wine news e guida top 100 migliori vini italiani, notizie e articoli esclusivi su vino, birra, distillati e food
Autore:Redazione WineMag.it
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
C’è cauto ottimismo per vendemmia 2023 in Sudafrica. I produttori di uva da vino sudafricani si aspettano un raccolto «buono, ma leggermente inferiore in termini di quantità». La prima stima arriva dall’associazione di categoria Vinpro, dopo una stagione condizionata dal clima secco. Stime ancora più accurate saranno fornite nella terza settimana di gennaio 2023, quando la situazione sarà più definita.
«In questa fase iniziale, la diminuzione delle quantità sarà netta in tutte le regioni vinicole del Sudafrica. Abbiamo vissuto ovunque una stagione più secca, ad eccezione di Northern Cape che ha avuto condizioni ambientali difficili durante e dopo la vendemmia», afferma Conrad Schutte, responsabile del team di viticoltori di Vinpro che emette le stime del raccolto insieme all’ente di settore Sawis.
Anche la scarsa fioritura e l’allegagione in diverse aree, insieme all’espianto dei vigneti, hanno contribuito alla diminuzione delle nostre stime per la vendemmia 2023».
VENDEMMIA 2023 IN SUDAFRICA: SOFFRE NORTHERN CAPE
Nel Capo Nord, dove la stagione è stata caratterizzata da condizioni di pioggia e umidità fuori stagione, «le viti hanno germogliato con una riserva minima di acqua e fin dall’inizio si sono formati meno grappoli. Problemi anche per l’apparato fogliare. Le piante hanno germogliato male e in alcuni casi la crescita si è addirittura arrestata temporaneamente.
«Nel resto delle regioni – continua Schuttle – le condizioni di fioritura sono state da buone a eccezionali. Si sono verificate poche malattie e presenza di parassiti, ma le precipitazioni medie generali sono state inferiori nella maggior parte delle regioni rispetto all’anno precedente, il che avrà un impatto sulle dimensioni degli acini, soprattutto nelle regioni aride, influenzando così la produzione totale di uva».
Sempre secondo Vinpro e Sawis, nelle aree a irrigazione intensiva come Klein Karoo e Robertson, mantenere carichi ottimali di uva rispetto alle precedenti annate ha rappresentato una sfida enorme, «a causa dei programmi di irrigazione che hanno dovuto fare i conti con la disponibilità di energia elettrica». «La stagione sembra promettente – conclude Conrad Schuttle – ma molto potrebbe cambiare prima della vendemmia».
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Dopo l’aumento di capitale del giugno 2020, Campari group e Moët Hennessy acquisiscono, attraverso la joint venture 50-50, la quota non detenuta di Tannico raggiungendo così il 100% del capitale sociale dell’e-commerce. L’obiettivo è chiaro. A un anno circa dalla creazione, Campari Group e Moët Hennessy mirano a costruire «un player di e-commerce paneuropeo di fascia alta a favore di tutti i marchi di vino e spirit e dei loro consumatori europei».
Inoltre, dal 1° gennaio 2023, Thierry Bertrand-Souleau assumerà la guida di Tannico con il ruolo di Ad. «Questa evoluzione – spiega Campari in una nota – porterà una vasta esperienza internazionale nell’ambito di business omnichannel e retail, in linea con l’ambizioso percorso di crescita della piattaforma e-commerce e con l’obiettivo di affermarne la leadership in Europa per la vendita online di vini e premium spirits».
A partire dalla stessa data, il fondatore e attuale Ad di Tannico, Marco Magnocavallo, diventerà presidente onorario, «mantenendo continuità nell’impostazione strategica della piattaforma». «Con questa operazione confermiamo l’impegno nel rendere Tannico la piattaforma leader europea nella vendita di vini e premium spirits», spiega Bob Kunze-Concewitz, Ceo di Campari Group.
Grazie all’ottimo lavoro fatto fin qui dal team, Tannico è oggi un attore affermato con posizioni di leadership di mercato in Italia e in Francia. Siamo felici oggi di poter proseguire in questo progetto, portandolo in una fase successiva altrettanto ambiziosa».
«Moët Hennessy – aggiunge Philippe Schaus, presidente e Ceo di Moët Hennessyè – è lieta di rafforzare la sua partnership con Campari Group che mira a sviluppare eccezionali esperienze di shopping online nel mondo dei vini e degli spirit. In questo contesto diamo un caloroso benvenuto a Thierry Bertrand Souleau, che arriva con una forte esperienza di vendita al dettaglio online e offline, sia in Italia che in Francia, e che sarà determinante nel portare questa impresa al livello successivo».
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Record di 8 miliardi di euro per il vino (+12% rispetto all’anno precedente) e spirits in scia (1,7 miliardi di euro). Buono anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%. I dati dell’Osservatorio Federvini curato da Nomisma e TradeLab evidenziano un nuovo record per l’export agroalimentare italiano, che dovrebbe superare i 59 miliardi di euro a fine anno (+16% rispetto al 2021) trainato anche dalle vendite oltre frontiera di vini, spiriti e aceti.
Il tutto in attesa di un 2023 per il quale gli organismi internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Ocse, Commissione Europea) sono concordi nel prevedere un rallentamento della crescita rispetto all’anno in corso.
LE RAGIONI DELLA CRESCITA
Tre i fattori che hanno contribuito alla crescita: l’andamento del cambio euro-dollaro che ha permesso di compensare gli aumenti dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come USA e Canada. E ancora: la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi di vini e spiriti nel canale Horeca.
In Italia, a fine agosto, gli arrivi dei turisti internazionali hanno superato i 35 milioni (+125% rispetto allo stesso periodo del 2021). Determinante, infine, la diversificazione dei mercati, come strategia adottata da molte aziende che guardano ai paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi 8 mesi del 2022 il valore dell’export del vino è cresciuto rispettivamente del 158% e del 82%.
Dieci anni fa, i mercati dell’Unione Europea pesavano per circa il 57% sul valore dell’export, dopo la Brexit nel 2021, si è arrivati al 39%. Questo scenario ha determinato un diverso approccio ai mercati di destinazione e ha sollecitato un allargamento degli spazi commerciali da presidiare verso nuove realtà emergenti: ad esempio oggi l’Asia pesa per il 7% sull’export complessivo di vino italiano.
Il mercato degli Spirits ha mantenuto salda la leadership nel mercato statunitense dove registra un aumento a valore del +23%, tuttavia la dipendenza dai primi 5 mercati è diminuita nel corso del tempo: se nel 2011 la concentrazione dell’export per la categoria nei top mercati di sbocco era pari al 65,8%, dieci anni dopo è diminuita al 58,3% per calare ancora al 53,7% nel 2022.
IL COMMENTO
«I dati sulle performance del nostro export – sottolinea Micaela Pallini, presidente Federvini – evidenziano l’importanza della diversificazione dei mercati. Tale strategia può essere coadiuvata da un lato dalla leva promozionale e dall’altro da una maggiore proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue.
È evidente che ci muoviamo in uno scenario complicato ed in continua evoluzione, non si escludono rallentamenti economici nel 2023 che dovrebbero interessare alcuni mercati europei come l’Italia e la Germania” emerge ancora come uno dei prodotti più regalati ad amici e parenti (circa il 36% degli italiani)».
«Anche per il Natale 2022 – conclude Pallini – sulle tavole non mancherà lo spumante, ritenuto immancabile per il 45% degli intervistati, con il Prosecco a farla da padrone soprattutto tra i consumatori più giovani (gen Z e Millennials), seguito dai rossi del Sud come Primitivo di Manduria e Montepulciano d’Abruzzo (18%) e dai bianchi dell’Alto Adige (8%), quest’ultimi preferiti soprattutto dai baby boomers».
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Con Natale alle porte, la Sicilia del vino scopre (e promuove) il valore delle “gift box“. “Le confezioni regalo dei vini siciliani” è stato il tema dell’evento promosso ieri a Milano da Assovini Sicilia, per presentare alla stampa le colorate idee regalo. Confezioni, box e cassette che sintetizzano ed esaltano il mosaico della viticoltura siciliana.
Dal Nerello mascalese al Nero d’Avola, dal Grillo al Passito di Pantelleria, tutta la diversità e ricchezza enologica siciliana sintetizzata per raccontare vino, cultura e bellezza artistica. Packaging accattivanti, ceramiche simbolo della tradizione siciliana, creazioni artigianali realizzate da artisti locali, elementi che richiamano alla cultura dell’isola, sono le confezioni scelte dagli associati Assovini Sicilia per celebrare le festività.
Oltre quaranta le etichette proposte dalle diciannove aziende di Assovini Sicilia che hanno aderito all’evento. «Per noi è un’occasione importante – commenta Laurent de la Gatinais, Presidente di Assovini Sicilia – che ci consente di fare conoscere il vino siciliano nelle sue molteplici espressioni, incluse quelle delle confezioni per questo Natale. I nostri vini sono le preziose tessere che compongono il mosaico vitivinicolo della Sicilia. Il binomio vino e arte, in Sicilia, assume un valore sempre più significativo».
