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Amarone 2009 Costa delle Corone, Monteci: premio speciale Vecchia annata Guida Winemag 2025

Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 Costa delle Corone di Monteci Premio speciale vecchia annata Guida Winemag 2025
L’
Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 Costa delle Corone di Monteci si aggiudica il Premio speciale “Vecchia annata” della Guida Winemag 2025. Il vino top di gamma della cantina di Pescantina (Verona), appartenente alla Linea Monteci Selezioni, si è aggiudicato 96/100 in occasione delle degustazioni alla cieca. Convince per la vitalità, la precisione e l’integrità del sorso, a distanza di ben 15 anni dalla vendemmia (avvenuta un anno prima dell’assegnazione della Docg alla pregiata denominazione veronese). L’Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 Costa delle Corone, per ammissione della stessa cantina, è la «massima espressione dell’identità di Monteci», nonché «la sintesi di un vigneto quasi inaccessibile», da cui prende il nome. Un appezzamento inerpicato sulle colline della Valpolicella Classica, in cui affondano le radici le piante di Corvina, Rondinella e Molinara.
Di seguito il profilo del vino.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOC CLASSICO 2009 COSTA DELLE CORONE, MONTECI

  • Fiore: 9
  • Frutto: 9.5
  • Spezie, erbe: 9.5
  • Freschezza: 8
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Premio speciale “Vecchia annata” per la Guida Winemag 2025)

Monteci Viticoltori

Via San Michele, 34
37026 Pescantina (VR)
Tel.+39 (045) 7151188
Email info@monteci.it

AMARONE COSTA DELLE CORONE 2009, MONTECI

DENOMINAZIONE Amarone Classico della Valpolicella Doc
UVAGGIO Corvina, Rondinella, Molinara
ZONA DI PRODUZIONE Valpolicella Classica
TECNICA DI VINIFICAZIONE Appassimento delle uve per circa 5 mesi. Dopo la pigiatura 30 giorni di contatto mosto/bucce. Segue fermentazione alcolica e fermentazione malolattica. La fermentazione avviene in parte in acciaio e in parte in tini di rovere.
AFFINAMENTO In botti di rovere da 50 ettolitri per 60 mesi.
IMBOTTIGLIAMENTO In bottiglia per almeno 5 anni.
TEMPERATURA DI SERVIZIO 18-20° C
ABBINAMENTI Selvaggina da pelo o nobile da piuma, “pastissada” di cavallo, brasati, arrosti, formaggi stagionati o piccanti, risotto all’Amarone. Grande vino da meditazione.
PUNTEGGIO WINEMAG 96/100 (PREMIO SPECIALE “VECCHIA ANNATA” – GUIDA WINWMAG 2025)
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Miglior vino piwi italiano Guida Winemag 2025: Venezia Giulia Igt Limine, Terre di Ger


Il Miglior vino Piwi italiano è Limine 2022, Venezia Giulia Igt bianco della cantina Terre di Ger. È il risultato delle degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Limine di Terre di Ger si aggiudica uno dei “premi speciali”, dedicati alle varietà resistenti alle malattie fungine della vite (l’acronimo con cui si identifica la tipologia è “Piwi”). Terre di Ger, a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, si conferma la cantina italiana più avvezza alla tipologia, forte dell’esperienza maturata in anni di sperimentazioni dal titolare,
Gianni Spinazzè. Di seguito il profilo del Miglior vino Piwi italiano, ottenuto da uve resistenti della varietà Soreli.

VENEZIA GIULIA IGT BIANCO LIMINE 2022, TERRE DI GER

  • Fiore: 8
  • Frutto: 8.5
  • Spezie, erbe: 8
  • Freschezza: 8.5
  • Tannino: 0
  • Sapidità: 7.5
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 8
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 8
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Premio speciale: miglior vino Piwi italiano per la Guida Winemag 2025

Terre di Ger

Via Strada della Meduna – Frattina di Pravisdomini
33076 Pordenone (italia)
Tel. +39 0434.644452
Email info@terrediger.it

TERRE DI GER, LA CASA DEI PIWI

Terre di Ger nasce dalla passione per la viticoltura di Gianni Spinazzè, che fin da bambino andava nei vigneti che la famiglia gestiva in mezzadria di alcune proprietà dei Bellussi, proprietari del trevigiano. Negli anni Sessanta, Gianni, per meglio strutturare le palificazioni delle “Bellussere” del Piave ha avviato una produzione di pali in cemento, dando il via alla lunga storia dell’azienda Spinazzè, oggi affermata nel settore viticolo e frutticolo mondiale. La vera svolta per l’azienda avviene nell’ultimo decennio. Il merito è di un nuovo progetto agronomico ed enologico , con l’impianto di vitigni a varietà resistenti Piwi e una profonda ricerca sulle potenzialità dei vini da esse ottenuti.

L’obiettivo di Terre di Ger è di ridurre l’impatto ambientale dei trattamenti fitosanitari, salvaguardare la natura e avviare una coltivazione a regime biologico, puntando sulle diversità organolettiche. Nascono nuove opportunità e i confini si allargano, diventa interessante il confronto e la coesistenza con altri territori e si arriva ad acquisire la tenuta “La Boccolina” nel cuore delle colline di Jesi e a gettare le basi per il progetto “Dolomiti” nelle Coste del Feltrino.

MIGLIOR PIWI ITALIANO GUIDA WINEMAG: LIMINE TERRE DI GER

Limine di Terre di Ger è il miglior vino piwi italiano per la Guida Winemag 2025 – Top 100 milgiori vini italiani. Un nome di fantasia che è sinonimo di “confine”. Esattamente come in una poesia di Montale, questo è un vino che sta “sulla soglia” e che ha permesso di varcare il confine e di andare oltre il biologico, guardando al futuro. Denominazione: Venezia Giulia Igt 2022. Uve: Soreli, varietà Piwi resistente alle malattie fungine della vite.

In cantina: sulle fecce fini per circa sei mesi con frequenti bâtonnageDegustazione: Vino dal colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso presenta note di miele e frutta esotica. Vino strutturato dalla lunga persistenza aromatica, lascia in bocca un piacevole retrogusto di menta. Si accompagna a primi piatti di pesce, formaggi e ricette di carni bianche. Gradazione: 14% vol. Servizio: 12-14° gradi.

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Leonardo Palumbo nuovo vicepresidente dell’Union Internationale des Oenologues


Parla sempre più italiano la l’Unione internazionale degli enologi. Leonardo Palumbo è stato infatti nominato vicepresidente dell’Union Internationale des Oenologues, che riunisce le sedici associazioni nazionali di enologi ed enotecnici di Germania, Argentina, Austria, Brasile, Canada, Cile, Croazia, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Giappone, Portogallo, Slovenia, Svizzera e Uruguay. Palumbo, direttore tecnico della cantina pugliese Torrevento, già presidente della sezione Puglia-Basiliata-Calabria di Assoenologi e per molti mandati consigliere nazionale di Assoenologi, ricoprirà l’incarico insieme a Didier Fages. L’attuale presidente dell’Union Internationale des Oenologues è Emilio Renato Defilippi (Italia). Al suo fianco Pierre-Louise Teissedre (Francia) e Santi Jordin (Spagna).

I presidenti emeriti sono Riccardo Cotarella, Serge Dubois ed Edmund Diesler. L’Union Internationale des Oenologues è nata a Milano nel 1965, a fronte della «necessità di contatti sempre maggiori tra categorie di paesi diversi, la consapevolezza del ruolo crescente che l’enologo stava acquisendo e l’importanza che la categoria assumeva per il costante miglioramento e progresso del settore». La fondazione si deve a Gabriel Humeau, presidente dell’Unione degli Enologi francesi, deciso a riunire a livello mondiale le associazioni degli enologi e degli enotecnici.

L’UNION INTERNATIONALE DES OENOLOGUES

Un’idea che fu accolta molto favorevolmente da Antonio Carpenè, allora presidente di Assoenologi, che si è subito dichiarato disponibile a collaborare alla sua realizzazione. Il progetto di costituzione dell’Unione Internazionale degli Enologi fu presentato e discusso nel corso di due incontri svoltisi a Narbonne (Francia) e Madrid (Spagna), nel 1964, alla presenza di delegati dell’Argentina, del Cile, della Spagna, degli Stati Uniti, Francia, Italia e Portogallo. In quell’occasione furono redatti l’atto costitutivo e il programma operativo del nuovo organismo.

L’Unione Internazionale degli Enologi è stata quindi ufficialmente fondata a Milano, il 24 aprile 1965, dopo l’approvazione dello statuto sociale. Le associazioni fondatrici sono state quelle di Argentina, Cile, Spagna, Francia, Italia e Portogallo. Il primo presidente dell’Union Internationale des Oenologues fu Gabriel Humeau. Vicepresidente Antonio Carpenè e carica di segretario generale affidata allo spagnolo Luis Albalate. La sede dell’Uioe. si trova a Parigi e ha due sedi ausiliarie: Madrid e Milano. Gli obiettivi di ieri sono ancora oggi riportati nello Statuto dell’Unione.

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birra

Winter Beer 2024: Theresianer lancia la sua birra invernale

Quest’anno la Winter Beer di Theresianer ha un nuovo “testimonial”: il pettirosso. Da sempre simbolo della vita che resiste all’inverno, portatore di rinnovamento, icona di rinascita. Il pettirosso porta con sé tutti i buoni auspici per accompagnarci dall’anno vecchio a quello nuovo con gioia e positività.

La ricetta di è invariata. Una doppio malto non filtrata ad alta fermentazione e leggermente speziata, con deliziosi profumi di frutta secca e delicate note di tostato. Da assaporare in abbinamento a formaggi stagionati o con il cioccolato fondente, si manifesta perfetta come birra da meditazione.

Per l’inverno 2024 Winter Beer è custodita in una confezione che racconta, attraverso il piccolo pettirosso e i caldi colori che lo caratterizzano, un sentimento di gioia e rinascita pur nella stagione fredda.

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Sei cantine italiane in vendita: ecco quali


«Riparte il valzer delle acquisizioni tra le cantine italiane». Come riportato dal Sole 24 Ore, sei cantine italiane sarebbero in vendita. Le recenti riduzioni del costo del denaro stanno favorendo una nuova campagna di acquisizioni in tutto il Paese, da Nord a Sud, con un crescente interesse per le realtà vinicole di alta qualità e forte identità territoriale. Mentre il mercato del vino fermo di fascia media mostra segnali di difficoltà nei consumi, gli spumanti e le bottiglie provenienti da aree a denominazione, con un posizionamento medio-alto, continuano a suscitare grande appeal tra gli investitori.

CASTELLO DI NEIVE IN VENDITA?

Tra le aree di maggiore interesse spiccano le Langhe, dove tornano a circolare voci su un possibile cambio di proprietà del Castello di Neive, storica cantina del Barbaresco. Nei mesi scorsi si era già parlato di un interesse da parte della cantina Argiano di Montalcino, ma di recente sarebbero emersi nuovi potenziali acquirenti. Tuttavia, la situazione interna dell’azienda risulta complicata, con Carolina Stupino, erede del fondatore, pronta a vendere, ma sarebbe – sempre secondo Il Sole 24 Ore – in contrasto con un altro azionista di rilievo, il finanziere greco Giorgio Psacharopulo, titolare del 30% delle quote. Le prossime settimane saranno decisive per capire se verrà raggiunto un accordo tra i soci.

