wine news e guida top 100 migliori vini italiani, notizie e articoli esclusivi su vino, birra, distillati e food
Autore:Redazione WineMag.it
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nel cuore dei Castelli Romani, a sud-est di Roma, prende vita la Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.”, acronimo di Vino, Innovazione e Pane. Questo ambizioso progetto, che coinvolge 21 aziende dei comuni di Genzano di Roma, Lanuvio, Velletri, Albano Laziale, Nemi e Ariccia, mira a incrementare la competitività delle attività economiche locali. Con un occhio di riguardo allo sviluppo sostenibile e alla coesione sociale. La Rete “V.I.P.”, composta principalmente da produttori vitivinicoli, panificatori e operatori del settore agroalimentare, punta a creare un sistema di filiera integrato, capace di mettere in luce le unicità del territorio. L’obiettivo è chiaro: promuovere le specificità dei Castelli Romani.
RETE D’IMPRESA DI FILIERA V.I.P. – VINO, INNOVAZIONE E PANE: GLI OBIETTIVI
Tra le iniziative principali previste dalla Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.” – Vino, Innovazione e Pane c’è la promozione del turismo enogastronomico nell’area dei Castelli Romani. La creazione di itinerari tematici, la realizzazione di eventi dedicati e la valorizzazione del paesaggio rurale saranno strumenti chiave per attrarre visitatori e offrire esperienze uniche. Il gruppo di aziende mira inoltre al rafforzamento della filiera locale, migliorando la collaborazione tra produttori, distributori e ristoratori e creando sinergie che favoriscano lo sviluppo economico locale. Non ultima la valorizzazione dei prodotti tipici come ilPane Casareccio di Genzano Igp e i vini di qualità dei Castelli Romani. Prodotti che saranno protagonisti di iniziative di marketing e comunicazione, per far conoscere questi gioielli enogastronomici a un pubblico più ampio.
L’IMPATTO DI V.I.P. – VINO, INNOVAZIONE E PANE SUL TERRITORIO
L’iniziativa sarà presentata ufficialmente venerdì 13 dicembre 2024, dalle ore 18.30 presso Palazzo Sforza Cesarini di Genzano di Roma, comune capofila del progetto. Referenti della Rete V.I.P. sono Nina Francis Farrell (presidente Rete d’Impresa V.I.P.), Paolo Iacoangeli (vicepresidente Rete d’Impresa V.I.P.) e Saula Giusto (Manager Rete d’Impresa V.I.P.). I promotori dell’iniziativa sono convinti si tratti di «un’occasione unica per lo sviluppo economico e sociale del territorio». Tra i benefici attesi: aumento dell’occupazione, miglioramento del reddito per le imprese aderenti. E ancora: una qualità della vita più elevata per i cittadini. Tutto questo sarà possibile anche grazie alla collaborazione con le istituzioni locali e regionali, che hanno accolto il progetto con entusiasmo.
RETE VINO, INNOVAZIONE E PANE: SOSTEGNO DELLE ISTITUZIONI
«La realizzazione del progetto – sottolineano i referenti della Rete d’Impresa di Filiera “V.I.P.” – Vino, Innovazione e Pane – è stata resa possibile grazie al supporto del Centro di Assistenza Tecnica (C.A.T.) di Confesercenti, Area di Roma, e al forte sostegno del Presidente del Comprensorio dei Castelli Romani, Guido Ciarla. Quest’ultimo ha giocato un ruolo chiave, favorendo il dialogo tra le imprese e le amministrazioni locali, unendo le forze per un obiettivo comune: il rilancio del territorio.
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Wines of South Africa (WoSA) annuncia CapeWine 2025, la più grande (e prestigiosa) fiera del vino dell’Emisfero Australe, in programma dal 10 al 12 settembre 2025 al Cape Town International Convention Centre (CTICC). CapeWine 2025 rappresenta l’evento di punta triennale del settore vinicolo sudafricano. Una vetrina internazionale che celebra la ricchezza e la diversità della produzione vinicola del Sudafrica, attirando professionisti del settore, media e appassionati da tutto il mondo.
Il tema scelto per CapeWine 2025, “Our Warmest Welcome“, incarna lo spirito caloroso e accogliente dell’industria vinicola sudafricana. Come spiega Wines of South Africa, l’evento non si concentra solo sulla qualità del vino, ma celebra anche le persone che lo producono. L’invito è rivolto a professionisti di tutto il mondo, offrendo «l’opportunità di connettersi, essere ispirati e condividere storie».
CRESCITA ESPONENZIALE PER CAPEWINE 2025
Nata nel 2000 con appena 100 espositori, CapeWine è cresciuta in modo esponenziale, arrivando a contare oltre 400 produttori di vino sudafricani nella sua decima edizione. Oltre al ricco programma fieristico, i partecipanti potranno vivere esperienze immersive uniche. Sono infatti previsti anche tour nelle diverse regioni vinicole del Sudafrica, alla scoperta di varietà rare e di talentuosi produttori vinicoli.
«Questa decima edizione del nostro evento di punta – commenta Siobhan Thompson, Ceo di Wines of South Africa – si preannuncia come una delle migliori di sempre. Venticinque anni dopo la prima CapeWine, l’evento è cresciuto esponenzialmente. riflettendo pienamente ciò che rappresenta l’industria vinicola sudafricana. Ovvero vini fenomenali, persone calorose, paesaggi spettacolari e una cultura ricca e vibrante. Non vedo l’ora di accogliere i professionisti del settore da tutto il mondo. Sarà un’esperienza davvero indimenticabile».
CapeWine 2025 mira ad ampliare il profilo globale del vino sudafricano, attirando rappresentanti del settore e media da oltre 60 paesi. L’evento si svolgerà ogni giorno dalle 10 alle 17, offrendo numerose opportunità per creare connessioni, degustare vini straordinari ed esplorare la cultura e i paesaggi unici delle Cape Winelands. Qui la lista degli espositori. Biglietti e registrazioni sul sito www.capewine2025.com.
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Jägermeister Manifest introduce il nuovo payoff “Audacia in bottiglia”. Una dichiarazione di intenti che rispecchia la natura matura e strutturata di questa esclusiva variante dell’iconico amaro tedesco. Distribuito in Italia in esclusiva dal Gruppo Montenegro – azienda al 100% italiana – Manifest è il risultato di un’elaborata reinterpretazione dell’elisir originale, arricchito da una lavorazione che esalta la complessità del gusto e delle sensazioni evocate. Alla base della sua unicità troviamo un processo di produzione che prevede cinque distinte macerazioni, un maggiore utilizzo di erbe in infusione e un periodo di invecchiamento in botti di quercia tedesca e americana. Manifest non è semplicemente un amaro, ma una sfida al convenzionale, un invito a vivere esperienze fuori dall’ordinario, con audacia e autenticità.
GLI INGREDIENTI: COS’È JÄGERMEISTER MANIFEST
Il cuore di Manifest è il distillato di grano, estratto dal chicco intero e aromatizzato durante i 15 mesi di conservazione in botti tostate. Il risultato è un distillato dalle note complesse e ricercate: il bouquet sprigiona profumi intensi e stratificati, mentre al palato si rivela multiforme. L’anice dolce e la frutta secca cedono gradualmente il passo a spezie delicate e una raffinata amarezza, culminando in un persistente finale di vaniglia. Ciò che distingue Manifest dalla versione classica è il maggiore impiego di botaniche, con una quantità 2,5 volte superiore di erbe e ingredienti utilizzati nella quinta macerazione.
Un’attenzione artigianale che eleva Manifesta una nuova dimensione di gusto, rendendolo un unicum nel panorama degli amari. Anche il design della bottiglia contribuisce all’esperienza sensoriale. Il vetro trasparente lascia intravedere il caldo colore ambrato di Manifest, preludio visivo del gusto unico che lo contraddistingue.
TRA MIXOLOGY E DEGUSTAZIONE
Jägermeister Manifest è pensato per adattarsi a diversi momenti di consumo. Può essere gustato liscio o on the rocks, perfetto come fine pasto o distillato da meditazione. Allo stesso tempo, si presta a essere protagonista nella mixology. Tra le creazioni più celebri spicca il Mani First, un cocktail firmato dal mixologist Marian Beke del The Gibson Bar, che unisce Jägermeister Manifest, whisky torbato scozzese, wash di burro bruciato e spezie, miele invernale della Foresta Nera e zucchero filato affumicato. Per chi preferisce una preparazione più semplice, il Manifest Ginger Ale, servito in tumbler alto con scorza di limone, è una scelta fresca e sorprendente.
DOVE COMPRARE JÄGERMEISTER MANIFEST
Jägermeister Manifest è disponibile nella Grande Distribuzione Organizzata presso Esselunga e nei migliori store online di spirits. Un’occasione imperdibile per scoprire una nuova interpretazione dell’amaro tedesco più celebre al mondo, che celebra l’autenticità, la convivialità e il piacere di vivere la vita secondo le proprie regole.
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Grandi Langhe 2025 torna alle Ogr di Torino il 27 e 28 gennaio 2025. Saranno presenti quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle Docg e Doc. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le Docg e Doc del Piemonte. Per partecipare a Grandi Langhe 2025 occorre registrarsi online a questo link. L’elenco delle cantine presenti alla prossima edizione di Grandi Langhe è invece disponibile al seguente link. Per scoprire le cantine da non perdere acquista la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025.
GRANDI LANGHE 2025: INFORMAZIONI GENERALI
DOVE: OGR TORINO, Corso Castelfidardo 22, Torino, Piemonte. QUANDO: 27 e 28 Gennaio, con orario 10-17 COME: l’ingresso è consentito previa prenotazione o invito. Sarà necessario stampare ed esibire il biglietto. CHI: evento riservato a operatori professionali, buyer, enotecari, ristoratori, agenti commerciali, sommelier professionisti.
GRANDI LANGHE 2025: COME ARRIVARE
(OGR Corso Castelfidardo, 22, 10128 Torino)
In treno: la stazione più vicina è Porta Susa
Automuniti: i parcheggi nelle vicinanze delle OGR sono:
Grandi Langhe 2025 è un appuntamento da non perdere nel panorama delle anteprime del vino italiano. Ospitato dalle OGR di Torino, l’evento è dedicato ai professionisti del settore. In assaggio i vini delle Langhe e delle Doc e Docg del Piemonte, serviti dai produttori in persona o da sommelier. Per la prima volta, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani prevede una sala stampa per gli assaggi dei giornalisti del settore, che potranno registrarsi sul sito da oggi, giorno di apertura delle iscrizioni per le giornate del 27 e 28 gennaio 2025.
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La viticoltura eroica è un «patrimonio eccezionale». Così l’Oiv – Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, nella risoluzione OIV – VITI 716-2024. Una definizione che nobilita e ufficializza a livello internazionale la viticoltura di montagna e in forte pendenza, difesa e promossa in Italia da organismi come il Cervim di Aosta. Sempre per l’Oiv, per “viticoltura eroica” si intende «un sistema di impianto di vigneti in aree montuose, intesi come terreni situati ad alta quota, su pendici ripide o su zone topograficamente accidentate». La risoluzione è stata adottata dall’OIV alla 22esima assemblea generale a Digione, che ha visto il Cervim – nel suo ruolo di osservatore Oiv – rappresentato dal vicepresidente Manuel Capote e dal membro del cda Roberto Gaudio.
VITICOLTURA EROICA, LE RACCOMANDAZIONI DELL’OIV
Questi vigneti rappresentano un patrimonio eccezionale che deve essere fortemente tutelato, ribadisce OIV nel documento. E così, fra le raccomandazioni agli Stati membri in cui è presente questa viticoltura, rientrano ad esempio quella di promuovere lo studio e la conservazione della viticoltura di montagna e in forte pendenza quale importante patrimonio e fonte di reddito per il settore vitivinicolo, nonché fonte di servizi per gli ecosistemi e le comunità locali. Obiettivi messi nero su bianco nella risoluzione. «Un lavoro impegnativo durato oltre due anni – spiega Gaudio – al quale ho preso parte in modo attivo, portando l’esperienza del Cervim e le conoscenze acquisite in molti anni di studio, ricerca, tutela e promozione della viticoltura eroica».
