine piemontese.

LA DEGUSTAZIONE

Quattro le proposte del Consorzio, rigorosamente alla cieca, per permettere di addentrarsi nel complesso panorama del Vermouth. I canoni della degustazione si discostano tanto da quelli del vino, quanto da quelli del distillato.

Vermouth di Torino Extra Dry

Color bianco con riflessi giallo paglierino. Naso importante e ricco in cui gli aromi arrivano compatti rendendo difficoltoso decriptare i vari descrittori. Erbe mediterranee ed un tocco agrumato fresco introducono ad una bevuta agile e pulita. Il sorso chiude asciutto e quasi tannico regalando una piacevole persistenza erbacea.

Vermouth di Torino Bianco Dolce

Color bianco avorio. Profumi invitanti di erbe aromatiche come la salvia che accompagnano un ampio corredo floreale. Leggere note di frutta fresca, pera e pesca. Sorso morbido, in cui lo zucchero gioca bene il suo ruolo senza eliminare quel tocco amaricante in chiusura tipico dell'”aperitivo”.

Vermouth di Torino Ambrato

Color Ambra luminoso. Balsamico ed agrumato al naso. Scorza di arancia e di limone che si alternano a spezie morbide come chiodo di garofano, noce moscata e cannella. Sorso pieno, di corpo e leggermente amaricante che regala note di frutta disidrata e mandorla nel retro olfattivo

Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino. Naso speziato. China, geranio, chiodi di garofano, cardamomo. In bocca è avvolgente e morbido. Durante il sorso regala una balsamicità importante che accompagna note di frutti rossi surmaturi ed una piacevole dolcezza.

GLI ASSAGGI DI WINEMAG

Chazalettes Vermouth di Torino Extra Dry

Bianco carta. Affilato tanto al naso quanto in bocca. Note di agrume macerato, erbe aromatiche. Sorso Asciutto.

Ulrich Vermouth di Torino Extra Dry

Bianco Carta. Naso balsamico in cui l’alcol gioca un ruolo importante. Secco e pulito. Poco persistente.

Drapò Vermouth di Torino Dry

Bianco carta con riflessi paglierini. L’alcolicità è evidente già al naso dove si mescola con leggre note ossidative. Sorso secco e asciutto.

Arudi Vermouth di Torino Bianco

Giallo paglierino. Fiori secchi e frutta fresca che introducono ad un sorso morbido e piacevolmente amaricante sul finale.

Chazalettes Vermouth di Torino Bianco

Paglierino. Naso aromatico che strizza l’occhio a note mandorlate. Sorso morbido e dolce con un retro olfattivo erbaceo che dona freschezza.

Drapò Vermouth di Torino Bianco

Paglierino. Erbe aromatiche al naso. In bocca la vena amaricante è molto marcata e risulta un po’ slegata dalle altre componenti.

Peliti’s Vermouth di Torino Bianco

Paglierino carico. Intenso al naso con una vena mentolata e medicinale che dona freschezza. Sorso avvolgente.

Ulrich Vermouth di Torino Bianco

Giallo paglierino. Naso fruttato e leggermente esotico. Immediato e diretto al sorso chiude con una perfetta corrispondenza naso-bocca.

Berto Vermouth di Torino Superiore Bianco

Paglierino carico. Fiori secchi ed nota balsamica di eucalipto. Sorso poco amaro in cui prevalgono le morbidezze.

Arudi Vermouth di Torino Rosso

Rosso rubino. Spezie scure che nascondono note di frutto rosso e pesca. Sorso secco e pulito.

Casa Martelletti Vermouth di Torino Rosso

Rosso rubino. Cannella, pepe, chiodo di garofano e frutta sotto spirito. Naso complesso a cui segue una bevuta semplice, morbida e scorrevole.

Chazalettes Vermouth di Torino Rosso

Rosso rubino carico. Frutta e spezia al naso. Sorso rotondo ed avvolgente che chiude su note dolci.

Drapò Vermouth di Torino Rosso

Rosso rubino. Pesca, Albicocca ed una leggera vena erbacea. Sorso dolce e fresco. Buona persistenza fruttata.

Berto Vermouth di Torino Superiore Rosso

Rosso granato. Menta ed eucalipto dominano lo spettro olfattivo. Seguono note di spezie dolci. Al sorso è il più rotondo ed avvolgente della batteria.

Bordiga Vermouth di Torino Superiore Rosso “Excelsior”

Rosso violaceo carico. Naso su note evolute di spezie calde come pepe, cannella e vaniglie. Intensa balsamicità unita ad un evidente tocco boisè. Lunga persistenza.

Vergnano Vermouth di Torino Superiore Rosso

Rosso rubino. Mora e sottobosco al naso. Molto scorrevole e beverino al sorso.

Ulrich Vermouth di Torino Bianco

Giallo paglierino. Naso fruttato e leggermente esotico. Immediato e diretto al sorso chiude con una perfetta corrispondenza naso-bocca.

Categorie
Spirits

Ue, nuovo regolamento per l’invecchiamento dei distillati. Pilzer: «L’Italia fa scuola»

A decorrere dal 25 maggio, finalmente anche l’Europa stabilisce per gli Stati membri quanto in Italia già sancito da tempo, ovvero che i magazzini di invecchiamento dei distillati debbano essere sotto il controllo dello Stato a totale tutela del consumatore.

Lo Stato italiano controlla in modo attento i produttori di distillati ed in particolare di Grappa e Brandy Italiano. I magazzini di invecchiamento, infatti, hanno l’obbligo di essere sigillati da un funzionario dell’ex Utf (ora Ufficio Dogane) ed il prodotto può essere estratto solo in presenza del funzionario che attesta con apposito verbale la durata effettiva dell’invecchiamento.

IL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO

Nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 5 maggio u.s. sono stati pubblicati rispettivamente il regolamento delegato (UE n.2021/723) e il regolamento di esecuzione (UE n. 2021/724).

Nel primo, la Commissione ha istituito il registro pubblico in cui saranno iscritti gli organismi deputati al controllo di invecchiamento delle bevande spiritose che deve avvenire sotto il controllo fiscale di uno Stato membro.

Il secondo regolamento disciplina le comunicazioni che gli Stati membri devono utilizzare per trasmettere alla Commissione i riferimenti dei predetti organismi deputati al controllo dei processi di invecchiamento.

IL COMMENTO DELL’ISTITUTO GRAPPA DEL TRENTINO

«Da sempre la collaborazione tra produttori e organi di controllo è stato un binomio certo impegnativo, ma ben funzionante in Italia – spiega il presidente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino, Bruno Pilzer – l’intelligenza del controllore e la disponibilità del controllato a seguire determinate regole ha di fatto creato dei magazzini di invecchiamento funzionali e nel pieno rispetto delle regole indotte dai sigilli di questi locali».

Visitando le distillerie trentine è infatti possibile vedere le botti di legno dove invecchia la grappa solo attraverso delle reti fissate e sigillate dall’ente Doganale preposto al controllo. L’accesso al locale di invecchiamento è possibile solo in presenza del funzionario della Dogana.

Le tempistiche di ispezione sono normalmente concordate con l’ente doganale, in modo da garantire al produttore la sostituzione di barriques e altre attività necessarie per il raggiungimento della più alta qualità possibile.

«Rispetto al passato – continua Pilzer – il locale o i locali destinati all’invecchiamento non sono più luoghi nascosti e forse messi nel posto più nascosto della distilleria. Ora sono locali studiati soprattutto per la giusta aerazione, disposizione delle barriques o delle botti più grandi in pratica delle vere cantine dedicate solo all’invecchiamento».

«Certo sono costi – conclude il presidente – ma solo in questo modo si riesce a creare una Grappa Trentina invecchiata Riserva molto interessante, è un vero mondo da scoprire e per dirla in termini moderno è un mondo maturo e certificato».

Categorie
Spirits

AssoDistil: il Covid non ferma il settore dei distillati in Italia

Secondo un’indagine condotta da Format Research Srl per conto di AssoDistil il mercato dei distillati ha continuato a crescere anche sotto Covid-19, se pur con incrementi minori rispetto agli anni precedenti. I ricavi, secondo il 58% delle aziende intervistate, hanno registrato un incremento nel primo trimestre di questo anno, dato decisamente più alto rispetto alla media degli altri settori economici.

LA GESTIONE DELL’EMERGENZA

Le misure adottate per contrastare l’emergenza Covid hanno inevitabilmente comportato danni economici anche al settore distillatorio, a partire dalla chiusura delle fiere che ha impattato negativamente sul 44% delle imprese dei distillati.

Nonostante tutto, solo il 40% delle distillerie ha usufruito della cassa integrazione, il 52% ha optato per l’anticipazione di ferie e permessi e il 22% ha già ridotto o ridurranno il personale nei prossimi mesi.

La pandemia ha inoltre velocizzato i processi di digitalizzazione. Primo fra tutti l’istituzione dei canali e-commerce (+129%) o tramite marketplace (+139%). Un’evoluzione che dovrebbe consolidarsi, visto che 2 aziende su 3 continueranno a mantenere attive le piattaforme anche una volta conclusa l’emergenza sanitaria.

Tra i vari metodi adottati per far fronte all’emergenza sanitaria spicca quello dello smart working. Più della metà delle aziende hanno fatto ricorso allo smart working e circa il 67% (più 15 punti percentuali rispetto a ottobre) degli interessati ha espresso soddisfazione relativamente al suo utilizzo

I MERCATI DI RIFERIMENTO

L’87% del fatturato deriva dal mercato domestico e solo il 13% da quello estero, con un calo dell’1% rispetto agli anni precedenti. Tra tutti i mercati europei ed extraeuropei, solo quello tedesco ha registrato un aumento dell’1,8 % rispetto allo scorso semestre, mentre Spagna e Francia hanno registrato rispettivamente una diminuzione del 10% e del 7,7%.

Tra i mercati extraeuropei quello che spicca più di tutti è quello nordamericano con il 42,9%, registrando un trend positivo di 5,2 punti percentuali. Le distillerie, inoltre, puntano sulla promozione con il 64% (+8%) delle aziende che ha espresso soddisfazione relativamente a nuovi progetti di comunicazione istituzionale.

Cambiano anche le tipologie di prodotto. Se il 77%  per cento delle distillerie ha continuato a produrre alcol destinato al consumo tradizionale, il 23% ha riconvertito parte della produzione in alcol puro, indispensabile presidio nella lotta al Covid-19.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Vini e spirits, 2020 d’inferno: persi circa 1,5 miliardi di ricavi

La pandemia ha impattato in modo drammatico sul settore del vino e degli spirits, a causa delle chiusure imposte ai locali pubblici e dell’andamento delle esportazioni. Nel 2020, rispetto al 2019, le vendite di spiriti e vini attraverso il canale Horeca hanno registrato in Italia minori ricavi per circa un 1 miliardo e 250 milioni di euro (fonte TradeLab).

