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I capolavori del Gusto in scena al Wine & Siena 2017

Degustare il vino mentre si ammira La Maestà di Simone Martini o il Guidoriccio da Fogliano, nella sala del Mappamondo nel Palazzo Comunale di Siena, attigua alla sala dei Nove con il ciclo del  Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, oppure nelle storiche sale di Rocca Salimbeni e di Palazzo Sansedoni, nell’Aula Magna di una delle più antiche università europee, attiva già nel 1240. Un evento diffuso con location prestigiose dedicato alle eccellenze enologiche nella più medievale delle città italiane. E’ la prima volta che accade. E’ l’opportunità che nasce grazie alla seconda edizione di  Wine&Siena, Capolavori del gusto: il 21 e 22 gennaio prossimi a Siena.

La manifestazione, dedicata alla promozione e alla valorizzazione delle eccellenze vitivinicole e culinarie dei terroir, torna nelle sale di Rocca Salimbeni, sede centrale del Monte dei Paschi di Siena, al Grand Hotel Continental (Starhotels Collezione) e si amplia a tutta la città: all’Università di Siena, con il Rettorato che sarà cittadella del Food, a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e a  Palazzo Comunale, nelle storiche sale del Museo Civico.

A Wine&Siena, firmato dagli ideatori del Merano Wine Festival, saranno presenti solo produttori selezionati, oltre 200. Due giorni a passeggio nel Medio Evo per scoprire i migliori produttori vitivinicoli italiani, artigiani del gusto, prodotti tipici di eccellenza, tutti selezionati per il livello qualitativo dei loro prodotti.

L’evento è ideato da Gourmet’s International, il sistema di selezione e valorizzazione di eccellenze che sta dietro al successo internazionale di manifestazioni quali il Merano WineFestival, e Confcommercio Siena. Insieme hanno attivato importanti collaborazioni. Sono organizzatori, oltre Confcommercio Siena, il Comune di Siena e la Camera di Commercio di Siena. Wine&Siena ha il fondamentale sostegno di Banca Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Università di Siena, Grand Hotel Continental – Starhotels Collezione, che hanno concesso spazi prestigiosi per la manifestazione, e di Enoteca Italiana che curerà le master class. Quest’anno si aggiunge anche “Food&Siena”, cittadella del gusto dedicata al food, che avrà la sua sede al Rettorato, la sede storica dell’Università degli studi di Siena, nata quasi ottocento anni fa. Si parte il 20 gennaio con la Small Plate gale presso il Rettorato dell’Università di Siena.

L’esclusività della formula di Wine&Siena consiste nel fatto che tutti i produttori sono stati selezionati tra i vincitori degli annuali Merano WineAward e che questo evento si configura come uno dei pochi, a livello nazionale, che garantisce una selezione qualitativa di prodotti e produttori presenti.

“Siena è una capitale del vino per qualità di prodotto e per numero di denominazioni di origine, in questo senso Confcommercio Siena ha immaginato questo evento – dice Stefano Bernardini, presidente Confcommercio Siena – L’obiettivo è quello di scommettere su una grande opportunità per presentare e far vivere un territorio dove ci sono eccellenze in tutti i settori. Dall’enologia, alla gastronomia, passando dalle eccellenze in campo artistico, culturale, imprenditoriale, turistico, noi abbiamo un territorio ricchissimo, che vogliamo raccontare, aprire sempre di più ai viaggiatori datutto il mondo. Tutto questo grazie ai soggetti che hanno partecipato e hanno dato la propria disponibilità”.

“Continuiamo a scegliere la Toscana – e Siena in particolare – perché questa realtà può senz’altro definirsi la capitale italiana del vino e la Toscana la regione più vocata d’Europa alla produzione vitivinicola d’eccellenza” spiega Andrea Vanni, promotore dell’iniziativa insieme a al WineHunter Helmuth Köcher. “Un’area geografica tra le più vocate al mondo per la vitivinicoltura e punto di riferimento per l’enologia di qualità in Italia con le sue cinque le DOCG che tutelano i vini prodotti nelle varie micro e macro-aree”.

