Birre che sanno declinare una stile “classico” con un tocco di novità. È il caso della Whiskey Porter del Birrificio Batzen Braü di Bolzano.
LA DEGUSTAZIONE
Stile Porter, 5,5%. A fianco del malto tostato, tipico dello stile, qui viene utilizzato anche del malto torbato. Inoltre la birra riposa alcuni mesi in botti ex bourbon in modo da armonizzare i vari aromi di cui si compone ed arricchirsi ulteriormente con quelli della botte.
Di colore scuro, quasi nero con riflessi che ricordano il caffè è sormontata da una schiuma compatta e cremosa, di color panna. Al naso libera subito note tostate e vaniglialte, profumi di caffè e liquirizia che si alternano ad un aroma maltato e fruttato.
In bocca è di corpo pieno ma non stucchevole. Ritornano i sentori legnosi che ricordano da vicino il rovere da whiskey americano in cui è invecchiata. Buona la persistenza.
Ottima sia come birra gourmet da accompagnare a piatti di carne, sia come birra da meditazione da accompagnare ad un piacevole incontro con gli amici.
IL BIRRIFICIO
Da quando ha aperto i battenti nel giungo del 2012 il birrificio Batzen ha arricchito il panorama brassicolo Alto Atesino con una realtà che fa della birra una forma di cultura. “Mit freude gebraut – für eine lebendige bierkultur” (“Preparata con gioia – per una vivace cultura della birra”) recita lo slogan del birrificio in etichetta, e c’è da credergli.
Batzen Braü è infatti una sorta di microcosmo, composto da un birrificio artigianale, un bier pub con giardino, una cantina in grado di ospitare spettacoli teatrali e concerti, ed un bier shop. Una realtà che ha fatto del piacere e della convivialità della birra il proprio stile.
Ecco il perché di Batzen Louise, mascotte del birrificio, l’allegra tirolesina che vola su di un’altalena fatta con una botte. Ecco il perché del nome: il “batzen” è infatti una vecchia moneta pari al costo di una misura di vino o birra, la moneta che i vecchi osti scambiavano volentieri servendo i propri ospiti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Milano Whisky Festival (lo scorso 11 e 12 novembre, presso l’Hotel Marriott di via Washington) si conferma essere il vero punto di riferimento per operatori ed appassionati del settore. Cresciuto negli anni, l’evento ha raggiunto nell’edizione 2017 la sua massima estensione tanto per “superficie” quanto per numero e tipologia di etichette rappresentate. Da quest’anno, infatti, l’evento non è più solo dedicato ai whisky (con una comparsata dei Rum, nelle ultime due edizioni) ma anche a molti altri Spirits: Cognac, Armagnac, Calvados, Applejack, Brandy etc.
La disposizione della sala, la presenza di produttori distributori e imbottigliatori indipendenti e la grande offerta di assaggi disponibili ha permesso a chiunque di organizzarsi il proprio percorso tematico per esplorare il mondo dei distillati secondo il proprio gusto, le proprie esigenze, desideri e curiosità. Tanti spunti di riflessione, dunque. Tra conferme e novità.
IL TOUR
Partiamo quindi dal classico dei classici, Macallan, che a fianco dei “soliti” Amber e Sienna ripropone qui la versione Fine Oak, linea di single malt (lanciata nel 2004) invecchiati in tre tipi di legno diversi (ex-sharry di rovere europeo, ex-sharry di rovere americano ed ex-bourbon). 12yo e 15yo in un crescendo di sensazioni fino al 18yo che col suo colore ambrato, i suoi profumi dolci di frutta (mela ed ananas), d’agrume e di spezie, il suo ingresso in bocca morbido ed il suo corpo con note di cioccolato e vaniglia ci ricorda perché Macallan, è Macallan.
Glenfiddich propone la verticale del proprio single malt (da 12yo a 26yo, tutti puliti e distintivi della distilleria), ma a cogliere la nostra attenzione è IPA Experiment.
Si tratta di un single malt no age che ha trascorso gli ultimi 3 mesi in affinamento in botti che hanno contenuto una birra IPA (Indian Pale Ale). Al naso dolcezza di malto, mela verde e pera con una nota erbacea di erba tagliata.
In bocca è vivace, con note di agrumi e vaniglia ed una nota verde forse dovuta ai luppoli della birra. Buona la persistenza.
Dalmore si conferma un riferimento per le Highlands centrali; tutti e tre i drum presentati (12yo, 15yo, 18yo) mostrano grande equilibrio olfattivo e gustativo. Stessa conferma per i 5 drum di Glenrothes.
Jura, a fianco del delicato Orign, dei torbati Superstition e Prophecy e del fruttato Elixir, presenta Diurach Own un 16yo che fra 14 anni dotti ex bourbon e 2 in botti ex sharry oloroso. Il risultato è un bicchiere dal profumo di agrumi, di mela e di cioccolato, un corpo dolce e resinoso con note speziate di chiodo di garofano ed un finale secco.
Presenti all’evento tutte e tre le distillerie di Campbeltown: Springbank, Kilkerran e Hazelburn. Tre distillerie vicine di casa, in un territorio difficile e dalle vicende alterne, con tre diverse filosofie produttive.
Se Springbank fa della torba “dolce” il suo marchio di fabbrica, Kilkerran alleggerisce le note di torba aprendo su sentori di frutta secca e caramello, mentre Hazelburn non fa uso di torba ed è una delle rare realtà scozzesi ad usare la tripla distillazione. Il risultato è uno scotch molto fruttato con una punta di spezie.
Conferme e certezze anche Balvenie e Tomatin, che presenta qui sia i classici spayside che il lievemente torbato Cù Bòcan. Ma lo scettro di Re della torba spetta anche quest’anno alla distilleria Bruichladdich col suo Octomore: 5 anni di invecchiamento e 208ppm di torba, è come mettere un caminetto che brucia legni aromatici dentro un bicchiere.
Buona anche la prova di Glenfarclas, verticale dai 10yo ai 25yo. Il 23yo ed il 25yo risultano rotondi e strutturati ma è il 15yo a sorprendere. Forse più “piacione”, più immediato e facile, dei fratelli maggiori ma dotato di grande equilibrio e di una nota cioccolatosa tanto al naso quanto in bocca che piacerà a buona parte dei consumatori, siano essi neofiti o esperti.
Sul fronte dei blended spicca Johnnie Walker che qui presenta i due nuovi Blenders Batch, Espresso Roast e Rum Cask Finish: note più tostate per il primo, maggiore dolcezza per il secondo.
Interessante anche la limited editon di Douglas Laing’s “Big Peat”, un blended Islay Malt ricco di note aromatiche.
L’Irish Whiskey si conferma un prodotto in crescita. Immancabile la presenza di Connemara, l’unico peated a doppia distillazione dell’isola, diventato ormai un’icona. Bushmills da un panorama completo dell’Irlanda del nord coi due blended, 1608 e Black Bush, e coi Single Malt da 10yo a 16yo.
Ma è Teeling a segnare il passo dell’Irish Whiskey. Single Malt (ormai un riferimento), Single Grain, Small Batch, Single Cask ed un interessantissimo Single Malt maturato in Stout Cask, botti che hanno contenuto la famosa birra scura irlandese. Se in bocca è pulito e non tradisce il suo essere un whiskey morbido, al naso e nel retronasale rivela tutte le note di tostatura tipiche della birra. Una pinta fatta whiskey.
A tenere alta la bandiera dei whiskey d’oltre oceano ci pensano la distilleria Harven Hill, con il suo Rittehouse, e la distilleria Elijah Craig. Rittenhouse è un Rye Bottled in Bond dal naso fresco, fruttato e poco speziato, scorrevole e leggero in bocca con un finale abbastanza persistente di pepe bianco.
Elijah Craig (nella foto, sotto) affianca al famoso 12yo, un Bourbon barrel proof da 68% (136 proof) che a dispetto della gradazione non è esageratamente forte al naso e quindi perfettamente godibile. Sentori di sciroppo d’acero e note legnose di vaniglia presenti tanato al naso quanto in bocca. Al palato rivela inoltre una piacevole nota di frutta secca ed un corpo pieno e vellutato. Lunga la persistenza.
Fra i paesi che solo recentemente si sono affacciati alla produzione di whisky restano in prima fila Taiwan ed India. La prima con la distilleria Kavalan che conferma la grande pulizia ed eleganza dei suoi prodotti, differenti per invecchiamento ma accomunati da piacevoli sentori floreali.
Dall’India ecco invece la distilleria Paul John, con tre prodotti fra cui spicca Edited un single malt figlio dell’elevato angle share della regione che presenta colore ambrato, naso di cereali, agrumi e spezie, palato caldo altrettanto agrumato ed una speziatura quasi piccante.
L’Italia è ben rappresentata da Puni, l’unica distilleria di whisky del bel paese. Quattro le proposte fra cui poniamo l’accento su Nero, un 3yo limited edition invecchiato esclusivamente in botti ex Pinot Nero dell’Alto Adige. Ambra chiaro con profumi di frutti rossi, sottobosco ed una nota di rovere. Palato caldo e giovane con note leggermente agrumate. Finale mediamente persistente con richiamo alla mora ed all’uva passa.
Si potrebbe continuare a lungo a parlare di tutti i prodotti presenti alla manifestazione, ma il modo migliore di esplorare il mondo degli spirits resta quello di munirsi di un bicchiere e trovare la propria strada, ricordando lo slogan che Dalmore ha scelto per l’evento: “Sometimes just raising a glass is a priviledge”. “A volte anche solo alzare un bicchiere è un privilegio”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
A Roma domenica 3 dicembre 2017, presso il Chorus Cafè (via della Conciliazione, 4), si terrà la seconda edizione di “A Tutta Torba!”. Una giornata dedicata interamente ai whisky torbati; centinaia di etichette per tutti i palati. L’evento è organizzato dalla direzione artistica di Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival. L’ingresso è gratuito con gettoni a consumazione.
All’interno dell’evento grande risalto sarà dato al Laphroaig Cocktail Bar, partner esclusivo della manifestazione, con cocktail inediti preparati a base Laphroaig da 4 bartender d’eccezione: Federico Tomasselli del Porto Fluviale, Ercoli e Sant’Alberto al Pigneto, Gianluca Melfa dell’Argot, Solomya Grystychyn del Chorus Cafè e Camilla Di Felice del Jerry Thomas Speakeasy.
Spazio anche al cibo, con le eccellenze de Il Trapizzino, street food romano per eccellenza, da abbinare ai propri torbati preferiti. Sarà inoltre possibile, grazie alla collaborazione con lo shop Whisky & Co, acquistare numerose bottiglie presenti e, novità di questa edizione, vi sarà il collector’s corner con una trentina di bottiglie rare di whisky tra cui spiccano un Bowmore Delux Bot. 1970s 43%, un Port Ellen del 1978 6th Release 54.3% e un Ardbeg del 1974 26yo Silver Seal 40%. Non mancherà l’area dedicata ai viaggi in Scozia per distillerie grazie alla presenza di Tiuk Travel.
“A Tutta Torba – sottolineano i direttori artistici di Spirit of Scotland – alla sua seconda edizione dopo il successo del 2016 evidenzia quanto siano sempre più apprezzati, in Italia, i whiskies torbati. Quali promotori del bere di qualità vogliamo offrire al pubblico romano un’altra giornata dove poter assaporare centinaia di etichette e avere la possibilità di sentirsi raccontare aneddoti e curiosità su questo particolare prodotto caratteristico di Islay, isola della Scozia larga poco più di 40Km e lunga appena 25 e con 8 distillerie…una vera e propria distilleria galleggiante! Qui tutti affumicano, chi più chi meno, chicchi di malto d’orzo bruciando la torba di cui l’isola ne è molto ricca…insomma tanto da scoprire con un bel dram in mano!”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Utilizzare l’anfora, il contenitore più antico della storia dell’uomo, per affinare il vino è una pratica ormai nota ed accettata, ma utilizzarla per i distillati è possibile? E con che risultato?
Ha provato a dare una risposta la distilleria Marzadro di Nogaredo (TN) con la sua “Anfora. Grappa affinata in terracotta”, 43%.
LA DEGUSTAZIONE
Incolore, perfettamente trasparente e brillante. Intensa e pulita al naso, emergono da subito note di erba tagliata e un bel bouquet floreale, con sentori di calendula in primo piano. Più in profondità si colgono profumi fruttati sia di frutti a polpa bianca sia di piccoli frutti rossi.
