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Cos’è il gusto di luce nel vino e come prevenirlo con la carenza di bottiglie di vetro di qualità

Cos'è il gusto di luce nel vino e come prevenirlo con la carenza di bottiglie di vetro di qualitàIl gusto di luce nel vino è uno dei difetti meno comuni. Cos’è e come riconoscerlo? Può essere riscontrato nei vini bianchi sottoposti a fonte luminosa, specie se non adeguatamente protetti da un vetro “fotoresistente”. Una problematica che rischia di diffondersi, vista la carenza di bottiglie che sta attanagliando da mesi i produttori di vino.

Se da un lato, come ricorda Assoenologi, l’anidride solforosa ed i tannini, soprattutto di natura gallica, limitano la comparsa del difetto di luce, l’efficacia di questi composti potrebbe essere «direttamente legata alla quantità di forme fenoliche ossidate». Ma il loro impiego potrebbe consentire il mantenimento della qualità del vino nel corso della “shelf-life”. Ed evitare i tipici sentori anti-aromatici di cavolo cotto o cipolla.

A indagare le problematiche legate al gusto di luce e alla crescente preoccupazione degli enologi per la comparsa di questo difetto del vino, sarà il convegno “Difetti di luce nei vini bianchi e rosati”, in programma a Simei 2022, giovedì 17 novembre a Fiera Milano. L’appuntamento è alle ore 10.30 nella Sala Convegni del Pad. 3 è sarà uno degli eventi di maggior interesse al Salone internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento.

LA CARENZA DI VETRO PER LE BOTTIGLIE E IL DIFETTO GUSTO DI LUCE

«Il crescente utilizzo di bottiglie inadeguatamente foto-filtranti per il confezionamento di vini bianchi e rosati – anticipa il prof. Antonio Tirelli, che modererà l’incontro – impone agli enologi di prevenire la comparsa di difetti sensoriali legati alla foto-esposizione del prodotto, peraltro spesso insufficientemente protetto da sorgenti luminose nelle fasi post-produttive».

Le pratiche di prevenzione correntemente adottate in cantina sono spesso penalizzanti l’apprezzabilità del prodotto e, molte volte, del tutto inefficaci».

Al fine di fornire strumenti adatti a prevenire la comparsa di difetti foto-indotti, e la conseguente penalizzazione commerciale, il progetto di ricerca Enofotoshield condotto nei trascorsi due anni dall’Università degli Studi di Milano ha valutato efficaci approcci enologici a basso impatto sensoriale e ambientale.

Il percorso di studio biennale sul cosiddetto difetto o gusto di luce nel vino è stato realizzato dal polo universitario milanese grazie alla collaborazione con con quattro aziende vitivinicole lombarde, Assoenologi e il Consorzio di Tutela Franciacorta, e finanziato da Regione Lombardia.

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Valpolicella, l’appassimento come “Patrimonio Unesco”: al via la call to action


Al via la “fase 2” della candidatura Unesco della “tecnica di appassimento delle Uve della Valpolicella“, che oggi ha visto l’intero territorio della denominazione veronese fare squadra a La Collina dei Ciliegi (Grezzana, VR) per rilanciare e testimoniare il supporto della comunità al riconoscimento della pratica enologica come “patrimonio culturale immateriale” dell’umanità.

Presentato lo scorso Vinitaly, il processo di riconoscimento entra ora nel vivo grazie alla call to action organizzata dal Comitato promotore, sotto il coordinamento del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, con il claim “Appassimento, ritorno al futuro“, sigillo di un impegno intergenerazionale nella valorizzazione di una pratica virtuosa usata per vinificare i rossi migliori del territorio, tra cui l’Amarone e il Recioto, tramandata da oltre 1500 anni.

Per Christian Marchesini, presidente del Consorzio della Valpolicella capofila dell’iniziativa: «L’appassimento delle uve è, non a caso, la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità».

Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia ma anche l’economia del nostro territorio, ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”.

«Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte», spiega Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali della convenzione Unesco per il patrimonio culturale immateriale

Oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario».

Per Massimo Gianolli, vicepresidente della Rete Valpantena e presidente de La Collina dei Ciliegi che ha ospitato l’evento: «Appassimento vuol dire non solo vino di qualità, ma anche radici, impresa, valore aggiunto: una vision collettiva che non può non coinvolgere, trasversalmente, tutti gli stakeholders del territorio e che vedrà la Valpantena protagonista nel sostenere il progetto».

E proprio i giovani della Valpolicella, con il neonato Consorzio Gruppo Giovani, si sono schierati in prima fila per sostenere la candidatura e rilanciare la declinazione young del Recioto, il vino più antico della denominazione, con l’evento-degustazione “Call to Recioto”, oggi pomeriggio all’A.M.E.N Panoramic Bar & Food.

Nata su impulso del Consorzio di tutela proprio per intercettare il cambio generazionale del tessuto produttivo del territorio, la compagine riunisce circa 50 protagonisti under 40 impegnati a fare rete e a portare le istanze e prospettive dei più giovani anche all’interno delle policy consortili.

L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio Immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo, a rappresentatività della diversità e della creatività umana. Per ottenere il riconoscimento l’elemento candidato deve essere trasmesso da generazione in generazione; deve essere costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia.

Inoltre deve permettere alle comunità, ai gruppi nonché alle singole persone di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale; deve promuovere il rispetto per le diversità culturali e per la creatività umana e, infine, deve diffondere l’osservanza del rispetto dei diritti umani e della sostenibilità dello sviluppo di ciascun paese.

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Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole: «Il vino non è dannoso per la salute»


Il vino «non va equiparato alle altre bevande alcoliche e non va demonizzato». Perché è un «alimento alla base della dieta mediterranea da più di 8 mila anni, prodotto partendo da un solo ingrediente, l’uva». E «non viene realizzato tramite una ricetta come invece accade per la birra e i super alcolici». Sono questi i concetti sostenuti dal sistema vino internazionale riunito da ieri in Romagna nell’ambito del Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole organizzato da Caviro, alla presidenza del gruppo per il 2022.

«A causa di un approccio semplicistico e non supportato da dati – ha evidenziato Carlo Dalmonte, presidente di Caviro – in Europa, ma anche in numerosi altri Paesi del mondo, si sta delineando una scuola di pensiero che accusa anche il vino di essere dannoso per la salute al pari delle altre bevande alcoliche. Questo minaccia la sopravvivenza di un settore che affonda le radici nella nostra cultura e nella nostra storia e che sostiene la biodiversità e l’economia di molti Paesi».

I rappresentanti delle principali cantine sociali di Italia, Spagna, Francia, Uruguay, Cile, Argentina, Portogallo e Brasile hanno quindi deciso di unire le forze e coinvolgere nel dibattito esponenti del mondo scientifico e politico internazionale. Lo hanno fatto nell’ambito della due giorni organizzata in Romagna e continueranno a farlo nei prossimi mesi con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

CONSUMO DI ALCOL E ALCOLISMO VANNO DISTINTI

«Dagli studi che ho fatto nel corso di tutta la mia vita posso dire che bere vino con moderazione è salutare e fa vivere più a lungo. L’eccesso nel consumo di alcol è dannoso», ha detto Attilio Giacosa, Direttore Scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia del Gruppo Sanitario Policlinico di Monza intervenuto al Forum.

Il riferimento è agli studi che ne analizzano il processo biotecnologico di fermentazione e dal quale si ricavano nutrienti (antocianine, polifenoli, procianidine, resveratrolo) «importanti per il buon funzionamento dell’organismo umano».

La motivazione alla base del movimento politico contro l’alcol c’è il problema dell’alcolismo che affligge, in modo particolare, i paesi anglosassoni. Per combattere l’abuso di alcol in molti Stati, anche del Sud America, si è introdotta una politica di «tolleranza zero» che ha coinvolto non solo i produttori di birra e superalcolici ma anche quelli di vino.

LUIGI MOIO: «IL VINO È MONO INGREDIENTE»

«Bisogna distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche – ha spiegato Luigi Moio, Presidente dell’Oiv, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – nonostante ci sia, ovviamente, una presenza di alcol anche nel vino. Il vino è un prodotto mono ingrediente, tutti i componenti necessari per produrlo sono all’interno del grappolo d’uva, e l’alcol si forma naturalmente durante la fermentazione e circa l’85-86% del contenuto del vino è acqua.