ZENATO NEL MIRINO DI SANTA MARGHERITA, FERRARI E FANTINI GROUP?

Cantine italiane in vendita anche in Valpolicella, altra denominazione di grande prestigio nel mirino degli investitori. La cantina Zenato, noto marchio del vino italiano grazie a prodotti come Amarone, Ripasso della Valpolicella e Lugana, sarebbe nel mirino di diversi pretendenti. Nonostante un apparente accordo interno che ha portato alla nomina di Lorenzo Miollo come amministratore, proseguono incontri sottotraccia con grandi gruppi vinicoli italiani, tra cui Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantine Ferrari e Fantini Group. Zenato rappresenta un brand di notevole valore, capace di attirare l’interesse di molti per la sua forza commerciale e la solidità dei suoi prodotti.

QUADRA FRANCIACORTA E MIRABELLA SUL MERCATO?

Non meno dinamica è la situazione in Franciacorta, dove alcune cantine potrebbero presto cambiare proprietà, spinte dalle difficoltà nel passaggio generazionale. È il caso di Quadra Franciacorta, azienda sul mercato per mancanza di eredi pronti a succedere al fondatore Ugo Ghezzi, e che sembra aver attirato l’interesse del Gruppo Unipol, già presente nel settore vinicolo con diverse realtà in Toscana e Umbria. Si confermerebbe coì difficilissimo, a Quadra, sostituire Mario Falcetti. Anche la cantina Mirabella potrebbe finire sul mercato, con il socio Giuseppe Chitarra intenzionato a cedere il suo 24%, nonostante l’opposizione della famiglia fondatrice Schiavi e di altri azionisti di rilievo.

VARVAGLIONE COMPRA CLAUDIO QUARTA? RUMORS SU CONTE SPAGNOLETTI ZEULI

Sul fronte delle cantine italiane in vendita, il Sud Italia non resterebbe escluso. In Puglia, la famiglia Varvaglione sarebbe vicina all’acquisto delle tre cantine di Claudio Quarta, due delle quali situate in Salento e una in Irpinia. Si tratta di Tenute Eméra, nelle terre del Primitivo di Manduria (Marina Di Lizzano, Taranto), Cantina Moros nella zona del Negroamaro (Guagnano, Lecce) e Cantina Sanpaolo, nel cuore dell’Irpinia (Tufo, Avellino).

Non resterebbe indenne dalla girandola di interessi e potenziali cambi di proprietà la Murgia. Sempre secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, l’azienda e i vigneti di proprietà del Conte Spagnoletti Zeuli, ad Andria (Tenuta Zagaria e Tenuta San Domenico) potrebbero passare nelle mani di Casillo Group, nota nel settore agroalimentare per marchi come Molino Casillo e Birra Molina. Anche in questo caso, le trattative sarebbe vicine a una conclusione.

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birra

Turismo brassicolo: opportunità e risorsa concreta per produttori e territori

Il turismo brassicolo è ormai una realtà che si sta consolidando sempre più a livello nazionale. Lo ha ribadito , l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti, durante il convegno Filiera Birra 2024, tenutosi a Milano presso il Palazzo della Cultura il 16 ottobre. Un turismo, quello brassicolo, capace di promuovere i territori, la loro cultura e valorizzando le tradizioni locali. Un movimento in grado di far conoscere le produzioni di birra artigianale dei mastri birrai italiani.

«Il turismo brassicolo è oramai una realtà – ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Un fenomeno che è partito lentamente ma che si sta strutturando per accogliere al meglio turisti, visitatori e appassionati. I birrifici artigianali non sono solo delle aziende, ma luoghi di ritrovo che esaltano il legame con il territorio in cui si trovano. Luoghi in cui è possibile acquistare prodotti locali, fare visite guidate, conoscere nuovi mondi».

«Ma anche luoghi in cui la convivialità e l’ospitalità si sposano con il bere bene e il mangiare bene. Per questo Unionbirrai – ha aggiunto – è impegnata nel sostenere i piccoli birrifici artigianali affinché diventino parte integrante di itinerari turistici e mete da visitare e in cui trascorrere piacevoli momenti. Un sostegno che stiamo promuovendo anche normativamente attraverso la creazione delle “Strade della Birra“, prendendo spunto da ciò che il mondo vitivinicolo ha già realizzato con successo con le cantine».

UN PORTALE A SUPPORTO DEL TURISMO BRASSICOLO

Durante il convegno, Unionbirrai ha illustrato le potenzialità del portale www.indipendenteartigianale.it, creato e promosso come strumento dedicato a tutti i turisti e viaggiatori appassionati di birra.

«Chi vuol pianificare un itinerario in un determinato territorio – ha spiegato il segretario generale Simone Monetti – può così individuare facilmente i birrifici artigianali italiani presenti che hanno ottenuto il marchio di garanzia. Può così scoprire le strutture dove soggiornare e i locali che servono birra artigianale, organizzare tour turistici alla scoperta del mondo brassicolo nazionale, trovando eventi e iniziative. Ma anche selezionando chi effettua la vendita diretta o offre una serie di servizi. Di fatto, un portale turistico a tutto tondo che ruota attorno alla birra artigianale italiana».

Tra i protagonisti del convegno Filiera Birra anche il fondatore del Birrificio Curtis Canava di Bairo (Torino) che ha portato la sua testimonianza, esempio concreto di turismo brassicolo. Silvio Bertero, infatti, è diventato punto di riferimento per turisti, viaggiatori, ciclisti e camperisti anche grazie a una convenzione con AgriCamper.

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a tutto volume

Distillerie Bonollo e Templeton Distillery: accordo di distribuzione

Distillerie Bonollo Umberto Spa annuncia l’accordo siglato con Infinium Spirits per la distribuzione esclusiva in Italia del marchio Templeton Whiskey. Dopo i festeggiamenti per i 25 anni dell’iconica grappa OF Amarone la distilleria padovana arricchisce la propria offerta con il prestigiose brand americano. Nel ricco portfolio dell’azienda, recentemente ampliato con l’offerta dei Vermouth, Gin e Amaro del brand Ballor, entra così una selezione di Whiskey.

«Siamo orgogliosi di rappresentare in Italia un marchio così importante nel panorama internazionale del Rye e del Bourbon whiskey – afferma Elvio Bonollo, portavoce della quarta generazione alla guida dell’azienda -. Whiskey Templeton è perfetto per affermare la nostra presenza nel mercato On Premise italiano».

TEMPLETON DISTILLERY

Da oltre 100 anni, in Iowa, Templeton Distillery è rinomata per la sua tradizione di produzione di whiskey e vanta una collezione di prodotti che incarnano lo spirito e l’eccellenza artigianale. Le radici della Templeton Distillery possono risalire all’attività al periodo del Proibizionismo americano, in cui si è sviluppata una mentalità imprenditoriale appassionata che tutt’ora vive.

Templeton Distillery sta evolvendo da imbottigliatore indipendente a distillatore, sfruttando sia il proprio distillato che le scorte selezionate di whisky di provenienza diversa per creare innovazioni nel settore. Le distillazioni di Templeton iniziano a fine del 2018, in un sito di 20 acri (8 ettari) a Templeton (Iowa) in cui sono inseriti una distilleria e un museo di circa 3.200 metri quadrati.

La capacità produttiva è di oltre 3 milioni di bottiglie all’anno nello stabilimento dove ci sono 2 magazzini di maturazione e invecchiamento in botti per un totale di circa 5.000 metri quadrati. I prodotti Infinium Spirits: fondata nel 2005 e con sede a San Diego (California).

«Siamo lieti di avviare questa nuova partnership con le Distillerie Bonollo Umberto Spa per il mercato italiano – dichiara Victor Kujawski, International Commercial Manager della Infinium Spirits –. A rendere ancora più significativa la partnership è che Templeton Distillery sarà il primo marchio importato dall’azienda veneta. Crediamo che insieme alla forte squadra di Bonollo 1908 potremo ottenere grande successo in Italia, per un mercato molto importante per noi».

I WHISKEY DI TEMPLETON DISTILLERY

Sul mercato italiano, grazie a questa partnership, saranno presenti cinque whiskey unici che celebrano tradizione, innovazione e qualità artigianale, perfetti da gustare puri o in miscelazione. Si tratta di:

  • Templeton Rye Whiskey 10 anni riserva,
  • Templeton Rye Whiskey 6 anni,
  • Templeton Rye Whiskey 4 anni,
  • Templeton Midnight Whiskey,
  • Templeton Fortitude Bourbon

TEMPLETON RYE WHISKEY 10 ANNI RISERVA

Templeton Rye 10 anni, è uno Straight Rye Whisky, fiore all’occhiello della distilleria. Invecchiato per 10 anni in botti di rovere americano nuovo carbonizzato, vanta un Mash Bill con 95% di segale e 5% di orzo maltato. È una selezione speciale, disponibile in quantità estremamente limitate.

A seconda delle caratteristiche delle botti di provenienza, il prodotto sarà caratterizzato da lievi variazioni naturali di aromi e sapori che rendono ogni bottiglia unica e preziosa.Templeton Distillery consiglia di consumarlo liscio oppure con whiskey stones, con ghiaccio oppure con acqua.

TEMPLETON RYE WHISKEY 6 ANNI

Templeton Rye 6 anni è un omaggio alla lunga tradizione della distilleria. Invecchiato per sei anni in botti di rovere americano nuovo carbonizzato, questo rye whiskey si distingue per il suo profilo aromatico complesso che rispetta il passato e si ispira al futuro. Oltre che in purezza Templeton Rye 6 anni è perfetto per cocktail come il Templeton Sour e il Templeton Old Fashioned.

TEMPLETON RYE WHISKEY 4 ANNI

Templeton Rye 4 anni vanta un Mash Bill con 95% di segale e 5% di orzo maltato. Invecchiato per quattro anni in botti di rovere americano nuovo carbonizzato. Templeton Rye 4 anni è perfetto per cocktail come Iowa Mule e Summer Smash.

TEMPLETON MIDNIGHT RYE WHISKEY

Innovativo e unico, Templeton Midnight Rye è un American Rye Whiskey miscelato con una punta di Porto rosso. La corposità del Porto sposa la struttura classica del whiskey di segale, traducendosi in una consistenza vellutata. Ideale sia liscio che in cocktail come il Midnight Manhattan e il Portside Old Fashioned.

TEMPLETON FORTITUDE BOURBON

Primo bourbon e distillato vergine della Templeton Distillery, rappresenta l’eredità artigianale della distilleria e si presenta ricco, complesso e pieno di carattere. Prodotto con un Mash Bill composto da 55% mais, 40% segale e 5% orzo maltato, è invecchiato in botti di rovere americano.