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Scatta la rivolta di imprese, cittadini e Istituzioni contro lo scandalo mondiale del mafia marketing che per la prima volta verrà messo in mostra con quello che Coldiretti definisce «un’inquietante “collezione” dei più vergognosi prodotti agroalimentari venduti nel mondo con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata più odiose, sfruttati per fare un business senza scrupoli sul dolore delle vittime e a danno dell’immagine del Paese».
L’appuntamento è per venerdì 2 dicembre dalle ore 9 a Palermo in via Amari, accanto al Teatro Politeama al Villaggio Coldiretti. Accorreranno migliaia di agricoltori, assieme al presidente di Coldiretti Ettore Prandini e alla delegata di giovani Coldiretti Veronica Barbati.
Un atto di denuncia rispetto a un fenomeno che getta discredito sull’immagine del Paese – continua Coldiretti – diffondendo inaccettabili stereotipi, contro il quale prende il via una mobilitazione nazionale guidata dai giovani imprenditori che saranno presenti in piazza per difendere la reputazione dell’Italia ed il loro futuro».
Per l’,occasione insieme alla prima mostra sui prodotti del mafia marketing. nel mondo verrà diffuso lo studio Coldiretti “La mafia del piatto, dai ristoranti al supermercato“. Un focus sulla ristorazione che in tutti i continenti «sfrutta termini come mafia, cosa nostra, camorra come elementi di richiamo per fare affari propagandando una immagine distorta dell’italianità».
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FOTONOTIZIA – Cantina Cooperativa Vallebelbo è da oggi ufficialmente partner di Schenk Italian Wineries. L’accordo di collaborazione sancisce e consolida un rapporto iniziato già nel 2018 per la produzione della linea di vini piemontesi “Casali del Barone“.
«Il progetto originario – spiega il colosso di Ora (Bolzano) – si è sviluppato partendo dal re dei vitigni piemontesi, la Barbera. La gamma si è ampliata con l’aggiunta dei grandi vini classici della zona: una Barbera d’Asti Superiore, un Barolo, un Nebbiolo, un Barbaresco e un Bianco Langhe, tutti imbottigliati all’origine».
Cantina Cooperativa Vallebelbo lavora 500 ettari vitati nelle Langhe, di cui circa 150 a Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Sono 150 i conferitori.
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FOTONOTIZIA – «Grazie, grazie e ancora grazie. Ci vediamo il prossimo anno!». Così la Federazione italiana vignaioli indipendenti commenta l’edizione dei record: al Mercato Fivi 2022 ben 24 mila visitatori: «Record di Vignaioli/e di ingressi, di magliette e soprattutto di sorrisi. Quella che si è appena conclusa è stata un’edizione davvero unica».
«Un ritorno alla normalità – commenta Fivi – che ci ha scaldato il cuore e che ci rende sempre più orgogliosi del lavoro che stiamo portando avanti, forti della vostra vicinanza e della vostra voglia di scoprire storie, racconti e vini di questi incredibili Vignaioli Indipendenti».
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FOTONOTIZIA – Green Academy e Wine Tourism Lab sono i due nuovi progetti con cui il Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg festeggia i 60 dalla fondazione. Presentati in mattinata a Villa Brandolini, entrambi guardano al futuro della denominazione. Green Academy è «un incubatore di ricerche, studi, contenuti e nuove idee per lavorare in modo sempre più strutturato, aggregato e concreto sul versante della sostenibilità del territorio».
Ulteriore obiettivo del Consorzio è «coinvolgere le nuove generazioni». Da qui nasce l’idea di Wine Tourism Lab, il cui duplice scopo è quello di «fungere da collante tra le diverse figure professionali del territorio e di creare nel contempo una maggior consapevolezza nei giovani delle più ampie opportunità che questo territorio offrirà nei prossimi anni».
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A un mese dalla data fatidica, il winelover inizia a pensare ai vini per Natale 2022. Qualche suggerimento utile arriva dalla Guida Top 100 Migliori vini italiano 2023 di winemag.it (puoi acquistarla a questo link). In particolare oggi ricapitoliamo i “Vini dell’anno”, ovvero quelli che ci hanno particolarmente colpito in occasione delle selezioni alla cieca. Enjoy!
VINO SPUMANTE DEL’ANNO 2023 – GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT
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ASSEMBLEA Cavit 2022 Riva del Garda (foto Daniele Panato/Agenzia Panato)
Si è riunita oggi, presso il Centro Congressi di Riva del Garda l’assemblea annuale dei soci Cavit che ha approvato il bilancio consolidato del Gruppo per l’esercizio 2021–2022, chiusosi a maggio 2022. Il Gruppo Cavit è oggi composto dal Consorzio Cavit Sc cui fanno capo le società Cesarini Sforza SpA, Casa Girelli SpA e GLV Srl (quest’ultima all’80%) acquisite nel dicembre 2019, oltre che la società tedesca Kessler Sekt & Co KG controllata al 50,1%.
Nel corso dell’assemblea è stata espressa «unanime soddisfazione da parte dei Soci per il livello apprezzabile delle remunerazioni, oltre che per la qualità del servizio ricevuto in termini di consulenza e assistenza agronomica e viticola, che rappresentano un chiaro valore per il sistema trentino delle Cantine sociali».
I DATI PRINCIPALI DEL BILANCIO CAVIT
Dopo due anni “fuori dell’ordinario” per l’economia globale, dove Cavit ha beneficiato degli effetti della pandemia sulla crescita dei consumi di vino in casa, il Gruppo registra un consolidamento del fatturato che si assesta su quota 264,8 milioni di euro, in flessione del 2,3% rispetto al forte aumento registrato nell’esercizio precedente. «È da notare – commenta l’azienda – che il trend rispetto al periodo pre-covid risulta in decisa crescita costante (+26,3% esercizio 2021/2022 vs esercizio 2019/2020)».
In linea con le previsioni di budget, la lieve flessione di fatturato ha riguardato innanzitutto la società Cavit Sc, segnata dal progressivo assestamento post-pandemia (con un ritorno dei consumi fuori casa e una conseguente contrazione di quelli in casa), dal ridimensionamento del balzo in avanti registrato in epoca Covid dal mercato NordAmericano e dall’impatto sul bilancio dei primi 5 mesi del 2022, contraddistinti da una grave e generalizzata pressione dei costi.
LE SOCIETÀ DEL GRUPPO CAVIT
Per quanto riguarda le consociate di recente acquisizione, nel corso dell’anno è stata perseguita un’opera di razionalizzazione delle attività a favore di una migliore marginalità. In particolare: Casa Girelli, che svolge la propria attività nel settore dell’imbottigliamento e della commercializzazione di vini italiani sui mercati esteri, registra una contenuta contrazione del fatturato, con un risultato operativo condizionato dall’aumento dei costi a fronte di accordi commerciali già definiti prima dell’impennata.
Per la commerciale GLV è stata adottata una strategia mirata al riposizionamento e alla valorizzazione delle produzioni di Cantina La-Vis e Cembra Cantina di Montagna. In particolare, il 2022 ha segnato il rilancio completo della gamma di quest’ultima nella direzione della qualità e del pieno riconoscimento del valore di una viticoltura di eccellenza da remunerare opportunamente.
Anche nel caso di Cesarini Sforza, dopo il passaggio della cantina sotto la guida di Cavit, «si è provveduto ad una razionalizzazione delle attività, accompagnata da importanti investimenti per rafforzare le linee di sboccatura e confezionamento della pregiata linea di spumanti TrentoDoc». Infine, sempre nell’area della spumantistica, ottimi risultati per la società tedesca Kessler Sekt, che ha registrato un aumento del fatturato superiore al 25% grazie al recupero del canale Horeca post-pandemia e il crescente innalzamento dell’immagine di marca, salendo a 11,9 milioni di euro.
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A darne notizia sono la moglie Loretta, i figli Norma e Sandro, i fratelli Antonio, Geminiano, Rosanella, Ivo e Flavio, i nipoti e i collaboratori di una vita. È morto a causa di un improvviso malore Claudio Nardi, fondatore assieme ai fratelli di Perlage Winery, storica cantina biologica di Farra di Soligo. Nell’azienda curava, in particolare, la produzione in vigna.
I fratelli e i famigliari lo ricordano «per il grande entusiasmo e l’impegno nella ricerca costante di soluzioni alternative, sempre più ecologiche». Claudio Nardi, nel ricordo della famiglia, «era un sognatore, amante della natura alla quale dedicava tutte le sue energie per coltivare la vigna in modo sano e rispettoso dell’ambiente e delle persone».
