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Miglior rosato Guida Winemag 2025: Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 Marisa Cuomo

Miglior rosato Guida Winemag 2025 Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 Marisa Cuomo
Il Miglior rosato italiano della Guida Winemag 2025 è il Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 di Marisa Cuomo. Il punteggio di 94/100 assicura a questo uvaggio 50-50 di Piedirosso (localmente detto “Per’e Palummo”) e Aglianico, di assicurarsi uno dei massimi riconoscimenti dell’annuale Guida
Top 100 Migliori vini italiani di Winemag. Di seguito il profilo del vino.

COSTA D’AMALFI DOC ROSATO 2023, MARISA CUOMO

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Freschezza: 8.5
  • Tannino: 0
  • Sapidità: 8
  • Percezione alcolica: 5
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 94/100 (Miglior rosato italiano per la Guida Winemag 2025)

Cantine Marisa Cuomo

Via G.B. Lama, 16/18
84010 Furore (Salerno)
Tel. +39 089830348
Email info@marisacuomo.com

MIGLIORI ROSATI ITALIANI 2025: COSTA D’AMALFI MARISA CUOMO

Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 di Marisa Cuomo è tra i migliori rosati italiani 2025. È caratterizzato da un vivace colore rosa e un profumo intenso di ciliegia, ribes rosso, e melograno insieme ad essenze della macchia mediterranea. Strutturato ed armonico al gusto si distingue per la sua lunga persistenza. L’uva che cresce aggrappata alla roccia di Furore è esposta alla magica azione del sole e del mare della Costa d’Amalfi. Al fascino della geometria dei vigneti dell’azienda, si aggiunge la suggestiva cantina scavata nella roccia.

Dal 1980, anno della sua fondazione, Cantine Marisa Cuomo è l’azienda vinicola di Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo che si estende lungo 10 ettari di territorio. La selezione di uve nobili, la ricerca del giusto grado di freschezza ed umidità unito allo scorrere del tempo, vecchi segreti tramandati da vinificatori del luogo e tecniche di elaborazione all’avanguardia danno vita a vini di elevatissima qualità, stimati in tutto il mondo. Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo, con l’enologo Luigi Moio ed i vinicoltori dell’azienda, scelgono di puntare sulla qualità (e lo dimostrano con il miglior rosato italiano 2025, tra i migliori rosati italiani) per distinguersi nel panorama dell’enologia italiana con vini dal sapore unico e straordinario come il territorio della costa di Furore.

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Miglior vino rosso italiano Guida Winemag 2025: Il Pareto, Tenuta di Nozzole (Folonari)


Il Miglior vino rosso italiano della Guida Winemag 2025 è il Toscana Igt 2020 Il Pareto di Tenuta di Nozzole, proprietà di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute. Il punteggio di 97/100 garantisce a questo Cabernet Sauvignon in purezza, prodotto nell’area del Chianti Classico Docg, di assicurarsi uno dei massimi riconoscimenti dell’annuale Guida
Top 100 Migliori vini italiani di Winemag. Di seguito il profilo del vino.

TOSCANA IGT 2020 IL PARETO, TENUTA DI NOZZOLE (AMBROGIO E GIOVANNI FOLONARI TENUTE)

  • Fiore: 8
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Freschezza: 8
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 8.5
  • Percezione alcolica: 6.5
  • Armonia complessiva: 9
  • Facilità di beva: 7
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino rosso italiano per la Guida Winemag 2025)

Tenuta di Nozzole (Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute)

Via di Nozzole 12
Località Passo dei Pecorai
50022 Greve in Chianti (Firenze)
Tel. 055 859811
Email folonari@tenutefolonari.com

MIGLIOR VINO ROSSO ITALIANO: IL PARETO DI TENUTA DI NOZZOLE – TENUTE FOLONARI

Il Pareto, Cabernet Sauvignon in purezza, miglior vino rosso italiano per la Guida Winemag 2025, nasce negli anni ’80 come progetto Supertuscan e, fin dalla prima annata, è una dimostrazione di forza, potenza e purezza sensoriale. Questo vino rientra in una nuova visione della viticoltura, dove si passa dallo studio dei vitigni autoctoni allo studio della vocazionalità del territorio. Non è il vitigno che si è adeguato al territorio ne Il Pareto, quindi, quanto la scoperta che il territorio ha la vocazionalità per produzioni limitate ma di altissima complessità sensoriale, dove vengono mantenute le caratteristiche tipiche del vitigno arricchendole di accenti e di struttura, corpo ed eleganza.

Dimensioni sensoriali eccezionali. Nel bicchiere appare rosso porpora, cristallino sull’unghia quasi impenetrabile, Naso molto intenso e avvolgente per Il Pareto, miglior vino rosso italiano. Descrittori riconducibili a frutti rossi, melograno, marasca, prugna secca con sfumature di incenso, alloro e pepe nero. Al palato si presenta assolutamente asciutto con grande corpo profondo, salino e retrogusto di aromi terziari speziati. Vino di grande complessità fin dalla sua attuale giovinezza. Prima Vendemmia Il Pareto: 1987. Shelf life: fino a 30 anni.

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Quattro Pinot nero per capire (bene) l’Oltrepò pavese


EDITORIALE –
Quattro Pinot Nero per capire l’Oltrepò pavese, senza complicare troppo il concetto. Anzi, rendendo chiaro a tutti perché il territorio (o, meglio, il “nuovo” Consorzio tutela vini guidato da Francesca Seralvo) stia puntando in primis sulla valorizzazione di questo vitigno. Quattro Pinot Nero, ovvero quattro versioni. La prima: spumantizzato, rigorosamente con il Metodo classico, “in bianco” (Blanc de Noir, direbbero i francesi). La seconda: ancora una volta spumantizzato col Metodo classico, ma “in rosa” (Rosé, direbbero i francesi; Cruasé, si dice – o si dovrebbe dire – secondo un vecchio progetto mai davvero decollato tra i produttori di bollicine rosate dell’Oltrepò pavese).

Terza versione del tema: vinificazione in rosso, in solo acciaio. Quarta ed ultima tesi: vinificazione in rosso e affinamento in legno, a completare quel quadro che porta qualcuno – avventurosamente, anzi avventatamente – a parlare non di Pinot Nero ma di Pinot Noir, paragonando l’Oltrepò pavese a Borgogna e Champagne. Chi vuole davvero bene a questo territorio, non lo fa ancora. Magari, domani. Magari mai. E sarebbe, questa, una vittoria ancora più grande.

I PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DI CALATRONI, TRAVAGLINO, FRECCIAROSSA E LE FRACCE

  • Oltrepò pavese Docg Metodo classico Pinot Nero Pas Dosé 2019 Riva Rinetti, Calatroni

L’etichetta prende vita da un vigneto a 400 metri di altitudine, ma l’altimetria non è l’unico fattore determinante: lo sono ancor più i suoli di questo cru, situato nel comune di Montecalvo Versiggia. I suoli bianchi, ricchi di calcare, regalano un Metodo classico da uve Pinot Nero principesco, teso, sapido, dalla solidissima colonna vertebrale minerale, su cui danzano agrumi e piccoli frutti rossi. Un Docg di terroir, come pochi. Sua maestà il Pinot Nero dell’Oltrepò pavese, ai livelli che gli competono. Da notare la relativa gioventù del vigneto, che ha da poco superato il decennio. Dietro a questa etichetta, un’intera storia ancora da scrivere. 

  • Oltrepò pavese Docg Metodo classico Pinot Nero Rosé Extra Brut 2020 Montecérésino, Tenuta Travaglino

Dai vigneti di Travaglino che portano il nome del “Monte Ceresino”, collina di quasi 450 metri nel comune di Calvignano, ecco un “rosé” coi fiocchi. Tutto tensione e croccantezza, ma col garbo e l’eleganza estrema dei grandi. Ancora una volta, la differenza la fanno i suoli. Quelli del Pinot Nero da cui nasce questa etichetta di Tenuta Travaglino sono argilloso-calcarei, su marne e arenarie.

Convince per la gran pulizia del sorso, pur concreto e dinamico grazie alla breve macerazione a freddo e a una pressatura soffice che dimezza la resa succo d’uva-vino. Buona la struttura e l’allungo, tanto da fare di Montecérésino un Metodo classico dell’Oltrepò pavese ambidestro: capace di giocare sull’antipasto, quanto nell’area di rigore dell’abbinamento gourmet.

  • Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc 2023 Carillo, Tenuta Frecciarossa

“Frecciarossa” e “Pinot nero dell’Oltrepò pavese vinificato in rosso”: se non un sinonimo, poco manca (e qualcuno, un giorno, dovrà pur dirlo a Treccani, Zingarelli, Devoto-Oli e compagnia bella). Quel che piace di questa etichetta è il binomio modernità-territorio. Frecciarossa resta uguale a se stessa, insieme al suo Pinot Nero 2023 Carillo, che definire “d’entrata” è poco, se non si precisa che si tratta delle arcate del Colosseo, non dell’uscio d’un condominio di borgata.

Alcol contenuto, ad appena 12,5%; carezza di spezia lussuosa, leggera, dal naso al retro olfattivo. Profilo rivolto come un girasole al frutto del vitigno. Alla sua estrema croccantezza, succosità e all’espressione sincera dei suoli argilloso-calcarei delle prime colline di Casteggio, restituiti con sapienza al calice grazie alla vinificazione in soli serbatoi d’acciaio. Se non lo conosci, Carillo è il vino che avresti voluto scoprire prima. Insieme alla sua reggia: l’Oltrepò pavese.

  • Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc Riserva 2018, Le Fracce

Forse è solo un caso. Fatto sta che nella (stratificata) gamma de Le Fracce, il Pinot Nero Riserva è l’unico vino senza “nome di fantasia”. Come a dire che basta se stesso, a chi lo assaggia. Come a dire che “togliere” o, quantomeno, non aggiungere, è di per sé aver già vinto a metà. Sulla linea di partenza. Come a dire che l’originalità vince su tutto, se l’obiettivo è farsi ricordare. Il Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc Riserva 2018 de Le Fracce è capolavoro e manifesto di un territorio. In primis, per la palese, assoluta, estrema, qualità della materia prima: uve raccolte nel comune di San Biagio di Casteggio, a 200 metri sul livello del mare.

Poi, per la sapienza e la visione con cui, quelle stesse uve, sono state lavorate in cantina. Maneggiate “coi guanti bianchi” – pare quasi di vederli, un sorso dopo l’altro – per non rovinarle. Per preservarle intatte, dando loro una nuova “casa”: 24 mesi in barriques, derivanti da un assemblaggio di legni di rovere francese provenienti da tre diverse foreste, prima di trascorrere 6 mesi in acciaio ed essere imbottigliato. Dove vuole (e dove può?) arrivare l’Oltrepò pavese col suo Pinot Nero vinificato in rosso? Speriamo qui. Preghiamo, qui.

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Miglior vino bianco italiano Guida Winemag 2025: Verdicchio Moss Blanc, Santa Barbara


Il Miglior vino bianco italiano è il Verdicchio Moss Blanc di Cantina Santa Barbara. A stabilirlo sono le degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025 – Top 100 Migliori vini italiani. Per la precisione, Moss Blanc è un Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2021. Il punteggio assegnato al Miglior vino bianco italiano, prodotto da Stefano Antonucci, è di 97/100. Cantina Santa Barbara è anche Miglior cantina Centro Italia per la Guida Winemag 2025. Di seguito il profilo del vino.

VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE 2021 “MOSS BLANC”, CANTINA SANTA BARBARA

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9.5
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Tannino: 0
  • Sapidità: 8
  • Percezione alcolica: 5.5
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino bianco italiano per la Guida Winemag 2025)

Cantina Santa Barbara

Borgo Mazzini, 35
60010 Barbara (AN) ITALY
Tel. (0039) 071.9674249
E-mail : info@vinisantabarbara.it

 

MIGLIOR VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI: MOSS BLANC, CANTINA SANTA BARBARA

Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Moss Blanc 2021 è il Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi. Lo ha stabilito la Guida Winemag 2025, grazie alle degustazioni alla cieca della Top 100 Migliori vini italiani. Moss Blanc si aggiudica così il titolo di Migliore vino bianco italiano. Molto interessante la storia di questa etichetta prodotta da Cantina Santa Barbara e fortemente voluta dal patron Stefano Antonucci. Un antico clone di Verdicchio da uno dei più vecchi appezzamenti dell’azienda agricola. E, per la prima volta, la fermentazione in 10 barriques completamente nuove. Nasce così Moss Blanc, vino unico per ricchezza e complessità. Il Miglior vino bianco italiano e Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi conta per la prima annata 2019 appena 3 mila bottiglie.

“Una nicchia di produzione – sottolinea Cantina Santa Barbara – dove si sono profuse tutte le nostre energie e attenzioni. Uve Verdicchio. Tipologia Terreno Di medio impasto, esposto a Est e Sud-Est su un’altitudine di 250m slm. Vinificazione, fermentazione e affinamento in barrique nuove per 18 mesi. Esame Visivo Giallo intenso, consistente e cristallino, con riflessi carichi di oro. Esame Olfattivo Profumo elegante, complesso al naso, floreale. Note dolci si mescolano a note mandorlate, burrose, incontrando note minerali leggermente agrumate e fondendosi in uno straordinario bouquet di insolita ricchezza e intensità. Esame Gustativo: opulento e concentrato al palato, molto sapido, con una bella dolcezza e ottima lunghezza e persistenza. Il finale di Moss Blanc, miglior vino italiano e miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi, evidenzia note di mandorla tostata.

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Miglior bollicina dolce Guida Winemag 2025: Moscato d’Asti Cascina Galletto, Fabio Perrone


La miglior “bollicina” dolce per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di Winemag è il Moscato d’Asti Docg 2023 Cascina Galletto di Fabio Perrone. Le uve Moscato Bianco Canelli provengono dagli omonimi vigneti di Cascina Galletto di Perrone, a Castiglione Tinella. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 94/100. Di seguito il profilo del vino.

MOSCATO D’ASTI DOCG 2023 CASCINA GALLETTO, FABIO PERRONE

  • Perlage: 9
  • Fiore: 9
  • Frutto: 9.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 6
  • Percezione alcolica: 3
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 9
  • Quando lo bevo: subito / entro 3 anni
  • Punteggio Winemag: 94/100 (Miglior “bollicina” dolce Guida Winemag 2025)

Fabio Perrone

Frazione Valdivilla, 69
12058 Santo Stefano Belbo (Cuneo)
Tel. +39 0141 847123
Email info@fabioperrone.com

MIGLIOR MOSCATO D’ASTI 2023, CASCINA GALLETTO FABIO PERRONE

Il miglior Moscato d’Asti, miglior “bollicina” dolce per la Guida Winemag 2025 è il Moscato d’Asti Docg 2023 Cascina Galletto della cantina Fabio Perrone. Dopo la pigiatura, le uve vengono pressate. Il mosto viene fatto decantare e successivamente stoccato in autoclavi refrigerate a temperatura controllata grazie alle quali durante la fermentazione viene trattenuto il gas prodotto generando così il caratteristico perlage. La fermentazione avviene grazie all’aggiunta di lieviti selezionati per esaltare al meglio le caratteristiche organolettiche del prodotto. Affinamento: Breve periodo di bottiglia. Caratteristiche organolettiche: Colore: giallo dorato; Profumo: ampio ed intrigante che richiama la frutta fresca; Gusto: persistente con una discreta acidità molto equilibrata con il residuo zuccherino; Abbinamenti: Ottimo come aperitivo, accompagna ogni dessert in particolare pasticceria secca.

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Miglior Martinotti/Charmat 2025: Valdobbiadene Docg Extra Dry 2023 Nazzareno Pola, Andreola


Il Miglior Martinotti/Charmat per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di Winemag è il Valdobbiadene Docg Rive di Santo Stefano Extra Dry 2023 Nazzareno Pola Dirupo di Andreola. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 94/100. Di seguito il profilo del vino.

VALDOBBIADENE DOCG RIVE DI SANTO STEFANO EXTRA DRY 2023 NAZZARENO POLA DIRUPO, ANDREOLA

  • Perlage: 9
  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 6
  • Percezione alcolica: 4
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 8.5
  • Quando lo bevo: subito / entro 3 anni
  • Punteggio Winemag: 94/100 (Miglior spumante italiano Martinotti/Charmat Guida Winemag 2025)

Andreola

Via Cavre, 19
31010 Col San Martino (TV)
Tel. 0438 989379 – 0438 989635
Email info@andreola.eu

MIGLIOR MARTINOTTI CHARMAT: NAZZARENO POLA, ANDREOLA

Andreola TERROIR L’Etichetta del Fondatore è uno spumante dalle caratteristiche uniche che nasce come ulteriore selezione di uno dei nostri vini più rappresentativi, ovvero il Dirupo. In qualità di azienda che molto ha investito e creduto in questo territorio negli ultimi anni, abbiamo il privilegio di poter scegliere tra numerosi appezzamenti distribuiti all’interno dei 15 comuni che compongono la nostra denominazione. Prima di procedere con la creazione di questo esclusivo assemblaggio, il fondatore Nazzareno Pola sceglie ogni anno il vigneto che più lo ha impressionato per piacevolezza ed eleganza e di conseguenza ne viene tenuto isolato il vino base. All’interno del nostro territorio, notevole è la diversità nella conformazione dei terreni, degli strati e della varietà dei minerali in essi contenuti: passiamo infatti da marne calcaree, arenarie e conglomerati rocciosi a terreni molto più evoluti e profondi come per esempio i Feletti.

NAZZARENO POLA ANDREOLA, VALDOBBIADENE EXTRA DRY

In questo susseguirsi di condizioni molto variabili, troviamo vigne che sono state piantate in zone che vanno da un’altitudine media di circa 200 m s.l.m. fino a toccare alcuni dei punti più estremi per la coltivazione della vite ad un’altitudine di 500 m s.l.m., dove ogni singola operazione deve essere svolta manualmente. L’altitudine elevata comporta condizioni di forte pendenza: ecco perché la viticoltura che ricama queste colline Patrimonio Unesco viene definita “eroica”. Si sfiorano infatti, nei vigneti più impervi, 1000 ore/ettaro di duro lavoro manuale in un anno: non potendoci avvalere dell’ausilio delle macchine operatrici ne esce un vino letteralmente “fatto a mano”.

DIRUPO Valdobbiadene DOCG EXTRA DRY

Spumantizzato dall’Azienda Agricola Andreola di Stefano Pola Col San Martino – Farra di Soligo (TV) – Prodotto in Italia – Contiene solfiti NAZZARENO POLA ETICHETTA DEL FONDATORE andreola.eu NOTE DI DEGUSTAZIONE Figlio dell’intuizione del fondatore Nazzareno Pola, ogni anno questo spumante rappresenta la sua personale visione del massimo livello qualitativo che la nostra denominazione è in grado di dare alle uve, sapientemente lavorate in cantina sulle orme dei suoi insegnamenti. L’ardua selezione avviene all’interno di disparate situazioni territoriali che conferiscono ai vini base caratteristiche molto diverse: di anno in anno, a seconda delle variabili climatiche che possono influenzare la qualità delle uve, vediamo alternarsi come protagoniste l’eleganza dell’arenaria, la finezza del calcare o la profondità delle marne.

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Miglior Metodo classico italiano Guida Winemag 2025: Roccapietra Blanc de Noirs


Roccapietra Blanc de Noirs Metodo Classico Vsq Pinot Nero Extra Brut della cantina Scuropasso è il Miglior Metodo classico italiano dell’anno per la Guida Winemag 2025. Lo “Champenoise” prodotto da Fabio e Flavia Marazzi, padre e figlia, torna a far brillare la luce degli spumanti base Pinot Nero dell’Oltrepò pavese. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100. Di seguito il profilo del vino.

ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS METODO CLASSICO VSQ PINOT NERO EXTRA BRUT, SCUROPASSO

  • Perlage: 10
  • Fiore: 9.5
  • Frutto: 9.5
  • Freschezza: 9.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior spumante Metodo classico italiano Guida Winemag 2025)

Cantina Scuropasso

Frazione Scorzoletta, 40/42
27040 Pietra de’ Giorgi (Pavia)
Tel 0385.85143
Email info@scuropasso.it

MIGLIOR SPUMANTE METODO CLASSICO ITALIANO: ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS CANTINA SCUROPASSO

Cantina Scuropasso nasce nel 1962 quando Federico e Primo De’ Contardi, rispettivamente padre e zio paterno di Fabio Marazzi, decidono di dedicarsi alla cura dei vigneti di proprietà siti in Valle Scuropasso (Oltrepò pavese, Pavia) per la la produzione di basi spumante di pinot nero e di Buttafuoco da vitigni autoctoni. Fabio Marazzi, terza generazione, incoraggiato e seguito dallo zio Primo, entra in azienda alla fine degli anni ’80 e subito cerca di dare un’impronta propria. La sua grande passione e l’esperienza maturata a fianco di importanti enologi piemontesi danno vita al nostro primo Metodo Classico nel 1989. Flavia Marazzi, la figlia di Fabio, dopo gli studi in enologia e alcune esperienze fuori dal territorio, affianca oggi con grande passione e determinazione il papà. Il loro dialogo tra tradizione e innovazione è il punto di forza della crescita dell’azienda.

MIGLIORI SPUMANTI METODO CLASSICO ITALIANI: ROCCAPIETRA DI SCUROPASSO, OLTREPÒ PAVESE

Nel 1991 debutta lo Scuropasso Metodo Classico Brut: la prima delle nostre “bollicine pazienti” – come amiamo definirle -, già allora caratterizzata da un lungo affinamento sui lieviti. Dal 1998 i nostri spumanti escono con il marchio Roccapietra, sintesi dei nomi dei due comuni simbolo della Valle Scuropasso (Rocca de’ Giorgi e Pietra de’ Giorgi). Un nome che racconta il forte legame che la nostra famiglia ha con il territorio. Oggi, le bollicine Roccapietra hanno quattro diverse espressioni. Il Blanc de Noirs Roccapietra, omaggio al primo Metodo Classico prodotto. Il Cruasé, la veste rosa del pinot nero. Lo Zero, il Pas Dosé che dal 2006 è la più autentica espressione delle caratteristiche uniche del pinot nero del territorio. E infine, l’ultimo nato, il Blanc de Blancs, da una vigna di chardonnay dell’Alta Valle Scuropasso, in Oltrepò pavese.

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Il Pinot Nero Riserva 2020 Burgum Novum di Castelfeder è Miglior Vino italiano


L’Alto Adige Doc Pinot Nero Riserva 2020 Burgum Novum di Castelfeder è Miglior Vino italiano per la Guida Winemag 2025. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 97/100. Di seguito il profilo del vino.

ALTO ADIGE DOC PINOT NERO RISERVA 2020 BURGUM NOVUM, CASTELFEDER

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9.5
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 9
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 8.5
  • Percezione alcolica: 5.5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino italiano Guida Winemag 2025)

Castelfeder

Via Franz Harpf, 15
39040 Cortina Sulla Strada del Vino (Bolzano)
Tel. 0471820420
Email info@castelfeder.it Since 1989, the Burgum Novum label represents the premium wines of Castelfeder. These wines are the maximum expression of intense work and care from the vineyard to the cellar, grown in the most prestigious vineyards in South Tyrol. After a careful aging process in small oak barrels for 18 months, all Riserva wines age for another 12 months in the bottle before being released. The flagship of the winery, the Pinot Nero Riserva, stands out with its berry scent and its grapes grow on mineral-rich clay soil. Food pairings: dark meat, game, cheese. Ruby red colour, notes of sour cherries and ripe berries, scents of vanilla, well-balanced acidity, elegant structure, long-lasting finish.