Templeton Fortitude Bourbon è un vero tributo alla perseveranza e alla dedizione degli artigiani della distilleria. Colore naturale e non filtrato a freddo, conserva la profondità e l’intensità dei sapori che ne definiscono il carattere straordinario.

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Miglior vino biologico italiano Guida Winemag 2025: Pa’Ro orange, Buccia Nera

Il Miglior vino biologico italiano è Pa’Ro orange della cantina Buccia Nera, Toscana Igt non filtrato. Lo hanno stabilito le degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Un “premio speciale” che viene assegnato alla cantina di Arezzo che si pone come baluardo della biodiversità, ormai da cinque generazioni. Di seguito il profilo del Miglior vino biologico italiano, ottenuto da uve Trebbiano (50%) e Grechetto (50%), a cui è stato assegnato un punteggio di 95/100.

TOSCANA IGT NON FILTRATO 2022 PA’RO ORANGE, BUCCIA NERA

  • Fiore: 8
  • Frutto: 8.5
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 7.5
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 8
  • Facilità di beva: 7
  • A tavola: 8.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 95/100 (Miglior vino biologico italiano per la Guida Winemag 2025)

Buccia Nera

Loc. Campriano, 10
52100 Arezzo
Tel. +39 0575 1696461
Email: info@buccianera.it

CANTINA BUCCIA NERA AREZZO: SUO IL MIGLIOR VINO BIOLOGICO ITALIANO

È della cantina Buccia Nera di Arezzo il miglior vino biologico italiano della Guida Winemag 2025. «La nostra azienda agricola porta il nome del bisnonno Amadio, detto il Buccia Nera per il colore della sua pelle, così scura perché bruciata dal sole. Da più di cinque generazioni, ci identifichiamo con la passione e la fatica che il lavoro della terra richiede. Ancora oggi siamo i custodi di queste colline, degli uliveti e delle vigne, che per noi rappresentano un patrimonio collettivo da preservare. Oggi custodiamo una terra preziosa, mantenendo l’alternanza di boschi, oliveti e frutteti, che ci garantiscono una corretta biodiversità e un ambiente salubre che stanno alla base delle nostre produzioni biologiche, nel pieno rispetto della natura. Autentica sensibilità per la conservazione della biodiversità».

PA’RO ORANGE TOSCANA IGT 2022 MIGLIOR VINO BIOLOGICO ITALIANO

UVE: Trebbiano 50%, Grechetto 50%. VIGNETI: 15-50 anni. ALTITUDINE: 350 – 450 mt. slm. TERRENO: Medio impasto con prevalenza di argilla e ghiaia. ESPOSIZIONE: Sud-Ovest. SISTEMA DI ALLEVAMENTO: Guyot e cordone speronato. EPOCA DI VENDEMMIA: Metà Ottobre. VINIFICAZIONE: Le uve diraspate rimangono in macerazione sulle bucce durante tutta la fermentazione alcolica circa 40 giorni. La fermentazione alcolica avviene interamente in botti di acciaio inox a temperatura controllata di 18°C. AFFINAMENTO: In acciaio inox per 8 mesi e in bottiglia per minimo 2 mesi. GRADAZIONE ALCOLICA: 13% vol.

PRODUZIONE: 4.000 bottiglie. TEMPERATURA DI SERVIZIO: 13°C. COLORE: Oro intenso con riflessi dorati tendenti all’arancio. OLFATTO: Al naso è un vino affascinante che non finisce mai di regalare aromi mano amano che rimane nel bicchiere. Tra le note dominanti troviamo pesca gialla, albicocca candita, foglie di tè, radice di zenzero. GUSTO: In bocca morbido dona una gradevole sensazione di calore data dal buon tenore alcolico bilanciato dall’acidità e dalla mineralità. La leggera presenza del tannino lascia la bocca gradevolmente asciutta. E’ un vino mediamente persistente. ABBINAMENTI: Formaggi stagionati, erborinati, carni bianche elaborate e funghi, spezie.

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Alessandro Mutinelli nel Cda di Unione italiana vini


FOTONOTIZIA – Alessandro Mutinelli è stato nominato consigliere dell’Unione Italiana Vini (Uiv), la principale associazione delle imprese del vino in Italia. «Sono onorato di questo nuovo incarico – commenta il presidente e amministratore delegato di Italian Wine Brands (IWB), gruppo leader nell’export di vini italiani e prima azienda del settore vinicolo, quotata alla Borsa Italiana – e ringrazio l’Unione Italiana Vini per la fiducia riposta in me. Il settore vitivinicolo si trova ad affrontare sfide complesse, sia dal punto di vista della domanda, con l’evoluzione delle abitudini di consumo, sia da quello della produzione, della competitività e della sostenibilità. Sono entusiasta di poter condividere l’esperienza di Italian Wine Brands con gli altri consiglieri di UIV, e di contribuire allo sviluppo del settore».

MUTINELLI NUOVO CONSIGLIERE UNIONE ITALIANA VINI UIV

Italian Wine Brands S.p.A (“IWB” o la “Società”), gruppo leader nell’export di vini italiani e prima azienda italiana quotata del settore, annuncia che Alessandro Mutinelli, Presidente e Ad del Gruppo, è stato nominato Consigliere dell’Unione Italiana Vini, l’Associazione italiana delle imprese del vino.

Questa nomina rappresenta un importante traguardo sia per Alessandro Mutinelli, che vede riconosciuti il suo impegno e la sua visione imprenditoriale nel promuovere il vino italiano a livello nazionale e internazionale, sia per IWB, che ora acquisisce un ruolo di rilievo all’interno dell’Associazione di rappresentanza più importante per le imprese del settore enologico, che conta 770 aziende associate e rappresenta più di 150.000 viticoltori, più del 50% del fatturato italiano di vino e oltre l’85% del fatturato export di vino italiano.

CHI È ALESSANDRO MUTINELLI

In aggiunta alla nomina di Alessandro Mutinelli nel consiglio di Unione Italiana Vini, IWB è attivamente coinvolta in altre importanti istituzioni del settore, quali il Consorzio del Prosecco DOC, il Consorzio del Pinot Grigio delle Venezie, il Consorzio del Primitivo di Manduria DOC e la Commissione prezzi della Borsa Merci di Verona, che testimoniano l’influenza crescente di IWB sia in Italia, che sullo scenario vitivinicolo globale.

Laureato in Economia e Commercio a Trento nel 1991, Alessandro Mutinelli ha iniziato la propria carriera in Deloitte, proseguita nella start up Provinco Italia SpA che è confluita nel 2015 in Italian Wine Brands SpA, il più grande gruppo vinicolo privato italiano quotato alla Borsa di Milano. Con un fatturato di 430 M (2023) e 160 milioni di bottiglie prodotte e vendute è tra i primi tre operatori italiani del settore, con forte vocazione all’export.

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La banda del falso Romanée Conti: scoperte bottiglie con etichette contraffatte (video)


I Carabinieri del NAS di Torino hanno smantellato
una banda dedita alla contraffazione e commercializzazione di bottiglie di vino francese di altissimo pregio. Tra queste, anche del falso Romanée Conti della Borgogna. L’operazione si inserisce nel quadro di un’ordinanza di indagine penale europea, emessa dalla magistratura francese ed eseguita dalle Procure della Repubblica di Torino e Milano. Oltre ai sei mandati di arresto europeo, i Carabinieri hanno eseguito 16 decreti di perquisizione. L’attività ha coinvolto anche Europol e ha visto la collaborazione di varie forze di polizia francesi. Sei le persone arrestate dopo numerose perquisizioni in diverse province italiane, tra cui Torino, Monza, Cuneo, Roma e Bologna.

FALSO ROMANÉE CONTI: I DETTAGLI DELL’INDAGINE

I reati contestati agli arrestati riguardano l’associazione per delinquere (art. 416 c.p.) e la contraffazione di marchi (art. 474 c.p.), in particolare nell’ambito dell’importazione e commercializzazione di prodotti con segni falsi. L’organizzazione criminale, composta da membri di diverse nazionalità, operava principalmente nella falsificazione di vini pregiati, tra cui bottiglie dal valore che poteva raggiungere i 15 mila euro ciascuna.

Le bottiglie contraffatte venivano poi immesse nel mercato a prezzi di mercato regolari, truffando ignari commercianti. Al centro del sodalizio criminale, un cittadino di nazionalità russa, ritenuto il principale artefice della rete. L’uomo si avvaleva della collaborazione di tipografie italiane per la produzione di etichette e tappi falsi, che venivano poi apposti su bottiglie di vino destinate al mercato internazionale.

FALSI VINI PREGIATI FRANCESI: LA LOGISTICA DELLA CONTRAFFAZIONE

Le indagini sulla banda hanno rivelato che le etichette contraffatte, comprese quelle del falso Romanée Conti, venivano talvolta consegnate direttamente presso l’aeroporto di Malpensa, da dove il cittadino russo le portava all’estero per la distribuzione sui mercati mondiali. La contraffazione riguardava etichette di alcune delle case vitivinicole più note e apprezzate al mondo, attirando così l’attenzione delle autorità francesi, che hanno poi avviato l’inchiesta internazionale. Nel corso delle operazioni, i Carabinieri del NAS hanno sequestrato numerose bottiglie contraffatte, etichette, dispositivi informatici e telefoni cellulari appartenenti agli indagati. Sono stati inoltre confiscati denaro e altri beni di valore, oltre a documentazione che si ritiene fondamentale per proseguire le indagini.

LA BANDA DEL ROMANÉE CONTI: L’OPERAZIONE DEI NAS

L’operazione rappresenta un importante passo avanti nella lotta alla contraffazione nel settore del vino, che non solo danneggia l’economia, ma mette anche a rischio la reputazione di marchi storici e prestigiosi. Il mercato del vino di lusso è, infatti, un settore particolarmente sensibile alla falsificazione, dove ogni bottiglia rappresenta non solo un valore economico, ma anche culturale e storico. Le indagini, supportate anche da Europol, proseguiranno nei prossimi mesi per individuare eventuali altri complici e ramificazioni della rete criminale a livello internazionale.

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Consorzio Vini Terre di Pisa Doc: tre nomi nuovi per ripartire


Ginevra Venerosi
Pesciolini è la nuova presidente del Consorzio Vini Terre di Pisa Doc. L’esponente di
Tenuta di Ghizzano è stata eletta all’unanimità dal consiglio di amministrazione dell’ente, che ha rinnovato anche la vicepresidenza, assegnata a Leonardo Beconcini dell’azienda Pietro Beconcini. Il Consorzio si presenta alle porte dell’ultimo trimestre dell’anno anche con una nuova figura: Riccardo Gabriele, che ha assunto la carica di coordinatore e responsabile della Comunicazione. «Il nostro – spiega la neopresidente Ginevra Venerosi Pesciolini – è un Consorzio nato nel 2018 grazie alla volontà di un gruppo di produttori storici dell’area con l’intento di promuovere un territorio che da sempre ha prodotti vini di alta qualità».