Negli anni si è impegnato nella costante riduzione del rame utilizzato per i trattamenti, nella lotta ai cambiamenti climatici e agli eventi metereologici estremi, approfondendo le tecniche di economia circolare dell’acqua. Claudio Nardi curava anche gli investimenti tecnologici in cantina per migliorare la qualità del Valdobbiadene Prosecco Superiore.
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Il 100% del capitale delle società della famiglia Barbanera, ossia Barbanera Srl eFossalto Srl passa ad Italian Wine Brands Spa (Iwb). L’acquisizione è avvenuta in mattinata. Barbanera è una storica società familiare fondata negli anni ’70 a Cetona (Siena) dai fratelli Marco e Paolo Barbanera, attiva oggi nella vinificazione, produzione e vendita di vini di alta qualità nel segmento premium.
Gli accordi sottoscritti in data odierna prevedono che IWB, public company del segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana Spa, uno dei principali player attivi nella «produzione, distribuzione e vendita di vini italiani di elevata qualità sui mercati internazionali», acquisisca il 100% del capitale di Barbarena e Fossalto sulla base di un Equity Value complessivo pari a 41.990.000,00 che verrà corrisposto da IWB per cassa alla data del closing, previsto indicativamente entro il 31 dicembre 2022 e, comunque, entro e non oltre il closing del 31 marzo 2023.
ITALIAN WINE BRANDS ACQUISISCE BARBANERA
La struttura dell’operazione prevede altresì che le holding della famiglia Barbanera reinvestano nel Gruppo IWB un valore complessivo pari a Euro 26.316.240,00 mediante la sottoscrizione di 657.906 azioni ordinarie IWB di nuova emissione a un prezzo di 40,00 euro cadauna. A completamento dell’operazione, la famiglia Barbanera arriverà a detenere una partecipazione complessivamente pari al 6,95% del capitale sociale di IWB post aumento di capitale.
Nel corso degli anni, Barbanera è cresciuta costantemente fino a diventare il punto di riferimento del vino toscano sui mercati internazionali grazie, in particolare, ai suoi vini autoctoni pluripremiati dai principali critici (Barbanera®, Gigino®, Vecciano®), realizzati sia con l’utilizzo della materia prima proveniente dai vigneti di proprietà della famiglia (circa 33 ettari situati in zone ad alta vocazione vitivinicola), che con materie prime oggetto di un’attenta selezione e di un processo di vinificazione interamente svolto all’interno dell’azienda.
Barbanera e Fossalto hanno realizzato nel 2021 un fatturato consolidato pari a 38,7 milioni, di cui oltre il 90% realizzato sui mercati internazionali e in costante e sensibile aumento dagli Euro 33,3 milioni del 2020 e dagli Euro 26,6 milioni del 2019. L’Ebitda Adjusted realizzato dalle società nel 2021 è stato pari a 5,4 milioni (margine sul fatturato pari al 14,0%). L’utile netto è stato pari a 3,8 milioni mentre la posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2021 era positiva per 1,2 milioni di euro (dati IFRS compliant).
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Poco ma buono. Senza farsi mancare nulla. E allora Barbera d’Asti Docg, Grignolino d’Asti Doc, Chardonnay Doc. E gli spumanti? D’obbligo un Metodo Classico (Brut) e un Moscato d’Asti Docg. Papa Francesco è tornato ai “sapori delle radici” durante il pranzo in famiglia in Vescovado, domenica 20 novembre ad Asti. Una selezione curata da Paolo Noto, sommelier e wine-coach dell’EnotecAmica di Campagna Amica Coldiretti Asti.
Vini che accompagneranno il Papa anche al Vaticano, dove Padre Bergoglio potrà disporre di una piccola cantinetta astigiana composta dalle stesse denominazioni apprezzate durante il pranzo in Vescovado.
«Il mio desiderio più grande, così come quello di Campagna Amica – spiega il “sommelier del Papa” per un giorno, Paolo Noto – è che, sorso dopo sorso, Papa Francesco possa ricomporre quell’articolato puzzle delle sue origini, riscoprendo i sapori più autentici della terra astigiana».
Per lui, ho scelto alcune tra le nostre migliori denominazioni, per esprimere il territorio, la tradizione e la cultura locale. Vini importanti, bandiera di questa storica e fertile terra enoica, che attraverso il piacere dei sensi, dall’olfatto alla vista fino al gusto, parlano di terroir, la cui migliore accezione è data dalla sapiente unione di vitigno, microclima, caratteristiche del suolo e lavoro dell’uomo».
«La visita di Papa Francesco – commenta il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – è stata una preziosa occasione per infondere speranza anche nel mondo agricolo. Le sue parole sono tornate ad essere linfa vitale, anche per noi agricoltori, per guardare al futuro con più convinzione, impegno e fiducia».
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FOTONOTIZIA – Un’alleanza in cinque punti, che impegna undici associazione del vino al femminile nel mondo a favorire viaggi e esperienze formative tra continenti. È l’ultima frontiera delle Donne del vino italiane, che sbarcano nel mondo grazie al patto siglato oggi, durante la IIª Convention mondiale delle Donne del Vino ospitata al Simei Milano, il salone delle macchine per l’enologia.
Ad accomunare, «la voglia di migliorarsi professionalmente, sconfiggere la diseguaglianza di genere e promuovere la cultura del vino». Il Partnership agreement legherà nel futuro le undici associazioni dell’enologia al femminile del mondo.
Assieme alle Donne del vino italiane, ecco Amuva (Argentina), The Fabulous Ladies’ Wine Society (Australia), 11 Frauen und ihre Weine (Austria), Wow (Croazia), Femmes de Vin (Francia), Baia’s Wine (Georgia), Vinissima (Germania), Women in Wine (Nuova Zelanda), Las Damas del Pisco (Perù) e le delegate dell’associazione “rosa” del Cile.
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Si rinnova all’insegna della bontà e della solidarietà la collaborazione tra il Viaggiator Goloso® e la Veneranda Fabbrica del Duomo, che celebrano insieme l’arrivo del Natale 2022 con il nuovo Panettone ai Tre Cioccolati. Questa edizione del panettone firmato il Viaggiator Goloso® unisce tre classici tipi di cioccolato – fondente, al latte e bianco – alle scorze d’arancia e alla glassa.
La nuova proposta ha un motivo in più per essere unica: tutti coloro che la acquisteranno, infatti, contribuiranno a sostenere i restauri della Cattedrale milanese. Non solo. Chi sceglierà questa rivisitazione del più tipico dei dolci meneghini per la propria tavola delle feste, riceverà in omaggio 2 biglietti per visitare il Duomo di Milano e i suoi tesori d’arte.
DOVE ACQUISTARE IL PANETTONE AI TRE CIOCCOLATI VIAGGIATOR GOLOSO
In vendita presso il Duomo Shop, negli store il Viaggiator Goloso® e in alcuni selezionati punti vendita U! Come tu mi vuoi e U2 Supermercato, il Panettone ai Tre Cioccolati è disponibile in un’elegante confezione da 750 g finemente decorata, rielaborazione grafica di stampe e disegni conservati presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, al prezzo di € 16,99.
«Anche questo Natale – commenta Fulvio Pravadelli, Direttore Generale della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano – rinnoviamo la collaborazione con il Viaggiator Goloso® per la realizzazione dell’iniziativa Il Panettone del Duomo, divenuta ormai un classico e particolarmente apprezzata da coloro che, in vista delle feste, desiderano acquistare un dono solidale per sostenere i restauri della Cattedrale. Ma non solo. All’interno della confezione, vi sono due biglietti omaggio per visitare la Cattedrale. Un invito a tornare in Duomo, rivolto a tutti i milanesi e a quanti amano l’arte e la bellezza».
«Siamo davvero felici di consolidare la nostra collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo – ha dichiarato Gaia Mentasti, Responsabile Marketing e Comunicazione di Unes -. Per noi è motivo di grande orgoglio continuare a contribuire alla valorizzazione e alla cura del Monumento simbolo di Milano nel mondo, attraverso uno dei prodotti che più ci contraddistingue da sempre: il panettone il Viaggiator Goloso®, prodotto simbolo della tradizione gastronomica milanese, in edizione».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tasting of fortified dry or sweet marsala wine in vintage wine cellar with old oak barrels in Marsala, Sicily, Italy, wine glass with wine
A sessant’anni dalla sua fondazione, il Consorzio per la Tutela del Vino Marsala rende noto il suo nuovo corso, con la partecipazione di 16 produttori, tra case vinicole e cooperative del territorio.
Il 27 dicembre 1962, infatti, alcuni produttori locali che avevano a cuore il futuro e la qualità del vino tipico del territorio di Marsala fondarono quello che rappresenta uno dei più antichi Consorzi di tutela d’Italia. La Denominazione di Origine Controllata fu poi riconosciuta nel 1969, rendendo così il Marsala tra i primi vini DOC d’Italia.