In bocca, la grappa affinata in terracotta “Anfora” delle distillerie Marzadro, entra morbida. L’alcolicità è presente ma non fastidiosa, ben integrata nel corpo vellutato della grappa. Una leggera dolcezza iniziale che lascia subito spazio a tutti i profumi sentiti al naso, che si percepiscono chiaramente nel retronasale. Piena ed armonica, chiude con una leggera nota amaricante ed una lunga persistenza.
LA PRODUZIONE
Sul collo della bottiglia è apposta la fascetta con il marchio “Trentino Grappa”, rilasciato dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino, che certifica l’utilizzo di solo vinacce della provincia per “offrire al consumatore la garanzia di una qualità certificata dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, attraverso analisi di laboratorio, e della Camera di Commercio di Trento presso la quale è operante una commissione per l’analisi organolettica”.
Una grappa al 100% figlia del territorio, quindi, per la quale viene utilizzato un blend di uve: 80% da vitigni a bacca rossa (Teroldego, Marzemino, Merlot) e 20% a bacca bianca (Chardonnay, Müller Thurgau, Moscato). Base molto simile a quella di un grande classico di casa Marzadro, la “Diciotto Lune”.
Come per tutte le grappe di Marzadro, la distillazione avviene solo nei cento giorni fra settembre e l’inizio del mese di dicembre, con vinacce fresche di spremitura. La distillazione segue i canoni della tradizione, con alambicco discontinuo a bagnomaria. Alambicchi in rame costruiti artigianalmente ma dotati di controlli computerizzati per impedire sbalzi di temperatura e salvaguardare gli aromi, la fragranza e la morbidezza tipici della grappa trentina. Artigianalità e tecnologia a braccetto.
La grappa riposa per minimo 10 mesi in anfore da 300 litri, realizzate con creta e argilla, che giungono da Montelupo e da Impruneta, località toscane note fin dal Medioevo per la lavorazione della terracotta.
Queste anfore garantiscono una micro ossigenazione doppia rispetto a quella che avviene con l’uso della botte. La grappa si arricchisce in eleganza e morbidezza, regalando così le caratteristiche tipiche dell’invecchiamento senza però ricevere profumi, sapori e colore dal legno.
LA DISTILLERIA
Nata sul finire degli anni ’40 a Brancolino (TN) per volere dei fratelli Sabina ed Attilio Marzadro, la distilleria si contraddistinse subito per la qualità della propria produzione e negli anni ’50 e ’60 divenne sinonimo stesso di “grappa trentina”.
Dall’introduzione nel 1975 della prima grappa da monovitigno autoctono trentino (il Marzemino) l’azienda è cresciuta costantemente, con nuovi alambicchi negli anni ’80 ed i primi distillati di frutta, fino alla realizzazione della nuova e moderna sede di Nogaredo (ad 1 Km da dove nacque) nel 2004.
Giunta alla terza generazione, Marzadro oggi offre 46 etichette di grappa differenti (fra bianche, affinate, monovitigno ed aromatizzate) e 28 etichette di liquori, coniugando una capacità produttiva industriale con l’attenzione artigianale, utilizzando quasi esclusivamente materie prime del territorio.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Una giornata imperdibile per mixologist, bartender, operatori e semplici appassionati di cocktails e distillati. E’ Agave Experience, evento svoltosi ai Lambretto Studios di via Arrighetti, a Milano. Non solo degustazioni delle due note acquaviti messicane, Tequila e Mezcal, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta delle loro più interessanti sfumature.
Due distillati figli di differenti materie prime e differenti metodi di produzione. Storie e culture in grado di regalare una fotografia completa di un territorio.
LA DEGUSTAZIONE
Un viaggio che inizia da Zignum, uno dei pochi Mezcal invecchiati. Prodotto pensato specificatamente per i mixologist con l’idea di variare il profilo aromatico del distillato, sposandolo con i sentori dei vari cocktail di cui farà parte.
Nei tre assaggi l’idea prende forma. Se lo Joven (bianco, invecchiato in acciaio giusto il tempo di smorzare l’irruenza dell’alcool) è semplice e pulito, poco stratificato al naso ed in bocca, il Reposado (2 mesi in botte) dal colore dorato introduce i sentori legnosi e nell’Anejo (12 mesi botte americana), ambrato, abbiamo l’esplosione delle note vanigliate. Buon prodotto per il bancone di un moderno fashion bar.
Mezcal Amores, giovane produttore artigianale nato nel 2010, presenta due Joven. Il Cupreasa è prodotto nel Guerrero con Agave Sierra, ricco di sentori erbacei e con l’alcool un poco invasivo. L’Espadin è prodotto in Oaxaca dove le agavi sono fatte crescere circa dieci anni prima della raccolta. Altrettanto erbaceo, ma più rotondo del precedente.
Sei prodotti al banco d’assaggio di El Jolgorio. Tutti dall’Oaxaca, ma fatti con 6 agavi specifiche. Espadin, agave semi selvatica che per via della sua veloce maturazione, in genere inferiore ai 10 anni, ed al suo grande formato è la più utilizzata dai Mezcaleros; profumi erbacei, leggeri e sottili, abbastanza pulito al palato. Mexicano è invece un’agave rara che cresce su terreni molto umidi, 10 anni di maturazione anche per lei, ci regala un Mezcal incredibilmente potente e complesso di note fumose e legnose, dalla lunga persistenza.
Tobala è ancor più rara perché predilige l’ombra. Dodici anni di maturazione per ottenere una pianta piccola ma il cui Mezcal è incredibilmente aromatico e floreale nei profumi. Cuixe, agave selvatica che matura minimo 13 anni, difficile da lavorare, genera un Mezcal molto ma molto intenso eppur elegante in cui i sentori variano dall’erbaceo allo speziato.
Madrecuixe, 13 anni minimo anche per lei, a differenza della precedente genera un Mezcal morbido e ricchissimo di sfumature fruttate. Chiudiamo il sestetto con un prodotto particolare e figlio della tradizione, Pechuga. Ottenuto da agave Espadin nella cui fermentazione vengono aggiunte frutta e petto di guajalote (una specie di pollo). Risutato un Mezal fruttato, “piacione” come si dice.
Contraltare di El Jolglorio è Mezcal Del Maguey, portabandiera non della singola tipologia di Ageve ma del Single Village. Anche qui sei i prodotti presentati. Il primo è Vida, naso fruttato e mieloso, al palato è più speziato. Chichicapa è un villaggio di montagna che regala un Mezcal di medio corpo, dal palato agrumato e finale lungo con note mentolate.
San Luis del Rio è speziato al naso, caldo al palato e pulito nel finale. Santo Domingo Albarradas ha note affumicate e di frutta tropicale, palato speziato. Minero, da Santa Catarina Minsa, è delicato e floreale con note di vaniglia, in bocca si percepisce l’affumicatura, ed il finale è agrumato.
Chiude Crema de Mezcal de San Luis del Rio, stesso terroir di quello assaggiato prima ma qui si usa una parte di succo d’agave tostata non fermentata e si effettuano due distillazioni. Profumi fruttati e di tostatura, soprattutto caffè, palato morbido e finale di agrume ed affumicatura.
LE VERTICALI DI TEQUILA Passiamo alla (ops, “al”) Tequila, che ci accoglie con due prodotti commerciali ed immediati. Il primo è Espolon, che oltre alle simpatiche hostess truccate da scheletro, ci propone due release. Blanco, giovanissima e fresca, ottima base cocktail, e Reposato, dal colore dorato scarico e più ricca di profumo.
Il secondo è Sierra Milenario che propone un Blanco “easy”, un Reposado un po’ più ricco, ed il Fumando (blanco in cui la cottura dell’agave è stata forzata per aumentare le note fumose) ognuno abbinato ad una tipologia di sale.
Le due verticali più entusiasmanti però sono quelle di Patron e Casa Noble. Patron presenta Blanco, Reposado e poi su fino all’Anejo che invecchia 12 mesi in botti di rovere bianco francese. Giallo dorato antico scarico, naso complesso in cui ben si distingue l’uso del legno nelle note tostate di nocciola accompagnate da uvetta, dattero ed arancia amara. Bocca morbida con una leggera dolcezza apparente e una bella acidità agrumata. Finale lungo ed affumicato.
Casa Noble è invece un produttore artigianale che esegue ben tre distillazioni per i suoi prodotti. Blanco (qui chiamato Crystal), Reposato ed uno strepitoso Anejo. Due gli anni in botte di quercia francese ed ingredienti selezionati ci regalano sentori complessi di frutta disidratata, spezie e caramello, bella nota di agave affumicata. Palato ricco e setoso. Finale lungo. Difficile tornare indietro dopo averlo assaggiato.
LA STORIA
Per comprendere con esattezza cosa siano “il Tequila” e il Mezcal bisogna necessariamente ricorrere alla storia. Storia che comincia in quel quadro musicale dipinto anche dal canadese Neil Young, nel brano “Cortez the killer” con il conquistatore spagnolo che affronta il mare con galeoni e pistole alla conquista delle Americhe e Montezuma, l’imperatore Azteco che conserva i segreti del suo mondo. Un incontro fra due realtà, ”tecnologia” europea e misteri aztechi: da qui l’origine dei distillati simbolo del Messico.
I sacerdoti Aztechi consumavano abitualmente succo d’agave fermentato per entrare in una sorta di ”trance” necessario per parlare col ”divino” e per sopportare gli scempi che si compivano durante i sacrifici umani nelle loro cerimonie religiose. Si trattava di una sorta di birra d’agave viscosa e biancastra il cui consumo era riservato a sacerdoti e nobili, chiamata ”octili poliqui” e ribattezzata ”pulque” dagli spagnoli.
A seguito della rottura del sistema sociale a caste azteco, da parte dei conquistadores, il ”pulche” si diffuse anche ai ceti più bassi, ma non fui mai apprezzato dagli spagnoli abituati agli eccellenti vini della Rioja e della Ribera del Duero
Per rimediare alla scarsa qualità del pulche gli spagnoli provarono ad applicare lo stesso principio di distillazione applicato ai vini in Europa al fine di ottenere un superalcolico più raffinato e complesso che meglio rispondesse alle loro aspettative di gusto. Nacque così il Mezcal (Metl è il nome indigeno dell’agave).
Nel 1512 venne fondata la città di Tequila nella regione di Jalisco, dove si iniziò a distillare un prodotto con qualità superiore noto come “Mezcal de Tequila”. Ci si accorse, che un particolare cru di agave, l’Agave Azul, che cresceva sull’altipiano della regione di Jalisco dal suolo acido, argilloso e ricco di ferro, dava origine ad un distillato meno ruvido e più strutturato.
Presto si iniziò anche a sperimentare degli invecchiamenti, sfruttando la profonda conoscenza delle tecniche degli spagnoli. Venne poi adottato il solo nome della città per battezzare il prodotto.
Tra alti a bassi la Tequila ebbe il primo disciplinare certificato nel 1794, e nel 1974 la DOC che definì le cinque contee atte alla sua produzione (Nayarit, Guanajuato, Michoacan, Tamaulipas e Jalisco, che da sola ne produce il 90%). Dalle regioni di Oaxaca, Guadalajara, Guerrero, Zacatecas, San Louis Potosi, Durango e Tamaulipas proviene invece il Mezcal, per il quale non si usa l’Agave Azul, ma sono ammesse fino a 30 specie diverse ognuna con una sua caratteristica.
Differenti anche le tecniche di produzione. Sorvolando sulle tecniche di coltivazione, ognuna tipica di una regione, la grande differenza fra Tequila e Mezcal la fa la cottura dell’agave. Per la Tequila avviene in forni in acciaio per non intaccare i ricchi sentori dell’Agave azul. Per il Mezcal avviene in forni di pietra ricavati nel terreno dove il fumo aromatico (spesso generato dalle stesse agavi essiccate) ha un ruolo fondamentale.
Se la Tequila esprime il proprio potenziale prevalentemente ”in verticale”, giocando con gli invecchiamenti, il Mezcal si esprime ”in orizzontale”. Ricercando cioè i vari cru dati dai singoli territori e dalle singole tipologie di agave che crescono bene in un determinato territorio. Se la Tequila se la gioca con l’acciaio e il legno, il Mezcal dialoga col terroir.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
La voglia di sperimentare, la convinzione che il whisky possa offrire un ottimo accompagnamento a tavola e la convinzione che i distillati meritino di tornare ad avere un ruolo di rilievo nella ristorazione sono uno dei motori principali del Whisky Gourmet Tour.
Nuova tappa: 11 Maggio 2017 presso il ristorante La Rimessa di Mariano Comense (CO).