«Il lavoro fatto in questi anni – continua – pur frenato dal terribile periodo del Covid, ma portato avanti da Nicola Cantoni che mi ha preceduto e che ringrazio, ci ha permesso di far conoscere nel mondo, grazie a numerose attività estere, tutto il valore espresso dalle nostre aziende». L’obiettivo del Consorzio è anche quello di rappresentare sempre di più le varie anime di un territorio grande come quello della Provincia di Pisa. Lo spiega bene il vicepresidente Beconcini: «Stiamo lavorando per allargare anche la base sociale, convinti che maggiore sia la rappresentatività delle aziende, più sia forte l’impatto comunicativo di tutto il Consorzio».

GLI OBIETTIVI DEL NUOVO CDA DEL CONSORZIO VINI TERRE DI PISA DOC

Già in campo numerose attività di promozione, in Italia come all’estero. Su tutte la partecipazione del Consorzio Vini Terre di Pisa Doc a Wine Paris 2025. «L’obiettivo – dichiara il coordinatore della Comunicazione, Riccardo Gabriele – va nella duplice direzioni di portare il nostro territorio in manifestazioni internazionali di alto livello, nella quali far degustare e comprendere il valore della nostra produzione. Ma anche far toccare con mano, grazie a incoming, la specificità delle nostre aree. Già a breve avremo, da noi, giornalisti nazionali ed internazionali in degustazione. Stiamo portando avanti, inoltre, anche degli studi per capire quali mercati siano aperti alla nostra produzione».

Ma le novità consortili non si fermano qui. È recente la pubblicazione in Gazzetta della modifica al disciplinare che ha introdotto nuove tipologie di produzione. Dal 2024, infatti, potranno essere prodotte le Denominazioni “Terre di Pisa” bianco, “Terre di Pisa” rosso, “Terre di Pisa” rosso riserva. E ancora: “Terre di Pisa” rosato, e “Terre di Pisa” Sangiovese e “Terre di Pisa”. «Crediamo – conclude la presidente Ginevra Venerosi Pesciolini – che anche la modifica al disciplinare sia un’ulteriore azione di valorizzazione della nostra dimensione produttiva di territorio».

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Alessandro Campatelli è il nuovo proprietario di Riecine

Da luglio 2024, Alessandro Campatelli, già direttore dell’azienda Riecine dal 2015 ed enologo dal 2016, è divenuto proprietario della storica cantina fondata nel 1971 dall’inglese John Dunkley e dalla moglie Palmina Abbagnano. «Sono arrivato a Riecine nel 2015, e fin da subito mi sono sentito a casa – dice Campatelli – . Avere la possibilità di portare avanti l’eredità di John e Palmina è motivo di grande soddisfazione ed è ciò che voglio continuare a fare, insieme alla squadra di Riecine che rimarrà immutata».

NUOVA PROPRIETÀ, STESSO STILE

Alessandro Campatelli ha accolto e fatto propria la filosofia produttiva che ha sempre caratterizzato l’azienda di Gaiole in Chianti. “We grow our wine. Rispettare la materia prima, esaltare la varietà, l’annata e rispettare le caratteristiche del territorio”. Caratteristiche che gli hanno permesso di vincere nel 2021 il Premio Gambelli come miglior enologo under 40.

DALL’INGEGNERIA ALL’ENOLOGIA

Nato nel 1984 a Poggibonsi, Alessandro Campatelli è cresciuto a Certaldo. Dopo una laurea in ingegneria a Siena, decide di iscriversi alla facoltà di Viticoltura e Enologia di Pisa, dove si laurea nel 2010 con una tesi sperimentale con il Prof. Lucchi, in materia di flavescenza dorata.

Dopo un’esperienza in California, Campatelli torna in Toscana ed è proprio il suo professore e relatore di Laurea Prof. Lucchi, a metterlo in contatto con Matthieu Taunay enologo dell’azienda Monteverro insieme a Michele Rolland. Un anno più tardi si sposa a in Val d’Orcia a Tenuta di Trinoro, affiancando il leggendario Andrea Franchetti, ricoprendo il suolo di amministratore ed enologo interno.

La chiamata di Riecine arriva a luglio 2015. Dapprima come direttore, per poi ricoprire anche il ruolo di responsabile della produzione dal 2016. Dopo nove anni a Riecine, a luglio 2024, Campatelli tramite un leveraged buyout, rileva le quote di Riecine diventando a tutti gli effetti proprietario unico.

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Miglior vino orange/macerato italiano Guida Winemag 2025: Vis Uvae 2018, Il Carpino

Il Miglior vino orange italiano è Vis Uvae 2018, Venezia Giulia Igt Bianco Macerato della cantina Il Carpino. È il risultato delle degustazioni alla cieca che hanno portato a stilare la Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Tra tutti, impossibile dimenticare un “premio speciale” dedicato a una delle categorie di vino più interessanti e complicati nell’esecuzione, ovvero i “macerati”. Il Carpino, a San Floriano del Collio, al confine fra Italia e Slovenia, dimostra tutto il proprio savoir-faire con Vis Uvae 2018. Di seguito il profilo del Miglior vino orange italiano, ottenuto da uve Pinot Grigio, a cui è stato assegnato un punteggio di 96/100.

VENEZIA GIULIA IGT BIANCO MACERATO 2018 VIS UVAE, IL CARPINO

  • Fiore: 9
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Macerazione: 8
  • Tannino: 6
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior vino orange italiano per la Guida Winemag 2025)

Il Carpino

Località Sovenza 14/A
34070 San Floriano Del Collio (Gorizia)
Tel. +39 328 4721151
Email: ilcarpino@ilcarpino.com

MIGLIOR VINO ORANGE ITALIANO

Il miglior vino orange italiano è Vis Uvae della cantina Il Carpino. Vediamo nel dettaglio il vino premiato dalla Guida Winemag 2025. Vis Uvae, dal latino la Forza dell’Uva, per sottolineare la forza che ha l’uva ossia la Natura, per rendere un vino forte e complesso, cosa che la mano dell’uomo sola lo determina in maniera relativa. Per effetto di una settimana di permanenza delle bucce di colore violaceo del Pinot Grigio a contatto con il mosto, la cosiddetta macerazione di 15-30 giorni, si conferisce al mosto e poi al vino quelle note ramate che lo contraddistinguono dagli altri vini. In origine erano queste le sembianze che aveva il Pinot Grigio, ma poi con l’avvento delle nuove tecniche di vinificazione, si è preferito vinificarlo in bianco. Se questo è stato un bene o un male non sta a noi giudicare, ma di certo il risultato è diverso, sia dal punto di vista olfattivo che gustativo.

VIS UVAE IL CARPINO MIGLIOR MACERATO ITALIANO: DOVE NASCE

Ci troviamo a San Floriano del Collio, a ridosso del confine della Slovenia, in una terra particolarmente vocata per la coltivazione della vite. La nostra azienda nasce con il suo marchio e la sua prima etichetta nel 1987 quando insieme a me c’era ancora mio suocero Silvano, successivamente mancato. Ora invece sono affiancato da mia moglie Anna e dai miei figli Naike e Manuel. Ma la storia ha inizio alla fine degli anni ’70 quando Silvano abbandona la sua attività di commerciante ortofrutticolo per dedicarsi alla campagna. Acquista qualche ettaro di terra e inizia a vinificare e a commercializzare il vino sfuso.

Io lo aiutavo nei ritagli di tempo a seguire la produzione, ma col tempo lascio anche io il mio lavoro di elettrauto per dedicarmi totalmente alla vigna e alla cantina ed è allora che nasce Il Carpino. Piano piano verranno acquistati degli altri appezzamenti di vigna fino ad arrivare agli attuali 17 ettari,  15 in proprietà e 2 in affitto. L’impostazione di carattere familiare di cui la nostra azienda può vantarsi ci permette di controllare tutte le fasi del processo, dalla vinificazione alla commercializzazione del prodotto. Ci riteniamo contadini ed essere contadini oggi comporta una grande responsabilità perché significa essere testimoni ed interpreti del proprio territorio ma anche custodi del paesaggio.

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a tutto volume

Nuovo packaging per La Grappa 903 di Distilleria Bonaventura Maschio

Distilleria Bonaventura Maschio presenta una nuova bottiglia per La Grappa 903, suo prodotto più iconico, che quest’anno festeggia i 25 anni di storia. Un vera e propria svolta per la quinta generazione della famiglia Maschio che, con uno dei suoi prodotti più storici, segna ancora una volta, la sua propensione verso una continua innovazione.

«Per noi la distilleria non è solo un luogo di lavoro. La distilleria è incontro, gioco, studio e divertimento – afferma l’AD Andrea Maschio – . Ogni giorno, da ormai cinque generazioni, viviamo la natura familiare, intima e artigianale della nostra azienda. Solo così riusciamo a dar vita a prodotti che fanno la storia della distilleria, e Grappa 903 ne è un esempio e simbolo unico».

IL NUOVO PACK

Il layout della bottiglia è innovativo ma ricalca l’emblematica confezione per raccontare una lunga 25 anni. L’etichetta con il font in oro, come da tradizione, dona pregio ed eleganza ad una grappa che ancora oggi è simbolo di Bonaventura Maschio non solo in Italia ma anche in molti paesi esteri.

LA GRAPPA 903

La Grappa 903 è dedicata al fondatore dell’azienda, Bonaventura Maschio, nato proprio nell’anno 1903. Il font utilizzato nell’etichetta è l’esatta copia di quello con cui il prete del paese aveva stilato il suo certificato di nascita, scelto per suggellare il rapporto indissolubile tra il distillato e il suo ideatore.

La Grappa 903 è prodotta in due versioni, Tipica dal profumo intenso fruttato e floreale con note di mela e erbe aromatiche e un gusto pieno e complesso e Barrique, più delicata dal profumo speziato e un gusto morbido ed equilibrato, di grande persistenza. La Grappa 903 Barrique è prodotta unendo un distillato di vinacce rosse e un distillato di vinacce bianche. Si ottiene così un’acquavite con la forza e il corpo delle prime e l’aromaticità e la leggerezza delle seconde.

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Braida è Marchio Storico di Interesse Nazionale

FOTONOTIZIA – Braida, simbolo del vino piemontese nel mondo, ha ottenuto il prestigioso Marchio Storico di Interesse Nazionale conferito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Questo riconoscimento pubblico è riservato alle aziende italiane che, per oltre mezzo secolo, hanno mantenuto una qualità produttiva d’eccellenza e un forte legame con il territorio, attestando la loro storicità e autenticità. Fondata nel 1961 da Giacomo Bologna, Braida celebra quest’anno la sua 63ª vendemmia. Da oltre sei decenni, l’azienda di Rocchetta Tanaro, a pochi chilometri da Asti, continua scrivere una storia di passione e pionierismo, legata ai vitigni autoctoni del Piemonte.

“BRAIDA” DI GIACOMO BOLOGNA MARCHIO STORICO DI INTERESSE NAZIONALE

Vino, condivisione e momenti preziosi da non dimenticare: questo è “Braida”. Un soprannome che l’avo Giuseppe Bologna si guadagnò sui campi di pallone elastico, uno sport tradizionale piemontese, e che ancora oggi accompagna la famiglia. Giacomo Bologna ereditò dal padre il nome “Braida” e una piccola vigna di Barbera a Rocchetta Tanaro, e tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta dedicò la sua vita a elevare questo nome e la qualità della Barbera, ottenendo vini e riconoscimenti che hanno fatto la storia dell’enologia italiana e internazionale come La Monella, il Bricco dell’Uccellone, il Bricco della Bigotta, l’Ai Suma in particolare. 