Fra punti salienti del documento, l’Oiv raccomanda agli Stati membri di sviluppare la ricerca per supportare questa forma di viticoltura, che necessita di pratiche colturali specifiche (ad esempio terrazze, terrazze di pietra, ecc.) e attrezzature adeguate (trattori a scartamento ridotto, trazione a cingoli). Occorre inoltre favorire l’attuazione di politiche pubbliche mirate a garantire la sopravvivenza di questo tipo di viticoltura e di servizi pubblici che possono essere offerti alle comunità e all’ambiente. Quindi promuovere misure per una maggior differenziazione dei prodotti di questi vigneti, come la creazione di indicazioni geografiche. Tra le raccomandazioni, anche l’analisi di prospettive di produttori e consumatori per mantenere o raggiungere la sostenibilità economica.
Il documento stilato dall’Oiv invita poi gli Stati membri ad avere ben presente quelle che sono le criticità specifiche di sostenibilità, quali il controllo dell’erosione dei suoli, la prevenzione delle frane, tutela della biodiversità. E ancora: l’esposizione e l’orientamento del vigneto, la disponibilità di manodopera e il livello di competenza, le questioni transgenerazionali, la gestione e la trasmissione di aziende agricole e imprese a conduzione familiare. Altro punto importante è quello di identificare iniziative e soluzioni per preservare le strutture sociali delle aree montane e a svilupparle maggiormente per tutelare l’integrità socioeconomica e naturale di queste regioni.
I RIFLESSI SOCIALI, ECONOMICI ED AMBIENTALI DELLA VITICOLTURA EROICA
Fondamentale inoltre approfondire le diverse pratiche viticole che si ripercuotono sugli aspetti sociali, economici e ambientali della vitivinicoltura di montagna e in forte pendenza, e come possono contribuire alla resilienza rispetto al cambiamento climatico. Nella risoluzione OIV – VITI 716-2024, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino esorta gli Stati anche a definire per le diverse aree le linee guida viticole ed enologiche e le strategie di marketing idonee a posizionare i prodotti vitivinicoli in fasce di prezzo coerenti con i costi di produzione più elevati che comportano.
Implementare degli studi sulla ricerca di fattibilità sulla possibilità che i produttori possano essere compensati delle maggiori spese che comporta la vitivinicoltura in forte pendenza, attraverso i contributi provenienti dal turismo e da altri settori, creando sinergie e strategie commerciali congiunte. E, ricorda infine, l’Oiv, promuovere lo studio della percezione dei consumatori e delle aspettative sociali rispetto ai prodotti vitivinicoli provenienti dalle aree montane e in forte pendenza, come chiave per lo sviluppo di un’adeguata strategia di accrescimento del valore commerciale.
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«Comunicazione fuorviante sul vino». Federdoc ed Efow – Federazione Europea dei Vini ad Indicazione Geografica – ha espresso preoccupazione per la campagna di sensibilizzazione sull’alcol promossa in occasione della Settimana Europea di sensibilizzazione sull’alcol 2024, inaugurata lo scorso 3 dicembre presso il Parlamento Europeo. I cartelloni esposti nell’ambito dell’iniziativa, visibili fino alla conclusione dell’evento, raffigurano una bottiglia di vino con un’etichetta che riporta ingredienti non conformi alla disciplina europea, come l’etanolo, non utilizzato nei prodotti vitivinicoli. A destare ulteriore scalpore è l’uso, sulla stessa etichetta, dell’immagine del celebre “Bacco” di Caravaggio, già impiegata dal Ministero della Sovranità Alimentare in occasione del Vinitaly 2023 per sottolineare il legame tra vino e cultura italiana.
LE CRITICHE DI FEDERDOC
«Non è accettabile che una campagna di comunicazione, finanziata dall’Unione Europea e dall’OMS, offra ai consumatori una comunicazione così fuorviante sul prodotto vino rappresentandolo come il frutto di ingredienti non ammessi dalla disciplina europea», ha dichiarato il presidente di Federdoc, Gallarati Scotti Bonaldi. Il presidente ha inoltre sottolineato come il settore vitivinicolo sia l’unico, tra le bevande alcoliche, ad aver adottato norme rigorose a livello europeo per l’etichettatura di ingredienti, calorie e valori nutrizionali. Questo, ha evidenziato Gallarati Scotti Bonaldi, dimostra l’impegno del settore per una trasparenza totale e per una corretta informazione ai consumatori, sostenuta dalla qualità e salubrità dei prodotti vinicoli.
IL VINO SOTTO ATTACCO
Federdoc ed Efow denunciano quella che definiscono una campagna di stigmatizzazione senza precedenti. L’iniziativa, secondo le due associazioni, rischia di compromettere l’immagine del vino, un prodotto che non è solo simbolo di qualità, ma anche patrimonio culturale e identitario di molti Paesi europei. Questo nuovo episodio accende i riflettori sul tema della percezione del vino e delle politiche di comunicazione adottate dall’Unione Europea nei confronti delle bevande alcoliche. Federdoc ed Efow chiedono una maggiore attenzione per evitare messaggi fuorvianti e dannosi, non solo per i produttori, ma anche per i consumatori che meritano informazioni corrette e coerenti.
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Due giorni di assaggi, incontri e momenti di riflessione sul vino naturale. Domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025 il Rule of Thirds di Brooklyn di New York ospiterà VinNatur NYC, primo evento collettivo ufficiale negli Stati Uniti. L’Associazione presieduta da Angiolino Maule riunisce vignaioli da tutto il mondo con l’intento di «difendere l’integrità del proprio territorio, rispettandone la storia e la cultura e traendo ispirazione da una forte etica ecologica». Dal 2016, VinNatur si è dotata di un protocollo di produzione che delinea le attività ammesse in vigneto e in cantina. A New York è previsto un ricco calendario di degustazioni e approfondimenti su qualità, varietà e pratiche produttive dei vini naturali, che arricchirà i banchi d’assaggio di oltre 200 etichette.
«Questo appuntamento – afferma Angiolino Maule – è sicuramente una grande opportunità per i nostri soci per raggiungere un pubblico sempre più attento e appassionato. New York, con la sua energia e apertura, è il contesto ideale per raccontare la nostra filosofia e costruire legami significativi. Inoltre assistiamo a come nella Grande Mela stia crescendo il numero di enoteche e wine bar che includono vini naturali in mescita e sugli scaffali”. Un trend che si contrappone al rallentamento del consumo di bevande alcoliche negli Stati Uniti e che conferma l’interesse crescente per prodotti autentici, sostenibili e di qualità.
VINNATUR A NEW YORK CON 44 PRODUTTORI
Alla manifestazione saranno presenti 44 produttori che proporranno in assaggio i loro vini ma ci sarà posto anche per una selezione di etichette di altri 24 soci VinNatur servite da esperti sommelier. L’evento sarà aperto al pubblico e agli operatori domenica 12 gennaio dalle 14 alle 18, mentre lunedì 13 gennaio, dalle 10 alle 17, sarà riservato esclusivamente ai professionisti del settore, tra cui buyer, distributori, giornalisti e titolari di ristoranti e wine bar. I biglietti per l’evento e le masterclass, a posti limitati, sono disponibili su Eventbrite.
VinNatur NYC
Quando: domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025 Dove: Rule of Thirds Restaurant, Brooklyn, New York City Orario di apertura al pubblico: domenica dalle 14 alle 18, lunedì dalle 10 alle 17 Ingresso: biglietti acquistabili online dal mese di novembre
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La cantina Tua Rita di Suvereto (Livorno) ha ottenuto complessivamente 23 mila dollari per i grandi formati di Giusto di Notri 2021 e Redigaffi 2021 all’asta di beneficienza organizzata dalla Fondazione Ataxia Charlevoix-Saguenay. Le bottiglie sono state battute il 28 novembre a Montreal, in Canada. All’asta hanno partecipato anche diverse maison di Champagne. L’Ataxia Charlevoix-Saguenay Foundation punta a sviluppare un trattamento per l’atassia spastica autosomica recessiva di Charlevoix-Saguenay (Arsacs). Si tratta di una patologia genetica neurodegenerativa rara. La Fondazione, nata nel 2006, è un ente di beneficenza registrato a livello federale. Non ha dipendenti ed è sostenuta interamente da donazioni private e volontari per finanziare la ricerca scientifica sull’Arsacs.
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Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana festeggia 10 anni di attività dedicati alla valorizzazione della Doc Maremma Toscana. «Abbiamo lavorato intensamente – spiega Francesco Mazzei, presidente del Consorzio dal 2018 – per portare la denominazione a un livello sempre più alto di qualità e visibilità. Abbiamo fatto evidenti progressi, ma c’è ancora molto da fare. Puntiamo a chiudere il 2024 superando i 7 milioni di bottiglie, continuando a sviluppare progetti chiave come la razionalizzazione del disciplinare, la ricerca viticola, l’enoturismo e la sinergia con altri Consorzi locali».
10 ANNI DOC MAREMMA: NUMERI IN CRESCITA
Dal 2014 al 2024, la crescita del Consorzio è stata impressionante: i soci iniziali, solo 9, sono oggi diventati 469, operanti in tutta la provincia di Grosseto. La produzione è passata da 3,5 milioni di bottiglie nel 2014 a oltre 7 milioni nel 2024. Un cambiamento significativo è stato registrato anche nella tipologia dei vini prodotti. Se nel 2014 il 69% dell’imbottigliato era costituito da vini rossi, oggi questa quota è scesa al 54%, mentre i bianchi hanno superato il 40%, trainati dal Vermentino, che rappresenta oltre il 30% della produzione e si conferma la tipologia più imbottigliata.
Secondo i dati Avito, la Doc Maremma Toscana si distingue nel panorama regionale registrando un +6,9% nell’imbottigliato nei primi dieci mesi del 2024, in controtendenza rispetto alla generale flessione del comparto toscano. «Il Vermentino sta dando grandi soddisfazioni – sottolinea ancora il presidente Francesco Mazzei – contribuendo a rafforzare il brand Doc Maremma Toscana. Il nostro obiettivo di medio termine rimane raggiungere i 10 milioni di bottiglie, una massa critica indispensabile per ottenere maggiore visibilità sui mercati internazionali».
DOC MAREMMA TOSCANA IN CONTROTENDENZA
Per il direttore del Consorzio, Luca Pollini, i successi ottenuti sono il frutto di un territorio unico e di una strategia mirata. «La Maremma Toscana – ricorda – è una delle aree vitivinicole più dinamiche della regione. La grande varietà ampelografica, il territorio incontaminato e l’armonia tra viticoltura e biodiversità sono i nostri punti di forza».
Con 450.000 ettari di territorio, di cui solo il 2% dedicato alla vite (circa 9.000 ettari), la Maremma è un esempio di equilibrio tra produzione e sostenibilità. Oltre il 44% delle superfici agricole è condotto secondo metodi biologici, una percentuale ben al di sopra della media regionale (37,5%). Questo impegno per la sostenibilità è riconosciuto anche a livello internazionale: Grosseto è stata premiata dalla Commissione Europea come European Green Pioneer of Smart Tourism 2024.
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Vino in-dipendente 2025 fa cifra tonda. La decima edizione della Fiera-mercato del vino artigianale organizzata dal “sommelier vinnaturista” Stefano Belli è in programma a Calvisano, in provincia di Brescia, il 12 gennaio. Ingresso dalle 10.30 alle 19.30 acquistando il ticket di 15 euro, comprensivo di calice per gli assaggi e tracolla porta calice. Vino in-dipendente sarà, in sostanza, il primo tra gli eventi del vino italiano del 2025. Il pubblico potrà degustare e acquistare direttamente dai produttori sia i vini che i prodotti alimentari nella sala sala polivalente del Comune di Calvisano.
