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In vino marketing. La “pubblicità” delle cantine 2.0 e il caso Passerina 50 sfumature

Alle vongole, of course. Il tuo rosso di Toscana, lo abbinerei agli spaghetti con le vongole. O all’orata al forno. Il bello del marketing 2.0 proposto da certe cantine d’Italia, è la sua vena sprezzantemente democratica. La pubblicità mostra in primo piano un calice di vino rosso e una bottiglia del vino di turno. La domanda, posta per creare evidentemente un elevato (in termini numerici, s’intende) dibattitto tra i potenziali acquirenti, è la seguente: “Sentore di viola mammola e frutti rossi assieme a profumi di liquirizia e note speziate. A quale piatto abbineresti un calice di Nipozzano Riserva?”.

Sotto il prossimo: una valanga di idee, di piatti, di portate. Di chef. Ma soprattutto di “like”. Del resto la campagna pubblicitaria di Frescobaldi è destinata al pubblico di Facebook.

E a rispondere all’annuncio a pagamento c’è un pubblico tanto variegato quanto curioso. Missione compiuta? Forse. Il problema è che nell’Italia delle cantine 2.0 si fa marketing sui social network per poi rischiare di deludere all’acquisto. A noi di vinialsupermercato.it è successo di bere in sequenza una bottiglia di Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013 capace di surclassare, letteralmente, il Brunello di Montalcino Frescobaldi 2010.

Questione di gusto? Fatto sta che tra le due bottiglie scorrono più di dieci euro di differenza, al supermercato: meno di 12 euro la prima, acquistata da Esselunga; e più di 24 euro la seconda, acquistata in un punto vendita della catena di supermercati Il Gigante. Forse avremmo fatto bene a ordinare (online?) un Nipozzano Riserva. Ovviamente dopo aver detto la nostra, su Facebook, in merito all’abbinamento.

Eppure, c’è chi si spinge ben oltre. Cavalcando, è proprio il caso di usare questo verbo, l’antico e mai defunto paradigma vincente che lega marketing e sesso. Avete capito bene. Guardate un po’ (foto a sinistra) la pubblicità di questa Passerina.

Gli artefici della trovata sono i responsabili marketing della Casa Vinicola Silvestroni, azienda che opera dagli anni Sessanta nella Valle dell’Esino, nel cuore della regione Marche. Ovvero, nel territorio vocato alla produzione di questo bianco accattivante: la Passerina. Nome che deriverebbe dalla forma dell’acino, che pare alato; nonché al fatto che gli uccellini ne vadano ghiotti.

E l’occasione non se la sono fatta scappare neppure quelli delle Cantine Silvestroni, che alla ricerca di un nome di fantasia per il loro prodotto (linea Travanesca) non hanno trovato di meglio che “Cinquanta sfumature”.

Chissà cosa direbbe Mr Grey se solo scoprisse che per Natale 2015, le Cantine Silvestroni propongono una confezione regalo composta da una bottiglia di Cinquanta Sfumature di Passerina abbinata a una mousse di baccalà con cialda al nero di seppia e dattero salato. Chapeau.

E allora converrebbe un po’ a tutti farsi un esame di coscienza sul mondo del vino 2.0. Un esame che dovrebbe portare tutti gli amanti (veri) del buon vino a documentarsi, approfondire, leggere e conoscere meglio un mondo che necessita di maggiore consapevolezza. Perché, in fondo, il bello è capire cosa vuol dirci il vino una volta versato nel bicchiere. Certamente più di quanto vuol dirci chi prova, prima ancora, a vendercelo.

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Mastro birraio Piacenza 2015: le eccellenze della birra artiglianale italiana

PIACENZA – Amare il vino non significa snobbare la birra. Soprattutto se si parla di birra artigianale. Con questo presupposto ho visitato, per il secondo anno consecutivo, la manifestazione in programma presso i padiglioni fieristici di Piacenza, dedicata al variegato e pittoresco mondo della birra artigianale italiana.

A tirar le somme, raccogliendo pareri tra gli ospiti della manifestazione, c’è chi è rimasto deluso. Dopo il grande successo dell’edizione 2014 di Birra Expo, l’edizione 2015 di Mastro Birraio Piacenza (ovviamente più ristretta) “non si è dimostrata all’altezza”.

La rassegna di birra artigianale che ha aperto i battenti venerdì 8 maggio e sarà in scena fino a questa sera, non è tuttavia paragonabile – come spiegano gli organizzatori – a un evento di più ampio respiro nazionale come Birra Expo 2014.

Un minor numero di birrifici presenti ha comunque consentito ai visitatori di godere in maniera più ‘approfondita’ di alcune delle perle dei migliori mastri birrai italiani. E’ il caso, per esempio, del pluripremiato birrificio Baladin, nato nel 1996 come brewpub a Piozzo, in provincia di Cuneo (terra nota più per i grandi vini delle Langhe), grazie all’intuizione del grande mastro birraio Teo Musso.

Presente tra l’altro, in bella vista, anche uno dei prodotti di punta più recenti: Xyauyù Kentucky, “birra da divano” infusa a freddo assieme al tabacco Kentucky in barrique di rovere.

Ottime anche le birre di Retorto di Podenzano (PC), che quindi gioca in casa. Da provare, su tutte, la Daughter of Autumn, premiata di recente come miglior italiana nello stile Strong Ale angloamericano.

Da apprezzare anche il tocco di “milanesità” conferito alla manifestazione dal neonato birrificio “I 3 Bagai”, con i due prodotti di punta “Mahori” e la Bock “Fuorigioco”.

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