Südtirol – Alto Adige Riserva DOC I Selected vineyards in the Bassa Atesina region I Clay soil with different contents of limestone I Manual harvest, fermentation in stainless steel, maturation in barrique for 18 months, in stainless steel for 6 months, in bottle for 12 months. Since the foundation of Castelfeder Winery by Alfons Giovanett in 1969, many things have changed. The portfolio has been extended production has been expanded, the winery’s processes have been modernised and the market has become more international. The winery, meanwhile in family hands for 3 generations, manifests its character from a symbiosis of tradition and pioneering spirit.

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Luca Leggero Cantina Rivelazione Guida Winemag 2025: Villareggia caput mundi


Villareggia. Mai sentito il nome di questo paesello di poco più di mille abitanti, situato a una quarantina di chilometri da Torino? Se un giorno il nome di questa località sarà noto ai più, il merito sarà di un giovane viticoltore, classe 1990, che da qualche anno sta impiegando anima e corpo per dimostrare che lì, a Villareggia e dintorni, si possono produrre grandi vini bianchi col vitigno Erbaluce di Caluso e grandi vini rossi da uve Nebbiolo, localmente chiamate Picotener o Picotendro). Quel giovane viticoltore si chiama Luca Leggero, patron dell’omonima cantina che ha l’ambizioso progetto di mettere Villareggia sulla mappa del vino italiano che conta. Le premesse ci sono tutte: Luca Leggero è la Cantina Rivelazione per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di winemag.

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Ricordate il “claim” che abbiamo scelto per questa edizione? È “La forza dei sogni“. Luca è un vignaiolo che sta sognando in grande, a cui vogliamo dare sostegno e fiducia, attraverso uno dei massimi riconoscimenti della Guida. A parlare, del resto, è una gamma di vini capace già di chiarire, senza ombra di dubbio, quale sia l’obiettivo della cantina, ovvero l’eccellenza. Ma ancora una volta, flashback. Dopo gli studi in Giurisprudenza, il richiamo della campagna in cui era cresciuto insieme al nonno – viticoltore per autoconsumo – è stato irresistibile per Luca Leggero.

Radici agricole a Villareggia per l’intera famiglia, indietro un secolo tra le generazioni. È così che, nel 2019, iniziano i primi, veri esperimenti di vinificazione delle uve del vigneto del bisnonno – risalente al 1920 e poi trasformato in un campo sperimentale per il recupero e la selezione massale di tre varietà un tempo molto diffuse del Canavese: Picotener, Bonarda e Neretto di Bairo – a cui si combinano alcune acquisizioni di terreni nella zona, sino ad arrivare a un totale di 8,5 ettari, raggruppati grazie a un centinaio di atti notarili.

ERBALUCE E NEBBIOLO: A CASA DI LUCA LEGGERO, CANTINA RIVELAZIONE WINEMAG 2025

La realizzazione dell’attuale, moderna cantina, molto ben integrata nel verde dei campi di Villareggia e costruita secondo rigidi dettami di sostenibilità ambientale, risale al 2021. Un periodo molto complicato per avviare un’impresa, tanto è vero che i lavori sono tuttora in corso per l’ultimazione delle parti esterne dell’edificio. A pensarci bene, il “work in progress” è un altro elemento che rivela la grande determinazione di questo vignaiolo piemontese, che sta realizzando il suo sogno come un puzzle, pezzo per pezzo, dopo aver dato priorità assoluta alle sale per la vinificazione e alle relative attrezzature.

La produzione attuale si aggira attorno alle 35 mila bottiglie, con la consulenza enologica di Gianluca Colombo, che si avvale per tutti i vini di vinificazioni in anfora (Tava) e tonneau, con lieviti interamente indigeni. «Ho sempre avuto la convinzione – spiega Luca Leggero – che a Villareggia si potesse fare qualcosa di grande. È sempre stato questo il mio sogno, il mio pallino, suffragato dai risultati ottenuti per oltre un decennio dalla vinificazione di grandi uve insieme al nonno, in una cantina che somigliava più a un garage, con pochissime attrezzature professionali».

LIEVITI INDIGENI, ANFORA E TONNEAU: I VINI DI LUCA LEGGERO

«Produrre vino in una zona sconosciuta al mondo, in cui la ricerca agronomica ed enologica è pari a zero – continua – è una grande sfida da intraprendere in solitaria. Tutti mi chiedevano cosa stessi facendo, ma ho tirato dritto. A suffragare questo mio sogno sono evidenze storiche che ho raccolto in diversi anni di ricerca, che dimostrano come il territorio di Villareggia, dal X secolo dopo Cristo fino a 200 anni fa, fosse ampiamente vitato, dalla collina alla pianura. In un libro del 1868, la produzione di Villareggia figurava tra i “vini di lusso” reperibili sin dalla prima Esposizione agraria realizzata a Torino».

Un ruolo determinante nella scommessa e nel sogno di Luca Leggero lo giocano i suoli. Le vigne, comprese quelle impiantate nel 2015 in seguito alle ultime acquisizioni di terreni nudi, sono ricche di sabbia e scheletro morenico lasciato dalle glaciazioni del Canavese, il cosiddetto “Anfiteatro morenico di Ivrea”. In particolare, le vigne si trovano nella parte di sversamento centrale, dove si è accumulata la maggior parte dei detriti. Completa il quadro un approccio alla viticoltura di tipo biologico-biodinamico, con certificazione bio che riguarda la vigna e i vini rossi, ma non i vini bianchi, prodotti anche con vigne di proprietà di due giovani del posto.

IN ARRIVO IL METODO CLASSICO PAS DOSÉ LUCA LEGGERO

Ciliegina sulla torta è la produzione di spumante, rigorosamente Metodo classico, Pas Dosé – in tiratura limitata a 1.800 bottiglie per la vendemmia 2022 (quella d’esordio, non ancora sul mercato) e 3 mila per la vendemmia 2023 – oltre a un rosso Riserva, da uve Nebbiolo, al momento in affinamento in bottiglia il passaggio in anfora e 10 mesi di tonneau. Ma dove vuole arrivare Luca Leggero, Cantina Rivelazione della Guida Winemag 2025? «Non so se riuscirò mai a realizzare il mio vero obiettivo – ammette – che è quello di arrivare alle grandi vette del mondo sul fronte della qualità del vino. Abbiamo costruito questa cantina alla luce della voglia di mostrare ciò che Villareggia può produrre, ovvero grandi vini».

«La mia ispirazione – continua – è arrivare là: ci proviamo tutti gli anni e abbiamo tutta la strada davanti per centrare gli obiettivi, poco per volta”. Interessanti, in quest’ottica, i nomi di fantasia scelti per i vini della gamma. Già, perché se il sogno (e l’obiettivo) è il vertice della produzione mondiale, il terreno su cui poggia la rampa di lancio di Luca Leggero è quello della rivincita. “Maura nen” e “Rend nen“, ovvero “Non matura” e “Non rende“, scelti sfidando con ironia le dicerie sui vitigni Nebbiolo ed Erbaluce nella zona, mostrano il carattere di questo giovane vignaiolo piemontese. Determinato a mostrare coi fatti, oltre che con le parole, la grandezza di Villareggia.

Guida top 100 Migliori vini italiani 2025

Cantina Luca Leggero

Via Amorosa
10030 Villareggia (TO)
Tel. 3515478256

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Valle dell’Acate Cantina Bio dell’anno per Guida Winemag 2025: «Green per vocazione»


Tre vini dagli ottimi punteggi – Vittoria Doc Frappato Vigna Biddine Sottana 2023 vino di contrada: 95/100; Grillo Doc Sicilia 2023 Zagra: 90/100 e Vittoria Doc Frappato 2023 Il Frappato: 92/100 – e un approccio alla viticoltura sostenibile per vocazione, non per questioni di marketing, valgono a Valle dell’Acate il riconoscimento di “Cantina Bio dell’anno” 2025 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani.

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Condotta oggi da Gaetana Jacono, sesta generazione della famiglia fondatrice, Valle dell’Acate sorge a Feudo Bidini, in provincia di Ragusa. Si tratta di uno dei tanti siti di rilevanza archeologica della Sicilia, puntellato da 70 ettari di vigneti dislocati sui colli disegnati dal fiume Dirillo, a cui si deve il nome della valle (in epoca romana era chiamato Achates, “Acate”). A posare la prima “prima pietra” del progetto vitivinicolo che conta oggi su una produzione di 400 mila bottiglie annue, fu Giuseppe Jacono alla fine dell’Ottocento.

All’epoca, Vittoria era il centro siciliano più attivo nell’esportazione del vino destinato al mercato francese e vino simbolo del ragusano, il Frappato, era già all’epoca esportato dal porto di Scoglitti a Marsiglia, in botticelle di castagno. Lo spirito imprenditoriale della famiglia porta, sin dagli inizi del Novecento, ad introdurre un innovativo sistema di pigiatura dell’uva, con moderni torchi accanto allo storico Palmento. L’azienda agricola assume nel 1981 il nome di Valle dell’Acate, per iniziativa di Giuseppe Jacono Jr, padre di Gaetana Jacono, entrata in azienda nel 1996 con un impatto decisivo sul brand e sul fronte dell’internazionalizzazione del Frappato Docg.

Obiettivi che vengono perseguiti senza perdere di vista la sostenibilità ambientale. Valle dell’Acate è infatti impegnata nella viticoltura biologica e sostenibile e, proprio sotto la guida dell’illuminata imprenditrice Gaetana Jacono, l’azienda ha intrapreso un percorso volto alla sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di produrre vini che rispettino il territorio e le tradizioni locali. La conversione verso l’agricoltura biologica è stata «una scelta consapevole, per garantire il minimo impatto ambientale, preservando al contempo la qualità delle uve e dei vini».

VALLE DELL’ACATE E LA SOSTENIBILITÀ, DA SEMPRE

L’attenzione della cantina alla biodiversità, al rispetto dei cicli naturali e all’uso di tecniche ecocompatibili riflette il profondo legame con il territorio della Sicilia sud-orientale, ben oltre la semplice certificazione biologica. Valle dell’Acate adotta infatti numerose pratiche che mirano a ridurre l’impatto ambientale in tutte le fasi della produzione. Sul fronte del risparmio idrico, la “Cantina Bio dell’anno” per la Guida Top 100 winemag 2025 persegue una gestione oculata delle risorse idriche, fondamentale in una regione come la Sicilia, caratterizzata da estati calde e siccitose. La cantina utilizza sistemi di irrigazione efficienti e tecniche che riducono al minimo l’uso di acqua.

Valle dell’Acate investe inoltre nell’energia solare per alimentare le proprie strutture, riducendo la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili e l’impatto sul clima. Il mantenimento della biodiversità è centrale. Accanto ai vigneti, la cantina promuove la coltivazione di altre specie vegetali e preserva gli ecosistemi naturali, contribuendo alla ricchezza della flora e della fauna locali. Altro caposaldo dell’azienda condotta da Gaetana Jacono è l’economia circolare: l’azienda riduce al minimo gli sprechi, riciclando i materiali di scarto della produzione. Come le vinacce, che vengono riutilizzate per produrre compost organico da impiegare nei vigneti.

VITIGNI AUTOCTONI SICILIANE: IL FOCUS DELLA CANTINA BIO 2025 GUIDA WINEMAG

Il tutto, senza dimenticare che il percorso biologico è strettamente legato alla valorizzazione delle varietà autoctone siciliane. Valle dell’Acate coltiva principalmente vitigni come Nero d’Avola, Frappato, Grillo, Moscato di Noto e Insolia, vero cuore della tradizione enologica della regione. L’approccio biologico diventa così un modo per esaltare le caratteristiche uniche di queste uve, consentendo loro di esprimere al massimo il potenziale aromatico e gustativo e di rispecchiare le peculiarità del territorio. Un vero e proprio approccio olistico, che si riflette qualità enologica e tecnica dei vini di Valle dell’Acate.

Valle dell’Acate

C.da Biddine Soprana
97011 Acate (RG)
Tel. 0932874166

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Fontanavecchia Miglior Cantina Sud Italia Guida Winemag 2025: la Falanghina, a casa


Il concetto è molto semplice: quando una cantina riesce a diventare sinonimo della massima espressione di un vitigno, in una determinata zona, o all’interno di una denominazione, allora quella cantina ha fatto centro. C’è un’azienda del Sannio, in Campania, che investe sin dalle sue origini sul vitigno Falanghina, con risultati eccellenti. A nostro avviso, quest’anno, il lungo cammino della famiglia Rillo è giunto a un definitivo compimento. Stiamo parlando di Fontanavecchia, Miglior Cantina Sud Italia per la Guida Winemag 2025.

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Sono state infatti presentate in anteprima, alle selezioni della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di winemag, tre nuovi vini frutto di una selezione parcellare del vigneto di Falanghina. La loro creazione, in occasione della vendemmia 2020, coincide con l’arrivo in azienda dell’enologo Emiliano Falsini, col quale la famiglia Rillo decide di «osare ancora di più» sul vitigno tipico campano. «L’idea – spiega Libero Rillo – era quella di produrre un vino ancora più identificativo del territorio». Nasce, così, la linea “Cru” dell’etichetta “Libero”: «Tre Cru con la stessa attenzione alla selezione delle uve ed alle fasi di vinificazione, ma con caratteristiche diverse dovute, soprattutto, alla composizione del suolo, all’altitudine e alla posizione della vigna».

LA FALANGHINA DEL SANNIO LINEA CRU LIBERO PARTICELLA B 148, F 190, T 031

Ecco, dunque, Libero B Particella 148, Libero F Particella 190 e Libero T Particella 031. Solo 1.333 bottiglie per ognuna delle tre Falanghina del Sannio Dop Vendemmia Tardiva, frutto di un’attenta selezione dei grappoli nei vigneti situati rispettivamente a Bonea (300 m. slm, suoli con depositi deltizi delle piane alluvionali e costiere e depositi eolici misti marino-continentali), Foglianise (380 m. slm, suoli a maggioranza calcarei) e Torrecuso (210/320 m. slm, suoli costituiti da marne calcaree affioranti). Dopo essere state portate in cantina, le uve vengono stoccate in un container frigo per tutta la notte a circa quattro gradi.

Il mattino successivo, dopo la diraspatura, vengono lasciate macerare in pressa a freddo, per circa otto ore. La fermentazione avviene in barrique nuove di rovere francese. Rinvenire tra i campioni degustati alla cieca questi vini è stata una sorpresa e un’emozione. Nelle nostre note di degustazione, qualcosa suggeriva un fil-rouge tra le etichette degustate in ordine sparso, tra altri campioni della medesima denominazione. Al contempo, le differenze fra le tre etichette “sorelle” ci ha portato a soppesare con grande attenzione ogni sfumatura, scoprendo solo al termine della valutazione che si trattava di un progetto di valorizzazione delle espressioni parcellari delle vigne di Falanghina di Fontanavecchia: bingo!

FALANGHINA DEL SANNIO E SPERIMENTAZIONE: IL TIMBRO DI LIBERO RILLO

Le basi del progetto sono da ricercare nello spirito pioneristico e nella sete di sperimentazione della famiglia Rillo. «Da sempre – spiega Libero Rillo – siamo convinti che questo vitigno possa esprimere molto più del classico “vino fresco fermo”, da bere nel corso di uno o due anni dalla vendemmia. Per questo abbiamo deciso di produrre anche una Falanghina Vendemmia Tardiva, interpretazione di un vitigno capace di attraversare il tempo. È nata così, con la vendemmia 1999, “Facetus”: una Falanghina intensa, complessa ed evoluta, prodotta da un’attenta selezione delle uve che, dopo la vinificazione, passa un breve periodo di affinamento in barrique.

GUIDA WINEMAG 2025: FONTANAVECCHIA MIGLIOR CANTINA SUD ITALIA

«Nel frattempo – continua Rillo, tra l’altro presidente del Consorzio Vini del Sannio – il mercato cambia. Si preferiscono vini con una più accentuata freschezza e bevibilità. Con la vendemmia 2007, decidiamo quindi di ampliare il progetto con l’etichetta “Libero”, dando priorità alla freschetta ed alla bevibilità del vitigno Falanghina. E diminuendo anche l’impronta del legno. Il vino “Libero” è subito un successo, in quanto viene apprezzato sia dalla stampa di settore che dal consumatore finale».

Si arriva così alla vendemmia 2020, quella dello scatto in avanti di Fontanavecchia: tre etichette da Parcella – le già citate Libero B Particella 148, Libero F Particella 190 e Libero T Particella 031 – di una Falanghina che oseremmo definire “totale”. Per caratteristiche, per l’idea. Per la capacità, ancora una volta, di tramutare in realtà un desiderio. Un sogno. Un progetto che sa di futuro: Fontanavecchia, miglior cantina Sud Italia per Guida Winemag 2025. Il cui “claim” non è, a caso, “La forza dei sogni“.

Guida top 100 Migliori vini italiani 2025

Azienda agricola Fontanavecchia

Via Fontanavecchia
82030 Torrecuso (BN)
Tel. 0824876275

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Santa Barbara Miglior Cantina Centro Italia per Guida Winemag 2025: «Bevete e sorridete»


Metti una cantina all’interno di un antico monastero. È Santa Barbara, Cantina italiana dell’anno per il Centro Italia della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di Winemag. Siamo nelle Marche, non lontano da Senigallia, in un altro borgo del vino italiano il cui nome si intreccia con la storia. È Barbara, paese chiamato così dal Cinquecento, quando un esercito di “Barbari”, Longobardi, si insediò alle porte della Senigallia bizantina. Nei secoli successivi, la Martire divenne protettrice di Barbara e una statua della Santa è tuttora custodita nelle sale del Municipio, venerata dagli abitanti.

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Quella della Cantina Santa Barbara è una storia nella storia. Che fonde epoche, paesaggi, vite e, ancora una volta, sogni e ritorni alle origini contadine. L’azienda, oggi composta da 45 ettari distribuiti sulle colline di Barbara, Serra de Conti, Montecarotto, Arcevia, Morro D’Alba e Cupramontana, deve la sua nascita a Stefano Antonucci.

«La mia storia è fortemente legata al paese di Barbara – spiega il fondatore – perché qui mio padre aveva un forno, nel quale lavorava anche mia madre, che però era prima di tutto insegnante elementare. I miei genitori sono stati il mio punto di riferimento, a loro devo la mia voglia di innovare, di guardare al futuro, ma partendo dalle mie origini, dalla mia terra. Ed è proprio a Barbara che sono tornato quando ho lasciato il mio posto in banca intorno al 1994 per inseguire il mio sogno».

“LA FORZA DEI SOGNI”: GUIDA WINEMAG 2025 CELEBRA STEFANO ANTONUCCI

Stefano Antonucci ci ha convinto con tutti i suoi vini – in particolare con Moss Blanc, Vino bianco italiano 2025, un Verdicchio dei Castelli di Jesi capace di raccontare e territorio e prospettive non ancora valicate dalla denominazione marchigiana – per il suo estremo approccio, consentiteci l’ossimoro, da “sognatore pragmatico” nel “fare vino”, capace di rivelarsi ad ogni sorso. La gamma di Santa Barbara, piuttosto vasta ma composta da “pezzi unici” perfettamente identificabili, senza sovrapposizioni tra etichette e inutili “doppioni”, è in grado di mostrare la vena creativa e l’idea di territorio di Antonucci. Un uomo che, “stretto” con la sua cantina tra l’Adriatico e gli Appennini, rivolge uno sguardo “ampio”, concreto e caratteristico agli amanti del vino. Riuscendo a superare confini e barriere spesso insormontabili. Tanto da riuscire a mescolare vita, vino, arte. Musica.

“If you ever meet your inner child, don’t cry
No, no, oh
Tell them everything is gonna be alright

World, hold on
Come on, everybody in the universe
World, hold on
One day you will have to answer to the children of the sky”

«BEVETE E SORRIDETE»

Avete riconosciuto il testo? È World Hold On – Children of the Sky di canzone lanciata da Bob Sinclar, con Steve Edwards. Provate per credere, è la “colonna sonora” che accompagna la lettura della storia dell’azienda Santa Barbara e quella di Stefano Antonucci, sul sito web della cantina. La musica parte all’improvviso, senza preavviso. Senza premere “play”. Passato, presente e futuro al ritmo di una realtà tutta da scoprire, dal Verdicchio dei Castelli di Jesi al Montepulciano, passando per le espressioni locali di varietà come Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon. Dettagli che fanno l’uomo, la cantina. I sogni. Il progetto. Il motto, di Stefano Antonucci e di Cantina Santa Barbara: «Bevete e sorridete».

Guida top 100 Migliori vini italiani 2025

Cantina Santa Barbara – Stefano Antonucci

Borgo Mazzini, 35
60010 Barbara (AN)
Tel. 0719674681

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Sosol Miglior cantina Nord Italia per Guida Winemag 2025: Ivan new entry del Collio


Semplicità, originalità, autenticità. Tre parole che basterebbero, più di qualsiasi altra, a spiegare i vini, gli uomini e la filosofia dell’Azienda agricola Sosol, Miglior cantina Nord Italia per la Guida Winemag 2025. Una realtà giovanissima, proprio come Ivan Sosol e il suo sogno di trasformare l’attività avviata dal papà Mariano in un concentrato di Collio da portare in giro per il mondo.

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Il cambio di passo e la nascita dell’azienda si deve proprio al giovane vignaiolo, stanco di vendere alla cooperativa locale le proprie uve e desideroso di “mettere in bottiglia”, autonomamente, i frutti delle proprie fatiche e di quelle della propria famiglia, creando un nuovo marchio di qualità e di nicchia, per sé e per il territorio. Così, nel 2019, nasce l’Azienda agricola Sosol Ivan. Pochi vini dal packaging accattivante, con il cognome stilizzato, dai colori fluorescenti. La sintesi della voglia di farsi riconoscere, sin dall’etichetta, nonché del desiderio di lasciare un segno indelebile.

Le bottiglie crescono dalle originarie 2.500 (circa 5 ettolitri per ognuna delle quattro varietà locali) sino alle 20 mila attuali, grazie a 10 ettari tra proprietà e affitto. Tutto tranne che casuale il successo, pressoché immediato, sui mercati. Le vigne e la cantina si trovano infatti nella “Conca d’oro” di Oslavia, a pochi metri di distanza da nomi sacri del Collio come Radikon, Gravner e Primosic. Per la precisione, siamo in Località Lenzuolo bianco, nome pregno di storia coniato durante la Prima Guerra Mondiale, per identificare il muro bianco di un caseggiato rimasto intatto durante i bombardamenti e ben visibile a centinaia di metri di distanza, anche dal vicino Monte Sabotino, al confine tra Italia e Slovenia, ovvero tra Collio e Brda.

UNO ZIO SPECIALE PER IVAN SOSOL: FRANCO SOSOL (IL CARPINO)

«Lo zio (anche lui premiato dalla Guida 2025 per il Miglior Vino Orange/Macerato dell’anno, titolare dell’Azienda agricola Il Carpino di San Floriano del Collio, ndr) e il papà mi hanno trasmesso la passione per il vino e per il nostro territorio – spiega Ivan – e piano, piano ho iniziato a muovere i primi passi in autonomia. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta, visto il risultato ottenuto e la crescita del numero di bottiglie in un periodo tutto sommato breve, a fronte delle richieste crescenti del mercato».

Ivan Sosol ha le idee chiare per il futuro: «Voglio puntare ancor più sulle varietà autoctone della zona, come Malvasia, Ribolla e Friulano – spiega – e non fare più di cinque vini per linea. Dal prossimo anno, infatti, farà il suo esordio sul mercato la seconda linea aziendale, che raggrupperà i vini macerati e andrà ad affiancarsi alla linea dei vini che potremmo definire freschi. Le prime prove sulla Ribolla sono molto promettenti».