Nello stesso periodo le esportazioni sono diminuite in valore di 261 milioni di euro (fonte Istat), per una perdita complessiva di ricavi pari a circa 1 miliardo e 500 milioni di euro. Tale andamento è stato compensato in misura minima dalle vendite attraverso altri canali e le attuali previsioni per il 2021 mostrano segnali di ripresa decisamente timidi.

«Il settore – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini – ha bisogno di sentire al proprio fianco l’impegno concreto delle istituzioni. Occorrono interventi di semplificazione amministrativa e di carattere fiscale, così come un deciso supporto nel tutelarci in sede comunitaria, dove vediamo rischi di pericolose derive normative che minacciano quello che è un patrimonio italiano nel mondo».

«Lo stesso impegno – aggiunge la Presidente – è necessario sull’arena del commercio internazionale, contro dazi e barriere protezionistiche spesso applicati per ragioni che nascono al di fuori del mondo enogastronomico e, infine, nella promozione del Paese all’estero, dove scontiamo la migliore organizzazione e continuità di concorrenti diretti come la Francia».

Secondo i dati della Fondazione Edison, nel 2019 l’Italia è stato in volumi il primo produttore mondiale di vino e il secondo esportatore di vini e mosti. Nello stesso anno, in valore, l’Italia è stato il primo esportatore mondiale di aceti (302 ml Usd) e di vermouth e amari (223 ml Usd) e il secondo esportatore mondiale di vini in bottiglia (4.950 ml Usd), di vini spumanti (1.768 ml Usd) e di liquori e cordiali (489 ml Usd).

Un patrimonio inestimabile che supera la dimensione strettamente economico-produttiva e che richiede di essere tutelato e rilanciato. Le misure per il rilancio che Federvini ha posto all’attenzione delle istituzioni italiane e dei suoi rappresentati in Europa sono diverse e comprendono riaperture, fiscalità, sostegno all’export, sostenibilità e infrastrutture.

RIAPERTURE

La campagna vaccinale e la bella stagione permettono di guardare alla ripartenza di quel mondo della socialità e della convivialità, così importante per i settori rappresentati da Federvini. L’impatto determinato dalle chiusure dimostra quanto esercizi pubblici, ospitalità e turismo siano centrali per intere filiere produttive.

Il tema va affrontato in maniera unitaria e coordinata, per questo Federvini chiede l’apertura di un tavolo “Filiera della Socialità” con misure uniforme sul territorio nazionale. Senza misure di sostegno al riavvio delle attività legate al fuori casa e la riattivazione dei flussi turistici, la ripresa delle produzioni e la loro tenuta sui mercati internazionali non potranno realizzarsi.

Nell’immediato, al Governo si chiede anche di eliminare subito il divieto di vendita di alcolici dopo le 18.00 nei cosiddetti mini market, tra i quali ricadono centinaia di punti vendita dei più noti marchi della grande distribuzione, misura discriminatoria tutt’ora in vigore nonostante non sia più minimamente giustificata nell’attuale scenario pandemico.

SEMPLIFICAZIONE E FISCALITÀ

È necessario ridurre gli innumerevoli adempimenti e competenze amministrative a cui il settore è assoggettato, a partire dall’abolizione del contrassegno fiscale per gli spiriti, strumento obsoleto e ormai del tutto inutile se non come produttore di costi e adempimenti.

Federvini per prima sottolinea l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei prodotti. Tuttavia, l’impianto burocratico-amministrativo non dovrebbe ostacolare la vita di impresa in modo così drammatico. Si chiede quindi che la semplificazione si attui non solo attraverso minori adempimenti ma anche riducendo il tempo necessario a mettere d’accordo diversi ambiti amministrativi.

Federvini sollecita inoltre interventi fiscali quali la rimodulazione mirata dell’aliquota Iva. Per il settore degli spiriti la richiesta è quella di una riduzione del 5% delle accise, come segnale di attenzione per un settore particolarmente penalizzato dalle chiusure del 2020 e del 2021.

SOSTEGNO ALL’EXPORT

I vini, i distillati, i liquori e gli aceti italiani rappresentano prodotti del Made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agro-alimentare e sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo.

In questo ambito il sostegno si deve tradurre sempre più nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza.

Altre forme di sostegno potranno provenire da misure di defiscalizzazione del fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri. Federvini chiede infine misure di promozione di ampio respiro, progettate insieme alle imprese e condotte con uniformità e continuità pluriennale.

CULTURA DEL BERE E SOSTENIBILITÀ

La qualità di vini, spiriti e aceti ha da sempre caratterizzato il nostro vissuto quotidiano, fatto di storia, cultura, tradizioni ma anche di voglia di stare insieme, condivisione e positività. La sostenibilità – vocazione ecologica, rispetto del territorio, dei vigneti e dei fornitori, tecniche avanzate di produzione – è da sempre centrale per le imprese del settore.

I valori di cultura e sostenibilità vanno posti al centro del dibattito sul consumo responsabile. Il nostro Paese si colloca ampiamente nella parte bassa della classifica sia per quanto riguarda i consumi pro capite di alcol ma anche di consumo critico. Non a caso l’Italia e il suo stile mediterraneo sono un modello di consumo anche per le autorità sanitarie.

Federvini ritiene che l’educazione, l’informazione e la formazione, insieme ai dovuti controlli, siano la strada più saggia ed efficace da intraprendere e opera da anni contro ogni forma di consumo sbagliato e non responsabile attraverso iniziative tese a sviluppare iniziative di educazione del consumatore.

Purtroppo a livello europeo il dibattito sempre più spesso è guidato da pulsioni proibizionistiche e demonizzatrici che l’Italia dovrebbe respingere nettamente, quali la minaccia di “health warning” sulle nostre etichette, le possibili restrizioni alla promozione e valorizzazione dei nostri prodotti, la spada di Damocle dell’uso dell’arma fiscale per fini cosiddetti “salutistici”.

INFRASTRUTTURE

Occorre infine promuovere lo sviluppo di infrastrutture di rete anche al di fuori dei centri urbani. È inutile chiedere alle imprese di dotarsi di adeguati sistemi di e-commerce e di sfruttare i social network per comunicare con il mondo se poi in larghe aree delle nostre campagne la banda larga è assente o al più appena sufficiente a inviare una semplice email.

Categorie
Spirits

Antonio Emaldi confermato alla presidenza di AssoDistil

L’assemblea generale di AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha confermato il Presidente Antonio Emaldi, attuale direttore della divisione alcoli delle Distillerie Mazzari, con un mandato che si concluderà tra tre anni.

LA RESILIENZA DELLE DISTILLERIE ITALIANE

«Le distillerie italiane – dice Emaldi – hanno fatto della “resilienza” un vero e proprio principio esistenziale. Negli ultimi 20 anni siamo transitati, quasi indenni, da regole comunitarie assistenzialistiche a sistemi di libero mercato».

«Abbiamo assistito a repentini aumenti dell’accisa che hanno depresso i consumi domestici e abbiamo cercato nuovi prodotti e mercati. Infine, ci siamo adeguati serenamente a regole ambientali più stringenti che, applicandole, ci hanno portato a esempi di “economia circolare“».

«Tutto questo – sottolinea il Presidente- continuando ad investire nelle imprese molto di più della media nazionale. Conoscendo l’attitudine al costante miglioramento e la capacità dei nostri imprenditori di adattarsi a situazioni complesse».

«Le sfide che ci aspettano – dice ancora Emaldi – saranno impegnative e andranno gestite, prestando attenzione ai mutamenti economici e ai comportamenti sociali, ponendo la lotta al cambiamento climatico tra i nostri obiettivi primari».

«Fino ad oggi – conclude il Presidente – le distillerie, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno concentrato gli sforzi nel garantire la continuità del business. Da domani occorre fare di più, a partire dall’applicazione delle linee guida dettate dall’Agenda 2030, riprese poi dal Governo Draghi».

IL CONSIGLIO DIRETTIVO, IL COLLEGIO SINDACALE E I PROBIVIRI DI ASSODISTIL

Nel corso dell’assemblea sono stati eletti anche i 27 membri esponenti del consiglio direttivo formato da Antonia Bertolino (Distilleria Bertolino); Gabriele Borghi (Distillerie Bonollo U.); Elvio Bonollo (Distilleria Bonollo U.); Giuseppe Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Mariacarla Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Andrea Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Elena Borra (Distilleria Vieux Moulin); Sebastiano Caffo (Distilleria Caffo); Giuseppe Caffo (Distilleria Caffo); Fabio Baldazzi (Caviro Extra); Edoardo Pasquali (Caviro Extra).

Nicola D’Auria (D’Auria Distilleria e Energia); Francesco Montalbano (Distilleria Deta); Cesare Mazzetti (Distilleria Mazzetti d’Altavilla); Silvia Belvedere Mazzetti (Distilleria Mazzetti d’Altavilla); Luigi Gozio (Franciacorta creme); Maria Giovanna Gulino (Ima); Luciano Grilli (Distillerie Mazzari); Andrea Grilli (Distillerie Mazzari); Antonio Emaldi (Distillerie Mazzari); Alessandro Marzadro (Distilleria Marzadro).

Italo Maschio (Distilleria Bonaventura Maschio); Renato Piccinato (Distilleria Bonaventura Maschio); Luca Palmini (Distilleria Montenegro); Priscilla Occhipinti (Nannoni Grappe); Karin Roner (Distilleria Roner) e Federico Sacchetto (Distilleria Sacchetto).

Insieme al consiglio direttivo è stato eletto anche il collegio sindacale formato da Rosanna Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Stefano Marzadro (Distilleria Marzadro) e Lorella Mazzari (Distillerie Mazzari spa). Infine, sono stati nominati probiviri Lara Sanfrancesco; Patrick Pagani e Giorgio Sandulli

Categorie
Spirits

Mirto il Viaggiator goloso

Il Mirto il Viaggiator Goloso è un’ottima opzione per il fine pasto o per l’aperitivo nel rapporto qualità prezzo, facilmente reperibile non solo in Sardegna ma in tutti i supermercati Unes e Iper La grande i, ben distribuiti su tutto il territorio italiano.

Nel calice si presenta del classico colore ambrato, scuro ma luminoso. Al naso tutta l’aromaticità e la speziatura freschissima tipica dei frutti del Myrtus. Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Myrtaceae, originaria della zona del Mar Mediterraneo, che dà bacche simili ai mirtilli, molto più carnosi, compatti e duri.

Non a caso il Mirto di Sardegna è il «liquore sardo per eccellenza» che il Viaggiator Goloso ha selezionato tra le sue specialità. Come consiglia Unes, è ottimo servito ghiacciato. Tra gli ingredienti acqua, infuso idroalcolico di bacche di mirto (alcool, bacche di mirto, acqua) e zucchero.