Oggi la quarta generazione “Braida” muove i primi passi nell’azienda di famiglia, che nel frattempo ha oltrepassato il traguardo delle 60 vendemmie e coltiva più di 70 ettari di vigneto tra il Monferrato (dove le radici sono profonde e la Barbera rimane il cuore della produzione) e le Langhe (dove si producono vini bianchi da Chardonnay, Riesling e Nascetta). Nella tradizione Braida, si valorizzano con orgoglio i vitigni autoctoni piemontesi come Grignolino, Moscato e Brachetto: vini che venivano serviti nella storica trattoria di famiglia nella seconda metà del Novecento e di cui i Bologna sono rimasti innamorati.

È dai tempi della “Trattoria degli amici” che l’attitudine all’accoglienza li caratterizza, ed è per questo che sono sempre felici di dare il benvenuto agli ospiti a Rocchetta Tanaro, nelle cantine storiche di via Roma, nell’iconica barricaia che accoglie da sempre visite e degustazioni, e nel Wine Resort tra i vigneti, dove ognuna delle sette stanze porta il nome di uno dei vini dell’azienda e si può vivere un’esperienza “Braida” al 100%.

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“Map Man” Alessandro Masnaghetti mapperà Montespertoli


FOTONOTIZIA – “Map-manAlessandro Masnaghetti mapperà il territorio viticolo di Montespertoli. L’annuncio è dell’
Associazione Viticoltori di Montespertoli, che raggruppa quindici cantine di uno dei territori più vitati della Toscana. Scopo dell’associazione, nata nel 2022, è proprio quello di «promuovere una zona la cui vocazione vitivinicola non ha, fin qui, goduto dell’attenzione che merita».

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Miglior vino dolce italiano Guida Winemag 2025: Ruzzese Diciassettemaggio, Cà du Ferrà


Il Miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025 è il Ruzzese 2020 Diciassettemaggio di Cà du Ferrà. Il punteggio di 97/100 certifica l’assoluto valore – dentro e fuori dal calice – dell’ambizioso progetto di recupero del vitigno autoctono ligure Ruzzese da parte di Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta, in collaborazione con l’enologa Graziana Grassini. Oltre al riconoscimento per il Miglior Vino dolce italiano 2025 al Liguria di Levante Igp Passito Bianco Ruzzese Diciassettemaggio 2020 (di seguito il profilo del vino), Cà du Ferrà
si è guadagnata il titolo di Cantina italiana dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di Winemag.

COSTA LIGURIA DI LEVANTE IGP PASSITO BIANCO RUZZESE 2020 DICIASSETTEMAGGIO, CÀ DU FERRÀ

  • Fiore: 9
  • Frutto: 10
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Tannino: 0
  • Percezione alcolica: 6.5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino dolce italiano per la Guida Winemag 2025)

Cà du Ferrà Wine & Tasting

Via Nuova, Str. per S. Giorgio, 27/Bis
19011 Bonassola (SP)
Tel. 3481033648
Email info@caduferra.wine

MIGLIOR VINO DOLCE ITALIANO DALLA LIGURIA: RUZZESE CÀ DU FERRÀ

Recuperare qualcosa di antico e renderlo squisitamente moderno. È la storia del Ruzzese, la storia di Cà du Ferrà. La storia del miglior vino dolce italiano della Guida Winemag 2025. Pochi conoscono il Ruzzese, vitigno autoctono della Liguria che non ha nessun parente dal punto di vista clonale. È un vitigno unico, non assomiglia a nessuno. Possiede un grappolo spargolo, acini piccoli e dalla buccia corposa, a scapito della polpa, e ciò lo rende interessante dal punto di vista fermentativo, ad esempio per ottenere ottimi passiti. È un vitigno che non soffre la siccità e mantiene un’acidità straordinaria. Il Ruzzese si presenta come un vino morbido, carico di zucchero, e, nonostante i suoi 14 gradi, ha una beva facile, sbarazzina. Insomma, imperdibile.

IL RUZZESE DICIASSETTEMAGGIO TRA I MIGLIORI VINI DOLCI ITALIANI

Il miglior vino dolce italiano, Ruzzese Diciassettemaggio 2020 di Cà du Ferrà, è frutto Innamorati di questa storia di recupero e qualità, Davide e Giuseppe nel 2015 decidono di piantare le prime 77 barbatelle di Ruzzese che in 5 anni diventeranno 1500 fino a ricoprire cinque terrazze a sbalzo sul mare nella zona dei piani di Cà du Ferrà a Bonassola, dove nascono i vini più pregiati dell’azienda di Bonassola (La Spezia). Esposti a sud, con il sole in fronte per tutto il giorno, le piante di Ruzzese crescono rigogliose e nel 2020 avviene la prima vendemmia.

Una vendemmia tardiva, cui segue la stesura dei grappoli in cassette della frutta dove l’appassimento durerà circa due mesi e mezzo, da fine settembre a fine novembre, e successivamente la sgranatura manuale. La vinificazione si svolge i primi giorni di dicembre, quando il vino sprigionerà il suo simposio di sapori e profumi. Non più di poche centinaia di bottiglie una produzione piccolissima, quella del vino Ruzzese di Cà du Ferrà. Preziosa, e speciale.

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Miglior rosato Guida Winemag 2025: Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 Marisa Cuomo


Il Miglior rosato italiano della Guida Winemag 2025 è il Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 di Marisa Cuomo. Il punteggio di 94/100 assicura a questo uvaggio 50-50 di Piedirosso (localmente detto “Per’e Palummo”) e Aglianico, di assicurarsi uno dei massimi riconoscimenti dell’annuale Guida
Top 100 Migliori vini italiani di Winemag. Di seguito il profilo del vino.

COSTA D’AMALFI DOC ROSATO 2023, MARISA CUOMO

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Freschezza: 8.5
  • Tannino: 0
  • Sapidità: 8
  • Percezione alcolica: 5
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 94/100 (Miglior rosato italiano per la Guida Winemag 2025)

Cantine Marisa Cuomo

Via G.B. Lama, 16/18
84010 Furore (Salerno)
Tel. +39 089830348
Email info@marisacuomo.com

MIGLIORI ROSATI ITALIANI 2025: COSTA D’AMALFI MARISA CUOMO

Costa d’Amalfi Doc Rosato 2023 di Marisa Cuomo è tra i migliori rosati italiani 2025. È caratterizzato da un vivace colore rosa e un profumo intenso di ciliegia, ribes rosso, e melograno insieme ad essenze della macchia mediterranea. Strutturato ed armonico al gusto si distingue per la sua lunga persistenza. L’uva che cresce aggrappata alla roccia di Furore è esposta alla magica azione del sole e del mare della Costa d’Amalfi. Al fascino della geometria dei vigneti dell’azienda, si aggiunge la suggestiva cantina scavata nella roccia.

Dal 1980, anno della sua fondazione, Cantine Marisa Cuomo è l’azienda vinicola di Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo che si estende lungo 10 ettari di territorio. La selezione di uve nobili, la ricerca del giusto grado di freschezza ed umidità unito allo scorrere del tempo, vecchi segreti tramandati da vinificatori del luogo e tecniche di elaborazione all’avanguardia danno vita a vini di elevatissima qualità, stimati in tutto il mondo. Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo, con l’enologo Luigi Moio ed i vinicoltori dell’azienda, scelgono di puntare sulla qualità (e lo dimostrano con il miglior rosato italiano 2025, tra i migliori rosati italiani) per distinguersi nel panorama dell’enologia italiana con vini dal sapore unico e straordinario come il territorio della costa di Furore.

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Miglior vino rosso italiano Guida Winemag 2025: Il Pareto, Tenuta di Nozzole (Folonari)


Il Miglior vino rosso italiano della Guida Winemag 2025 è il Toscana Igt 2020 Il Pareto di Tenuta di Nozzole, proprietà di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute. Il punteggio di 97/100 garantisce a questo Cabernet Sauvignon in purezza, prodotto nell’area del Chianti Classico Docg, di assicurarsi uno dei massimi riconoscimenti dell’annuale Guida
Top 100 Migliori vini italiani di Winemag. Di seguito il profilo del vino.

TOSCANA IGT 2020 IL PARETO, TENUTA DI NOZZOLE (AMBROGIO E GIOVANNI FOLONARI TENUTE)

  • Fiore: 8
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Freschezza: 8
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 8.5
  • Percezione alcolica: 6.5
  • Armonia complessiva: 9
  • Facilità di beva: 7
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino rosso italiano per la Guida Winemag 2025)

Tenuta di Nozzole (Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute)

Via di Nozzole 12
Località Passo dei Pecorai
50022 Greve in Chianti (Firenze)
Tel. 055 859811
Email folonari@tenutefolonari.com

MIGLIOR VINO ROSSO ITALIANO: IL PARETO DI TENUTA DI NOZZOLE – TENUTE FOLONARI

Il Pareto, Cabernet Sauvignon in purezza, miglior vino rosso italiano per la Guida Winemag 2025, nasce negli anni ’80 come progetto Supertuscan e, fin dalla prima annata, è una dimostrazione di forza, potenza e purezza sensoriale. Questo vino rientra in una nuova visione della viticoltura, dove si passa dallo studio dei vitigni autoctoni allo studio della vocazionalità del territorio. Non è il vitigno che si è adeguato al territorio ne Il Pareto, quindi, quanto la scoperta che il territorio ha la vocazionalità per produzioni limitate ma di altissima complessità sensoriale, dove vengono mantenute le caratteristiche tipiche del vitigno arricchendole di accenti e di struttura, corpo ed eleganza.

Dimensioni sensoriali eccezionali. Nel bicchiere appare rosso porpora, cristallino sull’unghia quasi impenetrabile, Naso molto intenso e avvolgente per Il Pareto, miglior vino rosso italiano. Descrittori riconducibili a frutti rossi, melograno, marasca, prugna secca con sfumature di incenso, alloro e pepe nero. Al palato si presenta assolutamente asciutto con grande corpo profondo, salino e retrogusto di aromi terziari speziati. Vino di grande complessità fin dalla sua attuale giovinezza. Prima Vendemmia Il Pareto: 1987. Shelf life: fino a 30 anni.

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Miglior vino bianco italiano Guida Winemag 2025: Verdicchio Moss Blanc, Santa Barbara


Il Miglior vino bianco italiano è il Verdicchio Moss Blanc di Cantina Santa Barbara. A stabilirlo sono le degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025 – Top 100 Migliori vini italiani. Per la precisione, Moss Blanc è un Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2021. Il punteggio assegnato al Miglior vino bianco italiano, prodotto da Stefano Antonucci, è di 97/100. Cantina Santa Barbara è anche Miglior cantina Centro Italia per la Guida Winemag 2025. Di seguito il profilo del vino.

VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE 2021 “MOSS BLANC”, CANTINA SANTA BARBARA

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9.5
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 8.5
  • Tannino: 0
  • Sapidità: 8
  • Percezione alcolica: 5.5
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino bianco italiano per la Guida Winemag 2025)

Cantina Santa Barbara

Borgo Mazzini, 35
60010 Barbara (AN) ITALY
Tel. (0039) 071.9674249
E-mail : info@vinisantabarbara.it

 

MIGLIOR VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI: MOSS BLANC, CANTINA SANTA BARBARA

Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Moss Blanc 2021 è il Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi. Lo ha stabilito la Guida Winemag 2025, grazie alle degustazioni alla cieca della Top 100 Migliori vini italiani. Moss Blanc si aggiudica così il titolo di Migliore vino bianco italiano. Molto interessante la storia di questa etichetta prodotta da Cantina Santa Barbara e fortemente voluta dal patron Stefano Antonucci. Un antico clone di Verdicchio da uno dei più vecchi appezzamenti dell’azienda agricola. E, per la prima volta, la fermentazione in 10 barriques completamente nuove. Nasce così Moss Blanc, vino unico per ricchezza e complessità. Il Miglior vino bianco italiano e Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi conta per la prima annata 2019 appena 3 mila bottiglie.

“Una nicchia di produzione – sottolinea Cantina Santa Barbara – dove si sono profuse tutte le nostre energie e attenzioni. Uve Verdicchio. Tipologia Terreno Di medio impasto, esposto a Est e Sud-Est su un’altitudine di 250m slm. Vinificazione, fermentazione e affinamento in barrique nuove per 18 mesi. Esame Visivo Giallo intenso, consistente e cristallino, con riflessi carichi di oro. Esame Olfattivo Profumo elegante, complesso al naso, floreale. Note dolci si mescolano a note mandorlate, burrose, incontrando note minerali leggermente agrumate e fondendosi in uno straordinario bouquet di insolita ricchezza e intensità. Esame Gustativo: opulento e concentrato al palato, molto sapido, con una bella dolcezza e ottima lunghezza e persistenza. Il finale di Moss Blanc, miglior vino italiano e miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi, evidenzia note di mandorla tostata.

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Vendemmia 2024 Montalcino: annata d’oro per Brunello e Rosso?


La vendemmia 2024 a Montalcino si presenta sotto i migliori auspici, richiamando alla memoria i tempi passati in cui la raccolta del Sangiovese avveniva proprio nel mese di ottobre. «L’epoca di vendemmia spostata a ottobre ci fa ritornare indietro con la memoria ad anni passati, quando il Sangiovese si trovava ancora in pianta proprio in questo periodo», commenta Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino. Quest’anno, la raccolta si preannuncia favorevole sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Un aspetto che ogni produttore sogna di raggiungere.
La vendemmia durerà circa una ventina di giorni. Fa seguito a un’estate che ha favorito una maturazione progressiva delle uve.

LA QUALITÀ DELLA VENDEMMIA 2024 A MONTALCINO

Come rilevato dall’analisi del Consorzio, il mese di settembre ha portato un abbassamento delle temperature e piogge che hanno contribuito a rallentare l’accumulo degli zuccheri e a riequilibrare la componente fenolica delle uve. Questo ha garantito uno stato fitosanitario ottimale e un peso medio dei grappoli significativamente superiore rispetto all’anno precedente. Nonostante i diradamenti effettuati per mantenere un equilibrio vegeto-produttivo, si prevedono quantitativi superiori rispetto al 2023. Un altro elemento interessante riguarda le aspettative per quanto riguarda le gradazioni alcoliche, che saranno probabilmente più contenute. I mosti ottenuti, invece, si distinguono già per la loro aromaticità e la finezza dei profumi.

ROSSO DI MONTALCINO IN FORTE CRESCITA

Montalcino si conferma un territorio vitivinicolo di eccellenza, con oltre 3.400 ettari di vigneti iscritti a Doc e Docg e tutelati dal Consorzio del Brunello di Montalcino. Di questi, più di 2 mila ettari sono dedicati alla produzione del celebre Brunello, un’estensione che è rimasta invariata dal 1997. Interessante è anche la crescita del Rosso di Montalcino, con quasi 900 ettari destinati a questa denominazione, frutto di un incremento della superficie vitata del 67% approvato lo scorso settembre.

Tuttavia, tale ampliamento non implica nuovi impianti. Gli ettari aggiuntivi sono già inclusi nelle mappe del territorio e rappresentano vigneti di Sangiovese che, pur essendo già coltivati, non erano ancora compresi negli albi contingentati. Con queste premesse, la vendemmia 2024 si prospetta come una delle più promettenti degli ultimi anni, grazie all’attenzione dedicata sia alla qualità che alla sostenibilità.

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Miglior bollicina dolce Guida Winemag 2025: Moscato d’Asti Cascina Galletto, Fabio Perrone


La miglior “bollicina” dolce per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 di Winemag è il Moscato d’Asti Docg 2023 Cascina Galletto di Fabio Perrone. Le uve Moscato Bianco Canelli provengono dagli omonimi vigneti di Cascina Galletto di Perrone, a Castiglione Tinella. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 94/100. Di seguito il profilo del vino.

MOSCATO D’ASTI DOCG 2023 CASCINA GALLETTO, FABIO PERRONE

  • Perlage: 9
  • Fiore: 9
  • Frutto: 9.5
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 6
  • Percezione alcolica: 3
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 9
  • Quando lo bevo: subito / entro 3 anni
  • Punteggio Winemag: 94/100 (Miglior “bollicina” dolce Guida Winemag 2025)

Fabio Perrone

Frazione Valdivilla, 69
12058 Santo Stefano Belbo (Cuneo)
Tel. +39 0141 847123
Email info@fabioperrone.com

MIGLIOR MOSCATO D’ASTI 2023, CASCINA GALLETTO FABIO PERRONE

Il miglior Moscato d’Asti, miglior “bollicina” dolce per la Guida Winemag 2025 è il Moscato d’Asti Docg 2023 Cascina Galletto della cantina Fabio Perrone. Dopo la pigiatura, le uve vengono pressate. Il mosto viene fatto decantare e successivamente stoccato in autoclavi refrigerate a temperatura controllata grazie alle quali durante la fermentazione viene trattenuto il gas prodotto generando così il caratteristico perlage. La fermentazione avviene grazie all’aggiunta di lieviti selezionati per esaltare al meglio le caratteristiche organolettiche del prodotto. Affinamento: Breve periodo di bottiglia. Caratteristiche organolettiche: Colore: giallo dorato; Profumo: ampio ed intrigante che richiama la frutta fresca; Gusto: persistente con una discreta acidità molto equilibrata con il residuo zuccherino; Abbinamenti: Ottimo come aperitivo, accompagna ogni dessert in particolare pasticceria secca.

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Distilleria didattica e botte all’Albero della vita per i 150 anni di Fondazione E. Mach


Si è svolta oggi, presso la Fondazione Edmund Mach (FEM), la cerimonia conclusiva delle celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. L’evento ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e della società civile e ha segnato un importante momento di riflessione sul futuro dell’agricoltura e dell’innovazione. Momento clou della giornata è stato l’inaugurazione della nuova distilleria didattica, che rappresenta un ulteriore passo avanti per la formazione degli studenti e la promozione della tradizione distillatoria locale. È stata inoltre presentata una botte celebrativa per i 150 anni dell’Istituto. Nell’anno del 150esimo di FEM e del centenario della nascita di Bruno Kessler, presidente dell’istituto agrario dal 1957 al 1978, l’azienda agricola della Fondazione Edmund Mach ha prodotto una bottiglia a lui dedicata, in edizione limitata. L’etichetta porta il nome “Bruno”. Si tratta di un Rebo Trentino Doc 2023, vino rosso rubino con riflessi violacei, prodotto nei campi di Fontane Basse, a San Michele all’Adige.

LA DISTILLERIA DIDATTICA FEM

Nell’ambito della cerimonia è prevista l’inaugurazione della nuova distilleria dell’Azienda agricola sperimentale di San Michele. Si tratta di un impianto pensato con una decisa valenza didattica che migliorerà sensibilmente anche le prestazioni di quello funzionante fino ad oggi. L’edificio esistente era stato costruito dalla PAT – Servizio opere igienico sanitarie all’estremità nord del campus, con funzioni di depuratore sperimentale sui reflui della cantina. Oggi la struttura ritorna finalmente ad essere utilizzata.

Grazie alle nuove funzionalità progettate per lo spazio da destinare alla nuova distilleria, il volume dell’ex-depuratore potrà essere usato per le attività di preparazione, distillazione ed imbottigliamento. «Una novità importante, rispetto alla situazione attuale – evidenzia Fondazione Edmund Mach – è che la progettazione della distilleria è stata ottimizzata in funzione dello svolgimento di attività formative e didattiche, aggiungendo così un nuovo tassello alle potenzialità curriculari degli studenti dell’Istituto di San Michele all’Adige.

LA BOTTE “L’ALBERO DELLA VITA”

Per ricordare i 150 anni dalla fondazione dell’Istituto Agrario il Comitato organizzatore ha scelto una raffigurazione ideale dell’albero, in forma di “albero della vita”, «per il ruolo insostituibile che hanno per Fondazione Edmund Mach, uomini le piante». L’immagine della pianta stilizzata vuole testimoniare il patto tra uomini ed alberi che ha sempre guidato l’attività di formazione e ricerca dell’Istituto Agrario. Le radici raccontano le sfide alle quali l’Istituto Agrario ha dovuto far fronte fin dalla sua origine, come le malattie della vite giunte dall’America, o quelle del baco e del gelso. Le foglie indicano il futuro, rappresentato dal miglioramento genetico delle piante attraverso le ricerche sul genoma, dall’impiego del telerilevamento per una viticoltura di precisione, dalla robotica in campo e dalla possibilità di prevedere in anticipo i regimi climatici e ridurne l’impatto.

«Questi strumenti moderni, offerti dalla conoscenza – spiega la Fondazione in una nota – rappresentano il contributo che la FEM vuole dare alla comunità trentina (e non solo) per migliorare la sostenibilità ambientale dell’agricoltura». Ai lati del tronco dell’albero, in un abbraccio simbolico, il profilo del convento agostiniano del 1874 e quello del Palazzo della Ricerca e Conoscenza del 2024. La botte celebrativa, realizzata dallo scultore Egidio Petri, sarà posizionata nella cantina storica, cuore dell’ex monastero agostiniano di San Michele, che ospita le altre botti che ripercorrono i grandi momenti e personaggi che hanno caratterizzato la vita dell’Istituto in questi 150 anni di storia. Si tratta della 18esima botte. Una tradizione, quella delle botti intarsiate, che è iniziata per l’Istituto di San Michele negli anni Cinquanta. Non manca, naturalmente, la botte dedicata al fondatore, Edmund Mach.

I 150 ANNI DI FEM – FONDAZIONE EDUMND MACH A SAN MICHELE ALL’ADIGE

La storia dell’Istituto iniziò il 12 gennaio 1874, quando la Dieta regionale tirolese di Innsbruck deliberò di attivare a San Michele all’Adige una scuola agraria con annessa stazione sperimentale. Alla direzione dell’Istituto fu posto Edmund Mach, giovane e brillante assistente dell’Istituto enologico e pomologico di Klosterneuburg (Vienna). Fin dalle origini, con un’intuizione che rimarrà a connotare tutta la storia successiva dell’istituzione, lo statuto prevedeva la simbiosi tra formazione agricola e sperimentazione in azienda, a favore del progresso dell’agricoltura trentina. Sotto la magistrale regia di Mach, la scuola di San Michele e la stazione sperimentale si affermarono come istituto modello e la loro fama varcò ben presto i confini regionali.

Dopo Edmund Mach si susseguirono altri validi direttori, fra i quali spiccano le figure di Enrico Avanzi, professore accademico che diede un forte impulso scientifico all’Istituto e al quale si deve l’importante attività nel settore cerealicolo, frutticolo e viticolo, nelle quali fu supportato dall’opera infaticabile di Rebo Rigotti, ricercatore di grande talento che seppe spaziare in molteplici campi, in particolare nel miglioramento genetico della vite (si deve a lui l’incrocio che fu poi battezzato con il suo nome, “Rebo”). Alla fine degli anni Cinquanta emerse la figura di Bruno Kessler che, nella duplice veste di Presidente della Provincia autonoma di Trento e dell’Istituto Agrario, seppe sviluppare le attività dell’ente.

Nella storia recente la data più significativa è il primo gennaio 2008. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ente funzionale della Provincia autonoma di Trento, si trasformò in una Fondazione, il cui nome tributò i dovuti meriti al suo primo e storico direttore, Edmund Mach. Nacque, quindi, un nuovo ente di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato, assorbendo anche le attività del Centro di Ecologia Alpina, contribuendo così ad ampliare il mandato a favore della ricerca ambientale. Istruzione e formazione, trasferimento tecnologico e ricerca nei settori agricolo, ambientale e agroalimentare si delineano così come i tre pilastri della nuova organizzazione. La Fondazione Mach è oggi una “cittadella dell’agricoltura”, un unicum a livello nazionale: sempre più impegnata a diffondere gli studi nei settori di competenza ma allo stesso tempo radicata sul territorio. Da 150 anni la missione è sempre la medesima: supportare l’agricoltura, l’ambiente e il territorio affrontando mediante l’innovazione le nuove sfide quotidianamente proposte.

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Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Stati Uniti


Le vendite di alcuni dei vini più iconici d’Italia stanno registrando un preoccupante calo negli Stati Uniti. Chianti, Pinot Grigio e Barolo, denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano all’estero, stanno vivendo una flessione significativa in uno dei mercati più importanti per il settore vinicolo mondiale.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato americano risulta in un periodo di contrazione, con i consumi di vino scesi dell’8% in volume nei primi otto mesi del 2024. Le cause principali sono attribuibili alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori americani, unita a un calo della domanda nel canale on-premise (ristoranti e locali). In questo contesto, già anticipato in parte dai dati Nomisma Wine Monitor del primo semestre, le vendite di alcuni dei vini fermi italiani più rinomati stanno subendo pesanti contraccolpi.

CHIANTI, BAROLO E PINOT GRIGIO IN DIFFICOLTÀ

Il Chianti Docg è tra le denominazioni che stanno risentendo maggiormente della crisi dei consumi. In particolare, la denominazione simbolo della Toscana ha registrato un calo del 16% (stabile, invece, il Chianti Classico). Dati particolarmente preoccupanti se consideriamo il ruolo fondamentale del Chianti nel panorama delle esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti. Non meno significativa è la battuta d’arresto del Barolo, uno dei vini più pregiati e celebrati del mondo. Il vino delle Langhe ha visto una contrazione del 6% nelle vendite. Un segnale che conferma le difficoltà anche per le denominazioni di fascia alta. I consumatori americani, che tradizionalmente apprezzano il Barolo per la sua eleganza e longevità, sembrano risentire delle difficoltà economiche, orientando i loro acquisti verso vini di fasce prezzo più accessibili.

PINOT GRIGIO IN CALO NEGLI USA: LA VERA SOPRESA DEL 2024

Una delle sorprese più inattese di quest’anno è il calo delle vendite del Pinot Grigio delle Venezie, che ha perso circa il 9% nei primi otto mesi del 2024. Nonostante la sua popolarità storica come vino bianco di facile beva e apprezzato per la sua freschezza, la denominazione paga l’impatto della riduzione dei consumi negli Usa, anche nel segmento di appartenenza. Un segnale preoccupante per un’altra denominazione che ha sempre giocato un ruolo da protagonista nelle esportazioni italiane, soprattutto tra i consumatori americani meno esperti. Quelli, cioè, che tendono a scegliere vini leggeri e immediati.

IL BOOM DEGLI SPUMANTI SALVA IL BILANCIO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

A fronte della crisi dei vini fermi, la situazione appare più positiva per gli spumanti italiani. Nonostante un leggero calo nel mese di agosto, la crescita del comparto spumanti è stata di +1,5% da gennaio ad agosto 2024. In particolare, il Prosecco continua a essere la locomotiva dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenendo il comparto con un aumento delle vendite del +6% per la denominazione Prosecco Treviso e addirittura del +15% per l’Asolo Prosecco.

Questi numeri dimostrano come il Prosecco e gli altri spumanti italiani siano diventati sempre più popolari grazie alla loro versatilità, anche nel segmento dei cocktail a base di vino, che continua a guadagnare terreno sul mercato americano. In contrasto, altre bollicine, come lo Champagne, hanno subito un calo più marcato del -13%, lasciando spazio al Prosecco italiano – sostengono alcuni osservatori – per rafforzare la propria posizione.

IL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

Il calo delle vendite di Chianti, Pinot Grigio e Barolo evidenzia un momento di incertezza per i vini italiani negli Stati Uniti. Se da un lato il segmento degli spumanti sembra resistere meglio alla crisi, dall’altro i vini fermi italiani, che da sempre rappresentano una fetta significativa delle esportazioni, stanno incontrando ostacoli sempre più grandi. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), l’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti è strettamente legato alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Decisive anche le incertezze economiche che si fanno sentire sul mercato. «La speranza è che con le imminenti elezioni presidenziali e un possibile taglio dei tassi, si possano registrare segnali di ripresa», commenta Castelletti. Le preoccupazioni riguardano anche il canale on-premise, dove il vino italiano ha registrato un calo del -15% nelle vendite durante il mese di agosto. Un dato che evidenzia la difficoltà nel ripristinare il consumo di vino nei ristoranti e locali dopo la pandemia.

INNOVAZIONE E QUALITÀ PER SUPERARE LA CRISI

Nonostante il contesto difficile, l’Italia mantiene la sua posizione di leader sul mercato del vino negli Usa grazie alla sua diversità e alla continua ricerca della qualità. Tuttavia, per superare la crisi, i produttori italiani dovranno essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, puntando su nuove strategie di marketing, investimenti nell’e-commerce e un’ulteriore valorizzazione delle denominazioni. Il successo degli spumanti dimostra che c’è ancora spazio per crescere, anche in un mercato complesso come quello statunitense. Tuttavia, sarà fondamentale sostenere la competitività dei vini fermi, soprattutto nelle denominazioni storiche e portabandiera come Chianti, Barolo e Pinot Grigio, che rappresentano il cuore dell’offerta enologica italiana.

Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Usa nei primi 8 mesi del 2024. L’analisi di Unione italiana vini

 

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Olio d’oliva italiano 2024: produzione giù del 32% per la siccità. Qualità salva


Cala del 32% la produzione di olio d’oliva italiano nel 2024, a causa della siccità e delle condizioni climatiche estreme. Il caldo record e la mancanza di piogge hanno devastato le principali regioni produttrici del Sud Italia, come la Puglia e la Sicilia. Le stime presentate da Coldiretti, Unaprol e Ismea al G7 dell’Agricoltura di Siracusa dipingono uno scenario allarmante, mentre la raccolta è iniziata in Sicilia con un anticipo di 15-20 giorni, dovuto proprio alle alte temperature che hanno accelerato la maturazione delle olive.
La produzione totale si attesterà intorno ai 224 milioni di chilogrammi, relegando l’Italia al quinto posto tra i Paesi produttori mondiali. In Puglia, regione che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti italiani, il raccolto è praticamente dimezzato. La fioritura e l’allegagione sono state gravemente compromesse dalle condizioni meteo, portando molte piante in stress idrico.

METEO INCLEMENTE PER L’OLIO D’OLIVA ITALIANO 2024

Non va meglio in Calabria e Sicilia. Seppur meno marcate rispetto alla Puglia, le perdite sono comunque consistenti. In Calabria, l’assenza di piogge ha causato la caduta prematura delle olive, mentre in Sicilia si è registrato il fenomeno della cascola dei frutticini durante i mesi di giugno e luglio, aggravato dalla siccità di agosto. Al Sud, però, fa da contrappeso un sorprendente aumento della produzione nel Centro e Nord Italia, rispettivamente del +70% e del +75% rispetto al 2023. Un incremento che non compensa le perdite complessive, ma rappresenta un segnale positivo per alcune aree meno colpite dai cambiamenti climatici.

LA QUALITÀ DELL’OLIO ITALIANO 2024 È ALTA

Nonostante la riduzione drastica della quantità, la qualità dell’olio d’oliva italiano si mantiene su standard altissimi, grazie al lavoro di circa 400 mila aziende agricole nazionali. L’Italia si conferma leader in Europa con il maggior numero di oli extravergine a denominazione, tra cui 43 Dop e 4 Igp, e un patrimonio inestimabile di 533 varietà di olive. «Il nostro olio extravergine d’oliva 100% Made in Italy è l’unico che ha visto una crescita nei consumi, a testimonianza dell’apprezzamento per la qualità del prodotto da parte dei consumatori – afferma David Granieri, vicepresidente di Coldiretti e presidente Unaprol – ma non dobbiamo più considerarlo una semplice commodity. È un alimento essenziale della Dieta Mediterranea e un vero elisir di lunga vita, secondo numerosi studi».

LE SFIDE DELL’OLIO ITALIANO: FRODI E GESTIONE IDRICA

Con l’aumento delle quotazioni e la scarsità del prodotto, cresce anche il rischio di frodi. Per contrastare questo fenomeno, Coldiretti e Unaprol stanno promuovendo una serie di misure. Tra queste, la proposta di ridurre il parametro dell’acidità massima per l’olio extravergine da 0,8% a 0,5% e un nuovo decreto per migliorare la tracciabilità delle olive acquistate dai commercianti. Ma il futuro dell’olivicoltura italiana passa anche dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici. Coldiretti e Unaprol richiedono un’accelerazione nella realizzazione del piano invasi per una gestione idrica più programmata. Senza queste misure, sarà difficile garantire produzioni stabili e di qualità, soprattutto in vista di eventi climatici sempre più estremi.