La Rimessa è sito all’interno di Villa Besana, complesso dell’ottocento lombardo nato come residenza nobiliare di campagna e divenuto poi parte del tessuto urbano in seguito allo sviluppo delle cittadina di Mariano Comense. Nella raffinata cornice della vecchia rimessa delle carrozze, da cui il nome, il ristorante è un piacevole luogo d’incontro conviviale, all’insegna della tradizione gastronomica lombarda e italiana.
La Rimessa nasce nel luglio del 1989 per volere di Sergio Mauri, affermato chef italiano, che è riuscito a portare in Brianza una ventata di aria nuova arrivando ad ottenere importantissimi riconoscimenti tra i quali la Stella Michelin (arrivata nel 1994 e mantenuta fino all’anno 2000).
Nel 2013 Sergio Mauri decide di passare il testimone a due giovani pieni di voglia di fare e dal curriculum prestigioso. Nel febbraio 2013 Francesco Palumbo e Stefano Ierardi rilevano il ristorante La Rimessa ed iniziano un nuovo percorso puntato su tradizione e innovazione.
Francesco, anima del locale, porta con sé la sua lunga esperienza maturata presso i grandi nome della ristorazione, quali Sadler, Peck e Cracco, e ci accoglie subito in modo caldo, familiare, ma sempre professionale. I convenuti non hanno alcuna difficoltà a sentirsi a proprio agio e così dopo i primi finger food offerti per rompere il ghiaccio viene spontaneo mettersi a tavola in un clima rilassato.
Apre le danze il salmone marinato alla svedese (per ben 58h) con carote, scalogno maionese e timo. Il piatto è delicato. Alla scioglievolezza del salmone ben si sposa la morbidezza della maionese e ben si contrappone la croccantezza della carota. In abbinamento Nikka Coffey Malt 45%, whisky giapponese prodotto nella distilleria di Miyagikyo tramite un vecchio distillatore a colonna Coffey dei primi anni 60 ed ancora in funzione che conferisce al whisky le sue particolari note. Fresco, come il salmone, con note dolci di banana e vaniglia (ottime con la maionese) e note speziate di tabacco e pepe che completano il piatto. Il finale e lungo ed invoglia ad un altro boccone prima ancora che ad un altro sorso.
Ravioli ripieni di ricotta di capra e salsa alla mela verde è la proposta del primo piatto. Al primo impatto sembra un poco troppo spessa la pasta dei ravioli ma in bocca si comporta bene perché dona la giusta consistenza. In abbinamento Balvenie 12 y.o. Single Barrel 47,8%, maturato in botti ex-bourbon first fill. Note dolci, mielose, e speziate per questo whisky. La logica dell’abbinamento sembra quella dell’affinità, il dolce del whisky con la salsa di mele, la nota speziata col formaggio di capra. Ed invece in bocca il tutto lavora a contrasto per riportare la bocca in equilibrio. Durante il lungo finale sentiamo una nota di nocciola che non appartiene né al piatto né al bicchiere. L’abbinamento ha creato un piacevole nuovo sentore.
Manzo maturato nel sale Maldon (per due settimane) cotto al punto rosa a bassa temperatura con tortino di patate. A financo un classico del whisky insulare: Highland Park 18 y.o. 43%. Il manzo è tenero succoso e dolce, le patate appena speziate. Inconfondibile la nota di torba di Highland Park, unica e particolare, così come le sue note floreali. Note di frutta esotica e miele completano il quadro olfattivo. Al palato il whisky è cremoso assecondando la succulenza della carne, le note di spezia caramello e torba accompagnano le patate. Il finale è lungo, più lungo per il whisky che per la carne.
Chiude il dolce, a base di cioccolato e vaniglia. Morbido nella consistenza. Tomatin 14 y.o. Port Wood Finish 46%. Whisky che ha trascorso 13 anni in botti ex bourbon e poi un ulteriore anno in botti che hanno contenuto Porto Towny, il famoso vino liquoroso portoghese. Il colore ambrato del whisky tradisce da subito l’uso di legno da vino. Profumi di albicocca, prugna, pesca e noce. Palato morbido. Finale lungo. Un gran whisky, un buon dolce. L’abbinamento forse un pizzico troppo spostato sul bicchiere, ma poco male.
La serata volge così al termine. C’è ancora il tempo di un bis del proprio whisky più gradito. C’è ancora un poco di tempo per chiacchierare con i compagni di tavolo, persone che non si conoscevano fino a due ore prima che ora parlano amabilmente e si scambiano i contatti. Potere della tavola. Potere del buon cibo. Potere del buon bere. Convivialità è solo una parola, ma porta tanto dentro di se. Slainte!
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Si tiene a Roma, presso le Officine Farneto di via dei Monti della Farnesina 77, il 17, 18 e 19 giugno 2017 la terza edizione della Roma Cocktail Week, progetto nato dal formatSpirits, ideato e curato da Nufactory in collaborazione con Smash e Woow e con la direzione artistica di Massimo D’Addezio, uno dei più grandi barman italiani. Il programma completo del festival al sito ufficiale www.spiritsevent.com
Un grande evento – il primo grande festival a Roma dedicato alla cultura del bere bene e all’arte della miscelazione – che prevede un’offerta vasta ed eterogenea: sei top cocktail bar, 5 scuole di bartending, oltre 50 drink creati per l’occasione, masterclass e degustazioni, abbinamenti drink-food, sfida tra scuole di bartending, il ‘barman per un giorno’, concerti e dj set fino a notte inoltrata.
LE NOVITA’
Novità di quest’edizione della Roma Cocktail Week sarà la mostra mercato, uno spazio dedicato all’esposizione e vendita al pubblico. Grande attenzione verrà rivolta al ‘bere responsabile’: far crescere la cultura e la conoscenza del ‘saper bere bene’ è infatti uno degli obiettivi della Roma Cocktail Week, evento dedicato al consumatore e rivolto a un pubblico eterogeneo, dai semplici curiosi agli amanti dell’arte della miscelazione di qualità.
Sei tra i migliori cocktail bar e speakeasy di Roma saranno ospitati per la produzione di loro cocktail e creazioni. I relativi Bartender leader, rappresentanti del top della mixology romana, creeranno drink list specifiche per la Roma Cocktail Week e ogni bar sarà specializzato in una linea di prodotto, nell’ottica del ‘tailor made’ e della sperimentazione, dalla vodka al gin, passando per vermouth, tequila e whisky & rum. Ospiti della manifestazione saranno quindi le migliori scuole di Roma per barman professionisti.
NON SOLO COCKTAIL Ad accompagnare la ricca offerta dedicata al beverage, la Roma Cocktail Week presenterà anche un’area food con proposte culinarie studiate per soddisfare per tutti i gusti. La domenica invece è prevista una cena gourmet con una special guest chef di uno dei ristoranti più interessanti di Roma che preparerà in esclusiva per il festival il menù abbinato a una drink list speciale (l’accesso avverrà solo tramite prenotazione).
La gara tra scuole di bartender si svolgerà nel bar centrale della location e sarà una sfidabasata sulla valutazione del comportamento e del modus operandi dei bartenders durante i due giorni. I criteri che guideranno i giudici nelle valutazioni saranno dettati dal rispetto della filosofia di un bar e dei propri barman: il riguardo nei confronti del cliente è al primo posto e il bere responsabile deve guidare gli intenti professionali.
In un’area dedicata sarà possibile, previa prenotazione, diventare ‘Barman per un giorno’, l’occasione per apprendere i segreti del mestiere del bartender in una mezzora di lezione individuale. Sabato 17 e domenica 18 giugno, i professionisti del settore terranno lezioni dedicate alla presentazione di un prodotto scelto e proposto attraverso la preparazione di diversi cocktail.
A differenza di altre masterclass, queste non saranno rivolte unicamente a esperti del settore, ma anche al pubblico meno esperto che potrà degustare i prodotti oggetto della masterclass. La giornata di lunedì 19 giugno, invece, sarà interamente dedicata al trade, realizzata in collaborazione con BlueBlazer, con grandi ospiti internazionali, rivolta solo agli addetti ai lavori, con master al mattino e al pomeriggio forum di approfondimento e una tavola rotonda con tutti gli operatori delle aziende coinvolte.
IL DIRETTORE ARTISTICO Massimo D’Addezio nasce in una famiglia di ristoratori e prosegue sulle stesse orme specializzandosi nell’arte della miscelazione arrivando a gestire un suo locale fino al 2000, quando decide di intraprendere l’avventura dell’apertura dell’Hotel de Russie.
“Un’esperienza di tre anni al massimo”, nei piani originari. Ma il divertimento è stato tanto e tale da farlo rimanere al timone dello Stravinskij Bar per più di tredici anni. Creando un’ambiente cosmopolita e totalmente indirizzato all’internazionalità.
Nel 2006 viene premiato con lo Stravinskij Bar come miglior Hotel Bar d’Europa.Nel 2008 è stato premiato da Havana Club come miglior Bar Manager d’Italia per la guida dei ristoranti dell’Espresso. Nel 2009 riceve a Las Vegas il premio di Virtuoso Travel come Best Hotel Bar in the World. Dal 2005 ad oggi è presente sulla guida dei bar del Gambero Rosso come uno dei migliori barman in Italia. Nel 2014 apre uno nuovo concept bar “Co.So. Cocktail & Social” cocktail bar basato sulla cura della qualità del servizio e sulla scoperta da parte del cliente, di un modo di bere moderno e fuori dagli schemi.
Nel 2016, il suo progetto “Chorus Café” di Roma, partito a gennaio del 2015, entra nella classifica di Condé Nast come uno dei nove migliori bar del mondo. Massimo negli anni si rende protagonista all’interno di Gambero Rosso Channel, della creazione di contenuti televisivi sul mondo degli spirits e della miscelazione, tra questi il programma Spirits – I Maestri del Cocktail.
Partner di promozione del festival sono SMASH e Woow, giovani realtà che in poco tempo sono riuscite ad affermarsi nel panorama musicale e della nightlife romani, godendo di un notevole seguito.
ORARI Sabato 17 giugno – dalle 16.00 alle 04.00 Domenica 18 giugno – dalle 16.00 alle 23.00 Lunedì 19 giugno (brand day – giornata dedicata alle aziende) – dalle 14.00 alle 18.00
PREZZI
Biglietto singolo: 6 euro
Abbonamento per due giorni: 25 euro (comprende anche: 2 cocktail e una consumazione food, non comprende la serata di domenica con djset)
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“Dicono che il Giappone è nato da una spada. Dicono che gli antichi Dei hanno immerso una lama di corallo nell’oceano e che, al momento di estrarla, quattro gocce perfette siano cadute nel mare e che quelle gocce sono diventate le isole del Giappone”. Chi ha visto “L’ultimo samurai” ricorderà certamente questo passaggio.
Oggi sappiamo che non è così. Sappiamo che oltre alle quattro isole principali, l’arcipelago giapponese conta altre 6.578 isole. Sappiamo che le isole non son fatte di corallo, ma sono il frutto di centinaia di migliaia di anni di attività vulcanica e movimenti oceanici dovuti all’incontro di tre placche tettoniche (hai voglia che terroir!).
Sappiamo che il 73% del territorio non è ospitale e disabitato. Ma c’è qualcosa in questa leggenda che ci dice molto sulla mentalità giapponese, sul suo approccio al bello, sulla sua ricerca continua della perfezione in ogni campo. E tutto questo lo ritroviamo anche in un prodotto che, a prima vista, non ha nulla di giapponese: il Whisky.
UN MOVIMENTO IN CRESCITA
Per conoscere meglio la storia, le tipologie, i profumi ed i sapori del distillato nipponico, il Milano Whisky Festival ha organizzato lo scorso 9 maggio, presso il Bao Bab Caffè di via Pietrasanta 14, una serata di degustazione di ben 5 Japanese Whiskies della distilleria Nikka. A guidare la serata e la degustazione Sayumi Oyama, la brand ambassador per l’Europa della Nikka Distillery.
Sayumi, nel suo inglese dalla tipica cadenza nipponica, ci interroga subito chiedendoci se sappiamo quante distillerie attive ci sono in Giappone. Restiamo tutti attoniti quando scopriamo che sono ben 15, moltissime delle quali sono micro distillerie artigianali, di cui ben 5 ancora non commercializzano perché in fase di rodaggio, le altre sono riconducibili ai 2 grandi gruppi Nipponici del beverage: Santoy e, appunto, Nikka.
LA DEGUSTAZIONEI bicchieri sono già pronti davanti a noi, ma Sayumi ci ferma. A dispetto delle regole di degustazione “verticale”, la brand ambassador ci fa invertire i primi due Whisky. Così, dice, capiremo meglio. Ne degusteremo cinque, in totale. In un crescendo di emozioni.