«Vino in-dipendente – spiega il sommelier Stefano Belli – raggruppa vignaioli che difendono l’integrità del proprio territorio attraverso una forte etica ambientale, per produrre vino che prevede il minor numero possibile di interventi in vigna e in cantina, attraverso l’assenza di additivi chimici e di manipolazioni innaturali. Produrre vino naturale significa valorizzare l’unicità del vino, abbandonando l’omologazione che chimica, tecnologia e industrializzazione hanno portato nel mondo del vino. Scopo della manifestazione è promuovere il lavoro dei vignaioli che quotidianamente faticano a farsi sentire».
LISTA CANTINE VINO IN-DIPENDENTE 2025
Ricci Daniele (Piemonte) Grawu (Alto Adige) Az. Agr. Di Cato (Abruzzo) Casa Caterina (Lombardia) Villa Calicantus (Veneto) Foradori (Trentino) Daniele Piccinin (Veneto) Dolomytos (Alto Adige) Il Pendio (Lombardia) Cantine Del Castello (Piemonte) Tenuta Ca’ Sciampagne (Marche) Leonardo Pallotta (Puglia) Denis Montanar (Friuli V/G) Josef (Lombardia) La Scapigliata (Lombardia) Matrignano (Toscana) Mo-Ka (Lombardia) Sa Defenza (Sardegna) Stefano Legnani (Liguria) Eno-Trio (Sicilia) Forti Del Vento (Piemonte) Teren (Friuli V/G) Perego&Perego (Lombardia) Meggiolaro (Veneto) Cuore Impavido (Veneto) Az. Agr. Fenech (Sicilia-Lipari) San Domaine (Spagna) Angel Ouiea (Spagna) Az. Agr. Torrazzetta (Lombardia) Case Vecchie (Lombardia) L’orto Del Vicino (Toscana) Terrazzi Alti (Lombardia) Vino Riflesso (Piemonte) Insolente (Veneto) Santa Caterina (Liguria) Antonio Ligabue (Lombardia) La Signorina (Piemonte) Masseria Gigante (Puglia) Az. Agr. Grazioli (Lombardia) Az. Agr. I Cangianti (Umbria) Prima Radice (Friuli V/G) Mccalin (Abruzzo) Le Vignette (Toscana) Vna Wine (Lombardia) Tommaso Gallina (Piemonte) Colombo Sormani (Lombardia) Az. Agr. Casa Giachi (Toscana) Pietra Matta (Lombardia) Terre Della Luna (Liguria) Bragagni Andrea (Emilia R.) Terre Di Pietra (Veneto) Bressanelli Fortunato (Lombardia) Boschera Winkler (Veneto) Ros (Lombardia) Umaia (Piemonte) Az. Agr. Franzina (Lombardia) Ca De Rundaneine (Piemonte) Antica Valpolicella (Veneto) Az. Agr. Samuele Casella (Lombardia) Az. Agr. Filarole (Lombardia) Cantina La Bacheta (Veneto) La Rosi (Veneto) Colle Del Bricco (Lombardia)
LISTA ARTIGIANI DEL CIBO VINO IN-DIPENDENTE 2025
La Baita (Liguria) Il Colmetto (Lombardia) Ferdy Wild (Lombardia) L’anciua (Liguria) Passion Cocoa (Lombardia) La Bucolika (Toscana)
Vino in-dipendente 2025
Quando: 12 gennaio Dove: Sala polivalente Calvisano (Brescia), via San Michele Orario: dalle 10.30 alle 19.30 Biglietti di ingresso: 15 euro (acquisto in loco) Email:info@vinoindipendente.it www.vinoindipendente.it
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Il Consorzio Italia del Vino compie 15 anni e rinnova il suo impegno per la crescita del settore vitivinicolo italiano. Nonostante le sfide poste dal contesto economico globale il Consorzio, che riunisce 25 importanti realtà con un fatturato complessivo superiore a 1,5 miliardi di euro e una quota di export pari al 15% del valore nazionale, guarda al futuro con fiducia e nuove iniziative. Nato nel 2009, Consorzio Italia del Vino è rappresentato in 19 regioni, per un totale di 15 mila ettari vitati e 230 milioni di bottiglie. Tra i progetti più ambiziosi del prossimo anno spicca l’Italia del Vino Wine Business School, una scuola di formazione che punta a coniugare le competenze scientifiche con le specificità del mercato vitivinicolo. Ad annunciarlo è stata la presidente del Consorzio, Roberta Corrà (Giv – Gruppo Italiano Vini), riconfermata nel suo ruolo fino al 2027.
ITALIA DEL VINO BUSINESS SCHOOL: PRATICANTATO IN CANTINA
«La più grande novità del 2025 sarà l’attivazione di Italia del Vino Wine Business School, un progetto formativo dedicato a viticoltura, enologia, marketing e comunicazione del vino e del territorio», ha spiegato Corrà. Il corso, che prevede anche un periodo di praticantato presso le aziende consorziate, si pone l’obiettivo di scoprire nuovi talenti e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I cinque migliori studenti riceveranno una proposta di assunzione di un anno, un segnale concreto di attenzione alla crescita professionale nel settore.
ITALIA DEL VINO: L’OSSERVATORIO SUI TREND DI MERCATO
Il Consorzio non si limita alla formazione. Sono previste ricerche sui mercati emergenti e sulle nuove tendenze di consumo. In linea con quelli di altri organismi del settore, i dati di Italia del Vino relativi al 2024 mostrano una sostanziale tenuta delle esportazioni di vino italiano, con alcune categorie in crescita. Gli spumanti si distinguono per performance positive (+2% in valore e +4,4% in volume nei primi nove mesi dell’anno), con incrementi significativi in mercati come Francia e Australia. Anche gli USA, nonostante una leggera flessione complessiva, registrano aumenti per i vini fermi e frizzanti imbottigliati (+4,2% in valore e +2% in volume).
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Appuntamento sabato 7 dicembre con “Birrifici Aperti“. Giornata organizzata da Unionbirrai, l’associazione dei birrifici indipendenti, con l’obiettivo di promuovere la cultura della birra artigianale in Italia. Visite guidate, degustazioni e incontri con i birrai. Un’iniziativa per educare i consumatori sulle diverse varietà e qualità di birre prodotte localmente e sostenere i piccoli produttori nel panorama birrario nazionale.
«Valorizzare il mondo della birra artigianale italiana, creando un contatto diretto tra birrifici e appassionati. Questo l’obiettivo di Birrifici Aperti – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai –. Miriamo a replicare ciò accaduto con successo in altri comparti come il vino e l’olio. Apriamo le porte dei birrifici per far conoscere da vicino i processi produttivi, le materie prime utilizzate e, soprattutto, la passione che si cela dietro ogni bottiglia. Tutti ingredienti che rendono la birra artigianale nazionale oramai un vanto del made in Italy agroalimentare nel mondo, con sempre più riconoscimenti».
BIRRIFICI APERTI
Sarà possibile scegliere l’appuntamento preferito tra i tanti in programma in tutto lo stivale. Si potranno esplorare storie, processi e segreti dietro ogni birrificio, vivendo una giornata immersiva nel mondo della birra artigianale e promuovendo, al contempo, il territorio con le sue peculiarità creando localmente sinergie. A giovarne saranno i consumatori, sempre più consapevoli e attenti.
Amanti, o semplici curiosi, della birra pronti ad una esperienza che, attraverso la convivialità ed i momenti di relax, potranno conoscere le realtà artigianali con un contatto diretto. «Riteniamo che i piccoli birrifici artigianali possano divenire parte integrante di itinerari turistici e mete da visitare – conclude Ferraris –. Luoghi in cui trascorrere piacevoli momenti. Per questo, anche a livello normativo, siamo impegnati nel promuovere la creazione delle “Strade della Birra”, prendendo spunto da ciò che il mondo vitivinicolo ha già realizzato con successo».
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Onav celebra uno dei personaggi che più ha contribuito a scrivere l’enologia moderna: Federico Martinotti, inventore del metodo di rifermentazione in autoclave con il quale sono prodotti spumanti come il Prosecco, l’Asti, il Lambrusco e il Brachetto, oggi apprezzati in tutto il mondo. “Martinotti: cento anni di spumantistica italiana” è il convegno che si terrà sabato 21 dicembre presso la sede Onav in Piazza Santa Maria Nuova 5 ad Asti, a partire dalle ore 9.15.
«L’incontro – anticipa Vito Intini, presidente di Onav Nazionale – sarà un momento importante per l’intero comparto spumantistico italiano perché andrà alle radici della storia del Metodo Martinotti. Sarà anche una interessante occasione per capire gli scenari futuri grazie all’intervento di due delle più importanti denominazioni spumantistiche italiane, Asti e Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore». La partecipazione all’evento in presenza è gratuita fino ad esaurimento posti. L’evento sarà trasmesso in diretta tramite webinar. Per partecipare online, è necessario iscriversi anticipatamente al link: https://shorturl.at/5cvk2.
MARTINOTTI O CHARMAT?
Federico Martinotti, originario di Villanova Monferrato, è lo scienziato visionario che, nel 1895, ha rivoluzionato la produzione di spumanti con la sua innovativa scoperta del metodo di rifermentazione in autoclave. Questo processo, brevettato successivamente da Charmat nel 1907, ha consentito di ottenere spumanti preservando le note varietali dell’uva e riducendo significativamente i tempi di produzione, passando da anni a soli pochi mesi, rispetto al Metodo Classico, che è stato l’unico utilizzato fino a quel momento.
L’incontro del 21 dicembre sarà un’occasione per conoscere meglio l’uomo, lo scienziato ma anche l’evoluzione dell’enologia italiana dall’inizio del Novecento ad oggi. Tra i relatori del convegno figurano Antonella Bosso, dirigente tecnologo del Crea-ve; Diego Tomasi, direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg; Stefano Ricagno, presidente del Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg. La moderazione è affidata al professor Vincenzo Gerbi, vicepresidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino e presidente del Consiglio Scientifico Onav.
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Il 2024 si conferma un anno di sfide e opportunità per il vino italiano. Nonostante un 2023 segnato da un leggero calo nell’export in valore e da una contrazione del mercato nazionale sotto la pressione dell’inflazione, le previsioni per l’anno in corso evidenziano un quadro a tinte miste. Secondo Nomisma Wine Monitor, l’export italiano dovrebbe chiudere il 2024 con una crescita superiore al 4%. Superando, seppur di poco, la soglia degli 8 miliardi di euro. Sul mercato interno, invece, il trend rimane negativo, con una riduzione delle vendite in quantità che ha toccato il -1,5% nei primi nove mesi dell’anno.
EXPORT VINO ITALIANO: PROSECCO PROTAGONISTA
Il principale motore dell’export italiano resta, come negli anni precedenti, il comparto degli spumanti. Il Prosecco, in particolare, rappresenta ormai 2 bottiglie su 10 di vino italiano esportato. Trend positivi si registrano nei mercati nordamericani per i vini fermi imbottigliati, mentre gli spumanti continuano a guadagnare terreno in mercati tradizionali come Australia, Francia, Stati Uniti, Canada e Regno Unito.
Un’analisi dei principali 12 mercati mondiali mostra, però, segnali di contrazione globale: nel terzo trimestre 2024, gli acquisti di vino dall’estero sono calati del -2,6% in valore. Solo Cina e Brasile emergono con incrementi significativi sia in termini di valore che di volume. Il caso cinese (+27%) è attribuibile al ritorno dei vini australiani sul mercato, reso possibile dall’eliminazione dei super dazi introdotti da Pechino nel 2021.