MARIANO SOSOL: «IVAN HA SEGUITO IL RICHIAMO DELLA TERRA»

Non può che essere soddisfatto anche il papà, Mariano Sosol. «La scelta di Ivan di imbottigliare il frutto delle nostre vigne, a partire dal 2019, si è rivelata più che mai vincente. Del resto, la nostra famiglia ha sempre avuto le vigne e non abbiamo mai smesso di produrre uve. Pur essendo da 50 anni in questo ambiente, non è mai stata la mia attività principale, lavorando in banca. Per Ivan il discorso è diverso: ha voluto seguire il richiamo della terra e ha fatto benissimo. L’intenzione è quella di andare avanti, puntando sempre più sulla qualità del prodotto e non sulla quantità». Più che una promessa, una garanzia.

Guida top 100 Migliori vini italiani 2025

Azienda agricola Sosol Ivan

Località Lenzuolo Bianco, 4
34170 Gorizia (GO)
Tel. 3493433686

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degustati da noi news news ed eventi vini#02 visite in cantina

Livon, nuova cantina per i 60 anni a San Giovanni al Natisone


Livon
festeggia i propri 60 anni in perfetta continuità col passato e guardando al futuro con fiducia. Entro la prima metà del 2025 sarà inaugurata a San Giovanni al Natisone (Udine) la nuova cantina delle Aziende agricole Livon. Uno spazio di 1.500 metri quadrati – alle spalle dell’attuale edificio, in frazione Dolegnano – che ospiterà, oltre agli uffici amministrativi, anche le sale per la produzione del vino. Si tratta dell’ennesimo
 investimento della famiglia Livon, diventata dal 1964 sinonimo e brand internazionale dei vini del Friuli Venezia Giulia. La nuova cantina Livon sarà un luogo che privilegerà la praticità e l’ospitalità, con una nuova sala degustazione. Senza dimenticare il design.

Il progetto è stato infatti affidato all’architetto Enrico Franzolini, noto per le sue collaborazioni con icone del settore del mobile come Alias, Cappellini, Foscarini, Knoll International e Moroso. Un’operazione di riqualificazione di alcuni edifici abbandonati – demoliti e ricostruiti all’insegna della sostenibilità, con 80 kilowatt di impianto fotovoltaico – per una spesa che si aggira attorno a 1,5 milioni di euro, escluso il costo delle nuove attrezzature. In arrivo diverse botti di legno grande da 25 ettolitri, di svariate tostature, prodotte dal noto brand Garbellotto. Nonché dieci “uova” di cemento da 100 litri.

LIVON, NUOVA CANTINA E CAMBIO DI PASSO STILISTICO

La scelta di nuovi legni grandi – e non di barrique – sottolinea il cambio di passo della cantina friulana, anche sul fronte enologico-stilistico. In occasione dei festeggiamenti dei 60 anni andati in scena a metà settimana, la verticale 1997/2021 di Braide Alte – vino bianco icona della Linea Gran Cru Livon – ha evidenziato un certo desiderio di venire incontro ai nuovi trend di consumo, con una nuova annata (la 2021, per l’appunto) meno opulenta e “grassa” rispetto alle precedenti, ancor più incentrata sulla freschezza e sulle note tipiche di una delle varietà più diffuse e apprezzate al mondo, il Sauvignon Blanc (la varietà principale del “cru misto” Braide Alte, che comprende anche Chardonnay, Moscato Giallo e Picolit).

Un vino che si conferma portabandiera del Collio – pur non essendo etichettato come Doc, bensì come Igt Venezia Giulia – capace di affrontare il tempo con la disinvoltura dei grandi vini bianchi internazionali. Su tutte, strepitosa la performance di annate come la 2000 e la 2007 di Braide Alte. Segnali di grande attenzione a vini dai profili stilistici più “moderni” arrivano anche dalla Toscana e dall’Umbria, regioni in cui le Aziende agricole Livon sono presenti con due cantine, Borgo Salcetino e Fattoria Colsanto.

COME SARÀ LA NUOVA CANTINA LIVON

Fatturato complessivo di 6 milioni di euro per il gruppo, capace di tenere sui mercati anche a fronte della sofferenza (generalizzata) dei vini rossi di Montefalco, non a caso quelli più “alleggeriti” nel corso delle ultime annate, come è parso evidente all’ultima anteprima Sagrantino. Valneo Livon è fiducioso e ricorda i passi compiuti dalla famiglia: «Siamo partiti dal Collio e anche se oggi i nostri vini sono distribuiti e conosciuti in più di 50 Paesi del mondo. Ci piace mantenere sempre vivo il legame con questa terra e il ricordo del primo vigneto e della prima cantina Vencò a Dolegna, da cui tutto è partito».

«L’idea di realizzare una nuova cantina – spiega a winemag l’amministratore delegato Matteo Livon – è nata prima del periodo del Covid. Volevamo ingrandirci, ma non a livello di produzione e di numeri, ma di possibilità offerte ai nostri ospiti, ai nostri clienti, ai nostri collaboratori, di poterci venire a visitare in un ambiente più tecnologico, più moderno». La famiglia ha così deciso l’abbattimento dei vecchi casolari agricoli abbandonati e inutilizzati, al centro della frazione di Dolegnano di San Giovanni al Natisone, già all’interno della proprietà, per costruire ex novo un edificio multifunzionale.

«Il progetto curato dall’architetto Enrico Franzolini – continua il giovane amministratore dell’azienda – prevede una zona a soppalco, dedicata agli uffici commerciali e amministrativi e alla nuova sala degustazione. Gli altri spazi ospiteranno al produzione, con i nuovi legni grandi e le cosiddette “uova” di cemento per l’affinamento. È anche prevista la realizzazione di una bellissima cucina con vista, per enfatizzare ed esaltare il concetto di abbinamento dei nostri vini con il food. Un’altra zona importante sarà quella del wine shop».

LIVON E IL FUTURO, TRA FRIULI, TOSCANA E UMBRIA

L’attuale cantina, che ospita il marchio Livon e l’altro marchio di vini friulani Villa Chiopris, sarà convertita quasi interamente a magazzino e zona di stoccaggio. Sarà conservata un’area per la vinificazione delle uve, oltre al laboratorio per le analisi e agli uffici tecnici. Le due aziende friulane della famiglia Livon producono rispettivamente 350 e 300 mila bottiglie, con due gamme ben distinte tra collina (Doc Collio, che include i cru, e Friuli Colli Orientali), e zone più pianeggianti (con vinificazione in solo acciaio).

In Toscana, Borgo Salcetino sfiora una produzione complessiva di 100 mila bottiglie. Infine, a Montefalco, la cantina Fattoria Colsanto della famiglia Livon si assesta sulle 50 mila bottiglie. Duecento gli ettari vitati complessivi di proprietà delle quattro Aziende agricole. Oltre 170 si trovano Friuli, la regione in cui l’azienda continua a investire con la passione di sempre, a distanza di 60 anni dalla fondazione e in memoria del capostipite, Dorino Livon.

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Cuvée Adamantis, Cantina Valle Isarco: «Così l’Alto Adige investe sui vini premium»


Si scrive “Cuvée Adamantis“, si legge “fortuna”: quella che premia gli audaci. In un periodo caratterizzato dalla contrazione delle vendite di vino su scala globale, le cooperative vitivinicole dell’Alto Adige continuano il loro ambizioso percorso di premiumizzazione della produzione. A iscrivere un altro vino ai vertici della gamma – nonché alle prime posizioni della “classifica dei vini altoatesini più costosi – è ancora Cantina Valle Isarco (in tedesco Kellerei Eisacktal). La cantina sociale diretta da Armin Gratl si prepara a commercializzare, a partire da ottobre 2024, l’annata 2021 di Cuvée Adamantis, Vigneti delle Dolomiti Igt che sintetizza le peculiarità della zona. Basi solide con un 50% di Sylvaner, combinato a percentuali minori di Grüner Veltliner, Pinot Grigio e Kerner. Un «Super Alto Adige» o, ancora meglio, un «Super Valle Isarco», dal prezzo importante: 68 euro più Iva, che lievitano a 100 euro – su per giù – a scaffale.

ADAMANTIS CUVÉE 2021: UN «SUPER VALLE ISARCO»

Solo 2 mila bottiglie (numerate) per l’etichetta che, in realtà, ha fatto il suo esordio assoluto sui mercati lo scorso anno, con l’annata 2020. Ma è grazie all’andamento della vendemmia 2021 che Cuvée Adamantis ha trovato i parametri sensoriali desiderati: «Un vino fresco, da bere, da secondo e terzo calice, capace di accompagnare bene un pranzo o una cena, a tutto pasto; ma pensato soprattutto per essere consumato anche da solo, al calice, per la sua bella verticalità e mineralità». Proprio così lo immaginava Armin Gratl, manager protagonista tanto del record del fatturato di Cantina Valle Isarco nel 2023  – 7,85 milioni di euro, mentre è solo in lieve contrazione quello del 2024, a 7,7 milioni – quanto delle decisioni e della stilistica dei vini, accanto al giovane enologo Stefan Donà – subentrato un anno fa ad Hannes Munter – e al superconsulente Riccardo Cotarella.

LA RICETTA DI ARMIN GRATL: FATTURATO ALLE STELLE E VINI DI BEVA

«Cuvée Adamantis – spiega a winemag il direttore generale di Kellerei Eisacktal – è il nostro ultimo vino top di gamma, nel quale vogliamo racchiudere l’essenza della Valle Isarco. Per questo motivo abbiamo fatto ricorso ai vitigni simbolo della nostra zona, a partire proprio da una componente preponderante di Sylvaner, che si attesta al 50%. Mi piace definire questo vitigno lo “Chardonnay di montagna” della Valle Isarco: con la varietà francese abbiamo fatto delle prove, in passato, nell’ottica di realizzare un vino importante. Ma il risultato, in termini di territorialità, non era lo stesso. Il nostro vino deve “sapere” di montagna e crediamo di aver trovato la sintesi perfetta, se così si può dire, con Cuvée Adamantis 2021».

CUVÉE ADAMANTIS CANTINA VALLE ISARCO: L’ASSAGGIO

Alla prova del calice, di fatto, il nuovo vino di punta di Cantina Valle Isarco racchiude, condensa e sintetizza tutte le (migliori) caratteristiche dei vitigni di cui si compone l’assemblaggio. Un vino che fa dell’acidità, e dunque della freschezza, il suo punto forte (solo il 50% della massa compie la fermentazione malolattica). Senza rinunciare, tuttavia, a un certo peso specifico al palato, col frutto esotico e la vena glicerica (alcol ben integrato, a 13,5% vol.) che ribattono colpo su colpo all’esuberanza verticale e a una sapidità elegante, in abito da sera. Aiuta e non poco – soprattutto ora che il vino è giovane e mostra, quasi ruggendo, le proprie abilità in prospettiva – il magistrale utilizzo dei legni di rovere francese, per il 50% nuovi. La tostatura è delicata e contribuisce ad elevare il gradiente di gastronomicità del nettare.

ADAMANTIS 2021: “FILARI PREMIUM” PER LA CUVÉE DI CANTINA VALLE ISARCO

Protagonisti del nuovo vino, al di là della stilistica e delle strategie di posizionamento dell’etichetta – l’80% delle bottiglie viene distribuito su assegnazione in Italia, con prevalenza assoluta dell’Alto Adige, mentre l’export è guidato dagli Stati Uniti, in testa New York e San Francisco – sono alcuni dei 130 soci della cooperativa che ha sede a Chiusa (Bolzano). Cuvée Adamantis è infatti frutto di un progetto di zonazione specifica di diversi vigneti già “in forza” alla prestigiosa linea Aristos di Cantina Valle Isarco. «Più che parcelle, filari altamente selezionati – spiega ancora Armin Gratl – sulla base della qualità delle uve che hanno dimostrato di poter produrre in cinque anni di sperimentazioni». Poche linee di grappoli, baciati dalla fortuna. Quella che aiuta gli audaci, in Alto Adige.


IL PROFILO SENSORIALE DI CUVÉE ADAMANTIS (95/100 WINEMAG)

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 7.5
  • Freschezza: 9
  • Sapidità: 8
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 9
  • Facilità di beva: 9
  • A tavola: 8.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Valutazione in centesimi winemag.it: 95/100
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Associazione Viticoltori Greve in Chianti: Classico e… attuale

Un comune: Greve in Chianti. Quattro Uga (Unità Geografica Aggiuntiva): Greve, Montefioralle, Panzano, Lamole. Ben otto sottozone: Strada, San Polo, Chiocchio, Greti, Montefioralle, Destragreve, Dudda e Lucolena, Panzano. Lo scorso 29 agosto l’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti ha voluto raccontare il mosaico del “terroir” grevigiano attraverso il proprio Chianti Classico, vino che ha più volte dimostrato la sua abilità nel reggere il tempo. Una degustazione al contempo orizzontale e verticale; annate storiche affiancate a vini giovani per enfatizzare al contempo le diverse sfaccettature del territorio e la capacità di invecchiamento del Sangiovese di Greve. A guidare gli assaggi Cristina Mercuri, DipWset e unica donna italiana candidata al titolo di Master of Wine.

IL CHIANTI CLASSICO DI GREVE IN CHIANTI

Greve è, di fatto, il comune più esteso nell’areale del Chianti Classico. Circa 17 mila ettari che racchiudono ben 8 sotto zone diverse. Zone diverse sia per tipologie di terreno, più marnoso ad ovest e più calcareo verso est, che per altitudine, più pianeggiante e a nord e con altitudini più sensibili man mano che si procede verso sud. Si passa così dalle colline dolci e dai suoli fertili della sottozona “Strada”, ai 600m s.l.m. e terreni poveri di “Destragreve”. Dal calcare di “San Polo” alle argille di “Chiocchio” alla roccia grigia di “Dudda e Lucolena”. Caratteristiche che fanno dei vini di Greve un incontro di robustezza e finezza.

I VINI DELL’ASSOCIAZIONE VITICOLTORI GREVE IN CHIANTI

Sei vini “d’annata”, da sei sottozone, e dieci annate storiche a rappresentare in modo trasversale il territorio, le sue sfumature ed il modo in cui queste si comportano nella sfida col tempo. Ecco i vini dell’Associazione Viticoltori Greve in Chianti, alla prova del calice.

I CHIANTI CLASSICO D’ANNATA: GREVE IN CHIANTI IN GIOVENTÚ

Chianti Classico “Il Tarocco” 2021, Torraccia di Presura (Strada). Colore tenue e naso ricco di note di frutto rosso. Prugna e mora in prevalenza. Seguono note verdi e speziate di finocchietto, pepe e liquirizia. Voluminoso e largo alla beva con un’acidità non troppo spiccata.

Chianti Classico “Casa di Colombo” 2019, Tenuta la Novella (San Polo). Molto “terroso” al naso. Emergono da prime le note terziarie di tabacco e pepe solo successivamente una viva freschezza floreale accompagnata da un piacevole sentore di fieno. Al sorso è più austero del precedente. Molto fresco e verticale regala una sensazione di pienezza a centro bocca

Chianti Classico 2022, Viticcio (Montefioralle). Grande succosità di frutto rosso, prugna e ciliegia, forse dovuta alla presenza di un 5% di Merlot. Finocchietto, erbe secche ed una nota leggermente. Tannini molto ben integrati, morbido ma con un certo grip. Più “muscoloso” dei precedenti.

Chianti Classico 2021, Terreno (Destragreve). Naso timido, silente, ma quando si apre nel calice regala un esplosione floreale accompagnata da note minerali di sasso bagnato e pietra focaia. Grande verticalità. Tannino molto vivo finale, ancora giovane ma non invasivo.

Chianti Classico 2022, Antico Borgo di Sugame (Dudda e Lucolena). Naso che gioca prevalentemente su note speziate di anice stellato, pepe e noce moscata. Tannino molto vivo. Molto caldo al sorso.

Chianti Classico 2021, Ca di Pesa (Panzano). Naso sottile per questo vino, ultima espressione “giovanile” del Chianti Classico prodotto dalle cantine aderenti all’Associazione Viticoltori Greve in Chianti. Si concentra sulle note di piccoli frutti rossi: un frutto molto ben definito. Acidità vibrante, succoso e croccante, con tannini gentili al palato.

ANNATE STORICHE: IL CHIANTI CLASSICO DI GREVE ALLA PROVA DEL TEMPO

Chinati Classico Riserva 1979, Castello di Verrazzano (Montefioralle). Evoluto con importanti note terziarie di tabacco, china, potpourri, scora di arancia amara, fichi secchi e liquirizia. Note fruttate ancora presenti in sottofondo. Acidità ancora ben presente, un vino “ancora in piedi”. Tannino lineare, quasi risolto, e di grandissima grazia.

Chianti Classico Riserva “La Forra” 1981, Tenuta di Nozzole (Chiocchio). Al naso, molto differente dal precedente, il frutto rosso è ancora vivo e croccante con leggero tocco floreale. Solo in un secondo momento emergono note affumicate e speziate. Un quadro olfattivo che maschera la vera età del vino. Tannino ancora vivace.

Chianti Classico Riserva “Il Picchio” 1988, Castello di Querceto (Dudda e Lucolena). Naso intenso, quasi aromatico. Frutto molto ben definito sia nelle note di frutta rossa che in quelle agrumate. Tocco mentolato e speziato. Beva ancora un pochino ritirata, cupa, compatta. Tannino “giovane”. Largo al palato. Un vino dalla spina dorsale salda.

Chinati Classico Riserva “La Prima” 1993, Castello di Vicchiomaggio (Greti). Fresco, spiccatamente mentolato con note di menta, mentuccia ed eucalipto. Arancia rossa netta. Acidità lineare e viva. Tannino polveroso che “frena” il sorso a centro bocca e dona ciccia al vino.

Chianti Classico 1994, Querciabella (Destragreve). Naso delicato e austero, timido. Quando si apre mostra i primi segni di evoluzione. Accanto al frutto rosso e all’agrume ecco note di prugna sunsweet, fichi secchi e spezie morbide. In bocca il tannino si espande su palato e gengive accompagnando un cetro bocca succoso. Anch’egli un Chianti Classico che nasconde molto bene i suoi anni.

Chianti Classico Riserva 1995, Carpineto (Dudda e Lucolena). Naso vivace dove prevalgono note affumicate e di frutta matura. Tannino vivo, quasi aggressivo. Molto caldo ma con un’acidità che tiene testa all’alcool.

Chianti Classico Riserva 1998, Vignamaggio. (Destragreve). Naso definito ed espressivo, intenso, frutta scura mista a frutto rosso, spezia gentile. Al palato regala più soddifazione che al naso. Vivi i sentori primari nel retro olfattivo con solo un leggero accenno di evoluzione. Tannino piacevolmente gastronomico.

GLI ANNI 2000 DEL CHIANTI CLASSICO DI GREVE IN CHIANTI

Chianti Classico 2000, Fattoria Santo Stefano (Greti). Naso evoluto nonostante la giovane età, rispetto ad altri campioni selezionati per la verticale-orizzontale dell’Associazione Viticoltori Greve in Chianti. Fiori secchi, frutta matura ed un tocco affumicato. Sorso elegante con tannino polveroso a centro bocca che non frena la bevuta lasciando una piacevole sensazione.

Chianti Classico Riserva 2004, Villa Calcinaia (Montefioralle). Il 5% di Montepulciano presente nel blend si fa sentire, regalando un naso più opulento rispetto ai compagni di cordata. Susina, mora, fava di cacao, salvia, alloro, pepe ed un tocco resinoso. In bocca il tannino è granuloso ed accompagna un sorso ricco e potente. Un vino decisamente pronto.

Chianti Classico 2008, Pieve di San Cresci (Montefioralle). Nonostante sia il più giovane della batteria è anche il più stanco. Naso troppo evoluto con frutta rossa e nera surmatura ed una spezia che fatica ad emergere. Anche il sorso è poco accattivante. L’acidità, seppur presente, stenta a dare slancio gustativo ed il tannino risulta un po’ troppo “seduto”.

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Anticipazioni Guida Migliori Vini italiani 2025 Winemag: vini e cantine premiate

Mai così partecipate le selezioni della Guida Migliori Vini italiani 2025 winemag, che si sono tenute nel mese di luglio e agosto attraverso rigorose degustazioni alla cieca. In attesa di conoscere tutte le etichette che sono riuscite a piazzarsi nella Top 100 Migliori vini italiani, oppure tra i “Vini raccomandati” da winemag, o ancora tra i “Vini quotidiani“, ecco le anticipazioni sui vini e le cantine premiate dall’edizione 2025.

– Cantina italiana dell’anno 2025

Cà du Ferrà (Liguria)

– Cantina dell’anno 2025 – Nord Italia

Azienda agricola Sosol Ivan (Friuli Venezia Giulia)

– Cantina dell’anno 2025 – Centro Italia

Santa Barbara – Stefano Antonucci (Marche)

– Cantina dell’anno 2025 – Sud Italia

Fontanavecchia (Campania)

– Cantina Bio dell’anno 2025

Valle dell’Acate (Sicilia)

– Cantina Rivelazione 2025

Luca Leggero (Piemonte)

MIGLIORI VINI ITALIANI 2025 – GUIDA TOP 100 WINEMAG

– Miglior vino italiano 2025

Alto Adige Doc Riserva Pinot Nero 2020 Burgum Novum, Castelfeder (Alto Adige)

– Miglior spumante/frizzante italiano 2025 (tre categorie)

– Vsq Metodo classico Pinot Nero Extra Brut Blanc de Noir Roccapietra, Scuropasso (Lombardia)
– Valdobbiadene Docg Rive di Santo Stefano Extra Dry 2023 Nazzareno Pola, Andreola (Veneto)
– Moscato d’Asti Docg 2023, Fabio Perrone (Piemonte)

– Miglior Vino bianco italiano 2025

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2021 Moss Blanc, Santa Barbara – Stefano Antonucci (Marche)

– Miglior vino rosato italiano 2025

Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023, Marisa Cuomo (Campania)

– Miglior Vino rosso italiano 2025

Toscana Igt 2020 Tenuta Il Pareto, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute (Toscana)

– Miglior vino dolce italiano 2025

Liguria di Levante Igp Passito Bianco Ruzzese 2020 Diciassettemaggio, Cà du Ferrà (Liguria)

– Miglior vino orange/macerato italiano 2025

Venezia Giulia Igt bianco Macerato 2018 Vis Uvae, Azienda agricola Il Carpino (Friuli Venezia Giulia)

– Miglior vino biologico italiano 2025

Toscana Igt Biologico non filtrato 2022 Pa’Ro Orange, Buccia Nera (Toscana)

– Miglior vino Piwi italiano 2025

Venezia Giulia Igt bianco 2022 Limine, Terre di Ger (Friuli Venezia Giulia)

– Premio winemag 2025 “Vecchia annata”

Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 “Costa delle Corone”, Monteci (Veneto)

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Adriano: 30 anni e video-ricordo di Vittorio per lancio Barbaresco Riserva 2014 Basarin


Una cantina nata dall’intuizione di due fratelli, in grado di comprendere la grandezza e le sfumature dei terroir delle Langhe. Nel 2024 compie 30 anni la Adriano Marco e Vittorio di San Rocco Seno d’Elvio, piccola frazione di Alba nota a livello internazionale per i propri vini rossi e per essere ricompresa nella Docg Barbaresco. Sono le “nozze di perla” di una
famiglia tanto eccezionale quanto normale, capace di presentarsi con la purezza e l’elegante semplicità di un’italianità ormai perduta. Il volto e l’immagine dell’azienda è oggi Michela Adriano. Alla figlia del compianto Vittorio – scomparso prematuramente all’età di 56 anni, nel maggio del 2022 – classe 1995, è affidata la svolta “in rosa” della cantina, sempre più proiettata sull’ospitalità e sui mercati internazionali. Non senza sorprese: proprio in onore del papà Vittorio Adriano, lo scorso 25 giugno è stato presentato in anteprima il Barbaresco Docg Riserva 2014 Basarin.