Partiamo quindi dal secondo prodotto: Nikka Coffey Malt 45%. È ottenuto da un blend di diversi malti prodotti utilizzando la colonna Coffey acquistata dal nel 1961 (per la distillazione in continuo) ed invecchiati minimo 6 anni (è giusto dire che in Giappone il disciplinare non prevede un periodo minimo di invecchiamento come invece avviene in Scozia).
Nikka ha deciso di non sostituire questa colonna con impianti più moderni ed efficienti per non snaturare i propri prodotti e mantenere quella rotondità che li contraddistingue. Bel colore dorato carico, è un malto dolce e fruttato. Effettivamente rotondo sia al naso che in bocca rivela pian piano la propria dolcezza fino ad aggiungere sul finale una nota speziata. Potremmo definirlo “da dessert”.
Passiamo quindi al Nikka Coffey Grain 45% e capiamo perché Sayumi ci ha fatto invertire i bicchieri. Blend di Whisky di Grano ottenuti dalla stessa colonna Coffey si presenta immediatamente più dolce. Il colore è più scuro del predente, al naso emerge una bella nota fruttata ed una spezia morbida. Note di vaniglia. In bocca non tradisce le aspettative.
È invecchiato in botti ex Bourbon recharded (riparate) o retoasted (che hanno subito un processo di nuova tostatura all’inteno) ed è questa componente “americana” a regalare i sentori. Se lo avessimo bevuto subito forse non avremmo capito fino in fondo il Coffey Malt precedente.
È il momento di degustare il Nikka From The Barrel 51.4%. Il prodotto è un blend di 60% Grain Whisky (prodotto a Miyagikyo) e 40% Malt Whisky (prodotto in entrambe le distillerie) finissato in botti ex Bourbon. Colore tendente all’ambrato al naso rivela subito l’utilizzo della botte americana ma la vera sorpresa è all’assaggio. È potente nei suoi oltre 51 gradi eppure non perde di eleganza, è anche estremamente rotondo e morbido. Proprio per la sua eleganza non ci sorprende sapere che questo fu il Whisky che nel 1984 stupì a Parigi rivelando al mondo l’esistenza del Giappone.
Il quarto Whisky è Miyagikyo Single Malt 45%. Single Malt non torbato dal colore dorato. Al naso rivela tutta la maestria e la ricerca della perfezione tipiche della cultura giapponese. Pulito, fruttato. In bocca alcolicità ed acidità sono perfettamente dosate. È un “no age” ed è veramente difficile trovarlo in commercio in Italia, questo perché per lungo tempo l’export è stato bloccato. È questo infatti il malto che ha sancito la nascita ed esplosiva crescita del mercato interno giapponese.
Oggi nei magazzini di Miyagikyo riposano diverse partite in attesa di maturazione, per cui si spera di poterlo avere più facilmente in futuro. Il Whisky in invecchiamento riposa in botti ex Bourbon ed ex Sherry. Nikka (ma anche Suntory) non usa più le botti di Mizunara, la Quercia Giapponese (Quercus Mongolica), tipica di Hokkaido, il cui legno è molto duro e quindi difficile da curvare col rischio di continue rotture delle botti. La Mizunara però ha anche la caratteristica di essere estremamente porosa e quindi di donare al Whisky una maturazione (ci dicono) del tutto particolare.
Ultimo assaggio per Yoichi 10 y.o. 45%, l’unico malto giapponese torbato. 20ppm, una torbatura leggera ma ben evidente. Se Miyagikyo è la Geisha, Yoichi è il Samurai. Più forte, più deciso, ma altrettanto preciso. La distilleria è a meno di 1 Km dal mare e si sentono le note iodate. I caratteristici alambicchi di Yoichi hanno il “collo di cigno” rivolto verso il basso che dona una maggiore oleosità.
Una curiosità: unico caso al mondo gli alambicchi qui sono ancora riscaldati a fuoco diretto utilizzando carbone naturale, metodo che non consente certo lavorazioni rapide e che costringe a lunghi tempi di improduttività. Ancora una volta la millenaria cultura giapponese si rivela.
La serata si chiude sulla lunga persistenza del nostro Yoichi. Resta il tempo di salutare, ringraziare e rubare una foto a Sayumi. Ma nella mente i profumi e le parole vissuti ci accompagnano ancora a lungo mentre meditiamo su come lo straordinario incontro di due culture, di due gusti, di due mondi tanto diversi ha dato vita ad un prodotto, ad un’esperienza, così seducente.
LA STORIA DEL WHISKY GIAPPONESE Il noto film di Zwick, con protagonisti Tom Cruise e Ken Watanabe, per quanto romantizzato in stile hollywoodiano, ci catapulta nella storia di questa affascinante nazione. Ed è da lì che dobbiamo partire per capirne il Whisky.
È il 1853 ed il Giappone, nazione fino ad allora chiusa al commercio ed allo scambio culturale con le nazioni estere, riceve la visita dell’Ambasciatore Americano che chiede al Giappone di aprire i propri confini. L’Ambasciatore si presenta con in dono due bottiglie, una di Bourbon e l’altra di American Irish Whiskey (il Whiskey irlandese prodotto per il mercato americano). È un successo! Fino ad allora l’unico alcolico consumato è stato il sakè (bevanda di riso fermentato) e negli anni seguenti a corte, e non solo, si fa a gara per accaparrarsi le poche bottiglie che le delegazioni straniere portano con se nelle visite ufficiali.
È il 1871 quando finalmente i trattati commerciali diventano operativi ed inizia l’import di Whisky ma è un import costoso, poche bottiglie a prezzi elevatissimi e così c’è chi prova ad organizzarsi per una produzione interna. Per farlo però mancano completamente le conoscenze ed i produttori di sakè iniziano a produrre un sakè corretto con spezie ed aromi nel vano tentativo di imitare il Whisky, finché nel 1918 un giovane ragazzo, Masataka Taketsuru, decide di partire per la Scozia per imparare l’arte della distillazione e dell’invecchiamento.
In Scozia Taketsuru studia a Glasgow e nello Spayside per poi lavorare in ben 4 distillerie diverse, dalle Lowlands alle coste del nord, producendo dai malti dolci ai malti torbati. Durante la sua permanenza in Scozia Taketsuru conosce, se ne innamora, e sposa Jessie Roberta Cowan, detta “Rita”, figlia di un’importante famiglia borghese. Questo amore, comprensibilmente contrastato dai di lei genitori, giocherà inconsapevolmente un ruolo di rilievo nella storia del Whisky made in Japan.
Nel 1923 Taketsuru e Rita rientrano in Giappone e lui viene immediatamente assunto come Master Distiller da Shinjiro Torii che stava giusto in quel momento fondando la prima distilleria, quella destinata a divenire l’attuale Suntoy. La fonda a Yamazaki per due ragioni: la grande presenza di acqua e la vicinanza con Osaka, la città più importante in quel momento, nella parte meridionale dell’isola di Honshu.
Il palato giapponese, il senso del gusto nipponico, è però toppo delicato per chi come Taketsuru si è forgiato nelle Glen scozzesi e questo lo porta sin da subito in contrasto con Torii. I primi prodotti sono infatti un fiasco commerciale e se Taketsuru vuole perseverare sapendo che quello è il modo di fare il Whisky, Torii vorrebbe ammorbidirlo per renderlo più gradito al mercato interno. Nel 1934 si consuma la frattura, Yamazaki continuerà a produrre in proprio il Whisky “alla Torii” mentre Taketsuru lascia l’azienda per fondarne una propria.
In realtà non riuscirà a fondarla subito per mancanza di capitali ed aprirà quindi una azienda di succhi di frutta, prevalentemente mela, che chiama “Dai Nippon Kaju” (contratto poi in Nikka). Solo nel 1940, coi soldi guadagnati, aprirà la sua distilleria e sceglie di farlo a Yoichi, sulla punta più settentrionale dell’isola di Hokkaido, quella più a nord. Lo fa lì per due validissime ragioni.
La prima è la presenza di una ricca sorgente di acqua purissima, indispensabile per fare il Whisky. La seconda è il terroir. Avete mai fatto caso che il Gippone è disposto in verticale? Le sue isole coprono ben 22 paralleli di latitudine e così se le isole più meridionali godono di un clima sub tropicale Hokkaido, a nord, è caratterizzata da inverni rigidi, estati fresche e precipitazioni. Hokkaido è una piccola Scozia!
Il contrasto che ha portato alla divisione fra Torii e Taketsuru è il motivo per cui Suntory e Nikka ancora oggi non si scambiano partite di Whisky, come invece avviene per i blend scozzesi, ed ognuna è costretta a prodursi da sola tutte le partite necessarie ai tagli. Così nel 1969 Nikka fonda la sua seconda distilleria, Miyagikyo, dove oltre agli alambicchi decide di installare anche una colonna Coffey del 1961, ancora oggi in funzione per produrre, appunto, alcuni dei whisky degustati con Sayumi Oyama.
Le due distillerie, Yamazaki e Yoichi, continuano e lentamente incrementano la loro produzione ma la domanda interna scarseggia ed il whisky si vende prevalentemente all’estero. Nel 1984 e 1985 accadono i due fatti che sconvolgeranno il mercato del Whisky nipponico.
Nel 1984 Nikka presenta in fiera a Parigi un prodotto: “Nikka Form The Barrel” 51.4% (che abbiamo degustato). È confezionato in una strana bottiglia quadrata, ancora oggi in uso, che attira l’attenzione e vince il premio per il miglior design. È un whisky morbido eppur deciso che non piace al mercato giapponese ma che unitamente al design riscuote un immediato successo internazionale. È l’inizio del grande export.
Nel 1985 una TV privata giapponese mette in onda uno sceneggiato dedicato all’amore romantico e contrastato di un giovane uomo giapponese ed una ragazza scozzese. Il riferimento a Taketsuru e Rita è palese, il Giappone scopre il proprio Whisky, è il boom della domanda interna. Professionisti e casalinghe non vedono l’ora di acquistarlo.
Considerata la limitata capacità produttiva di Nikka e Suntory e la grande richiesta data dalla sommatoria di domanda interna ed esterna è il collasso. Le due distillerie sono costrette a contingentare le esportazioni ed a sacrificare partite che riposavano tranquille in invecchiamento per soddisfare le richieste.
Questo il motivo per cui moltissimi Whisky Giapponesi oggi sono “No Age”, questo il motivo per cui il ricercato Yoichi 10 y.o. 45% è quasi introvabile così come lo è il Miyagikyo Single Malt (entrambi degustati).
Considerate che oggi Nikka produce annualmente circa 2 milioni di litri nelle due distillerie, Suntory ne produce circa 5 milioni. Sette milioni di litri è poco meno della produzione annuale della famosa distilleria Bowmore ad Islay. L’intero Giappone produce quanto una media distilleria scozzese, non c’è da stupirsi se è così raro da trovare sul mercato.
L’effetto di “under allocation” persiste, lo sanno bene importatori e distributori che vorrebbero poterne commercializzare di più, ma il mercato europeo è tenuto in grande considerazione dalle due case giapponesi e così Nikka riesce ad essere presente con ben 11 prodotti diversi, figli dei 2 malti di Yoichi e Miyagikyo e delle varie distillazioni a colonna.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Sabato 8 Aprile, con il primo dei 3 appuntamenti in programma, è ufficialmente iniziato il Whisky Gourmet Tour On the Road, fratello “minore” del Whisky Gourmet Tour. Non serve aver letto Kerouac per capire che “On the Road” vuol dire “Viaggio” e che ogni viaggio porta con se una ricerca ed una scoperta. Un viaggio alla ricerca di quegli Artigiani del Gusto che con la loro passione ci guidino all’interno di tradizioni e territori, alla scoperta dei loro prodotti, di nuove sensazioni, di nuovi orizzonti enogastronomici.
È Piero Fontana ad accoglierci presso il Birrificio Carrobiolo di Monza, piazza Indipendenza 1. Mastro Birrario ed anima del Birrificio, Piero sembra quasi intimidito dalla presenza di tutti i suoi numerosi ospiti, ma appena varcata la soglia della sala cotte cambia espressione, più a suo agio in quell’ambiente. Inizia così a raccontarci la storia del Birrificio, nato nel 2008 all’interno del Convento del Carrobiolo di Monza e cresciuto fino al 2014 quando è stato necessario inaugurare la nuova sede, quella in cui ci troviamo. Nel mezzo ci son stati la vincita del premio “Birraio dell’anno” ed un riconoscimento da parte di Slow Food.