Ma cosa significa il Viaggiator Goloso? Si tratta di un marchio registrato di proprietà di Unes Maxi Spa di Vimodrone (MI) e costituisce il «viaggio che si realizza in tante tappe, frutto di una filosofia che nasce dall’idea di creare prodotti di qualità superiore offerti a un prezzo accessibile».

Col Mirto di Sardegna, obiettivo più che centrato. Un liquore prodotto per la nota insegna dall’azienda Fratelli Rau Snc nello stabilimento di Sassari, per la precisione nel quartiere Predda Niedda Sud.

Quella dei Fratelli Rau è una storia e una tradizione familiare che affonda le radici nel 1926. Da allora, tre generazioni si sono succedute alla guida della distilleria, sempre nel segno di uno stretto legame con la Sardegna per la preparazione di liquori, vini e dolci tipici sardi.

Categorie
Spirits

Paola Soldi confermata alla guida di Anag

L’Associazione Nazionale Assaggiatori Grappa e Acquaviti (Anag) sarà guidata per il prossimo triennio da Paola Soldi, confermata presidente nazionale. La nomina è arrivata nei giorni scorsi dal consiglio direttivo, rinnovato a seguito delle assemblee territoriali e composto da 20 soci provenienti dalle 12 regioni in cui Anag è presente.

La presidente nazionale sarà affiancata da Giancarlo Francione, vicepresidente, Marirosa Gioda, tesoriere, Maurizio Molinaro, direttore dei corsi, e Andrea Toselli, segreteria generale. Nei giorni scorsi, inoltre, Anag ha rinnovato anche i referenti territoriali fra conferme, qualche new entry e una crescita delle quote rosa che si uniscono alla presidente nazionale, Paola Soldi.

“La nomina del presidente nazionale – afferma Paola Soldi – chiude un percorso articolato e complesso previsto dal nuovo Statuto di Anag, trasformata nel 2020 da federazione in associazione. Il rinnovo degli organi direttivi nazionali, infatti, ha preso il via nei primi mesi del 2021 con assemblee territoriali che, per la prima volta, hanno visto la partecipazione diretta dei soci”.

“Tutti insieme – aggiunge Soldi – lavoreremo per valorizzare le numerose attività che Anag svolge in tutta Italia e sviluppare le potenzialità inespresse della nostra associazione. I nostri obiettivi primari saranno quelli di continuare a essere un punto di riferimento nel mondo della distillazione e promuovere la “cultura del buon bere consapevole“”.

I NUOVI REFERENTI TERRITORIALI
Dopo le assemblee territoriali, Anag si conferma a guida femminile in Piemonte, con Marirosa Gioda, e in Trentino Alto Adige, con Patrizia Simoncelli, e si tinge di rosa con due new entry in Veneto con Valentina Favretto e in Liguria con Annalisa Vio.

La squadra dei nuovi referenti territoriali Anag è completata da tre new entry: in Valle d’Aosta,con Simone Clerin, Emilia Romagna con Corrado De Marchi e Campania con Giacomo Visone. Conferme, infine, per i referenti di Friuli Venezia Giulia, con Francesco Bragagna, Lombardia, con Simone Furlani, Toscana, con Marcello Vecchio, Umbria e Marche, con Massimo Tortoioli Ricci e Sicilia, Puglia e Calabria, con Giancarlo Francione.

IL CONSIGLIO DIRETTIVO
Il Consiglio direttivo, infine, sarà composto dai rappresentanti delle delegazioni regionali di Anag (in ordine alfabetico per regione): Enrico Mele (Campania), Danny Farinelli e Andrea Toselli (Emilia Romagna), Francesco Bragagna ed Enzo Di Zorzi (Friuli Venezia Giulia), Antonio Scollo (Liguria), Simone Furlani (Lombardia), Marirosa Gioda (Piemonte), Domenico Ciminnisi, Giuseppe Di Marco, Giancarlo Francione, Maurizio Molinaro, Angela Pacini e Giorgio Solarino (Sicilia, Puglia e Calabria), Patrizia Simoncelli (Trentino Alto Adige), Paolo Bini e Paola Soldi (Toscana), Simone Clerin (Valle d’Aosta), Paolo Brunello (Veneto) e Massimo Tortoioli Ricci (Umbria e Marche).

Nominati anche i tre Probiviri dell’associazione: Ellen Balasso, Gabriele Peterlin e Alfredo Solarino.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Distillo: la prima fiera italiana rivolta alle micro distillerie

Debutterà a Milano martedì 1 e mercoledì 2 febbraio 2022 “Distillo“, la prima fiera italiana sulla micro distillazione organizzata da Craft Distilling di Claudio Riva e Davide Terziotti. Un’expo di due giorni aperta agli operatori B2B della distillazione artigianale dedicata alle attrezzature per le micro distillerie, con un programma di seminari e approfondimenti sulle novità del settore.

«L’interesse per la produzione di distillati premium – spiegano gli organizzatori – è rafforzato dalla capacità di questo settore di espandersi anche nei periodi di difficoltà. Tra il 2008 e il 2015, in piena crisi economica, negli Stati Uniti gli spiriti artigianali hanno registrato una crescita di mercato esponenziale, in controtendenza col settore».

Se negli Stati Uniti si contano oltre 2.000 realtà attive ed anche in Europa il craft distilling si sta velocemente espandendo. L’Inghilterra ha superato la Scozia per numero di distillerie con un tasso di aperture di circa una a settimana e in Francia si è abbondantemente superato il centinaio di unità.

In Italia si comincia a respirare tanta euforia e, a fianco delle prime neonate strutture, si stima apriranno circa 20 nuove distillerie artigianali nel 2021 nella speranza di replicare il fenomeno di crescita esponenziale che ha visto protagonista la birra artigianale negli ultimi 25 anni.

Dalla formazione alle materie prime, dalle tecnologie di produzione fino all’imbottigliamento, negli stand di “Distillo” gli espositori potranno confrontarsi con imprenditori interessati ad aprire o sviluppare la propria distilleria. Durante la manifestazione le conferenze e i seminari saranno un’occasione per incontrare i maggiori esperti italiani e internazionali.

Rivolgendosi sia agli addetti ai lavori della filiera della distillazione sia a coloro che intendono avvicinarsi al mondo del rame e degli alambicchi, “Distillo” vuole essere un luogo di incontro e di nuove opportunità per riflettere sul mondo dei distillati artigianali.

“Distillo” si terrà presso le Officine del Volo, location situata all’interno dello storico complesso delle ex officine aeronautiche Caproni di Taliedo in via Mecenate.

Categorie
Spirits

Cervim: il Mondial des vins Extrêmes 2021 apre ai distillati

L’edizione 2021 del Mondial des vins Extrêmes sarà anche “Extreme Spirits International Contest“. Per la prima volta l’unica manifestazione enologica mondiale interamente dedicata ai vini prodotti in zone caratterizzate da viticolture eroiche apre anche ai distillati nella sua 29° edizione.

«Quest’anno il concorso apre ai distillati – sottolinea il presidente Cervim, Stefano Celi – provenienti da tutto il mondo: produzioni tradizionali nelle zone della viticoltura eroica, basti pensare alle montagne, un settore molto legato alla viticoltura. Il concorso riservato ai distillati eroici è unico nel suo genere e le produzioni presentate saranno giudicate da un’apposita commissione».

Per quanto riguarda la prima edizione di “Extreme Spirits International Contest” le categorie saranno: Grappe e Acquaviti di vinaccia giovani; Grappe e Acquaviti di vinaccia aromatiche giovani (provenienti da vitigni aromatici); Grappe e Acquaviti di vinaccia invecchiate (con permanenza in legno per almeno 12 mesi); Grappe e Acquaviti di vinaccia riserva o stravecchia (con permanenza in legno per almeno 18 mesi); Acquaviti d’uva; Distillati di vino (Brandy, Cognac, Aguardiente, ecc.).

Categorie
Spirits

La Scotch Whisky Association fa causa alla Macaloney’s Caledonian Distillery

La Scotch Whisky Association (Swa), l’associazione dei produttori di whisky scozzesi, ha presentato una causa civile presso la Corte Suprema di Vancouver, British Columbia (Canada), contro la canadese Macaloney’s Caledonian Distillery.

La Swa ha accusato il produttore canadese di violare l’Indicazione Geografica (Ig) dello Scotch Whisky utilizzando parole associate alla Scozia sulle etichette dei suoi prodotti, in particolare contestando l’uso di “Caledonian”, “Macaloney”, “Island whisky”, “Glenloy” e “Invermallie”.

«Il Querelante (Swa) – si legge sul reclamo – intende intraprendere questa azione per affrontare la condotta illecita dell’Imputato, che induce erroneamente i consumatori canadesi a credere che i whisky e gli alcolici dell’Imputato, che sono distillati e maturati a Victoria nella British Columbia, sono scozzesi».

«Il Querelante – prosegue – si oppone fermamente ai marchi ed etichette fuorvianti dei whisky dell’Imputato, che confondono i clienti, pregiudicano i produttori di whisky scozzese e sminuiscono il carattere distintivo e la reputazione dell’Indicazione Geografica “Scotch Whisky” in Canada».

LA RISPOSTA DI MACALONEY’S CALEDONIAN DISTILLERY
Macaloney’s afferma di aver contattato la Swa nel 2016, anno di fondazione della distilleria, chiedendo in modo «aperto e trasparente» di poter utilizzare “Macaloney” e “Caledonian” in etichetta senza ricevere, all’epoca, alcuna opposizione.

Il produttore canadese sottolinea come “Caledonian” si riferisce alla “Nuova Caledonia“, antico nome della Columbia Britannica, mentre “Macaloney” non è nient’altro che il cognome del fondatore, Graeme Macaloney di origine scozzese.

L’azienda ha definito «ingiusta e ingiustificata» la richiesta di eliminare la definizione “Island whisky” in quando «La nostra distilleria si trova a Victoria, sull’isola di Vancouver. Le nostre etichette identificano chiaramente i nostri prodotti come canadesi ed hanno una mappa dell’isola di Vancouver ben visibile sulla confezione».

«Nel 2019 abbiamo vinto la medaglia d’oro ai World Whiskeys Awards (Wwa) e alla fine del 2019 la Swa ci ha chiesto di indicare il nostro Master Distiller (Mike Nicolson, anch’egli di origine scozzese) non più come “Scotch Master Distiller” ma come “Scottish Master distiller”».

Macaloney’s inoltre sottolinea come “Glen” è utilizzato anche da altri distillatori artigianali canadesi, tra cui il whisky “Glen Breton” della Glenora Distillery che nel 2009 vinse una causa proprio contro la Swa.

«Non utilizziamo e non abbiamo mai utilizzato l’indicazione “Scotch Whisky” sui nostri prodotti – conclude la distilleria – e siamo fortemente in disaccordo con l’affermazione di Swa secondo cui questi termini sono sinonimi alternativi di Scotch Whisky».