Un’edizione limitata, prodotta in sole 500 bottiglie e 100 magnum, fortemente voluta dal compianto viticoltore albese in risposta alle «critiche generalizzate della stampa di settore» sulla qualità delle uve della vendemmia 2014. Un vero e proprio tuffo nel tempo la proiezione del video ritrovato da Michela Adriano tra i ricordi del padre. Le immagini, girate nel vigneto Basarin, mostrano Vittorio intento alla vendemmia di splendidi grappoli di Nebbiolo, a riprova che il “millesimo” 2014 ha saputo offrire grandi risultati ad alcuni vigneron delle Langhe: «Stiamo vendemmiando il Nebbiolo – spiega il vignaiolo nella clip di repertorio – uva che diventerà Barbaresco. Siamo nel vigneto Basarin, a Neive, e devo dire che sono veramente sorpreso di vendemmiare dell’uva bellissima, sana, matura al punto giusto».

IL VIDEO RICORDO DI VITTORIO ADRIANO NEL VIGNETO BASARIN


«Abbiamo avuto un’estate molto difficile – continua – con un luglio molto piovoso. Però, ad agosto, le condizioni sono cambiate e dalla metà del mese in poi il clima è stato favorevole. Un settembre molto bello ci ha permesso di essere fortunati col Barbaresco […] e sono convinto che avremo poi degli ottimi vini dall’annata 2014. Sono molto contento e soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto». Una previsione che si è rivelata quantomai azzeccata.

L’immagine finale del video sfuma tra i vigneti e il cielo plumbeo, mentre in sala – in un gioco quasi mistico tra passato, presente e futuro – parte un applauso commosso, tra le lacrime di molti partecipanti e quelle di Michela Adriano, per la prima volta alla conduzione dell’assaggio dei vini aziendali di fronte agli ospiti chiamati a celebrare i 30 anni dell’azienda. Un esordio emozionante e coraggioso, vista la scelta di presentare – in onore e memoria del padre – solo vini dell’annata 2014, compreso un Sauvignon Blanc e un Moscato secco in stato di grazia.

IL VIGNETO DI ADRIANO A BRIC MICCA: ALTA LANGA O PINOT NERO IN ROSSO?

Il tempo, per i due vini bianchi, sembra essersi fermato in bottiglia a un decennio fa. E tutt’attorno, in cantina, a quel 1994, anno in cui i fratelli Marco e Vittorio Adriano presero le redini dell’azienda agricola del padre Aldo, fondata nei primi del Novecento dal nonno Giuseppe Adriano e dalla moglie Teresa. Fu loro la scelta, rivelatasi cruciale, di iniziare a vinificare e imbottigliare le uve dei vigneti di proprietà, al posto di venderle ad altri produttori della zona. Il successo della cantina Adriano, negli ultimi 30 anni, è stato tale da consentire di allargare l’azienda agricola – entrata nel frattempo nella Federazione italiana Vignaioli indipendenti, Fivi – sino agli attuali 53 ettari: 33 di vigna, 12 di noccioleto e la parte restante a bosco.

Radici saldissime ad Alba e nelle Langhe per la famiglia Adriano, pronta oggi a investire in denominazioni e vini ancora inesplorati. Promette molto bene il nuovo piccolo vigneto di Nebbiolo, Moscato e Pinot Nero in località Bric Micca, a Neive, dove la cantina Adriano Vini potrebbe cimentarsi nella produzione di Pinot Nero vinificato in rosso (Langhe Doc) e nell’Alta Langa Docg, in una zona particolarmente vocata sia per la qualità dei suoli – un mix tra la “Formazione di Lequio” e le “Marne di Sant’Agata” – sia per l’altitudine, che si assesta attorno ai 400 metri sul livello del mare. Le idee sul futuro della parcella non sono ancora chiare, ma il potenziale è di assoluto rilievo.

DAL DOLCETTO AL BARBARESCO: LO STILE “SEMPLICE” DI ADRIANO

Lo spirito imprenditoriale, del resto, è quello di sempre. «I miei nonni hanno capito che volevano e dovevano stare qui – racconta Michela Adriano – e lavorare duramente per fare qualcosa di buono. Con grande concretezza hanno tirato su le vigne dal nulla. Dopo di loro, mio papà Vittorio e mio zio Marco si sono resi conto che era ora di dare una rivincita a quella generazione di contadini “classici”, che stavano zitti di fronte a chi faceva loro “il prezzo” delle uve. Hanno voluto dare valore alle loro fatiche, iniziando ad imbottigliare in proprio e a premiare l’espressione dei singoli vigneti, in un’ottica di qualità e non più di quantità».

«Più vado avanti – aggiunge Michela – più mi rendo conto che la mia missione è quella di dare ulteriore valore a tutto quello che è stato fatto in passato in azienda, mettendolo a confronto con il resto delle produzioni più prestigiose del mondo nell’ottica di migliorarci sempre più, costantemente, rimanendo tuttavia noi stessi e continuando a proporre vini che ci diano una soddisfazione, su tutte: la bottiglia che finisce sul tavolo, tra una chiacchiera e l’altra, sulla tavola dei nostri amici e clienti». Idee chiare in casa Adriano, dal Dolcetto al Barbaresco: verso nuovi anniversari, con la forza della semplicità.


Adriano Marco e Vittorio

San Rocco Seno d’Elvio, 13A
12051 Alba (CN)
Tel. +39 0173 362294
Email: info@adrianovini.it

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Campania Stories 2024, vini bianchi in grande spolvero: Falanghina e Greco, prova di maturità

“Napule è mille culure” cantava Pino Daniele. Definizione che si addice perfettamente alla vendemmia 2023 nelle denominazioni campane. Il quadro presentato presso Tenute del Gheppio a Dugenta (Benevento) da Assoenologi durante Campania Stories 2024, evento organizzato come ogni anno da Miriade&Partners, descrive una vendemmia eterogenea in tutta la regione. L’andamento climatico incerto e caratterizzato da eventi climatici estremi, come negli ultimi anni, ha determinato significative differenze nella qualità e quantità delle uve, anche in territori fra loro limitrofi. Una produzione mediamente più bassa, in quantità, rispetto al 2022, ma di alta qualità. Con punte di eccellenza.

LA VENDEMMIA 2024 IN CAMPANIA

Una stagione invernale mite e siccitosa con temperature sopra la media, dovute ad un anticiclone africano nel Mediterraneo, seguita da ampie precipitazioni nel periodo aprile-giugno che hanno azzerato il deficit pluviometrico dei mesi precedenti. Repentini abbassamenti della temperatura fra marzo ed aprile hanno portato ad un ritardo della ripresa vegetativa, in vista della vendemmia 2023 in Campania. Le forti ondate di calore a luglio hanno causato un recupero dei tempi di invaiatura e maturazione.

In generale, le condizioni climatiche avverse hanno creato una forte pressione per la peronospora. Un’annata che, a fronte di un clima mutevole ed incerto, ha dato vita ad una vendemmia 2023 con rese decisamente inferiori in Campania, ma di buona qualità. Con le uve bianche dall’aromaticità meno pronunciata, ma di grande freschezza e sapidità. Ed uve rosse dalla buona maturità fenolica e grande concentrazione.

LE DEGUSTAZIONI A CAMPANIA STORIES 2024

Se davvero “Napule è mille culure” i vini della regione sembrano invece andare in una direzione molto più monocromatica. Sono infatti i bianchi, in grande spolvero nelle annate presentate, a segnare il passo con particolare nota di merito per Falanghina e Greco. Più affaticati i rossi, che risultano a tratti un po’ “pesanti” seppur con eccezioni degne di nota, come nel caso dei Piedirosso.

ANTEPRIMA CAMPANIA STORIES 2024: I MIGLIORI ASSAGGI

Campania Bianco Igp, Monseratto 1973, 2023. Naso fresco, con una balsamicità mentolata che torna anche al sorso accompagnando le note fruttate e floreali.

Falanghina del Sannio Dop, Mustilli, 2023. Naso floreale. In bocca rivela una mineralità che si fa ricordare.

Falanghina del Sannio Dop, Rossovermiglio, 2022. Nota minerale talcata la naso, grande sapidità al sorso.

Campi Flegrei Falanghina Dop Luce Flegrea, Cantine del Mare, 2022. Naso armonico. Fiori e frutta bianca. Sorso pulito, scorrevole, sapido e fresco.

Campi Flegrei Falanghina Dop Vigna Astroni Cru, Astroni, 2019. Tutta la mineralità di un vino vulcanico con qualche anno sulle spalle. Altro vino da annoverare tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Fiano di Avellino Dop, Colli di Lapio, 2023. Ricco ed aromatico al naso. Frutta e fiori di grande intensità. Sorso pulito ed avvolgente.

Fiano di Avellino Dop, Tenuta del Meriggio, 2015. Ottima prova di tenuta nel tempo per questo fiano datato 2015.

Fiano di Avellino Riserva Dop Colle del Cerri, Di Meo, 2008. Il bianco più “vecchio” presentato nella cieca di Campania Stories 2024 regge bene il confronto con “ragazzini” della stessa denominazione mostrando grande capacità di invecchiamento.

Paestum Greco Igp Calpazio, San Salvatore 1988, 2023. Godibile, fresco. Un vino che invoglia ed invita al sorso successivo.

Greco di Tufo Dop, Vesevo. 2023. Naso quasi “didattico” ed un sorso avvolgente. Di lunga persistenza.

Greco di Tufo Riserva Dop 888, Le Otto Terre, 2021. Grande verticalità ed una freschezza da vino d’annata.

Greco di Tufo Riserva Vittorio, Di Meo, 2010. Come il suo “fratello” Colle del Cerri nasconde meravigliosamente i suoi anni a Campania Stories 2024, mostrando un’agilità ed uno slancio invidiabili.

Galluccio Bianco Dop Petratonda, Porto di Mola, 2022. Note di agrume e frutta bianca. Sorso pieno ma con un’acidità tagliente che rende il sorso straordinariamente agile. Tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Sannio Coda di Volpe Dop, Fattoria la Rivolta, 2023. Naso intenso, fiori e frutta. Pesca e Albicocca. Fresco in bocca ma al contempo rotondo.

Catalanesca del Monte Somma Igp Summa, Cantine Olivella, 2022. Naso semplice e piacevolmente intenso su note floreali. Succoso in bocca.

Ischia Biancolella Dop, Casa D’Ambra, 2023. Naso timido, ma al sorso ripaga con una sapidità degna di nota.

Costa d’Amalfi Furore Bianco Dop Fiorduva, Marisa Cuomo, 2022. Naso ricco, sapido, rotondo in bocca eppur verticale. Già bella da bere questa etichetta “abbonata” alla Guida Top 100 Migliori vini italiani, da annoverare anche tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Falerno del Massico Bianco Dop Arianna, Tenute Bianchino, 2020. Quattro anni e non sentirli. Profumi freschi e frutto ancora croccante, grande verticalità in bocca.

Lacryma Christi del Vesuvio Rosato Dop Munazei Rosato Bio, Casa Setaro, 2023. Naso che gioca fra piccoli frutti rossi e fiori come violetta e geranio. Sorso pulito e scorrevole.

Campania Rosato Igp Rosa di Sera, Tenute Bianchino, 2022. Colore cerasuolo carico che preannuncio un naso ricco e goloso. Avvolgente al palato ma che resta agile in virtù della spiccata acidità.

Campania Piedirosso Igp Sabbia Vulcanica, Agnanum. Naso croccante di piccoli frutti rossi. Sorso pulito e persistente.

Campi Flegrei Piedirosso Dop, Agnanum, 2023. Più sapido e minerale di “Sabbia Vulcanica”, altrettanto piacevole in bocca. Altro Piedirosso tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Pompeiano Rosso Igp Agathos, Bosco De’ Medici, 2022. Frutta fresca, prugna, ciliegia, ribes. Sorso fresco e tannini ben addomesticati.

Campi Flegrei Piedirosso Dop Ichnos, Cantavitae, 2022. Composto, ordinato, elegante. Un Piedirosso in abito da sera che si concede un leggera “sbavatura” minerale.

Campi Flegrei Piedirosso Dop, Contrada Salandra, 2020. Naso balsamico e mentolato con fresca nota di agrume, arancia rossa. Sorso agile e coinvolgente.

Costa d’Amalfi Ravello Rosso Riserva Dop Selva delle Monache, Ettore Sammarco, 2019. Rosso pieno e di corpo che profuma di mare.

Campania Aglianico Igp Core Rosso, Montevetrano, 2021. Giovane, quasi “arrogante”, ma che promette un’evoluzione non trascurabile. Da annoverare tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Sannio Aglianico Dop, Rossovermiglio, 2019. Naso di frutta e di spezie che introducono ad un sorso fresco dove con tannini non invasivi.

Aglianico del Taburno Riserva Dop Terra di Rivolta, Fattoria la Rivolta, 2017. Elegante, ordinato, preciso. Vino nel pieno della sua evoluzione con un tannino morbido ed avvolgente.

Irpinia Aglianico Dop Generoso, Delite, 2017. Fresco e pulito tanto al naso quanto al sorso, convince per eleganza e beva e si merita un posto tra i nostri migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Taurasi Dop Bosco Faiano, I Capitani, 2019. Il naso che strizza l’occhio ad un frutto fresco e croccante nasconde in realtà un centro bocca pieno ed importante. Un vino che chiama l’abbinamento gastronomico.

Taurasi Riserva Dop Principe Lagonessa, Amarano, 2015. Grande freschezza per un vino che nasconde i suoi anni tanto al naso, con terziari appena accennati, quanto in bocca, con un’agilità non scontata.

Benevento Falanghina Passito Igp Malaca, Terre Stregate, 2019. Frutta matura, note mielate ed un sentore tostato, quasi di brace, che rendono particolarmente accattivante. Piacevolissimo il sorso.

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Provveditore entra ne Gli Svitati e fa scuola col Morellino di Scansano


Un approccio pragmatico e moderno ai vini bianchi, tutti dotati di tappo a vite, e una cura particolare per i vini rossi, capaci di rimanere fedeli alla tradizione e al territorio pur strizzando l’occhio ai consumatori moderni, in termini di freschezza e agilità di beva. L’apporto di Cristina Bargagli alla gamma di vini targati Azienda Agricola Provveditore è evidente ancor prima di versare nei calici uno a caso tra Trebbiano, Vermentino, Ansonica, Chardonnay, Syrah rosato o gli iconici Morellino di Scansano: tutto tranne che una questione di “etichette”, pur oggetto di un profondo restyling grafico in vista della messa in commercio delle nuove annate, dalla 2023 dei bianchi alla 2022 dei rossi.

Cristina Bargagli ha raccolto ormai da oltre 15 anni il testimone (pesante come un macigno) di uno dei fondatori del Consorzio Tutela Morellino di Scansano, il padre Alessandro Bargagli, presidente dell’ente portato in vent’anni da trecentomila a 10 milioni di bottiglie. Nel 2024, i vini Provveditore raccontano la determinazione di una donna predestinata, a cui la vita non ha tuttavia mai regalato nulla. «Ricordo ancora il mio primo Vinitaly – spiega incontrando la stampa a Milano, nell’accogliente sala de La Cucina dei Frigoriferi Milanesi di via Piranesi – avevo 15 anni. Mio padre mi lasciò a più due chilometri dall’ingresso, nonostante avessi le stampelle per via di una gamba rotta».

«Gli sono grata – continua – per avermi consentito di crescere senza agi nel settore, facendomi fare la gavetta necessaria e dandomi la possibilità di capire il giusto valore del lavoro e dei sacrifici che richiede». Il valore è quello di 40 ettari vitati nell’areale di Scansano, tutti lavorati a mano in vendemmia. «Una raccolta manuale – spiega ancora Cristina Bargagli – che sintetizza il nostro orientamento alla selezione estrema, più che alla quantità». La produzione totale è di circa 150 mila bottiglie annue.

PROVVEDITORE ENTRA NE GLI SVITATI

Una prova di maturità, quella dell’Azienda Agricola Provveditore coniugata al femminile, che si traduce in coerenza e determinazione: «La scelta del tappo a vite per i vini bianchi è filosofica – spiega “La Provveditrice” Cristina Bargagli – non di convenienza: tutta la produzione dei bianchi è tappata con lo “stelvin”, indipendentemente dal mercato di riferimento della singola etichetta. Si tratta di una tecnologia assolutamente affidabile, in cui crediamo molto e che ci porterà a entrare, a breve, ne Gli Svitati».

«Si tratta del gruppo di produttori di cui fanno già parte Graziano Prà, Mario Pojer, Fiorentino Sandri, Silvio Jermann, Walter Massa, Franz Haas Jr e Sergio Germano – precisa la vignaiola toscana – che promuove la cultura del tappo a vite in Italia». L’annuncio ufficiale dell’ingresso di Provveditore ne Gli Svitati è atteso a settimane, forse a giorni. Ed è l’ennesimo riconoscimento per la prima azienda vitivinicola della Maremma a credere nelle potenzialità dello screwcap.

I VINI DELL’AZIENDA AGRICOLA PROVVEDITORE

Ottimi i vini, anche alla prova del calice. Trebbiano “Piperino” e Vermentino “Il Bargaglino” 2023 sono molto più di semplici bianchi “da spiaggia”, da sbicchierare – certamente con successo – lungo la Costa Toscana o qualsivoglia lungomare o “lungo piscina”. Sono nettari che poggiano su una solida spina dorsale minerale, capaci di leggere suolo e territorio e offrire sorsi di una Toscana ancora tutto sommato nascosta – anche se in netta ascesa – se non altro per la predominanza storico-culturale dei rossi regionali. L’Ansonica 2023 “La Madda” è il più promettente, in termini di stratificazione e complessità, ma è anche l’etichetta che soffre di più il recente imbottigliamento: vale però la pena di iniziare a metterlo in cantina (è già sul mercato) perché darà grandi soddisfazioni.

Semplici e piuttosto longilinei lo Chardonnay “Purosole” e il rosato da uve Syrah “CaSaiolo”, con quest’ultimo capace di fare da apriporta allo stile asciutto, leggermente speziato e freschissimo del Morellino di Scansano Docg 2022 “Irio”: da provare – nemmeno troppo provocatoriamente – su piatti (o zuppette) a base di pesce. Porta con sé l’approccio aziendale, orientato sulla beva, anche il vino rosso di punta “Provveditore”, Morellino di Scansano che non a caso riconduce al nome dell’azienda. Bandiera del brand e bandiera di un territorio che da anni si interroga su come tornare veramente in auge nel segmento Horeca, mentre continua ad essere premiato nelle scelte dei clienti del canale moderno (Gdo). La ricetta è già scritta in casa Provveditore, sempre più apostrofo rosso tra le parole “Morellino” e “Scansano”. Prosit.


AZIENDA PROVVEDITORE
Loc. Salaiolo, 174
58054 Scansano (GR)
(+39) 348 7018670
info@provveditore.net

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Tenuta Castelbuono & Co.: il Sagrantino di Montefalco cambia (drasticamente) volto


Dal legno ai primari. Dalle (sovra) concentrazioni al frutto. Tenuta Castelbuono – Carapace è il volto più clamoroso del “nuovo corso” del Sagrantino di Montefalco e del Montefalco Rosso in Umbria. I vini umbri della famiglia Lunelli – ben più famosa per i Trento Doc Ferrari – sono cambiati in maniera drastica negli ultimi anni, spostando il paradigma enologico dai terziari alla freschezza: non più vini “pesanti”, “grassi” e molto tannici, a beneficio di eleganza e beva. Il tutto senza perdere di vista il varietale.
Un segnale di attenzione ai mercati, che prediligono sempre più i rossi meno strutturati, al pari dei vini bianchi e degli spumanti. È quanto emerge in maniera netta dagli assaggi effettuati nei giorni scorsi “A Montefalco“, nuovo format studiato dal Consorzio Vini Montefalco e Spoleto e dall’agenzia di comunicazione Miriade & Partners, che prende il posto della storica “Anteprima Sagrantino“.

Un restyling dell’evento clou che richiama ogni anno, nella regione del centro Italia, un centinaio tra giornalisti e operatori del settore, per l’assaggio delle nuove annate dei vini locali. Il Sagrantino di Montefalco perde così la sua centralità – non in senso assoluto, ma relativo – per lasciare spazio soprattutto ai vini bianchi (in primis il Trebbiano Spoletino, ma anche il bistrattato Grechetto) e, in un certo senso, anche alle bollicine: dai pét-nat ai Metodo classico (chiedere per credere a Scacciadiavoli, passato in 20 anni da 2 a 80 mila bottiglie con ottimi risultati), che iniziano ad abbondare in zona. Del resto, nel 2023, i produttori di Sagrantino hanno dovuto fare i conti con pesanti cali delle vendite dei vini rossi di punta, in alcuni dei mercati principali.

MIGLIORI ASSAGGI “A MONTEFALCO” 2024: ANTEPRIMA SAGRANTINO CAMBIA VOLTO

È così che Tenuta Castelbuono – Carapace finisce per svettare tra i migliori assaggi dell’annata 2020 di Sagrantino di Montefalco, dentro e fuori dal calice. Il cambio di rotta stilistico della famiglia Lunelli in Umbria va infatti letto e interpretato come un segnale forte, da parte di una delle famiglie “forestiere” che ha deciso di investire in questo angolo di Umbria, sin dal 2001. Risale al 2012 l’apertura al pubblico dell’imponente cantina denominata “Carapace”, prima scultura al mondo «in cui si vive e si lavora», ad opera dell’artista Arnaldo Pomodoro.

Al netto della buona prova dei vini della famiglia Lunelli, il restyling di “Anteprima Sagrantino” porta con sé una diminuzione drastica dei campioni in degustazione – non solo per la mancanza delle “prove di botte” -. Solo 25 i Sagrantino di Montefalco Docg 2020 in degustazione, due i passiti. Diverso il discorso per il Montefalco Rosso Doc: solo 5 i 2022 (tra cui spicca ancora, appunto, Tenuta Castelbuono), 15 i 2021, 8 i 2020, 6 i 2019 e un 2018. I Montefalco Rosso Riserva Doc in degustazione in occasione de “A Montefalco” 2024 sono risultati solo 6, suddivisi in maniera equa tra 2021 e 2020.

I MIGLIORI SAGRANTINO 2020 E MONTEFALCO ROSSO 2022, 2021, 2020 E 2019

Nelle tre tipologie, oltre ai vini targati Lunelli, spicca l’ottima performance di Cantine Briziarelli, altra realtà che sembra aver deciso un alleggerimento del profilo dei propri rossi, senza dimenticare il varietale. Colpisce, in particolare, “Rosso Mattone” 2021 della casa vinicola fondata nel 2000 a Montefalco. Altra garanzia assoluta sono i vini di Arnaldo Caprai (“25 anni” e “Valdimaggio“, senza dimenticare il rapporto qualità prezzo dell’ottimo “Collepiano“) e Tabarrini (“Colle alle Macchie” e “Campo alla Cerqua” e il Rosso “Boccatone”).

L’ormai ex “presidente in ciabatte” lascia sbalorditi con “Il Bisbetico domato“, 100% Sagrantino di Montefalco che si conferma un faro per una denominazione che punta ad “alleggerire” il proprio profilo e a promuoversi sui mercati per la propria versatilità. superando l’ostacolo dei tannini. Molto bene anche i Sagrantino 2020 di Agricola Mevante, Antonelli, Goretti, Lungarotti, Romanelli, Scacciadiavoli e il “Vinum Dei” di Terre San Felice.