Piero racconta la storia della Birra, racconta e talvolta sfata miti e leggende, arrivando fino ai giorni nostri e spiega cosa prevede la legislazione italiana in fatto di birra artigianale e micro birrifici. Lo fa con quella semplicità propria di chi conosce bene l’argomento e vuole renderlo accessibile a tutti, anche a noi non addetti ai lavori. Apprendiamo che per legge la birra deve essere composta da almeno il 60% di malto d’orzo, che per essere definita “artigianale” non deve essere sottoposta a processi di pastorizzazione e microfiltrazione, che il birrificio non può produrre più di 200.000 ettolitri anno e deve essere indipendente (quindi senza partecipazioni in capitale). Ma più ancora, apprendiamo che lo scopo di Piero è andare oltre i vincoli di legge. Il suo obiettivo è quello di creare un ottimo prodotto sulla base del massimo rispetto delle materie prime. Beh, sospettavamo che un vero Artigiano del Gusto fosse davvero legato a questi valori, ma qui abbiamo capito cosa significhi in concreto, apprendendo ad esempio la differenza fra l’utilizzo di luppoli freschi o di oli essenziali di luppolo, l’importanza dei tempi di maturazione, la scelta di rifermentare o meno una data birra in bottiglia.
Con questa sua idea in testa oggi Piero produce 20 birre diverse, dalle più tradizionali alle più ricercate. Le 10 spine dell’attiguo Brewpub sono collegate a serbatoi refrigerati direttamente nel birrificio a meno di 30 metri. Altro che Km Zero! Ed è al Brewpub che possiamo degustare alcune delle birre durante il pranzo: 5 piatti con 5 birre in abbinamento.
LA DEGUSTAZIONE
Apre le danze un piatto semplice, ma gustoso: ossocollo di Mangalica. La birra in abbinamento è la I.G.A., Italian Grape Ale, birra prodotta con uve di Moscato di Scanzo. Colore rosato intenso, sorprendente. Al naso è aromatica, fruttata, con una leggera nota di spezie. In bocca contrasta bene la sapidità dell’ossocollo e ne sposa la dolcezza.
Segue una caprese di ricotta di bufala con datterini. Birra I.T.A., cioè Italian Tomato Ale, prodotta con il 33% di pomodori datterini di Scicli e dry hopping (luppolatura a mosto freddo) al basilico e origano. Il colore è dorato, limpido. Il profumo? È come mettere il naso in una pizza margherita (di quelle buone) appena sfornata!
Hamburger di tartare di piemontese con crema di burrata e pane nero. La birra ha un nome evocativo, “Una Botte e via”. Si tratta di una Tripel affinata in botti ex Barolo. Di colore dorato carico leggermente velato rivela sentori vagamente vinosi. In bocca ha elevata acidità e bassa carbonazione, può sembrare sgraziata ma non è così, le sue caratteristiche contrastano bene la morbidezza del piatto. Abbinamento riuscito! È una birra impegnativa cui occorre lasciare il tempo in bocca per esprimersi pienamente.
Sono pochi i birrifici che si cimentano con la bassa fermentazione. Carrobiolo è uno di questi e ci offre la ”Black Hallertau”, lager scura a bassa fermentazione che conquista con note tostate ed una piacevolissima persistenza che ci accompagna quando assaggiamo il Tataki di tonno rosso al malto chocolate.
Chiude il menù la birra OG1111, Barley Wine ottenuta da malti torbati ed invecchiata in legno, anno 2010. Birra alcolica, molto complessa, le cui note olfattive arrivano ben compatte. Morbida e vellutata con un lieve e piacevole sentore di ossidazione. Da meditazione, si completa vicendevolmente con l’assaggio di cioccolato fondente.
A chiudere il convivio l’immancabile, il Whisky….e che Whisky! Kilchoman Cask Strength Sherry PX 58.6%. Distillato il 15 Settembre del 2011 ed imbottigliato a gradazione piena il 10 Ottobre 2016, dopo 5 anni e 24 giorni passati in una botte che ha precedentemente contenuto Sherry Pedro Ximénes, prodotto da una distilleria agricola, artigianale, attenta alle materie prime.
È un Whisky estremo ed estremamente piacevole. È un Whisky fatto di contrasti: Torba e Sherry. Profumi di frutta disidratata, note dolci e persino floreali che si contrappongono a note speziate, legnose e di tabacco. Sapori dolci di frutta passita contro una calda spalla affumicata e resinosa di legno. Il finale, lunghissimo, è una danza fra tutte queste note in continuo alternarsi. Ianus Bifrons, il Dio con due volti dei Latini, sembra aver trovato dimora nella più grande delle isole Ebridi. La soddisfazione, la sorpresa, la gioia la leggi sui volti dei presenti.
L’arte che diventa artigianalità, la passione che diventa enogastronomia, la scoperta che diventa esperienza, la condivisione che diventa amicizia. Sono questi gli ingredienti che hanno reso la prima tappa del WGT On the Road speciale e che fanno fremere in attesa della seconda.
E’ scritto da Jack Kerouack nel libro On the Road del 1957: “Sal, dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati”. ”Dove andiamo, amico?’’. ”Non lo so, ma dobbiamo andare” …
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Fa capolino già dalla bottiglia di vetro trasparente. Giallo ambrato, pieno, luminoso. L’etichetta bianca con la scritta rossa, come il tappo, sottolinea ed evidenzia il colore. Lo versiamo nel bicchiere.
LA DEGUSTAZIONE Sì, il colore è un bel giallo ambrato carico, più scuro del suo compagno di scaffale, il famoso Red Label. Al naso è dolce e speziato. Dolce come il miele e la banana, speziato di pepe nero. Netta la nota di legno e vaniglia.
In bocca è di medio corpo, tendente al leggero. Emergono subito il miele e la vaniglia seguiti dai sentori di cereali ed ancora note speziate e leggere d’agrumi. Il finale è breve: persistono in bocca i sentori di legno ed un po’ di dolcezza fruttata.
IL BLENDING
Chiunque vi dirà che mettere insieme Whisky e Whiskey è quanto meno sconveniente. Peggio che peggio coniugare Scotch e Rye. Non nè era per nulla convinto Jim Beverage, Master Blender di Johnnie Walker. E così, dopo svariati tentativi, ecco nascere il Red Rye Finish, primo di una nuova gamma di “Blender’s Batch”, serie di prodotti “nuovi, innovativi e sperimentali che spingano in là i confini del sapore dei nostri whisky” (dal sito di Johnnie Walker).
Per il Red Rye è stato creato un apposito blend di whisky di grano e di malto maturato in botti ex-Bourbon First Fill e poi affinato in botti ex- Rye Whiskey per ottenere quel gusto dolce speziato e legnoso che abbiamo nel bicchiere.
Il Brand Vi raccontiamo una storia. La storia di John Walker. Siamo in Scozia agli inizi del XIX secolo. È il 1819 quando John, a soli 14 anni, si ritrova orfano di padre e per sbancare il lunario lavora come garzone in una drogheria. Passano pochi anni e John “Johnnie” Walker vende la piccola fattoria eredita per poter aprire un proprio negozio a Kilmarnock. Nel 1823 il whisky scozzese viene reso legale (Dio salvi il periodo dei Moonshiners, a loro dobbiamo molto di ciò che è lo Scotch oggi…ma questa è un’altra storia) e tutti i droghieri acquistano botti di whisky che imbottigliano e rivendono ai loro clienti.
Ma questi whisky non sono mai costanti in qualità e può capitare di averne uno buono così come di averne uno piatto. L’idea di John è semplice: tagliare le varie partite di whisky le une con le altre in modo da mantenere costante la qualità. Nasce così il Blended Whisky. L’idea è vincente e profittevole. Il business cresce, passando da Johnnie al figlio Alexander e poi ai nipoti. E poi via via fino ai giorni nostri. Oggi Johnnie Walker è il più grande whisky brand mondiale. Un colosso facente parte del gruppo Diageo, la più grande multinazionale del beverage.
Per darvi un’idea si stima che al mondo ogni 4 secondi si aprano 1.5 bottiglie di Johnnie Walker (mentre scriviamo e Voi leggete ne avranno aperte tre, forse quattro). Presente in ogni mercato Johnnie Walker ha costantemente a catalogo ben 6 prodotti diversi (Red Label, Black Label, Double Black Label, Gold Label, Platinum Label e Blue Label) cui si affiancano Batch particolari, come il Red Rye, o special editions, come un paio d’anni fa la Explorers’ Club Collection commercializzata solo nei Duty Free.
Nel 2016 inoltre, con grande gioia di molti Whisky Lovers, è stato rieditato il Green Label. Dopo quasi due secoli Johnnie sta ancora “camminando” e non sembra avere la minima intenzione di fermarsi.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Scoprire e riscoprire. Chissà se è questo che hanno pensato gli organizzatori dell’evento ”Verticale di Bas Armagnac Domain de Labatut de Haut Vs Unconventional Guest” tenutosi lo scorso 31 marzo presso il Bao Bab Caffè di via Pietrasanta 14 a Milano, in cui a 3 Armagnac del Domain de Labatut de Haut sono accostati altri 3 altri distillati anonimi, alla cieca, da svelarsi solo a fine degustazione.
Scoprire.Perché l’Armagnac è probabilmente il distillato più vecchio del mondo, documenti ne attestano l’esistenza (e le proprietà medicinali) fin dal 1310, ma anche poco conosciuto, superato in notorietà sia dal cugino Cognac che dai più noti Rum e Whisky.
Eppure questo distillato, prodotto in un fazzoletto di terra a sud della Francia, in Guascogna, ha molto da raccontare. Scopriamo così che l’Armagnac ha un processo produttivo del tutto particolare. Ottenuto il vino base dai vitigni che nel medioevo furono introdotti nella zona (in prevalenza Ugni Blanc) il processo di distillazione utilizza un alambicco unico e particolare, l’armagnaçais appunto: alambicco continuo a colonna, completamente in rame, che sfrutta una sorta di ”recupero energetico” ante-litteram per preriscaldare il vino che sarà distillato e contemporaneamente raffreddare il prodotto ottenuto. Questi alambicchi anticamente erano posizionati su carri per poter essere trasportati da un Domain all’altro; erano i mastri distillatori a viaggiare fra un possedimento e l’altro, fra una fattoria e l’altra, portandosi dietro la loro attrezzatura. L’armagnac infatti nasce come ”esigenza” di conservare a lungo il frutto del lavoro nei campi (il vino) per poterlo lasciare in eredità a figli e nipoti.
Da qui deriva anche la particolare forma di invecchiamento. Il distillato nuovo, bianco, viene da prima posto in botti di rovere nuove (della Guascogna e della Limousine), dove rimarrà per il tempo che il maestro di cantina reputerà opportuno in base alle condizioni della cantina stessa. Quando la ”parte degli angeli” ed i composti tannici del legno nuovo hanno fatto il loro lavoro l’Armagnac passa in botti già usate precedentemente per proseguire la sua lenta maturazione. Infine, quando il maestro di cantina considererà arrivato il momento ottimale, l’acquavite verrà posta in vetro in grosse damigiane. Eh si, in vetro! E da qui fino all’imbottigliamento finale (non è inusuale trovare millesimi anche risalenti al XIX secolo) le damigiane riposeranno in cantine dette ”Paradiso”.
Leggenda narra che la Regina Giovanna (Reine Jeanne, in francese) dovette scappare da Napoli nel 1347 dirigendosi in Guascogna. Durante il viaggio però una sera venne sorpresa da un’improvvisa tempesta e trovò rifugio nell’abitazione di un mastro vetraio. Il mattino seguente la sovrana chiese al vetraio di mostrarle la sua arte e lui, per dar prova di destrezza, soffiò con tutte le sue forze realizzando una bottiglia enorme da ben 10 litri. La Regina si congratulò e lui decise di dedicare alla Nobil Donna, alla Dama, la sua creazione: la Dame-Jeanne appunto.
Non sappiamo se sia vero, ma fatto sta che le damigiane sono uno dei segreti di questo distillato.
È una scoperta poterlo degustare in verticale: VS, Hors d’Age e Millesimo 1989. Si ha modo di capire l’evoluzione del prodotto. Dai sentori più diretti e più legati all’acquavite d’origine, più fruttati ed all’alcolicità più pungente tipici del VS (invecchiato 2 anni e mezzo) ai sentori più rotondi, complessi, morbidi e legati alle note di tabacco e caffè dell’Hors d’Age (più di 10 anni di invecchiamento). Si chiude col millesimo 1989 che amplifica i terziari, in cui l’alcool da solo calore in bocca ma non lo avverti al naso perché è perfettamente integrato nei profumi.
E poi il confronto con “l’ospite inusuale”, e qui si apre il secondo capitolo della serata.