INCOGNITE GEOPOLITICHE E RISCHIO DAZI
Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, sottolinea come il panorama internazionale presenti numerose incognite per l’export di vino italiano. Tra queste, spiccano i possibili dazi aggiuntivi paventati dal neo-eletto presidente Trump, le accise già in vigore in Russia e quelle previste nel Regno Unito dal 1° febbraio 2025. «Il rischio di dazi negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni anche su altri mercati chiave come la Germania, il cui equilibrio economico è già sotto pressione», avverte Pantini. La Germania, con un deficit commerciale di circa 80 miliardi di euro nei confronti degli Usa, potrebbe subire un’ulteriore frenata, con effetti a catena per l’export italiano.
VINO ITALIANO, LA DIVERSIFICAZIONE COME STRATEGIA
Un segnale positivo per il vino italiano nel 2024 arriva dalla diversificazione dei mercati. Mentre paesi consolidati come Germania, Svizzera e Norvegia registrano cali, emergono crescite a doppia cifra in destinazioni finora marginali come Austria, Irlanda, Brasile, Romania, Croazia e Thailandia. Questi mercati, pur rappresentando meno dell’1% dell’export complessivo, offrono nuove opportunità per i produttori italiani in un contesto sempre più complesso.
MERCATO INTERNO: VINO IN SOFFERENZA IN GDO
Sul fronte nazionale, il vino italiano continua a soffrire nel canale moderno (Gdo). Nonostante una leggera ripresa nel terzo trimestre, i primi nove mesi del 2024 si chiudono con un calo complessivo delle vendite in volume. Tutti i formati distributivi registrano contrazioni, con i vini fermi e frizzanti particolarmente penalizzati, soprattutto nell’e-commerce. Gli spumanti, al contrario, mantengono un trend positivo in tutti i canali di vendita. Tuttavia, il carovita spinge i consumatori verso prodotti più economici, favorendo gli spumanti generici a discapito delle etichette Dop, solitamente più costose.
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La birra si afferma come una bevanda capace di accompagnare i piccoli piaceri quotidiani tipici del periodo invernale. Un lusso accessibile ed un complemento per e le tavole delle festività. Sono queste alcune delle evidenze emerse dall’ultima indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra. Una fotografia periodica sul mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra. Analisi che accende i riflettori sul ruolo della birra nel trend del “soft pleasure” durante la stagione invernale.
LA RISCOPERTA DEI PICCOLI PIACERI INVERNALI
La casa è il luogo preferito dagli italiani (86%) per godersi i propri momenti di comfort e relax. Attività come guardare la TV (70%), rilassarsi sul divano (65%) o concedersi una doccia calda (62%) sono tra le preferite per ritrovare sensazioni e serenità. La Gen Z si distingue per la capacità di ritagliarsi più frequentemente momenti dedicati ai “soft pleasure”, fino a 4 volte a settimana.
Il contatto con la natura è un altro elemento apprezzato, con circa il 40% degli intervistati che dichiara di trovare piacere nelle passeggiate all’aperto o nei momenti contemplativi accanto al camino. Le generazioni si mostrano in sintonia anche sul valore della condivisione. Il 63% che vive questi momenti in compagnia del partner o di amici, in particolare i Millennials (68%), mentre quasi la metà degli intervistati preferisce dedicarsi a questi rituali in solitudine.
COME LA BIRRA ARRICCHISCE L’INVERNO DEGLI ITALIANI
La scelta di una bevanda per accompagnare i momenti di relax invernale è una costante per quasi tutti gli italiani. Il 90% degli intervistati che dichiara di consumare regolarmente bevande calde o fredde durante i propri “soft pleasure”. Tra le preferenze spiccano tisane (64%), cioccolata calda (63%) e tè (62%). Tra le bevande moderatamente alcoliche la birra si distingue come protagonista, scelta da circa la metà degli intervistati (48%), superando il vino (46%).
Anche nel contesto invernale la birra si conferma dunque un alleato apprezzato per la sua capacità di esaltare ogni esperienza e in grado di ridefinire il concetto di bevanda per tutte le stagioni. Quasi 1 italiano su 3 (29%) trova la birra particolarmente appagante nei momenti di relax casalingo. Tra le generazioni, Millennials e Gen X (48% complessivamente) associano la birra a momenti di relax e convivialità.
«La Gen Z, invece – sempre secondo la ricerca – la interpreta in chiave più dinamica e ne apprezza la versatilità (39%), percependola come una bevanda ideale per arricchire attività creative come cucinare, decorare per le feste o organizzare serate di intrattenimento». «Questa edizione mette in luce un tema chiave: la destagionalizzazione del consumo – dichiara Andrea Bagnolini, Direttore Generale di AssoBirra -. La birra non è legata a un solo periodo dell’anno, ma si integra nei piaceri di ogni stagione, riflettendo la ricca cultura gastronomica del nostro Paese».
BIRRA, INVERNO E FOOD PAIRING
Accompagnare i piccoli piaceri invernali con il consumo di alimenti è una pratica diffusa e condivisa tra le generazioni. Millennials e Gen Z dimostrano una maggiore propensione a ritagliarsi momenti di piacere durante la settimana, rispettivamente con l’83% e l’80%. In questo contesto, circa un terzo degli intervistati considera la birra un elemento fondamentale per arricchire l’esperienza. Tra i cibi più scelti dai consumatori per accompagnare la birra emergono i salumi (51%) insieme con le focacce (51%), seguite da tartine o bruschette (47%) e formaggi stagionati o freschi (41%). Questi alimenti trovano nella birra un complemento capace di arricchire ogni occasione culinaria, grazie alla sua versatilità e al suo carattere conviviale.
«La cucina italiana, con la sua autenticità e raffinatezza, trova nella birra un elemento chiave – spiega Rocco Pozzulo, Presidente della Federazione Italiana Cuochi – Durante le festività natalizie, la birra esalta dessert come il panettone e il cioccolato fondente, ma può anche diventare protagonista in cucina, ad esempio nelle ganache o in preparazioni salate. Penso agli abbinamenti con frutta secca tostata, cioccolato fondente o dolci tipici natalizi, che si sposano perfettamente con birre chiare o ambrate. Un dessert che amo preparare combina birra bock, nocciole del Piemonte e tartufo bianchetto per un’esplosione di gusto».
«Il crescente interesse per il food pairing – sottolinea Bagnolini – evidenzia consumatori sempre più consapevoli, che la vedono non solo come una bevanda, ma come un mezzo per esplorare sapori e creare connessioni autentiche. Questo ruolo unico la rende protagonista sia dei momenti più intimi che delle celebrazioni festive, valorizzando il piacere dello stare insieme tutto l’anno».
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Unire l’impegno per una birra 100% italiana, con la creazione di filiere brassicole 100% italiane, a un piano concreto di semplificazione e sburocratizzazione operativa. È questa la richiesta avanzata da Unionbirrai, l’associazione che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti italiani, durante la presentazione del bilancio del primo anno di attività del progetto LOB.IT, coordinato dal Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), l’ente di ricerca del Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Sovranità Alimentare. Un progetto che mira non solo a valorizzare le materie prime locali, ma a consolidare la filiera produttiva brassicola italiana, dall’orzo al bicchiere.
L’IMPORTANZA DELLE FILIERE CORTE DELLA BIRRA ITALIANA
«L’importante lavoro portato avanti sul sostegno alla produzione di materie prime locali di qualità, affinché si giunga alla creazione di filiere corte della birra offrirà al comparto ulteriori validi elementi di marketing territoriale che ben si conciliano con le nostre prospettive di puntare sul turismo brassicolo e le cosiddette Strade della Birra» ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai.
Il concetto di filiera corta, già ben radicato nell’enologia, rappresenta un’opportunità chiave per il settore brassicoloartigianale italiano, che può così rafforzare il proprio legame con i territori e ampliare il proprio appeal sia per i consumatori locali sia per i turisti. L’utilizzo di materie prime italiane – come luppolo e orzo coltivati sul territorio nazionale – non solo garantisce tracciabilità e qualità, ma diventa un elemento distintivo in un mercato sempre più competitivo e globalizzato.
LA BUROCRAZIA AFFONDA LA BIRRA 100% ITALIANA
Tuttavia, Ferraris ha sottolineato come le sole iniziative legate alla filiera non siano sufficienti per garantire la crescita e la sostenibilità delle imprese brassicole, soprattutto quelle di dimensioni più ridotte. «Per ridare slancio e sostenere le imprese del settore, soprattutto le più piccole, diviene cruciale alleggerire il carico di obblighi burocratici pensati per l’industria, che comportano un onere di tempo ed economico per i birrifici artigianali, ma anche un aggravio per la correlata spesa pubblica per i controlli».
I birrifici artigianali, infatti, si trovano spesso a dover affrontare procedure pensate per grandi industrie, come l’obbligo di tenuta di registri specifici, documentazione dettagliata e bolli di accompagnamento merci, che rallentano l’operatività senza apportare benefici reali al sistema di controllo fiscale o qualitativo.
LE RICHIESTE DI UNIONBIRRAI PER LA FILIERA BRASSICOLA ITALIANA
Tra le proposte avanzate da Unionbirrai spiccano l’eliminazione dell’obbligo della bolla di accompagnamento merce XAB per i microbirrifici, con possibilità di utilizzo dei più comuni Documenti di Trasporto (DDT). In secondo luogo, l’armonizzazione delle norme introdotte dal decreto ministeriale 4 giugno 2019, che ha già avviato un primo passo verso la semplificazione, ma che attualmente soffre di interpretazioni disomogenee tra i diversi territori, generando disparità di trattamento. Infine, secondo Uniobirrai, occorre proseguire con l’iter di confronto avviato presso il Masaf, al fine di realizzare riforme organiche che tengano conto delle specificità del comparto artigianale.
«Piccole agevolazioni tecniche e burocratiche che, nella loro globalità – ha concluso Ferraris – si rivelerebbero determinanti per l’operatività quotidiana delle piccole imprese brassicole. Per questo, continuiamo ad auspicare che riprenda l’iter di confronto, avviato oramai un anno fa al Masaf, che possa condurre a riforme organiche e impattanti».
STRADE DELLA BIRRA, TURISMO BRASSICOLO E NUOVE OPPORTUNITÀ
Oltre alla semplificazione burocratica, Unionbirrai guarda con interesse a un altro fenomeno in forte espansione. Quello del turismo brassicolo, già ben sviluppato in paesi come Belgio, Germania e Repubblica Ceca, ma che in Italia ha ancora margini di crescita significativi. La creazione di Strade della birra, sul modello delle Strade del Vino, potrebbe diventare uno strumento di valorizzazione sia per i birrifici sia per i territori, combinando degustazioni, visite guidate e itinerari culturali.
Richieste che, secondo Unionbirrai, costituiscono un passo fondamentale per garantire un futuro solido e sostenibile al comparto brassicolo italiano. Da un lato, il rafforzamento delle filiere 100% italiane consentirebbe di incrementare la qualità e la riconoscibilità del prodotto; dall’altro, le semplificazioni burocratiche permetterebbero ai piccoli produttori di concentrarsi sull’innovazione e sulla crescita. Un binomio, quello tra tradizione territoriale e modernità gestionale, che può trasformare la birra artigianale italiana in un simbolo di eccellenza riconosciuto a livello internazionale.
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Assegnati i premi “Birra dell’Anno – Harvest Beers“, il concorso organizzato da Unionbirrai e da Italian Hops Company che premia le migliori birre prodotte con luppolo raccolto e utilizzato in tempi brevissimi. Metodo che permette di mantenerne tutta la freschezza e le note aromatiche, celebrando l’essenza più pura del luppolo. Due le categorie di birra premiate nella III edizione di Hervest Beers. Luppolo wet, fresco appena raccolto, e luppolo fresh, appena essiccato e usato entro pochi giorni.