Tra i Montefalco Rosso 2021 spiccano, oltre ai già citati, il “Terrebianche” di Cesarini Sartori, Colpetrone, Tenuta Bellafonte con “Pomontino“, nonché – riecco – Terre di San Felice e Agricola Mevante (due aziende da tenere in ampia considerazione per il futuro). Tra i Montefalco Rosso 2020 ecco Fattoria Colsanto, ma è il solito Romanelli ad primeggiare con “Capo De Casa“. Tra i Montefalco Rosso 2019 la spunta “Giulio II” de Le Thadee, al pari di Perticaia.

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Uga San Donato in Poggio: il Chianti Classico fresco, fine e longevo


Un territorio, le sue caratteristiche e la sua sfida col tempo attraverso i suoi vini. Il territorio è quello di San Donato in Poggio, Uga (Unità geografica aggiuntiva) del Chianti Classico. Le sue caratteristiche risiedono nei terreni, nel clima e nella particolare posizione all’interno della denominazione. La sfida con il tempo nella verticale, 2009-2022, tenutasi presso Enoluogo di Milano lo scorso 27 maggio. A fare gli onori di casa la presidente dell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio, Natascia Rossini, e il portavoce, nonché titolare di Fattoria La Ripa, Nicolas Caramelli.

CHIANTI CLASSICO: L’UGA SAN DONATO IN POGGIO

Il territorio di San Donato in Poggio rappresenta la zona centro-occidentale del Chinati Classico, compresa fra i comuni di Barberino Tavernelle (Firenze) e Poggibonsi (Siena). L’areale comprende 18 produttori, riuniti dal 2018 nell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio. La geologia della regione è variegata, ma riconducibile per la gran parte a terreni sedimentati come il “Flysch”, successione alternata e friabile di più tipi sedimenti, ed il “Galestro“, scisti argillosi policromi.

In alcuni punti affiorano i così detti “Alberese“, calcari marnosi più compatti, che si alternano a sabbie e arenarie stratificate. L’orogenesi della zona ha poi determinato formazione di argille blu capaci di trattenere l’acqua negli strati profondi, fornendo una disponibilità naturale molto utile in stagioni siccitose ed evitando un eccesso di stress idrico. Un territorio ben definito, delimitato a est dalle colline che si elevano oltre i 600 metri e al confine con Castellina in Chianti, verso sud, creando un arco in direzione sud-ovest.

Un abbraccio collinare che racchiude un territorio dove i venti di maestrale del mar Tirreno attraverso il corridoio naturale del Monte Serra, tra Pisa e Lucca, influenzando il clima. Rispetto alle vallate interne del Chianti Classico, gli inverni dell’Uga San Donato in Poggio risultano più miti e le estati più fresche e ventilate. In primavera le vigne germogliano abitualmente con leggero anticipo, mentre le maturazioni tendono a essere più lente e le raccolte tardive.

LA VERTICALE DI CHIANTI CLASSICO UGA SAN DONATO IN POGGIO

Tutte peculiarità evidenti nella degustazione verticale di 17 Chianti Classico dell’Uga San Donato in Poggio, a rappresentare 17 delle 18 aziende produttrici lungo un arco temporale di 14 anni, dal 2009 al 2022. Filo conduttore fra le diverse referenze, la grande freschezza ed i tannini ben presenti ma mai aggressivi.

Le Filigare, 2022

Già dal naso si intuisce quello che sarà il suo comportamento al sorso. Arancia rossa viva, fresca croccante, che quasi sovrasta le note di frutta rossa matura e le leggere note speziate. In bocca è freschissimo, agile ma pieno con tannini ben marcati.

Isole e Olena e Poggio al sole, 2021

Vini dal naso elegante. Note di frutta rossa, prugna e ciliegia, con un tocco più balsamico per Isole e Olena e che strizza l’occhio alle erbe aromatiche per Poggio al Sole. Sorso succoso e sapido che nonostante il tannino vivo e scalciante resta scorrevole.

Casa Sola, Fattoria Cerbaia e Fattoria la Ripa, 2020

Naso leggermente più evoluto con frutti rossi maturi e note di spezie scure. In bocca è sempre la freschezza a guidare la degustazione accompagnando un tannino largo e morbido.

Torcilacqua, 2019

Naso concentrato col frutto che diviene pieno, quasi surmaturo, ed evidenti note boisé. In bocca è ancora una volta la viva acidità a guidare il sorso.

Quercia al Poggio, 2018

Pulito, elegante, fine. Profumi intensi di frutto rosso e scorza d’arancia che si accompagnano ad una nota fumé. Freschezza quasi tagliente ed una viva sapidità

I CHIANTI CLASSICO 2016, 2015 E 2009, UGA SAN DONATO IN POGGIO

Ricca ed articolata la batteria del 2016 rappresentata da Castello della Paneretta, Castello di Monsanto, Ciciano, Fattoria le Masse, Fattoria Montecchio, Il Poggiolino. Annata particolarmente vocata che esprime tutta la sua tenuta nel tempo e forza espressiva nei bicchieri. Tutti e sei i calici esprimono pienezza al naso. Frutto rosso fresco ed ancora croccante, arancia sanguinella ed una nota terziaria, tostata, che strizza l’occhio alla brace. Al sorso nasconde gli anni mostrando un vigore ed una spinta da vino giovane.

Casa Emma e Podere la Cappella, 2015

Naso molto intenso con note di frutta decisamente più matura dei precedenti. In bocca non tradisce l’età mostrandosi ancora in piena forma.

Fattoria Ormanni, 2009

L’”anziano” della compagnia gioca con note terziarie ed evolutive decisamente più marcate dei suoi compagni di degustazione. Confettura di frutti rossi, balsamicità eucaliptica marcata, pepe, cuoio, boisé. Se il naso è evoluto, il sorso non racconta dei sui 15 anni di età mantenendo quella freschezza che guidato tutta la degustazione.

I VITICOLTORI DELL’ASSOCIAZIONE SAN DONATO IN POGGIO

Le aziende che aderiscono al momento all’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio sono Fattoria Montecchio, Quercia al Poggio, Poggio al Sole, Isole e Olena, Casa Sola, Castello Di Monsanto, Podere La Cappella. E ancora: Marchesi Antinori Badia a Passignano, Castello della Paneretta, Le Filigare, Casa Emma, Fattoria la Ripa, Torcilacqua, Il Poggiolino, Fattoria Ormanni, Le Masse, Fattoria Cerbaia e Cinciano.

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L’anima del Lagrein di Gries nella verticale Rottensteiner: 10 anni da incorniciare


Quante anime ha il Lagrein? Di certo più d’una. La più intima è però quella di Gries, quartiere di Bolzano in cui il vitigno simbolo dell’Alto Adige ha trovato una casa d’elezione e un interprete d’eccezione della tipologia “Riserva”: Rottensteiner. Tra le case della più popolosa circoscrizione del capoluogo sudtirolese si nascondono piccoli appezzamenti di vigneti, tramandati da padre in figlio. Vere e proprie gemme, dal valore inestimabile. «Comprare oggi un ettaro di Lagrein nella zona Classica può arrivare a costare 1 milione e mezzo di euro», spiega Hannes Rottensteiner, nel precisare che si tratta per lo più di piccole parcelle frammentate. Gries come Barolo e Montalcino, nel segno di un’uva, il Lagrein, che dà ancora “da mangiare” ai viticoltori. Come Nebbiolo e Sangiovese delle zone più vocate. «La redditività è alta per i vigneti situati in questo quartiere di Bolzano: si arriva ai 40-50 mila euro ad ettaro, pur con rese contenute a 70-80 quintali per il Lagrein».

Il vigneto della famiglia Pichler è ordinato come il cassetto di una nonna premurosa. Le reti antigrandine disegnano come linee di matita il perimetro dei filari, incastonati tra le rocce nere e le generose chiazze di boschi delle montagne circostanti. I tetti delle case di Bolzano iniziano e finiscono tra un corridoio e l’altro, come in un puzzle bucolico. Si tratta di uno degli appezzamenti dal quale provengono le uve del Lagrein Grieser Riserva Select di Rottensteiner. Ormai da due generazioni, i Pichler seguono il rigido protocollo della cantina fondata nel 1956 da Hans Rottensteiner, oggi gestita dai coniugi Hannes e Judith. L’uva delle tradizione locale ha un peso determinante nella produzione: circa un terzo delle 450 mila bottiglie complessive sono di Lagrein. Numeri che fanno di Rottensteiner una delle dieci cantine private altoatesine più importanti, in una zona in cui le cooperative non mancano e fanno scuola sul fronte della qualità.

GRIES, IL QUARTIERE DI BOLZANO “CASA” DEL LAGREIN

I calici della verticale di 10 anni di Lagrein Grieser Riserva Select Rottensteiner riflettono uno dopo l’altro, con punte di eccellenza sfavillante, lo scintillio di un “ecosistema” – quello di Gries – che ha quasi parvenze extraterrestri. In un periodo in cui Bordeaux si interroga su quanto vigneto estirpare e i vini rossi soffrono nel mondo l’avanzata galoppante dei vini bianchi e degli spumanti, l’esclusiva degustazione proietta nelle sale dell’Italia del vino un film inatteso. Un modello, di valore e di principi, che parte dal vigneto e finisce dritto nelle mani di chi si ritrova a sorseggiare un Lagrein dai tratti costantemente unici, lungo i saliscendi delle sfide climatiche di un decennio. La formula magica del Lagrein Riserva di Rottensteiner è la ricerca dell’equilibrio tra frutto e tannino, abolendo le sovraconcentrazioni divenute negli anni una costante nell’interpretazione altoatesina del vitigno.

Ne sono un fulgido esempio le annate 2010, 2011, 2018 e 2021 del Lagrein Grieser Riserva Select, i calici più sorprendenti della verticale organizzata da Rottensteiner (in batteria anche l’anteprima 2022, insieme ai “millesimi” 2020, 2019, 2017, 2016 e 2014). «Le nostre vendite vanno controcorrente – sottolinea Hannes Rottensteiner, enologo della cantina – nel senso che il nostro Lagrein non ha subito la flessione di cui si parla riferendosi ai vini rossi, su scala nazionale e internazionale. Per il futuro speriamo di poter selezionare cloni che non necessitino, come gli attuali, di un controllo spasmodico delle rese per garantire qualità assoluta. Nel frattempo, rispetto agli esordi, abbiamo abolito qualsiasi protocollo sull’utilizzo dei legni, in cantina: ogni dicembre degustiamo alla cieca le singole botti, per lo più usate, e selezioniamo le migliori per il nostro Lagrein Riserva Select». Solo 30 mila bottiglie l’anno per questa etichetta, che sorprende anche nella positiva evoluzione.

L’ANNATA TOP: LAGREIN RISERVA SELECT 2018 ROTTENSTEINER

2022 (anteprima, prova di botte)
Annata classica, estremamente siccitosa, fino a fine vendemmia. Al naso ciliegia e frutti neri, al palato una densità inattesa. Vino goloso, dal profilo più leggero di altri, come riflette in maniera piuttosto netta lo stesso colore. Sarà in commercio dal gennaio 2025 e promette di un profilo aperto e generoso, sin dai primi anni, al pari di una capacità di invecchiamento presumibilmente inferiore rispetto ad altre annate in degustazione in occasione della verticale.

2021
Vendemmia più tardiva rispetto alla 2022: primavera fredda, estate calda con luglio tormentato dal maltempo. Settembre abbastanza caldo, ottobre con un nuovo calo delle temperature. Annata che, al contrario della 2021, si preannuncia molto longeva. Pregevole il gioco tra la densità del frutto (ciliegia matura) e i ricordi di arancia sanguinella. Gran tensione acida, sapidità, lunghezza. Tra le annate top del tasting.

2020
Estate calda. Poco prima della vendemmia ecco la pioggia. Cioccolato netto, ciliegia sotto spirito. Vino al palato più graffiante degli altri, con una nota tannica e una bella ruvidità. Convince nel segno dell’elegante rusticità, ossimoro che spesso è sinonimo di grandi vini, capaci di superare la prova delle lancette.

2019
Molto tardiva come annata per il Lagrein. Pioggia anche a luglio e agosto che non ha risparmiato Gries. Frutto ancora una volta nel segno del bilanciamento tra surmaturo e tensione acida, amalgamati da un sapiente utilizzo dei legni.

2018
Annata precoce: aprile secco e caldo, a maggio pioggia, poi un’estate calda, con qualche pioggia ad agosto ed un autunno splendido. Il vino è il campione di giornata, con risvolti che, per certi versi, ricordano la 2020 e mostrano forse dove potrà andare anche quell’annata. Palato goloso, sferzato da una vibrante acidità e da una trama tannica elegantissima. Vino che ha ancora molto da dire e ne avrà ancora per diversi anni.

2017
Annata per certi versi sottovalutata, in quanto arrivata dopo due annate considerate “grandi”. Primavera calda, germogliamento precoce. Gelate tardive che lambiscono in parte il Lagrein di Rottensteiner destinato a diventare Grieser Riserva. L’evidenza è nel calice, con note da uva surmatura che rendono il calice piacevole e bilanciato oggi, ma a cui non conviene concedere tempo ulteriore. Si lascia apprezzare per la beva, equilibrata e agevole, ma pecca in profondità.

2016
Un’annata splendida, piuttosto tardiva, caratterizzata da una primavera calda, un giugno freddo e piovoso e un luglio nella media. Si prosegue nella normalità sino a settembre, seguito da un ottobre fresco e asciutto, assolato. Siamo di fronte a un altro Lagrein bello da bere oggi, per freschezza e precisione del frutto, nel bilanciamento tra acidità e polpa. Lungo, fresco, mostra di avere ancora vita davanti. Con un filo in più di concentrazione sarebbe stato l’apoteosi.

2014
Annata considerata da tutti difficile, che Rottensteiner ha interpretato con coraggio. Il vino si discosta completamente dagli altri 9 campioni in degustazione in occasione della verticale del Lagrein Grieser Riserva Select. Per certi versi, l’acidità molto spinta, e il tannino piuttosto asciutto in chiusura portano lontano dall’idea del vitigno. Vino sottile, con poca polpa, tutto freschezza e verticalità. Un’annata di cui potersi innamorare o su cui poter nutrire più d’un dubbio.

2011
Annata precoce, con primavera calda e secca. Nella seconda metà di maggio arriva la pioggia tanto attesa, seguita da un principio d’estate più
“nuvoloso” che piovoso. Più sole ad agosto, in preparazione di un autunno caldo e secco. All’epoca era stata definita la sesta annata del secolo per qualità. Nell’interpretazione di Rottensteiner si coglie qualche similitudine con la 2017, superata in precisione e “grip” grazie a una più che mai positiva terziarizzazione degli aromi. Vino che cambia continuamente nel calice, con il profilo che va e torna sulle note già avvertite nella grande 2018. Un’altra annata top della verticale.

2010
Annata piuttosto tardiva, con primavera fredda in grado di determinare un ritardo nel germogliamento. Poi caldo e secco fino a fine di luglio. Agosto fresco e piovoso. Vino da bere oggi, arrivato al vertice della propria curva evolutiva ma ancora lassù, ben stabile e pronto a rimanerci ancora per qualche tempo. Tanto cioccolato e liquirizia dolce in retro olfattivo, a segnare i contorni di un tannino soffice, pur palpabile. Preziosi ricordi di zafferano chiudono un naso infinito. L’annata più “vecchia” della verticale è un messaggio forte e chiaro sul lavoro intrapreso dalla cantina sulla varietà del cuore dei Rottensteiner: il Lagrein.

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Erbamat, o non Erbamat, questo è il dilemma: Franciacorta al bivio sul vitigno autoctono


Due squadre, anzi due “parrocchie”: sostenitori e detrattori. Ad oltre vent’anni dall’inizio delle prime sperimentazioni, l’Erbamat continua a dividere la Franciacorta tra produttori che investono in nuovi impianti (ancora pochissimi) e generale scettiscismo (il sentimento imperante). A dirlo sono i dati del vigneto dell’Erbamat, ancora inchiodati nel 2024 tra i 10 e i 12 ettari. Una cifra irrisoria, se si considera che il vitigno è stato riscoperto negli anni Ottanta, quando si pensava di poterne ottenere dei vini bianchi fermi, più che degli spumanti. Risale invece agli anni Novanta la consacrazione dell’Erbamat come varietà «capace di apportare acidità e finezza alle cuvée»: parola del Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia che, in collaborazione con il professor Attilio Scienza, era arrivato a una conclusione che molti sembrano ancora ignorare. Soprattutto quando si accosta il termine «finezza» all’Erbamat, noto per lo più per l’alto contenuto di acido malico.

Del 2023 l’identificazione dei primi due cloni certificati, che potrebbero dare ulteriore spinta alla sperimentazione. «Il progetto Erbamat è stato avviato un po’ “a porte chiuse”, con il coinvolgimento di un numero limitato di aziende che ne hanno fatto quasi un vessillo, mentre molte altre cantine si sono sentite un po’ tagliate fuori almeno in quella fase, iniziando così, per certi versi, a “remare contro” e portando avanti ancora oggi dello scetticismo», ammette a winemag.it Mario Falcetti, dal 2022 coordinatore del Gruppo di lavoro Ricerca e Sviluppo del Consorzio Tutela del Franciacorta, nonché direttore ed enologo di Quadra Franciacorta. «Io stesso ero tra i grandi scettici – continua – perché sostanzialmente si assaggiavano vini diversi, di aziende diverse, prodotti in annate diverse, con composizioni varietali, assemblaggi e tipi di affinamento differenti. Quindi era difficile trarre un filo conduttore».

L’ERBAMAT TRA CURIOSITÀ E SCETTICISMO IN FRANCIACORTA

Alla fine, però, ha vinto la curiosità a casa di una delle cantine più meticolose e all’avanguardia della denominazione, non a caso dirette da uno degli enologi più preparati e controcorrente d’Italia. L’occasione per il primo impianto di Erbamat di Quadra arriva nel 2021, quando emerge la necessità di reimpostare il vigneto sul tetto della moderna cantina di Via Sant’Eusebio, 1 a Cologne (Bs). Un piccolo appezzamento con terreno di riporto, che Falcetti decide di dedicare all’antica varietà autoctona bresciana.

«Nel 2022 – spiega – i primi grappolini ci hanno consentito di realizzare una micro vinificazione: abbiamo ottenuto 150 bottiglie, che assaggiamo in test interni o confronti con esperti del settore, senza nessuna velleità commerciale. Oggi, a maggio 2024, hanno circa un anno di permanenza sui lieviti. Con la vendemmia 2023 dell’Erbamat, più generosa, abbiamo applicato il protocollo di vinificazione “Franciacorta”: vendemmia manuale, pressatura soffice e fermentazione nelle medesime vasche della gamma Quadra. Nei prossimi giorni ne faremo una tiratura un po’ più importante: circa un migliaio di bottiglie, che intendiamo mettere in commercio a un prezzo capace di convincere i curiosi all’assaggio, per amplificare il messaggio dell’Erbamat tra i tanti visitatori che già ce lo chiedono».

L’ERBAMAT DI QUADRA FRANCIACORTA: LA DEGUSTAZIONE

Degustate in anteprima, i due millesimi di Erbamat di Quadra (entrambi in purezza e non dosati) appaiono diversi tra loro pur registrando tenore alcolico e acidità simle (10,50/10,80% vol. e 8 g/l). La 2022 inizia oggi a distendersi nel calice, presentando un deciso profilo “semi-aromatico” mai avvertito in altri campioni del vitigno, prodotti da altre cantine. Molto lontano dall’idea del Franciacorta, si lascia apprezzare a partire dal secondo sorso, per il sostanziale equilibrio tra la componente “aromatica”, davvero non sottovalutabile e fine, e la verve fresca e masticabile – più che tagliente – dell’acidità. Uno spumante, in definitiva, di assoluta dignità.

La base 2023 dell’Ebamat di Quadra, incredibilmente (o forse no), appare più vicina all’idea di Franciacorta di quanto si possa immaginare. Il profilo semi-aromatico è più attenuato e la percezione della sapidità – presente anche nel 2022 – fa il paio con la freschezza, sul fronte delle “durezze”. Ancora una volta c’è equilibrio, sapore, carattere deciso. E non manca, per l’appunto, una certa “identità territoriale”, specie se si pensa all’approccio di Quadra al Franciacorta e all’assoluta riconoscibilità dello stile della cantina situata all’ombra del Monte Orfano. Il tutto al netto della differenza tra il vitigno ancestrale e le varietà Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco. Per tirare le somme, un altro spumante più che mai promettente e da provare.

«Ovviamente – precisa Mario Falcetti – trattandosi di spumanti 100% Erbamat non possono aderire alla denominazione Franciacorta e la 2023 sarà necessariamente messa in commercio come VSQ. Il senso di queste bottiglie è capire il potenziale dell’Erbamat. Al di là che incuriosito, nel mio ruolo di direttore aziendale, mi sento particolarmente investito del ruolo di investigazione e di valorizzazione dell’Erbamat, in qualità di coordinatore del Gruppo di lavoro Ricerca e Sviluppo del Consorzio Tutela. Voglio essere un ponte tra questo team e il Consiglio di amministrazione e mi piacerebbe che questo tipo di esperienza non avesse padroni, promotori unici o ricettori del concetto che sta alla base dell’Erbamat. Vorrei che questo tema fosse visto come un campo neutro di confronto, sul quale affidarsi semplicemente al bicchiere».

FRANCIACORTA, SENTI FALCETTI: «DUE MOTIVI PER CREDERE NELL’ERBAMAT»

Perché altre aziende dovrebbero investire nell’Erbamat? «Abbiamo un’acidità che mantiene una gran persistenza anche in un periodo di raccolta così ritardato – risponde Falcetti – che quindi, con i cambiamenti climatici, diventerà sempre più un patrimonio. L’altro aspetto che io giudico interessante in un’ottica futura di vini più aderenti alle esigenze del consumatore, o al cambiamento del gusto, è che l’Erbamat non è una macchina da accumulo zuccherino come il Pinot Noir o lo Chardonnay: fatica a raggiungere gli 11 gradi in volume naturali, perfetti per le nostre basi Franciacorta».

«Lo osservo con la neutralità del ricercatore – aggiunge Falcetti – cercando di avere risposte dalla pianta e dal bicchiere. Mi auguro possa fare proseliti, non tanto perché auspico o immagino uno stravolgimento del panorama ampelografico della Franciacorta, ma in quanto la percentuale del 10% massimo nella cuvée stabilita nel 2017 dal disciplinare potrebbe essere aumentata. E mi riferisco, in particolare, alle cuvée della tipologia Brut, alle quali potrebbe dare un contributo senza andare a spostare gli equilibri ai quali siamo abituati».

BRESCIANINI SULL’ERBAMAT: «ANCORA PRESTO, MA ALL’ESTERO È GIÀ UNA CHANCE»

Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta e ceo di Barone Pizzini – foto credits Vinitaly International

Sull’argomento interviene anche Silvano Brescianini, in duplice veste: quella di presidente del Consorzio Tutela del Franciacorta e di direttore generale di Barone Pizzini, che dal 2008 ha impiantato il vitigno autoctono bresciano ed è tra le aziende che stanno sperimentando di più sulla varietà: «Ho sempre sostenuto che l’Erbamat è un regalo che ci fa la storia: non capita a tutti di trovare un vitigno già presente nel bresciano sin dalla metà del Cinquecento».

«Inoltre – continua – è anche una varietà che ha caratteristiche “tecniche” interessanti per fare Franciacorta. Oggi si parla solo della sua acidità, ma un altro aspetto molto interessante è il suo basso contenuto di polifenoli: in parole povere, non ha sostanze che “invecchiano”. Ossida molto poco. Dunque, più si aumenta la percentuale di Erbamat, più cresce la necessità di far perdurare l’affinamento sui lieviti, perché ha una sorta di “effetto antiage”. Lo stiamo studiando e abbiamo solo una possibilità all’anno, ovvero la vendemmia, per fare progressi in termini analitici. Oggi, come presidente della Franciacorta, mi sento di dire che ci stiamo mettendo il nostro impegno per capire se il vitigno possa dare maggiore personalità alle nostre cuvée».