Categorie
Spirits

Usa: nuove opportunità di export per gli spirit italiani

Dopo la notizia della decisione del presidente Usa Biden di sospendere i dazi sull’agroalimentare tutto il settore degli spirit italiani si prepara a ripartire oltreoceano. Le esportazioni delle bevande spiritose italiane negli Stati Uniti nel 2020 ammontano a circa 107 milioni di euro, cifra che ha risentito delle tariffe imposte dalla precedente amministrazione.

Il nuovo corso intrapreso dalla presidenza Biden apre ora nuove opportunità di espansione verso un mercato che vale oltre 25 miliardi di dollari. Per questo l’Agenzia Ice ha organizzato, dal primo aprile al 31 agosto 2021, una serie di eventi di promozione che vedranno la partecipazione delle aziende italiane che già hanno i loro prodotti inseriti all’interno del circuito Usa.

Si inizierà con una serie di cinque incontri con la Usbg (United States Bartender’s Guild), l’associazione che riunisce i bartender degli Stati Uniti. Formazione, training e opportunità di networking per gli spirit italiani all’interno dell’industria dell’hospitality.

Il secondo progetto, Tales of the cocktail, sarà una serie di festival e conferenze inserite all’interno del settore del beverage. Incontri con professionisti americani, focus, webinar, seminari e una serie di incontri mirati sull’utilizzo dei vari distillati.

Categorie
Spirits

Glen Garioch: investimento da 6 mln di sterline per tornare alla tradizione

Beam Suntory, gigante mondiale del whisky, ha dato il via da un investimento di oltre 6 milioni di sterline (7 milioni di euro al cambio attuale) per reintrodurre il maltaggio a pavimento ed il riscaldamento a fuoco diretto degli alambicchi presso la distilleria Glen Garioch ad Oldmeldrum, nell’Aberdeenshire (Scozia).

La ristrutturazione, iniziata lo scorso anno, si concluderà quest’anno e vedrà l’introduzione di una nuova tecnologia all’avanguardia per la distillazione a fuoco diretto che porterà ad una riduzione dell’impronta di carbonio della distilleria di circa il 15%.

“Questi metodi tradizionali di distillazione e maltaggio sono rari nell’industria odierna – dichiara Kwanele Mdluli, direttore della distilleria – e non vediamo l’ora di riportarli in vita qui da noi. Siamo entusiasti di dar vita ad un futuro fatto di tradizione, innovazione, artigianato e qualità”.

“Anche se guardiamo al passato per trovare ispirazione – aggiunge Francois Bazini, Managing Director di Beam Suntory – stiamo aprendo il prossimo capitolo del futuro di Glen Garioch”.

Si prevede inoltre di allungare i tempi di fermentazione per creare un wash più carico di aromi ed ottenere quindi un whisky più ricco. Il primo spirit prodotto con le reintrodotte “nuove” tecniche dovrebbe vedere la luce già prima della fine del 2021 e non è ancora dato sapere se deriverà da malto torbato o meno.

La storia di Glen Garioch è infatti contraddistinta da due periodi ben precisi. Fra le ultime distillerie a rinunciare alla tradizione per abbracciare scelte dettate dall’efficienza industriale, Glen Garioch autoprodusse il proprio malto a pavimento, leggermente torbato, fino al 1994.

Dopo una breve chiusura, iniziò ad utilizzare malti industriali non torbati nel 1997 ed ora gli amanti di questa espressione delle Highlands si chiedono a quale delle due tradizioni si rifarà il nuovo corso della distilleria.

Categorie
Spirits

Emesso il francobollo celebrativo per i 200 anni di Luxardo

Arriva il francobollo celebrativo dei 200 anni della Luxardo, storica azienda di liquori, che rientra nella serie tematica denominata “Le Eccellenze del sistema produttivo ed economico” di Poste Italiane.

In pochi centimetri è condensato tutto il valore e l’espressione del marchio Luxardo nell’anno del suo anniversario, grazie alla scelta di riferimenti iconici: il logo del bicentenario, la bottiglia impagliata del Maraschino e un’immagine con profilo femminile che riproduce una cartolina pubblicitaria Luxardo degli anni ’30 conservata presso l’Istituto regionale istriano giuliano dalmata di Trieste.

L’emissione è fissata per martedì 23 marzo presso l’Ufficio delle Poste di Torreglia (PD), dove ha sede l’Azienda. La tiratura raggiungerà quota trecentomila pezzi.

LUXARDO S.P.A.
Luxardo è ancora oggi interamente di proprietà della stessa famiglia. Fondata da Girolamo Luxardo nel 1821, l’azienda si espanse rapidamente sui principali mercati. Ne sono testimonianza le innumerevoli medaglie conseguite alle principali esposizioni mondiali, che ancora oggi fregiano l’etichetta del suo prodotto più rinomato, il Maraschino Luxardo.

Oggi la distilleria Luxardo vanta una significativa presenza in circa 90 mercati mondiali. Attualmente sono attive la quinta, sesta e settima generazione, impegnate insieme a dare la dovuta continuità all’eredità lasciata da Girolamo Luxardo, preservando l’identità di un’azienda familiare indipendente.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Lexie Phillips è il primo Assistant Distiller donna in 150 anni di storia di Jack Daniel’s

Sempre più Girl Power nel mondo del whiskey, settore tradizionalmente considerato “da uomini”. Lexie Phillips è stata nominata pochi giorni fa Assistente Distillatore (Assistant Distiller) dalla Jack Daniel’s Distillery ed è la prima donna a ricoprire un ruolo così importante nella storia del brand.

La promozione è il frutto del talento e dell’esperienza della Phillips che ha trascorso gli ultimi sette anni lavorando nel controllo qualità della distilleria, periodo durante il quale è stata determinante nella distillazione e nel lancio del Jack Daniel’s Tennessee Rye, il primo whiskey di segale in oltre 150 anni di storia di Jack Daniel’s.

La distilleria fa sapere che Lexie Phillips lavorerà fianco a fianco di Chris Fletcher, Master Distiller di Jack Daniel’s, e «sosterrà l’innovazione di Jack Daniel’s nel progetto “grain to glass” (dal campo al bicchiere) e fungerà anche da brand ambassador».

«Sono onorata del nuovo ruolo di Assistant Distiller, non vedo l’ora di lavorare a fianco e di imparare da Chris e dai migliori produttori di whisky del mondo – afferma la Phillips – Fare Tennessee Whiskey è la mia grande passione e sono grata poter ispirare una nuova generazione di donne a seguire le mie orme».

«Lexie conosce molto bene la storia della distilleria ed ha un talento naturale per la produzione di whiskey – ha aggiunto Fletcher – Rappresenta il futuro del nostro mestiere e sono entusiasta di averla al mio fianco, lavorando insieme per garantire il massimo carattere e qualità del Jack Daniel’s Tennessee Whiskey».

Categorie
Spirits

Sbarca negli Usa il programma “Hello Grappa” di AssoDistil

Il progetto di promozione “Hello Grappa” di AssoDistil è pronto a ripartire negli Usa con il coinvolgimento di undici distillerie associate e un programma ricco di impegni e appuntamenti. Better alone. Or in good company, “Meglio da soli o in buona compagnia”, sarà il motto e lo spirito con cui la grappa si affaccerà nuovamente negli Stati Uniti.

Dopo aver attratto fondi europei nel 2017, AssoDistil sbarca di nuovo oltre oceano per far conoscere la Grappa Ig, simbolo del Made in Italy, con un progetto si concretizzerà con seminari, incontri b2b e b2c, training e promozioni tutti organizzati in pieno rispetto delle misure di contrasto all’emergenza sanitaria ancora in corso.

Hello Grappa! The American Dream avrà una durata triennale e si concluderà nel 2023, nella speranza di poter tornare presto a far conoscere a giornalisti ed esperti del settore la Grappa in Italia, attraverso visite nelle distillerie e degustazioni. AssoDistil è pronta quindi a bissare il successo ottenuto nella scorsa edizione con l’obiettivo di esportare non solo un prodotto ma uno stille di vita, legato al consumo dei distillati di qualità.

Il nuovo progetto – afferma Sandro Cobror, direttore generale di AssoDistil – mira a consolidare la conoscenza della Grappa in particolare nell’area di New York grazie anche ad un cofinanziamento comunitario dell’80% a fondo perduto su un budget di oltre 3,5 milioni di euro che si va ad aggiungere al precedente finanziamento di quasi 1 milione di euro».

«Ma non ci fermiamo – prosegue il direttore – e stiamo già lavorando ad un nuovo progetto di promozione di acquaviti che guarda ad Oriente e di cui speriamo di poter dare notizia in autunno quando saranno pubblicati i risultati del bando europeo».

La grappa si espande negli Stati Uniti tra tradizioni e nuovi progetti, l’obiettivo sarà quello di far conoscere un’altra parte del made in italy non ancora del tutto scoperta, con la possibilità di poter aprire un nuovo orizzonte sul mercato internazionale della Grappa.

Ad avvalorare questa tesi la sospensione dei dazi Usa sull’agroalimentare europeo. Una decisione, quella del presidente Biden, che ha trovato il favore di tutto il settore enogastronomico italiano, soprattutto quello rivolto alle eccellenze certificate come la Grappa Ig.

«L’accordo tra Biden e l’Unione europea che sospende i dazi doganali sui prodotti agroalimentari europei è un’ottima notizia che accogliamo con favore – spiega Cobror – Ci auguriamo che sia solo il primo passo per arrivare a una soluzione definitiva come auspicato da Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura a Bruxelles».

«I dazi imposti dal governo Trump – conclude – hanno colpito pesantemente anche il settore della liquoristica nazionale, già segnato dalla stagnazione dei consumi nel circuito Horeca a causa della pandemia ancora in corso. È una boccata d’ossigeno fondamentale, anche se ora dovrà essere trovata una soluzione definitiva».

Le undici distillerie che prenderanno parte al nuovo progetto “Hello Grappa” sono: Distilleria Castagner, Distilleria Bepi Tosolini, Distilleria Bertagnolli, Distilleria Bonollo, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distilleria F.lli Caffo, Distilleria Deta, Distilleria Franciacorta, Distilleria Marzadro, Distilleria Mazzetti D’Altavilla e Distilleria Poli.

Categorie
Spirits

Rallenta nel 2020 la crescita del Vermouth di Torino

Il Vermouth di Torino ha registrato un previsto rallentamento nel suo processo di crescita causato dalla diffusione della pandemia globale che ha comportato a fine 2020 una flessione del 17% dei volumi di produzione rispetto al 2019. Lo scorso anno si è concluso infatti con una produzione al di sotto dei 4 milioni di bottiglie, rispetto agli oltre 4,5 milioni prodotti nel 2019.

Questa flessione è dovuta al fatto che il Vermouth di Torino, vede soprattutto nel settore Horeca il suo canale di elezione. Ci si aspetta, tuttavia, che il buon slancio di crescita che il Vermouth di Torino ha visto negli ultimi anni possa riprendersi e continuare al più presto, in presenza di una generale ripartenza economica con la riapertura completa delle attività.