LE BIRRE PREMIATE
A salire sul podio per la categoria Fresh Hop sono state la Fresh Hop di Picobrew di Milano. La Ponale del Birrificio Artigianale Leder di Ledro (Trento) e la Mandarango di Birrificio Legnone di Dubino (Sondrio). Per la categoria Wet Hop al primo posto troviamo la Minosse Hoppy Lager di Labeerinto di Modena. A seguire Italo, prodotta dal Birrificio Artigianale La Villana di Grantorto (Padova) e So Wet, So Bitter prodotta da Birra Bellazzi di San Lazzaro di Savena (Bologna). «Il concorso Birra dell’Anno Harvest Beers evidenzia la connessione tra la birra artigianale e la natura agricola, valorizzando le birre prodotte con luppolo fresco appena raccolto». Ha dichiarato Simone Monetti, Segretario Generale di Unionbirrai.
IL LUPPOLO FRESCO
Negli ultimi anni, il luppolo fresco è diventato protagonista nella produzione di birre artigianali, permettendo ai birrai di ottenere profili aromatici unici e vivaci. Per questo Unionbirrai ha deciso di istituire il concorso, per dare il giusto risalto a queste produzioni. In particolare, il luppolo wet viene impiegato immediatamente dopo la raccolta senza essere sottoposto a essiccazione, mantenendo un alto contenuto di umidità (75-80%).
Quello fresh viene moderatamente essiccato poco dopo la raccolta, riducendo l’umidità al 10-12%. Questo processo stabilizza il luppolo, permettendo un utilizzo più gestibile pur mantenendo gran parte dell’aroma e del profilo gustativo del luppolo fresco. Le birre prodotte con luppoli wet e fresh sono note per i sapori complessi che includono note erbacee, floreali e agrumate. Queste birre offrono un legame profondo con la stagionalità e il terroir, con aromi che variano in base alle condizioni climatiche e alla terra d’origine.
IL CONCORSO
L’evento ha avuto una giuria composta dagli UBT ed esperti del settore: Alessandra Agrestini, Marcello Giuliani, Fabrizio Guernelli, Simonmattia Riva, Lidia De Petris, Ludwing Locher, Simone Cantoni, Valeria De Petris, con il supporto di Elena Manicardi e Gabriele Paltrinieri. La giuria ha effettuato assaggi al buio per garantirne l’imparzialità. Le migliori birre sono state annunciate durante il convegno “Filiera della Birra Artigianale, stili di vita e benessere”, tenutosi a Roma presso la sede di Cia-Agricoltori Italiani.
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Branca International, holding della famiglia Branca che controlla le tre società dedicate alla produzione e commercializzazione di spirits (Fratelli Branca Distillerie S.p.A., l’argentina F.lli Branca Destilerías S.A. e Branca USA Inc.) e l’immobiliare Branca Real Estate S.r.l, presenta il Bilancio di Sostenibilità 2023. Un anno di crescita consapevole, fondata sui principi di sostenibilità e responsabilità sociale. «Il 2023 ci ha messo alla prova con molte sfide, dall’inflazione alla crisi globale, ma abbiamo dimostrato che, quando si è preparati, si può affrontare qualsiasi situazione. Abbiamo continuato a investire nelle persone, nelle tecnologie e nei mercati», commenta Niccolò Branca, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo.
Gruppo Branca continua a fondare la propria visione sull’Economia della Consapevolezza, un modello gestionale si basa sui quattro pilastri di Sostenibilità, Consapevolezza, Qualità e Cura nel perseguire un “utile generativo” che crei valore condiviso. «In un anno segnato da incertezze, il nostro impegno verso l’ambiente e le persone non è mai venuto meno. Il Gruppo Branca ha anche dimostrato di contribuire attivamente allo sviluppo economico e sociale. Infatti, oltre l’80% del valore generato è stato distribuito tra l’acquisto di beni e servizi, fornitori di capitali, Pubblica Amministrazione, dipendenti ed investimenti per la comunità» conclude Niccolò Branca.
IMPEGNO AMBIENTALE
Il Gruppo Branca ha registrato importanti progressi nella riduzione dell’impatto ambientale a livello globale, con una diminuzione complessiva delle emissioni totali di CO₂ pari al 10% rispetto all’anno precedente. Risultato ottenuto grazie all’adozione di impianti più sostenibili e al miglioramento dell’efficienza energetica in tutte le aree produttive. In Italia, nello specifico, il Gruppo ha ridotto le emissioni di CO₂ del 13% e i consumi energetici dell’8% rispetto al 2022.
L’ottimizzazione dei consumi idrici rimane un tema importante, con un incremento dell’uso del 20%, su cui il Gruppo sta attuando nuove strategie di ottimizzazione. L’implementazione di pratiche di economia circolare e l’adozione di tecnologie sostenibili in tutte le sedi produttive confermano l’approccio di Branca alla produzione responsabile e la sostenibilità.
VALORE SOCIALE
Sul fronte sociale Gruppo Branca ha incrementato la propria forza lavoro dell’8%. Si è così raggiunto il totale di 341 dipendenti, il 99% dei quali assunti a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato. L’obiettivo e di mantenere questa percentuale nel tempo, a conferma dell’impegno verso la stabilità e il benessere delle persone. Il Gruppo ha inoltre investito nella crescita professionale dei dipendenti, con oltre 10.800 ore di formazione erogata nel 2023. Ne fanno parte programmi su competenze tecniche e trasversali, salute e sicurezza sul lavoro, e benessere psico-fisico.
GOVERNACE E RESILIENZA ECONOMICA
Gruppo Branca ha dimostrato solidità grazie a una performance positiva nella commercializzazione di spirits. Il valore generato dal Gruppo ha raggiunto oltre 380 milioni di euro. A livello contabile, il valore economico del fatturato consolidato nel 2023 risulta pari a 355 milioni di euro, segnando un -16% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa apparente flessione è attribuibile all’impatto del tasso di conversione iper-inflattivo dei Pesos argentini in Euro, applicato per il mercato argentino. Mercato da sempre roccaforte strategica e seconda sede del comparto del. In realtà, al netto dell’effetto di conversione, l’esercizio registra un aumento reale in valore e volumi. Questo incremento sostanziale si riflette anche nell’utile netto, in crescita del +47%.
FILIERA GLOBALE E RESPONSABILE
Il Gruppo Branca gestisce una filiera di approvvigionamento globale che rispetta standard rigorosi, assicurando eccellenza dei prodotti e aderenza a principi di equità, trasparenza e responsabilità. Considerando la gestione della catena di fornitura un asset strategico, Branca ha implementato una strategia di “Green Procurement” per garantire l’approvvigionamento di materiali, prodotti e servizi da fornitori che condividono un forte impegno verso la sostenibilità.
Nel 2023, il Gruppo ha rafforzato il proprio impegno verso una filiera sostenibile, collaborando esclusivamente con partner che rispettano le normative locali e internazionali. Questo approccio mira a creare relazioni durature e stabili con fornitori in grado di preservare qualità e affidabilità in ogni fase del processo produttivo. In Argentina, questa strategia ha portato al raggiungimento del 100% di fornitori con almeno una certificazione “green”. Anche in Italia, con l’85% di fornitori certificati, e negli Stati Uniti, con il 25%, Branca punta ad allinearsi agli standard argentini nei prossimi anni, estendendo le pratiche sostenibili a tutti i livelli della supply chain.
MERCATI E VOLUMI
Nel 2023, il Gruppo Branca ha consolidato la propria presenza in oltre 160 mercati, registrando una crescita significativa in Europa, Stati Uniti e Argentina, e una recente espansione nel Sud Est Asiatico. I mercati al di fuori dell’Italia rappresentano circa l’80% del fatturato globale, sostenuto da una domanda in costante aumento. La strategia del Gruppo punta a consolidare un forte interesse per i brand in portfolio sia in Italia che sui mercati internazionali. In Italia, Branca ha ulteriormente rafforzato la propria posizione registrando performance positive per tutti i brand. Il volume di prodotto imbottigliato ha raggiunto quasi 80.000 tonnellate, a conferma della solida posizione dei prodotti Branca sia a livello nazionale sia internazionale.
OBIETTIVI 2025: DE-STAGIONALIZZAZIONE E DE-REGIONALIZZAZIONE
Nel 2025, che celebra il 180° anniversario di Branca, il Gruppo proseguirà con una strategia mirata di “de-stagionalizzazione” e “de-regionalizzazione”, estendendo il consumo e la distribuzione dei suoi brand a oltre i confini stagionali e geografici tradizionali. Accanto a questo, Branca punta a raggiungere nuove fasce di consumatori. Questa espansione proseguirà nel rispetto dei principi ESG, con un modello di business che integra la sostenibilità in ogni fase della catena del valore.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Zenato non è in vendita. La cantina di Peschiera del Garda (Verona) smentisce le voci pubblicate da Il Sole 24 Ore. «Con riferimento alle notizie riportate sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 19 ottobre 2024, ripreso da altre testate giornalistiche di settore – scrive Nadia Zenato, presidente del Consiglio di amministrazione di Zenato azienda vitivinicola Srl – smentisco categoricamente ogni ipotesi di cessione dell’azienda vitivinicola Zenato. I richiamati incontri sottotraccia con possibili pretendenti sono congetture giornalistiche, destituite di ogni fondamento».
«Parimenti – aggiunge Nadia Zenato – non c’è nulla di vero nelle presunte richieste di informazioni da parte di terze società vinicole, richieste mai pervenute. Dall’altro canto, rilevo con orgoglio il sempre maggior entusiasmo e il vigore con cui la nostra azienda è continuamente impegnata nella promozione della cultura del vino e del nostro territorio, anche grazie all’ideazione e allo sviluppo di importanti progetti legati alla sostenibilità e all’arte nelle sue diverse declinazioni». In altre parole, non solo Zenato non è in vendita, ma sta continuando a investire nelle tenute, nei territori del Lugana, della Valpolicella e del Bardolino.
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Intervenire in modo organico e non temporaneo sulla disciplina agevolativa delle accise dovute dai produttori di birra. È questa l’indicazione fornita dalla Commissione Agricoltura della Camera nel parere approvato in merito alla Legge di Bilancio 2025, in discussione a Montecitorio. Due in particolare gli interventi segnalati. In primis dal 1° gennaio 2025 ridurre stabilmente le accise sulla birra prodotta in Italia a 2,97 centesimi grado plato.
In secondo luogo prevedere una riduzione del 50% dell’aliquota di accisa, in luogo dell’attuale 40%, per i birrifici con produzione annua non superiore a 10 mila ettolitri, del 30% per i birrifici da 10 a 30 mila ettolitri e del 20% per chi produce dai 30 ai 60 mila ettolitri. Una posizione che raccoglie l’approvazione tanto di Unionbirrai quanto di Assobirra.
«Riteniamo davvero lodevole l’attenzione dedicata al comparto brassicolo – commenta Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Il parere della Comagri Camera ribadisce una proposta che il settore porta avanti da tempo e che, ci auguriamo, possa divenire realtà dopo diversi tentativi in differenti provvedimenti».
«Siamo consci che adesso si entrerà nella fase più complicata della Legge di Bilancio – afferma il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo –. I partiti di maggioranza, cui auspichiamo si aggiungano anche quelli di opposizione, con slancio hanno ribadito che profonderanno ogni sforzo per convincere il Governo a reperire le risorse necessarie (6,9 milioni di euro) per una riduzione delle accise, che servirebbe a far crescere e recuperare competitività all’industria birraria nazionale».
IL PESO DELLE ACCISE
L’aumento delle accise sulla birra ha avuto delle conseguenze sull’intera filiera. Ha colpito i produttori, già alle prese con costi sempre molto alti e ormai divenuti strutturali, e ridotto i margini degli esercenti. Pesa inoltre anche sul consumatore, perché l’accisa è gravata d’IVA e fa parte della costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore. In una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 l in offerta, il formato più venduto e popolare in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.
«Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano che esiste una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato e in particolare la competitività della produzione nazionale – spiega Pratolongo –. Dopo il primo aumento del gennaio 2023 il comparto è entrato in contrazione, protratta dopo il secondo aumento nel gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024 i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con tassazione fino a 4 volte inferiore a quella italiana».