«Come produttore, per conto di Barone Pizzini – aggiunge Silvano Brescianini – mi sento invece di dire che la varietà è molto interessante e che, a mio avviso, in un’epoca in cui lo storytelling ha un certo valore, soprattutto all’estero, parlare di una varietà presente nel Bresciano sin dal Cinquecento e sottolineare che i nostri Franciacorta possono essere ottenuti da un vitigno che abbiamo solo noi, è un aspetto da non sottovalutare. Posso assicurare che a New  York, parlare di Erbamat, fa un certo effetto e gli Stati Uniti sono un nostro mercato che non si può sottovalutare». Una storia, insomma, ancora tutta da scrivere.

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Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia, Ca’ d’Gal

Il Moscato d’Asti può “invecchiare”? La risposta è sì, eccome. Ne è una prova il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal. Giallo oro nel calice, limpido e brillante con ancora una finissima effervescenza, come mai penseresti per un “semplice” Moscato d’Asti con 19 vendemmie sulle spalle. Ma questo è Il Moscato d’Asti che gioca un campionato tutto suo, all’interno dell’intera panoramica nazionale.

Delicato come l’annata, la 2004. Un ricamo di sensazioni al naso, di elicriso e macchia mediterranea dove le erbe – salvia, menta, aneto, melissa, citronella, timo limonato – si accarezzano e si amalgamano con note agrumate appassite, di bergamotto e arancia con una leggera chiusura di cocco. Ma con una freschezza che non pare vera per un vino di quasi 20 anni.

In bocca esplode in frutta, ancora agrumi ma anche pera. Poi timo, menta, salvia, perfettamente corrispondente al naso. Gustosissimo, non stanca mai. L’integrazione perfetta dona grande profondità gustativa. Un vino, il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal che rimane in testa il giorno dopo e quello dopo. E quello dopo ancora.

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È l’ora del Chianti Classico Gran Selezione: 63 vini con punteggi alla cieca

A quasi dieci anni dall’istituzione della nuova tipologia – e dopo non pochi tumulti – il Chianti Classico Gran Selezione ha finalmente trovato la sua reale dimensione nei calici. Porla all’apice della piramide qualitativa della Docg è stata una mezza rivoluzione: la prima volta nella legislazione vitivinicola italiana. Ora si può dire che l’impresa è definitivamente compiuta, grazie a vini dal profilo spiccatamente identitario. Figli del terroir e, non di rado, di singole parcelle, ben distinguibili dalla già esistente tipologia Riserva, con cui la Gran Selezione andava a talvolta a sovrapporsi in passato, organoletticamente. È quanto emerge in maniera chiara dalla degustazione alla cieca di oltre 60 campioni (2020, 2019, 2018, 2017, 2016) di 49 cantine del Gallo Nero, organizzata da winemag.it in collaborazione con il Consorzio di Tutela fiorentino.

In attesa dei dati aggiornati che saranno forniti in occasione della Chianti Classico Collection 2024, anche i numeri sembrano dare ragione alla Gran Selezione. La tipologia rappresenta attualmente circa il 6% della produzione totale di Chianti Classico (quest’ultima pari a 35-38 milioni di bottiglie, 270 mila ettolitri medi all’anno). L’introduzione di 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), in etichetta ufficialmente da luglio 2023, è l’ultima mossa del Consorzio, che dà la misura di un progetto unico nel panorama enologico italiano. «Un traguardo storico per la denominazione – dichiara il presidente Giovanni Manetti – dal momento che adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse UGA e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero. Un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico».

COS’È IL CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: LE CARATTERISTICHE

La Gran Selezione è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe. Un nuovo punto di riferimento nel panorama enologico internazionale. Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche idonee a vini di elevata qualità, la Gran Selezione può essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia.

La Gran Selezione ha anche il merito di esaltare i diversi caratteri di un territorio ampio e polimorfo, per questo diviso in undici Unità Geografiche Aggiuntive e in zone climaticamente e pedologicamente differenti, ma unite dall’inconfondibile “firma” del Sangiovese. Cosa aspettarsi dal Chianti Classico Gran Selezione dal punto di vista organolettico? Lo spiega molto bene il Consorzio: «Un vino di struttura importante che, grazie alla selezione delle uve e al lungo affinamento, consegue equilibrio e armonia superiori, profondità gustativa e complessità aromatica. Al palato abbina immediatezza di frutto unitamente alle affascinanti nuance tipiche dei vini capaci di una lunga evoluzione».

MARCO RICASOLI FIRIDOLFI: «GRAN SELEZIONE? GRANDE INTUIZIONE»

Grande soddisfazione per la tipologia anche da parte dei produttori. Qualcuno chiede addirittura di alzare ulteriormente l’asticella. «L’introduzione della Gran Selezione – commenta Marco Ricasoli Firidolfi, titolare della cantina Rocca di Montegrossi – è stata una grande intuizione per fare capire l’altissima qualità della denominazione del Chianti Classico. Tuttavia, avrei voluto che su alcuni dei requisiti che contraddistinguono la Gran Selezione in rapporto alla Riserva venissero applicati parametri più rigidi per segnare una distanza più evidente tra le due classificazioni. Ad esempio, sarebbe auspicabile una differenza più netta sul tempo minimo di maturazione dei vini, che attualmente prevede (inclusi i 6 mesi di affinamento in bottiglia) 30 mesi per la Gran Selezione e 24 mesi per la Riserva».

«Apprezzo molto – continua Ricasoli Firidolfi – la decisione di vietare tra tre anni i vigneti internazionali dai blend della Gran Selezione. E sono anche d’accordo all’aumento della percentuale minima di Sangiovese, dall’80 al 90%. Non ritengo invece di dovere arrivare a una Gran Selezione con 100% Sangiovese, poiché sarebbe incoerente con la storia e la tradizione del Chianti Classico, dove il Sangiovese è da sempre protagonista dei vini, ma in uvaggio e non in purezza».

Il titolare di Rocca di Montegrossi avanza infine una proposta destinata ad animare il dibattito sulla tipologia: «Ritengo opportuno introdurre un criterio di proporzionalità tra l’estensione vitata di un’azienda e il numero di etichette Gran Selezione prodotte, al fine di evitare situazioni in cui a pochi ettari vitati aziendali corrispondano magari tre vini diversi. La Gran Selezione dovrebbe infatti rappresentare il “meglio” di un’azienda. Appare poco convincente che ciò possa corrispondere alla totalità, o quasi, della produzione aziendale».

GRAN SELEZIONE 2020, 2019, 2018, 2017 E 2016: I PUNTEGGI

97/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
14 Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo 2020 Fontodi Panzano 97/100
48 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole 2020 Riecine Gaiole 97/100

96/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
5 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36 2020 Castello di Fonterutoli Castelnuovo Berardenga 96/100
13 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino 2020 Fontodi Panzano 96/100
54 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2018 Tenuta Casenuove Greve 96/100
63 Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi 2016 Tenute Squarcialupi – La Castellina di  Tommaso Bojola Castellina in Chianti 96/100

95/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
6 Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla 2020 Castello di Fonterutoli Radda 95/100
16 Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci 2016 Borgo Salcetino – Livon Radda 95/100
19 Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro 2019 Ruffino Castellina in Chianti 95/100
25 Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari 2018 Tenuta di Nozzole Greve 95/100
26 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca 2019 Arillo in Terrabianca Radda 95/100
31 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna 2020 Castello La Leccia Castellina in Chianti 95/100
38 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso 2020 Castello di Meleto Gaiole 95/100
42 Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi 2019 Tenuta Perano – Frescobaldi Gaiole 95/100
47 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio 2020 Querceto di Castellina Castellina in Chianti 95/100
58 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 95/100

94/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
1 Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso 2020 Tenuta di Arceno Castelnuovo Berardenga 94/100
8 Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac 2019 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano Val di Pesa 94/100
21 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 94/100
23 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 94/100
33 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza 2018 Castello di Gabbiano San Casciano 94/100
34 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia Lamole 94/100
39 Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio 2020 Castello di Meleto Gaiole 94/100
53 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve 2017 Lanciola Greve 94/100
61 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze 2019 Il Poggiolino San Donato in Poggio 94/100

93/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
7 Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina 2020 Castello di Fonterutoli Castellina in Chianti 93/100
11 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 93/100
18 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2019 Torraccia di Presura Greve 93/100
20 Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame 2019 Ruffino Castellina in Chianti 93/100
22 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 93/100
24 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 93/100
32 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano 2019 Conti Capponi – Villa Calcinaia Greve in Chianti 93/100
35 Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina 2019 Castello di Albola Radda 93/100
41 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi 2020 Castello di Meleto Gaiole 93/100
43 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Capannelle Gaiole 93/100
56 Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino 2018 Rocca di Montegrossi Gaiole 93/100
57 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano 2020 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 93/100

92/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
3 Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII 2019 Castelli del Grevepesa San Casciano 92/100
9 Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso 2020 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano  92/100
12 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 92/100
15 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino 2019 Fattoria Montecchio San Donato in Poggio 92/100
28 Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio 2020 Castello di Cacchiano Gaiole 92/100
37 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2018 Castello di Albola Radda 92/100
40 Chianti Classico Docg Gran Selezione  2020 Castello di Meleto Gaiole 92/100
45 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 92/100
46 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo 2019 Lamole di Lamole Greve 92/100
49 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio 2017 Fattoria La Ripa San Donato in Poggio 92/100
50 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Terre di Melazzano Greve 92/100
55 Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva 2019 Banfi Castellina in Chianti 92/100
60 Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli 2019 Tenuta Lilliano Castellina in Chianti 92/100

91/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
2 Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole 2019 Castelli del Grevepesa Lamole 91/100
4 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine 2018 Tenuta di Vignole Panzano 91/100
17 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina 2019 Casa Vinicola Triacca Greve 91/100
27 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese 2019 Pagliarese – Fèlsina Castelnuovo Berardenga 91/100
30 Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa 2019 Cecchi Castellina in Chianti 91/100
36 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2017 Castello di Albola Radda 91/100
44 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2016 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 91/100
52 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Castellinuzza Lamole 91/100
59 Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa 2017 Vignamaggio Greve 91/100