EVENTI E PROMOZIONE
Il panorama di incertezza di oggi non permette di programmare con sicurezza i grandi eventi nazionali ed internazionali del settore, tuttavia il Consorzio sta lavorando all’organizzazione di programmi culturali e didattici che avranno luogo nel 2021.

In modo particolare, quest’anno si festeggerà il trentennale della creazione dell’Indicazione Geografica. È infatti il 14 giugno 1991 la data storica di pubblicazione del Regolamento che designò il riconoscimento ufficiale del “Vermouth di Torino” come denominazione geografica protetta dall’Unione Europea.

Per riconoscere l’importanza di questo momento, il 14 giugno 2021 il Vermouth di Torino presenterà un importante evento mediatico: La Grande Conferenza Stampa del Vermouth di Torino, una conferenza con degustazione dedicata alla stampa specializzata, che avrà luogo a Milano.

NUOVI SOCI
L’ingresso di nuovi soci e le frequenti richieste di partecipazione delineano un desiderio sempre più chiaro di proteggere una denominazione caratterizzata da una lunga storia e un forte legame con il Piemonte. Da gennaio, sono cinque le nuove aziende associate: Antica Torino Srl, Arudi Vermouth & Bitters, Distilleria Santa Teresa dei F.lli Marolo, Vico Luigi e la Cooperativa Erbe Aromatiche di Pancalieri.

L’ingresso in particolare di quest’ultima, che privilegia tra le sue coltivazioni quella dell’Artemisia, denota la vocazione di filiera del Consorzio del Vermouth di Torino, il quale, nel disciplinare di produzione, prescrive l’obbligo di utilizzare esclusivamente Artemisia coltivata nel territorio della Regione.

I nuovi soci vanno così ad aggiungersi ai precedenti 17 iscritti: Amarot, Cav. Pietro Bordiga, Fratelli Branca Distillerie/Carpano, Davide Campari/Cinzano, La Canellese, Giulio Cocchi, Compagnia dei Caraibi, F.lli Gancia & C., Gruppo Italiano Vini, Martini & Rossi, Valsa Nuova Perlino, Del Professore, Antica Distilleria Quaglia, Giacomo Sperone, Torino Distillati, Tosti1820, Turin Vermouth.

Categorie
Spirits

Sebastiano Caffo è il nuovo presidente dell’Istituto Nazionale Grappa

Il consiglio di amministrazione dell’Istituto Nazionale Grappa ha nominato presidente Sebastiano Caffo. Subentra a Elvio Bonollo che ha esaurito i due mandati nella carica concessi dallo statuto, ma continuerà ad affiancare il presidente in qualità di vicepresidente, mentre segretario generale è stato nominato Luigi Odello.

È ora importante dare all’Istituto la veste giuridica di consorzio di tutela – ha dichiarato Caffo – affinché possa essere incaricato dal Ministero competente alla tutela della Grappa nella sua dignità di acquavite a indicazione geografica».

«La grappa – ha concluso il neopresidente – rappresenta un patrimonio importante per l’Italia essendo di fatto un’ambasciatrice efficace del made in Italy. La sua importanza non si limita agli aspetti produttivi ma coinvolge in modo sostanziale il turismo essendo le grapperie, oggi veri templi del bere saggio, mete intriganti per i turisti di tutto il mondo».

Dal 1996, anno in cui è nato, l’Istituto Nazionale Grappa, che riunisce organismi regionali nati per la tutela e la promozione della grappa e singoli produttori, si fa carico di difendere la più italiana delle acqueviti da quanti vorrebbero abusare del suo nome e delle tradizioni che rappresenta.

Oltre a Sebastiano Caffo (Distilleria F.lli Caffo) l’Istituto ha proceduto al rinnovo degli organi di governo nominando nel consiglio Francesco Montalbano (Distilleria Deta), Elvio Bonollo (Distillerie Bonollo Umberto) Alessandro Maschio (Beniamino Maschio), Giovanni Brunello (Distilleria F.lli Brunello), Andreas Roner (Distilleria Roner), Stephan Unterthurner (Distilleria Privata Unterthurner), Arturo Rossi (Distilleria Rossi d’Angera), Paolo Covi (La Valdotaine), Cesare Mazzetti (Assodistill), Sergio Moser (Fondazione Edmund Mach), Luigi Odello (Centro Studi Assaggiatori). Nel collegio sindacale siedono Armando Colliva, Luca Sartori e Sandro Cobror, mentre il collegio dei probiviri è formato da Laura Formichella, Enrico Toti e Bruno Pilzer.

Categorie
Spirits

Whisky Giapponese: finalmente regole e chiarezza

La Japan Spirits & Liqueurs Makers Association, l’associazione dei distillatori giapponesi, ha annunciato nuove regole più severe sul whisky giapponese (Japanese Whisky). Come gli amanti del whisky sanno non esiste in Giappone un disciplinare di produzione e non è raro che bottiglie etichettate come “Japanese Whisky” contengano in realtà spirit distillato altrove, soprattutto Scozia, Irlanda e Canada.

È infatti sufficiente che un whisky sia miscelato, abbassato di grado o anche semplicemente imbottigliato nel paese del sol levante perché possa essere commercializzato come “Whisky giapponese”. Non a caso, in seguito alla loro recente esplosione commerciale, le esportazioni di whisky dalla Scozia verso il Giappone sono quadruplicate fra il 2013 ed il 2018 secondo i dati della Scotch Whisky Association.

IL NUOVO REGOLAMENTO
Le regole, introdotte dal 1 aprile 2021 su base volontaria e che diventeranno obbligatorie dal 31 marzo 2024, non hanno poteri legali, ma si applicheranno a tutti i membri della Japan Spirits & Liqueurs Makers Association che include i principali produttori del paese.

Cuore del nuovo regolamento per la produzione di un “Japanese Whisky” è che «la saccarificazione, la fermentazione e la distillazione devono essere effettuate in una distilleria in Giappone». Inoltre, il prodotto della distillazione non deve essere superiore 95% Abv, deve essere invecchiato per un minimo di tre anni in botti di legno non superiori a 700 litri e imbottigliato con un Abv minimo del 40%.

Le nuove disposizioni hanno lo scopo di mettere ordine e chiarezza nel settore anche se lasciano margini di manovra ai produttori, ad esempio gli “Standards for Labeling Japanese Whisky” non vietano di mettere in etichetta caratteri kanji anche là dove il prodotto non è “made il Japan”, il che potrebbe essere fuorviante per il consumatore.

LA REAZIONE DEI PRODUTTORI
Soddisfazione da parte dei membri della SLMA. Suntory, colosso del settore coi marchi Yamazaki, Hakushu, Hibiki e Chita, ha dichiarato: «Riteniamo che questi standard aiuteranno a caratterizzare il whisky giapponese. In qualità di pioniere della categoria e più grande produttore di whisky giapponese, siamo orgogliosi che ogni prodotto che esportiamo dal Giappone soddisfi già i nuovi standard».

Allo stesso modo Nikka ha aggiornato il suo sito internet per chiarire quali whisky sono ora tecnicamente “giapponesi”. Si scopre così che i single malt Yoichi e Miyagikyo o il Taketsuru Pure Malt rispettano i nuovi standard mentre il popolare Nikka from the Barrel no e pertanto cambierà la propria etichetta.

«Abbiamo deciso – si legge su un comunicato di Nikka – di fornire ulteriori informazioni sui nostri prodotti per distinguere chiaramente quelli che sono “Japanese Whisky” secondo il nuovi requisiti da quelli che non soddisfano tutti i criteri. Riteniamo che questo sia un passo importante per garantire chiarezza ai clienti in modo che possano consapevolmente decidere quali prodotti acquistare».

IL PROBLEMA DEL WHISKY DI RISO
Poiché le nuove regole impongono l’utilizzo di cereali maltati («Malted grains must always be used») i produttori di whisky di riso risultano automaticamente esclusi ed occorrerà trovare un nuovo modo per etichettare questi prodotti.

Si tratta di spirit ottenuti dalla distillazione di riso fermentato, similmente al tradizionale Shochu, invecchiati in legno. Prodotti che hanno una tradizione di oltre 500 anni e che ora vanno a trovarsi in un’area grigia della nuova regolamentazione.

Categorie
Spirits

Terroir nel whisky: ecco la prova

Sono stati resi noti i risultati dello studio “The Impact of Terroir on the Flavour of Single Malt Whisk(e)y New Make Spirit” (L’impatto del terroir sul sapore del distillato bianco dei Single Malt Whisk(e)y). La ricerca, fortemente voluta e guidata dall’irlandese Waterford Distillery, pioniera della discussione sul whisky-terroir, è stata pubblicata lo scorso 18 febbraio 2021 su “Foods – international, scientific, peer-reviewed, open access journal of food science”.

Autori della pubblicazione sono: Maria Kyraleou e Kieran N. Kilcawley, Food Quality & Sensory Science Department del Teagasc Food Research Centre di Moorepark (Irlanda); Dustin Herb, Crop and Soil Science Department della Oregon State University (Usa); Grace O’Reilly e Neil Conway, Waterford Distillery (Irlanda); Tom Bryan, Boortmalt, Athy (Irlanda).

LA RICERCA
La ricerca ha analizzato due varietà di orzo, Olympus (LGB 11-8339) e Laureate (SY 412-328), coltivate in due diverse aziende agricole d’Irlanda in due anni diversi, il 2017 e il 2018, ottenendo 32 diversi campioni di micro-malto e micro-distillazione.

Questi campioni di distillato sono stati quindi analizzati utilizzando i più recenti metodi di gascromatografia olfattometrica a spettrometria di massa (GC/MS-O), nonché testati da un gruppo di esperti di analisi sensoriale altamente qualificati.

L’analisi ha identificato oltre 42 diversi composti aromatici, metà dei quali «sono stati direttamente influenzati dal terroir dell’orzo» dimostrando, al di là del rifiuto o dell’intuizione, l’incidenza del terroir nel whisky.

Questo studio interdisciplinare – dice il professor Dustin Herb – ha indagato le basi del terroir esaminando i meccanismi genetici, fisiologici e metabolici dell’orzo che contribuiscono al sapore del whisky. Utilizzando protocolli standardizzati di maltaggio, fermentazione e distillazione, abbiamo osservato sapori distinti associati agli ambienti di prova e anche variazioni di anno in anno, indicando che il terroir contribuisce in modo significativo al sapore del whisky».

LA SODDISFAZIONE DI WATERFORD DISTILLERY
Mark Reynier, Ceo di Waterford Distillery, si dichiara molto soddisfatto dei risultati, «L’orzo – dice – rende il whisky di malto lo spirit più ricco di sapore al mondo e a Waterford stiamo cercando di creare il più ricco di tutti. Per farlo abbiamo rifiutato l’omogeneità ed esaltato l’individualità. Identificare, proteggere e mostrare gli straordinari sapori naturali dell’orzo significa esplorare i terroir dell’Irlanda meridionale, fattoria per fattoria».