Il vino si sta imponendo come fenomeno mondiale in quanto modello di diversità. Tra l’altro, il vino consumato durante i pasti, a piccoli sorsi e in modo responsabile e corretto, non crea i problemi soprattutto legati ai superalcolici.

Inoltre il suo grado di acidità, l’alta presenza di acqua e di tannini, contribuiscono a ripulire la bocca conferendo ulteriore sapore al cibo. Occorre però distinguere l’abuso dal consumo responsabile».

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Vini al supermercato

Calano le vendite di vino al supermercato nei primi 9 mesi 2022

Salgono i prezzi e scendono i consumi di vino nella grande distribuzione italiana. Secondo l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea su dati Ismea-Nielsen, nei primi 9 mesi di quest’anno, gli acquisti sugli scaffali di Gdo e retail rispetto al pari periodo del 2021 sono scesi in volume del 6,9% (a 5,6 milioni di ettolitri, sotto anche i livelli pre-Covid), l’equivalente di 55 milioni di bottiglie in meno.

In ribasso anche il saldo del valore (-3,5% a 2 miliardi di euro), nonostante il prezzo medio sia progressivamente lievitato del +7% nel secondo e terzo trimestre. Ed è proprio questa crescita dei prezzi, dettata esclusivamente da una spinta inflazionistica comunque ancora sottostimata rispetto al reale surplus di costi accusati dalle imprese del vino, che – secondo l’Osservatorio – sta zavorrando le vendite, in attesa di un autunno-inverno ancora più difficile per gli italiani.

Le vendite presso la Gdo evidenziano un calo dei volumi di tutte le tipologie di vini, con i fermi a -7,5% mentre gli spumanti pagano meno (-2,2%) grazie alla crescita in doppia cifra del sempre più significativo segmento degli spumanti secchi “low cost”, che ha mantenuto invariato un prezzo medio del 30% inferiore rispetto alla media di categoria.

Tra i vini fermi, le elaborazioni Uiv-Ismea evidenziano picchi negativi a volume per i rossi (-9,2%), mentre i bianchi si fermano a -6% e i rosati a -3,8%. I più colpiti dalle riduzioni di consumo risultano i vini Dop, che chiudono i primi nove mesi a -8,7% (-che diventa -11,5% per i rossi), contro il -8,1% per gli Igt, mentre i vini comuni chiudono il saldo a -6%.

Pochissime le denominazioni a luce verde tra le vendite in volume, non a caso quelle che hanno mantenuto sostanzialmente invariati – o addirittura diminuiti – i propri listini (Castelli Romani, Oltrepò Pavese Barbera, Nobile di Montepulciano, Vermentino di Sardegna).

Cali oltre la media invece sui volumi di vendita per alcune tra le più importanti denominazioni italiane, come il Prosecco (-8,5%) gli spumanti Metodo classico (-10,4%), il Chianti Docg (-11,5%) il Montepulciano d’Abruzzo (-9,7%), la Barbera (-15,9) e i Lambruschi. Tra le Indicazioni geografiche tipiche, riduzioni significative anche per Puglia Igt, Terre Siciliane, Lambrusco Emilia, Rubicone Trebbiano.

In calo anche la nicchia dei i vini biologici (incidono in volume poco più dell’1% sul totale), non solo in termini di bottiglie consumate (-2,3%), ma soprattutto di valore generato (-5,9%), nonostante una limatura dei listini del 4% (5,19 euro al litro). Giù anche l’e-commerce, la cui spinta si è fermata sia nei volumi (-15%) che nei valori (-23%, a 34,7 milioni di euro).

Per il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: «Fino a oggi la filiera è riuscita a tenere per quanto possibile sotto controllo le dinamiche dei prezzi, e va dato atto alla distribuzione di aver fatto la sua parte. Sarebbe più che mai auspicabile mantenere in equilibrio i listini anche nei prossimi mesi, quando il potere di acquisto delle famiglie sarà ulteriormente ridotto a causa di costi energetici, dei beni alimentari e di prima necessità».

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Grandi Langhe 2023, il Consorzio conferma Torino


Grandi Langhe 2023
si terrà ancora a Torino, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni (Corso Castelfidardo, 22). L’appuntamento con i produttori del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani è per il 30 e 31 Gennaio 2023.

Non ancora disponibili le modalità di iscrizione. La due giorni di Grandi Langhe 2022, lo scorso 4 e 5 aprile, si è conclusa con 2.200 partecipanti provenienti da 15 Paesi del mondo. In degustazione le nuove annate di 11 denominazioni di 226 cantine.

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Tutti da Esselunga per i vini in promozione: ben 9 “cinque cestelli”

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Vendemmia 2022 nel Collio «ottima con punte di eccellenza»


FOTONOTIZIA –
Dopo le prime preoccupazioni date dalla siccità estiva, il Consorzio Collio tira le somme annunciando un finale di vendemmia 2022 più che positivo. «Quantità in linea con il 2021 e resa qualitativa di alto livello», assicura David Buzzinelli, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Collio. Nel complesso, il Collio presenta «un’annata qualitativamente ottima con delle punte di eccellenza».

Lo stato fitosanitario delle uve alla raccolta è risultato ottimo, con una scarsissima incidenza di problematiche come peronospora, oidio e botrite tradizionalmente legate alle piante crittogame.

I primi dati analitici fanno registrare livelli di gradazione alcolica «tendenzialmente sostenuti ma non esagerati». In generale il quadro acidico risulta buono per i vini bianchi. Tenori polifenolici delle uve a bacca rossa presentano «aspettative interessanti per i vini da invecchiamento».

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Perpetuo Wine Fest 2022: prima edizione per il Festival del “Marsala, prima del Marsala”


Perpetuo Wine Fest
2022 è l’evento che rimette al centro della scena vitivinicola i vini ossidativi, di cui la Sicilia vanta una storia secolare grazie al vino Marsala. Scopo di questa prima edizione è anche quello di valorizzare il pesce povero, portandolo dalle tavole delle famiglie ai ristoranti gourmet. Abbinandolo al Perpetuo.

L’ossidazione, ovvero la reazione chimica che ha la capacità di alterare le caratteristiche dei vini, creando spesso un difetto, diventa fase fondamentale del processo produttivo dei vini ossidativi. Marsala, Vin Jaune, Madeira e Sherry sono solo alcuni esempi dei migliori vini a carattere ossidativo prodotti al mondo.

PERCHÈ PERPETUO WINE FEST

Il nome dell’evento ripercorre le tappe della storia del Marsala, prima che fosse conosciuto come tale. «Sembra un gioco di parole, ma non lo è. Oggi conosciamo il vino Marsala così per come lo hanno voluto gli inglesi», evidenziano gli organizzatori del Perpetuo Wine Fest 2022, Ais Trapani e Ais Sicilia, in collaborazione con Slow Food Trapani.

Arrivati in Sicilia nella metà del Settecento per cercare un vino da vendere al mondo, hanno trovato il Perpetuo, ovvero quel vino che si produceva nel trapanese già da diversi secoli. A questo vino gli inglesi hanno aggiunto l’alcol. Lo hanno quindi fortificato, per riuscire a trasportarlo senza rovinarlo. Così nasce il vino Marsala».

Ma cos’era il Perpetuo? «Era, ed è, un vino che si rinnova per sempre – è la risposta degli organizzatori del – perpetuamente. Ogni anno i produttori di vino perpetuo lasciano una quantità di questo vino in una singola botte, dove affina per poi addizionarlo l’anno successivo con il vino nuovo. Così ogni anno il vino prodotto porta in sé un po’ del vino dell’anno precedente. Rinnovandosi di anno in anno, all’infinito».

LA MAGIA DEL VINO PERPETUO DA MARCO DE BARTOLI

Una magia del vino che si era un po’ persa nei primi del Novecento e che è stata ripresa nella metà del secolo scorso da Marco De Bartoli, enologo e produttore di vini marsalese, visionario e lungimirante nelle sue scelte.

E proprio la cantina Marco De Bartoli (nella foto di copertina) sarà il palcoscenico del Perpetuo Wine Fest 2022. Il 18 ottobre è prevista la presentazione dell’evento e la prima masterclass targata Ais Trapani, dedicata ai vini perpetui: “Perpetuo, il Marsala prima del Marsala“.

L’evento continua il 19 ottobre presso l’agriturismo Vultaggio, nel comune di Misiliscemi, dove si svolgerà una tavola rotonda sul tema “Vini a carattere ossidativo e pesce povero, dalle tavole dei pescatori e dei contadini alle proposte gourmet”. Un appuntamento pensato per valorizzare il territorio con nuovi percorsi enogastronomici.

Si confronteranno chef, ristoratori, produttori, giornalisti e sommelier, per capire e sviluppare insieme idee che possano valorizzare al meglio i prodotti del mare abbinati ai vini a carattere ossidativo, riscoprendo anche i sapori di una volta.

Al termine di questa tavola rotonda, le cantine, gli chef, i ristoratori e i produttori apriranno i banchi d’assaggio al pubblico per scoprire ed assaporare i vini, i prodotti e gli abbinamenti enogastronomici del territorio.

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«Favorire aggregazioni e acquisizioni tra imprese»: la richiesta di Federvini al governo Meloni


«È fondamentale e urgente dare vita a misure straordinarie, immediate e a medio termine, per aiutare le imprese a crescere, anche attraverso acquisizioni e aggregazioni». La Presidente di Federvini Micaela Pallini ha stilato una serie di richieste al nuovo governo Meloni, ormai prossimo all’incarico, tra cui spicca questa proposta. «Abbiamo bisogno di imprese più grandi», ha aggiunto la numero uno dell’organizzazione aderente a Confindustria e Federalimentare.

La leva fiscale potrà avere un ruolo determinante nel favorire le aggregazioni per creare gruppi di dimensione europea, oltre che nuove realtà commerciali rivolte all’internazionalizzazione, e per favorire lo sbarco di queste nuove realtà sul mercato dei capitali, così da rafforzarne i livelli di capitalizzazione».

Sempre secondo Federvini, «occorre poi intervenire per ridurre la frammentazione che caratterizza il comparto e che, anche per la mancanza di una regia e di una visione comune, lascia troppi singoli produttori senza la possibilità di aggredire i mercati esteri in modo coordinato ed efficace».

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Il Cannonau di Sardegna 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è Miglior rosato italiano 2023

Il Cannonau di Sardegna Doc rosato 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è il Miglior rosato italiano 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Il riconoscimento va all’ultimo nato della cantina guidata dai fratelli Pino e Giovanni Cadinu, vignaioli interpreti della Sardegna più profonda, intima e autentica: quella di Mamoiada, in provincia di Nuoro.

Una tipologia non così nota fuori dall’isola, il Cannonau in versione rosata, che merita di essere scoperta. Nel calice, Martis Sero 2021 si presenta di un rosa salmone intenso, completamente penetrabile alla vista e di grande luminosità.

Al naso ricordi di piccoli frutti a polpa rossa, ribes, fragolina. Ampio il corredo di piante aromatiche tipiche della macchia mediterranea, su cui spicca il mirto. Splendido binomio tra morbidezza e carattere in un palato generosissimo, che si sviluppa fiero, su una perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

IL CANNONAU MARTIS SERO, UN OMAGGIO A MAMOIADA

Frutta grande protagonista anche in chiusura, mentre la persistenza regala ritorni di mirto. Il risultato è una beva inappagabile, freschissima, che sfiora il balsamico. Un vino rosato, in definitiva, che parla di Sardegna, incollato com’è ai profumi e ai sapori tipici dell’isola.

La bottiglia degustata in occasione dei tasting alla cieca utili all’ingresso nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it è la numero 522 di 620. Di fatto, il Cannonau di Sardegna Doc 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è un vino prodotto in tiratura limitatissima, che si accosta a un’altra grande interpretazione del Cannonau di Mamoiada, vinificato in rosso (sempre in tiratura limitata).

Le vigne della cantina Vignaioli Cadinu si trovano in località Su Tutturighe, a 750 metri sul livello del mare. Colpo d’occhio unico sulle vallate circostanti e peculiarità altrettanto uniche per Cannonau della zona. La scelta dei fratelli Pino e Giovanni Cadinu è quella di produrre vini da viticoltura biologica, nel massimo rispetto dei pichi filari di vite ad alberello ereditate dal padre, nel 2019.

“Martis Sero”, che dà il nome sia al rosato che al rosso, è un altro segnale di attenzione al territorio di Mamoiada e al suo celebre Carnevale. Un omaggio a Juvanne Martis Sero, personaggio che incarna più di altri la sacralità del vino per i sardi, in occasione del Martedì Grasso.

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Aumenti gas ed energia: «Falla da quasi 1,5 miliardi di euro per il vino italiano»


Gli aumenti di gas ed energia costano quasi 1,5 miliardi di euro al vino italiano. Anche uno dei comparti del Made in Italy più in salute è costretto a lanciare l’allarme. E ora il timore principale è che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi in Italia, come già avvenuto in Francia e denunciato dai produttori della Borgogna. Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese del Belpaese.

Il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022.

A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore.

L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno è infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato.

A rimetterci più di tutte sono proprio le aziende di filiera, il cluster più numeroso – ma con minor forza contrattuale – composto perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria.

Ma, salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti basic e popular dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perché in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtù di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.

AUMENTI GAS ED ENERGIA: UIV E VINITALY LANCIANO L’ALLARME

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «L’indagine dimostra come la crisi in atto non risparmi il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette».

Quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi».

«Riteniamo sia un dovere per Vinitaly monitorare le dinamiche del settore – commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – a maggior ragione in un momento delicato come questo. Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c’è la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di 2 anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali che agiscono su un comparto comunque in salute».

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Chiara Soldati è tra i nuovi 25 Cavalieri del Lavoro 2022


Chiara Soldati
, Ceo de La Scolca, è tra i nuovi 25 Cavalieri del Lavoro 2022. La cerimonia è avvenuta ieri mattina, al Quirinale. «Ricevere il premio dalle mani del Presidente Mattarella, ascoltare le sue parole, condividere la scena con colleghi imprenditori che ogni giorno lavorano per esaltare il Made in Italy», sono le prime parole della produttrice piemontese.

Un onore rappresentare un comparto importante come quello del vino, nonché un ulteriore stimolo a far sempre meglio. Ancora di più in questo momento di estrema difficoltà, di sfide importanti, questo riconoscimento mi vede ancora più responsabile nel costruire e investire nel futuro, consapevole di rivestire ancora più di prima un ruolo in qualche modo di ambasciatore del territorio in cui lavoro».

I 25 CAVALIERI DEL LAVORO 2022

Oltre a Chiara Soldati, i nuovi 25 Cavalieri del Lavoro 2022 sono: I 25 Cavalieri del Lavoro nominati nel 2022 ad aver ricevuto oggi lunedì 10 ottobre le insegne dell’ordine Al Merito del Lavoro sono: Alberici Valter (Piacenza), Baggi Sisini Francesco Maria Giorgino (Milano), Balbinot Sergio (Trieste), De Meo Luca (Estero – Francia), Dell’Erba Augusto (Bari), Faggi Gianni (Firenze), Fiorentino Guido (Napoli), Focchi Maurizio (Rimini).

E ancora: Fuchs von Mannstein Margherita (Bolzano), Giuffrè Carmelo (Messina), Gnutti Giacomo (Brescia), Goglio Franco (Milano), Gorno Tempini Giovanni (Roma), Iori Sergio (Milano), Lardini Andrea (Ancona), Manoukian Aram (Como), Rigoni Andrea (Vicenza), Rossi Alberto (Ancona), Russello Giuseppe (Palermo), Santoni Giuseppe (Macerata), Urbani Olga (Perugia), Valsecchi Adolfo (Sassari), Verona Cesare Marcello Carlo (Torino), Zuliani Sgaravatti Rosina (Cagliari).

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Mondial des Vins Extrêmes 2022: tutti i vini da viticoltura eroica premiati in Valle d’Aosta


È giunto l’esito della del Mondial des Vins Extrêmes 2022, il concorso internazionale giunto alla 30esima edizione dedicato ai vini eroici organizzato dal Cervim in Valle d’Aosta, a fine settembre. Ventitré Gran Medaglie d’Oro, 181 Medaglie d’Oro e 61 Medaglie d’Argento. Questo il bottino assegnato dai 45 tecnici degustatori internazionali nel corso delle degustazioni tenutesi il 29 e 30 settembre scorso.

L’Italia fa la parte del leone con 14 gran medaglie d’oro, 86 medaglie d’oro e 38 medaglie d’argento, inoltre con numerosi premi speciali e con il Gran premio Cervim 2022, al vino con il miglior punteggio in assoluto, andato al Pantelleria Doc Shamira 2017.

Ben 831 i vini iscritti da 301 aziende provenienti da 24 paesi del mondo, che hanno visto le selezioni di 45 tecnici degustatori internazionali, per quello che è l’unico concorso enologico internazionale espressamente dedicato ai vini prodotti da viticoltura eroica.

«È emersa ancora una volta un’eccellenza sempre più elevata – ha sottolineato Stefano Celi, presidente Cervim -, con grandi diversità di vitigni che si traducono nel bicchiere in vini dai sapori unici. Tanta qualità che viene sempre più apprezzata dai winelover italiani ed esteri».

I VINI PREMIATI AL MONDIAL DES VINS EXTRÊMES 2022

Italia primo paese. La Toscana conquista 4 gran medaglie d’oro, 7 ori e 2 argenti; la Valle d’Aosta 3 gran medaglie d’oro, 10 medaglie d’oro e 6 argenti; il Veneto con 2 gran medaglie d’oro, 10 ori e 2 argenti; la Sardegna con 2 gran medaglie d’oro, 1 oro e 2 argenti; la Sicilia con 1 gran medaglia d’oro, 8 ori e 7 argenti.

Ecco l’Alto Adige con 1 gran medaglia d’oro, 5 ori e 1 argento e la Calabria con 1 gran medaglia d’oro, 2 ori e 2 argenti. Quindi la Lombardia con 13 medaglie d’oro e 3 di argento; il Trentino con 8 ori e 6 argenti; la Liguria con 8 ori e 2 argenti; la Campania con 6 ori e 2 argenti; il Piemonte con 5 ori e 1 argento; a seguire Lazio e Molise con 1 oro e 1 argento; le Marche con 1 medaglia d’oro.

Fra i vini esteri la Spagna ha conquistato 3 Gran medaglie d’oro, 27 ori e 8 argenti; la Francia 2 gran medaglie d’oro e 8 medaglie d’oro; la Svizzera 1 gran medaglia d’oro, 22 ori e 5 argenti; il Portogallo 1 gran medaglia d’oro, 4 ori e 1 argento; Cipro 1 gran medaglia d’oro e 4 ori; Slovenia 1 gran medaglia d’oro, 1 oro e 2 argenti.

Quindi la Germania con 9 medaglie d’oro e 3 di argento; l’Argentina con 5 medaglie d’oro; la Georgia e la Grecia con 4 medaglie d’oro; il Brasile con 2 medaglie d’oro; gli Stati Uniti con 2 medaglie d’oro; Malta con 1 oro e 1 argento; e 1 oro per Slovacchia e Stato di Palestina; infine 1 medaglia d’argento per Moldova e Ucraina. L’elenco completo dei vini premiati è online e disponibile sul sito web del Mondial des Vins Extrêmes.

CERVIM, I PREMI SPECIALI 2022 

GRAN PREMIO CERVIM (vino con il miglio punteggio in assoluto) va all’Italia con il PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 dell’AZIENDA AGRICOLA BASILE,  Pantelleria (TP).

PREMIO SPECIALE CERVIMFRANCIA TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI) GERMANIA WEINGUT REIS – FEINE WEINE! – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA BODEGA EL GRIFO – SAN BARTOLOMÉ (LANZAROTE – ISOLE CANARIE) SVIZZERA ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE).

PREMIO ECCELLENZA CERVIMFRANCIA AOC BANYULS GRAND CRU PRÉSIDENT HENRY VIDAL – 2008 TERRES DES TEMPLIERS – BANYULS SUR MER (PIRENEI ORIENTALI); GERMANIA RAFFINESSE RESERVE – 2017 REIS – FEINE WEINE ! WEINGUT – BRIEDEL (MOSELLA) ITALIA VALLE D’AOSTA DOC MUSCAT PETIT GRAINS FLETRI – 2020 CAVE DES ONZE COMMUNES – AYMAVILLES (VALLE D’AOSTA) SPAGNA DOC GRAN CANARIA BLANCO – 2021 BODEGA LAS TIRAJANAS – SAN BARTOLOME’ DE TIRAJANA (GRAN CANARIA – ISOLE CANARIE) SVIZZERA AOC VALAIS HEIDA VERITAS – 2019 ST. JODERN KELLEREI – VISPERTEMINEN (CANTONE VALLESE)

PREMIO CERVIM FUTURO: all’Italia con MATHIEU BETEMPS AZIENDA AGRICOLA MATHIEU BETEMPS – SAINT CHRISTOPHE (VALLE D’AOSTA).

PREMIO CERVIM PICCOLE ISOLE: ITALIA PANTELLERIA DOC SHAMIRA – 2017 AZIENDA AGRICOLA BASILE – PANTELLERIA (SICILIA)

PREMIO DONNA CERVIM: ITALIA ELENA PATRONE AZIENDA AGRICOLA ELENA PATRONE – CORTEMILIA/CN (PIEMONTE)

PREMIO CERVIM BIOSVIZZERA AOC VALAIS SYRAH CUVEE ST GOTHARD – 2019 DOMAINE METTAZ – FULLY (CANRONE VALLESE)

PREMIO CERVIM ORIGINALE: ITALIA CARIGNANO DEL SULCIS DOC RISERVA SANTOMORO – 2019 SOC. AGRICOLA VIGNE BENTESALI – SANT’ANTIOCO/SU (SARDEGNA)

PREMIO VINOFED – 2022SLOVENIA GORIŠKA BRDA CHARDONNAY BAGUERI – 2018 KLET BRDA, Z.O.O. – DOBROVO

PREMIO MONDIAL VINS EXTREMES (zona con maggior numero di vini): vince l’Italia con la Valle d’Aosta.

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Quando cresce il tartufo? La risposta (in pillole) degli esperti

Quando cresce il tartufo? Una domanda che si saranno posti tutti gli amanti del prezioso fungo appartenente alla famiglia delle Tuberacee. Un quesito che torna alla ribalta proprio mentre, in Italia, si è ufficialmente aperta la stagione di raccolta del Tuber magnatum Pico, ovvero il tartufo bianco, tra i più apprezzati e ricercati tra tutte le tipologie commestibili.

Il tartufo, in realtà, cresce tutto l’anno, nelle sue varie specie. Il tartufo bianco va da Settembre a Dicembre, così come il tartufo uncinato. Tra Novembre e Marzo è la volta del nero pregiato. Da Gennaio ad Aprile è il turno del bianchetto e da Maggio ad Ottobre del nero estivo.

TARTUFO BIANCO O NERO, QUANDO CRESCE?

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Qualunque tipologia deve tuttavia rispondere ai requisiti PCC – Profumo, Consistenza e Colore, per essere considerato buono. Secondo gli esperti, il profumo deve essere «rotondo», grazie alla perfetta maturazione. Il colore brillante e la consistenza equilibrata.

Come per i migliori vini, la cui qualità dipende dalle uve, anche la raccolta del tartufo può dare diversi risultati, di anno in anno. A confermarlo è Luigi Dattilo di Appennino Food Group Spa, riferendosi al pregiato bianco.

«Si prevede una raccolta migliore rispetto allo scorso anno – spiega – ma non sarà certo un annata particolarmente produttiva come il 2011. A condizionare l’esito è l’andamento climatico del 2022, caratterizzato da grande siccità».

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Nestlè, 7.5 milioni per ampliamento Perugina a San Sisto


Nestlé annuncia un investimento di 7,5 milioni di euro finalizzato all’installazione di una nuova linea di produzione presso lo stabilimento Perugina di San Sisto, quartiere di Perugia, che entrerà in funzione a partire dal 2024.

Come confermato oggi ai sindacati, l’impianto sarà principalmente dedicato a prodotti a vocazione internazionale, rivolti allo sviluppo del mercato estero, come alcune referenze KitKat, Smarties, Galak e After Eight.

La nuova linea consentirà un aumento della capacità produttiva della fabbrica di circa 1.000 tonnellate e permetterà l’assunzione di nuovo personale (tra cui, meccatronici, ingegneri meccanico-gestionali e manutentori).

L’AMPLIAMENTO DEL POLO NESTLÉ PERUGINA DI SAN SISTO

«Questo nuovo e importante investimento – dichiara Marco Muratori, Direttore dello stabilimento Perugina di San Sisto – conferma il ruolo cruciale che lo stabilimento di San Sisto riveste nelle strategie di crescita di Nestlé. La fabbrica rappresenta l’hub internazionale e il polo produttivo d’eccellenza del cioccolato di tutto il Gruppo, con il 60% della produzione destinata all’export».

La fabbrica continua a crescere – aggiunge Muratori – ed è destinata a diventare sempre più protagonista sul mercato globale, con un impatto diretto anche sull’occupazione del territorio, grazie alle nuove assunzioni che si renderanno necessarie a seguito dell’apertura della linea produttiva. Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti finora, che ci permettono di guardare con entusiasmo al futuro dello stabilimento Perugina di San Sisto».

Secondo quanto riferisce Nestlè, il nuovo impianto e il continuo aumento dei volumi produttivi registrato negli ultimi anni «dimostrano che il piano di ammodernamento dello stabilimento di San Sisto, con un investimento di 60 milioni di euro nel triennio 2016-18, e la scelta di concentrare la produzione sui prodotti più in linea con i mercati internazionali, si siano rivelati vincenti».

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas DosèMillesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Si tratta del primo millesimo “senza dosaggio” immesso sul mercato dalla cantina marchigiana guidata da Gianluca Mirizzi.

Una nuova etichetta che si va ad aggiungere alla centratissima gamma di spumanti e vini fermi della cantina di Jesi. Al centro del progetto enologico, la varietà simbolo delle Marche, il Verdicchio.

In un mondo della spumantistica italiana ed internazionale che sta vivendo un vero e proprio boom, mostrando ad esperti e winelovers di tutto il mondo nuove zone potenzialmente interessanti, tanto quanto “esperimenti” enologici poco degni di nota, provenienti da areali privi di esperienza nella spumantizzazione, il “Millesimè” 2015 di Mirizzi convince per la capacità di tenere al centro del sorso la tipicità della varietà marchigiana per eccellenza.

MILLESIMÈ, METODO CLASSICO 100% VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI

Conscio delle potenzialità del Verdicchio nei lunghi affinamenti, Gianluca Mirizzi ha scelto di tenere sui lieviti per circa 70 mesi il suo primo Pas Dosè, dopo aver sperimentato per diverse annate con “bollicine” con residuo zuccherino. Una scelta che paga, sotto ogni profilo: stilistico, culturale, imprenditoriale e organolettico.

Naso e palato del Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi raccontano di uno spumante Metodo classico legato come pochi altri alle Marche. In grade evidenza il frutto giallo, le note iodiche e una leggera venatura idrocarburica che s’accosta alla buccia d’agrume (cedro), a segnare i tratti decisi di uno Champenoise di gran struttura e persistenza, dalla chiusura freschissima, quasi balsamica.

MIRIZZI DOPO MONTECAPPONE: UN NUOVO BRAND PER IL VERDICCHIO

Mirizzi è la seconda azienda fondata da Gianluca Mirizzi. Dal 2015 affianca Montecappone, lo storico brand della famiglia. La scelta dello stemma araldico come logo della nuova avventura è utile a comprendere la filosofia della cantina di Jesi, che vuole abbinare tradizione e modernità.

Nascono così gli spumanti “Millesimè“, base Verdicchio in vari dosaggi, oltre a una linea di vini dai nomi curiosi: “Cogito A.“, “Ergo” ed “Ergo Sum“. L’azienda dispone di 6 ettari di vigneti e 3 di oliveti, in conversione biologica.

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Il Nizza è 2022: terza edizione al Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato


Torna tra meno di un mese Il Nizza è, evento dedicato all’omonima denominazione legata al vitigno Barbera e alle eccellenze gastronomiche del territorio. L’appuntamento è a Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato (Asti), dal 22 al 24 ottobre 2022.

La manifestazione, alla sua terza edizione, conferma i banchi d’assaggio suddivisi in base ai territori di provenienza e una masterclass che pone Il Nizza a confronto con denominazioni tra le più importanti d’Italia.

Per quest’anno è stato aumentato il tempo a disposizione per le degustazioni (3 ore) ed è stata data la possibilità di accedere all’evento durante tutti e tre i giorni, sia al pubblico (ingresso a 20 €), sia agli operatori del settore e stampa (gratuitamente tramite accredito).

Il Nizza è” è un evento organizzato da Enoteca Regionale di Nizza, Città di Nizza Monferrato e Associazione Produttori del Nizza in collaborazione con la delegazione astigiana di Ais e col patrocinio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della Provincia di Asti, della Comunità Collinare Vigne & Vini e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, grazie al sostegno di Regione Piemonte.

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In Trentino torna la Notte degli alambicchi accesi


L’antica arte di trasformare la “povera” vinaccia in prezioso distillato. Torna La notte degli alambicchi accesi, speciale spettacolo teatrale itinerante organizzato dall’Associazione culturale “Santa Massenza piccola Nizza de Trent“.

Un evento, quest’anno in programma da giovedì 8 a domenica 11 dicembre, diventato ormai una tradizione in Trentino. Ogni anno accorrono centinaia di visitatori da tutta Italia nel piccolo borgo di Santa Massenza di Vallelaghi, “capitale della grappa artigianale”, grazie alla maggiore concentrazione in Italia di distillerie artigianali a conduzione familiare.

Ed è proprio in queste distillerie, prezioso patrimonio storico-culturale del borgo, che vanno in scena i diversi episodi dello spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè, guidati dalla divertente voce narrante di Patrizio Roversi.

LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI 2022

Sette le performance previste nell’arco di quattro giorni (2 al giorno l’8, il 9 e il 10 mentre una l’11 dicembre). Gli spettatori saranno divisi in 5 gruppi, dotati di radiocuffie e condotti all’interno delle cinque distillerie del paese: Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia.

Ad ogni tappa anche una piccola degustazione, con assaggi delle varie versioni del distillato. Tra queste la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia.

Non mancherà la grappa di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera. In abbinamento, dolci e specialità del territorio. Info e prenotazioni: turbineealambicchi@libero.it.

La notte degli alambicchi accesi 2019: cinque distillerie da non perdere in Trentino

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Cantina toscana assolta in Tribunale: «La bottiglia dorata non imita Bottega»

FOTONOTIZIA – Si è conclusa dopo sette anni la disputa legale tra Bottega e una cantina toscana, accusata di aver imitato le note bottiglie “gold” di Prosecco. Il Tribunale di Pistoia ha assolto con formula piena il presidente della cantina toscana.

È stato inoltre disposto il dissequestro di tutte le bottiglie sottoposte a vincolo cautelare, sino alla sentenza. Ora è il momento del contrattacco. Per i «gravi danni subiti dall’azione legale», l’azienda toscana «si riserva di agire nelle sedi competenti».

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EurHop Roma Beer Festival 2022: birra protagonista nella capitale


EurHop Roma Beer Festival
torna nella capitale, con l’attesissima ottava edizione, targata 2022. L’evento che si terrà al Salone delle Fontane dell’Eur il 7, 8 e 9 ottobre propone un ricco calendario di appuntamenti.

Sarà infatti dato spazio a un programma di workshop, meeting e presentazioni incentrati sul mondo della birra artigianale italiana. Dalle riflessioni e opportunità per il settore, alle nuove tecniche di produzione.

E ancora: dall’utilizzo di mezzi di comunicazione alternativi per la diffusione della cultura birraria alle strategie per la valorizzazione delle attività produttive legate al territorio. Info e biglietti sul sito ufficiale dell’evento.


EurHop! Roma Beer Festival – Il Salone Internazionale della Birra Artigianale
Salone delle Fontane, Via Ciro il Grande 10-12, Roma (quartiere Eur)

EurHop! Roma Beer Festival 2022 seguirà i seguenti orari:

Venerdì 7: 17.00 – 3.00
Sabato 8: 12.00 – 3.00
Domenica 9: 12.00 – 24.00

(venerdì e sabato fine somministrazione alle ore 2.00)

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Barman italiani e futuro dell’ospitalità: fiducia per il post pandemia

Il 67% dei barman italiani si dichiara ottimista per lo sviluppo del settore e prevede in media una stabilità lavorativa di 9 anni. Il 49% mantiene gli stessi livelli di soddisfazione lavorativa e ben l’11% è ora più che soddisfatto. Anche la stabilità dell’attuale ruolo dei barman è positiva, con il 64% che si dichiara d’accordo o fortemente d’accordo e il 67% di loro che guarda con ottimismo al 2023.

E ancora: il 58% degli intervistati prevede di rimanere per oltre 10 anni. Il 65% dei barman prevede di modificare il mix di offerta ai clienti nei prossimi 12 mesi. È quanto emerge dalla nuova ricerca CGA by NielsenIQ sui barman italiani evidenzia il forte potenziale per una carriera di lunga durata ed esplora le opportunità per i fornitori di reclutare brand ambassador o sostenitori fidelizzati.

I risultati dello studio su “Barman Italiani” del 2022 prodotto da CGA by NielsenIQ in collaborazione con AIBES (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori) dimostrano che i barman stanno iniziando finalmente a guardare oltre la lunga pausa provocata dal COVID-19 e si stanno orientando su carriere a lungo termine nel settore dell’ospitalità.

Lo studio sui Barman italiani del 2022 ha coinvolto 45 bartender e manager che hanno lavorato nella consumazione in loco italiana durante il periodo che va dal 18/04/2022 al 18/06/2022.

BARMAN ITALIANI: I LIVELLI DI SODDISFAZIONE

I livelli di soddisfazione sul lavoro dei barman stanno finalmente risalendo dopo la pandemia, con il 49% che mantiene gli stessi livelli di gradimento e ben l’11% che è ora più soddisfatto. Anche la stabilità dell’attuale ruolo dei barman è positiva, con il 64% che si dichiara in merito d’accordo/fortemente d’accordo e il 67% di loro che guarda con ottimismo al futuro del settore nel prossimo anno. (Immagine 2)

L’economia italiana è sostenuta dall’industria dell’ospitalità e dalla cultura del mangiare e del bere fuori casa. La ricerca suggerisce che le prospettive a lungo termine della stabilità e longevità della carriera dei barman nel settore supportano questa importanza, ed è una possibile ragione per cui c’è maggiore ottimismo per il mercato italiano (67%), rispetto ad altri mercati globali, come la Germania (64 %) e l’Australia (62%).

In media, i barman italiani rimangono nel settore dell’ospitalità per 9 anni, mentre il 58% degli intervistati prevede di rimanere per oltre 10 anni. Questa è una notizia incoraggiante per i fornitori e i marchi di bevande in quanto offre l’opportunità di lavorare con i barman per avere sostenitori di lunga durata.

BARMAN E RAPPORTI CON LA FILIERA

Sebbene gli attuali livelli di coinvolgimento con i marchi di bevande siano in Italia nella media, la prospettata stabilità dei barman rende questo un momento chiave per i fornitori per rivitalizzare le relazioni. I brand che potranno supportare operatori e barman in questo periodo cruciale si aggiudicheranno importanti vantaggi nel percorso di crescita del proprio brand.

Barman e camerieri sono il punto di contatto finale nella consumazione in loco.  Comprendere le loro esigenze è estremamente importante per influenzare le vendite del marchio.

Molte sono le attività in cui i fornitori di bevande possono supportare i barman ad essere i migliori nel settore ad esempio potenziare le relazioni con i locali, garantire una maggiore presenza, sviluppare una formazione specifica e dedicata, gestita dai fornitori nei locali per aumentare le competenze dei barman e aiutarli nella loro carriera.

IL COMMENTO

«L’unica risposta possibile all’ottimismo espresso dai baristi sul potenziale di una lunga carriera e sull’andamento del settore è un maggiore impegno e senso di responsabilità», spiega Graeme Loudon, Amministratore Delegato di EMEA di CGA by NielsenIQ.

Si tratta di un bacino di talenti irresistibile a cui i fornitori e i produttori di bevande possono attingere anche alla luce di un importante dato emerso nella ricerca: il 65% dei barman prevede di modificare il mix di offerta ai clienti nei prossimi 12 mesi, un’opportunità importante da cogliere».

I dati raccolti CGA by NielsenIQ leader a livello internazionale nel settore dell’ospitalità mostrano che i barman «hanno bisogno di supporto per rafforzare e mantenere i loro livelli di ottimismo sui loro ruoli e sul settore». Fornendo la consapevolezza ai fornitori di dover adottare un nuovo approccio ai programmi di sostegno del marchio, per catturare il consenso dei barman e massimizzare il potenziale di crescita del marchio stesso.

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Lugana, Primitivo, Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online


Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).

A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.

Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.

IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE

Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).

Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).

Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.

FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?

«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».

Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.

I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.

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Calano le vendite dei vini della Borgogna nel 2022

La vendemmia 2021, scarsa a livello di quantità con circa 997.000 ettolitri – ovvero poco più di 132,9 milioni di bottiglie da 75 cl – ha avuto un impatto sul calo delle vendite dei vini della Borgogna. La botta d’arresto più evidente è quella dei supermercati francesi: -11% in volume nei primi 8 mesi dell’anno, rispetto al periodo pre-Covid.

«Nonostante il raccolto del 2021 sia storicamente basso in termini di volume (-30% / media degli ultimi 5 raccolti) sfuso e bottiglie sono calate “solo” del 15% rispetto alla media delle ultime 5 campagne vendemmiali (1,3 milioni di bottiglie)», evidenzia il board di Vins de Bourgogne.

 

Il calo delle vendite è legato anche ai consumi interni. «Il livello di consumo dei francesi – evidenzia il Consorzio – dipende dalle conseguenze di una ripresa economica post-bellica più veloce della produzione globale di beni e servizi. Recentemente, il conflitto russo-ucraino ha amplificato queste conseguenze».

L’aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione (+6,6%, nota dell’Insee del 7 settembre 2022), e l’aumento dei prezzi di beni e servizi hanno avuto un impatto diretto sul potere d’acquisto dei francesi. Grazie alle misure governative di protezione contro l’aumento dei prezzi, il consumo francese nel secondo trimestre del 2022 sta resistendo bene (+6,6%).

I francesi stanno facendo scelte drastiche, nel tentativo di mantenere il loro potere d’acquisto: il 68% dei prodotti da supermercato sta subendo una contrazione dei volumi di vendita (NielsenIQ). E i volumi dei vini fermi sono tra i più colpiti. Le vendite di vini fermi nei supermercati francesi (esclusi i discount) sono diminuite del 5,9% (8 mesi 2022 / 8 mesi 2022).

L’EXPORT DEI VINI DELLA BORGOGNA

Addirittura -7,6% per i vini Doc fermi (8 mesi 2022 / 8 mesi 2021). «I vini di Borgogna sono doppiamente colpiti da questa scelta dei consumatori e dalla piccolissima raccolta 2021», evidenzia ancora Vins de Bourgonge. La Borgogna è quindi al di sotto dei livelli di vendita pre-Covida (-11%, 8 mesi 2022 / 8 mesi 2019).

«Dall’inizio dell’anno – afferma Laurent Delaunay, copresidente del BIVB – il canale tradizionale, in particolare quello della ristorazione, sta andando particolarmente bene per i vini di Borgogna. C’è un vero e proprio appetito per i nostri vini. Ciononostante, seguiremo con attenzione questo settore nei prossimi mesi, in quanto l’economia globale la situazione economica globale può influire anche su questo settore».

Del resto, cala anche l’export. Dopo il boom dei consumi successivo al lockdown e in un contesto economico pieno di incertezze, le esportazioni dei vini della Borgogna stanno rallentando del -10,6% in volume (6 mesi 2022/ 6 mesi 2021). Questo rallentamento dei volumi di esportazione, in gran parte legato alla mancanza di vino, è accompagnato da aumento del valore: + 12,4% del fatturato (6 mesi 2022 / 6 mesi 2021).

Il rallentamento dei volumi arriva dopo 3 anni da record. Tuttavia, le esportazioni rimangono superiori a quelle del periodo pre-Covida: 46,4 milioni di bottiglie da 75 cl esportate dalla Borgogna (6 mesi 2022), ossia + 13% in volume (5,3 milioni di bottiglie vendute in più).

«Il rallentamento delle nostre esportazioni – spiega François Labet, presidente della BIVB – si spiega logicamente con il basso livello di raccolto. Le cantine hanno dovuto ridurre le loro assegnazioni per soddisfare tutti i clienti. Dobbiamo dunque aspettare l’arrivo dell’annata 2022».

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Tenuta Cerulli Spinozzi è Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani

Tenuta Cerulli Spinozzi è Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. La cantina di Canzano (Teramo) interpreta le punte di eccellenza del Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg. Così come l’Abruzzo del Cerasuolo e dei bianchi Pecorino e Passerina dei Colli Aprutini.

Nel contesto di una regione “difficile”, costellata da produzioni di massa poco rappresentative del reale valore dell’Abruzzo del vino, Tenuta Cerulli Spinozzi costituisce un faro in termini di qualità e produzione di vini di grande carattere, specchio fedele delle splendide colline del teramano.

Al timone della Miglior Cantina Sud Italia 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it c’è Enrico Cerulli Irelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane. Un ente che, grazie alle proprie scelte coraggiose e lungimiranti, sta tentando di alzare l’asticella della reputazione e del prezzo medio del vino abruzzese, in Italia come all’estero. Con buoni risultati.

Tra i vini che hanno consentito alla cantina di Canzano di aggiudicarsi il riconoscimento, spicca il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg 2017. Un vero e proprio pezzo di eleganza, che invita alla scoperta della denominazione.

LA STORIA DI TENUTA CERULLI SPINOZZI, MIGLIOR CANTINA SUD ITALIA 2023 WINEMAG.IT

L’azienda agricola Cerulli Spinozzi affonda le radici nella metà del Novecento. Nasce ufficialmente dalla fusione delle proprietà della famiglia feudale Spinozzi e dei mercanti Cerulli Irelli. L’attuale cantina è stata realizzata nel 2003 dai fratelli Vincenzo (padre di Enrico) e Francesco Cerulli Irelli.

Chiara l’impronta data da Enrico Cerulli Irelli (nella foto, sopra) all’azienda: «Valorizzare la tenuta storica con il reimpianto di vigneti orientati alla produzione di grande pregio e la manutenzione di alcune vigne di oltre trent’anni e dalle rese basse, ma qualitativamente ottimali» Insomma, «un’impostazione moderna ma in continuità con la tradizione».

Tenuta Cerulli Spinozzi lavora 35 ettari nel comune di Canzano e 18 in quello di Mosciano, con una produzione annua che si aggira attorno alle 100 mila bottiglie. Massiccio il lavoro sulle rese e sulla qualità compiuto negli ultimi 15 anni, grazie a un programma teso ad aumentare la densità d’impianto per ettaro, passando da mille a 4 mila piante. Accanto alla tradizionale forma di allevamento “a tendone”, ecco dunque i filari.

I terreni, di origine alluvionale, un tempo erano coperti dalle acque del fiume Vomano. La maturazione ottimale del Montepulciano, varietà tardiva, è favorita dall’esposizione a sud/sud-est. È il vitigno predominante tra i vigneti di Tenuta Cerulli Spinozzi, seguito da Trebbiano, Pecorino, Sangiovese e Chardonnay. La conduzione agronomica segue i dettami dell’agricoltura biologica.


Tenuta Cerulli Spinozzi

Ss150, Km 17.600
64020 Canzano (TE)

Tel: 0861 57193
Email: info@cerullispinozzi.it

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I migliori vini da viticoltura eroica: al via domani il Mondial des Vins Extrêmes del Cervim


Mondial des Vins Extrêmes 2022
ai nastri di partenza. Il Cervim – Centro Viticoltura Eroica è pronto a stappare 832 bottiglie provenienti da 24 Paesi di tutto il mondo, per la 30esima edizione del concorso. La giuria internazionale è chiamata a identificare i migliori vini da viticoltura eroica domani, 29 settembre, e il 30 settembre a Sarre (Aosta).

Tra le novità, per la prima volta la partecipazione del Brasile, con 10 etichette da quattro cantine, oltre ad Ucraina e Moldova. In totale 23 Paesi esteri partecipanti con 129 aziende e 388 vini in concorso dall’estero.

Consueta massiccia partecipazione della Spagna con 141 etichette. Della Svizzera 53 vini. Della Germania 45. Presente anche la Francia, con 26 vini in concorso. Quindi Georgia, Grecia, Cipro, Slovenia e Portogallo, Argentina, Stati Uniti, Malta, Slovacchia, Kazakhistan, Macedonia del Nord, Libano, Armenia, Andorra, Cile e Palestina.

Saranno 18 invece le regioni italiane dedite alla viticoltura eroica, con 444 etichette da 173 aziende per la trentesima edizione del concorso del Cervim. Guida la Valle d’Aosta con 81 vini, il Veneto con 46, seguono Trentino con 43, Toscana 42 e Sicilia 36, Lombardia e Liguria con 35 vini.

30ESIMA EDIZIONE NEL 2022 PER IL MONDIAL DES VINS EXTRÊMES

«Una 30esima edizione del Mondial des vins Extrêmes – sottolinea il presidente Cervim, Stefano Celi – che rappresenta un grande traguardo per il Cervim e per la viticoltura eroica, italiana ed internazionale. Se ci guardiamo indietro, possiamo soffiare sulle trenta candeline del Mondial con grande soddisfazione.

Il concorso continua a crescere in visibilità, e i numeri di questa edizione confermano una ampia partecipazione da tutto il mondo, nonostante le difficoltà per le aziende legate alla situazione internazionale, alla crisi energetica e inflazione, al post Covid e alla vendemmia 2021 che in alcune zone di viticoltura eroica non è stata positiva in termini di quantità».

«Simbolica e significativa è la partecipazione di un’azienda vitivinicola dell’Ucraina. E la prima volta del Brasile, paese dalle potenzialità enormi. È un concorso che valorizza ed esalta autentiche isole della biodiversità viticola, oltre a salvaguardare dei paesaggi unici», conclude Stefano Celi.

NON SOLO VINO: TORNA L’EXTRÊMES SPIRITS INTERNATIONAL CONTEST

Oltre al Mondial des Vins Extrêmes 2022 torna Extrêmes Spirits International Contest. La seconda edizione del concorso riservato ai distillati è chiamata a puntare un faro sulle produzioni tradizionali nelle zone della viticoltura eroica, come le montagne.

Un settore molto legato alla viticoltura. Il concorso riservato ai distillati eroici è unico nel suo genere e le produzioni presentate saranno giudicate da un’apposita commissione. Quest’anno, oltre all’Italia, in cui il numero di distillerie e micro distillerie è cresciuto a dismisura negli ultimi anni, partecipazioni da Svizzera e Cile.

Sono ammessi al Mondial des Vins Extrêmes 2022 soltanto i vini prodotti da uve di vigneti che presentano almeno una “difficoltà strutturale permanent” tra altitudine superiore ai 500 m s.l.m., ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano; pendenze del terreno superiori al 30%; sistemi viticoli su terrazze o gradoni; viticoltura delle piccole isole.

La particolarità del Mondial des Vins Extrêmes è dovuta principalmente alla varietà dei vini in degustazione, prodotti per lo più da vitigni autoctoni, caratterizzati da terroir unici che segnano indelebilmente i profumi e i sapori e che rendono questo Concorso unico nel panorama dei concorsi enologici mondiali.