Riscoprire. Perché svelando le bottiglie scopriamo che si tratta di Grappa, Distilleria Schiavo, Costabissara, Vicenza. Riscoprire la Grappa, prodotto italiano, motivo di orgoglio di casa nostra, come il tricolore o l’inno di Mameli. Distillazione discontinua, alambicchi in rame, bassa pressione, grande attenzione alla materia prima.
La prima, contrapposta al VS, è ”La Quaranta”. Grappa giovane, bianca, ottenuta da vinacce di Cabernet e Merlot. Note floreali e di frutta matura, in bocca è estremamente pulita, morbida ma non carica di glicerina e molto asciutta nel finale.
La seconda, di spalla all’Hors d’Age, è la ”Old’s”. Invecchiata in barrique usate, per mantenere i profumi originali. Cabernet, Merlot, Garganega e Moscato le vinacce di partenza. Il colore è paglierino scarico, al naso è floreale con una spiccata nota di miele d’acacia. Morbida, pulita, profumata anche in bocca con un finale delicato che invoglia alla beva. La grappa che non ti aspetti.
Chiude ”Tentazione”, non una grappa ma un’acquavite di uva. È affiancata al millesimato 1989 ma è un prodotto radicalmente diverso. Ottenuta da Moscato Giallo, Pinot Bianco e Raboso profuma di rosa, di frutta fresca, di fiori bianchi. Tutti profumi che si ritrovano poi in bocca.
Tre assaggi che invogliano a bere grappa, dimenticando lo stereotipo dell’alcolico del nonno, dell’alpino che lo beve per scaldarsi o per lasciarsi andare all’ebbrezza.
”Meravigliarsi di tutto è il primo passo della ragione verso la scoperta”. Parole di Pasteur. Ecco il valore aggiunto della serata, meravigliarsi nello scoprire il semi-sconosciuto Armagnac e riscoprire la Grappa, così vicina eppur così lontana. Perchè non si finisce mai di imparare in generale ed anche nel mondo dei distillati, del vino o della birra.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-oh-oh, e una bottiglia di rum!”. Alzi la mano chi non ha mai letto “L’isola del Tesoro” di Stevenson (ok, quei pochi lì perdono!). E chi non ricorda la scena in “Pirati dei Caraibi – La Maledizione della Prima Luna” dove Jack Sparrow, su un’isola deserta, se la prende con Elizabeth perché ha bruciato le scorte di rum per farsi trovare dalla Royal Navy?
Nel nostro immaginario il rum è la bevanda dei pirati. Quella che bevono per infondersi coraggio prima di un arrembaggio e dopo una vittoria per festeggiare. È la bevanda che si beve sui velieri.
Eccezioni e miti a parte, tutto ciò è sostanzialmente vero, per via della facile reperibilità del rum nei Caraibi, per la facilità di trasporto e commercializzazione in Europa durante i due secoli del “commercio triangolare”, per le guerre fra le superpotenze dell’epoca, combattute a suon di embarghi e lettere di corsa.
Basti pensare che per i marinai della Marina Militare di Sua Maestà fu introdotto il “tot” (la razione giornaliera di rum) nel 1655, eliminato per decreto parlamentare solo il 30 Luglio 1970: il così detto Black Tot Day, quando alle 11 del mattino suonò l’ultimo “Up Spirits”.
DAL MITO AI GIORNI NOSTRI
Ma oggi il rum è molto più di quel semplice distillato di melassa reso celebre da romanzi e cinematografia piratesca. Occasione per fare il punto della situazione, per conversare con gli operatori e per degustare marchi storici e nuovi produttori è stato lo scorso 1 Aprile il Rum Festival & Cocktail Show di Milano tenutosi presso l’Hotel Marriott di via Washington 66.
Presenti all’evento tutti maggiori distributori italiani con i loro prodotti in degustazione ed alcuni bar tender pronti a dare bella mostra della loro fantasia ed abilità nel mixing. All’interno della manifestazione, inoltre, ben 3 Masterclass (Selezione Rum Nation, Selezione Rum Plantation e verticale Ron Abuelo) e 2 seminari “(Origini, storia, tipologie ed aneddoti del rum” e “Il Rhum Agricolo”). Insomma tutto l’occorrente per iniziare a muovere i primi passi nell’affascinante mondo di questo distillato o per approfondire le proprie conoscenze e competenze. Di che divertirsi per neofiti ed esperti. Ecco quindi la possibilità di viaggiare virtualmente per tutti i paesi produttori, seguendo itinerari diversi, andando alla scoperta di profumi e sapori fra loro anche molto diversi.
ALLA SCOPERTA DEL RUM Solera. Tecnica d’invecchiamento dinamico introdotta dagli spagnoli che ritroviamo declinata diversamente dai diversi produttori, ognuno con un suo stile. “Ron Diplomatico” dal Venezuela, rotondo e leggermente speziato, “Zafra” da Panama che per il suo Anejo 21 usa botti ex-bourbon ottenendo un rum setoso e piuttosto secco, i Colombiani La Hechicera, dal forte ricordo di rovere, vaniglia, caffè e tabacco, o “Dictador” coi suoi 15yo, 20yo e XO, tutti molto “fashion”, morbidi ed agrumati, che al Rum Festival presenta il suo Millesimato “Best of 1986” più inteso nei profumi e molto scorrevole al palato.
Guyana. Terra in cui la canna da zucchero cresce in modo pressoché unico, basti pensare al fiume Demerara ed allo zucchero che porta il suo nome. Ma non solo, perché è proprio a partire dalla melassa di quello stesso zucchero che nascono rum del tutto particolari. Fra loro la selezione 2005 di Plantation, con note dolci ed una speziatura leggermente spigolosa, o il Single Cask “Kill Devil” 46% 15yo di Diamond Distillery, rum ottenuto unendo distillati provenienti da diversi alambicchi a colonna in rame, in metallo ed in legno e poi invecchiato per 15 anni, che conquista con la sua pienezza al naso e palato, caldo eppur morbido e dolce, con spiccate note di cannella e pepe nero.
Agricole. Termine che indica i rum ottenuti a partire dal succo di canna grezzo. Fra essi alcuni marchi molto noti anche a livello commerciale (tutti ottimi prodotti) ed alcuni piccoli produttori artigianali. Fra essi spiccano “La Mauny” e “Trois Rivières”. La prima a fianco dei tradizionali invecchiamenti propone un rum invecchiato in botti ex-porto, assai fruttato. La seconda con una meravigliosa selezione “verticale”: VS, VSOP ed un Hors d’Age Triple Millesime 1998-2000-2007 la cui complessità supera ogni aspettativa ed a cui l’invecchiamento regala sentori che quasi si avvicinano a quelli di un Single Malt delle Highlands centrali.
Proprio Trois Rivière col suo “Cuvee de l’Ocean”, ricco di note iodate e salmastre, ci offre l’occasione di parlare di un altro importante prodotto che fa capolino fra i tavoli del Rum Festival: il rum bianco. Eh si! Perché il rum bianco non è solo quel distillato incolore ed un po’ grezzo che i mixologist usano per preparare cocktail in locali più o meno trandy. Il rum bianco in alcuni casi diviene un distillato da consumarsi “as is”. Non essendo invecchiato ci permettere di cogliere al suo interno i sapori e le sfumature della canna da zucchero e le caratteristiche della zona in cui cresce (il terroir tanto caro ai sommelier).
MAURITIUS, FILIPPINE, AFRICA E GIAPPONE In ultimo il Festival ci offre la possibilità di espandere il nostro viaggio virtuale anche al di fuori dei Caraibi, andando alla ricerca di quei paesi che solo recentemente si sono affacciati sul mercato mondiale del rum. È il caso delle Mauritius presenti con diversi produttori, tutti accomunati da semplicità e forza aromatica carica di sentori floreali, miele e canna da zucchero.
Le Filippine sono rappresentate da Don Papa, azienda ormai molto nota agli amanti del rum. La canna da zucchero utilizzata cresce sull’isola di Negros sulle pendici dal monte Kanlaon su terreno vulcanico. Pur leggero di corpo al palato accoglie il naso con la sua dolcezza quasi prepotente, carica di vaniglia e di arancia candita accompagnate da sentori di frutta esotica.
Il continente africano ci offre rum artigianali particolari. Sicuramente imperfetti al naso non nascondono alcuni sentori poco puliti che ricordano il cuoio bagnato ed in alcuni casi anche sentori animali, ma è in questo loro essere particolarmente “sporchi” e “virili” che sta il loro fascino e il piacere della scoperta di un prodotto che sa di “autentico”, senza compromessi.
Infine il Giappone, con “Ryoma” 7yo. È un rum agricolo, è invecchiato ben 7 anni, eppure non sembrerebbe. Il colore è dorato scarico, probabilmente figlio dello scarso “Angel Share” dell’isola di Shikoku, a sud Giappone, ed i profumi sono estremamente puliti. Verrebbe da dire che come per i Whisky i Maestri distillatori Giapponesi hanno appreso fin troppo bene e senza sbavature le tecniche tradizionali straniere.
IL RUM CARONI
Menzione d’onore per il Rum “Caroni” selezionato proprio dagli organizzatori del Festival: scuro, pieno al naso ed al palato. Capace di sprigionare, oltre ai tipici profumi, una nota che, strano a dirsi, ricorda la torba scozzese. Indescrivibile.
Ma tutto questo non è che l’inizio, non sono altro che alcuni spunti dai quali partire per scoprire davvero il mondo affascinante del rum. Ed allora che ognuno parta per il proprio viaggio, per la propria avventura inseguendo i propri gusti e il proprio desiderio di scoperta. Rispolverando il vostro Jolly Roger, “Gentleman, hoist the colours!”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Una certezza. In qualsiasi bar tu entri in qualsiasi città del mondo, lui lo trovi. E se proprio non lo trovi lì, lo trovi nel bar dopo pochi metri più avanti. Color ambra, scorrevole nel bicchiere non sembra nemmeno avere i suoi 40 gradi. Al naso la dolcezza è molto contenuta: agrumi, un pizzico di vaniglia e di pepe si mescolano a sentori di frutta secca (noci e mandorle). Sul fondo fa capolino un leggero sentore torbato, elegante. Non complesso a livello olfattivo, ma neppure banale. Fedele a se stesso.
Di corpo fra il medio ed il leggero in bocca emerge da subito la torba, non forte, ma in netta evidenza rispetto al naso. Piacevole la parte agrumata e anche la speziatura. Si sente ancora il pepe mentre è sparita la vaniglia. Buona acidità e finale breve nel quale si avverte un po’ di dolcezza e di torba.
Un buon prodotto, certo non un capolavoro scozzese, ma facile e beverino con una sua struttura ed una sua precisa personalità. Non è un caso sia diventato un riferimento nel mondo dei Premium.
IL BLENDING Johnnie Walker Black Label è un Blended Scotch Whisky, cioè un whisky composto da una miscela di whisky di grano (Gain Whisky) e whisky di malto (Malt Whisky). I whisky che lo compongono provengono da oltre 40 distillerie diverse, fra cui Cardhu, Caol Ila, Clynelish e, si vocifera, anche una piccola presenza di Lagavulin, mentre da sempre Talisker è uno dei componenti portanti del blend. Black Label dichiara in etichetta “aged 12 years”, che significa che la parte di malt whisky è composta da whisky invecchiati almeno 12 anni.
IL BRAND Nel 1867, il figlio di John Walker, Alexander, inizia a commercializzare un blend di qualità che chiama “Old Highland Whisky” ed ha la brillante idea di arruolare i capitani delle navi mercantili che salpano dalla Scozia come agenti per commercializzare il suo whisky ovunque una nave possa attraccare. Nello stesso periodo Alexander inizia ad utilizzare le oggi famose bottiglie quadrate e l’etichetta inclinata di 24 gradi. Idea semplice ma non banale! La forma quadra significa più bottiglie per spedizione e meno rotture nel trasporto.
L’etichetta inclinata permette inoltre di usare un carattere più grande. Bottiglia ed etichetta, diventano inconfondibili su qualunque scaffale nel mondo. Nel 1909 i figli di Alexander, George ed Alexander II, durante un pranzo convincono il più famoso illustratore dell’epoca, Tom Borwne, a realizzare un logo. Tom sul retro del menù abbozza un disegno: nasce così lo “Striding Man”, l’uomo che cammina sicuro verso il futuro. Con un colpo di matita John Walker, il droghiere Vittoriano, diventa Johnnie Walker, il dandy Edoardiano.
Col nuovo logo i fratelli Walker rinominano la gamma dei loro Whisky introducendo i colori. L’Old Highland Whisky diventa Black Label. Nasce così un mito, icona nel mondo del bere. Riconoscibile ovunque, noto ovunque. Chiaramente visibile anche in innumerevoli pellicole cinematografiche: qualche esempio? È Black Label quella che il maggiore Reisman offre alla Sporca Dozzina nel film del 1967.