90/100

VINO ANNO CANTINA ZONA PUNTI
10 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Carpineto Greve in Chianti 90/100
29 Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia 2018 Cecchi Castellina in Chianti 90/100
51 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Fattoria Santo Stefano Greve 90/100
62 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste  2018 Quercia al Poggio San Donato in Poggio 90/100
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: NOTE DI DEGUSTAZIONE E PUNTEGGI
VINO ANNO CANTINA ZONA (UGA) PUNTI
1 Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso 2020 Tenuta di Arceno Castelnuovo Berardenga 94/100
14.5%. Bel granato luminoso. Naso suadente e disteso, sulla ciliegia succosa e sul lampone, ancora croccante, oltre che sui fiori di viola e rosa. Fine speziatura di sottofondo, molto elegante, unita a ricordi di corteccia e sottobosco. Sorso che esplode sul frutto e sulla sapidità, su trama tannica elegantissima. Bella chiusura fresca, agrumata, su ritorni di lampone e ricordi di mora. Un Sangiovese di razza, che conquista più per slancio che per concentrazione degli aromi, guadagnandone in bevibilità. Fascia prezzo: 40 euro.
2 Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole 2019 Castelli del Grevepesa Lamole 91/100
14%. Splendido rubino luminoso, alla vista. Vino che si concede immediatamente nel calice. Al naso note gentili di frutta a bacca rossa, di maturità piena, succosa, avvolte in una speziatura altrettanto elegante e misurata. Più in sottofondo, un bel floreale di rosa e di viola e leggerissimi accenti agrumati. Ingresso di bocca fresco e tendenzialmente morbido, sulla frutta rossa avvertita al naso e su ricordi di mora matura. Slancio fresco-iodico dal centro bocca, verso un finale pieno, elegante, fruttato e finemente speziato. Vino giunto a uno stato di grazia ed equilibrio destinato a durare ancora per diversi anni. Fascia prezzo: 25 euro.
3 Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII 2019 Castelli del Grevepesa San Casciano 92/100
14%. Alla vista il vino si presenta di un rubino-granato luminoso. Naso piuttosto denso sulla componente fruttata a polpa rossa, pur elegante. Intrigante la spezia e la tinta erbacea, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e una leggera mentolatura. La certa densità del frutto avvertita al naso si riverbera con perfetta corrispondenza al sorso, in ingresso, sulla spinta di una vena glicerica palpabile. Sorso sorretto da una buona freschezza, nella conferma di frutto e balsamicità. Quest’ultima risulta ancora più netta nel retro olfattivo, di buona persistenza. Vino di media struttura, a conferma di un’interpretazione di Sangiovese che abbina carattere, eleganza, prontezza di beva e possibilità di ulteriore affinamento. Fascia prezzo: 25 euro.
4 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine 2018 Tenuta di Vignole Panzano 91/100
15%. Rubino intenso, pressoché impenetrabile alla vista. Naso ricco, intenso, sui frutti di bosco ben maturi (lampone, ribes) e sulla mora di rovo. L’ossigenazione apre a una speziatura calda, con ricordi di cannella e liquirizia fusa. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva. Il palato si conferma dominato dalla frutta, su una potente spinta alcolico-glicerica, su sottofondo scuro, ancora di liquirizia. Tannini piuttosto integrati e finale elegantemente asciutto, su tinte balsamiche e speziate-pepate. Vino caldo, strutturato, muscolare. Fascia prezzo: 30 euro.
5 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36 2020 Castello di Fonterutoli Castelnuovo Berardenga 96/100
14.5%. Rubino luminoso. Naso che si apre prima sulla spezia scura che sul frutto rosso. Entro pochi secondi il quadro si riequilibra sulla bella corrispondenza tra le note di lampone e ciliegia matura e quelle vanigliate e tostate. Intrigante la vena balsamica in sottofondo, su ricordi di mentuccia ed aromatiche della macchia mediterranea. Tannini soffici e vibrante freschezza prima del lungo finale, su ritorni vanigliati, talcati e speziati elegantissimi. Fascia prezzo: 55 euro.
6 Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla 2020 Castello di Fonterutoli Radda 95/100
13%. Bel granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso in cui danzano violette e rose fresche, unitamente a un frutto rosso polposo. In sottofondo un’elegante speziatura, ricordi di alloro e rosmarino, cioccolato e polvere di caffè. Il palato è fresco e disinvolto, tanto sul frutto quanto sulla spezia che ne irrobustisce il profilo, con la sua balsamicità “montana”. Trama tannica e sapidità costituiscono la spina dorsale del nettare, sulla quale si dipana la frutta rossa croccante. Chiusura preziosa ed elegante, ben eretta su un accenno fenolico che finisce per esaltare la beva. Chiusura di fatto asciutta, sui piccoli frutti rossi e su una certa vena minerale. Giovanissimo. Fascia prezzo: 55 euro.
7 Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina 2020 Castello di Fonterutoli Castellina in Chianti 93/100
14%. Rosso granato luminoso. Naso vivace, che non lascia nulla di nascosto, sin dal primo bacio con l’ossigeno. Ecco frutto croccante, spezia, fiori freschi, tostatura e vaghi ricordi fumé. Molto disteso e diretto anche il palato, in perfetta corrispondenza con le note avvertite al naso. Bella trama tannico-sapida a dare ulteriore slancio a un sorso dinamico, incentrato su una piacevolezza di beva non banale. Lungo finale in cui frutto, spezia e tostatura si dividono il palco, regalando un prezioso ensemble. Fascia prezzo: 45 euro.
8 Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac 2019 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano Val di Pesa 94/100
15%. Bel rubino-granato luminoso, alla vista. Naso che appare sin da subito ben stratificato, complesso. Frutta in gran rilievo, sull’espressione di una croccante ciliegia; floreale fresco, di viola ancor più che gladiolo. E ancora: tabacco dolce, fondo di caffè, appena un accenno di toffee. Completano il quadro ricordi di grafite. In bocca è il trionfo della combinazione tra le note avvertite al naso, con grande preponderanza del frutto, di gran succosità. Il sorso vibra d’una freschezza elettrica, capace di imbrigliare, con l’ausilio della salinità, la potenza glicerica dei 15 gradi d’alcol in volume, che risultano così perfettamente integrati. Persistenza ottima nel segno di un allungo sapido, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e sul frutto goloso, stuzzicato da una freschezza balsamica. Fascia prezzo: 55 euro.
9 Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso 2020 Principe Corsini – Villa Le Corti San Casciano 92/100
14.5%. Rosso granato luminoso. Naso che si apre sulla a polpa rossa frutta matura e su una elegante speziatura, calda. Ingresso teso e sapido al palato, a controbilanciare un’importante vena glicerica e succosità delle note fruttate, che si confermano sulla ciliegia e sul lampone maturo, con ricordi di mela rossa estiva. Vino che gioca bene con l’ossigeno, distendendosi ulteriormente sulle spezie orientali. Chiude ricco e goloso, sulla frutta e su un tannino vivo e di prospettiva, utile a bilanciare l’opulenza. Fascia prezzo: 35 euro.
10 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Carpineto Greve in Chianti 90/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso piuttosto contratto di primo acchito, su note tostate e speziate ancor più che fruttate, con ricordi di liquirizia e brace che, con l’ossigenazione, lasciano spazio a una ciliegia croccante e a una deliziosa viola mammola. Incuriosisce ancor più all’assaggio per le tinte umami che si fanno largo col passare del minuti, al pari dell’apporto di frutta rossa. Sorso teso, sulla frutta rossa croccante, prima di ritorni sapidi e tostati in chiusura. Fascia prezzo: 55 euro.
11 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 93/100
13.5%. Rosso granato luminoso. Primo naso su note di frutta rossa perfettamente matura, su ricordi erbacei e di fieno che si uniscono a quelli di aromatiche mediterranee come rosmarino e alloro, oltre che di fiori di rosa e viola. Vino che beneficia dell’ossigeno, aprendosi sempre più sul frutto rosso. Al palato si rivela strutturato ma elegante, anche grazie alla buona sapidità. Frutto che si conferma croccante al sorso, accompagnando tutte le fasi sino alla lunga chiusura. Fascia prezzo: 60 euro.
12 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima 2020 Castello Vicchiomaggio Greve in Chianti 92/100
14%. Granato luminoso, dall’unghia violacea che ne denota l’estrema gioventù. Naso profondo, elegante e stratificato, su frutto rosso croccante (ciliegia, lampone, ribes), erbe della macchia mediterranea (rosmarino, alloro, timo) e rintocchi balsamici, mentolati. Ricordi di fondo di caffè e cioccolato fondente, oltre che di burro salato, invitano con curiosità all’assaggio. Ingresso e svolgimento nuovamente su canoni di estrema eleganza, soprattutto grazie a tannini che lasciano il palco alla polpa rossa già avvertita al naso, ben avvolta nelle note tostate e balsamiche. Vino di ottima struttura, ancora giovane ma dall’ottimo potenziale. Fascia prezzo: 50 euro.
13 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino 2020 Fontodi Panzano 96/100
14.5%. Sangiovese di razza sin dal primo naso, mostra un’ottima concentrazione delle note fruttate e un elegante profilo floreale di rosa e di viola. Golosa caramella mou e cioccolato fondente rendono il primo approccio con Terrazze San Leonino ancora più intrigante, a maggior ragione per il gioco con le note minerali che ricordano la grafite. Il sorso è materico. Apre su una ciliegia croccante e sul “freno” sabbioso di un tannino che controbilancia alla perfezione l’opulenza glicerica dell’alcol. Eleganza è la parola d’ordine, anche nel lungo e stratificato retro olfattivo, dove tutto sembra messo al posto giusto, come in una stanza appena riordinata. Vino dalle immense prospettive di diventare ancora più grande, con gli anni, senza considerare l’ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 60 euro.
14 Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo 2020 Fontodi Panzano 97/100
14.5%. Rubino luminoso. Gran presenza di frutto sin dal primo naso. Ottima concentrazione e stratificazione degli aromi, che spaziano da ciliegia, ribes, lampone e arancia sanguinella alla grafite, oltre che al cioccolato fuso e al fondo di caffè. Più vaghi i ricordi di mora selvatica, che spostano l’attenzione dal frutto rosso a quello nero, così come avviene per la componente pietrosa e minerale, affiancata con l’ossigenazione da venature goudron e da ricordi di aromatiche della macchia mediterranea. Golosa e balsamica la matrice erbacea e speziata, tra la liquirizia, l’anice e il ginepro. Il sorso riesce a mettere d’accordo in maniera esemplare peso ed eleganza, struttura e slancio, polpa e mineralità. Tannino ed alcol. L’apoteosi del Sangiovese da singola vigna, dall’immenso potenziale futuro. Fascia prezzo: 70 euro.
15 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino 2019 Fattoria Montecchio San Donato in Poggio 92/100
14%. Color rubino-granato piuttosto carico, luminoso. Naso su floreale di rosa, violetta, frutta rossa (lampone, ciliegia) nera (prugna, mora) e ricordi di arancia sanguinella. Sottofondo speziato delicato, con ricordi di cannella e corteccia. Sorso pieno, sul frutto maturo e su una vena glicerica ben controbilanciata dalla spalla acida. Tannini soffici, integrati. Chiusura balsamica e fruttata, su tinte di amarena, mora e prugna. Il corpo medio del vino favorisce l’agilità di beva, oltre alla buona gastronomicità. Fascia prezzo: 45 euro.
16 Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci 2016 Borgo Salcetino – Livon Radda 95/100
14.5%. Granato carico, poco penetrabile alla vista. Naso ampio, sulla frutta di bosco matura a polpa rossa e nera, avvolta in un golosissimo mantello di balsamicità dolce, di liquirizia fusa e mentuccia selvatica. Ingresso teso, denso, ancora una volta sul frutto maturo, di bosco. Il nettare si distende poi sulla balsamicità, tornando sui ricordi di eucalipto e liquirizia già avvertiti al naso. Tannini vivi, affilati, lavorano bene sull’abbondanza glicerica conferita dai 14,5 gradi di percentuale d’alcol in volume. Nettare corpulento, molto strutturato e ricco, per nulla arreso alle lancette dell’orologio e con molto altro da dare negli anni a venire. Bere oggi o conservare con serenità. Fascia prezzo: 35 euro.
17 Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina 2019 Casa Vinicola Triacca Greve 91/100
14%. Granato luminoso piuttosto carico, per la presenza di altri vitigni toscani a bacca rossa, oltre al Sangiovese (l’assaggio dimostra che ne condizionano, come nelle normali aspettative, anche il profilo organolettico). Primo naso su terziari golosi, marcati da una speziatura calda che avvolge il frutto rosso e nero. Più in sottofondo un floreale di gladiolo e viola mammola. Ingresso di palato deciso, pieno, sull’esuberanza del frutto maturo ben imbrigliato da tannini fitti ma eleganti. Alla vena glicerica fa da contraltare anche una sapidità golosa, che accompagna il sorso nel lungo retro olfattivo. Vino di ottima struttura ed elegante portamento, già godibile su piatti di pari importanza e all’inizio di un lungo percorso di vita. Interessante il rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 25 euro.
18 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2019 Torraccia di Presura Greve 93/100
14%. Granato carico luminoso, al limite dell’impenetrabile; l’unghia violacea denota la marcata gioventù del nettare. Naso intrigante, piuttosto stratificato, ma che si apre lentamente, necessitando di ossigenazione. I primi ricordi sono sul frutto rosso e nero maturo, tendente alla confettura; certamente di marcata concentrazione. Si spazia dalla ciliegia alla prugna, ma anche ad agrumi come sanguinella e cedro. Più in sottofondo spezie calde come il sandalo, fresche come il ginepro, e un floreale di gladiolo, oltre che di viola. Non manca una vena iodico-minerale che si unisce alle venature di humus e sottobosco. Il sorso è maestoso in ingresso, potente e ricco di aromi, con la stratificazione già avvertita al naso che si conferma anche dal centro palato al retro olfattivo. L’alcol andrà col passare dei mesi a ribilanciarsi, lasciando spazio a frutto (perfetta la corrispondenza gusto-olfattiva), spezia, macchia mediterranea e accenti minerali-gessosi. Vino all’inizio di una lunga vita. Fascia prezzo: 40 euro.
19 Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro 2019 Ruffino Castellina in Chianti 95/100
15%. Granato luminoso alla vista. Al naso elegante e di carattere, si apre subito sul frutto rosso, con grande precisione aromatica: ciliegia, lamponi, ribes, fragolina. Spazia anche sul frutto scuro, dalla mora al cassis, oltre che sulla macchia mediterranea. Sorso che evidenzia una gran tensione fresco-sapida, su cui danzano i ritorni di piccoli frutti già avvertiti al naso. Le durezze sono tali da compensare in maniera ineccepibile l’abbondante vena glicerica dettata dai 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, che spaventano più sull’etichetta che all’assaggio. La corretta temperatura di servizio diventa così ancora più fondamentale. Tannini presenti ma perfettamente integrati fanno capolino dal centro bocca e accompagnano il sorso verso una lunga persistenza, su ritorni fruttati golosi, pienamente maturi. Vino già molto godibile, con parecchia vita davanti. Fascia prezzo: 30 euro.
20 Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame 2019 Ruffino Castellina in Chianti 93/100
15%. Granato intenso, luminoso. Primo naso su note tostate, ricordi di fondo di caffè e caramella mou che, con l’ossigenazione, lasciano spazio al frutto maturo a polpa rossa (ciliegia, amarena, mora). Bella componente speziata calda, in sottofondo, con ricordi di vaniglia bourbon e accenni di tabacco dolce. In bocca le componenti morbide e quelle dure giocano a bilanciarsi, nella leggera prevalenza delle note sinuose, terziarie, su sapidità e tensione acida. Tannini fitti ma integrati, a lasciare esprimere un frutto pieno e una struttura piuttosto grassa, pur galante. La chiusura torna decisa sul fondo di caffè e sul toffee, prima della chiusura assoluta di sipario sui piccoli frutti rossi sotto spirito. Fascia prezzo: 55 euro.
21 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 94/100
14.5%. Granato intenso, luminoso, poco penetrabile alla vista. Naso intenso, sulla spezia (chiodo di garofano, pepe nero) e sulle erbe della macchia mediterranea come alloro e rosmarino, su netto sottofondo di goudron e grafite. Il frutto è goloso, di maturità piena: si distinguono piccole bacche di bosco come ribes e lamponi, oltre a ciliegia e prugna. Sorso che abbina la densità del frutto a una pregevole spalla acida, unita a una sapidità rinvigorente e a tannini fitti, piuttosto integrati e futuribili. Ne guadagna la beva, nel quadro di un vino strutturato e di prospettiva. Fascia prezzo: 40 euro.
22 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana 2018 Fattoria Carpineta Fontalpino Castelnuovo Berardenga 93/100
14%. Granato intenso, luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso denso, piuttosto concentrato nella componente fruttata (ciliegia molto matura), ben avvolta in una speziatura scura, profonda, che vira verso il balsamico. Più in sottofondo, ben celati dall’abbondanza del frutto, ecco terziari di vaniglia bourbon e cannella. Al palato è pieno ed elegante, nella riconferma di tutte le note già avvertite al naso. Il frutto rosso, ben maturo e succoso, viene preso per mano da una sapidità e da una freschezza che slanciano il sorso verso una lunga persistenza aromatica. I tannini, ben integrati, raccontano di un vino in fase ancora giovanile, già molto godibile ma destinato a migliorare ancora negli anni. Fascia prezzo: 30 euro.
23 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 94/100
15%. Granato luminoso, alla vista. Il vino profuma di ciliegia matura, lampone, ribes e spezie calde e dolci, dal sandalo alla cannella, passando dal curry a più rinfrescanti ricordi di cardamomo. Il palato obbliga a concentrarsi su frutto e freschezza, su ritorni di ciliegia e di arancia sanguinella. La tensione fresco-acida domina la scena, accompagnata da una spezia che vira dalle tinte calde a quelle balsamiche, su chiodo di garofano e mentuccia. Ne risulta un vino di ottimo carattere e struttura, fine ed elegante dall’ingresso al retro olfattivo e che non deve per nulla spaventare per i 15% d’alcol in volume indicati in etichetta, a riprova che è l’equilibrio che conta. Ottima persistenza e prospettiva di affinamento per Vigna del Capannino, etichetta dall’ottimo rapporto qualità prezzo tra i Gran Selezione. Fascia prezzo: 40 euro.
24 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello 2020 Bibbiano Castellina in Chianti 93/100
15%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Frutto denso e maturo al naso e al palato per questa Gran Selezione di Bibbiano che guarda al versante “Montornello”: ciliegia, lampone, ricordi di ribes e mora selvatica, di rovo. Venature di grafite, unite a rintocchi sapido-minerali e a un tannino elegantissimo riequilibrano la vivacità del frutto e la componente glicerica, regalando un sorso potente, ma fresco e bilanciato, oltre che di buona prospettiva futura. Fascia prezzo: 40 euro.
25 Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari 2018 Tenuta di Nozzole Greve 95/100
14.5%. Granato luminoso. Al naso, piuttosto immediato e diretto, un Sangiovese di assoluto carattere. Frutta rossa (ciliegia), floreale fresco di viola, ricordi di grafite e speziatura fine. Gran eleganza al palato, disteso sul frutto e su terziari di cioccolato e toffee, su pregevole slancio fresco-sapido. Il tutto rinvigorito da una speziatura che tende al balsamico. I tannini, in cravatta, sono perfetti alleati dell’espressione pienamente fruttata di questa Gran Selezione, ai vertici della godibilità attuale della batteria, ma con assoluto potenziale di ulteriore affinamento. Un’idea precisa e vincente di “Gran Selezione”. Fascia prezzo: 35 euro.
26 Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca 2019 Arillo in Terrabianca Radda 95/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Vino che si apre senza indugi su frutta rossa e nera pienamente matura (ciliegia, mora), erbe della macchia mediterranea, venature minerali-gessose e ricordi di liquirizia. Ingresso di sorso pieno ma slanciato, grazie alla viva freschezza e al tannino fitto ma integrato, che lascia spazio ai ritorni di frutta rossa già avvertita al naso, cui si somma un’arancia sanguinella netta, matura. Terziari presenti ma composti, per la scelta di abbinare legni grandi nuovi ed usati. Chiusura e lungo finale su cioccolato bianco e burro salato, sempre ben abbinati allo slancio verticale della frutta a polpa rossa. Un vino con molta vita davanti, già godibilissimo. Fascia prezzo: 50 euro.
27 Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese 2019 Pagliarese – Fèlsina Castelnuovo Berardenga 91/100
13.5%. Granato luminoso. Al naso il vino si mostra subito aperto, su netti richiami floreali di viola mammola, frutti rossi (ciliegia, lampone, ribes), neri (prugna) e su un sottofondo di corteccia, aghi di pino e aromatiche della macchia mediterranea. Sorso austero, teso, mediamente sapido, che pone l’accento sui caratteri balsamici più che sul frutto del Sangiovese. Beva dunque piuttosto agile, ma tutt’altro che banale nell’espressione arricciata del tannino e del frutto. Chiusura leggermente  sapida e piuttosto asciutta ma golosa, grazie ai ritorni di frutto e di terziari di caffè e vaniglia. Vino già godibile con soddisfazione, ma con buona visione del futuro. Fascia prezzo: 30 euro.
28 Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio 2020 Castello di Cacchiano Gaiole 92/100
13.5%. Rosso granato luminoso, alla vista. Il naso presenta frutto e spezia all’unisono, in un tutt’uno armonico giocato su note di ciliegia, lampone, cannella e chiodo di garofano. Sorgo elegante, piuttosto sapido, su ritorni di frutta prima della chiusura speziata. Già molto equilibrato e godibile, pur promettendo un’ulteriore, evoluzione nella positiva terziarizzazione degli aromi. Fascia prezzo: 45 euro.
29 Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia 2018 Cecchi Castellina in Chianti 90/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso elegante, subito aperto su precise note fruttate e floreali. Ciliegia, ribes, lampone, prugna, viola mammola e un tocco di gladiolo. Mentuccia ed erbe aromatiche della macchia mediterranea fanno da contorno. Al palato il vino è più contratto e austero, pur sul frutto rosso e su ritorni speziati, insaporiti da una vena sapida elegantissima. L’allungo, sulla scia di un tannino molto ben integrato, è ancora sul ribes e su ricordi di arancia sanguinella. Un profilo decisamente teso e verticale per questa Gran Selezione molto godibile, interpretazione moderna e senza fronzoli della tipologia. Fascia prezzo: 20 euro.
30 Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa 2019 Cecchi Castellina in Chianti 91/100
14%. Bel granato luminoso. Naso aperto sul frutto rosso croccante, una netta ciliegia, nonché sul floreale di rosa e violetta. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe bianco ed aromatiche della macchia mediterranea, come rosmarino ed alloro. Sorso fresco e piuttosto agile per questo Chianti Classico Gran Selezione, che dopo l’ingresso vira veloce sulla balsamicità e sui ritorni di essenze della macchia mediterranea. Tannini integrati, che favoriscono ulteriormente la beva. Buona persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
31 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna 2020 Castello La Leccia Castellina in Chianti 95/100
14%. Alla vista si presenta di un granato luminoso, intenso. Esordisce al naso su note aperte e golose di frutti rossi, perfettamente maturo, e spezie: lampone, fragola, ciliegia, un tocco di pepe e un’avvolgente vena tostata. L’ossigenazione libera rintocchi di grafite. Sorso potente ed elegante, su ritorni della frutta rossa matura avvertita al naso, accompagnata dalla vena glicerico-alcolica. Il tutto ben controbilanciato da un tannino fitto ma soffice, a sottolineare il gran carattere di questo Sangiovese. Lunga persistenza nel bel gioco tra il tannino e le note speziate e tostate. Vino già molto godibile, con certa prospettiva di lungo affinamento. Ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 40 euro.
32 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano 2019 Conti Capponi – Villa Calcinaia Greve in Chianti 93/100
14.5%. Granato luminoso da cui si elevano senza indugi note aromaticamente precisissime di frutta a polpa rossa come ciliegia, ribes e lampone. Elegante viola mammola e rosa e rintocchi iodici sui ricordi di essenze della macchia mediterranea, come il rosmarino. Un profilo ricercato, elegante e goloso, che preannuncia grandi aspettative per il palato. L’ingresso è ricco e stratificato, su una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva che si arricchisce con la balsamicità del mirto. Tannini fitti, integrati e di prospettiva, lavorano bene sulla potenza glicerica dell’alcol, misurata e per nulla disturbante. Il risultato, nel complesso, è quello di un vino già molto godibile ma che, per struttura, può ambire ad affinarsi per oltre un decennio, senza soffrire il peso delle lancette. Fascia prezzo: 45 euro.
33 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza 2018 Castello di Gabbiano San Casciano 94/100
14.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso puro, diretto, immediato, su un Sangiovese che racconta di piccoli frutti a bacca rossa come ribes, lampone, ciliegia, avvolti in un manto di vaniglia e toffee. L’ossigenazione stratifica il naso portandolo anche su venature di grafite e polvere di liquirizia salata. Il sorso è caldo, denso sul frutto e ben strutturato. Tannini vivi e spalla acida riescono a tenere bada l’imponente vena alcolica, chiamando al contempo abbinamenti gastronomici di pari struttura per iniziare a godere di un vino di prospettiva assoluta. Conservare ancora per qualche tempo prima di poter godere del suo pieno potenziale. Fascia prezzo: 30 euro.
34 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne 2019 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia Lamole 94/100
14%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Naso che, con la necessaria ossigenazione, mostra una gran stratificazione, giocata su concentrazione del frutto, tinte minerali e richiami speziati, balsamici. Ricordi di ciliegia, prugna, cassis e susina, avvolti in venature minerali-gessose, rinvigorite da una speziatura intrigante, pepata. Più in sottofondo le aromatiche della macchia mediterranea, come ginepro e chiodo di garofano. In bocca è il trionfo dell’eleganza di un Sangiovese che si conferma su canoni di complessità ed eleganza, grazie al suo frutto rosso pienamente maturo, la vena minerale e la spalla acida a fare da degna spina dorsale. Struttura poderosa, ma nel segno dell’equilibrio assoluto delle componenti. Chiusura ricca, su un’ottima persistenza, tra ritorni di frutta, burro salato e balsamicità mentolata. Una grande interpretazione, capace di mostrarsi già godibile, pur nell’assoluto potenziale di lungo affinamento. Fascia prezzo: 65 euro.
35 Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina 2019 Castello di Albola Radda 93/100
13.5%. Alla vista si presenta di un bel granato luminoso, pienamente penetrabile alla vista. Una speziatura elegante avvolge il frutto al naso: un tocco di pepe e di chiodo di garofano sulla ciliegia e sulla prugna, perfettamente matura. Ingresso di bocca leggermente sapido, fresco. Allungo sulla frutta rossa già avvertita al naso. Chiusura piuttosto asciutta, fresca, sempre all’insegna di tannini piuttosto integrati e di prospettiva. Una Gran Selezione giocata sull’eleganza più che sulla potenza, con ottima visione del futuro. Fascia prezzo: 35 euro.
36 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2017 Castello di Albola Radda 91/100
13.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso su una elegante speziatura (pepe, chiodi di garofano, liquirizia dolce), su ricordi di essenze della macchia mediterranea (rosmarino, alloro) e sul frutto rosso (ciliegia, mora, prugna). Principio di terziarizzazione sui ricordi di cuoio. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva per una Gran Selezione che si rivela fresca e tesa in ingresso, sapida e saporita in centro bocca e chiusura. Buona persistenza, su tinte balsamiche-speziate e ritorni golosi del frutto rosso maturo, mielato. Fascia prezzo: 45 euro.
37 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo 2018 Castello di Albola Radda 92/100
14%. Granato piuttosto intenso, mediamente poco penetrabile alla vista. Naso denso, sul frutto maturo, tendente quasi alla confettura. Oltre ai classici sentori di ciliegia, lampone e prugna, ecco un accenno di fichi e datteri. Bella speziatura calda, orientaleggiante, oltre ai netti richiami alla foglia di te e di tabacco. Sorso in perfetta corrispondenza, pieno ma garbato e dai tannini che lavorano bene sulla polpa e sulla spinta glicerica dell’alcol. Fa loro da spalla una piacevole vena sapida, che dal centro bocca accompagna sino al lungo retro olfattivo, nel segno di una buona persistenza aromatica. Fascia prezzo: 55 euro.
38 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso 2020 Castello di Meleto Gaiole 95/100
14%. Rubino luminoso, alla vista. Piccoli frutti rossi golosi al naso, ben accompagnati da aromatiche della macchia mediterranea come rosmarino, alloro, timo, oltre che da un profilo balsamico, quasi “montano”. Leggera speziatura pepata di sottofondo, nel bel gioco con ricordi di vaniglia e cannella. Il sorso è molto fresco e diretto, su ritorni di frutta rossa ben matura e accenti minerali, sapidi. Tannini affilati ma integrati contribuiscono a dare prospettiva a questa Gran Selezione, al momento all’inizio della sua evoluzione. Lunga la persistenza su tinte mentolate, balsamiche, e su ritorni di frutta rossa croccante. Un Sangiovese purosangue. Fascia prezzo: 50 euro.
39 Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio 2020 Castello di Meleto Gaiole 94/100
14.5%. Rosso rubino dall’unghia violacea. Al naso frutta matura, con bilanciamento tra bacca rossa e nera dei piccoli frutti di bosco. Bella avvolgenza speziata, con richiami al pan di zenzero. L’ossigenazione apre al corredo delle erbe aromatiche della macchia mediterranea, come l’alloro. Sorso potente, pieno e strutturato, su vena fruttata e glicerica a cui tengono testa molto bene la spalla acida e un tannino fitto, di prospettiva. Chiusura lunga, persistente, su ciliegie sotto spirito e tinte tostate. Fascia prezzo: 50 euro.
40 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Castello di Meleto Gaiole 92/100
14%. Bel rosso granato luminoso, alla vista. Frutta rossa matura al naso, oltre a una elegante speziatura “pepata” e a ricordi di erbe della macchia mediterranea. Sorso fresco, teso, sapido, dal tannino piuttosto levigato, tanto da lasciare spazio a una beva piuttosto agile. Buona persistenza su ritorni fruttati e speziati, balsamici. Vino già godibile e di buone prospettive. Fascia prezzo: 35 euro.
41 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi 2020 Castello di Meleto Gaiole 93/100
14%. Il vino si presenta con una veste color rubino, luminoso. Bella matrice speziata ad accompagnare le note di frutti di bosco maturi. Un quadro elegante, confermato anche dai ricordi di viola e rosa selvatica. Il sorso si conferma fresco e minerale, su ritorni di frutta rossa croccante. Chiusura sapida e balsamica, di ottima persistenza. Fascia prezzo: 50 euro.
42 Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi 2019 Tenuta Perano – Frescobaldi Gaiole 95/100
14.5%. Rubino piuttosto intenso, luminoso. Naso su note di frutto denso, fresco ma di ottima concentrazione: ciliegia, lampone, mora, prugna. L’abbraccio speziato e balsamico, tra il pepe nero, la mentuccia selvatica e il timo, contribuisce ad ampliare il quadro, su canoni di eleganza assoluta. Al sorso si conferma pieno ed elegante, materico, abbinando frutto di bosco, freschezza e terziari ben amalgamati col resto del corredo e in grado di conferire stratificazione e complessità al nettare. Lunga persistenza, sulla scia di tannini soffici, di cioccolato e fondo di caffè. Vino di struttura, dal gran portamento e dalla sicura prospettiva in termini di affinamento. Fascia prezzo: 40 euro.
43 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Capannelle Gaiole 93/100
13%. Bel granato, luminoso. Primo naso sulle erbe della macchia mediterranea (alloro, rosmarino), sui piccoli frutti di bosco pienamente maturi, nonché su un floreale di rosa e viola e su leggeri ricordi di filtro del tè. Ingresso di bocca e progressione materica, nel bilanciamento tra frutto, spezie balsamiche e terziari. Tannino levigato ma ancora ben presente, ad “asciugare” l’abbondante polpa fruttata. Il sorso è pieno, ricco e goloso, in grado di chiamare il piatto e abbinamenti di pari importanza. Bere oggi o conservare ancora. Fascia prezzo: 45 euro.
44 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2016 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 91/100
13.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Primo naso cupo, sulla spezia scura, che con l’ossigenazione si fa sempre più luminoso, grazie alle sopraggiunte note fruttate fresche, di arancia sanguinella e frutti di bosco maturi. Il sorso è equilibrato, fresco e leggermente sapido, con il tannino che lavora sull’abbondante polpa, regalando slancio e una certa agilità di beva, nonostante non manchino corpo e struttura. Il retro olfattivo evidenzia una terziarizzazione avanzata, su note mielate e di sottobosco. Bere oggi. Fascia prezzo: 45 euro.
45 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Borgo Scopeto – Caparzo Vagliagli 92/100
13.5%. Rosso granato piuttosto intenso, pur luminoso e ben penetrabile alla vista. Primo naso su intense note goudron e di grafite, che accompagnano la bella espressione del frutto di bosco, pienamente maturo e goloso, oltre all’arancia sanguinella. Più in sottofondo, note balsamiche che riportano alla mente l’eucalipto e la noce moscata. Il sorso di questa Gran Selezione è pieno ma elegante, connotato da una gran freschezza balsamica e da una sottile vena sapida che accompagna il frutto rosso dall’ingresso alla chiusura. Netti, in particolare, i ritorni di sanguinella, uniti al profilo minerale già avvertito al naso. I tannini, integrati ma ancora appuntiti, si legano bene alla piacevole nota dolce del finale. Bere oggi o conservare ancora per qualche anno. Fascia prezzo: 45 euro.
46 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo 2019 Lamole di Lamole Greve 92/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso generoso, con prevalenza della frutta a polpa rossa perfettamente matura (ciliegia, lampone, un tocco di fragola). L’ossigenazione porta con sé un corredo di erbe mediterranee (timo, alloro, rosmarino, mentuccia) e sbuffi leggeri di pepe, conferendo una elegante balsamicità. Sorso nel segno dell’equilibrio tra frutto, freschezza, spezia e vena glicerica, sulla spina dorsale di tannini integrati, ma di assoluta prospettiva. Chiusura sapida, capace di chiamare il sorso successivo e dare ulteriore slancio alla già netta gastronomicità. Fascia prezzo: 40 euro
47 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio 2020 Querceto di Castellina Castellina in Chianti 95/100
14%. Rosso rubino luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso su note floreali di viola ed elicriso, finocchietto selvatico, cappero salato. Leggere venature piraziniche lasciano spazio alla frutta rossa croccante, con la necessaria ossigenazione, lasciando spazio a un Sangiovese di gran carattere, che cambia nel calice a ogni rotazione. Il sorso è fresco, teso, sapido, su ritorni elegantissimi di piccoli frutti rossi, arancia sanguinella e liquirizia. Tannini fitti ma integrati contribuiscono a disegnare lunghe prospettive di vita per questa Gran Selezione.  Fascia prezzo: 45 euro.
48 Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole 2020 Riecine Gaiole 97/100
13.5%. Rubino-granato luminoso. Una Gran Selezione che mostra gran carattere sin dal primo naso. Ricordi di viola, ciliegia, piccoli frutti rossi come fragolina, ribes e il lampone. Elegantissima la speziatura: danza tra il balsamico e lo iodato, su rosmarino, alloro, timo e un tocco di origano. Con l’ossigenazione, il frutto si fa sempre più denso, succoso e preciso, invitando ancor più all’assaggio. La corrispondenza, di fatto, è perfetta con l’ingresso di palato dominato da ciliegia, lamponi e fragole. Il sorso è disteso e infinito, alimentato da una vibrante freschezza e da una sapidità golosa, oltre che da un tannino in cravatta. Vino già godibilissimo, con una lunga vita davanti. Fascia prezzo: 90 euro.
49 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio 2017 Fattoria La Ripa San Donato in Poggio 92/100
13.5%. Granato pieno, luminoso. Al naso, subito intenso, dominano le note fruttate di mora di rovo, amarena, lampone con accenni di tamarindo. Sottofondo delicato, elegante, sulle essenze della macchia mediterranea come il timo, a conferire una certa balsamicità. Sorso goloso, pieno, a tendenza morbida e glicerica, ben riequilibrata da una spalla acida viva e da rintocchi minerali-salini. Tannini ben integrati, sottili, accompagnano lungo la buona persistenza, su ritorni balsamici e fruttati freschi. Bere oggi. Fascia prezzo: 30 euro.
50 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2017 Terre di Melazzano Greve 92/100
14.5%. Granato intenso, mediamente penetrabile alla vista. Naso sui frutti di bosco molto maturi, con prevalenza delle bacche nere su quelle rosse. Elegante corredo floreale, di rosa, violetta e gladiolo, nonché di erbe della macchia mediterranea. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe e accenni di chiodo di garofano. Ingresso di bocca generosissimo, sulla pienezza della frutta di bosco avvertita al naso e su un sottofondo di liquirizia ed essenze balsamiche (eucalipto, anice stellato). Tannini vivi, a riequilibrare l’opulenza glicerica prima di un finale sapido, di tendenza asciutta. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 30 euro.
51 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2020 Fattoria Santo Stefano Greve 90/100
14.5%. Rosso purpureo penetrabile alla vista. Al naso si presenta subito aperto, con grande slancio, su note di cassis e mora di rovo. Violetta, rosa, un tocco balsamico di liquirizia e di goudron. Il saldo di Cabernet Sauvignon sul Sangiovese si avverte anche al palato, robusto e dal tannino in fase di integrazione. Vino strutturato, connotato in retro olfattivo da potenza alcolica e note di confettura alla mora. Fascia prezzo: 45 euro.
52 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Castellinuzza Lamole 91/100
14%. Rubino-granato pieno, penetrabile alla vista. Frutto e terziari si dividono un naso che si presenta senza indugi all’appuntamento con il calice. Croccante ciliegia e mora succosa, nell’abbraccio di fondo di caffè, toffee, accenni di vaniglia e tabacco dolce. Più in sottofondo, memorie di grafite e pepe nero. Al palato ritorni netti dei terziari avvertiti al naso, con generosa vena glicerico-alcolica controbilanciata da freschezza e da un tannino robusto, ma integrato. Chiusura e retro olfattivo sui terziari, con predominanza del toffee. Fascia prezzo: 60 euro.
53 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve 2017 Lanciola Greve 94/100
15.5%. Granato piuttosto intenso, mediamente penetrabile alla vista. Ha bisogno di tempo per aprirsi bene, al naso. Gran predominanza di spezia e balsamicità, su tinte di pepe verde, tabacco dolce, cuoio, liquirizia, mentuccia e mirto. Il frutto non manca e si esprime sulle bacche di bosco, come mora, cassis e lampone, oltre all’amarena. Corrispondenza gusto olfattiva perfetta al sorso, con ingresso generoso su frutto e balsamicità e progressione sulla spina dorsale fresco-acida-sapida. Balsamico anche in retro olfattivo, a disegnare i contorni di una buona persistenza aromatica. Vino fiero, senza alcuna fretta di appassire. Fascia prezzo: 45 euro.
54 Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 Tenuta Casenuove Greve 96/100
14.5%. Granato luminoso alla vista. Naso ben stratificato, che si apre intenso ed immediato su un frutto di gran pulizia e concentrazione: netta la ciliegia, così la mora e la prugna ben matura. Componente floreale molto marcata (viola), che si unisce ai ricordi di liquirizia e alla vena balsamica e di grafite, con accenni minerali ferrosi, ematici. Tannino fitto ma disteso ed elegante, al palato: fa più che mai il suo dovere su un frutto di che si riconferma di non solo di gran purezza, ma ancora precisissimo, goloso, pieno e concentrato. Sapidità a fare da connettore tra ingresso e chiusura per un vino di grande persistenza, saporito e ancora  giovanissimo. Splendida prospettiva di vita per questo Chianti Classico Gran Selezione. Fascia prezzo: 90 euro.
55 Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva 2019 Banfi Castellina in Chianti 92/100
14.5%. Rubino-granato penetrabile alla vista. Importante speziatura e vena balsamica al primo naso (mentuccia, timo), sui piccoli frutti di bosco maturi. Ingresso di bocca e slancio deciso sul frutto e sulla vena glicerica dell’alcol. Centro bocca in cui fanno capolino tannini fitti ma bilanciati, che accompagnano il sorso sino alla chiusura. Buona persistenza, anche grazie allo slancio sapido-salino. Una Gran Selezione che si lascia già apprezzare e “bere” con gusto, a cui il tempo (uno, due anni) inizierà a dare certamente ancora più ragione. Fascia prezzo: 30 euro.
56 Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino 2018 Rocca di Montegrossi Gaiole 93/100
15%. Rubino intenso, dall’unghia violacea, giovanile. Il saldo del 10% di Pugnitello caratterizza il profilo di questa Gran Selezione sin dalla vista. Al naso un profilo spiccatamente speziato e fruttato maturo, con ricordi di pepe nero, cannella, curcuma, erbe della macchia mediterranea e frutta come amarena, lampone, mora e prugna. Non mancano accenti di pietra focaia, grafite. Per nulla disturbanti i 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, al sorso. Risulta anzi pieno, fresco ed equilibrato, grazie a una sferzante acidità e a tannini che lavorano benissimo sulla spinta glicerica. Alla perfetta corrispondenza gusto olfattiva si aggiungono ricordi di arancia rossa, proprio nel segno di un’acidità marcata. Ben sostenuta, anche al sorso, è la vena speziata, per certi versi fenolica, con ricordi di peperone verde nel retro olfattivo. Una Gran Selezione decisamente sui generis, ma interessante, destinata a maturare e cambiare molto nei prossimi anni. Fascia prezzo: 35 euro.
57 Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano 2020 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 93/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso sulla ciliegia e su piccoli frutti di bosco, avvolti in caldi terziari di toffee e vaniglia. Non mancano ricordi di mentuccia e ginepro, oltre ed essenze della macchia mediterranea. Il sorso è teso e slanciato su freschezza e sapidità, in ingresso. Si riempie a piene mani del frutto rosso avvertito al naso, dal centro bocca sino al lungo retro olfattivo, anche grazie a tannini ben lavorati e integrati. Chiusura distesa e rotonda, calda, su ritorni di fondo di caffè, caramella mou e burro salato. Ottima persistenza aromatica. Fascia prezzo: 30 euro.
58 Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli 2019 Rocca delle Macie Castellina in Chianti 95/100
14.5%. Granato pieno, luminoso, penetrabile alla vista. Naso da Sangiovese purosangue, elegantissimo nell’incedere del frutto croccante, a polpa rossa (ciliegia), ben avvolto nella macchia mediterranea. Più sullo sfondo, terziari di cioccolato e burro salato. A un ingresso di bocca fresco e sapido segue un centro bocca dominato nuovamente dal frutto rosso, di gran precisione. Tannini fitti ma elegantissimi spingono la persistenza all’infinito, su ritorni di cioccolato bianco, toffee e burro salato. Fascia prezzo: 50 euro.
59 Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa 2017 Vignamaggio Greve 91/100
14.5%. Rubino dai riflessi granati, luminoso. Tanta spezia e balsamicità al primo naso (pepe, eucalipto, tabacco), che poi si apre sulla frutta a polpa rossa, matura. Palato piuttosto scorrevole, molto fresco e tendenzialmente morbido per la perfetta integrazione dei tannini che fanno capolino solo in chiusura, chiamando il sorso successivo. Buona la persistenza, per un vino giunto in una fase di maturazione ottimale per una beva senza troppi fronzoli e sovrastrutture. Fascia prezzo: 30 euro.
60 Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli 2019 Tenuta Lilliano Castellina in Chianti 92/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Molto generoso al naso, aperto sulla ciliegia, ancor più che sulla prugna. Elegantissimi i richiami floreali alla violetta e alla rosa. Con l’ossigenazione, ecco ricordi di radice di liquirizia e mentuccia, a dare ancora più profondità al nettare. La corrispondenza gusto-olfattiva è pressoché perfetta: riecco i frutti rossi (decisamente meno esuberanti che al naso), le spezie, la macchia mediterranea, nel segno di un’acidità e di un tannino che riequilibrano la potenza glicerico-alcolica. La chiusura – asciutta, austera, leggermente sapida – suggerisce quanto le lancette dell’orologio possano fare bene a questo nettare. Fascia prezzo: 35 euro.
61 Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze 2019 Il Poggiolino San Donato in Poggio 94/100
14%. Rubino-granato luminoso, penetrabile alla vista. Frutta di bosco matura al primo naso, mentre le tinte selvatiche del Sangiovese si fanno sempre più rarefatte, con l’ossigenazione. Per la componente fruttata, netta la mora di rovo, sulla ciliegia; più lieve il tamarindo. Floreale di gladiolo e viola mammola. Sorso su una buona corrispondenza gusto olfattiva, per un nettare che si conferma ruspante e caratteriale anche al palato, ricordando per certi versi l’espressione di alcuni Bordeaux. Tannino disteso ma tutt’altro che arrendevole, a rendere la beva ancora più golosa sui ritorni di frutto maturo (amarena, prugna). Ottima la persistenza e sicura la possibilità di un ulteriore, positivo affinamento. Vino tra i più intriganti e “coraggiosi” dell’intera batteria. Fascia prezzo: 30 euro.
62 Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste 2018 Quercia al Poggio San Donato in Poggio 90/100
. Granato piuttosto intenso, penetrabile alla vista. Naso elegante, su speziatura intensa (pepe nero, liquirizia) e frutto rosso goloso, maturo (ciliegia). Al palato una gran freschezza e sapidità, nel segno di una Gran Selezione che punta tutto sulla verticalità, senza rinunciare alla polpa. Tannini potenti, ancora in fase di integrazione, rendono il sorso piuttosto sottile, austero. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
63 Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi 2016 Tenute Squarcialupi – La Castellina di  Tommaso Bojola Castellina in Chianti 96/100
14%. Rubino dal cuore intenso e dall’unghia granata, ben penetrabile alla vista. Una speziatura elegantissima, viva, avvolge il frutto sin dal primo naso. Ecco piccoli frutti di bosco come ribes, lampone, cassis, ma anche ciliegia, amarena, mora di rovo. Sottili accenti di grafite e sbuffi di tabacco dolce, più in sottofondo, rendono ancora più intrigante un quadro che appare più che mai integro e puro. Ingresso di bocca pieno ma elegante, sulla precisione della frutta a polpa rossa e nera croccante. Progressione fresco-sapida vicina a quella delle Gran Selezioni “d’annata”, che non risente per nulla del tempo trascorso e non cede il campo alla terziarizzazione. C’è struttura, potenza, ma tutto è accompagnato da grande garbo. Anche i tannini seguono l’esempio: presenti, ma per nulla aggressivi o invadenti, ribilanciano la vena glicerica rendendo la beva agile e si fanno persino dolci nel finale, di gran persistenza. Lunga vita davanti a questa etichetta. Bere oggi o conservare, con fiducia assoluta. Fascia prezzo: 35 euro.
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Le 30 migliori Barbera d’Asti, Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023