L’11 novembre 2022, in concomitanza della chiusura dell’annata agraria 2022, si è riunita a Marsala la nuova assemblea, al fine di approvare l’ingresso di nuovi soci, la modifica dello Statuto, l’elezione del consiglio di amministrazione e la nomina del Presidente. All’assemblea hanno partecipato e sottoscritto l’adesione le cantine: Pellegrino, Florio-Duca di Salaparuta, Lombardo, Intorcia, Curatolo Arini, Fici, Alagna Giuseppe, Martinez, Vinci, Frazzitta, Birgi, Paolini, Casale, Colomba Bianca, Europa, Petrosino.
IL NUOVO CDA DEL CONSORZIO VINO MARSALA
Sono stati nominati il Presidente del Cda Benedetto Renda, unitamente ai due vicepresidenti Roberto Magnisi e Giuseppe Figlioli e ai Consiglieri Francesco Intorcia e Orazio Lombardo.
«Rinasce il Consorzio per la tutela del vino Marsala – sottolinea il neo Presidente del Consorzio Benedetto Renda – e unitamente al Consorzio rinasce la Doc Marsala, marchio che ha reso celebre la nostra città in tutto il mondo. Ciò è reso possibile grazie alla partecipazione di tutti i produttori, riuniti attraverso la forma consortile per collaborare e seguire regole comuni per la produzione del vino Marsala».
Tra i primi obiettivi del Consorzio «il riconoscimento erga-omnes, la tutela e valorizzazione dei territori vocati alla produzione di vino Marsala, oltre che del territorio stesso» e «l’importante modifica del disciplinare di produzione, con l’inserimento della menzione unità geografica aggiuntiva “Sicilia”, al fine di valorizzare ancora di più il marchio “Marsala” nel mondo».
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L’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli è realtà. Costituitosi lo scorso 28 maggio, il gruppo che raccoglie 17 cantine si è presentato ufficialmente alla stampa ieri mattina, presso il Museo della Vite e del Vino di Montespertoli. A unire i membri della nuova compagine toscana è il “Patto del Viticoltore di Montespertoli“, che ha l’obiettivo di «promuovere e formare una nuova figura di Viticoltore».
«Un artigiano – spiegano le aziende – che coltivi e trasformi le proprie uve all’interno del Comune di Montespertoli e, così facendo, tuteli non soltanto il proprio vino e il vigneto dal quale lo produce ma, allo stesso tempo, anche il paesaggio, il territorio, la cultura». Montespertoli è uno dei comuni più vitati della Toscana, con una tradizione millenaria in ambito vitivinicolo.
L’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli vuole «soprattutto riportare all’attenzione di tutti gli aspetti qualitativi legati a questi luoghi, caratterizzati da quella straordinaria biodiversità – vigneti, seminativi, oliveti, bosco – che concorre alla bellezza della campagna toscana». L’uva maggiormente coltivata è il Sangiovese. Ma sono presenti anche gli altri vitigni autoctoni, come il Trebbiano.
Aderiscono all’Associazione: Podere all’Anselmo, Tenuta Barbadoro, Casa di Monte, Tenuta Coeli Aula, Le Fonti a San Giorgio, Podere Ghisone, Podere Guiducci, Fattoria La Leccia, La Lupinella. E ancora: Marzocco di Poppiano, Montalbino, Tenuta Moriano, Fattorie Parri, La Querce Seconda, Tenuta Ripalta, Castello Sonnino e Valleprima.
Tra i vini dell’Associazione si possono riscontrare caratteristiche comuni quali la giovanile freschezza e la vena floreale propria del Sangiovese, quando viene interpretato con uno stile di vinificazione più contemporaneo. «Stile che – evidenziano i membri dell’Associazione dei Viticoltori di Montespertoli – dopo gli eccessi del recente passato, torna a valorizzare il vitigno di partenza e la sua più autentica espressione varietale, declinata nelle molte sfaccettature di cui questo grande vitigno è capace.
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Il prossimo 17 novembre Bon Wei compie 12 anni. O, meglio, 10 (+2). Causa pandemia, i festeggiamenti per il primo decennio di Bon Wei in via Castelvetro 16/18, a Milano, erano stati rimandati. Un appuntamento mancato a cui il primo ristorante in Italia di alta cucina regionale cinese ha deciso di rimediare. Con gli interessi. Per rendere indimenticabile l’anniversario, lo chef Zhang Guoqing e il figlio Zhang Le, oggi patron del locale, hanno studiato un menu celebrativo di 9 portate abbinate a 3 birre artigianali del nuovo brand italo-cinese Postwave Brewing. Completate da un dessert della pastry-chef Sonia Latorre Ruiz.
Tra i piatti proposti dallo chef Zhang – sempre nell’ottica di una esecuzione filologica di ricette cinesi, provenienti da differenti regioni della Cina – si assaggerà ad esempio una tradizionale Zuppa di trippa di pesce con erbette cinesi tipica del Guandong. A seguire un sontuoso Riso con costine stufate condite nel loro fondo dallo Zhejiang, regione natale dello chef.
Poi saporiti Gamberi dorati con capasanta dal Sichuan, con accompagnamento di Kongxincai, verdure cantonesi “senza cuore”, saltate con salsa di tofu macerato. Simbolo dell’unione tra tradizione cinese e stile italiano, verranno abbinate le nuove birre italo-cinesi Postwave, da poco in Italia, nelle versioni bionda Kolsch, blanche Wheat ale e rossa Amber ale.
Momento clou del menu, a chiusura del pasto, secondo un’usanza sempre più in voga nella Cina contemporanea, la degustazione del whisky Filey Bay – Yorkshire Single Malt Whisky “Bon Wei Selection” con 3 cioccolatini fondente, piccante e affumicato.
Zhang Le, appassionato collezionista e bevitore di whisky nel selezionare la propria botte nello Yorkshire, nel lontano 2016, aveva già in mente che l’avrebbe inaugurata per un’occasione speciale: il 12° compleanno di Bon Wei sarebbe stato perfetto.
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«Mi accingo a raccontare la storia di un incontro: quello tra un mio antenato e una località in Valpolicella Classica. Il primo, individuato qui come il capostipite del mio ramo della famiglia Boscaini. La seconda, una terra fortunata come altre, vocate a produrre uve straordinarie e per questo destinate a essere conosciute e apprezzate in Italia e nel mondo». È con questo incipit che Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, si rivolge ai lettori invitandoli a intraprendere un viaggio lungo 250 anni. Quello di “Amarone e oltre“, libro edito da Egea in cui ripercorre la storia dell’azienda di famiglia, dalla prima vendemmia nel 1772 fino ai giorni nostri.
Le vicende della storia si intrecciano con quelle della famiglia, delle cantine e del territorio, dalla Valpolicella fino alle Venezie. La narrazione si snoda tra il rispetto della tradizione e le innovazioni introdotte nei processi produttivi. Lasciando spazio ad aneddoti personali e curiosità tecniche, testimonianze di prima mano e fonti letterarie.
L’andamento cronologico della prima parte del volume cede il passo nella seconda a un punto di vista più manageriale. Lo sguardo si posa sui temi all’ordine del giorno nella gestione dell’azienda.
LA RIFLESSIONE SULLA SOSTENIBILITÀ
«Ritengo che la contestualizzazione delle vicende di famiglia in quelle generali di portata nazionale e territoriale sia di estrema importanza per leggere con un’ottica più ampia il territorio e la sua cultura, il vigneto e la professionalità vitivinicola, la passione e l’imprenditorialità, la cultura d’impresa e la sostenibilità», commenta Sandro Boscaini riferendosi a un tema centrale in “Amarone e Oltre”.
Senza sostenibilità economica – continua Boscaini – non ci sarebbe stato sviluppo e sopravvivenza dell’impresa; senza quella sociale non si sarebbero creati e sviluppati rapporti indispensabili in campo produttivo e distributivo; senza la sostenibilità ambientale e l’amore per la terra e il vigneto si sarebbero distrutte nel tempo le fonti di ricchezza».
E nelle prossime settimane “Amarone e oltre” supererà i confini italiani, dove è già disponibile nei principali canali. L’edizione inglese del volume, curata da Bocconi University Press, sarà disponibile a partire da fine novembre.
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FOTONOTIZIA – Il miglior salmone al mondo, il Salmone Reale, è arrivato in Italia, da Carrefour. Viene allevato dalla New Zealand King Salmon tra le acque profonde, fredde e cristalline di Pelorus Sound e Queen Charlotte Sound, nella Marlborough Sounds. Un’area situata nella parte settentrionale dell’Isola del Sud in Nuova Zelanda.
Qui, tra correnti benefiche, al riparo dal vento, dalle onde e dalle variazioni di temperatura e salinità, i salmoni crescono in un ambiente ideale, essenziale per lo sviluppo di questa specie. Solo il 2% dell’allevamento marino è infatti occupato dai salmoni.