E’ Black Label la bottiglia che Indiana Jones spacca sulla testa del cattivo di turno in un bar himalayano ne “I Predatori dell’Arca Perduta”. Ma la lista potrebbe durare pagine e pagine. Altra curiosità?Si dice che Sir Winston Churchill amasse due cose: i sigari di Romeo y Julieta ed il Black Label di Johnnie Walker.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Si tiene a Roma, presso il Chorus Cafè (via della Conciliazione, 4), a partire dalle ore 15:00 fino a mezzanotte, ‘A Tutta Torba!‘, una giornata intera dedicata interamente ai whisky torbati, con centinaia di etichette, bottiglie fuori dal comune, per tutti i palati. L’evento, organizzato dalla direzione artistica di Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival, il più importante festival di settore italiano – la cui sesta edizione si terrà il 4 e 5 marzo 2017, nella consueta location del Salone delle Fontane all’Eur – è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito www.spiritofscotland.it.
Grande risalto sarà dato all’Ardbeg Cocktail Bar, gestito dal ‘padrone di casa’ del Chorus Cafè, Massimo D’Addezio e dal suo staff. Spazio anche al cibo, con piatti tipici della cucina scozzese da abbinare ai propri torbati preferiti e in collaborazione con lo shop Whisky & Co, sarà possibile acquistare numerose bottiglie presenti.
“Per noi – sottolineano i direttori artistici di Spirit of Scotland – Whisky è sinonimo di Passione. Torbosi o torbati, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, è innegabile che questi whisky riscuotono sempre un grande successo. La torba è presente in tutto il pianeta eppure, anche solo rimanendo in Scozia, c’è torba e… torba! Per questa ragione abbiamo pensato di creare un evento per tutti gli appassionati di questa categoria di aromi, proponendo, in una manifestazione di una sola giornata, le molteplici e variegate espressioni possibili”.
I DETTAGLI
Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival riunisce le migliori aziende nazionali e internazionali in un evento che promuove la valorizzazione e la diffusione della cultura del whisky di malto attraverso un approccio basato sul’’interazione tra business, formazione ed entertainment. Il Festival si presenta come una delle più importanti manifestazioni italiane del settore. Un vero e proprio brand che sostiene e promuove il whisky; un marchio di qualità che ne favorisce la divulgazione in un sistema volto a sostenere l’interazione tra i principali attori del settore. Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival è un imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky. Ricco di eventi, degustazioni libere, masterclasses, seminari sulla mixology, incontri affidati ad esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “single malt”.
Ardbeg è noto per essere The Ultimate Islay Single Malt Whisky. Fondato nel 1815, Ardbeg è venerato dagli intenditori di tutto il mondo come il Single Malt più torbato, affumicato e complesso di Islay. Nonostante questo suo carattere distintivo, Ardbeg è allo stesso tempo rinomato per la sua deliziosa dolcezza, un fenomeno che è affettuosamente conosciuto come ‘the peaty paradox’.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Domenica 4 Dicembre, si tiene a Roma, presso il Chorus Cafè (via della Conciliazione, 4), a partire dalle ore 15:00 fino a mezzanotte, ‘A Tutta Torba!’, una giornata intera dedicata interamente ai whisky torbati, con centinaia di etichette, bottiglie fuori dal comune, per tutti i palati! L’evento, organizzato dalla direzione artistica di Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival, il più importante festival di settore italiano – la cui sesta edizione si terrà il 4 e 5 marzo 2017, nella consueta location del Salone delle Fontane all’Eur – è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito www.spiritofscotland.it
Grande risalto sarà dato all’Ardbeg Cocktail Bar, gestito dal padrone di casa Massimo D’Addezio e dal suo staff. Spazio anche al cibo, con piatti tipici della cucina scozzese da abbinare ai propri torbati preferiti e in collaborazione con lo shop Whisky& Co, sarà possibile acquistare numerose bottiglie presenti.
“Per noi – sottolineno i direttori artistici di Spirit of Scotland – Whisky è sinonimo di Passione. Torbosi o torbati,in qualsiasi modo li si voglia chiamare, è innegabile che questi whisky riscuotono sempre un grande successo. La torba è presente in tutto il pianeta eppure, anche solo rimanendo in Scozia, c’è torba e… torba! Per questa ragione abbiamo pensato di creare un evento per tutti gli appassionati di questa categoria di aromi, proponendo, in una manifestazione di una sola giornata, le molteplici e variegate espressioni possibili”.
Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival (prossima edizione 4 e 5 marzo 2017) riunisce le migliori aziende nazionali e internazionali in un evento che promuove la valorizzazione e la diffusione della cultura del whisky di malto attraverso un approccio basato sull’interazione tra business, formazione ed entertainment.
Il Festival si presenta come una delle più importanti manifestazioni italiane del settore. Un vero e proprio brand che sostiene e promuove il whisky; un marchio di qualità che ne favorisce la divulgazione in un sistema volto a sostenere l’interazione tra i principali attori del settore.
Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival è un imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky ricco di eventi, degustazioni libere, masterclasses, seminari sulla mixology, incontri affidati ad esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “single malt”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Dal 5 al 6 novembre nel capoluogo lombardo presso il Marriott Hotel l’undicesima edizione del Festival per la diffusione in Italia della cultura del whisky di malto scozzese.
Ideato da Giuseppe Gervasio Dolci e da Andrea Giannone, e giunto quest’anno alla sua undicesima edizione, il Milano Whisky Festival” si propone come l’unico evento in Italia in grado di riunire i più importanti distributori, le più rinomate distillerie e i principali collezionisti di Scotch Whisky.
L’edizione 2016 del “Milano Whisky Festival” annovera la presenza di oltre 2.000 etichette di Whisky, cui si aggiungono 500 etichette di Rum. Importante è il programma dei masterclass, che consentono ai visitatori di approfondire la conoscenza delle singole distillerie. La location del “Milano Whisky Festival 2016” è ancora una volta il Marriott Hotel (Via Washington 66, Milano).
Fra i partecipanti, la Fratelli Rinaldi Importatori che esporrà la sua gamma di Whisky. Rinaldi vanta uno dei più qualificati assortimenti italiani di Scotch Whisky di qualità (Glenfarclas, Douglas Laing linea Old Particular, Douglas Laing linea XOP, DL Regional Malts, DL Provenance, The Double), ai quali si aggiungono i Whiskey irlandesi artigianali di Teeling.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il 27 gennaio 2007 il primo Eataly, a Torino Lingotto nell’ex opificio Carpano, apre al pubblico. Sono ormai passati quasi dieci anni ma la sede di Torino mantiene ancora oggi un ruolo centrale. Per festeggiare al massimo dello splendore “dieci anni di maturità”, Eataly Lingotto punta su una nuova cantina. Più di 5 mila etichette a scaffale, che faranno bella mostra assieme al Wine Bar Pane & Vino, alla Birreria e al ristorante stellato Casa Vicina. La casa del vino di Eataly Lingotto si estende su più di 2 mila metri quadrati, “dedicati al bere bene mangiando bene, seguendo i 3 pilastri di Eataly: comprare, mangiare e imparare”. La Cantina di Eataly Lingotto è aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 22.30. Il venerdì e il sabato sera è eccezionalmente aperta fino alle ore 00.30.
“Bisogna avere il coraggio per cambiare e sono orgoglioso che Eataly Lingotto l’abbia avuto – afferma il patron Oscar Farinetti -. Arrivati al traguardo dei 10 anni, è stato dato nuovo lustro alla mamma di tutti gli Eataly e questo tenendo fede ai valori che da sempre ci contraddistinguono: l’impegno ma anche la leggerezza e naturalmente l’armonia, il valore al quale Eataly Lingotto è dedicato”. “La nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà da esempio per gli altri punti vendita”, conferma Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly. “È un negozio nel negozio – continua – che celebra le più grandi produzioni italiane raccontandone la ricchezza, la bontà e la bellezza. La varietà di proposte di alta qualità in un solo luogo è ciò che rende unica Eataly e anche la Cantina prosegue in questa direzione”.
LA NUOVA CANTINA Le oltre 5 mila etichette provenienti da più di 30 stati rappresentano al meglio la produzione nazionale e internazionale. Si va dallo Spazio Bollicine, dedicato ai migliori marchi del Metodo Classico, ai rinomati Champagne, ma anche agli ad eccellenti Prosecco e spumanti italiani, per passare poi agli scaffali che ospitano 30 mila bottiglie di vini di 40 regioni del mondo, con una particolare attenzione alle grandi eccellenze piemontesi, Barolo e Barbaresco. La Zona Cult custodisce le bottiglie più preziose, tra le quali più di dieci annate storiche di Barolo del secolo scorso. Per gli amanti della birra non manca naturalmente un’ampia selezione delle produzioni italiane e internazionali di alta qualità: più di 11 mila bottiglie, di cui 6 mila artigianali italiane. Infine, la Cantina di Eataly propone anche oltre 500 etichette di spirits: dal torinese Vermouth alle grappe, rum, whisky e molto altro.
La Cantina non è però solamente degli alcolici ma è anche quella di stagionatura dei salumi e dei formaggi: il Culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, Il Castelmagno e le altre eccellenze norcine e casare, in vendita al banco e in degustazione presso i Ristorantini al piano superiore, sono conservate ed esposte in un angolo aperto al pubblico e ricco di fascino, dove immergersi negli odori e nei profumi tipici dei territori e dei luoghi in cui si affinano queste bontà tutte italiane. I clienti possono inoltre scegliere il formaggio o il salume che preferiscono, acquistarlo e far concludere la stagionatura nelle Cantine di Eataly: un’opportunità unica!
PANE&VINO: IL NUOVO WINE BAR DI EATALY
L’offerta della Cantina di Eataly si amplia con una nuova proposta di ristorazione. Pane&Vino è il luogo ideale per degustare un ottimo calice di vino e, se lo si desidera, in accompagnamento un gustoso tagliere, un veloce antipasto o un piatto gourmet. Nel Wine Bar di Eataly Lingotto i clienti possono scegliere tra le più di 100 etichette presenti in Carta, 8 grandi vini al calice e, se preferiscono la bottiglia, tutta la Cantina sarà a loro disposizione. Per non rimanere a stomaco vuoto, Pane e Vino propone le Tapas del Mercato, stuzzicherie preparate con gli Alti Cibi in vendita nel Mercato di Eataly, gli Specialmente, una selezione dei migliori formaggi e salumi e i Vicini, i piatti stellati di Claudio e Anna del ristorante Casa Vicina.
LA BIRRERIA DI EATALY Dopo New York e Roma, arriva anche a Torino la Birreria di Eataly. Ogni giorno viene proposta una selezione delle migliori produzioni brassicole italiane e internazionali:16 birre alla spina che ruotano ogni mese, 40 in bottiglia nella Carta dedicata e persino la possibilità di scegliere a scaffale l’etichetta preferita. In accompagnamento gli ottimi hamburger nel panino nelle versioni di carne – naturalmente de La Granda – pesce o verdure. E poi gli sfizi, croccanti crostini del pane appena sfornato dal forno a legna di Eataly e farciti con una selezione degli Alti Cibi, e naturalmente i fritti, perfetti con una fresca birra.
LA FAMIGLIA VICINA
Fiore all’occhiello della Cantina di Eataly è il ristorante Casa Vicina. Ristoratori da sempre, la famiglia Vicina guida il ristorante stellato di Eataly Lingotto, tenendo alti i valori che la contraddistinguono sin dal 1902: eccellente qualità delle materie prime, unione tra tradizione e territorio ma anche attenzione all’innovazione e alla soddisfazione del cliente. Claudio Vicina, quarta generazione in cucina, porta avanti il nome di famiglia con Anna e con la preziosa figura del fratello Stefano, responsabile di sala: un’unione premiata con una Stella Michelin, che brilla in tutti i loro piatti. Infine, la nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà il palcoscenico di numerose attività didattiche per imparare qualcosa di più sul mondo del bere: cene con i produttori vitivinicoli, lezioni e incontri di degustazione. Il programma sarà presto disponibile su www.torino.eataly.it.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Si è tenuta a Roma, domenica 2 e lunedì 3 ottobre 2016, presso il Centro Congressi dell’A.Roma – Lifestyle Hotel & Conference Center la quarta edizione di ShowRUM– Italian Rum Festival, il primo e più importanteeventoitalianodedicato al Rum e alla Cachaca. La rassegna, organizzata e diretta da Leonardo Pinto, in collaborazione conIsla de Rum eSDI Group ha decretato I vincitori della STC – ShowRUM Tasting Competition, unica Blind Tasting Competition italiana dedicata a Rum e Cachaca, nella quale i rum sono stati divisiper anni di invecchiamento e per alambicchi di provenienza oltre che pertipologia. Unica al mondo, inoltre, a premiare, grazie a una giuria di esperti nazionali ed internazionali solo il best in class per ogni categoria. La quinta edizione di ShowRUM si terrà domenica 8 e lunedì 9 ottobre 2017.