Tutti la conoscono, tantissimi la amano, pochi lo dicono. La Barbera del Piemonte è quel vino tra le cui sicure sfumature rifugiarsi, nel bene o nel male della sua acidità appuntita e dei suoi eccessi d’alcol e legno. Un vino che ha poco di veramente “nuovo” da raccontare al grande pubblico, se non qualche coraggiosa e ben riuscita vinificazione alternativa, per esempio in anfora. Ed è forse proprio per questo che piace (a tutti, o quasi) ed è un vino di successo, ambasciatore del Made in Italy enologico (soprattutto piemontese) nel mondo. La Barbera è una certezza. Uguale a se stessa, ormai da tempo. Ecco le 30 migliori Barbera d’Asti, d’Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023.

  1. Barbera d’Asti Docg 2022 Cascina Vigna, Az. Agr. Gozzelino Stefano
  2. Barbera d’Asti Docg 2018 Ricordi, Sant’Anna dei Bricchetti
  3. Barbera d’Asti Docg 2020 Romea, Az. Agr. Gozzelino Emiliano
  4. Barbera d’Asti Docg 2019 Bruna, Costa dei Tigli
  5. Barbera d’Asti Docg Pianoalto 2021 Libera, Bava
  6. Barbera d’Asti Docg 2022 San Bastian, Poderi Rosso Giovanni
  7. Barbera d’Asti Docg 2022 Pian Scorrone, Tenuta Il Falchetto
  8. Barbera d’Asti Docg 2022 La Maestra, Dacasto Duilio
  9. Barbera d’Asti Docg 2020 Margà, Vini Domanda
  10. Barbera d’Asti Docg 2021 Robiross, Prediomagno
  11. Barbera d’Asti Docg 2021 Desolina, Vinicola Arno
  12. Barbera d’Asti Docg 2022 Robiano, Az. Agr. Gatto Pierfrancesco
  13. Barbera d’Asti Docg 2022 P-Cit, La Montagnetta di Capello Domenico
  14. Barbera d’Asti Docg 2020 Rebarba, Cantine Post dal Vin
  15. Barbera d’Asti Docg 2020 Tanguera, Vada Azienda agricola di Guido Vada
  16. Barbera del Monferrato Docg Superiore 2019 Le Cave, Castello di Uviglie
  17. Barbera d’Alba Doc 2021 San Cristoforo, Marsaglia
  18. Barbera d’Alba Doc 2021 Anna, Pasquale Pelissero
  19. Barbera d’Alba Doc Superiore 2021 I Patriarchi, Francone
  20. Barbera d’Alba Doc Superiore 202o Bricco Capre, Mario Rivetti – Cascina Serre
  21. Barbera d’Alba Doc 2021 Castellinaldo, Marchisio Tonino
  22. Barbera d’Asti Docg Superiore 2019 Beneficio, Az. Vitivinicola Cascina Sciorio
  23. Barbera d’Asti Docg Superiore 2020 Litina, Cascina Castlet
  24. Nizza Docg 2020 Le Nicchie, La Gironda
  25. Nizza Docg 2020 Vialta, Az. Agr. Serra Domenico
  26. Nizza Docg 2017 Augusta, Isolabella della Croce
  27. Nizza Docg 2020 Viti Vecchie, Gianni Doglia
  28. Nizza Docg 2021 Moncucco, Dacasto Duilio
  29. Nizza Docg Riserva 2019 Quattrofilari, Beppe Marino
  30. Nizza Docg Riserva 2016, Garesio
LE MIGLIORI BARBERA DEL PIEMONTE A ROSSO BARBERA 2023

L’occasione per l’assaggio di circa 160 vini sugli oltre 300 in degustazione è stata appunto Rosso Barbera 2023, la più importante rassegna sul vitigno organizzata dal Comune di Costigliole d’Asti in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, l’Associazione Produttori “Noi di Costigliole” e i sommelier Ais Asti, in scena dal 3 al 6 novembre al Castello di Costigliole d’Asti. Location per nulla casuale: si tratta del Comune più vitato del Piemonte a livello di denominazione e con più di 220 aziende dedite alla vinificazione del Barbera.

Tra i migliori assaggi figurano vini molto diversi tra loro, a conferma della grande versatilità del vitigno sulla base del microclima e delle caratteristiche del suolo. Colpisce l’uniformità dei vini proprio sulla base del territorio di provenienza, ancor più che per la tecnica di vinificazione. Il Barbera ama acciaio e cemento, regalando nettari dal frutto croccante, solo in apparenza semplici e degustabili anche col pesce. La musica cambia nelle versioni vinificate in legno, più corpose e strutturate ma sempre in grado di mostrare un ottimo equilibrio tra eleganza e potenza, almeno tra le etichette che figurano tra i migliori assaggi a Rosso Barbera 2023.

L’ALCOL DEL BARBERA NEL 2023: OCCHIO ALLA TEMPERATURA DI SERVIZIO

Un capitolo a parte è quello dell’alcol del Barbera, che merita un approfondimento. Nell’epoca in cui il consumo di vini rossi strutturati ha subito una battuta d’arresto a beneficio di spumanti, vini bianchi e vini rossi freschi, connotati dall’agilità di beva, il ruolo del marketing territoriale diventa sempre più centrale in territori contraddistinti dalla produzione di vini dall’alta percentuale alcolica. Su tutti, in Italia, la Valpolicella sta facendo di questo tema una bandiera della propria comunicazione nazionale e internazionale, sia nel confronto con la stampa sia sul fronte dei consumatori.

Ottima, dunque, la scelta di suddividere i 300 (e più) vini Barbera in degustazione sulla base della tecnica di vinificazione, oltre che della provenienza geografica e della denominazione. Ottimo anche il servizio dei sommelier Ais Asti, partner preziosissimi e fondamentali dell’evento più importante dedicato al vitigno principe del Piemonte. Ottima, infine, la presenza di vini da diversi territori del mondo, oltre che dalla vicina Lombardia (Oltrepò pavese). Ma nel 2023 si può (e si deve) fare di più, almeno a Rosso Barbera, per evitare di assaggiare vini da 15, 16 o 17 gradi a “temperatura ambiente”, incidendo sul loro profilo ancor più di quanto stiano facendo i cambiamenti climatici.

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Miglior vino vegan italiano 2024: Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta


Il Miglior vino vegan italiano dell’anno è uno spumante della Lombardia: il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta, cantina con sede a Cologne, in provincia di Brescia.
Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è di 91/100. Si tratta di un vino vegano prodotto in prevalenza con uve Chardonnay (70%) e un saldo di Pinot Bianco e Pinot Nero. Una rarità nel panorama della spumantistica italiana ed internazionale, grazie alla certificazione DTP 107 – “Qualità Vegetariana®” di CSQA Certificazioni Srl di Thiene (VI), per «assenza di ingredienti, coadiuvanti tecnologici, ausiliari di fabbricazione derivati da animali».

IL MIGLIOR VINO VEGAN ITALIANO È IL FRANCIACORTA DI QUADRA

Alla vista, il Franciacorta Docg Brut Vegan di Quadra Franciacorta presenta un perlage finissimo, persistente. Naso dominato da ricordi floreali freschi e frutta a polpa bianca, come la mela e pera. Più in sottofondo, ricordi di erbe aromatiche della macchia mediterranea. Palato corrispondente, fresco, sapido e setoso, su ritorni fruttati che si arricchiscono di una nota ammandorlata, tipica dello Chardonnay.

Il Pinot nero conferisce invece alla cuvée muscolo e una certa struttura, specie in centro bocca. Chiusura fresca e suadente, leggermente sapida, ancora una volta su ricordi di mandorla. Un Franciacorta che affina oltre 30 mesi sui lieviti, abbinando agilità di beva e carattere. Tratti distintivi della cantina Quadra, che in questo caso aggiunge il “plus” della certificazione vegana, capace di accogliere le richieste di una fetta crescente di consumatori.


Quadra Franciacorta
Via Sant’Eusebio, 1 – 25033 Cologne (BS)
Email: info@quadrafranciacorta.it
Telefono +39 030 71 57 314
www.quadrafranciacorta.it

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Rottensteiner principe di abbinamenti d’alta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio

Se ogni principessa ha il suo principe, Sissi ha trovato Rottensteiner. Almeno per un pranzo, d’alta cucina. Lo scorso weekend, al noto ristorante di Merano è andato in scena l’abbinamento gourmet tra i vini della Tenuta di Bolzano, fondata nel 1950 da Hans Rottensteiner, e i piatti dello chef Andrea Fenoglio. Un matrimonio andato ben oltre i canoni classici del riuscitissimo wine pairing. A “sfidarsi”, tra il calice e le forchette, ecco diverse annate di Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Santa Maddalena e Gewürztraminer. Tutti vini con un comune denominatore: il porfido. La roccia rossa di origine vulcanica che caratterizza gran parte del suolo dei vigneti di Rottensteiner si tramuta in vini dal netto profilo sapido-minerale, tesi e al contempo profondi. Certamente longevi.

Il porfido è una caratteristica intrinseca allo stesso cognome che identifica la Tenuta: dal tedesco “Rot” significa “Rosso” e “Steine” vuol dire “Pietre”. Ma l’occasione è di quelle che spostano l’attenzione dal particolare al generale. Il pranzo dimostra l’estrema versatilità dei vini dell’Alto Adige nell’abbinamento con ingredienti e piatti della tradizione italiana – come trota salmonata, vitello tonnato, guancia di vitello, pollo e Strudel di mele – rivisitati con richiami orientaleggianti (wasabi, Dashi, Katsuobushi) e intriganti connotazioni fumé (tuberi e radici affumicate). Non certo una prova semplice quella a cui si sono sottoposti i vini di Rottensteiner. Un po’ come studenti volontari per l’interrogazione del lunedì, che risultano promossi a pieni voti. Sia da soli che nel pairing.

I VINI DI ROTTENSTEINER ALLA PROVA DELL’ALTA CUCINA

Ad aprire le danze ecco un classico del ristorante Sissi: la “Pizza liquida“, abbinata a una bollicina. Manca uno spumante nella gamma di Toni, Hannes, Judith ed Evi Rottensteiner, dunque la scelta ricade su una certezza assoluta per il Metodo classico dell’Alto Adige: Arunda. Un messaggio chiaro, quello della famiglia di produttori altoatesini, in accordo con lo chef Andrea Fenoglio: la produzione vinicola dell’Alto Adige è giunta a punte di qualità tali da poter consentire l’esordio a tavola con uno Champenoise locale, al posto uno Champagne o di qualsiasi altro Metodo classico italiano; proseguendo poi con bianchi e rossi, per finire con un passito. Tutto “Made in Bolzano“.

Con l’antipasto del Sissi “Avanti con il Vitello Tonnato” la sfida inizia a entrare nel vivo. Nel calice ci sono due annate del Pinot Bianco “Carnol”, la 2022 e la 2012. Neppure a dirlo, è la vendemmia con qualche anno sulle spalle a convincere di più nell’abbinamento. Il colore è ancora splendido, d’un giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Rintocchi leggeri di idrocarburo aprono il naso insieme a note mentolate e di erbe come timo e verbena.

Ma è al palato che si gioca la partita perfetta per il piatto, grazie a una componente glicerica che ne sostiene il sapore deciso e sapido, legandosi alla consistenza cremosa data dalla parziale lavorazione del vino in barrique. Carnol 2022 è giovane e di gran prospettiva. Freschezza, agrumi, balsamicità e una gran sapidità lo rendono già bevibilissimo, consigliando però di tenere da parte qualche bottiglia in attesa di una sicura, positiva terziarizzazione degli aromi.

ROTTENSTEINER DAL PRIMO AL DOLCE: GLI ABBINAMENTI GOURMET DEL SISSI

Il primo del Sissi, Trota salmonata con Dashi e Katsoubushi, è il piatto della svolta. L’abbinamento Rottensteiner-Fenoglio giunge a livelli di piacevolezza estremi, grazie all’Alto Adige Schiava Doc Vigna Kristplonerhof 2022. Tendenza umami e wasabi si legano alla spezia dosata della Schiava, con i suoi tannini sottili e la sua slanciata sapidità. Ma quel che sorprende è la perfetta concordanza tra la croccantezza e la pulizia estrema delle note fruttate del vitigno e i sapori delicati del pesce, ben diffuso in fiumi, torrenti e laghi altoatesini. Fondamentale nella buona riuscita del pairing è la temperatura di servizio della Schiava, leggermente fresca.

Fascino assoluto anche con i “Tuberi e Radici affumicate” dello chef del ristorante Sissi, a sposarsi con due annate (2022 e 2016) dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof. Il pairing funziona alla perfezione con entrambi i vini, ma sono la maggiore densità e peso specifico della straordinaria annata 2016 ad avere la meglio al traguardo, al fulmicotone, controbilanciando divinamente il carattere sapido e fumé del piatto.

Più didattici, ma comunque ottimamente riusciti, gli abbinamenti dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof Select 2022 con il “Pollo di Vigna, Maionese allo zafferano, Salsa alla liquirizia e peperone crusco” (qui il Paradiso è assicurato anche dal contrasto tattile tra le consistenze cremose e croccanti con quella “liquida” del nettare targato Rottensteiner) e dell’Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc Select 2021 e 2010 con la Guancetta di Vitello al Lagrein proposta da Andrea Fenoglio (ottimo il pairing con entrambe le vendemmie). Indiscutibili, infine, lo Strudel di Mele moderno e i “Dolci a caso” accostati a uno dei vini simbolo di Rottensteiner, l’Alto Adige Gewürztraminer Passito Doc Cresta 2020. E vissero tutti, felici e contenti.

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