L’ITER DI LEGGE
La manovra di Bilancio è entrata nel vivo questa settimana con il ciclo di audizioni in Commissione Bilancio e con i pareri che saranno espressi dalle Commissioni permanenti. L’intenzione della maggioranza è di seguire un calendario serrato per arrivare all’approvazione in prima lettura entro la prima settimana di dicembre, infatti il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato all’11 novembre.
«Siamo consci della congiuntura economica e degli sforzi che il Paese intero deve compiere per riassettare i bilanci pubblici. Questi interventi, con un dispendio economico limitato, possono – aggiunge Ferraris – concretamente sostenere le piccole produzioni nazionali emergenti, proseguendo in un percorso iniziato negli anni scorsi. L’auspicio rimane quello di una disamina completa per revisionare le norme che regolano il comparto brassicolo nazionale in maniera organica».
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Masi Agricola – società quotata su Euronext Growth Milan e tra i leader italiani nella produzione di vini premium in Italia – rende noto che Fondazione Enpaia ha rafforzato la propria presenza nel capitale sociale di Masi. Il consolidamento è avvenuto nel mese di ottobre 2024 e consiste nell’aumentando della partecipazione fino al 9,2%, mediante un acquisto di azioni dai Fratelli Boscaini, che restano in forte maggioranza con una quota complessiva dell’82,8%. L’azionariato relativo a quote di partecipazione almeno pari al 5% è ora così suddiviso.
Azionista significativo
N. di azioni detenute
Percentuale del capitale sociale
Sandro Boscaini
8.876.856
27,61%
Bruno Boscaini
8.876.856
27,61%
Mario Boscaini
8.876.856
27,61%
Fondazione Enpaia
2.962.755
9,22%
ENPAIA CRESCE IN MASI AGRICOLA
«La decisione di aumentare la quota di partecipazione nel capitale sociale di Masi – fa sapere Enpaia – conferma la scelta della Fondazione di investire nell’economia reale per sostenere le aziende agricole che costituiscono l’ossatura della nostra Cassa di previdenza. Una scelta dettata dalla volontà di generare valore duraturo per i nostri iscritti e di contribuire allo sviluppo di aziende leader del settore dell’agroalimentare Made in Italy. In questo modo – aggiunge la Fondazione – Enpaia non solo tutela il valore del patrimonio dei propri iscritti, ma contribuisce anche alla crescita e allo sviluppo del sistema economico italiano».
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L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti (AssoDistil) ha sollevato il proprio dissenso riguardo alla recente richiesta di alcune associazioni vitivinicole italiane, che premono affinché l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione del vino venga classificato come rifiuto, escludendolo così dagli oneri fiscali legati alle accise. In una lettera indirizzata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), AssoDistil espone le criticità economiche, fiscali e ambientali che tale decisione potrebbe comportare.
Secondo AssoDistil, l’alcole residuo dalla dealcolazione del vino non può essere considerato un semplice “scarto”. Con una concentrazione alcolica che può superare il 95%, questo sottoprodotto rientra nella definizione di alcole prevista dalle normative vigenti. «Il rispetto della legalità è alla base delle nostre valutazioni», sottolinea Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil. «L’accisa sull’alcole etilico si applica al momento della sua fabbricazione e incide per oltre 10 euro al litro.
L’ALTERNATIVA ASSODISTIL: IMPIEGO DEL BIOETANOLO
Escludere i produttori di vino dealcolato dal pagamento delle accise aprirebbe la porta a potenziali frodi fiscali di portata rilevante», avverte Emaldi. AssoDistil sostiene che tutti i produttori di alcole etilico, anche se in maniera subordinata, debbano essere sottoposti alla stessa normativa, per evitare disparità di trattamento e garantire equità fiscale.
Sul fronte ambientale, AssoDistil avanza una proposta sostenibile: destinare l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione alla produzione di bioetanolo per carburanti. Tale scelta, osserva l’associazione, contribuirebbe a soddisfare la domanda di bioetanolo, attualmente insufficiente per rispondere agli obiettivi previsti dalla normativa europea entro il 2030. «L’utilizzo dell’alcole come bioetanolo», continua Emaldi, «si allinea perfettamente agli obiettivi di economia circolare e valorizzazione energetica dei materiali di scarto, promossi sia dall’Italia sia dall’Unione Europea».
LA DECISIONE IN MANO AL GOVERNO
Questa soluzione permetterebbe inoltre ai produttori di ottenere un ricavo dalla vendita dell’alcole, evitando l’imposizione di un costo per il suo smaltimento qualora venisse considerato rifiuto. Per AssoDistil, classificare l’alcole residuo come rifiuto rappresenterebbe non solo uno svantaggio economico, ma anche una scelta in contrasto con i principi di sostenibilità e circolarità che orientano le politiche ambientali attuali.
La lettera di AssoDistil accende i riflettori su un tema di forte impatto per il settore vitivinicolo e distillatorio. La palla passa ora ai Ministeri competenti, chiamati a valutare con attenzione le implicazioni di una misura che, se approvata, potrebbe cambiare radicalmente il trattamento fiscale e ambientale dell’alcole residuo dalla dealcolazione del vino in Italia. Negli scorsi mesi, AssoDistil aveva invece espresso la propria preoccupazione per l’importazione di etanolo dal Pakistan.
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A Quiliano torna la rassegna dedicata ai grandi rossi e rosati liguri, “Granaccia & Rossi di Liguria“. L’evento, giunto alla sua 19ª edizione, è in programma il 17 novembre 2024 al Palasport del comune della provincia di Savona. Saranno presenti oltre 50 cantine provenienti da tutta la regione. Oltre alle degustazioni libere, la manifestazione prevede una Masterclass esclusiva intitolata “Rossi di Liguria: mediterranei, eroici, rari e di grandi potenzialità”, condotta da alcuni esperti del settore. Un modo per approfondire il posizionamento dei vini liguri nel panorama nazionale, mettendo in luce le qualità uniche dei rossi locali.
L’organizzazione, a cura della rete di imprese Vite in Riviera e del Comune di Quiliano, mira a valorizzare i rossi liguri e a promuovere il territorio attraverso il vino. «Granaccia & Rossi di Liguria 2024 – commenta Massimo Enrico, presidente di Vite in Riviera – vede nuovamente Quiliano come ambasciatrice delle nostre eccellenze, grazie alla presenza dei produttori e di importanti figure del settore. L’obiettivo è puntare sull’alta qualità dei prodotti, raccontando il territorio attraverso i suoi vini».
LA GRANACCIA IN PROVINCIA DI SAVONA
La manifestazione non si limita al solo giorno dell’evento. A partire dal 15 novembre, infatti, saranno organizzate iniziative collaterali che coinvolgeranno l’intera comunità locale, tra cui una visita guidata a Villa Maria, un concerto di musica celtica e aperitivi a tema presso vari bar locali il 16 novembre. Inoltre, i ristoranti della provincia di Savona e di altre zone della Liguria proporranno, per tutto il mese, piatti e menù speciali in abbinamento al vitigno Granaccia, noto a livello nazionale anche come Cannonau, Alicante o Tai Rosso, a seconda della regione.
INGRESSO E INFORMAZIONI
Per accedere ai banchi di degustazione il costo è di 25 euro, comprensivo di calice e tasca. Sono previste riduzioni per alcune categorie di professionisti, come sommelier e ristoratori, previa registrazione. Informazioni dettagliate sull’evento sono disponibili sul sito ufficiale di Vite in Riviera, viteinriviera.it.
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Mentre il mercato dei vini rossi negli Stati Uniti mostra segnali di declino, c’è un segmento che va in controtendenza: i vini di lusso italiani. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly sui dati SipSource di agosto, le etichette di fine wine italiani rossi, dal prezzo di distribuzione superiore ai 50 dollari hanno registrato una crescita del 3% in valore tra gennaio e agosto. Il tutto nell’ambito di una performance negativa del segmento luxury globale (-7%), con i vini francesi a -16% e quelli americani in linea con la media di mercato. I dati sono stati presentati durante Vinitaly.USA a Chicago, il 20-21 ottobre.
Questo sorprendente posizionamento dei rossi di alta gamma made in Italy, pur rappresentando una piccola fetta del 2% in termini di volume delle vendite di rossi italiani negli Stati Uniti, costituisce ben il 14% del valore complessivo di questi vini. La quota sale al 23% se si considerano anche i rossi super-premium, con un prezzo compreso tra i 24 e i 50 dollari, a fronte di una quota di volume del 6%.
FRESCOBALDI, USA: TURISMO E BRAND SPINGONO I VINI ROSSI ITALIANI
Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), intervenuto a Chicago, il successo dei rossi italiani di lusso negli Usa si basa su due pilastri: la riconoscibilità dei brand territoriali italiani, ormai iconici per gli appassionati americani, e l’esperienza del turista americano in Italia, che alimenta la fedeltà al vino italiano una volta rientrati in patria. Non è un caso che siano le etichette toscane a dominare il segmento, con una quota del 45,5% del mercato dei rossi luxury made in Italy negli Stati Uniti, in crescita del 13% nei primi otto mesi del 2023.
A guidare le preferenze degli appassionati statunitensi è il Brunello di Montalcino, che detiene una fetta del 32% del mercato dei rossi di lusso. Seguono a distanza Bolgheri (11,5%) e Chianti Classico (2%). Anche i vini piemontesi occupano una posizione di rilievo, con il Barolo al secondo posto con il 16%, mentre il Barbaresco, con il 4%, è appena fuori dal podio, subito dopo il Bolgheri Superiore (7%). Al contrario, regioni vinicole che in passato hanno dominato il segmento luxury, come Bordeaux (-37%), Borgogna (-12%) e Napa Valley (-24%), stanno affrontando un periodo di difficoltà.
I NUOVI TREND DEL VINO: L’INNOVAZIONE ARRIVA DAGLI USA
Oltre ai vini di lusso, emergono nuovi trend dal mercato statunitense, come evidenziato da Marzia Varvaglione, presidente di Agivi (Associazione dei giovani imprenditori vitivinicoli italiani), durante l’inaugurazione di Vinitaly.USA. Varvaglione ha sottolineato come fenomeni come i ready-to-drink e i vini low e no-alcohol stiano conquistando i consumatori globali.
«È importante non avere pregiudizi e non temere il nuovo che avanza. Come produttori italiani dobbiamo comprendere i trend emergenti e comunicare il vino in modo più inclusivo. Il nostro ruolo è identificare le nuove opportunità, specialmente nel mercato statunitense. Parlare di giovani è una responsabilità – ha concluso Varvaglione – perché saranno loro la prossima generazione di appassionati di vino; attenti alla qualità sia nel bicchiere che nel piatto».
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Il primo appuntamento enoico da non perdere a novembre è Rosso Barbera 2024. Dall’1 al 4 novembre, il Castello di Costigliole d’Asti si trasformerà nella capitale della Barbera, accogliendo un format unico nel panorama italiano. Il banco d’assaggio, cuore pulsante di Rosso Barbera 2024, è senza precedenti: sarà possibile degustare oltre 400 etichette di Barbera provenienti da circa 200 cantine. Un’occasione unica per esplorare le infinite sfumature di uno dei vitigni più amati d’Italia, guidati dall’esperienza dei sommelier di Ais Piemonte, delegazione di Asti.
L’APERTURA A PIANETA GRAPPA
La manifestazione prenderà il via venerdì 1° novembre alle 18:30 con l’inaugurazione ufficiale. Poco dopo, alle 19:30, si terrà la terza edizione di Pianeta Grappa, una rassegna interamente dedicata alla grappa italiana, con degustazioni curate dall’ANAG. La suggestiva aula di cioccolateria dell’ICIF, situata all’interno del castello, farà da cornice perfetta per questo percorso sensoriale dedicato agli appassionati di distillati.
Non solo vino: Rosso Barbera si propone come un’immersione a tutto tondo nella cultura locale. Sabato 2 e domenica 3 novembre sarà possibile partecipare al tour gratuito “Il giro della Rocca”, un percorso guidato alla scoperta degli edifici storici di Costigliole d’Asti. Durante queste giornate, i banchi d’assaggio riapriranno dalle 11:00 e torneranno anche le degustazioni di Pianeta Grappa alle 11:30.