La Giuria 2016 era composta da Patrizia Beretta (Esperta di distillati e liquori), Fabio Bacchi (Bartales), Alberto Lupini (Italia a Tavola), Silvano Samaroli (Selezionatore e imbottigliatore indipendente), Marco Graziano (Le vie del rum), Massimo D’Addezio (Bartender), Philip Ili Barrake (sommelier di sigari ed esperto di distillati) e Cristiano Mazzanti (Bartender), con i ‘Giudici Ospiti‘, Nigel Sade, Sarah Wilkinson, Giorgia Francazzi e Giampiero Francesca.
Ecco i premi della STC 2016:
COLUMN STILL WHITE ——> Malecon Extra Seco
COLUMN STILL 1-3 ——> Malecon 3 anni
COLUMN STILL 4-7 ——> DonQ Anejo
COLUMN STILL 8-15 ——> Roble Viejo Extra Anejo
COLUMN STILL >15 ——> Malecon Selección Esplendida 1987
COLUMN STILL NO AGE DECLARED ——> Abuelo Centuria
SOLERA 1-8 ——> Ron Cihuatan 8 Solera
SOLERA 8-15 ——> La Hechicera
SOLERA >15 (EX AEQUO) ——> Botran Solera 18 SOLERA >15 (EX AEQUO) ——>Santa Teresa 1796 Antiguo de Solera POT STILL & BLENDED WHITE ——> J.Wray Silver
POT STILL & BLENDED 1-3 ——> J.Wray Gold
POT STILL & BLENDED 4-7 ——> The Real McCoy 5
POT STILL & BLENDED 8-15 ——> Appleton Estate 12
POT STILL & BLENDED >15 ——> Appleton Estate 21 POT STILL & BLENDED NO AGE DECLARED ——> Appleton Estate Reserve Blend AGRICOLE STYLE WHITE ——> Trois Rivieres Mojito
AGRICOLE STYLE 1-3 ——> Trois Rivieres Ambre’
AGRICOLE STYLE 4-6 ——> Trois Rivieres VSOP
AGRICOLE STYLE >6 ——> Trois Rivieres Triple Millesimè
CACHACA WHITE ——> Cachaca Leblon
CACHACA AGED ——> Cachaca Magnifica Reserva Solera
OVERPROOF WHITE / AGED ——> Wray & Nephew White Overproof
SPICED/FLAVOURED ——> Ron Aguere Caramelo
SPICED/FLAVOURED AGED ——> Plantation Pineapple
INDEPENDENT BOTTLERS 8-15 ——>Mezan Guyana 2005
INDEPENDENT BOTTLERS NO AGE DECLARED ——> Mezan XO
BEST PACKAGING ——> Appleton Estate 21
L’ampia area espositiva con gli stand è stata suddivisa in quattro macro-aree: rum tradizionali, agricole, cachaca e imbottigliatori indipendenti, che hanno permesso ai visitatori di rendere la giornata non solo un momento di degustazione di altissima qualità, ma anche di informazione e conoscenza.
Sono state quindi protagoniste le degustazioni delle più grandi etichette presenti sul mercato italiano e internazionale e I cocktails preparati da barman professionisti, ma anche i sigari e il cioccolato di Venchi, lemasterclass – tra cui una dedicata al ghiaccio nei cocktail – e i seminari con i maggiori esperti mondiali.
ShowRUM è stata occasione per creare il più grande temporary bar italiano, che ha coinvolto 8 fra i migliori bar d’Italia, avvicinati tra loro a coppie su 4 banconi, che hanno miscelato fianco a fianco per ‘affinità elettive’.
Dai bartender ai grandi buyer, passando per i Market Influencer, gli importatori, i distributori, la stampa e i blogger, oltre agli appassionati e ai neofiti del rum hanno animato la rassegna che ha previsto un Trade Day, lunedì 3 ottobre, giornata interamente dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d’eccezione.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Giunge nel 2016 alla sua quarta edizione ShowRUM, il primo e più importante evento italiano dedicato al Rum e alla Cachaca. La rassegna, organizzata dal sommelier Ais Leonardo Pinto (nella foto), direttore del festival, in collaborazione con Isla de Rum e SDI Group, ha registrato, lo scorso anno, oltre 3 mila presenze, con un costante aumento annuale di appassionati e visitatori. Punto di riferimento per il settore, ShowRUM rappresenta il miglior trampolino di lancio per il mercato italiano. L’ampia area espositiva dello ShowRUM sarà suddivisa in quattro macro-aree: rum tradizionali, agricole, cachaca e imbottigliatori indipendenti.
Le degustazioni guidate, le presenze di master distillar, esperti, distributori e brand ambassador permetteranno ai visitatori di compiere un viaggio nel variegato mondo del rum arricchendo la propria conoscenza e soddisfacendo ogni tipo di curiosità, nella giornata di Domenica 2 ottobre interamente dedicata agli appassionati. Lunedì 3 ottobre va in scena invece il Trade Day, giornata dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d’eccezione.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Una innovativa edizione limitata, realizzata in collaborazione con lo chef stellato Michelin Carlo Cracco e Filippo Sisti, head bartender del suo ristorante e cocktail bar Carlo e Camilla in Segheria di Milano. Un’esclusiva per il mercato italiano. Si tratta di Local Heroes 02 Limited Edition, blend che celebra l’innovativo concetto di miscelazione che contraddistingue il Carlo e Camilla in Segheria. Il progetto Local Heroes è nato dal desiderio di Portobello Road Gin di celebrare un mercato, quello italiano, attraverso la collaborazione con una figura tra i migliori talenti del paese. Il ‘Local Hero’ appunto, con cui realizzare un prodotto innovativo e artigianale. ‘Local Heroes 02‘ è caratterizzato da botanicals unici e ricercati, tra cui buccia di mango, pepe di timut e aneto, accuratamente dosati e distillati da Carlo Cracco e Filippo Sisti a Londra presso “The Ginstitute” – la casa di Portobello Road Gin. Una produzione limitata di mille bottiglie artigianali distillate in alambicchi di rame da 30 litri battezzati Copernico II, imbottigliate ed etichettate a mano prima di essere spedite in Italia per il lancio in occasione del Gin Day l’11-12 settembre a Milano. Local Heroes 02 sarà disponibile alla vendita in negozi selezionati in Italia. Carlo e Camilla in Segheria utilizzerà questo blend unico per offrire cocktails innovativi ai propri clienti. Per i fan Uk, ci sarà un numero limitato di bottiglie disponibili all’acquisto su www.portobelloroadgin.com.
La limited-edition sarà una tra le ultime limited-edition prodotte presso ‘The Ginstitute’ prima del trasferimento di Portobello Road Gin nella sua nuova sede, un moderno palazzo del gin nel cuore di Portobello Road, attrezzata con blending rooms, un museo con gift shop, un ristorante Gintonica di stile spagnolo e alcune esclusive camere per gli ospiti. “E’ un grandissimo onore lavorare con Carlo e Filippo alla creazione di un London Dry Gin dal cuore italiano – commenta Tom Coates, brand director di Portobello Road Gin -. Come immaginavo, i sapori sono completamente unici e siamo estremamente soddisfatti del risultato. Abbiamo introdotto il nostro brand nel mercato italiano solo due anni fa e stiamo avendo risultati incredibili. Con il lancio dell’edizione Local Heroes 002 desideriamo aumentare ulteriormente la notorietà del brand in Italia”. “Siamo molto felici di poter collaborare con un’eccellenza come Portobello Road Gin – aggiungono Carlo Cracco e Filippo Sisti – questo progetto ci ha permesso di condividere la nostra visione ed il nostro gusto attraverso la creazione di una special edition”. A settembre 2015, Portobello Road Gin ha collaborato con Brett Graham, proprietario e capo cuoco del ristorante The Ledbury di London, per creare la prima edizione del Local Heroes: una ricetta di gin distintiva che includeva tra i botanicals olive verdi, clementine, dente di leone e levistico officinale. The Ledbury ha ricevuto numerosi riconoscimenti incluse due stelle Michelin e a maggio 2014 è rientrato tra i 10 migliori ristoranti al mondo su Restaurant Magazine.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il 2 e 3 luglio 2016 torna in Italia il primo Campionato Invitational Europeo dedicato al barbecue americano. Ad ospitarlo per la seconda edizione la Distilleria Bonaventura Maschio, nella storica sede di Gaiarine (Tv). Per contendersi il “Prime Uve Invitational Barbecue Championship”, l’autentica gara all’americana cui si accede solo su invito, convergeranno in Veneto diciotto team da tutta Europa.
Quest’anno alla competizione si aggiunge una sorpresa davvero eccezionale. Nel pomeriggio di sabato 2 si terrà una masterclass di Steven Raichlen, l’uomo che ha dato il via all’approccio moderno del “grilling”, specialità sempre più ricca di appassionati. Raichlen, conteso dalle tv americane per la grande competenza in materia di barbecuing e grilling, autore di ben 30 libri tradotti in 17 lingue, in Italia è noto per il programma “Il mago del grill” in onda su Gambero Rosso Channel. La masterclass sarà aperta a 20 partecipanti che riusciranno ad aggiudicarsi il loro posto prenotandolo su Eventbrite al costo di 300 euro, commissioni e tasse incluse, a partire da Martedì 7 Giugno, data di apertura della prevendita dei biglietti.
“Dato che in Europa ancora non esisteva una competizione internazionale di spessore in cui la cultura del barbecue incontra quella dei grandi distillati – spiega Anna Maschio, titolare della Bonaventura Maschio con il padre Italo e il fratello Andrea – abbiamo pensato di organizzarla all’interno della nostra distilleria. E proprio perché i nostri distillati d’uva saranno i padroni di casa, abbiamo inserito tre categorie a loro dedicate, oltre alle quattro previste dal regolamento KCBS, nelle quali le squadre dovranno dimostrare di saper utilizzare con abilità i nostri prodotti: Sauce, Barrel Smoke e Dessert”.
“Per noi è un grande orgoglio ospitare in azienda il top delle squadre europee – sottolinea Andrea Maschio, il griller di famiglia – Siamo inoltre fieri che la KCBS abbia inserito la nostra competizione nel calendario dei suoi eventi. Il fatto che siamo alla seconda edizione e la vasta eco che sta riscuotendo, ci confermano che il Prime Uve Invitational Barbecue Championship sta diventando un appuntamento di prestigio”.
Come dicevamo, al “Prime Uve Invitational Barbecue Championship” partecipano diciotto team, selezionati tra le migliori squadre europee sulla base del punteggio EBCC (European Barbecue Challenge Cup) dell’anno precedente. A questi si aggiungono di diritto le squadre che si sono aggiudicate le tre wild card concesse quest’anno. Ovverosia i brianzoli Brig Boys, che l’hanno ottenuta al W.E.S.T. di Riva di Tures, gli svedesi Flaming Pig, Grand Champion al Tony Stone Low and Slow di Hoofdorp in Olanda e, ultimo mistero rimasto ancora da svelare, la squadra che vincerà l’Italian Barbecue Championship il 12 Giugno a Perugia.
Sette le categorie in cui i partecipanti si contenderanno il “Prime Uve Invitational Barbecue Championship”. Le quattro classiche delle sfide americane KCBS cui se ne sommano tre legate ai distillati Prime Uve (Prime Uve Bianche, Nere e Oro). Fra le prime: Pork, Brisket, Ribs e Chicken. A queste si aggiungono quelle pensate ad hoc e quindi Sauce, Barrel Smoke e Dessert.
Dato che le cotture all’americana prevedono tempi molto lunghi, la sfida proseguirà anche durante la notte fra il sabato e la domenica. Dopodiché ventiquattro giudici (certificati KCBS, anche loro invitational scelti sulla base di competenza ed esperienza) degusteranno le preparazioni alla cieca, ossia senza conoscere il nome degli autori della portata che verrà loro presentata.
Voteranno aspetto visivo, gusto e morbidezza. Un doppio giudizio attenderà invece le squadre nella categoria Barrel Smoke, per la quale, oltre ai giudici KCBS è stata eletta una giuria di esperti enogastronomici che esprimerà il proprio favore e assegnerà un ulteriore premio. Il pubblico è ammesso solo su invito.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento