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Birra Peroni sarà venduta ai giapponesi di Asahi? Offerti 3 miliardi

L’offerta giapponese per il marchio italiano Peroni è spinta dall’aumento delle esportazioni di birra italiana nel mondo, che crescono del 17% nel 2015 ma che sono praticamente triplicate nell’arco di un decennio.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti di fronte all’offerta di 400 miliardi di yen (poco più di 3 miliardi di euro) fatta dal produttore giapponese di birra Asahi per rilevare il marchio italiano Peroni dal gruppo SabMiller, sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno.

Anche grazie all’immagine conquistata nel mondo la birra italiana – sottolinea la Coldiretti – va forte nei paesi tradizionali consumatori, dalla Gran Bretagna (+2%) alla Germania (+10 per cento) fino alla Svezia (+24 per cento) ma anche negli Usa.

A tirare – continua la Coldiretti – è pero’ anche il mercato italiano che nel 2015 ha fattor registrare un aumento record delle vendite del 6%, in controtendenza alla crisi dei consumi.

Sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra presenti in Italia dove – precisa la Coldiretti – con un consumo pro capite di 29 litri c’è spazio per crescere considerato che Paesi come la Repubblica Ceca ne bevono 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82.

I RISCHI
Secondo Coldiretti, “nell’operazione internazionale c’è in gioco un indotto rilevante”. A garantire la produzione italiana di birra ci sono infatti le coltivazioni nazionali con una produzione di circa 860.000 tonnellate di orzo su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari. Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al Ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90.000 tonnellate.

In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è pero’ necessario – conclude la Coldiretti – qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.

L’operazione in corso non è in realtà l’ennesimo passaggio di marchi italiani storici in mani straniere poichè la Birra Peroni era già stata ceduta nel 2003 ed entrata a far parte del Gruppo sudafricano SabMiller plc al quale è stata ora fatta l’offerta del gruppo giapponese Asahi, la cui strategia di mercato si concentra sull’Asia e l’Oceania e intende espandersi su mercati dalla lunga tradizione che le consentirebbero anche una maggiore penetrazione della sua etichetta Super Dry.

ILGRUPPO PERONI
Il Gruppo Birra Peroni è oggi uno dei player principali nel settore dell’industria birraria ed è parte del Gruppo SabMiller plc che in Italia SabMiller è presente con tre stabilimenti produttivi (Roma, Padova e Bari), e la malteria Saplo. Birra Peroni opera da oltre 160 anni con impegno e passione, raggiungendo una produzione annua di birra che ammonta a 4,8 milioni di ettolitri.

I suoi marchi principali sono: Peroni, Nastro Azzurro e Pilsner Urquell. A questi si aggiungono altri marchi di prestigio sia nazionali che internazionali, come Miller Genuine Draft, Peroni Gran Riserva, Raffo e Wuhrer. L’azienda nasce nel 1846 a Vigevano, allora appartenente al Regno dei Savoia, quando Francesco Peroni avvia l’attività di una piccola fabbrica di birra.

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Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Col del Sol, azienda agricola Drusian

(3,5 / 5) Li vale i soldi spesi il Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Col del Sol, prodotto dalla azienda agricola Drusian di Bigolino di Valdobbiadene? Forse sì, ma non un centesimo di più. Vediamo perché. È il prezzo più alto sullo scaffale e si distingue da altri concorrenti posizionati in una fascia leggermente inferiore. Cominciamo col dire che nel calice si presenta cristallino, il colore è giallo paglierino con riflessi verdolini e il perlage mediamente fine e di buona persistenza. Al naso le tipiche note fruttate di questo tipo di uvaggio, frutta a polpa bianca mela e pera sopra tutte, ma anche delicate note floreali e minerali. I profumi non particolarmente intensi, anzi molto fini: lo accettiamo, perché il suo equilibrio lo ha al gusto, un vino comunque con un corpo sostenuto da una vena leggermente acida ed una bollicina non aggressiva e cremosa. Il retrogusto è comunque fruttato e persistente. fine ed elegante. Il Valdobbiadene Superiore di Cartizze Col del Sol Docg prodotto dall’azienda agricola Francesco Drusian non è solo un vino da dessert e quindi destinato ad un consumo “occasionale” o “festoso”, ma sposa anche primi piatti semplici o pietanze a base pesce o antipasti. L’azienda agricola Drusian vanta tradizioni enologiche da ben tre generazioni, il wine maker è proprio Francesco Drusian.

IL RE DEI PROSECCO?
Ecco adesso una serie di considerazioni sul “Cartizze” che di certo non potranno mettere tutti d’accordo, perché c’è chi ritiene il Cartizze solo un Prosecco costoso. Da sempre, il Cartizze ha rappresentato un prodotto dalle misteriose origini ed elitario. Diciamolo che ancora oggi capita di sentire che qualcuno ritenga sia un prodotto “francese”, omettendo anche di pronunciare la “e” finale, come previsto dalla pronuncia in lingua francese per tutte le parole che finiscono con questa vocale. Quante volte abbiamo sentito richiedere un “Cartizz” o “Cartiss”? È vero di fatto è un Prosecco, le uve utilizzate per la sua produzione sono Glera 100% come per il cugino, ma non tutti sanno che viene prodotto in una collina “cru” di circa 110 ettari che gode di un microclima molto particolare, che ha sicuramente effetti sui vigneti e sull’uva. E allora paghiamo solo la provenienza? Certamente paghiamo la sottozona, dove peraltro i costi dei vigneti al metro quadro hanno delle cifre a sei zero. Paghiamo anche l’esclusività: il Cartizze non potrà mai raggiungere i quantitativi del Prosecco, la sua produzione si aggira intorno al milione e 400 mila bottiglie, ma non è un prodotto in crisi, anzi continua a mantenere la sua identità. Dal nostro punto di vista è comunque la fascia massima che si possa pagare per questo tipo di prodotto al supermercato, ma quasi anche in enoteca. Le qualità dei Prosecco di Valdobbiadene negli ultimi anni sono decisamente migliorate, anche se per “bere bene” bisogna spendere almeno otto o nove euro, oppure andare su un Prosecco di Asolo, che non tutti distribuiscono e che è in vendita (anche nei supermercati) a cifre che si aggirano intorno ai 10-12 euro. Tirando le somme, è corretto spendere anche qualche euro in più per questa esclusività, soprattutto se ha un riscontro qualitativo nel bicchiere. Ma quanto siamo disposti a spendere per questa tipologia di prodotto? Per tornare all’origine del discorso…non un centesimo di più!

Prezzo pieno: 13,99 euro
Acquistato presso: Bennet / Il Gigante

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Amante Rosso Igt Veronese: Ca’ del Sette caccia il distributore e ritira il prodotto dai supermercati Famila

(4 / 5)Avere l’amante è un rischio, si sa. Si potrebbe essere scoperti. Ed è miseramente finita la relazione tra il vino Amante Rosso Igt Veronese prodotto dalle cantine Ca’ del Sette e la grande distribuzione organizzata. Vittima di uno scellerato distributore che ha venduto alla Gdo una partita di questo vino a un prezzo “stracciato”, mettendo a rischio l’immagine di quello che non è certamente un vino da svendere. Ottimo il fiuto del buyer. E ottimo anche il nostro, che siamo riusciti ad accaparrarcelo prima che sparisca dalla vendita nel canale supermercati. La decisione della Cantina Ca’ del Sette di non commercializzare più Amante Rosso Veronese Igt è stata presa proprio a seguito di questa scoperta.

Il nome peccaminoso ed allusivo folgora come un colpo di fulmine. Se parliamo di amante le allusioni fioccano, gli scheletri nell’armadio pure, in qualche caso. Avranno voluto essere allusivi anche quelli del marketing delle Cantine Ca’ del Sette? La prima allusione riguarda tuttavia l’etichetta, che tra l’altro ricorda quella di un Amarone.

Di colore rosso con riflessi violacei, il vino Amante Rosso Veronese Igt Ca’ del Sette si presenta al naso con una complessità interessante. Inizialmente un aroma intenso di ciliegia e frutti rossi maturi, poi sentori erbacei seguiti da note speziate, un mix davvero invitante e non banale. Nel calice è corposo, denso, 13,5% di alcol in volume che potrebbero dare alla testa, come un amante di tutto rispetto. Al gusto è caldo, il tannino è calibrato ed avvolgente, vellutato e con un finale persistente. Consigliamo di aprirlo almeno mezzora prima di consumarlo, perché in grado di evolversi in positivo. Il retrogusto di ciliegia e cioccolato indicato in etichetta è concreto, noi lo percepiamo come il sapore di ovetto al cioccolato con sorpresa, senza fare nomi. E sorpresa è stata con questo vino: sicuramente l’armonia, la dolcezza data dall’alcolicità, la morbidezza di questo vino che ricorda l’Amarone e anche un po’ il Ripasso. Si abbina a carni bianche e rosse, selvaggina e formaggi freschi e stagionati. Maliziosamente perfetto anche per il San Valentino in arrivo. Il tema della “tresca” curiosamente ritorna anche nel sistema di vinificazione. Abbiamo scoperto che è frutto di ben tre vinificazioni distinte.

LA VINIFICAZIONE
Il vino Amante Rosso Igt Veronese Ca’ del Sette è infatti prodotto con un blend di uve Merlot per il 60%, Cabernet Sauvignon 30% e Corvina 10 %, sottoposte prima ad appassimento in vigna. La prima vinificazione interessa il Merlot, la seconda il Cabernet Sauvignon e infine alla terza, che interessa il Corvina, viene aggiunto il vino ottenuto dalla prime due, in seguito sottoposto ad affinamento di quattro mesi in acciaio. La vinicola Ca’ del Sette si trova a Gambellara, in provincia di Vicenza. Oggi è gestita da Matteo Pontalto e da Elisa Dian, che ha ereditato dalla nonna l’amore per il vino. L’azienda, pur avendo radici nell’800, è nata negli anni 50 dalla passione di una donna, la nonna di Elisa Dian appunto. Una enologa donna in quegli anni, quando le donne avevano da poco ottenuto il diritto di voto, si può considerare una figura all’avanguardia. Questa avanguardia è portata avanti dalla nuova generazione, che oggi gestisce una cantina moderna attrezzata con le migliori tecnologie, un laboratorio chimico interno che segue tutte le fasi di produzione e anche un’azienda proiettata al futuro e a cogliere le nuove opportunità di mercati come quello asiatico, grazie all’apertura di un punto vendita a Hebei, in Cina. “Il piacere non si può spiegare a parole, noi ci siamo riusciti con il gusto”, cita il loro claim. E siamo concordi. Non ci resta che andare alla ricerca degli altri due prodotti attualmente in vendita in  gdo, “Bacca del Merlo”, vino bianco, e “Stranero”, vino rosso prodotto col medesimo uvaggio dell’Amante. Sperando nel cosiddetto ritorno di fiamma.

Prezzo pieno: 5,99 euro
Acquistato presso: Famila

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Ostuni e Milano, gemellaggio a “colpi” di vino pugliese per Carnevale

Imperdibile e soprattutto gratuito l’evento in programma per il 12 e il 13 febbraio al Siam di via Santa Marta 18, a Milano. Sarà sufficiente versare la cauzione per bicchiere e borsina per poter degustare vini rossi e rosati direttamente dalla Puglia, portati in degustazione dalla città bianca di Ostuni. Un’ottima opportunità per conoscere e apprezzare una realtà storicamente votata al vino da tavola, che negli ultimi anni ha saputo tuttavia
produrre “nettari” unici, per corpo e qualità: Castel del Monte e Primitivo per citarne solo alcuni. Una regione, la Puglia, attenta a cogliere le proprie potenzialità in ambito vinicolo e anche turistico: l’evento infatti è concepito come una sorta di fuori salone della Bit. Per chi non ha più l’età per festeggiare il carnevale ambrosiano, per chi vuole dare un contenuto diverso al consueto “giro in centro” e respirare un po’ di “mediterraneo2 a Milano, Wine at 5Vie sembra una buona occasione. Durante la manifestazione sarà possibile degustare, oltre a un’attenta selezione di prodotti pugliesi, anche vini di produttori provenienti da tutta Italia tra cui Bussi Piero, Tenuta Mazzolino, il Gruppo Vignaioli La Castellana (Tenuta Salvaterra e Villa Giona), Marchese Luca Spinola, Corte Fusia, Tenute Pacelli, Tenuta San Giaime, Torre degli Alberi, Tenuta Castello di Grumello, Marcato Vini. In programma, inoltre, showcooking di piatti tipici della cucina pugliese, musica e pizzica di artisti locali, oltre all’immancabile mozzarella che sarà preparata “live”.

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Il Moet & Chandon del finanziere era Prosecco. Scoperta maxi truffa a Padova

Succede che una bottiglia di Moet & Chandon finisca nelle mani di un finanziere “navigato”, che noti l’assenza della menzione obbligatoria del lotto di produzione e da lì faccia partire un’indagine che ha portato a Padova al sequestro di 9200 bottiglie di Champagne contraffatto, 40.000 etichette pronte per essere apposte, 4200 scatole taroccate per un servizio di tutto rispetto. E addirittura un macchinario per falsificare i tappi. Con tutta questa dovizia di particolari è il caso di dire che i truffatori si sono proprio persi in un bicchier d’acqua. Un dettaglio, quello del lotto di produzione, che è costato davvero caro a questo “genio” della truffa veneto che smerciava, un buon Prosecco, per “Champagne”. Per il momento otto persone indagate, ma non “ingabbiate” come il tappo dello spumante vorrebbe. E mentre la casa di produzione Moet & Chandon, molto attenta ad evitare falsificazioni, ha già intrapreso le vie legali, noi ci siamo chiesti ma che fine ha fatto poi questo vino? Se lo saranno portato a casa i finanzieri? No, è stato regalato ad associazioni venete che lo smerceranno per quello che è, un buon Prosecco per farci tanti spritz. Della serie lo Champagne è stato declassato a “Prosecchino” da circolino. Cronaca a parte, una riflessione. Quanti consumatori conoscono la differenza tra uno champagne e uno spumante? Sareste stati in grado di riconoscerlo una volta nella flûte. Abbiamo trovato in rete un curioso test per verificare le proprie competenze in materia di Champagne. Noi lo abbiamo fatto e purtroppo con le prestigiose “bolle”, anche contando sul fattore fortuna, ci è andata maluccio. Sapete quale politico inglese ha bevuto oltre 42.000 bottiglie di champagne? Quanti ettari di vigneti per la produzione dello champagne sono stati distrutti durante la seconda guerra mondiale? Conoscete i tempi di maturazione sulle fecce di uno champagne? Le uve impiegate? Quanti anni ha impiegato Moet & Chandon per realizzare il blend prestige di Champagne lanciato quest’anno? Dunque se anche per voi come per noi queste domande sono troppo difficili, le cose sono due: o saremmo caduti vittime della truffa oppure ci meritiamo “solo” Prosecco.

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Grillo Terre Siciliane Igt Bio Vento di Mare, Cantine Ermes

(4 / 5) La grande distribuzione organizzata ha sdoganato i prodotti Bio in vari reparti. Non ultimo quello del vino.

Oggi dunque degustiamo per voi il Grillo Terre Siciliane Igt Vento di Mare Bio imbottigliato dalla Cantine Ermes di Santa Ninfa, in provincia di Trapani, vendemmia 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice presenta qualche leggera particella in sospensione, il colore è giallo paglierino con riflessi verdolini, non è particolarmente denso, va detto che è un vino di 12,5% alcol in volume.

Al naso sentori di agrumi ed erbacei davvero fini, ma in bocca è comunque fresco, fruttato, leggermente sapido e dotato di buona acidità.

L’equilibrio di tutte queste caratteristiche, pur non essendo Grillo Terre Siciliane Igt Vento di Mare Bio un vino pretenzioso, ne fa un vino genuino e beverino, ma soprattutto con un rapporto qualità prezzo più che interessante, abbinabile soprattutto a portate di pesce.

LA VINIFICAZIONE
E’ prodotto con uve Grillo, uve a bacca bianca coltivate soprattutto in Sicilia e nella zona di Marsala. Le Cantine Ermes con 5000 ettari vitati e circa 1200 soci.

Pur essendo relativamente giovani, in quanto nate solo nel 1998, hanno intrapreso con determinazione un progetto di rinascita grazie ad un gruppo di viticultori che dopo il terremoto che ha colpito la Valle del Belice ha voluto unire le forze per risollevarsi e dare anche nuova vita all’economia del territorio.

Nel giro di pochi anni sono riuscite a farsi notare anche da occhi e palati considerati eccellenti, come quelli del Gambero Rosso e dei Vini Veronelli, che hanno menzionato alcune loro produzioni nelle guide 2015.

Prezzo pieno: 3,95 euro
Acquistato presso: Famila, gruppo Selex

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Marsala, al vaglio il lancio della Docg. Proposta concreta o voli pindarici? Produttori divisi

Nel corso dell’ultimo incontro tra associati della Strada del vino e Consorzio Tutela del Marsala, l’assessore comunale all’agricoltura di Marsala, Antonino Barraco, ha lanciato una sua proposta per rilanciare l’economia cittadina e il suo prodotto. L’idea è l’istituzione di una Denominazione di origine controllata e garantita (Docg) Marsala. Tale vino sarebbe prodotto con uve di eccezionale qualità, con un titolo alcolometrico naturale minimo di 15 gradi escludendo aggiunte di alcol come avviene per il Marsala prodotto attualmente dal Consorzio e per i vini fortificati in genere. La prerogativa della gradazione comporterebbe anche la mancata produzione del prodotto in caso di annate sfavorevoli. Se da un lato la proposta ha accolto i pareri favorevoli di alcuni produttori presenti al tavolo di discussione, ha generato d’altro canto le perplessità di Diego Maggio, delegato del Consorzio, secondo il quale il nome potrebbe generare confusioni. Problema superabile quello del nome per l’assessore Barraco, che ha invitato le poche aziende attualmente produttrici del Marsala a lavorare in modo compatto e coeso per questa sfida. Il Marsala Doc ha attraversato momenti altalenanti nella sua lunga storia che risale ai primi dell’Ottocento, pagando in un passato relativamente recente lo scotto di produzioni più quantitative che qualitative.  La Docg è sicuramente un marchio di garanzia, ma la storia del vino insegna che la Denominazione di origine controllata e garantita non sempre sia garanzia di successi. Il “Marsala di Marsala” Docg, questo è uno dei possibili nomi lanciati all’incontro, diventerà davvero un prodotto di traino? Davvero tutti i produttori faranno a gara per produrlo? Per il momento fanno più riflettere le parole del direttore marketing delle Cantine Pellegrino, che su Facebook ha commentato la notizia con un genuino: “Ma quale Docg ….? Se la maggior parte dei produttori, alcuni dei quali promotori della Docg, vendono un litro di Marsala a 1,25 euro…???”.

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Vino, all’Oltrepò Pavese l’oscar della contraffazione

La Guardia Forestale ha stilato il bilancio delle sofisticazioni alimentari del 2015 recentemente concluso. In tema di vino, “l’oscar della contraffazione”, se così si può chiamare, è andato all’Oltrepò Pavese. E’ stato ricordato infatti il maxi sequestro avvenuto nel marzo del 2015 di ciirca 60.000 litri di Pinot “taroccato” prodotto nelle cantine sociali di Broni Stradella e gestito dalla società Terre d’Oltrepò. Lo scandalo aveva colpito circa 60 produttori: i vini erano annacquati, addizionati di zucchero di canna, frutto di vendemmie diverse da quelle dichiarate e soprattutto prodotti con uve acquistate in provincia di Brindisi e di Oristano e non con uve di vitigni pregiati del territorio come dichiarato. La truffa era destinata in parte ad una catena di supermercati danesi, una parte invece di vino rosso da tavola era finito in Veneto venduto come vino di qualità senza averne i titoli di legge. Nessuna conseguenza per la salute, ma una frode stimata in circa 20 milioni di euro le cui indagini erano partite addirittura nel 2014. L’augurio è che il Consorzio di Tutela dei Vini dell’Oltrepò, recentemente riunito per lanciare iniziative di promozione territoriale monitori queste situazioni nell’interesse dei consumatori, ma anche di tutti gli onesti produttori sulla quale ricade di riflesso l’onta di queste contraffazioni.

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Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, Cantina Santa Maria La Palma Alghero

(2 / 5) Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, distribuito dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero ed imbottigliato nella zona di produzione. Effettivamente il Carignano del Sulcis Doc poco centra con Alghero e con le sue rinomate spiagge “le Bombarde” che danno anche il nome di fantasia a questo vino. Il territorio del Carignano del Sulcis, come previsto dal disciplinare, si trova infatti esattamente a sud di Alghero, verso Cagliari. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2012. Il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde si presenta nel calice di color rosso rubino, leggermente granato all’unghia. Ad un primo esame olfattivo presenta note fruttate a bacca nera con qualche leggero sentore erbaceo e speziato, ma il problema si presenta facendo roteare il calice. Con questa operazione arriva purtroppo un sentore di “muffa”. Questo difetto è un problema arginabile lasciando areare un po’ il vino e così facciamo. Al gusto non si percepisce più e forse un consumatore meno attento non se ne sarebbe accorto. Ma noi sì. E questo ha compromesso definitivamente la nostra degustazione. Una volta svuotata la bottiglia, anche da lì è arrivato lo stesso odore. Peccato davvero, anche perché abbiamo bevuto decisamente meglio spendendo la metà. Speriamo si tratti solo di un lotto di produzione, anche se, per dovere di cronaca, facciamo presente come il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde non sia presente sul sito Internet dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero. Una scelta commerciale? La Cantina Santa Maria La Palma di Alghero è una realtà fatta da circa 300 viticultori per circa 700 ettari vitati nata negli anni Sessanta. Per la linea “Le Bombarde” attualmente figura sul sito aziendale solo un Cannonau Doc, prodotto da vitigni situati proprio “in prossimità di quella meravigliosa spiaggia”. Che la sparizione del Carignano del Sulcis Doc sia quindi dovuta alla scelta di produrre e imbottigliare direttamente? Il Carignano del Sulcis Doc deve essere prodotto con uve Carignano per minimo 85%. E’ consentito il blend per un massimo del 15% con altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei. Si abbina a primi piatti o carni.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Lago di Caldaro Kalterersee classico Doc 2013, Rametz

(3 / 5) Etichetta non particolarmente invitante quella dell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc Kalterersee 2013, prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz a Merano, in provincia di Bolzano. Una bottiglia attorno alla quale sembra aleggiare del mistero, per via dei caratteri gotici della scritta “Rametz”. “Prodotto con uve schiava si presenta di colore granato luminoso e viene consumato anche fuori pasto. Servire a 14°”, cita l’etichetta. La descrizione in tedesco fa tornare vivide alcune reminiscenze scolastiche e chiarisce
gli abbinamenti consigliati. Una volta a temperatura, versiamo il vino nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc si presenta di un rosso chiarissimo, che ricorda quello il chiaretto, molto luminoso e molto trasparente. Al naso i sentori sono veramente delicati, leggermente floreali.

All’assaggio evidenzia poco corpo, moderata acidità, moderata tannicità e moderata sapidità. Insomma un vino leggero, ma non per questo sgradevole. Lo definiremmo “particolare”. Il finale è leggermente ammandorlato, non particolarmente persistente, ma comunque armonico tra le sue caratteristiche. A livello di analisi sensoriale poco da dire, ma ogni vino e ogni vitigno ha le sue caratteristiche e per quelle va valutato. Offre il meglio di sé servito come aperitivo leggero, per accompagnare un tagliere di salumi e prodotti altoatesini, del pesce e anche una pizza. L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc del Castello di Rametz è ottenuto con uve Schiava gentile. Il vitigno, nella fattispecie, non presenta alti valori di acidità e nemmeno un’elevata concentrazione di tannini. Per questo richiede la massima cura degli enologi per ottenere un vino di piacevole beva. Aspetto che si ritrova nell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz.

Il vino viene imbottigliato la primavera successiva l’anno di vendemmia e non è longevo, si consiglia di berlo entro 2-3 anni. Sugli scaffali della Gdo abbiamo notato sia l’annata 2012 che la 2013. La nostra scelta è ricaduta sulla 2013 e la maturità della beva è confermata. Richiudere un vino e conservarlo per il pasto successivo fa arricciare il naso – lo sappiamo – ma è una pratica diffusa che oggi si può fare egregiamente con i nuovi strumenti a disposizione del consumatore. Va detto in questo caso che una volta aperto va consumato tutto, in quanto per struttura non regge il giorno dopo. Per l’Alto Adige la Schiava ha una grossa rilevanza legata al territorio: vitigno autoctono con radici storiche, ma soprattutto un vino di beva della gente locale, un vino genuino. Un vino quotidiano. Per chi non lo conoscesse, invece, il posizionamento prezzo pare forse un po’ forzato. Il fatto che sia un po’ anonimo e sconosciuto, assieme a un posizionamento errato sullo scaffale del supermercato, spiega la presenza di bottiglie del 2012. Ma questo è un altro film.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Sicilia Doc Syrah 2014, Cantine Settesoli

(3,5 / 5) “L’unione fa la forza”, proverbio che calza a pennello se parliamo delle Cantine Settesoli di Menfi e dei suoi 2000 viticultori. Ancora una volta, noi di vinialsupermercato.it ci troviamo a pescare tra i vini della sua linea Settesoli.

Dopo aver apprezzato Seligo 2013 questa volta la scelta è caduta su un rosso, Syrah Sicilia Doc Settesoli, vendemmia 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con riflessi violacei, limpido e poco trasparente, al naso sprigiona sentori di frutta rossa matura e qualche nota speziata.

Di buon corpo, i 13% si fanno sentire, ma non sono invadenti. Il Syrah Sicilia Doc Settesoli è un vino rotondo, con tannini morbidi che lasciano al palato un finale persistente, piacevole e setoso.

Ottima scelta fatta quindi anche con il Syrah Sicilia Doc, che si abbina a primi piatti gustosi, formaggi semi stagionati e verdure grigliate.

LA VINIFICAZIONE
La Cantina Settesoli è presente in Gdo con una gamma di nove vitigni per soddisfare tutti i gusti e lo fa in una fascia prezzo ampiamente presidiata. Quando si sta nel mezzo le cose si possono fare mediamente male o mediamente bene, la Cantina Settesoli ha scelto di farlo mediamente “benissimo”.

Il Settesoli Syrah Sicilia Doc 2014, ha vinto la Medaglia di Bronzo all “International Wine Challenge” 2016, ennesimo riconoscimento per una realtà vincente in un territorio da sempre considerato difficile.

Uve 100% Syrah, provenienti da vitigni che godono per 200 giorni all’anno del sole della Sicilia, le uve vengono accuratamente raccolte tra fine agosto e i primi di settembre. La fermentazione avviene in silos di acciaio a temperatura controllata, l’affinamento in silos di acciaio e successivamente in bottiglia per almeno tre mesi.

Sul Syrah abbiamo già discusso in altri nostri post: noi siamo sempre alla ricerca di chicche. Lo sapevate che David Bowie ha disegnato per un progetto di beneficienza l’etichetta proprio di un Syrah, il Syrah 2012 di Vincente Gandia? Chissà se era tra i suoi vini preferiti, o se sia stato solo un caso. Dalla sua recente scomparsa le sue bottiglie sono introvabili, reliquie esaurite dai fan o investimenti per collezionisti. Il Syrah Sicilia Doc prodotto dalle cantine Settesoli, invece, lo potete trovare sempre disponibile su numerosi scaffali della grande distribuzione in Italia ad un ottimo rapporto qualità prezzo.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Febbraio, dal Brunello al Sagrantino di Montefalco: un mese di eventi di vino. Winelovers avvertiti

Febbraio non è solo il mese di Carnevale e San Valentino, è un mese di-vino. È davvero imbarazzante la scelta di appuntamenti per gli appassionati di vini, noi di vinialsupermercato.it ve ne segnaliamo solo alcuni. Se siete a Roma il primo weekend di febbraio non potete mancare l’ottava edizione dei “Vignaioli naturali a Roma”. Il 6 e il 7 febbraio presso l’hotel Excelsior di via Vittorio Veneto oltre 100 produttori italiani e non e pure qualche birra artigianale sapranno stupirvi e accompagnarvi con passione alla ricerca di profumi, sentori, equilibri e sfumature eccellenti dei loro sogni racchiusi in bottiglia”, parola dell’organizzatrice Tiziana Gallo. Se invece preferite gustare vino fronte mare, 70 vignaioli naturali vi aspettano al palazzo della borsa valori di Genova per “Vinnatur Genova 2016” con produttori italiani, francesi, portoghesi e sloveni. La settimana successiva ci si può spostare in Toscana dove le ore della giornata dovrebbero essere il doppio considerati tutti gli eventi in programma. Il 12 e il 13 febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze workshop con oltre 250 importatori internazionali che incontreranno oltre 200 aziende toscane per il consueto “Buy Wine” evento peraltro collegato alle numerose anteprime toscane che vi riassumiamo brevemente, si fa per dire. Il 13 febbraio presso l’hotel Star Michelangelo anteprime di toscana dei seguenti consorzi: Consorzio Morellino di Scansano, Consorzio Montecucco, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini di Carmignano, Consorzio Valdarno di Sopra Doc, Consorzio Bianco di Pitigliano e Sovana, Consorzio Vino Colline Lucchesi, Consorzio Maremma Doc. Il 14 febbraio si degusta il Chianti Docg 2015 e la riserva 2013, il 15 e il 16 alla Leopolda è la volta del gallo nero, Chianti Classico.

LE ANTEPRIME
Il 17 febbraio in trasferta a San Gimignano, città delle torri per la sua Vernaccia e in serata si parte per Montepulciano per le anteprime Nobile di Montepulciano nella Fortezza di Montepulciano. A concludere la tuscany Wine week, al chiostro del Museo di Montalcino “Benvenuto Brunello”. Tra il 19 e il 22 febbraio i produttori presenteranno il Brunello 2011, la riserva 2010, il Rosso di Montalcino 2010, il Moscadello di Montalcino e il Sant’Antimo. Se la Toscana vi ha stancato, potete optare per l’Umbria che, a Perugia, con la seconda edizione Anteprima Sagrantino prova a valorizzare i suoi prodotti: il 22 e il 23 febbraio il consorzio Montefalco presenterà il Sagrantino di Montefalco 2011 secco e passito, ma anche il Montefalco Rosso Doc 2014, Riserva 2013 e la versione Montefalco Bianco. Luca Maroni è il vostro idolo? Allora non potete mancare alla presentazione del suo nuovo libro. A Roma dall’ 11 al 14 febbraio imperdibile presentazione della guida “I migliori vini” con premiazioni, degustazioni e tanto altro. Gli eventi di vini naturali si “sprecano” a febbraio. Perché non visitare a Piacenza, dal 20 al 22 febbraio, l’ottava edizione di “Sorgentedelvinolive2016”: tre giorni dedicati al vino, ma anche ad altri prodotti coltivati nel rispetto della natura e delle persone. Il Piemonte e i suoi vini a febbraio sono in trasferta negli States con Slow Wine e addirittura sui fiordi norvegesi per degustazioni dei loro prodotti con operatori locali. Se non vi potete permettere di seguire i vini all’estero, vi consigliamo un evento più economico firmato Gowine. Il 18 febbraio, a Milano potrete degustare Barolo, Barbaresco e Roero.

ANCHE ALL’UNIVERSITA’
Se siete studenti universitari, ma si accettano pure fuori corso appassionati di vino, allo Iulm a Milano, il 27 febbraio l’università ospiterà i “Tre Bicchieri Gambero Rosso”. L’anno è bisesto e allora quale miglior modo per passare il 29 febbraio e annaffiare nel vino le superstizioni. Tutti a Bologna per “Bologna Super Wines”, banco d’assaggio per intenditori ed enoappassionati sempre a cura dell’associazione Go Wine. E della birra, importante realtà con i suoi 800 micro birrifici non vogliamo parlare? Rimini Fiera dal 20 al 23 Febbraio vi aspetta con Beer Attraction,, l’International craft breweries show propone degustazioni, corsi, laboratori e la premiazione del birraio dell’anno. Davvero tante proposte insomma. Tra una fiera, una presentazione di un libro ed un corso per la birra, non dimenticatevi di continuare a seguirci: ci trovate su Facebook, su Twitter, ma soprattutto nelle corsie del supermercato. In cerca di vini buoni. O “cattivi” da sconsigliarvi.

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Approfondimenti

Strada del vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese: una guida per incoraggiare l’enoturismo

Al via il progetto per realizzare una guida territoriale ragionata, suddivisa per itinerari, per mettere in luce la dimensione del gusto, dell’accoglienza, della natura, delle termalismo e della cultura che le colline a mezzora da Milano sanno offrire, nella loro unicità.

Così, l’Oltrepò Pavese getta le basi del futuro, in occasione di un incontro tra Regione, Provincia, Comunità Montana, Camera di Commercio, Gal, comuni, Consorzio Tutela Vini, Consorzio Tutela del Varzi, Distretto del Vino, Aci e imprenditori privati. Nuove parole d’ordine sono “squadra” e “concretezza”.

Il presidente della Strada, Roberto Lechiancole, ha affidato lo studio di fattibilità della guida al tour operator Gianni Maccagni, all’esperto di eventi e promozione Patrizio Chiesa e al giornalista sportivo Massimo Tamburelli.

“Siamo pronti a condividere con il territorio una svolta importante – dichiara Lechiancole – ma abbiamo bisogno che le imprese credano al fare. Basta aspettare, dobbiamo agire e passare dalla diagnosi alla terapia per un territorio che vale. Se andremo avanti uniti ce la faremo”.

Un appello condiviso dalle istituzioni, a ogni livello, e dall’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava: “È bello essere in Oltrepò di fronte non a un problema ma a una proposta – evidenzia l’esponente del Pirellone – che parte dai privati e alla quale non possiamo che guardare con favore e attenzione. E’ l’unica Strada, tra le 12 della Lombardia, che ha presentato un progetto per la ‘promozione territoriale’, come da me più volte sollecitato”.

A fargli eco è stato l’assessore provinciale al Turismo, Emanuela Marchiafava: “La Provincia ha creduto per prima alla logica degli itinerari e i risultati ci stanno dando ragione”. In partita anche il Gal: “Il nuovo piano di sviluppo locale – dichiara il presidente, Alberto Vercesi – dà molto spazio alla valorizzazione turistica del territorio e alla sua capillare promozione”.

Ci crede anche la Camera di Commercio: “Il nuovo Autunno Pavese al Castello Visconteo di Pavia è stato da parte nostra un segno tangibile di quanto ci stia a cuore mettere in vetrina l’agroalimentare di qualità – sottolinea il presidente Franco Bosi – e ci fa piacere constatare che la nuova Strada del Vino voglia operare in questa direzione”.

Entusiasmo anche da parte degli operatori. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti concorda: “Vino e territorio – sostiene –  vanno promossi a sistema, per dare identità nell’immaginario comune a una zona che deve ottenere adeguato valore aggiunto. La nuova guida della Strada sarà un segnale importante”.

Il presidente del Distretto del Vino, Fabiano Giorgi, ha esortato all’unità: “Ci sono sfide che devono vedere il territorio più unito che mai – dichiara – e quella di Roberto Lechiancole è una chance da non lasciarsi sfuggire”.

L’assessore Ivan Elfi della Comunità Montana ha allargato il campo: “Ci sono vino e prodotti tipici – evidenzia – ma anche piccoli borghi da far riscoprire. Il nostro Appennino ha bisogno di una guida così”.

A fargli eco,  il direttore del Consorzio di Tutela del Salame di Varzi, Annibale Bigoni: “Non potranno che beneficiare tutti di una promozione corale territoriale, perché è quello che manca per fare il salto di qualità. I nostri salumifici storici collaboreranno”.

Il presidente provinciale di Aci, Marino Scabini, fa notare invece che “il club vanta oltre 10 mila associati ed è a disposizione per collaborare alla divulgazione della nuova guida”. Il mondo delle quattro ruote guarda “da sempre con favore a vino, gusto e benessere”.

“Mi complimento con la Strada – aggiunge Scalini – per aver pensato a un prodotto capace di raccontare il nostro Oltrepò in modo organico a una vasta platea spesso a caccia d’idee per il weekend o per momenti di relax”. Il presidente della Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, Roberto Lechiancole, esorta dunque le imprese del territorio a prendere contatto con l’associazione per entrare nella nuova guida.

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Vini al supermercato

Orzalume Umbria Igt 2013, Castello di Corbara

(5 / 5) Novità sugli scaffali del Penny Market, ben tre etichette dell’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto in Umbria. Il posizionamento prezzo non è proprio da discount, anche se il Penny Market si definisce da sempre discount di qualità.

Con l’entusiasmo che contraddistingue la nostra “mission”, “bere bene al supermercato”, scegliamo un bianco ed andiamo virtualmente in provincia di Terni, con l’Orzalume Grechetto Sauvignon Igt prodotto dall’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto. Si tratta di un vino fermo, gradazione 13%, vendemmia 2013.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino Orzalume Igt Castello di Corbara si presenta nel calice di colore giallo paglierino, leggermente tendente al dorato. Quello che stupisce da subito è il bouquet, davvero intrigante ed aromatico: frutta matura a polpa gialla, pera, albicocca, banana, vaniglia e note minerali. Complesso ed intenso.

Il vino Orzalume Igt del Castello di Corbara è gradevole. Lo troviamo solo un po’ debole di corpo, nonostante la sua gradazione. Il finale è piacevole, leggermente sapido, l’acidità un po’ mitigata dal passaggio in legno, sufficientemente equilibrato. Si abbina a piatti della cucina asiatica, speziata, carni bianche e formaggi poco stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Orzalume Igt dell’azienda agricola Castello di Corbara è un blend di uve Grechetto e Sauvignon. Il Grechetto è un vitigno autoctono molto diffuso nell’Italia centrale, soprattutto in Umbria. Normalmente dà vita a vini di moderata acidità.

Il Sauvignon, spesso utilizzato per tagli, ha la struttura per garantire nel tempo bouquet intensi e complessi. Insomma, un matrimonio particolare tra i due uvaggi. Per Orzalume Igt, la vendemmia viene fatta a mano tra metà e fine settembre. Viene affinato 5 mesi in barrique e altri 4 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato.

LA CANTINA
Simbolo della casa vinicola che lo produce è il Castello di Corbara (premiata “Miglior cantina 2017” da vinialsuper), cantina che ha come simbolo un edificio storico che risale al 1200. Dal 1997 è di proprietà di un gruppo imprenditoriale che si è posto come obiettivo il rilancio del brand e del territorio, con particolare attenzione alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, come il Grechetto.

La cantina, di elevata tecnologia, è stata progettata nel 2002 al centro di un’azienda che conta 100 ettari vitati, per garantire che le uve, raccolte a mano, vengano conferite in meno di trenta minuti. L’azienda agricola Castello di Corbara sarà presente al prossimo ProWein di Dusseldorf e al Vinitaly 2016.

Molto attenta ai mercati esteri, curiosamente il loro sito parla solo inglese, con la possibilità di scaricare due presentazioni pdf solo in cinese e russo. In italiano solo le indicazioni stradali. Quindi, se volete approfondire la storia dell’azienda agricola Castello di Corbara, la domanda che dovrete porvi è la seguente: “Do you speak english?”.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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news ed eventi

Ciak, si beve. Il documentario “F for Franciacorta” in anteprima web

Ci sono voluti ben 12 mesi. Come per il susseguirsi delle quattro stagioni. Dal “pianto” che annuncia la ripresa del ciclo vitale della vite, attraversando fioritura, maturazione del grappolo, vendemmia e vinificazione. Ma ora è pronto: tutti a tavola. Pardon, davanti agli schermi: ecco la meraviglia del vino, rappresentata nel film documentario “F for Franciacorta”. La regia è ad opera di Massimo Zanichelli, esperto ed appassionato di vini, curatore della guida dei vini d’Italia dell’Espresso, gli attori i produttori, i vini, le tecnologie, la natura, la Franciacorta. Il soggetto non solo la tecnica del metodo di produzione del Franciacorta, ma il vino in come mezzo per raccontare, attraverso tutti i protagonisti e lo scorrere delle stagioni quello che è un patrimonio vitivinicolo e culturale di eccellenza targato made in Italy. “Ho cercato di riprodurre nel film – spiega Massimo Zanichelli – attraverso particolari scelte registiche (dal campo lungo al macro, dal montaggio alle musiche) l’essenza del Franciacorta: il fascino, il mistero, la magia del suo mondo e della sua effervescenza”.

F per Franciacorta si presenta quindi come un film evocativo che promette di emozionare lo spettatore in soli venti minuti. Gli attenti produttori del Consorzio Franciacorta, che dal 1995 con l’ottenimento della Docg hanno portato il metodo classico a standard qualitativi eccellenti, con il film F for Franciacorta, non solo hanno voluto omaggiare la loro terra e i loro prodotti, ma hanno anche voluto investire in un progetto che sicuramente darà visibilità e curiosità per la loro terra anche oltre confine, parola di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta. La produzione è stata affidata a Next Evolving Communication, azienda bergamasca che si occupa di strategie di marketing, pubblicità, branding, applicazioni web e mobile attraverso anche il loro istituto di ricerca i cui valori sono “rigore metodologico, approccio integrato, soluzioni di ricerca e competenze multidisciplinari”. Valori che sembrano davvero in sintonia con quelli del metodo Franciacorta. Il film è stato presentato a novembre del 2015 e sta per essere “stappato” nel 2016. Per vederlo in anteprima bisogna iscriversi su http://film.franciacorta.net/it/. E attendere “il botto”.

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Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco 2012, Terre da Vino Spa

(3,5 / 5) Si dice la Barbera o il Barbera? Fonti storiche sembrano propendere più sul genere femminile, chi dice che l’uva sia la Barbera e il vino il Barbera; oppure che la Barbera sia solo quella dell’Oltrepò Pavese. Ai posteri l’ardua sentenza.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it il Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco prodotto da Terre da Vino Spa a Barolo (Cuneo), vendemmia 2012. Trattandosi di un vino solitamente robusto e strutturato, per il momento lo identifichiamo come “maschile”. Il Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco fa parte della linea “Grandi vini affinati in legno” prodotti da Terre Da Vino Spa e il passaggio in barrique è evidente al palato.

LA DEGUSTAZIONE
Versato nel bicchiere si presenta di un rosso rubino molto intenso, gli “archetti” sul bicchiere testimoniano il titolo superiore e i suoi 13,5% di alcol in volume. I sentori al naso sono dolci note di frutta a bacca nera, addolcite ulteriormente dalla vaniglia, che si percepisce ancora di più una volta deglutito. Il Barbera d’Asti Superiore Docg Terre da Vino si abbina a primi piatti, carni rosse o brasati e formaggi stagionati. E’ un vino Barbera fermo: rotondo, con l’acidità ben bilanciata, leggermente sapido e con un tannino ammorbidito dai 12 mesi in botte. Nonostante ciò, nel finale, fa capolino anche il gusto forte e aspro dell’uva Barbera. La persistenza è buona. Ma sono soprattutto l’eleganza e l’armonia del gusto pieno a farci cambiare idea sulla considerazione iniziale: da “maschile”, la beva diventa “femminile”. Aggraziata. Discussioni di genere a parte, molto attuali, ma che lasciamo a ben altre sedi, concludiamo che la qualità di questo vino Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco prodotto da Terre da Vino, ci ha meravigliato a partire dal buon rapporto qualità prezzo.

Migliore cantina qualità prezzo segnalata anche sulla guida Berebene 2013 del Gambero Rosso, nonché una costante presenza sulle migliori guide dei vini italiane ed estere, Terre da Vino, con i suoi 5000 ettari di vigneti e i suoi 2500 viticultori ha scelto la missione di produrre solo vini piemontesi e solo vini Doc e Docg direttamente dal cuore delle Langhe, a Barolo. Per il Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco la vendemmia viene eseguita a metà ottobre con uve selezionate, prerogativa fondamentale di tutti vini che devono affrontare un periodo di affinamento in legno. Fiore all’occhiello della cantina di Terre da Vino di Barolo è proprio la Sala Barbera, atta all’affinamento dei vini Barbera, capace di contenere 2000 botti in rovere.

Prezzo pieno: 6,59 euro
Acquistato presso: Bennet

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Vini al supermercato

Decanta rosso Emilia Igt, Cantine Ceci

(4 / 5) Prendi un vino tradizionale, “svecchialo”, mettilo in una bottiglia innovativa e ottieni un altro capolavoro dei geni del vino e del marketing che rispondono al nome di Cantine Ceci di Torrile, provincia di Parma. Vinialsupermercato.it degusta per voi il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci di Torrile. Impossibile non cadere vittime del fascino della bottiglia decanter. Decanta Rosso delle Cantine Ceci è un Emilia Rosso Igt prodotto con un blend di uve Lambrusco e Cabernet Sauvignon vinificate in acciaio. È un vino fermo e secco, che però una volta versato nel calice si è mostrato, a suo modo, effervescente! Il colore già mette allegria, un bel rosso rubino intenso poco trasparente. Le note olfattive prevalenti sono fruttate, fragole e lampone su tutte, ma anche prugna, mora, ciliegia sotto spirito che ci ha riportato un po’ a ricordi dell’infanzia, agli spensierati pranzi familiari da bambini, quando il vino potevamo solo annusarlo. Oltre la frutta arrivano anche delle note erbacee, conferite dalle uve di Cabernet Sauvignon. La frutta si fa sentire anche al palato: il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci non è un vino strutturato, ma ha una tale morbidezza, una perfetta rotondità che riempie la bocca con un equilibrio fine ed elegante che gli danno consistenza. La vendemmia non è indicata sulla bottiglia del Decanta Rosso Emilia IGT delle Cantine Ceci, che nonostante l’eccentrica forma troviamo essenziale ed elegante come il suo contenuto. È comunque evidente che si tratta di un vino giovane e di pronta beva, trasversale a tutti i piatti della cucina mediterranea, da primi saporiti, carni, affettati e salumi e perché no anche da portare in una gita fuori porta per dare un tocco chic alla tovaglia a quadrettoni da pic-nic.

Le Cantine Ceci di Torrile, per il Decanta Rosso Emilia Igt hanno creato questa particolare bottiglia decanter inclinata a 68.2 gradi che oltre a permettere una buona ossigenazione del vino, rende la tavola allegra e fa chiacchierare. Ma attenzione: mentre siete tutti piegati a osservare se il vino da quella strana bottiglia può fuoriuscire e verificare se davvero sta anche in piedi, i vostri commensali lo staranno finendo lasciandovi in dote l’oggetto di design vuoto! Cantine Ceci di Torrile sono già finite altre volte sotto la nostra lente di ingrandimento regalandoci sempre emozioni che anche con il Decanta Rosso Emilia Igt non tradiscono. Le Cantine Ceci di Torrile, con il Decanta riescono ad esprimere la giovialità, la genuinità e l’inventiva tipica dell’Emilia e degli Emiliani, rendendo un vino semplice un prodotto raffinato ed elegante. La storia della loro azienda comincia negli anni 40 con Otello Ceci. Da allora i suoi figli e nipoti hanno ben saputo interpretare e rinnovare la passione dell’antenato oste, portando il nome dei Ceci da osteria locale di riferimento, ad azienda leader nel panorama italiano enologico della quale in gdo possiamo apprezzare i prodotti.

Prezzo pieno: 7,85 euro
Acquistato presso: Iper

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Vini al supermercato

Governo di Castellare Toscana Igt, Domini di Castellare

(3,5 / 5) Certi vini hanno una storia da raccontare. Questa è la storia del Governo di Castellare: no, non si tratta né di un regno né di un castello, ma di un tipo di vinificazione storica che viene riproposta oggi dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti, per il loro Governo di Castellare Igt. Si tratta di un vino rosso base al quale, come previsto dalla pratica di rigoverno alla toscana, dopo la prima fermentazione viene aggiunto un mosto di uve appassite. Sia per conferire grado zuccherino, sia per avviare anticipatamente la fermentazione malolattica rendendolo quindi un vino pronto prima. Tant’è che il Governo di Castellare Igt prodotto dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti si definisce “vino di primavera”: una sorta di vino “novello” prodotto però con tutt’altra pratica, che non ha nulla a che fare con la macerazione carbonica. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2013, scelta con curiosità, volutamente, per una degustazione non proprio convenzionale data la tipologia di vino. Il Governo di Castellare Igt dei Domini di Castellare di Castellina in Chianti si presenta di un colore rosso rubino piuttosto scarico, ma con una bella luminosità. Anche facendolo roteare, nonostante i 13% di alcol in volume appare un vino leggero, poco denso. Il profumo è semplice, con prevalenza di note floreali quali la viola e la rosa appassita. Forse non è un caso che per il Governo di Castellare Igt, la cantina Domini di Castellare in Chianti abbia scelto come immagine un fiore: il fiore simbolo del Chianti, l’iris, il giaggiolo. La semplicità del Governo di Castellare Igt si riversa anche nell’assaggio, dove ritroviamo un tannino decisamente morbido, ma una freschezza ed un’acidità che gli donano una vivacità tale da farlo quasi sembrare frizzantino. Il finale è leggermente amarognolo e corto, quel corto e quell’acidità che invogliano il sorso. Un vino che, dunque, possiamo definire maturo. Se freschezza ed acidità sono l’obiettivo del Governo di Castellare Igt prodotto dai Domini di Castellare di Castellina in Chianti, vino beverino e gradevole che è possibile gustare anche freddo e in abbinamento al pesce, quasi fosse un vino bianco, la missione può dirsi raggiunta. Anche maturo resta un vino a tutto pasto, abbinabile a primi piatti, zuppe, carni bianche, piatti tradizionali. come un sangiovese. Mettiamo quindi da parte preconcetti di vini invecchiati, di sentori eterei, di note boisè e chi più ne ha più ne metta. Il Governo di Castellare IGT prodotto dalla cantina di Castellare in Chianti non è questo, è un vino semplice, il vino che nel passato veniva imbottigliato nella classica fiaschetta impagliata e bevuto all’ombra di un cipresso dai contadini toscani.

Un vino il cui concetto negli anni si è evoluto al discendente diretto Chianti, oggi conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: anche nel 2016 è un Chianti Classico ad essere stato eletto come il vino migliore da “Wine Enthusiast” a significare, tornando al nostro Governo di Castellare Igt che dalla tradizione si prendono le idee buone. Il Governo di Castellare Igt viene prodotto con uve Sangiovese (90%), Malvasia Nera (5%), Canaiolo (5%). La vendemmia viene portata a termine in ottobre, la vinificazione termocontrollata avviene in acciaio con affinamento di 4 mesi in vasca e di 2 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. La cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti è un’azienda di circa 80 ettari nata nel 1968 per fusione di cinque poderi, i suoi vigneti hanno volutamente una resa molto bassa per favorire la qualità dei loro prodotti. Del Governo di Castellare Igt vengono prodotte 50 mila bottiglie all’anno. La cantina Domini di Castellare ha realizzato una cantina teatro nella quale vengono organizzati spettacoli e concerti in modo che assaggiare i loro vini diventi ancor più un modo conviviale per vivere l’esperienza del vino e della degustazione.

Permetteteci una critica però perché imbottigliare il vino con un imbottigliato da ICRF SI 4278 Siena Italia? Pratica consentita dalla normativa vigente, ma che un po’ ci lascia perplessi. Siamo certi non aiuti nel diffondere, in un’epoca dove si parla di ritorni a vini naturali, di tradizioni, di passato da riscoprire la commercializzazione di questo vino sconosciuto ai più. Il Governo di Castellare dei Domini di Castellare in Castellina in Chianti, unico nel suo genere, ha comunque una storia da raccontare. Una rondine non fa primavera, ma mettiamoci l’autore a questa storia, che parla di un vino che non ha nulla da invidiare ai vini novello e ai loro produttori, capaci di raggiungere risultati spesso poco elogiabili.

Prezzo pieno : 6,59 euro
Acquistato presso: Iper

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Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne, Tre Monti Srl

(3,5 / 5) Ecco il “vino del supermercato”. Questa volta in senso letterale. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce oggi un prodotto “Grandi Vigne”, private label della catena di ipermercati Iper. Nello specifico, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne prodotto per Finiper dall’azienda agricola Tre Monti Srl di località Bergullo, in provincia di Imola. Vendemmia 2014. Trattandosi di un vino “superiore” ha naturalmente una gradazione maggiore rispetto alla versione base: il titolo alcolometrico è 13%. Nel bicchiere, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne si presenta rosso rubino, limpido, trasparente e luminoso. Al naso i profumi risultano abbastanza intensi, di mirtillo e mora. Ma si percepisce anche un delicato profumo di rosa appassita. All’assaggio, il vino è molto caldo: il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne ha anche un tannino deciso, che lascia una leggera astringenza, smorzata però dall’alcolicità, che tuttavia gli conferisce un carattere austero. Proprio per questa struttura, a differenza di un Sangiovese base, consigliamo di abbinare il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne con pietanze particolarmente grasse e succulente, quali primi piatti con sughi elaborati, bolliti, formaggi stagionati, salumi. Il nostro giudizio complessivo è che il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne sia un vino sufficientemente equilibrato. Un vino conviviale per un pasto con gli amici, ma senza esagerare. Perché l’alcolicità è presente, ed il passo a ritrovarsi a cantare “Evviva la Romagna, Evviva il Sangiovese”, è breve! Si tratta di un vino prodotto con uve raccolte a mano, a fine settembre, vinificate in acciaio. Il Sangiovese è il vitigno più rappresentativo della regione Emilia Romagna, in Italia rappresenta circa l’11% della superficie vitata e anche all’estero ha una discreta diffusione. Giacomo Tachis, grande enologo italiano, sostiene che il Sangiovese sta all’Italia come il Cabernet alla Francia. Iper, per la sua linea Grandi Vigne, ha radunato ben 27 produttori provenienti da quasi tutte le zone vitivinicole e dal 2011 conta anche la linea Grandi Vigne Bio, permettendo così anche ai piccoli produttori, come l’azienda agricola Tre Monti Srl, di crescere economicamente e professionalmente. Una realtà, la Tre Monti Srl, a conduzione familiare. Nasce negli anni Settanta, si sviluppa su due poderi per 55 ettari complessivi, divisi tra la provincia di Imola e il Riminese. Produce anche una linea senza solfiti e prodotti bio.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper

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Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc, Tenute Achilli

(3 / 5) Perché i vini dell’Oltrepò Pavese non compaiono mai sulle carte dei vini dei ristoranti stellati? Pagano forse lo scotto di una brutta nomea? Cerchiamo di capirci di più. Ci riproviamo con l’ennesima recensione di un vino proveniente dalla Doc in questione. In particolare con il Pinot Nero Doc frizzante vinificato in bianco dalle Tenute Achilli Società Agricola di Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia. Acquistato, per la verità, a un prezzo “stracciato”. Diciamocelo tra i denti: quando si apre una bottiglia il cui prezzo è al di sotto dei tre euro non si possono avere grandi aspettative. Ma siamo qui anche per sfatare ogni tabù, nella speranza di scovare prodotti interessanti a buon prezzo. E il Pinot Nero Doc frizzante vinificato in bianco delle Tenute Achilli ci è riuscito. Vediamo perché. Lo versiamo nel calice e il colore scatena discussioni. Il Pinot nero vinificato in bianco generalmente ha un colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini. Quello delle Tenute Achilli ha una vena tendente al rosa tenue. Forse un prolungato contatto del mosto con le bucce? L’azienda, peraltro, produce anche un Pinot Nero Doc vinificato in rosa. Il perlage però ci convince: mediamente fine e molto persistente. All’olfatto si presenta con note fruttate di mela e pera, ma anche delicatamente floreale. Vino secco, sapido e fresco, assolutamente equilibrato. Il finale è lungo e invitante. Insomma, colore a parte (elemento che molti consumatori ordinari non avrebbero considerato) questo Pinot nero vinificato in bianco si dimostra vino abbinabile a tutto pasto, ma in particolare consigliato con risotti, carni bianche e pesce. Le Tenute Achilli di Santa Maria della Versa nascono addirittura prima dell’unità d’Italia, nel lontano 1847. Producono una vasta gamma di vini e distillati da vigneti che, in questa fetta di provincia di Pavia, godono di un’ottima esposizione solare, atta alle produzioni del vasto disciplinare dell’Oltrepò. Onestamente, chiarirsi le idee sui vini dell’Oltrepò è operazione complessa. Resta aperta, in questo caso, la domanda sul colore. Ed è difficile constatare l’effettivo valore di un prodotto come il Pinot Nero pavese in vendita al supermercato, dal momento che bottiglie più costose e già recensite non offrono poi così tante emozioni in più rispetto a questa, che rasenta il primo prezzo. Per il Pinot Nero vinificato in bianco delle Tenute Achilli, basta pensare al prezzo risicato – 2,79 euro – per buttarne giù un altro sorso senza pretendere orgasmi enologici. La stessa “modalità”, insomma, con la quale abbiamo degustato (e giudicato) altri vini in vendita al supermercato. Del resto, non serve molto più di un semplice “pinottino” per brindare al bar con gli amici. Cin cin.

Prezzo pieno: 2,79 euro
Acquistato presso: Supermercati SuperDì

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Chianti Classico Docg Riserva 2009, Tenute Piccini

(3 / 5) Dici Chianti e inizi a respirare aria di Toscana. Ma il Chianti Classico Docg Riserva 2009 Tenute Piccini riesce a farci sognare? Noi di vinialsupermercato.it lo abbiamo provato per voi. Cominciamo col dire che ci mette un po’ ad esprimersi, quindi consigliamo di aprirlo circa un’ora prima di consumarlo. L’uvaggio utilizzato per produrlo è 100% Sangiovese, la gradazione alcolica 13%. Il Chianti Classico DOCG Riserva 2009 Piccini ha un colore rosso rubino con riflessi granati all’unghia, limpido e con discreta trasparenza. Al naso la frutta risponde, ma attendiamo altri sentori oltre a quello immediato della ciliegia. Finalmente arrivano anche note floreali e boisè a renderlo un po’ più complesso. Al palato lo troviamo leggermente sotto corpo, ma rotondo e vellutato con i suoi tannini morbidi. Vino fresco, complessivamente di beva piacevole ed equilibrata, le note fruttate sono comunque prevalenti. Servito a 18° si abbina a carni rosse, arrosti e formaggi stagionati. Il Chianti Classico Docg Riserva 2009 Tenute Piccini, che si presenta in Gdo con un prezzo al di sotto dei sei euro, lo collochiamo nella cosiddetta fascia media che garantendo un buon rapporto qualità prezzo può accontentare diversi palati. Lo stesso Gambero Rosso lo ha premiato con due bicchieri per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Un Chianti Classico Docg comunque leggero, che per consumatori più esigenti manca un po’ nello “sprint”. Il Chianti Classico Docg Riserva 2009 viene affinato per 12 mesi in botti di rovere e per altri tre mesi in bottiglia. Il Gallo Nero è il simbolo del Chianti Classico, che si differenzia dagli altri per la zona di origine classica di produzione, il cugino Chianti lo possiamo trovare prodotto per esempio anche nei dintorni di Pisa. Le Tenute Piccini si trovano in Località Piazzole a Castellina in Chianti (Siena). La loro storia conta già ben quattro generazioni. Si tratta di un’azienda capillarmente distribuita in Italia e all’estero. Una curiosità interessante: le Tenute Piccini sono tra le prime cantine ad aver fiutato il business nascente del wine truck. Muniti di cinque ape car, che sono tornati tanto di moda, alcuni incaricati stanno girando l’Italia in lungo e in largo per proporre degustazioni itineranti. Addirittura lo scorso ottobre a bordo di una mini rover hanno oltrepassato la Manica, per portare i loro vini a Londra e a Manchester. Insomma, non c’è segmento di mercato che sfugga al loro attento marketing. E in qualche modo, per rispondere al nostro primo interrogativo: la Toscana c’è.

Prezzo pieno: 5,99 euro
Acquistato presso: Supermercati SuperDì

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Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc gran cuvèe storica, Cantine Giorgi

(4 / 5) Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese a cercare di migliorare la “doc” reputation, con il loro Pinot Nero OP Doc frizzante vinificato in bianco
a partire già dalla scelta della bottiglia renana personalizzata, che non passa inosservata al supermercato, esattamente come il suo posizionamento prezzo. Il Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi, oggi sotto la nostra lente di ingrandimento, è il top di gamma sullo scaffale del supermercato che abbiamo visitato con uno scarto medio di prezzo di quattro o cinque euro rispetto allo stesso prodotto di altre cantine. È anche il solo Pinot Nero OP Doc frizzante bianco vendemmia 2015, a testimonianza probabilmente dell’elevata rotazione del prodotto presso questo supermercato, ma anche forse di una esposizione “prematura”.

Nel calice Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si presenta di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Il perlage è mediamente fine e di buona persistenza. Al naso sentori delicati di mela, pesca e qualche nota agrumata, in linea con altri prodotti di questo vigneto che più di tanto, in certe tipologie di vinificazione non riesce ad esprimere. In bocca si presenta sapido e con una vivace acidità probabilmente accentuata dalla giovane età. Un vino complessivamente armonico ed elegante, con un finale lungo: per gli amanti dei vini frizzanti un buon prodotto. Il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si abbina ad aperitivi, antipasti, piatti a base di pesce, sicuramente servito alla temperatura di 8-10 gradi, sarà un fresco aperitivo estivo sulle nostre tavole beneficiando anche di un affinamento un po’ più lungo. Le uve 100% Pinot Nero utilizzate per il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi vengono pressate con una spremitura soffice e il mosto fiore con una resa del 55% di resa viene separato immediatamente dalle seconde e dal torchiato. La fermentazione avviene con l’ausilio di lieviti selezionati a temperatura controllata in serbatoi di acciaio. Le Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese, presenti dal 1970 hanno raccolto una serie di riconoscimenti per altre denominazioni e i tre bicchieri Gambero Rosso per il loro Pinot Nero nella versione Metodo classico DOCG.

Prezzo pieno: 7,90 euro
Acquistato presso: Iper
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Flavonoidi e antociani: così il vino aiuta a non fare “cilecca”

Bere vino danneggia la salute? Un bicchiere al giorno è consigliabile? I dubbi sono tanti visto che si scopre tutto e il contrario di tutto. L’unica certezza è che tra Oms, enti, riviste, università, associazioni di settore, con cadenza regolare ci viene comunicato il risultato degli effetti sulla salute o sulla psiche del consumo di vino. Talvolta queste ricerche fanno sorridere. L’ultima parola spetta però ad alcuni ricercatori americani. Secondo alcuni ricercatori, come riporta “The American Journal
of Clinical Nutrition”, a sua volta citato dalla rivista GQ, il consumo di vino inciderebbe sulla “riuscita” (o meno) delle prestazioni sessuali. Secondo questa ricerca, l’assunzione di vino e di frutti rossi, abbinata a regolare attività fisica, ridurrebbe del 21% il rischio della cosiddetta “cilecca”. Il merito di tutto ciò risiederebbe nei flavonoidi e negli antociani, elementi contenuti in diversi alimenti, ma in elevate concentrazioni del vino. Sarà per questo che capita sempre più frequentemente di vedere donne nella corsia dei vini? Saranno forse in cerca di rimedi per i loro partner? “Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”, scriveva Ovidio. Forse anche lui ci aveva visto lungo. Nel dubbio, continuiamo a bere il nostro bicchiere al giorno, ancora meglio se di un buon vino di cui trovate recensione sul nostro blog vinialsupermercato.it. Possibilmente andando a comprarlo a piedi. Così anche l’attività fisica è fatta.

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Negroamaro Salento Igp Notte Rossa 2013, Cantine San Marzano

(4 / 5) “Lu Salentu, lu mare, lu ientu”….e il vino, potremmo aggiungere al testo della canzone degli Après La Classe, dato il fermento attorno ai vini pugliesi – e in particolare salentini – che si è creato negli ultimi anni.

Torniamo ancora una volta in Puglia con il Negroamaro del Salento I.G.P Notte Rossa, vendemmia 2013, prodotto e imbottigliato dalle Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto.

Una scala che si allunga verso la luna e il cielo stellato raffigura l’invitante etichetta frontale. Vediamo se l’assaggio ci condurrà metaforicamente alle stelle o se ci farà capitombolare.

LA DEGUSTAZIONE
Il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa, all’esame visivo si presenta di color porpora con riflessi violacei, limpido e con archetti stretti che lacrimano lungo il calice.

Al naso emergono sentori di piccoli frutti di bosco e di ciliegia, con qualche piacevole nota speziata a movimentare il corredo aromatico.

Al sorso ritornano soprattutto le note fruttate. Un vino di buona struttura, caldo e avvolgente, bilanciato da una fresca acidità e con una giusta astringenza. Armonico, equilibrato e gradevole.

Un finale non particolarmene lungo, ma che importa. Nonostante la persistenza il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa riesce a trasmettere l’anima di un territorio e di un vino ad un prezzo alla portata di tutte le tasche. A tavola si abbina a primi piatti saporiti, carni in genere e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Il Negroamaro del Salento Igp Notte Rossa delle Cantine San Marzano viene vendemmiato a metà settembre, in purezza, ovvero con sole uve Negroamaro. La vinificazione prevede una macerazione termo controllata con lieviti selezionati e affinamento in acciaio. Un vino che mantiene le sue caratteristiche per cinque anni: come vino Igp si colloca al di sotto di una Doc e al di sopra di un vino da tavola, un vino longevo, ma di pronta beva che consigliamo per una breve fruibilità.

Le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe sono nate negli anni Sessanta e rappresentano oggi una delle realtà più vaste della zona con 1500 ettari vitati, una produzione complessiva di 8,5 milioni di bottiglie e circa 1200 viticultori associati. I premi e le menzioni per alcune delle loro etichette, sia in Italia che all’estero sono diversi

Acquistato presso: Bennet
Prezzo pieno 4,69

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Cannonau di Sardegna Doc Albada, Vitivinicola Antichi Poderi di Jerzu

(3,5 / 5) I vini andrebbero bevuti direttamente sul territorio e direttamente dal produttore. Tutto molto vero, ma complicato, Ancor più se vivi sul “continente”. E la regione vitivinicola è la Sardegna. Per fortuna grazie alla Gdo possiamo bere vini dalle più svariate provenienze, a diverse fasce prezzo e spesso anche di qualità, comodamente a casa nostra. Il vino sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it questa volta è proprio sardo, il più famoso, altrimenti detto il Barbera della Sardegna: stiamo parlando del Cannonau Doc. In particolare del Cannonau di Sardegna Doc Albada, imbottigliato all’origine dalla Vitivinicola Antichi Poderi di Jerzu, a Jerzu  in Ogliastra. Vendemmia 2014, 13% di alcol. Si tratta di una selezione Auchan, come indicato sul collo della bottiglia. Non è la prima volta che un Cannonau finisce sotto il nostro microscopio, ma questo ha già un primato: il primo prezzo di soli 2,99 euro. Lo apriamo una mezzoretta prima di iniziare a degustarlo, come suggerito sull’etichetta posteriore della bottiglia. Quindi versiamo il vino nel bicchiere.

LA DEGUSTAZIONE
Limpido, trasparente, rosso rubino con riflessi violacei. E’ un vino giovane. Il profumo è intenso, floreale di viola, ma la prevalenza è assolutamente fruttata di mora, lampone ed amarena.

In bocca si presenta asciutto, un tannino ben dosato e di giusta astringenza. Caldo, anche grazie al suo 13% di alcol in volume, rotondo, secco. Un vino fresco e sapido e anche di discreta persistenza. Assolutamente equilibrato.

Certo non stiamo parlando dell’eccellenza del Cannonau, ma di un vino che con un prezzo del genere sorprende positivamente. Si abbina a salumi, carni grigliate e primi piatti saporiti. Il Cannonau di Sardegna Doc Albada della Vitivinicola Antichi Poderi di Jerzu, non è tra i vini di questa cantina giudicati ottimamente sulla Guida dei Vini 2016 de L’Espresso. Ma si fa comunque apprezzare, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.

La cantina, nata negli anni Cinquanta per volontà di una quarantina di viticultori, oggi vanta 430 soci. Si tratta di un’azienda moderna, che dispone di circa 600 ettari di vigneti coltivati con diverse tipologie di allevamento, disposti su diverse pendenze di terreno dai 700 metri sul livello del mare fino a valle, verso la costa. Produce una vasta gamma di vini, dai più giovani e fruttati a vini riserva di grande eleganza.

Prezzo pieno: 2,99 euro
Acquistato presso Auchan / Sma / Simply Market

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Monferrato Rosso Doc 2012 Alaba, Tenuta la Marchesa

(2 / 5) Il Piemonte occupa diversi ripiani e metri lineari sugli scaffali della grande distribuzione: le marche sono spesso le stesse, ma questa volta ad incuriosire vinialsuper è stata una novità in assortimento.

Imbottigliato direttamente dal produttore finisce sotto la nostra lente di ingrandimento il Monferrato Rosso Doc Alaba 2012, prodotto dalla Tenuta la Marchesa di Novi Ligure. Siamo in provincia di Alessandria, al centro di un ideale triangolo tra Milano, Genova e Torino.

L’ etichetta frontale non è particolarmente accattivante, ordinaria. Ma l’abito non fa il monaco. Sul retro si legge:  “Imbottigliato senza legno al fine di scoprire i profumi naturali dei vitigni, Barbera, Merlot e Albarossa, favoloso incrocio di Nebbiolo e Barbera riscoperto da poco”. Un preludio invitante.

LA DEGUSTAZIONE
Il Monferrato Rosso Doc Alaba di Tenuta la Marchesa si presenta rosso rubino carico. Inizialmente un po’ chiuso al naso, col passare dei minuti si apre concedendo note di frutti rossi intense.

Al palato però  qualcosa stona al primo sorso. Risulta decisamente troppo tannico, allappante. Un tannino verde quello di questa annata 2012 che potrà ammorbidirsi col tempo. Da riprovare più avanti.

Abbinabile a salumi, arrosti, cacciagione, carni rosse brasate, Il Monferrato Doc viene prodotto nella provincia di Asti e di Alessandria, laddove indicato senza ulteriori specifiche, come ad esempio il Monferrato Chiaretto, Dolcetto o Freisa. Il disciplinare prevede solo che sia prodotto con uve non aromatiche, dello stesso colore, raccomandate e autorizzate nel territorio.

Prezzo: 4,98 euro
Luogo d’acquisto: Bennet

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Ghemme Docg 2005, Tor del Pian

(5 / 5) Lo scaffale è quello del Piemonte, regione a cui il patrimonio enoico nazionale deve il Barolo, il re dei vini.

Piemonte, regione dei primati vinicoli che vanta ben sedici Docg tra cui quella cui appartiene il vino sotto la nostra lente di ingrandimento: Ghemme Docg prodotto nell’omonimo Comune e nel territorio limitrofo di Romagnano Sesia, in provincia di Novara. Da uve Nebbiolo, chiamate “Spanna” in questa zona e Bonarda novarese, detta localmente Vespolina per la sua capacità di attirare le vespe con la sua dolcezza.

Prodotto su pochi ettari e in quantità limitate dall’azienda Tor del Pian Srl, costola di una nota azienda nata negli anni Cinquanta che per i suoi prodotti Ghemme e Gattinara top di gamma ha ricevuto per ben sette anni consecutivi i prestigiosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso si è confermato un gran calice.

LA DEGUSTAZIONE
Di colore rosso rubino con riflessi granati, al naso il Ghemme Docg della cantina Tor del Pian ha un profumo intenso di viola e frutti rossi, ma anche spezie come il pepe nero e liquirizia. Morbido e avvolgente è un vino molto caldo con una gradazione di 13,5%, ma estremamente elegante e armonico. Un “Signor vino” che non ha nulla da invidiare ad altri vini del Piemonte più noti.

Il Ghemme Docg Tor del Pian si abbina a carni rosse, brasati, selvaggina, ma anche a formaggi stagionati.

Una curiosità: Francesco Sforza lo degustò il 15 agosto del 1531 per festeggiare l’assunzione della cattedra novarese del vescovo Arcimboldi. Una perla tutta italiana che possiamo trovare al supermercato a un prezzo abbordabile, anche se non scontato.

Prezzo: 11,90 euro
Acquistato presso: Bennet

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Colli di Luni Rosso Doc Terre di Luna, Lunae Bosoni Srl

(4 / 5) Torniamo in Liguria, questa volta a Levante, nel cuore della Lunigiana, per un vino rosso di qualità prodotto in regione determinata. Siamo nei Colli di Luni, zona che la Liguria divide in parte con la provincia Toscana di Massa Carrara. Questo è il più esteso paesaggio vitivinicolo della Liguria nel quale non si produce solo il rinomato Vermentino, che pur raggiunge qui la sua massima espressione, ma anche qualche vino rosso tra cui il Colli di Luni Rosso Doc, Terre di Luna. La cantina di produzione è la
Lunae Bosoni Srl di Ortonovo, provincia di La Spezia, che prende proprio il nome dall’antica città di Luni. Si tratta di una azienda familiare dal passato agricolo che dal 1966 si è concentrata sulla viticoltura e la cui produzione spazia da vini cru a passiti e distillati. Colli di Luni Rosso Doc Terre di Luna viene prodotto con uve Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo. Queste ultime due, utilizzate frequentemente per assemblaggi, regalano morbidezza e alcolicità al Sangiovese. La vendemmia che abbiamo provato è la 2013. Di colore rosso rubino, al naso si presenta delicato con sentori di frutta rossa e note speziate che ricordano il pepe nero. Un vino secco, piacevolmente caldo che nonostante i suoi 13% di alcol in volume si presenta altrettanto piacevolmente tannico. Si abbina a carni rosse o a piatti al forno, ma anche a salumi e formaggi di media stagionatura. Un vino da noi assaggiato quasi con dei preconcetti, associando mentalmente l’eccellenza produttiva ligure solo ai vini bianchi, ma che ha sorpreso. Ma lo consigliamo anche per un altro motivo. La Liguria, per le sue caratteristiche orografiche, non riesce a raggiungere un’importante massa critica sul panorama italiano. La sua produzione sul volume nazionale si attesta infatti intorno allo 0,4% e lo spazio che viene riservato ai vini liguri sugli scaffali dei supermercati è veramente limitato. Colli di Luni Rosso Doc Terre di Luna, offerto agli ospiti, risulterà anche originale. La foto davanti al camino è puramente evocativa, naturalmente va servito intorno ai 16/18°.

Prezzo pieno: 6,90 euro
Acquistato presso: Carrefour

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Approfondimenti

In vino marketing. La “pubblicità” delle cantine 2.0 e il caso Passerina 50 sfumature

Alle vongole, of course. Il tuo rosso di Toscana, lo abbinerei agli spaghetti con le vongole. O all’orata al forno. Il bello del marketing 2.0 proposto da certe cantine d’Italia, è la sua vena sprezzantemente democratica. La pubblicità mostra in primo piano un calice di vino rosso e una bottiglia del vino di turno. La domanda, posta per creare evidentemente un elevato (in termini numerici, s’intende) dibattitto tra i potenziali acquirenti, è la seguente: “Sentore di viola mammola e frutti rossi assieme a profumi di liquirizia e note speziate. A quale piatto abbineresti un calice di Nipozzano Riserva?”.

Sotto il prossimo: una valanga di idee, di piatti, di portate. Di chef. Ma soprattutto di “like”. Del resto la campagna pubblicitaria di Frescobaldi è destinata al pubblico di Facebook.

E a rispondere all’annuncio a pagamento c’è un pubblico tanto variegato quanto curioso. Missione compiuta? Forse. Il problema è che nell’Italia delle cantine 2.0 si fa marketing sui social network per poi rischiare di deludere all’acquisto. A noi di vinialsupermercato.it è successo di bere in sequenza una bottiglia di Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013 capace di surclassare, letteralmente, il Brunello di Montalcino Frescobaldi 2010.

Questione di gusto? Fatto sta che tra le due bottiglie scorrono più di dieci euro di differenza, al supermercato: meno di 12 euro la prima, acquistata da Esselunga; e più di 24 euro la seconda, acquistata in un punto vendita della catena di supermercati Il Gigante. Forse avremmo fatto bene a ordinare (online?) un Nipozzano Riserva. Ovviamente dopo aver detto la nostra, su Facebook, in merito all’abbinamento.

Eppure, c’è chi si spinge ben oltre. Cavalcando, è proprio il caso di usare questo verbo, l’antico e mai defunto paradigma vincente che lega marketing e sesso. Avete capito bene. Guardate un po’ (foto a sinistra) la pubblicità di questa Passerina.

Gli artefici della trovata sono i responsabili marketing della Casa Vinicola Silvestroni, azienda che opera dagli anni Sessanta nella Valle dell’Esino, nel cuore della regione Marche. Ovvero, nel territorio vocato alla produzione di questo bianco accattivante: la Passerina. Nome che deriverebbe dalla forma dell’acino, che pare alato; nonché al fatto che gli uccellini ne vadano ghiotti.

E l’occasione non se la sono fatta scappare neppure quelli delle Cantine Silvestroni, che alla ricerca di un nome di fantasia per il loro prodotto (linea Travanesca) non hanno trovato di meglio che “Cinquanta sfumature”.

Chissà cosa direbbe Mr Grey se solo scoprisse che per Natale 2015, le Cantine Silvestroni propongono una confezione regalo composta da una bottiglia di Cinquanta Sfumature di Passerina abbinata a una mousse di baccalà con cialda al nero di seppia e dattero salato. Chapeau.

E allora converrebbe un po’ a tutti farsi un esame di coscienza sul mondo del vino 2.0. Un esame che dovrebbe portare tutti gli amanti (veri) del buon vino a documentarsi, approfondire, leggere e conoscere meglio un mondo che necessita di maggiore consapevolezza. Perché, in fondo, il bello è capire cosa vuol dirci il vino una volta versato nel bicchiere. Certamente più di quanto vuol dirci chi prova, prima ancora, a vendercelo.

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birra

Mastro birraio Piacenza 2015: le eccellenze della birra artiglianale italiana

PIACENZA – Amare il vino non significa snobbare la birra. Soprattutto se si parla di birra artigianale. Con questo presupposto ho visitato, per il secondo anno consecutivo, la manifestazione in programma presso i padiglioni fieristici di Piacenza, dedicata al variegato e pittoresco mondo della birra artigianale italiana.

A tirar le somme, raccogliendo pareri tra gli ospiti della manifestazione, c’è chi è rimasto deluso. Dopo il grande successo dell’edizione 2014 di Birra Expo, l’edizione 2015 di Mastro Birraio Piacenza (ovviamente più ristretta) “non si è dimostrata all’altezza”.

La rassegna di birra artigianale che ha aperto i battenti venerdì 8 maggio e sarà in scena fino a questa sera, non è tuttavia paragonabile – come spiegano gli organizzatori – a un evento di più ampio respiro nazionale come Birra Expo 2014.

Un minor numero di birrifici presenti ha comunque consentito ai visitatori di godere in maniera più ‘approfondita’ di alcune delle perle dei migliori mastri birrai italiani. E’ il caso, per esempio, del pluripremiato birrificio Baladin, nato nel 1996 come brewpub a Piozzo, in provincia di Cuneo (terra nota più per i grandi vini delle Langhe), grazie all’intuizione del grande mastro birraio Teo Musso.

Presente tra l’altro, in bella vista, anche uno dei prodotti di punta più recenti: Xyauyù Kentucky, “birra da divano” infusa a freddo assieme al tabacco Kentucky in barrique di rovere.

Ottime anche le birre di Retorto di Podenzano (PC), che quindi gioca in casa. Da provare, su tutte, la Daughter of Autumn, premiata di recente come miglior italiana nello stile Strong Ale angloamericano.

Da apprezzare anche il tocco di “milanesità” conferito alla manifestazione dal neonato birrificio “I 3 Bagai”, con i due prodotti di punta “Mahori” e la Bock “Fuorigioco”.

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