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Miglior Metodo classico italiano Guida Winemag 2025: Roccapietra Blanc de Noirs


Roccapietra Blanc de Noirs Metodo Classico Vsq Pinot Nero Extra Brut della cantina Scuropasso è il Miglior Metodo classico italiano dell’anno per la Guida Winemag 2025. Lo “Champenoise” prodotto da Fabio e Flavia Marazzi, padre e figlia, torna a far brillare la luce degli spumanti base Pinot Nero dell’Oltrepò pavese. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100. Di seguito il profilo del vino.

ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS METODO CLASSICO VSQ PINOT NERO EXTRA BRUT, SCUROPASSO

  • Perlage: 10
  • Fiore: 9.5
  • Frutto: 9.5
  • Freschezza: 9.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 9.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior spumante Metodo classico italiano Guida Winemag 2025)

Cantina Scuropasso

Frazione Scorzoletta, 40/42
27040 Pietra de’ Giorgi (Pavia)
Tel 0385.85143
Email info@scuropasso.it

MIGLIOR SPUMANTE METODO CLASSICO ITALIANO: ROCCAPIETRA BLANC DE NOIRS CANTINA SCUROPASSO

Cantina Scuropasso nasce nel 1962 quando Federico e Primo De’ Contardi, rispettivamente padre e zio paterno di Fabio Marazzi, decidono di dedicarsi alla cura dei vigneti di proprietà siti in Valle Scuropasso (Oltrepò pavese, Pavia) per la la produzione di basi spumante di pinot nero e di Buttafuoco da vitigni autoctoni. Fabio Marazzi, terza generazione, incoraggiato e seguito dallo zio Primo, entra in azienda alla fine degli anni ’80 e subito cerca di dare un’impronta propria. La sua grande passione e l’esperienza maturata a fianco di importanti enologi piemontesi danno vita al nostro primo Metodo Classico nel 1989. Flavia Marazzi, la figlia di Fabio, dopo gli studi in enologia e alcune esperienze fuori dal territorio, affianca oggi con grande passione e determinazione il papà. Il loro dialogo tra tradizione e innovazione è il punto di forza della crescita dell’azienda.

MIGLIORI SPUMANTI METODO CLASSICO ITALIANI: ROCCAPIETRA DI SCUROPASSO, OLTREPÒ PAVESE

Nel 1991 debutta lo Scuropasso Metodo Classico Brut: la prima delle nostre “bollicine pazienti” – come amiamo definirle -, già allora caratterizzata da un lungo affinamento sui lieviti. Dal 1998 i nostri spumanti escono con il marchio Roccapietra, sintesi dei nomi dei due comuni simbolo della Valle Scuropasso (Rocca de’ Giorgi e Pietra de’ Giorgi). Un nome che racconta il forte legame che la nostra famiglia ha con il territorio. Oggi, le bollicine Roccapietra hanno quattro diverse espressioni. Il Blanc de Noirs Roccapietra, omaggio al primo Metodo Classico prodotto. Il Cruasé, la veste rosa del pinot nero. Lo Zero, il Pas Dosé che dal 2006 è la più autentica espressione delle caratteristiche uniche del pinot nero del territorio. E infine, l’ultimo nato, il Blanc de Blancs, da una vigna di chardonnay dell’Alta Valle Scuropasso, in Oltrepò pavese.

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Il Pinot Nero Riserva 2020 Burgum Novum di Castelfeder è Miglior Vino italiano


L’Alto Adige Doc Pinot Nero Riserva 2020 Burgum Novum di Castelfeder è Miglior Vino italiano per la Guida Winemag 2025. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 97/100. Di seguito il profilo del vino.

ALTO ADIGE DOC PINOT NERO RISERVA 2020 BURGUM NOVUM, CASTELFEDER

  • Fiore: 8.5
  • Frutto: 9.5
  • Spezie, erbe: 8.5
  • Freschezza: 9
  • Tannino: 7.5
  • Sapidità: 8.5
  • Percezione alcolica: 5.5
  • Armonia complessiva: 10
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 10
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino italiano Guida Winemag 2025)

Castelfeder

Via Franz Harpf, 15
39040 Cortina Sulla Strada del Vino (Bolzano)
Tel. 0471820420
Email info@castelfeder.it Since 1989, the Burgum Novum label represents the premium wines of Castelfeder. These wines are the maximum expression of intense work and care from the vineyard to the cellar, grown in the most prestigious vineyards in South Tyrol. After a careful aging process in small oak barrels for 18 months, all Riserva wines age for another 12 months in the bottle before being released. The flagship of the winery, the Pinot Nero Riserva, stands out with its berry scent and its grapes grow on mineral-rich clay soil. Food pairings: dark meat, game, cheese. Ruby red colour, notes of sour cherries and ripe berries, scents of vanilla, well-balanced acidity, elegant structure, long-lasting finish.

Südtirol – Alto Adige Riserva DOC I Selected vineyards in the Bassa Atesina region I Clay soil with different contents of limestone I Manual harvest, fermentation in stainless steel, maturation in barrique for 18 months, in stainless steel for 6 months, in bottle for 12 months. Since the foundation of Castelfeder Winery by Alfons Giovanett in 1969, many things have changed. The portfolio has been extended production has been expanded, the winery’s processes have been modernised and the market has become more international. The winery, meanwhile in family hands for 3 generations, manifests its character from a symbiosis of tradition and pioneering spirit.

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VITÆVINO, la campagna in difesa del vino pronta a infiammare l’Europa


«Stiamo per lanciare in tutta Europa VITÆVINO, una campagna a difesa del settore del vino, per proteggere il vino come parte di uno stile di vita sano ed equilibrato, mettendo in evidenza il suo ruolo culturale e socio-economico». Lo ha annunciato Gaya Ducceschi (nella foto) Head of Wine & Society and Communication del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell’industria e nel commercio di vino (due gli italiani nel Cda). Ceev, come precisato ieri dalla referente, in occasione della presentazione delle stime vendemmiali 2024, condurrà la campagna in collaborazione con l’intera filiera europea del vino.

VITÆVINO, LA CAMPAGNA IN DIFESA DEL SETTORE DEL VINO IN EUROPA

La campagna si concentrerà sul «generare un ampio supporto pubblico attraverso un impegno collettivo, incoraggiando cittadini, consumatori e la comunità globale del vino a firmare una Dichiarazione che sostiene il ruolo del vino nella società e ne difende il patrimonio culturale». Una campagna che si inserisce nel contesto della crisi dei consumi, per rilanciarli in maniera innovativa. «Il declino strutturale a lungo termine dei consumi, soprattutto nei mercati tradizionali – precisa ancora Gaya Ducceschi – è al centro della crisi attuale del settore. Mentre il mercato globale degli alcolici e dei prodotti a basso o zero alcol è in crescita, il consumo di vino continua a diminuire. Il supporto dell’Ue dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività, riducendo i costi e favorendo l’accesso ai nuovi consumatori».

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Vendemmia 2024 Italia, sfumato l’obiettivo dei 43-45 milioni di ettolitri

La vendemmia 2024 segna un modesto passo avanti per il Vigneto Italia, con una produzione stimata di 41 milioni di ettolitri. Rispetto alla disastrosa annata del 2023, che aveva visto volumi particolarmente ridotti, la ripresa è visibile con un incremento del 7%. Tuttavia, i dati forniti dall’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), presentati a Ortigia durante l’Expo Divinazione in concomitanza con il G7 dell’Agricoltura, evidenziano come la produzione rimanga lontana dai livelli ideali. Con una flessione del 12,8% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, l’obiettivo ottimale di 43-45 milioni di ettolitri rimane irraggiungibile a causa degli impatti sempre più frequenti del cambiamento climatico. Nonostante ciò, l’Italia si conferma primo produttore mondiale, grazie anche alla contrazione produttiva della Francia (-18%).

LE STIME SULLA VENDEMMIA 2024 DI ASSOENOLOGI, ISMEA E UNIONE ITALIANA VINI

L’indagine vendemmiale evidenzia una tenuta della produzione al Nord (+0,6%, con zone come il Collio in cui si parla addirittura di annata memorabile) e un significativo recupero nel Centro Italia (+29,1%, dopo gli ingenti ristori per la peronospora del 2023). Il Sud segna invece un aumento del 15,5%. Tuttavia, queste crescite non sono sufficienti a riportare i livelli produttivi alla media del periodo 2019-2023, con il Sud e le Isole ancora in forte calo (-25,7%). La vendemmia 2024 si preannuncia come un’annata di qualità, grazie all’esperienza dei viticoltori e degli enologi che, con tecniche innovative e strategie mirate, sono riusciti a trasformare le sfide climatiche in opportunità per ottenere uve di eccellente qualità. La ripresa, seppur timida, segna una tappa importante per il vino italiano, che continua a mantenere il primato mondiale. Mostrando al contempo una grande capacità di adattamento in un panorama internazionale sempre più complesso.

IL CLIMA È LA PRINCIPALE SFIDA DEI VITICOLTORI

A pesare sulla produzione è, infatti, la variabilità climatica. Eccessive piogge nel Centro-Nord e siccità al Sud hanno fortemente limitato il potenziale dei vigneti, con un’annata che, seppur caratterizzata da volumi ridotti, ha mantenuto una qualità complessiva buona, con picchi di eccellenza in alcune aree. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, ha commentato la sfida di quest’anno definendola «una delle vendemmie più impegnative che ricordi». Cotarella sottolinea come il lavoro degli enologi sia stato determinante per bilanciare gli squilibri causati dal clima. «Abbiamo dovuto ottimizzare l’uso delle risorse idriche e scegliere con precisione i tempi della raccolta per garantire il massimo potenziale delle uve», ha dichiarato.

IL RUOLO DELL’INNOVAZIONE IN VITICOLTURA

Livio Proietti, presidente di Ismea, ha evidenziato l’importanza di adattare le tecniche agricole ai cambiamenti climatici attraverso l’innovazione. «Il settore vitivinicolo italiano deve continuare a investire in tecnologie per mitigare gli effetti del clima e attrarre le nuove generazioni», ha affermato Proietti, sottolineando l’importanza di programmi di formazione specifici e il supporto a giovani e donne attraverso iniziative come “Più Impresa” e “Generazione Terra”. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha invece richiamato l’attenzione sulla necessità di un «vigneto Italia più flessibile», in grado di adattarsi meglio alle annate scarse. Il tutto senza ricorrere a interventi strutturali come gli espianti, che potrebbero avere conseguenze negative per le economie locali.

LE PROSPETTIVE PER IL MERCATO INTERNAZIONALE DEL VINO

Sul fronte del mercato, l’Italia si trova ad affrontare una sfida globale, con cambiamenti nei modelli di consumo e difficoltà legate alla congiuntura economica. Il settore vinicolo italiano, pur affrontando numerosi ostacoli, dimostra una maggiore resilienza rispetto ai competitor internazionali. L’export continua a crescere, trainato dagli spumanti (+11% in volume). Mentre i vini fermi in bottiglia, in particolare le IGT, registrano una tenuta importante. Tuttavia, il mercato interno mostra segnali di debolezza, con una leggera flessione dei consumi domestici e un rallentamento rispetto alle performance del primo trimestre del 2024.

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