Il restante 98% dall’acqua, permette così ai salmoni di avere molto spazio per crescere, proprio come i loro fratelli selvaggi. La particolarità del salmone Regal – il Salmone Reale, per l’appunto – è l’affumicatura su Legno di Manuka, utilizzato in Nuova Zelanda per l’affumicatura di pesce e selvaggina.
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Dal Piemonte a Shanghai, da New York passando da Berlino, sarà una «Bagna Mundial» a celebrare i primi dieci anni di Bagna Cauda Day. È questo lo slogan del bavagliolone 2022, disegnato dall’artista Carlotta Castelnovi: ricorda che in quel periodo si giocano i Mondiali di calcio in Quatar e gli italiani, esclusi, si consoleranno a tavola. Il Bagna Cauda Day è un evento ironico, complesso e articolato. Organizzato dall’Associazione culturale Astigiani, coinvolge dal 2013 migliaia di appassionati. Ad Asti, in Piemonte e nel mondo si accenderanno, in sei giorni, oltre 20 mila fujot in 150 locali.
Tra le adesioni da segnalare quest’anno, quella di Eataly che celebrerà l’evento in 5 ristoranti in Piemonte e a Bologna. Ma il rito si rinnova anche all’estero: partecipano Facciola wine bar di Berlino, Da Marco Restaurant di Shanghaie Osteria Carlina di New York. L’edizione 2022 si arricchisce di un appuntamento speciale: il Bagna Pax organizzato dalla Caritas di Asti con le comunità russa e i profughi ucraini.
Due serate venerdì 25 e sabato 26 novembre nel cantinone del Foyer delle Famiglie di via Milliavacca ad Asti con la bagna cauda chiamata a essere cibo della pace. Una curiosità: mangeranno la bagna cauda anche gli ospiti delle rsa astigiane del gruppo Orpea Italia, Casa Mia Asti di Asti e Casa Mia Rosbella di Nizza Monferrato.
BAGNA CAUDA DAY 2022, LA FORMULA NON CAMBIA
Il prezzo della bagna cauda è 28 euro, uguale ovunque. Da quest’anno è prevista la Bagna Sovrana ovvero la possibilità di proporre un menu completo con la bagna cauda al centro e il resto del menu indicato con chiarezza. In questo caso il prezzo al pubblico è libero. Per chi vuole fare un po’ di movimento prima di sedersi a tavola, il 26 e il 27 novembre, c’è il Bagna Bike, pedalata tra i vigneti di Ruché organizzata da EbikeOne. Tutti i locali sul sito bagnacaudaday.it. Si prenota telefonando o mandando una mail al ristorante.
E la bagna cauda piace anche a Papa Francesco, che sarà ad Asti il 19 e 20 novembre in visita privata ai parenti. Il pontefice, con origini astigiane, non ha mai nascosto il suo amore per l’intingolo piemontese a base di aglio, acciughe e olio.
«In dieci anni – dicono gli organizzatori – abbiamo ridato dignità a un piatto popolare ma nobile come la Bagna Cauda. L’abbiamo riportata al centro della proposta gastronomica che parte dal Piemonte e coinvolge numerose realtà in tutto il mondo. La Bagna Cauda è un piatto autentico, senza divieti e ingredienti nascosti: aperto a ogni cultura e tradizione. È un piatto che unisce».
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«Il successo della birra italiana è minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23% e i climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto». È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana in occasione della giornata nazionale della birra 100% Made in Italy, che si celebra oggi.
Una ricorrenza celebrata a Palazzo Rospigliosi, a Roma, con la preparazione dal vivo della popolare bevanda con la cotta in diretta di malto e luppolo nazionali. Sono intervenuti il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il Ministro delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare e forestale Francesco Lollobrigida e il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, Teo Musso.
IN DIECI ANNI TRIPLICATI I BIRRIFICI ARTIGIANALI IN ITALIA
Il tutto mentre risultano triplicati i birrifici artigianali in Italia negli ultimi dieci anni che superano la quota record di 1085 realtà nel 2022 che fanno volare le esportazioni con un balzo del +12%. Quest’anno i consumi nazionali di birra sono destinati a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri, generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro. Quasi 2 boccali su 3 sono riempiti con produzioni nazionali.
Eppure, sempre secondo l’analisi, «alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento».
Per questo, affermano Coldiretti e Consorzio, il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80%dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro.
In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi.
Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere, diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite».
La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari.
Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi proposto dalla Coldiretti per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate.
Così il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, Teo Musso: «La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre piu deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere».
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Voci di costo lievitate e vendite in flessione, crollo della redditività, ansia da recessione. Per il vino italiano, reduce da anni di crescita importante sui mercati mondiali, il grande freddo è già arrivato, e si farà sentire per tutto il 2023. Lo dice l’indagine congiunturale dell’Osservatorio Uiv/Vinitaly, presentata oggi al wine2wine di Veronafiere, nel corso del convegno di filiera che ha aperto l’evento dedicato al vino.
Secondo lo studio, il surplus di costi registrato quest’anno dalle imprese italiane – 1,5 miliardi, l’83% in più, derivanti dai soli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime secche, come tappi, vetro e carta – complicherà i bilanci 2022 delle imprese. A partire dal Margine operativo lordo, previsto quest’anno al 10%, in discesa rispetto al 25% del 2021 e peggiore anche dell’annus horribilis 2020, quando l’indicatore di redditività riscontrato era al 17%.
VINO ITALIANO, LE PREVISIONI PER IL 2023
Ma la vera doccia fredda sarà nel 2023: in uno scenario recessivo il Mol andrà in caduta libera (4%), con un fatturato, a -16%, che in molti casi non riuscirà a coprire costi in decremento (-11%) ma comunque relativamente alti. In termini monetari, la riduzione del Mol attesa per l’anno prossimo è di circa 900 milioni di euro, attestandosi così a 530 milioni di euro contro il miliardo e 400 milioni del 2022 e i 3,4 miliardi del 2021.
Relativamente al mercato, l’Osservatorio di Unione italiana vini e Vinitaly prevede per il 2022 una chiusura d’anno con vendite generali in calo dell’1% a volume (41,4 milioni di ettolitri), per un valore in aumento, grazie all’horeca e alla vendita diretta, del 6%, a 14,3 miliardi.
Meglio l’estero sulla dinamica valoriale (+10% contro +1% del mercato italiano). Mentre i volumi sono attesi stabili in Italia e in leggera contrazione sui mercati internazionali, in particolare Usa, Germania, ma anche Cina e ovviamente Russia. Il dato del valore, rileva l’analisi, non deve però trarre in inganno. L’incremento, del tutto inflattivo, del 7% sul prezzo medio non basta a coprire i costi, come dimostrato dalle richieste delle imprese alla distribuzione di aumentare i listini mediamente del 12%.
POSSIBILE INTERVENTO DEL GOVERNO SULLE ACCISE
Una materia, quella del surplus dei costi, al centro dell’azione di Governo che «intende agire anche sul fronte delle accise», come confermato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e Forestale, Francesco Lollobrigida intervenuto in videocollegamento in apertura dei lavori. Il ministro ha sottolineato che «il vino fa parte dell’ossatura economica e culturale dell’Italia, grazie a un sistema produttivo che ha fatto della qualità la propria bandiera, oltre che elemento competitivo su scala globale».
Per questo – ha proseguito Lollobrigida – dobbiamo tutelare il nostro modo di produrre, che è spesso oggetto di aggressione normativa. Su questo abbiamo dato un segnale anche in Europa votando convintamente contro al taglio ai fondi della promozione orizzontale del vino. In questo scenario di incertezza, il ministero è disponile a un confronto con la filiera per condividere proposte di carattere normativo ed economico che consentano al vino e alle imprese del settore di restare competitivi a livello nazionale, sui mercati esteri e anche in sede europea».
Per l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese: «Il vino italiano non è solo un prodotto bandiera ma un comparto sano che contribuisce in maniera determinante allo sviluppo economico e sociale del Belpaese. Affrontare con serietà e attenzione le dinamiche di un settore nelle sue fasi evolutive è un servizio che Vinitaly vorrà sempre più perseguire. Da una parte per mettere questi studi al servizio delle imprese e degli stakeholder, dall’altra perché è dall’analisi dei bisogni e delle priorità che proseguirà con ancora maggior determinazione il nuovo corso di una manifestazione che vuol essere sempre più pragmatica e in sintonia con la realtà del settore».
VINO, IL 2022 CHIUDERÀ PEGGIO DI COME È INIZIATO
Nel complesso, in un anno tenuto a galla dall’Horeca nostrana e internazionale, oltre che dalla vendita diretta, il 2022 chiuderà peggio di come è iniziato. In questo senso non aiuta né il calo del 10% a tutto settembre dei volumi di vendita nella Gdo dei primi 3 mercati esteri (Usa, Germania e Uk). Né, soprattutto, i valori medi del vino sfuso, relativi a una nuova vendemmia sopra i 50 milioni di ettolitri, in calo del 15%-20%. Sul punto si sofferma l’analisi, perché le difficoltà congiunturali acuiscono la crisi di crescita di una superpotenza enologica che produce troppo vino. E l’invenduto trascina verso il basso anche il valore del prodotto “sano”.