Alcuni nel settore, per ragioni oscure e nonostante le prove crescenti, negano l’esistenza del terroir nell’orzo e nel distillato che ne deriva – prosegue Reyner – eppure questo studio dimostra una volta per tutte quello che sapevamo da sempre: non solo il terroir influenza i composti aromatici nell’orzo, ma il suo effetto permane anche lungo il processo di produzione influenzando il sapore del whisky single malt».

«La nostra ricerca – conclude – è una piattaforma per diffondere, per la prima volta in 50 anni, nuove varietà (di orzo) basate sul sapore piuttosto che sulla resa, abbinando idealmente sapori e profumo al suolo e ai microclimi».

Questo primo articolo esplora l’impatto del terroir attraverso un whisky prodotto in modo neutro, maltato in laboratorio e distillato in modo uniforme per rimuovere eventuali variabili di produzione. Waterford ha già annunciato una nuova ricerca, che sarà pubblicata nel 2022, che esplorerà il ruolo del terroir all’interno dei prodotti commerciali della distilleria.

LE CONCLUSIONI DELLA RICERCA
«Questo studio – si legge nelle conclusioni della ricerca – ha tentato di determinare l’influenza del terroir sul sapore dei distillati di nuova fabbricazione valutando il contributo della varietà di orzo e del suo ambiente di crescita nell’arco di due stagioni attraverso analisi sensoriali e olfattometriche».

«È stato notato che la varietà, l’ambiente e l’interazione di varietà per ambiente hanno influenzato il carattere sensoriale dei nuovi distillati, con attributi sensoriali di frutta fresca e pungenti influenzati da tutti i fattori (varietà, ambiente e stagione). Tuttavia l’impatto dell’ambiente e l’interazione di varietà per ambiente risultano più pronunciati rispetto alla sola varietà sugli attributi sensoriali in entrambe le stagioni».

«Quarantadue composti volatili sono stati rilevati come potenziali odoranti che contribuiscono al sapore degli alcolici di nuova fabbricazione; tuttavia, otto sono stati considerati i più influenti: (E)-2-nonenale, β-damascenone, 3-metil-1-butanolo, furfurolo, etil-esanoato e un composto non identificato (sconosciuto 10 con un carattere erbaceo / erboso)».

«Anche altri quindici hanno avuto un impatto sull’aroma, ma in misura minore, e questi sono costituiti principalmente da esteri, sebbene non sia stato possibile identificare sei composti a causa della co-eluizione, della bassa abbondanza o del fatto che erano al di sotto dei limiti di rilevamento mediante spettrometria di massa. L’analisi chemiometrica dei dati volatili e sensoriali ha inoltre concluso che sia l’ambiente che la stagione hanno avuto un impatto maggiore sul carattere sensoriale aromatico dei nuovi distillati rispetto alla sola varietà».

«Gli ambienti sono stati scelti per questo studio in base a diverse condizioni pedoclimatiche, mentre le varietà di orzo sono state scelte in base a varietà commerciali comunemente in uso in Irlanda al momento dello studio, queste varietà condividono un patrimonio genetico simile che potrebbe averne limitato l’impatto sulla diversità dei sapori nel nuovo spirito di fabbricazione».

«Questo studio ha chiaramente dimostrato le variazioni nel contributo dei volatili aromatici attivi e degli attributi sensoriali in questi nuovi alcolici, che riflettono i cambiamenti nella crescita dell’orzo in relazione agli elementi ambientali, inclusi i nutrienti del suolo e le condizioni meteorologiche stagionali prevalenti; rivela quindi un effetto “terroir”».

«Ciò non è stato determinato in precedenza e crea la possibilità di produrre whisk(e) di diverse “vendemmie” con spirit di nuova fabbricazione che racchiudano i fattori che incidono sulla crescita della varietà d’orzo tanto quanto i parametri di lavorazione successivi».

«Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto ambientale specifico sulla crescita dell’orzo e sulla sua gestione e lavorazione rispetto ai meccanismi genetici, fisiologici e metabolici che contribuiscono all’espressione del terroir non solo nel distillato nuovo, ma anche nel whisk(e)y per determinare l’importanza del terroir a valle del processo di maturazione».

L’intera ricerca è consultabile sulla pagina di Foods.

Categorie
news news ed eventi Spirits

Dopo la birra analcolica è giunta l’ora dei “distillati senza alcol”?

Sempre più prodotti “low and noalcol si affacciano sul mercato mondiale. Dopo il trend di crescita della birra analcolica, evidenziato anche da un’analisi di Global Market Insights, è il mondo degli spirit a confrontarsi in modo sempre più importante con questa tendenza.

Il “No-and-Low Alcohol Strategic Study 2021” presentato da IWSR Drinks Market Analysis e condotto nei 10 mercati di riferimento – Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Uk e Stati Uniti, che insieme rappresentano il 75% del mercato mondiale dell’analcolico – mostra come gli spirit a basso o nullo contenuto di alcol abbiano aumentato le vendite del 32,7% nel solo 2020 nonostante la chiusura dei bar in tutto il mondo.

Un dato che ha portato questi prodotti ad occupare il 3% del mercato mondiale degli “alcolici” e che, prevede lo studio, porterà al 31% nel 2024. «Quello che stiamo vedendo – dice Mark Meek, Ceo di IWSR Drinks Market Analysis – è una tendenza alla moderazione che si sta diffondendo nei principali mercati globali e che porta con sé una maggiore domanda di bevande con contenuto di alcol ridotto o nullo».

Lo studio mostra come per il 64% del campione l’occasione migliore per consumare prodotti a basso tenore alcolico è quando ci si rilassa a casa. Inoltre i consumatori affermano che, nonostante la scelta sia dovuta al desiderio di evitare gli effetti negativi dell’alcol, il gusto resta comunque un importante criterio di decisone. In pratica i bevitori sono disposti a pagare lo stesso prezzo per una “buona” alternativa analcolica.

In questo – aggiunge Meek – le aziende produttrici avranno un ruolo importante nello sviluppo futuro di bevande a contenuto di alcol basso o nullo, poiché sarà l’aumento del numero di prodotti disponibili per i consumatori e il loro posizionamento di prezzo a sostenere la crescita della categoria e ad ampliarne l’attrattiva».

Non a caso grandi aziende come Diageo e Pernod Ricard stanno sempre più percorrendo questa strada. Diageo, dopo aver lanciato Gordon’s 0.0% nel dicembre 2020, ha recentemente introdotto Tanqueray 0.0%. Due gin che, a detta della casa madre, mantengono le stesse caratteristiche organolettiche degli originali perché prodotti con le stesse botaniche.

«Abbiamo unito anni di esperienza e conoscenza storica della distillazione di gin per creare un’esperienza credibile senza alcol – dice Anita Robinson, Marketing Director di Diageo – Le botaniche vengono immerse individualmente in acqua, riscaldate e quindi distillate prima di essere miscelate insieme per catturare l’essenza di Tanqueray e Gordon’s in versione senza alcool».

Punta invece su un basso contenuto di alcol Pernod Ricard che a gennaio 2021 ha lanciato sul mercato spagnolo Beefeater Light e Ballantine’s Light, un “gin” ed un “whisky” a solo 20% Abv.

«I nostri esperti – dice Jean Christophe Coutures, Ceo di Pernod Ricard Whisky Unit – hanno lavorato duramente per creare spirit che si adattino al bere consapevole senza compromettere il sapore e per dare agli appassionati di scotch e gin un nuovo modo di godersi l’esperienza».

Categorie
news news ed eventi Spirits

Nasce Strada Ferrata, la distilleria figlia di Birrificio Italiano e Railroad Brewing

È ufficialmente iniziata l’avventura di Strada Ferrata, la distilleria artigianale nata dalla sinergia di Birrificio Italiano e Railroad Brewing. Dopo il nulla osta ufficiale dell’Agenzia delle Dogane lo scorso 11 febbraio, sono finalmente iniziate le prime distillazioni “vere” che daranno vita ai prodotti di Strada Ferrata.

Abbiamo la possibilità di essere i primi a scrivere le regole di una nuova tradizione», dice Benedetto “Benny” Cannatelli (Railroad) con negli occhi l’entusiasmo di chi è consapevole di tracciare una strada nuova.

Strada Ferrata nasce dal desiderio di “fare un passo in più” e di evolvere il concetto di birrificio artigianale verso quello di distillazione artigianale analogamente a quanto già successo negli Stati Uniti col fenomeno del Craft Distilling.

«Vogliamo pensare al liquido da distillare più che alle botti in cui verrà maturato il distillato», afferma Agostino Arioli (Birrificio Italiano) sottolineando come la grande competenza sulle fermentazioni sviluppata in decenni di esperienza come mastro birraio sarà fondamentale per creare il primo «whisky artigianale all’italiana».

Creatività, cura maniacale del processo, uso di materie prime italiane (finanche all’alambicco) attentamente selezionate e ricerca dell’equilibrio sono i paradigmi di Strada Ferrata. Non resta che attendere per poter degustare questa nuova declinazione dello “spirito italiano“.

Categorie
Spirits

Crolla l’export degli Spirits italiani negli Usa

Gli Spirits italiani continuano ad essere ostaggio di una disputa legata alla querelle aerospaziale tra Usa ed Europa e stanno pagando le gravissime conseguenze dei dazi del 25%. Una misura, ricorda Federvini, introdotta dall’amministrazione Trump nell’ottobre 2019, confermata in settimana dall’organo statunitense Ustr (United States Trade Representative).

“Le perdite del nostro settore, già messo a durissima prova dalla situazione pandemica, sono ingenti e rischiano di indebolire in via definitiva le aziende italiane in un mercato prioritario – dichiara Micaela Pallini Presidente del Gruppo Spiriti di Federvini – Secondo i dati delle Dogane Usa, l’export dei nostri prodotti ha subito nel 2020 una discesa a picco registrando una flessione del 40%, pari a circa 65 milioni di euro”.

“I problemi degli scambi commerciali, inclusi dazi e Brexit – prosegue Pallini – devono essere posti al centro dell’agenda politica del nuovo Governo. Centinaia di imprese e decine di migliaia di occupati di questo importante comparto dell’agroalimentare italiano rischiano di pagare un prezzo altissimo per i passati immobilismi che stano amplificando i già enormi danni subiti a causa della pandemia”.

Categorie
Spirits

Il Whisky Gallese si batte per il riconoscimento dell’Igp

Con l’uscita del Regno Unito dall’UE i distillatori del Galles si sono mobilitati per definire una serie di regole di produzione affinché il whisky gallese possa ottenere lo status di protezione da parte del Governo con il riconoscimento di un Igp “Whisky Gallese” (Welsh Whisky).

Una prima bozza di disciplinare che regolamenti ciò che rende un whisky “Gallese” è stata elaborata da Aber Falls, distilleria nota per il suo gin e che a fine marzo dovrebbe rilasciare il suo primo whisky, e condivisa con gli altri distillatori della regione.

Attualmente in Galles non esiste alcuna regolamentazione in tal senso e per ottenere lo stato di Igp è indispensabile definire in modo rigoroso, metodo di produzione, materie prime utilizzate ed invecchiamento minimo come avvien per il whisky Scozzese.

«Il governo gallese è molto favorevole alla creazione di una Igp per noi – dichiara James Wright, amministratore delegato di Aber Falls – Abbiamo scritto una bozza iniziale e l’abbiamo fatta circolare fra tutti i distillatori per poter raggruppare i vari aspetti della produzione dei nostri whisky».

«Ognuno di noi ha criteri diversi che riteniamo possano avvantaggiare la categoria del Whisky Gallese e vogliamo mantenere una certa flessibilità assicurandoci al contempo di fissare quegli aspetti che ci caratterizzano. Confidiamo di riuscire ad ottenere l’Igp già quest’anno, vogliamo creare un whisky eccezionale riconosciuto a livello globale e l’Igp sarà di grande aiuto in questo senso», conclude Wright.

Favorevoli le dichiarazioni del ministro britannico per l’alimentazione e gli affari rurali Victoria Prentis che ha affermato di «volere nuove Igp del Regno Unito che mettano in mostra i nostri fantastici prodotti britannici».

Categorie
news news ed eventi Spirits

Bilancio 2020 positivo per il Consorzio Vermouth di Torino

Tempo di bilancio per il Consorzio Vermouth di Torino che chiude il 2020 in modo positivo nonostante le difficoltà legate alla pandemia da Covid-19. Un anno iniziato sotto i migliori auspici forte del +20% dei volumi fatto registrare a fine 2019 e con il riconoscimento dell’Indicazione Geografia Protetta per il “Vermut di Torino“/”Vermouth di Torino” da parte dell’UE tramite la pubblicazione a febbraio sulla Gazzetta Ufficiale Europea del Regolamento 2020/108 e del relativo Disciplinare Ufficiale sul portale eAmbrosia.

Per essere il primo anno intero di vita del Consorzio e della sua rinnovata denominazione – commenta Roberto Bava, Presidente del Consorzio del Vermouth di Torino – abbiamo ottimizzato i mesi di lockdown per costruire una associazione solida e pronta a fare il suo lavoro negli anni a venire, il Vermouth di Torino ha trecento anni e pensa in lungo”

Il Consorzio del Vermouth di Torino si è concentrato nel 2020 sulla strutturazione interna e sui regolamenti necessari al suo funzionamento oltre alla promozione e protezione dell’Indicazione Geografica “Vermouth di Torino” ove resa possibile dalle diverse situazioni di mercato.

Pur soffrendo la chiusura quasi completa nel mondo del suo canale più naturale di sbocco come quello dell’Horeca, e dei cocktail bar nello specifico, le vendite da scaffale e di e-commerce hanno in parte temperato la diminuzione delle vendite dovute alla pandemia.

Il Consorzio, insieme coi produttori, sta ora lavorando al programma per il 2021 per rafforzare la promozione e tutela dell’IG “Vermouth di Torino”, prodotto che negli ultimi tre secoli ha visto un’evoluzione delle tecniche di produzione e della diffusione e la cui riscoperta di questi ultimi anni ne dimostra la giovinezza e continuandone l’evoluzione.

Categorie
Spirits

AssoDistil: bilancio positivo per il primo “Report di Sostenibilità”

AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha presentato lo scorso 11 dicembre il primo Report di Sostenibilità, relativo ai dati del 2019, redatto in collaborazione con Lifegate e presentato da Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate, nel corso di una webinar che ha visto la partecipazione Antonio Emaldi e Sandro Cobror, rispettivamente presidente e direttore di AssoDistil, Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura.

Secondo la direttiva europea – afferma il presidente di AssoDistil Antonio Emaldi – nessuna delle nostre imprese è obbligata a redigere questo bilancio, ma abbiamo comunque deciso di impegnare tempo e risorse per preparare questo documento per una serie di motivi. Primo fra tutti la sensibilità verso le persone cui ci rivolgiamo che son sempre più attente, consapevoli e sensibili alle tematiche ambientali”.

“Il Report di sostenibilità – aggiunge Emaldi – permette di dare visibilità a tutta una serie di informazioni che oggi sono indispensabili se vogliamo avere un futuro migliore. Il documento inoltre è utile anche per l’impresa perché fissa dei punti di partenza e permette di valutare quelli che sono i rischi“.

Il Report è stato redatto in conformità ai Gri, Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards, il riferimento più diffuso a livello internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, sulla base dei dati raccolti da 11 distillerie associate, in grado di rappresentare l’80% delle sezioni merceologiche di interesse, dalle acquaviti all’alcol industriale.

Si tratta di Bottega Spa, D’Auria Distillerie & Energia Spa, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta Srl, Distilleria G. Bertagnoli Srl, Distilleria Marzadro Spa, Distillerie Bonollo Spa, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distillerie Mazzari Spa, Fratelli Francoli Spa e Ima Srl.

Ciò che appare dal primo Report di Sostenibilità è un quadro in cui le attività del settore distillatorio contribuiscono in maniera attiva al raggiungimento di tre dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, (SDGs – Sustainable Development Goals) definiti nel 2015 dalle Nazioni Unite. In particolare gli obiettivi 6 (gestione sostenibile dell’acqua), 8 (crescita economica sostenibile ed inclusiva) e 15 (uso sostenibile dell’ecosistema terrestre).

L’analisi di Lifegate ha fatto emergere diciannove temi materiali che rispecchiano i principali impatti delle aziende sui quali è stata fatta la rendicontazione e che sono stati suddivisi e raccolti in tre “pilastri”: Profit, Planet e People.

Profit raccoglie tutte le variabili relative alla produzione “fra varietà ed unicità”, a partire dalle materie prime con un utilizzo nel 2019 di 534.230 tonnellate di vinaccia, 209.303 tonnellate di fecce, 54,448 tonnellate di frutta e 45.476 tonnellate di materie tartariche utilizzate come input di processi in grado di creare una molteplicità di prodotti diversi.

La distillazione è per sua natura un esempio di economia circolare dove per ogni materia prima lavorata si producono residui che rappresentano la materia prima per un processo a valle, creando così un modello di “ciclo chiuso“.

Circolarità che ha portato ad un risparmio di 500 mila tonnellate di Co2, all’88,9% di rifiuti avviati a riutilizzo e a meno dello 0,5% di rifiuti pericolosi prodotti. Risultati raccolti nel pilastro Planet.

Scelta di fonti energetiche rinnovabili, utilizzo di cogeneratori a biomassa, impianti di digestione, riscaldamento geotermico e sistemi di ricircolo della acque completano il quadro relativo ad una attenzione sempre maggiore alle tematiche ambientali.

Dal Report emerge inoltre come le distillerie siano esempio di sostenibilità occupazionale – People – dando impiego a 659 di cui ben l’88,2% a tempo indeterminato, 124 nuovi assunti nel 2019 con un tasso di crescita occupazionale del 19% e più di 3 mila ore di formazione erogate, pari a 4,8 ore in media per dipendete.

Un settore inclusivista, con 181 donne impiegate, ed attento ai giovani con il 16% di under 30 ed il 53% dei dipendenti nella fascia 30-50.

Un Report molto positivo ma che “è solo il punto di partenza per un processo di miglioramento continuo – conclude il presidente Emaldi – per poterci misurare in prospettiva, e che dovrà poi passare attraverso la stesura di bilanci individuali di ciascuna delle imprese”.

Categorie
Spirits

Annata 2020 ottima per la Grappa del Trentino

Una annata da ricordare quella del 2020 per la Grappa del Trentino e non solo per i drammi della pandemia grazie alla buona qualità dell’ultima vendemmia in Trentino, tale da determinare un prodotto di prestigio.

Dal punto di vista agronomico è stata un’annata eccellente, seppure in agosto ci sia stata preoccupazione per le piogge – spiega il presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino, Bruno Pilzer – il grande lavoro di collaborazione tra viticoltori trentini e produttori di grappa ha ancora una volta permesso di avere delle ottime vinacce da distillare e alla fine quella che sembrava essere un annata difficile è diventata una sorpresa positiva, ottimo per il morale dei distillatori e per le loro promettenti grappe 2020″.

La produzione sarà in calo di circa il 15% rispetto al 2019 e con una gradazione alcolica delle bucce era più bassa di altre annate, ma la loro qualità e sanità era ottimale. Condizioni che hanno permesso di valorizzare ancora di più la carica aromatica della materia prima: più profumo, più aroma, più gusto.

“Probabilmente il 2020 riserverà una piacevole sorpresa proprio in questa direzione” dice ancora Pilzer, consapevole che il lavoro del distillatore diventa ancora più importante in questa situazione, dovendo gestire potenza e finezza per trovare il punto di equilibrio.

Il Kilometro Zero è la grande peculiarità delle grappe trentine. Gli alambicchi si sono accesi velocemente pochi giorni dopo l’inizio della vendemmia e già a inizio settembre la distillazione era ben avviata consentendo di finire la distillazione per la grappa con il marchio del Tridente entro fine novembre, ovvero ben prima della scadenza del 31 dicembre prevista dal disciplinare.

Ai distillatori del Trentino il coraggio non manca, sono abituati a vivere ‘alambiccando’ (termine che nel dialetto trentino significa sopravvivere arrangiandosi) e hanno ‘scommesso’ in questa annata – aggiunge Bruno Pilzer con riferimento alla situazione dettata dalla pandemia – del resto il Trentino è la regione ideale per la produzione della grappa, avendo in sé tutte le caratteristiche per conservare e lavorare al meglio la materia prima”.

“D’altro canto le preoccupazioni non possiamo nasconderle perché siamo una regione altamente turistica e gran parte della nostra produzione finisce in vendita diretta, ma proprio questa sarà la sfida che ci aspetta”, conclude il presidente.

L’ISTITUTO DI TUTELA GRAPPA DEL TRENTINO
L’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è stato fondato nel 1960 con l’obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 25 soci dei quali 22 sono distillatori e rappresentano la quasi totalità della produzione trentina ed ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d’origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa“.

Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell’economia locale. Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl) vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 13000 tonnellate di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.

Categorie
Spirits

Diageo presenta un piano decennale per la sostenibilità

Diageo ha lanciato il programma “Society 2030: Spirit of Progress“. Dopo grandi aziende come Unilever o il principale concorrente Pernod Ricard e realtà artigianali come BrewDog anche Diageo, il più grande produttore mondiale di alcolici, fissa nuovi progetti nel tentativo di raggiungere gli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi del 2016 per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ° C.