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Cos’è il vino naturale? A Milano Vi.Na.Ri, un evento per capirlo

Cos’è il vino naturale? Arriva a Milano un evento storico che vede per la prima volta due associazioni unite nell’organizzazione di una manifestazione dedicata al vino naturaleVi.Na.Ri. è la due giorni ideata e organizzata da Vi.Te. e VinNatur, aperta a chiunque ami il mondo del vino naturale, in cui tutte le aziende aderenti rispettano gli stessi requisiti qualitativi e di produzione.

La prima edizione della rassegna, in programma domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023, avrà protagonisti più di 150 produttori in un’unica grande location a pochi passi dall’aeroporto di Linate. Sarà proprio Studio Novanta lo spazio collettore in cui i vignaioli italiani ed esteri potranno presentare i loro prodotti e la loro filosofia enologica e agronomica.

Vi.Na.Ri. nasce a inizio agosto 2020 quando si incontrano Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, rispettivamente presidenti di VinNatur e Vi.Te., per gettare le basi di un percorso condiviso.

«È evidente il bisogno di fare chiarezza nel movimento del vino naturale – dichiarano i due presidenti – e si è reso possibile unendo le forze e collaborando per dare maggiore autorevolezza al vignaiolo e al suo messaggio. Da qui un evento congiunto, fuori dagli schemi abituali, che possa trasmettere la voglia dei vignaioli di raccontare e spiegare i territori, le vigne e i vini».

L’obiettivo di Vi.Na.Ri., come spiegano gli organizzatori, «è incentivare nel movimento del “naturale” una fase di profondo rinnovamento, dove le diversità diventano un punto di forza e si trasformano in conoscenze condivise e in nuovi spunti di collaborazione».

«Questo processo di cambiamento sarà rivolto soprattutto ai vignaioli naturali – spiegano le due associazioni Vinnatur e Vi.Te. – perché è fondamentale concentrarsi sulla persona e sul suo lavoro, sulle sue idee e sulle sue scelte: gli unici elementi che possono rendere un prodotto unico e irripetibile. Una strada comune che mette in relazione oltre 300 aziende vitivinicole, che con un’unica voce potranno affermare con chiarezza e determinazione la cultura del vino naturale».


INFO IN BREVE | Vi.Na.Ri. Milano 2023

Data: Domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023
Orari di apertura: dalle 10.00 per gli operatori, dalle 13.00 apertura al pubblico
Luogo: Studio Novanta, Via Mecenate, 88/a, 20138 Milano, MI
Ingresso: garantito con il versamento di un contributo associativo di 25,00 euro, disponibile dal 15 ottobre su eventbrite

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Francesco Mazzei riconfermato presidente di A.Vi.To – Associazione Vini Toscani Dop e Igp

Francesco Mazzei resta alla guida del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. Lo ha deciso all’unanimità l’Assemblea elettiva di A.VI.TO, Associazione Vini Toscani Dop e Igp, riunitasi in mattinata.

«È assolutamente necessario portare avanti la linea intrapresa dall’Associazione e continuare a lavorare in maniera sinergica, non solo per dar voce a quella pluralità di esperienze che è il patrimonio della viticoltura toscana ma anche, in questo particolare momento, per affrontare tematiche delicate che si stanno e si potrebbero riflettere con conseguenze gravi sulla filiera», ha dichiarato Mazzei mettendo l’accento sulle questioni più imminenti da affrontare e da sottoporre ai tavoli istituzionali.

Stangata dell’Organizzazione mondiale della Sanità al vino italiano

«L’Associazione – ha aggiunto Mazzei – deve schierarsi compatta in difesa della viticoltura di fronte alla guerra all’alcol portata avanti dall’OMS, che non tiene conto della cultura che sta dietro al prodotto vino e dei risvolti che tali provvedimenti avrebbero sull’economia di molti Paesi come l’Italia.

Bisogna inoltre agire per difendere le imprese dalla deriva speculativa sui prezzi di produzione, aggravati da quelli del settore energetico; vanno concordate azioni per affrontare il cambiamento climatico che sta mettendo a dura prova le vigne, aggiungendosi alle criticità causate dalla fauna».

Questi i temi principali da affrontare per l’Associazione A.Vi.To, nata nel 2016 per rappresentare tutta la Toscana vitivinicola. «Dobbiamo lavorare per proporre soluzioni condivise – ha concluso il rieletto presidente Mazzei -. È necessario accelerare anche la sburocratizzazione del comparto se si vuole puntare sull’innovazione per poter competere con successo sui mercati internazionali».

I CONSORZI ADERENTI AD A.VI.TO.

Bianco di Pitigliano e Sovana; Bolgheri e Bolgheri Sassicaia; Brunello di Montalcino; Vino Chianti Classico; Chianti Colli Fiorentini; Chianti Colli Senesi; Vino Chianti; Chianti Rùfina; Vini delle Colline Lucchesi; Morellino di Scansano; Vino Nobile di Montepulciano; Vini di Carmignano.

E ancora: Vini Cortona; Vini Montecucco; Vino Orcia; Valdarno di Sopra DOC; Vino Vernaccia di San Gimignano; Vini della Maremma Toscana; Vino Toscana; Vini Valdichiana; Vini Terre di Pisa; Suvereto Wine; Vini Terre di Casole e Vino Pomino.

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Accordo Ieg e Unionbirrai: «A Rimini il futuro delle birre artigianali italiane»

FOTONOTIZIA – È una partnership molto importante quella siglata oggi tra Italian Exhibition Group Unionbirrai, che si pone l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del mondo del craft beer italiano. L’accordo comprende le prossime 5 edizioni di Beer&Food Attraction , a partire da quella che si terrà alla Fiera di Rimini dal 19 al 22 febbraio 2023.

Da sempre al centro del progetto della manifestazione, ai birrifici artigianali sarà dedicato quest’anno un intero padiglione del quartiere fieristico di Rimini (il padiglione A7) e un innovativo programma di seminari e talk.

La Craft Beer Conference, organizzata da Unionbirrai in collaborazione con IEG, traccerà infatti le nuove prospettive e i trend del mercato, mettendo a confronto tutti gli attori della filiera.

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Alla scoperta dell’Aceto Balsamico di Modena: successo nel weekend per Acetaie Aperte 2022

Hanno risposto in tantissimi all’appello di Acetaie Aperte 2022. Molti modenesi e tanti turisti arrivati anche da altre regioni d’Italia hanno scelto di trascorrere domenica 25 settembre in mezzo alle botti e ai tini delle 40 acetaie aderenti. Un’iniziativa del Consorzio Aceto Balsamico di Modena e del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, per scoprire i segreti dell’«oro nero», ascoltarne la storia e le differenze, degustarne il sapore.

«Abbiamo contato veramente tantissima gente – commenta il Presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena, Mariangela Grosoli – e di tutte le età: famiglie intere con figli, tutti uniti dalla passione per il balsamico e la curiosità di capire come e dove questo prodotto d’eccellenza dell’agroalimentare italiano viene prodotto».

Al centro dell’attenzione infatti, gli ambienti delle acetaie e la spiegazione sui metodi produttivi, ma anche gli assaggi e gli abbinamenti proposti sono stati molto partecipati e apprezzati».

«Questa giornata – aggiunge Enrico Corsini, Presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena – si porta dietro anche un altro messaggio significativo. Ovvero la dimostrazione di come l’agire uniti per perseguire obiettivi comuni premia e non è un’eccezione.

Lo stesso gioco di squadra che oggi ha portato nelle acetaie molti visitatori è determinante anche quando si portano avanti battaglie per la tutela del prodotto nelle varie sedi istituzionali».

L’aceto balsamico è una delle punte di diamante dell’export italiano nel mondo, con oltre il 92% della produzione che varca i confini nazionali.  A spingere sempre di più i consumatori a partecipare a questo tipo di iniziative, è soprattutto una crescente voglia di crearsi una vera e propria “cultura”, dotandosi degli strumenti più adatti per riconoscere l’originale dalle imitazioni.

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