ROSSO BARBERA 2024: PROFESSIONAL DAY E CONVEGNI
Lunedì 4 novembre sarà dedicato agli operatori del settore, con un Professional Day che includerà un interessante convegno dal titolo “Vino. Un futuro come bene di lusso”. Relatori di spicco affronteranno i principali trend globali e locali del mercato del vino, offrendo spunti per il futuro di questo settore in continua evoluzione. Anche i banchi d’assaggio apriranno alle 10:00, riservando agli esperti un momento di confronto.
L’edizione 2024 sarà arricchita da una serie di eventi collaterali. Tra questi, il Mercatino della Rocca, che animerà le vie del paese il 2 e 3 novembre, e la Barbera Academy, con workshop e approfondimenti a cura di sommelier, enologi e giornalisti. Per i buongustai, non mancheranno abbinamenti gastronomici grazie a Barbera Gourmet, che proporrà prodotti tipici locali come salumi, carne cruda, formaggi e ravioli. Inoltre, sarà possibile ammirare le annate storiche della Barbera nella sala Barbera Forever, una celebrazione delle etichette che hanno segnato la storia di questo vino.
BIGLIETTI D’INGRESSO
Anche quest’anno il RossoBarbera Cooking World Tour porterà la Barbera nei ristoranti di Tokyo, San Paolo, Taiwan e altre città internazionali, grazie al network degli ex allievi dell’ICIF. Per i più golosi, l’evento Dolce e Barbera, curato dalla Federazione Internazionale Pasticceria Gelateria e Cioccolateria (FIPGC), esplorerà il legame tra dolci e Barbera, offrendo un’esperienza sensoriale unica. I ristoranti locali aderenti a “I ristoranti della Barbera” proporranno menu speciali, studiati per esaltare l’abbinamento con i vini protagonisti della manifestazione.
Il biglietto d’ingresso, in promozione fino al 20 ottobre al prezzo speciale di 20 euro anziché 25, è acquistabile online. Gli associati Ais, Onav, Fisar e di Barbera&Barbere potranno beneficiare di tariffe agevolate. Per facilitare l’afflusso dei visitatori, saranno disponibili pullman Granturismo con partenze da Torino, Milano e Genova. Tutte le informazioni relative ai trasporti sono reperibili sul sito ufficiale di Rosso Barbera. Qui i migliori assaggi dell’edizione 2023.
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La Piadina romagnola è Igp da 10 anni. Oggi, 24 ottobre 2024, ricorre il decimo anniversario dell’ottenimento del marchio a Indicazione Geografica Protetta. Una certificazione che, dall’ottobre 2014, tutela la qualità e l’autenticità di uno dei prodotti simbolo della tradizione gastronomica italiana. Garantendo che la Piadina Romagnola sia prodotta esclusivamente in Emilia-Romagna, seguendo regole precise stabilite nel disciplinare di produzione.
Il marchio Igp ha contribuito a proteggerla dalle imitazioni, permettendo ai produttori locali di continuare a tramandare la loro arte e a offrire ai consumatori un prodotto genuino, legato profondamente alla terra di Romagna. Dal 2014 ad oggi, la produzione ha registrato un costante aumento, sia in termini di volumi, con un +280% in dieci anni, che di riconoscimenti. È stata infatti riconosciuta e protetta in una decina Stati extra UE, grazie al lavoro di tutela che il Consorzio ha introdotto.
PIADINA ROMAGNOLA: IL DISCIPLINARE
La “Piadina Romagnola” IGP o “Piada Romagnola” è un prodotto a base di farina di grano o di farro con aggiunta di acqua, grassi, sale, ed alcuni ingredienti opzionali previsti dal disciplinare.
“Piadina Romagnola” o “Piada Romagnola” le cui caratterische sono: – macchie ambrate di cottura di piccole dimensioni sulla superficie con una distribuzione omogenea; – compatta, rigida e friabile; – diametro da 15 a 25 centimetri; – spessore da 4 a 8 millimetri.
“Piadina Romagnola” o “Piada Romagnola” alla Riminese le cui caratteristiche sono: – vesciche di cottura di grandi dimensioni sulla superficie, con una distribuzione non omogenea, morbida e flessibile; – diametro da 23 a 30 centimetri; – spessore fino a 3 millimetri.
DALLA PREPARAZIONE AL CONFEZIONAMENTO
Preparazione dell’impasto La preparazione avviene mescolando gli ingredienti con acqua fino ad ottenere un impasto. Porzionatura. L’impasto viene suddiviso manualmente o meccanicamente in pani o palline con dimensioni diverse a seconda della piadina o piada romagnola che si intende ottenere. Laminatura. Il processo di appiattimento dei pani o palline per la formatura della Piadina o Piada Romagnola IGP avviene solo ed esclusivamente attraverso laminazione.
Cottura. Le temperature per la cottura variano da 150 a 300 °C con una permanenza sulla piastra di cottura fino a 4 minuti complessivi. Raffreddamento. La piadina raffreddata viene confezionata in sacche o in buste termosaldate in atmosfera protettiva. Confezionamento. Al fine di garantire un uniforme contenuto di umidità caratteristico dell’aree a salvaguardia della fragranza del prodotto, il confezionamento dovrà avvenire nella zona di produzione immediatamente a seguito del raffreddamento.
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Lutto nel mondo del Prosecco per la morte di Etile Carpenè, avvenuta il 23 ottobre 2024 a Conegliano, all’età di 80 anni. Lascia la moglie Nicoletta, la figlia Rosanna e la nipote Etilia. A dare la notizia è la famiglia Carpenè, insieme ai dipendenti della Carpenè Malvolti, prima al mondo a produrre il vino spumante delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene. Nell’ultimo periodo aveva lasciato la guida della Carpenè Malvolti alla figlia Rosanna, attuale Amministratore Delegato della Spa di famiglia, che porterà avanti l’operato del padre «con amore e passione».
La cerimonia di commemorazione si terrà sabato 26 ottobre alle ore 10 presso la Chiesa Parrocchiale dei Santi Martino e Rosa, via Francesco Fenzi 28, Conegliano (Treviso). Etile Carpenè ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla cultura enologica, ispirando generazioni di studenti e professionisti con la sua passione e il suo impegno nel promuovere il rispetto per il territorio.
CHI ERA ETILE CARPENÈ
Etile Carpenè, quarta generazione della più longeva casa spumantistica italiana Carpenè Malvolti, si era diplomato al Liceo Scientifico di Rosenberg in Svizzera per poi frequentare un corso di specializzazione in Enologia all’Università̀ di Talence a Bordeaux. Proseguì il suo percorso accademico iscrivendosi all’Università̀ di Ferrara dove ottenne la Laurea in Chimica Pura. Dopo il percorso di studi iniziò l’attività nell’impresa di famiglia divenendone in seguito Amministratore delegato e Presidente. Fu in quel ruolo che emerse la sua vocazione a portare l’azienda sulla scena mondiale.
Espanse la produzione, amplificò e potenziò la distribuzione, riorganizzò e rinnovò la rete vendita sostenendo l’immagine della marca con campagne pubblicitarie in televisione e sulla stampa. Tra gli incarichi rivestiti da Etile Carpenè al di fuori del contesto aziendale, la Presidenza dell’Istituto Metodo Classico dal 1990 al 2001 nel 1992 ottenne la carica in Federvini, prima come Consigliere e poi come Vice Presidente Sindacato Vini Spumanti, nonché nello stesso anno fu nominato Consigliere nel Consorzio Tutela Prosecco, carica rinnovata per due mandati consecutivi. Era anche stato nominato Accademico emerito dell’Accademia della Vite e del Vino.
MORTO ETILE CARPENÈ: IL CORDOGLIO DEL CONSORZIO
«Apprendiamo con tristezza della scomparsa di Etile Carpenè. Ci lascia un uomo che ha rappresentato integralmente lo spirito della nostra denominazione, visionario e curioso, sempre impegnato a promuovere la qualità e l’autenticità del nostro prodotto. Il suo impegno, la sua passione e la sua visione continueranno a ispirarci e a guidarci nel nostro lavoro quotidiano». Così Franco Adami, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. «A nome dell’ente – aggiunge Adami – esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia Carpenè e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare con lui. In questo momento di dolore, onoriamo il suo ricordo continuando a lavorare per mantenere alta la bandiera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, come lui avrebbe voluto».
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La Terra Trema 2024 – Fiera Feroce di vini, cibi, relazioni tornerà al Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito dal 29 novembre al 1° dicembre (in fondo all’articolo la lista dei vignaioli presenti). Un luogo simbolico, tuttora minacciato di sgombero, diventa esso stesso il simbolo della consueta volontà degli organizzatori di “sgomberare il campo” dal mainstream del vino. «In preda ad astratti furori»: così si ripresenta La Terra Trema, riaffermando una visione critica e politica che abbraccia la gastronomia, l’agricoltura e la cultura materiale che – volente o nolente, favorevoli o contrari – non ha uguali nel panorama italiano, neppure tra chi prova a proclamare la propria difesa del mondo agricolo-vinicolo dalle pagine di una “Guida lenta”, con risultati al limite del grottesco.
LA TERRA TREMA 2024, UNA RISPOSTA AL «CAPITALISMO DIGITALE»
La Terra Trema 2024 sarà un’occasione per celebrare l’incontro tra le molteplici realtà della produzione agricola e vinicola, non solo italiana, ma internazionale. L’evento in programma al Leoncavallo dal 29 novembre al 1 dicembre non si limita ad esaudire la voglia di rivedersi, ma si propone come «un momento di riflessione collettiva, in cui agricoltori, vignaioli e cittadini possono confrontarsi in un dialogo orizzontale, libero da preconcetti e limitazioni». In un contesto in cui economia, clima e guerre premono su tutti, La Terra Trema prova a rispondere al «capitalismo digitale» che, come sostengono gli organizzatori, «sta travolgendo territori e persone, vigne e campi, scuole e quartieri, generazioni intere». La fiera si oppone a un’agro-industria che, in sostanza, promette false soluzioni, mentre genera «nuovi mostri e deserti» a favore dei propri interessi, monopolizzando semi, produzioni e mercati.
LA TERRA TREMA CONTRO DIGITALIZZAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Il valore d’uso, le apparenti comodità, i miti mendaci imposti dalla digitalizzazione e dalla sua potenza di calcolo – recita il comunicato di presentazione de La Terra Trema 2024 – stanno progressivamente, in modo esponenziale e veloce, limitando le nostre competenze, le nostre conoscenze, la nostra creatività, le nostre intelligenze, i nostri sensi, la nostra sensibilità di fronte agli orrori che ci circondano. L’intelligenza artificiale, così brava a calcolare le connessioni, non ha però fatto ancora i conti con la nostra capacità di fare associazioni improbabili, con la nostra capacità relazionale. Capacità che dobbiamo salvaguardare con grande determinazione e impegno».
«Il controllo di ciò che seminiamo, coltiviamo e mangiamo è sempre più nelle mani di poche aziende», si legge ancora. Un sistema che, attraverso l’industrializzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura, rischia di soffocare la produzione contadina, lasciando dietro di sé paesaggi standardizzati e agricoltura di precisione che aliena l’uomo dalla terra. «Le nostre competenze e creatività», spiegano gli organizzatori de La Terra Trema, sono sempre più limitate dalle comodità imposte dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale. Strumenti che non hanno ancora «fatto i conti con la nostra capacità di fare associazioni improbabili e relazioni umane».