«Una riduzione di 3 milioni di ettolitri – cita l’analisi – aiuterebbe ad alleggerire la filiera delle eccedenze, liberando energia sulla parte sana e messa in commercio». La sovrapproduzione genera eccedenze sia tra i vini comuni che tra le Dop-Igp; per questo sarebbe necessario fare ordine sul sistema dei prodotti certificati: su un totale di 458 Dop-Igp solo 90 presentano un tasso di imbottigliato su rivendicato sopra l’80%, mentre sono ben 270 (il 60% del totale) le denominazioni sotto il 60% di imbottigliato.
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Una nuova immagine, un nuovo percorso di valorizzazione e un nuovo corso per la Pera dell’Emilia Romagna Igp, che prevede anche l’introduzione della categoria “Superiore”, al pari di quanto succede con diversi vini italiani. Si tratta di uno dei prodotti a indicazione geografica protetta di riferimento per l’Italia, ora al centro di un progetto di rilancio voluto dal Consorzio di Tutela, pronto a entrare nelle case degli italiani «con una consapevolezza diversa».
«Un atto dovuto per uno dei frutti più importanti nella dieta degli italiani che, nonostante la sua qualità distintiva, non ha finora beneficiato di un giusto processo di valorizzazione – spiega il presidente del Consorzio di Tutela, Mauro Grossi –.
L’obiettivo di questo percorso è creare valore al prodotto attraverso l’indicazione geografica, collaborando con le marche della grande distribuzione, per esempio, ma anche arrivando direttamente al consumatore finale. L’altra grande novità è quella di aver proposto una segmentazione del prodotto, con l’introduzione nel mercato della top quality “Selezione”, in affiancamento allo standard previsto dal disciplinare Igp».
PERA DELL’EMILIA ROMAGNA IGP: UN MODELLO ECONOMICO
In media il 70% delle pere italiane, infatti, proviene da questa regione: grazie al loro elevato standard qualitativo e di produzione, vengono apprezzate in tutto il mondo. La coltivazione delle Pere dell’Emilia Romagna con il marchio Igp è garantita e controllata in tutte le sue procedure da un disciplinare di produzione dettagliato che consente una produzione nel rispetto dei frutteti, dell’ambiente e della salute del consumatore. Ogni fase del processo produttivo viene monitorata da strutture di controllo che consentono la totale tracciabilità dei prodotti, la garanzia sulla qualità e la certezza del gusto, dalla produzione alla commercializzazione.
Dal maggio del 2002 il Consorzio opera per difendere la qualità delle Pere dell’Emilia Romagna, facendo applicare il disciplinare di produzione e valorizzando, attraverso azioni di comunicazione e supporto a produttori e consumatori, i prodotti per incentivarne il consumo interno e all’estero. Grazie al progetto avviato dalla Regione e dal Consorzio di tutela sull’IGP si è assistito ad un incremento del 78% delle aziende con produzione Igp nella campagna 2022.
Sono già 700, sulle 4.600 presenti in Emilia Romagna, quelle che producono l’Igp, pari al 15% delle imprese, ma in rappresentanza di oltre il 25% della superficie a pero, e controllano, in un’annata di produzione ordinaria, oltre 100.000 tonnellate di pere, ovvero oltre il 25% della produzione regionale potenziale (era solo il 10% nel 2020). Il progetto di valorizzazione commerciale parte ora, con la nascita di UNApera, la AOP di valorizzazione nata fra 25 imprese del territorio ai sensi del regolamento UE Omnibus.
NUOVO BOLLINO E CATEGORIA “SELEZIONE”
A partire dal 6 novembre la Pera dell’Emilia Romagna Igp è in commercio con il nuovo bollino di riconoscimento. Un restyling studiato per far vivere il logo da solo e, al contempo, adattarlo a operazioni di cobranding con le principali marche di prodotto e/o di gamma della produzione e della distribuzione.
«In quest’ottica è stato necessario ripensare anche al bollino di riconoscimento del frutto – spiega Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna, incaricato di curare la strategia del progetto –. Il logo in questo senso rappresenta il prodotto stesso comunicato attraverso le sue peculiarità estetiche e, soprattutto, ne valorizza l’origine territoriale: tutti concetti che sono espressi al meglio nelle campagne di comunicazione sia a livello televisivo che tabellare».
COME RICONOSCERLA
Il progetto di valorizzazione comprende anche l’introduzione della categoria di qualità “Selezione” nell’ambito della Pera dell’Emilia Romagna Igp, che prevede alcuni upgrade rispetto al prodotto Igp Standard. Tale categoria, infatti, è disciplinata da uno specifico Regolamento adottato dall’Assemblea del Consorzio su proposta del Consiglio di Amministrazione secondo il modello adottato per la stagionatura dai formaggi DOP, Parmigiano Reggiano in testa.
La categoria Selezione verrà evidenziata sul prodotto e sulle confezioni tramite una declinazione specifica del nuovo logotipo dell’Igp. Tra i caratteri distintivi, la qualità gustativa, ottenuta con un livello zuccherino maggiore, pari a 2 gradi brix in più rispetto alle prescrizioni dell’Igp, salvo eccezioni. La durezza, poi, sarà adeguata ad avere un prodotto pastoso mentre – per rendere la “Selezione” identificabile in fase di acquisto – si è scelto un calibro distintivo rispetto a quello di solito usato per l’Igp standard.
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FOTONOTIZIA – Dopo il caso della cantina toscana, scagionata dall’accusa di aver copiato la bottiglia dorata, un’altra tegola per Bottega nelle aule dei tribunali. L’azienda trevigiana fa sapere di aver «preso atto con perplessità ed amarezza del proscioglimento della ditta Santero», potata in giudizio da Sandro Bottega per aver «copiato Petalo Moscato Vino dell’Amore, marchio storico dell’azienda Bottega, con il vino spumante Moscato Tempo».
«Il reato di utilizzo di segni ingannevoli ex art. 517 CP risulta essersi prescritto», evidenzia il patron della cantina veneta, commentando le motivazioni della sentenza della Cassazione Penale. Un caso iniziato nel marzo 2012 con la denuncia da parte di Bottega e oggi giunto all’epilogo.
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FOTONOTIZIA – Un milione di bottiglie in tempo record per il Consorzio Roma Doc. Mai così presto il Consorzio capitolino aveva infatti raggiunto questo numero di etichette certificate. Si prospetta dunque un nuovo record di bottiglie nel 2022.
«Siamo senza dubbio ancora molto giovani – commenta Tullio Galassini, presidente del Consorzio Roma Doc – ma i numeri registrati quest’anno confermano che la nostra crescita è costante e ben indirizzata».
«Raggiungere la milionesima bottiglia con questo anticipo – continua il numero uno dell’ente capitolino – ci rende orgogliosi. Certifica un sorpasso sulle precedenti annate da un punto di vista quantitativo e, ne siamo sicuri, anche da quello qualitativo. Il compito della Doc Roma è infatti quello di esportare la qualità delle bottiglie romane in Italia e nel mondo».
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È valsa quasi 800 mila euro l’asta solidale “Barolo en Primeur” 2022, svoltasi venerdì 28 ottobre al Castello Grinzane Cavour. Per l’esattezza sono stati raccolti 769.800 euro, interamente devoluti a favore di progetti sociali. Una cifra destinata a diventare ancora più cospicua. All’appello manca l’ultima barrique, che sarà battuta il 13 novembre nel corso dell’Asta Internazionale del Tartufo d’Alba, in live streaming con Hong Kong.
L’edizione “Barolo en primeur” 2022, progetto di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Fondazione Crc Donare ETS, in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, è riuscita a superare di 170 mila euro la cifra raccolta nel 2021. Tra i lotti in asta, 5 sono stati aggiudicati da benefattori che hanno partecipato in diretta da New York e da Hong Kong.
Da ognuna delle 14 barrique di Barolo della vendemmia 2021, provenienti dalla Vigna Gustava di proprietà della Fondazione CRC, si otterranno 300 bottiglie uniche, contrassegnate da un’etichetta numerata, realizzata per l’occasione dall’artista internazionale Michelangelo Pistoletto. Saranno messe a loro disposizione al termine del periodo obbligatorio di affinamento, ovvero nel 2025.
ASCHERI: «STRADA APERTA AL MERCATO EN PRIMEUR»
Altri 10 sottoscrittori si sono aggiudicati le oltre 1.200 pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco – suddivise in 10 lotti sulla base del comune di produzione – che 70 produttori del Consorzio hanno messo gratuitamente a disposizione dell’asta, per contribuire alla raccolta fondi a favore della Scuola Enologica di Alba.
«La grande partecipazione di investitori interessati ai “fine wines” – commenta Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Langhe Alba Dogliani – è un risultato eccezionale, che rappresenta una solida base dalla quale partire per il coinvolgimento sempre maggiore dei produttori di Barolo e Barbaresco nello sviluppo di questo progetto che è solo alla sua seconda edizione.
«Ed è anche il segnale che il modello di vendita “in anteprima” può e deve essere una prospettiva valoriale per Barolo e Barbaresco – aggiunge Ascheri -. Vini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, che potranno così aprire la strada e presidiare il mercato “En primeur”, ancora poco sviluppato in Italia».
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Risultati contrastanti per l’export del vino australiano, nei suoi mercati chiave. Le esportazioni sono diminuite dell’1% in volume a 627 milioni di litri e dell’11% in valore a 2,01 miliardi di dollari nell’anno conclusosi il 30 settembre 2022, secondo l’ultimo Rapporto sulle esportazioni di Wine Australia.
Se da un lato il calo riflette le difficili condizioni di mercato degli ultimi due anni – tra cui i dazi sul vino australiano imbottigliato importato nella Cina continentale, l’impatto delle sfide globali del trasporto e le conseguenze del cambiamento delle abitudini dei consumatori durante la pandemia Covid-19 – dall’altro le cifre mostrano quanto i valori stiano iniziando a stabilizzarsi.
È il responsabile di Wine Australia, Market Insights Peter Bailey a sostenere che i risultati siano stati contrastanti nell’anno conclusosi il 30 settembre 2022. Gli aumenti registrati in alcuni mercati sono stati “compensati” da cali in altri.
«Il Rapporto sulle esportazioni – dichiara Bailey – mostra la performance delle esportazioni australiane e pone in evidenza alcune tendenze in crescita. In questo rapporto, vediamo che la coda del declino delle esportazioni verso la Cina continentale ha un impatto sui dati totali delle esportazioni. Si prevede che questo fenomeno si esaurisca entro la fine del 2022».
LA BOLLA CINESE INCIDE SULL’EXPORT DI VINO AUSTRALIANO
Escludendo la Cina continentale dai dati – aggiunge Bailey – le esportazioni di vino verso il resto del mondo sono rimaste stabili in valore, con un calo dello 0,2% a 1,99 miliardi di dollari e un aumento dell’1% in volume a 622 milioni di litri.
Le esportazioni verso il Regno Unito, Hong Kong e Singapore sono diminuite, a causa del ritorno ai livelli di spedizione previsti. Il calo verso il Regno Unito è stato ritardato rispetto ad altri mercati con modelli di consumo COVID-19 simili, come gli Stati Uniti e il Canada».
Le esportazioni verso le regioni del Nord America e del Sud-Est asiatico sono in crescita. In particolare, si è registrata una forte crescita delle esportazioni verso Stati Uniti, Canada, Malesia e Tailandia.
Il trend di crescita negli Stati Uniti e in Canada è stato guidato da entrambe le fasce di prezzo. Le esportazioni di vino premium hanno continuato a crescere e le esportazioni commerciali non confezionate sono aumentate, grazie all’accelerazione delle spedizioni dell’annata record 2021, dopo un inizio più lento del solito a causa delle pressioni globali sui trasporti.
Inoltre, il numero di esportatori verso gli Stati Uniti ha raggiunto il livello più alto dal 2008. Tra quelli che commerciano vini a un valore di 10 dollari o più al litro FOB, il 75% ha registrato una crescita, «a dimostrazione del fatto che il mercato del vino australiano di qualità continua la sua ascesa».
PREZZI VINO AUSTRALIANO COMPETITIVI NEGLI USA
«Tuttavia – sottolinea Peter Bailey – mentre le esportazioni totali sembrano stabilizzarsi, il settore vinicolo può continuare ad aspettarsi fluttuazioni di mercato, poiché l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse può mettere sotto pressione i margini e ridurre la spesa dei consumatori nei mercati chiave. Una nota positiva è che negli ultimi mesi il dollaro australiano si è deprezzato rispetto al dollaro USA, il che aiuta le aziende vinicole australiane ad essere più competitive negli Stati Uniti».
Gli esportatori di vino australiani hanno effettuato spedizioni verso 118 destinazioni durante il periodo, rispetto alle 111 dell’anno precedente. La crescita maggiore è stata registrata in Nord America, con un aumento del 6% a 604 milioni di dollari, e nel Sud-Est asiatico (+15% a 291 milioni di dollari).
Tuttavia, il forte calo verso l’Asia nord-orientale (-46% a 321 milioni di dollari, a causa della Cina continentale) e verso l’Europa (-12% a 621 milioni di dollari, a causa del ritorno del Regno Unito a livelli di spedizione più normali) ha superato la crescita verso altre regioni.
Export vino australiano: i primi cinque mercati per valore
Stati Uniti (+5% a 412 milioni di dollari. 21% di quota del valore totale delle esportazioni)
Regno Unito (in calo del 14% a 395 milioni di dollari. Quota del 20% del valore totale delle esportazioni)
Canada (+10% a 190 milioni di dollari, quota del 10% del valore totale delle esportazioni)
Hong Kong (in calo del 21% a 163 milioni di dollari, con una quota dell’8% sul valore totale delle esportazioni), e
Singapore (-16% a 132 milioni di dollari, quota del 7% del valore totale delle esportazioni).
I primi cinque mercati per volume
Regno Unito (-12%, 222 milioni di litri. 36% del volume totale delle esportazioni)
Stati Uniti (+14%, 139 milioni di litri. 22% del volume totale delle esportazioni)
Canada (+26% a 62 milioni di litri. Quota del 10% del volume totale delle esportazioni)
Nuova Zelanda (+14% a 32 milioni di litri. 5 percento del volume totale delle esportazioni), e
Germania (-7% a 31 milioni di litri. 5 percento del volume totale delle esportazioni).
Nord America
Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 5% in valore a 412 milioni di dollari e del 14% in volume a 139 milioni di litri. La crescita è dovuta a diversi fattori. Uno di questi è che il volume di vino non confezionato spedito negli Stati Uniti è aumentato del 53%, raggiungendo i 68 milioni di litri durante il periodo.
L’entità di questo aumento è dovuta al fatto che la vendemmia australiana del 2021 è stata la più copiosa mai registrata e le spedizioni sono state ritardate a causa delle continue sfide del trasporto globale. Negli ultimi mesi, le spedizioni di questa annata si sono intensificate.
In secondo luogo, il vino confezionato è diminuito dell’1% in valore, a 319 milioni di dollari, e del 9% in volume, a 71 milioni di litri. Poiché il volume è diminuito più del valore, il valore medio del vino confezionato è aumentato del 9%, a 4,47 dollari al litro FOB.
L’aumento del valore medio è dovuto al calo dei vini commerciali confezionati (soprattutto nel segmento di prezzo compreso tra i 2,50 e i 4,99 dollari) e all’aumento delle esportazioni al di sopra dei 7,50 dollari al litro FOB, con un incremento del 32% a 71 milioni di dollari.
Le esportazioni di vino in Canada sono aumentate del 10% in valore, raggiungendo i 190 milioni di dollari, e del 26% in volume, con 62 milioni di litri. L’aumento del volume è stato determinato soprattutto dalla crescita delle spedizioni di vino non confezionato. Il volume delle spedizioni di vino non confezionato è aumentato del 44%, raggiungendo i 36 milioni di litri.
L’aumento del valore totale delle esportazioni verso il Canada è stato trainato dalle spedizioni di vino confezionato, soprattutto nella fascia premium. Il valore delle spedizioni confezionate è aumentato dell’11% a 156 milioni di dollari, mentre il volume è cresciuto del 7% a 26 milioni di litri. Le spedizioni a partire da 5 dollari al litro FOB sono cresciute del 18% in valore, raggiungendo i 122 milioni di dollari, il valore più alto per questo segmento di prezzo dal 2009.
Regno Unito
Le esportazioni verso il Regno Unito sono diminuite del 14% in valore a 395 milioni di dollari e del 12% in volume a 222 milioni di litri. Questo calo delle esportazioni di vino nel Regno Unito era atteso, anche se un po’ in ritardo. Ci sono stati due fattori che hanno aumentato le esportazioni verso il Regno Unito dal 2020.
In primo luogo, il periodo di transizione della Brexit ha visto un aumento delle esportazioni prima della scadenza del 31 dicembre 2020. In secondo luogo, il vino australiano occupa la prima posizione nel settore off-trade, una categoria che ha beneficiato molto della chiusura del settore on-trade durante la pandemia COVID-19 e che ora, con la riapertura del settore on-trade, sta registrando un’inversione di tendenza nella domanda di vino australiano.
Mentre questa inversione di tendenza si è verificata molto prima negli Stati Uniti e in Canada, altri due mercati in cui l’Australia detiene una quota maggiore del settore off-trade rispetto a quello on-trade, nel Regno Unito il cambiamento è stato molto più lento e le esportazioni stanno iniziando a risentirne solo ora.
L’Asia
Le esportazioni verso l’Asia nordorientale sono diminuite del 46% in valore (321 milioni di dollari) e del 31% in volume (35 milioni di litri). A questo calo hanno contribuito soprattutto le esportazioni verso la Cina continentale (-92% a 21 milioni di dollari) e quelle verso Hong Kong (-21% a 163 milioni di dollari).
Le esportazioni verso Hong Kong stanno tornando a un livello più normale dopo un aumento delle spedizioni verso questo mercato nel 2021. A compensare alcuni cali sono state le esportazioni verso il Giappone e Taiwan, aumentate rispettivamente del 18% e del 13%.
Le esportazioni verso la Corea del Sud sono diminuite del 5% in valore, raggiungendo i 43 milioni di dollari; il calo ha riguardato le esportazioni di valore inferiore a 7,50 dollari al litro FOB (-44%), mentre quelle superiori a 7,50 dollari al litro sono aumentate del 30%.
Le esportazioni verso il Sud-Est asiatico sono aumentate del 15% in valore, raggiungendo 291 milioni di dollari, e del 39% in volume, raggiungendo 24 milioni di litri. Diversi mercati hanno registrato un aumento del valore, tra cui la Thailandia (+95% a 53 milioni di dollari) e la Malesia (+55% a 59 milioni di dollari).
Questa crescita è stata leggermente compensata da un calo delle esportazioni verso Singapore, scese del 16% a 132 milioni di dollari; anche le spedizioni verso Singapore si stanno normalizzando dopo un elevato livello di spedizioni nel 2021 e 2022.
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È giunta al termine in Sicilia la “vendemmia più lunga d’Italia”, con cento giorni di raccolta. Iniziata nella parte occidentale dell’Isola, tra la fine di luglio e prima decade di agosto, la vendemmia 2022 si è conclusa a fine ottobre nei vigneti dell’Etna.
Le premesse per ricordare l’annata 2022 come «eccellente» ci sono tutte. Uve sane dal punto di vista fitosanitario e in perfetto equilibrio acido-zuccherino, ottime sensazioni organolettiche, grande qualità. Vini bianchi freschi ed equilibrati e vini rossi che lasciano presagire strutture e complessità importanti.
La congiuntura climatica in Sicilia si è rivelata favorevole per l’intero ciclo vegetativo e determinante per la qualità delle uve. Un autunno piovoso seguito da un inverno con minori precipitazioni e una fredda primavera. Le alte temperature e la siccità dell’estate siciliana hanno inibito la diffusione delle malattie della vite e inciso, solo in alcuni areali, sul calo della produzione per circa il 5-10%.
I cambiamenti climatici – afferma Laurent de la Gatinais, presidente di Assovini Sicilia – non sembrano pregiudicare l’eccellente qualità delle uve siciliane. La Sicilia dimostra, ancora una volta, la straordinaria capacità di fronteggiare le conseguenze del climate change con successo, grazie alla varietà del suo patrimonio vinicolo, in massima parte autoctono, e con grande biodiversità, e agli straordinari microclimi presenti nei diversi areali».
Prospettive confermate anche da Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. «La vendemmia 2022 – spiega – si attesta con un 10% di produzione in meno rispetto al 2021. Un dato leggermente migliore rispetto alle previsioni. Confermate dai vini della nuova annata le aspettative sull’alto livello qualitativo delle uve».
VENDEMMIA 2022 IN SICILIA: LA VOCE DEI PRODUTTORI
Nella zona meridionale di Noto e Vittoria ci sono ottimi riscontri sul Frappato e Grillo mentre il favorevole andamento climatico nella zona di Caltanissetta, con vini a base Grillo e Nero D’Avola, regalerà vini molto buoni per complessità, struttura e freschezza.
A Lipari sono attesi grandi risultati soprattutto dal Nero D’Avola e dalle varietà bianche. Sull’Etna, secondo i riscontri degli enologi locali, sarà un’ottima annata perché le uve sono molto sane e in perfetto equilibrio.
Per l’Azienda agricola Rallo, in Sicilia occidentale, con vigneti a Marsala, Alcamo e Pantelleria, quella che si è appena conclusa è stata «una vendemmia soddisfacente dal punto di vista della qualità, che lascia presagire un prodotto eccellente».
A Butera, in provincia di Caltanissetta, nel cuore della Sicilia, «l’annata si presenta di qualità elevata con bianchi equilibrati e rossi che daranno vita a strutture e complessità importanti”- commenta Antonio Paolo Froio, direttore della Tenuta Principi di Butera.
Buona la qualità delle uve di questa vendemmia 2022 anche per l’azienda Castellucci Miano, che a Valledolmo, tra 700 e 1050 metri, pratica viticoltura di montagna. «Uve sane e di indiscusso valore qualitativo, con un +5% per tutte le varietà coltivate in azienda», aggiunge Marco Parisi, enologo di Feudi del Pisciotto, in Val di Noto.
SICILIA, BENE LA VENDEMMIA 2022 SULL’ETNA
«Qualitativamente credo si possa dire che questo 2022 ci darà grandi soddisfazioni. È un’annata che promette bene, le uve erano veramente perfette con un piccolo aumenta sulla quantità per alcuni vitigni», commenta Achille Alessi di Terre di Giurfo.
Ottime le premesse anche sull’Etna. «Quantità delle uve prodotte superiore alla precedente annata e una qualità eccelsa, con uve perfettamente sane da un profilo sanitario ed a piena maturazione aromatica ed organolettica», evidenzia Nicola Gumina, enologo di Palmento Costanzo, sul versante nord del vulcano, a Castiglione di Sicilia.
A Lipari, nelle isole Eolie, dopo un inizio meteorologico incerto, la vendemmia si è chiusa con grandi risultati. «Sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo sarà una vendemmia di vini importanti che sapranno di sole di mare e di vento come le nostre splendide Isole Eolie», commenta Massimo Lentsch di Tenute di Castellaro.
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È stato fermato il tentativo della Commissione europea di escludere vino, birra, carne e salumi dai finanziamenti della promozione comunitaria. In occasione della riunione della sezione promozione del Comitato di Organizzazione Comune dei Mercati Agricoli (Comitato COM), è stata bocciata la proposta della Commissione che avrebbe tagliato le gambe al Made in Italy agroalimentare.
Esulta, dunque, l’Italia. «La demonizzazione di questi prodotti – sottolinea Ettore Prandini, presidente Coldiretti – coincide in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale. Non lo possiamo accettare!».
La politica di promozione dell’Ue deve continuare a sostenere tutti i prodotti agricoli dell’Unione – dichiara Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia – respingendo gli atteggiamenti discriminatori verso i prodotti a base di carne e le eccellenze dei settori vitivinicolo e della birra, che a pieno titolo sono inclusi nella dieta mediterranea».
Si tratta tuttavia solo di «una prima battaglia da continuare a combattere nei tentativi successivi che certamente arriveranno dalla Commissione», aggiungono all’unisono Coldiretti e Filiera Italia.
Confagricoltura plaude alla posizione dura espressa dal nuovo governo Meloni, rimarcando «l’ottimo esordio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, su un tema delicato per il settore agroalimentare italiano, quello dei fondi per la promozione commerciale».
FONDI E PROMOZIONE: SVENTATO L’ATTACCO AL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE
Senza la posizione assunta oggi dall’Italia – evidenzia la Confederazione – vini, carni rosse e derivati avrebbero rischiato un drastico taglio dei finanziamenti destinati principalmente alla promozione sui mercati esteri.
È un esordio che lascia ben sperare sulle prossime sfide – aggiunge il presidente Massimiliano Giansanti – perché la proposta presentata dalla Commissione UE rientra nell’ambito di una strategia complessiva che metterebbe a rischio l’insieme del sistema agroalimentare».
«Peraltro – continua il presidente di Confagricoltura – i fondi per la promozione risultano ancora più significativi in questa fase in cui, a seguito del caro energia e dell’aumento dell’inflazione, è in atto un preoccupante calo dei consumi».
A riguardo, Confagricoltura ricorda che nel primo semestre di quest’anno le vendite totali di vino nella grande distribuzione sono diminuite di oltre il 7,5% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nei primi tre mercati esteri l’export del comparto è sceso di oltre 10 punti in percentuale.
La tendenza al calo delle esportazioni è certificata anche dagli ultimi dati della Commissione Ue sul commercio estero relativo all’agroalimentare. A luglio, le esportazioni degli Stati membri sono cresciute soltanto del 2% in valore su base annuale. «Il che vuol dire – conclude Confagricoltura – una contrazione in termini di quantità che fa riflettere in un contesto economico di annunciata recessione».
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