In qualità di azienda globale – ha dichiarato Ivan Menezes, amministratore delegato di Diageo – ci impegniamo a fare la nostra parte per proteggere il futuro del nostro pianeta e ad aprire la strada agli altri. Sono molto orgoglioso dei nostri risultati ad oggi in termini di sostenibilità e responsabilità. Per questo abbiamo stabilito un nuovo e ambizioso piano d’azione al 2030. Ci aspetta un decennio particolarmente critico”.

I nuovi obiettivi di Diageo fanno seguito alla riduzione del 44,7% delle emissioni nel periodo 2007-2019, proseguendo così nel suo percorso di sostenibilità “Grain to Glass” (dalla materia prima al bicchiere). In tal senso l’azienda prevede di riuscire a produrre tutte le proprie bevande con un utilizzo medio del 30% di acqua in meno, puntando a ridurre lo stress idrico del pianeta.

Col nuovo piano Diageo si impegna a lavorare per un futuro a basse emissioni di carbonio, sfruttando il 100% di energia rinnovabile per raggiungere “zero emissioni” nette di anidride carbonica nelle operazioni dirette e collaborando con i fornitori per ridurre del 50% le emissioni indirette.

Due delle distillerie scozzesi del gruppo, Oban e Royal Lochnagar, diventeranno entrambe a emissioni zero entro la fine del 2020, mentre in Kentucky si sta già costruendo una nuova distilleria a emissioni zero per Bulleit Bourbon utilizzando tecnologie come caldaie a elettrodi e luci a energia solare. Diageo punterà a raggiungere le emissioni zero anche in India entro il 2025.

È fondamentale agire ora se vogliamo mantenere intatto il meraviglioso mondo in cui viviamo – ha sottolineato Ewan Andrew, Chief Sustainability Officer di Diageo – Abbiamo già dimezzato la nostra impronta di carbonio e ne sono orgoglioso, ma ci spingeremo oltre diventando carbon neutral entro il 2030″.

L’azienda ha inoltre lanciato il “Diageo’s Sustainable Solutions“, una piattaforma globale che fornirà finanziamenti alle start-up e alle società tecnologiche per aiutarle a sviluppare innovazioni “green” utilizzabili nelle varie realtà del gruppo.

Diageo ha inoltre precisato che gli obiettivi climatici non subiranno rallentamenti a causa dell’impatto negativo sui ricavi dovuti alla pandemia, che ha ridotto drasticamente le vendite di alcolici nei bar, nei ristoranti e negli aeroporti.

Categorie
Spirits

Priscilla Occhipinti: la donna che parla con l’alambicco

Priscilla Occhipinti, titolare di Nannoni Grappe e unico Maestro Distillatore donna d’Italia, ed il suo alambicco. È un po’ come Don Camillo col Crocifisso: uno parla e l’altro risponde. “L’impianto parla, parla proprio! – dice la Occhipinti raggiunta telefonicamente da Winemag – Le attrezzature trasmettono non soltanto con l’alcolometro, col termometro, o il misuratore di pressione, ma anche coi suoni o col ritmo al quale esce il liquido”.

“A volte il vapore che pulsa da un suono o un timbro diverso: vuol dire che lì c’è bisogno un intervento. L’impianto ti suggerisce non solo le manutenzioni, ma anche le modifiche per lavorare meglio. Per questo non c’è una scuola”. Parole che lasciano trasparire il valore artigianale di un lavoro fatto “di petto e di pancia”.

E forse è proprio in questo valore il segreto del successo di Nannoni Grappe, realtà nata negli anni ’70 nella campagna maremmana ed in grado, dal 2011 ad oggi, di collezionare più di 150 medaglie d’oro e doppio oro nei più importanti concorsi internazionali, cui si aggiungono l’oro per la Grappa di Brunello Riserva 5 anni e l’argento per Gin Gingillo rosa al Concours Mondial de Bruxelles 2020 appena conclusosi.

Sono la sola donna che si può vantare di distillare personalmente il 100% di quello che esce dell’azienda. All’inizio non è stato molto semplice, perché ero giovane e donne nel mondo dei distillati non ce n’erano.

In Italia poi le distillerie son sempre meno, mentre nel nord Europa, dove si sono resi conto di che bene prezioso siano le distillerie per il paese, ci sono un po’ meno difficoltà ed è più facile trovare realtà ‘al femminile‘”.

LA GRAPPA ED IL TERRITORIO
“Essere donna – dice la Occhipinti – mi dà un valore aggiunto perché ritengo che le donne abbiano questa sensibilità che le contraddistingue e la metto in maniera spontanea nel mio lavoro. Come amo la musica, come amo l’arte, così amo trasmettere attraverso la distillazione i profumi del territorio”.

Il territorio, parola fin troppo spesso associata a ‘viticoltura’ ma che raramente viene affiancata a ‘distillazione’. “Il territorio è tutto. Qualsiasi territorio è tutto – dice senza indugio – I profumi che escono dall’alambicco sono i profumi che escono dal territorio, il mio patrimonio è quello. Io devo distillare il territorio”.

Territorio che può riversarsi nello spirit solo a fronte di una materia prima eccellente e lavorata per tempo. “Il mio lavoro è quello di far arrivare le materie prime freschissime e distillarle subito. In quel modo porto il territorio nel bicchiere. Una buona vinaccia fa il 70% del lavoro. Sono fra i pochi distillatori che appena finiscono le svinature, finisce anche la distillazione. Non sono in tanti a potersi vantare di questo”.

IL VALORE DEL LAVORO ARTIGIANALE
Un aspetto, quello delle materie prime, che Priscilla racconta con enfasi sottolineando come anche in questo sta la grande differenza fra l’artigiano e l’industria, fra l’autenticità di un prodotto e le mere logiche commerciali.

Sembrerò una presuntuosa, ma lavoro da mattina a sera nella distilleria da sola e vedermi accomunata a gente che compra dall’industria l’80% di quello che imbottiglia e vende o a gente che distilla la muffa, un pochino mi gira l’anima! La grappa ha bisogno di rispetto. Il mio affetto profondo va alla grappa ed il mio rispetto profondo va alla grappa”.

Parole che non lasciano spazio all’interpretazione, dalle quali emerge chiara la difesa del proprio lavoro, spesso confuso, complice la legislazione italiana, con quello di chi si limita ad imbottigliare prodotti che il più delle volte risultano disarmonici e squilibrati perché “l’equilibrio lo si raggiunge solo toccando l’impianto e sentendo l’aria che si respira in distilleria”.

Ed è nella mancanza di equilibrio di molti, troppi, prodotti ‘di massa’ che risiedono le difficoltà che la grappa incontra sul mercato. “La grappa è difficile a livello di consumo perché purtroppo la media dei prodotti che si trova in commercio è molto bassa. Chi assaggia la grappa sente che brucia e dice ‘io non la voglio bere’. La grappa ha troppa personalità per passare indifferente e se uno assaggia una grappa cattiva, è veramente cattiva”.

Fare cultura della grappa e del buon bere, quindi, per avvicinare il consumatore ad un prodotto la cui intensità può lasciare spaesati. Fare cultura della grappa anche per ‘difenderla’ dalle recenti interpretazioni che tendono a snaturarne le caratteristiche per avvicinarla a mondi che non appartengono alla sua tradizione.

“A fine agosto ho fatto una manifestazione – racconta Priscilla – avevo in degustazione una grappa riserva 5 anni, e un gin morbido e piacevole. Quando ho proposto di assaggiare i prodotti ‘tal quale’ solo quattro presenti su 80 hanno accettato, gli altri hanno chiesto un gintonic convinte di bere meno. È una percezione sbagliata che fa si che le persone siano più propense ai cocktail”.

“E siccome una certa industria ha bisogno di vendere ecco che ci si sposta su prodotti a minor contenuto alcolico o pensati per la mixology . La grappa non sempre sta bene insieme ad altre cose, anche se son stati creati dei cocktail per la grappa”.

NON SOLO GRAPPA
Anche se il distillato nazionale la fa da padrone, con 3.500 quintali di vinaccia lavorata all’anno, oltre 1.000 barrique certificate e circa 80 mila bottiglie/anno, tanti sono i prodotti che Priscilla Occhipinti ha inserito nella gamma di Nannoni, tutti distribuiti da Rinaldi1957. Acquaviti di frutta, acquaviti di miele, brandy e whisky, ma anche gin ed il nuovo nato ‘Maremmamaro‘, un amaro di ‘territorio’.

“Mi diverto. Fare altre tipologie di distillato mi porta ad esplorare nuovi aromi, lavorando quei prodotti che hanno una tradizione importante in maremma. L’apparecchio del gin me lo sono regalato qualche Natale fa. Per fare un buon gin occorre avere naso per riuscire ad abbinare le erbe officinali e valutarne la durata di infusione. Tutta esperienza in più e nuove possibilità di raccontare il territorio“.

Categorie
Spirits

Titanic Distillers Ltd: un nuovo Irish Whiskey dove venne costruito il famoso transatlantico

L’uomo d’affari Peter Lavery, in collaborazione con la società d’investimenti Norlin Ventures, ha dichiarato di voler aprire un distilleria di Whiskey irlandese nel porto di Belfast, sul sito in cui fu costruito il Titanic. La documentazione completa sarà presentata alle autorità competenti il prossimo mese e si prevede possa essere approvata entro il primo trimestre del 2021.

La Titanic Distillers Ltd, ufficialmente costituita nell’agosto 2018, potrà quindi vedere la luce ad aprile 2021 in coincidenza con la partenza del fatidico viaggio inaugurale del dell’RMS Titanic nell’aprile 1912.

Prima del proibizionismo, Belfast era il più grande produttore di Irish Whiskey nell’isola d’Irlanda – ha dichiarato Lavery – Il whiskey ha quindi svolto un ruolo importante nella storia della nostra città e siamo entusiasti di raccontare questa storia attraverso il lancio del nostro Titanic Whiskey e lo sviluppo di una nuova distilleria presso il bacino di carenaggio del Titanic”.

Inaugurato nel 1911, il Thompson Dry Dock fu appositamente realizzato dalla White Star per ospitare l’allestimento degli all’epoca più grandi transatlantici al mondo Titanic e Olympic ed è oggi diventato una meta turistica del “Titanic Quarter” nel porto irlandese.

Il progetto della Titanic Distillers, che ha vista coinvolta al società di consulenza O’Toole & Starkey, si basa sulla conversione della “Pumphouse” (l’edificio storico che ospitava le pome di drenaggio) ad un distilleria operativa.

Tutte le attrezzature della distilleria e i nuovi soppalchi interni – ha dichiarato O’Toole & Starkey – saranno installati su una struttura galleggiante all’interno della Pumphouse per evitare qualsiasi lavoro che possa essere lesivo dell’edificio storico. Inoltre tutte le pompe e gli altri macchinari storici interni saranno conservate in loco e faranno parte del tour per i visitatori”.

Non resta che attendere l’inizio dei lavori che si prevede debbano concludersi entro la fine del prossimo anno.

Exit mobile version