IL MONDO DEL VINO VISTO DA LA TERRA TREMA
Nel corso degli anni, La Terra Trema ha affrontato le sfide imposte da un’economia sempre più complessa e da dinamiche sociali ed ecologiche che influenzano il mondo del vino. La manifestazione ha sempre discusso di questioni cruciali come prezzo, distribuzione e modalità produttive, con approccio critico e indipendente, certamente divisivo e a tratti eclatante. Così come singolare è la visione di un’agricoltura contadina che, a detta degli organizzatori, rischia di estinguersi sotto i colpi dell’agroindustria e della cosiddetta “Agricoltura 4.0“, fatta di «trattori hi-tech, droni, algoritmi e nuovi Ogm».
Un sistema «sostenuto da finanziamenti statali e comunitari», che soffoca l’agricoltura di prossimità, quella «fatta di terra e persone», già alle prese con l’emergenza dei cambiamenti climatici. Eppure, c’è speranza. «Là dove la conoscenza delle pratiche agricole persiste», dove questo sapere viene tramandato autonomamente tra le generazioni, esiste un’enorme ricchezza. È proprio in queste realtà che si trova l’antidoto ai monopoli, e da qui bisogna ripartire per fronteggiare le minacce ambientali. «Fare cultura significa costruire momenti di confronto, a partire da tutto questo», spiegano gli organizzatori de La Terra Trema 2024. Un’edizione che non passerà inosservata.
LA LISTA DEI VIGNAIOLI PRESENTI A LA TERRA TREMA 2024
Abruzzo
McCalin, Martinsicuro (TE)
Podere San Biagio, Controguerra (TE)
Alto Adige
Brunnenhof, Egna (BZ)
Basilicata
Ripanero – Rionero in Vulture (PZ)
Calabria
Gianni Lonetti – Melissa (KR)
Campania
Cantina Del Disordine – Cautano (BN)
Casa Brecceto – Ariano Irpino (AV)
Davide Campagnano – Castel Campagnano (CE)
Il Tufiello – Calitri (AV)
Podere Veneri Vecchio – Castelvenere (BN)
Terre Caudium – Cautano (BN)
Emilia Romagna
Baccagnano – Brisighella (RA)
Filarole – Pianello (PC)
Podere Cipolla – Coviolo (RE)
Friuli Venezia Giulia
Nicolini Giorgio – Muggia (TS)
Pinat Marco – Povoletto (UD)
Prât dali’ Vîs, Castions di Zoppola (PN)
Škabar Miloš – Repen (TS)
Zahar – San Dorligo della Valle (TS)
Lazio
Occhipinti Andrea – Gradoli (VT)
Poggio Bbaranèllo – Montefiascone (VT)
Liguria
Il Foresto di Vernazza, Vernazza (SP)
Lombardia
Alpi Adamello – Edolo (BS)
Alziati Annibale – Rovescala (PV)
Barbacàn – Teglio (SO)
Beltrama Stefano – Albosaggia (SO)
Il Castello II – Fortunago (PV)
Il Gabbiano – Sondrio (SO)
Orto Tellinum – San Giacomo di Teglio (SO)
Piccolo Bacco dei Quaroni – Montù Beccaria (PV)
Pietro Selva – Castione Andevenno (SO)
Torre degli Alberi – Colli Verdi (PV)
Marche
Aurora, Offida (AP)
Ca’liptra, Cupramontana (AN)
Fiorano, Cossignano (AP)
Lalé, Apiro (MC)
Sciauerta, Cossignano (AP)
Tomassetti, Senigallia (AN)
Vigneti Vallorani, Colli del Tronto (AP)
Piemonte
Agricola Garella, Masserano (BI)
Buganza Renato, Piobesi d’Alba (CN)
Cascina Boccia, Tagliolo Monferrato (AL)
Cascina del Monastero, La Morra (CN)
Cascina Gasparda, Olivola (AL)
Cascina Gentile, Capriata d’Orba (AL)
Cascina Zerbetta, Quargnento (AL)
Cesca Daniele, Moncalvo (AT)
Daglio Giovanni, Costa Vescovato (AL)
Eraldo Revelli, Farigliano (CN)
Garage dell’Uva, Settimo Rottaro (TO)
Ghëddo, La Morra (CN)
Giachino Claudio, Montelupo Albese (CN)
Granja Farm, Chiomonte (TO)
Il Mongetto, Vignale Monferrato (AL)
La Casaccia, Cella Monte (AL)
La Tommasina, Frassinello Monferrato (AL)
La Viranda, San Marzano Oliveto (AT)
LeViti, Dogliani (CN)
Manera, Alba (CN)
Monfrà, Vignale Monferrato (AL)
Piatti Antonella, Mazzè (TO)
Tenuta Grillo, Gamalero (AL)
Terre di Maté, Pasturana (AL)
Umaia, Cornigliasca, Carezzano (AL)
Valli Unite, Costa Vescovato (AL)
Puglia
Cantina Pantun, Mottola (TA)
Podere ai Contadini, Ostuni (BR)
Tenuta Patruno Perniola, Gioia del Colle (BA)
Sardegna
Cantina Orgosa, Orgosolo (NU)
Sa Defenza, Donori (CA)
Sicilia
Alice Bonaccorsi, Randazzo (CT)
Bosco Falconeria, Partinico (PA)
Cantina del Malandrino , Mascali (CT)
Cantina Malopasso, Zafferana Etnea (CT)
Le Furie, Messina (ME)
Le Sette Aje, Santa Margherita di Belice (AG)
Terra Tinta, Alcamo (TP)
Toscana
Cantina della Luce, Sorano (GR)
Fattoria Majnoni Guicciardini, Barberino Val d’Elsa (FI)
Fratelli Barile, Capalbio (GR)
I Botri di Ghiaccioforte, Scansano (GR)
Il Cerchio, Capalbio (GR)
Paterna, Terranuova Bracciolini (AR)
Podere Ranieri, Massa Marrittima (GR)
Prato al Pozzo, Cinigiano (GR)
Sàgona, Loro Ciuffenna (AR)
Sant’Agnese, Piombino (LI)
Terra d’Arcoiris, Chianciano Terme (SI)
Terre Apuane, Marina di Carrara (MS)
Trentino
Maso Bergamini, Cognola (TN)
Umbria
La Casa dei Cini, Pietrafitta (PG)
Malauva Casa Agricola, Castel Giorgio (TR)
Veneto
Aldrighetti Lorenzo e Cristoforo, Marano di Valpolicella (VR)
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L’Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 Costa delle Corone di Monteci si aggiudica il Premio speciale “Vecchia annata” della Guida Winemag 2025. Il vino top di gamma della cantina di Pescantina (Verona), appartenente alla Linea Monteci Selezioni, si è aggiudicato 96/100 in occasione delle degustazioni alla cieca. Convince per la vitalità, la precisione e l’integrità del sorso, a distanza di ben 15 anni dalla vendemmia (avvenuta un anno prima dell’assegnazione della Docg alla pregiata denominazione veronese). L’Amarone della Valpolicella Doc Classico 2009 Costa delle Corone, per ammissione della stessa cantina, è la «massima espressione dell’identità di Monteci», nonché «la sintesi di un vigneto quasi inaccessibile», da cui prende il nome. Un appezzamento inerpicato sulle colline della Valpolicella Classica, in cui affondano le radici le piante di Corvina, Rondinella e Molinara. Di seguito il profilo del vino.
AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOC CLASSICO 2009 COSTA DELLE CORONE, MONTECI
Fiore: 9
Frutto: 9.5
Spezie, erbe: 9.5
Freschezza: 8
Tannino: 7.5
Sapidità: 7
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 10
Facilità di beva: 9.5
A tavola: 10
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
Punteggio Winemag: 96/100 (Premio speciale “Vecchia annata” per la Guida Winemag 2025)
Via San Michele, 34 37026 Pescantina (VR)
Tel.+39 (045) 7151188 Email info@monteci.it
AMARONE COSTA DELLE CORONE 2009, MONTECI
DENOMINAZIONE
Amarone Classico della Valpolicella Doc
UVAGGIO
Corvina, Rondinella, Molinara
ZONA DI PRODUZIONE
Valpolicella Classica
TECNICA DI VINIFICAZIONE
Appassimento delle uve per circa 5 mesi. Dopo la pigiatura 30 giorni di contatto mosto/bucce. Segue fermentazione alcolica e fermentazione malolattica. La fermentazione avviene in parte in acciaio e in parte in tini di rovere.
AFFINAMENTO
In botti di rovere da 50 ettolitri per 60 mesi.
IMBOTTIGLIAMENTO
In bottiglia per almeno 5 anni.
TEMPERATURA DI SERVIZIO
18-20° C
ABBINAMENTI
Selvaggina da pelo o nobile da piuma, “pastissada” di cavallo, brasati, arrosti, formaggi stagionati o piccanti, risotto all’Amarone. Grande vino da meditazione.
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Il Miglior vino Piwi italiano è Limine 2022, Venezia Giulia Igt bianco della cantina Terre di Ger. È il risultato delle degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Limine di Terre di Ger si aggiudica uno dei “premi speciali”, dedicati alle varietà resistenti alle malattie fungine della vite (l’acronimo con cui si identifica la tipologia è “Piwi”). Terre di Ger, a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, si conferma la cantina italiana più avvezza alla tipologia, forte dell’esperienza maturata in anni di sperimentazioni dal titolare, Gianni Spinazzè. Di seguito il profilo del Miglior vino Piwi italiano, ottenuto da uve resistenti della varietà Soreli.
VENEZIA GIULIA IGT BIANCO LIMINE 2022, TERRE DI GER
Fiore: 8
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 8
Freschezza: 8.5
Tannino: 0
Sapidità: 7.5
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 8
Facilità di beva: 8.5
A tavola: 8
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
Premio speciale: miglior vino Piwi italiano per la Guida Winemag 2025
Via Strada della Meduna – Frattina di Pravisdomini
33076 Pordenone (italia)
Tel. +39 0434.644452
Email info@terrediger.it
TERRE DI GER, LA CASA DEI PIWI
Terre di Ger nasce dalla passione per la viticoltura di Gianni Spinazzè, che fin da bambino andava nei vigneti che la famiglia gestiva in mezzadria di alcune proprietà dei Bellussi, proprietari del trevigiano. Negli anni Sessanta, Gianni, per meglio strutturare le palificazioni delle “Bellussere” del Piave ha avviato una produzione di pali in cemento, dando il via alla lunga storia dell’azienda Spinazzè, oggi affermata nel settore viticolo e frutticolo mondiale. La vera svolta per l’azienda avviene nell’ultimo decennio. Il merito è di un nuovo progetto agronomico ed enologico , con l’impianto di vitigni a varietà resistenti Piwi e una profonda ricerca sulle potenzialità dei vini da esse ottenuti.
L’obiettivo di Terre di Ger è di ridurre l’impatto ambientale dei trattamenti fitosanitari, salvaguardare la natura e avviare una coltivazione a regime biologico, puntando sulle diversità organolettiche. Nascono nuove opportunità e i confini si allargano, diventa interessante il confronto e la coesistenza con altri territori e si arriva ad acquisire la tenuta “La Boccolina” nel cuore delle colline di Jesi e a gettare le basi per il progetto “Dolomiti” nelle Coste del Feltrino.
MIGLIOR PIWI ITALIANO GUIDA WINEMAG: LIMINE TERRE DI GER
Limine di Terre di Ger è il miglior vino piwi italiano per la Guida Winemag 2025 – Top 100 milgiori vini italiani. Un nome di fantasia che è sinonimo di “confine”. Esattamente come in una poesia di Montale, questo è un vino che sta “sulla soglia” e che ha permesso di varcare il confine e di andare oltre il biologico, guardando al futuro. Denominazione: Venezia Giulia Igt 2022. Uve: Soreli, varietà Piwi resistente alle malattie fungine della vite.
In cantina: sulle fecce fini per circa sei mesi con frequenti bâtonnageDegustazione: Vino dal colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso presenta note di miele e frutta esotica. Vino strutturato dalla lunga persistenza aromatica, lascia in bocca un piacevole retrogusto di menta. Si accompagna a primi piatti di pesce, formaggi e ricette di carni bianche. Gradazione: 14% vol. Servizio: 12-14° gradi.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
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