“Wine&Siena – sottolinea il Sindaco di Siena Bruno Valentini – è un evento strategico per il nostro territorio: per la provincia di Siena le produzioni vitivinicole non rappresentano solo un importante settore economico, ma sono qualcosa di più profondo, che ha a che fare con la storia e l’identità culturale della città e della sua campagna. E proprio la stupenda campagna che circonda Siena, come è dimostrato dall’affresco del Buon Governo del Lorenzetti, è da sempre un intreccio virtuoso tra storia, identità, coltivazioni vitivinicole e sviluppo economico: una sapiente e affascinante integrazione tra natura e opera dell’uomo. Per questo, anche attraverso Wine&Siena, ci candidiamo a diventare sempre più un punto di riferimento internazionale per l’enologia e per le produzioni vitivinicole sostenibili”.

“Si tratta di un’iniziativa, ormai, di alto livello nella filiera vitivinicola e agroalimentare – afferma il presidente della Camera di Commercio di Siena Massimo Guasconi – nella quale la Camera di Commercio di Siena ha, in questi anni, creduto e sostenuto. L’evento permetterà anche la valorizzazione delle peculiarità delle produzioni del nostro territorio e del relativo sistema imprenditoriale oltre a favorire il comparto turistico ricettivo”.

“Ospitando una parte degli espositori di Wine&Siena – fanno notare dal Monte – Banca Monte dei Paschi di Siena sostiene una iniziativa che esalta la produzione vitivinicola nazionale, un comparto fondamentale per l’economia dei territori italiani ai quali la Banca è legata con storico impegno. Il valore economico e quello culturale procedono in parallelo. Agroalimentare e vino rappresentano pilastri per lo sviluppo, l’occupazione, la tutela ambientale e la promozione dell’Italia. Favorendo manifestazioni come Wine&Siena Banca Mps continua ad essere un punto di riferimento per la città oltre che per gli operatori e per gli appassionati del settore”.

L’ Università di Siena – commenta il rettore Francesco Frati – collabora con grande piacere alla manifestazione, che costituirà anche l’occasione per presentare alcune attività di ricerca sui temi della sostenibilità delle produzioni alimentari, della salute e della tracciabilità dei prodotti. Inoltre, la partecipazione a Wine&Siena testimonia il legame positivo tra l’Ateneo, la città, il suo territorio e le iniziative che ne promuovono lo sviluppo, in linea con una progettualità consolidata che coinvolge didattica, ricerca e trasferimento tecnologico”.

“Un evento importante per la città di Siena – fa notare Davide Usai, direttore generale della Fondazione Monte dei Paschi di Siena – che ben corrisponde alle nuove linee strategiche della nostra attività istituzionale e al quale la Fondazione Mps ha voluto contribuire offrendo la possibilità di degustare una selezione delle eccellenze della produzione vitivinicola nazionale in un contesto artistico unico come la nostra sede, Palazzo Sansedoni. Una felice unione fra cultura e sistema agroalimentare, due dei capisaldi per lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione del nostro territorio”.

“Siena è una delle città più affascinanti d’Italia ed una destinazione turistica da scoprire durante tutto l’anno – afferma Elisabetta Fabri, Presidente ed AD di StarhotelsPer questo il nostro gruppo sostiene Wine&Siena aprendo gli ambienti ricchi di storia e di arte del Grand Hotel Continental, che da Luglio 2016 è entrato a far parte di Starhotels Collezione, a tutti coloro che vogliono scoprire le eccellenze enogastronomiche che questi luoghi hanno da offrire. E’ importante che chi come Starhotels opera nella fascia alta del settore turistico dia il proprio contributo per l’organizzazione di manifestazioni culturali ed enogastronomiche legate al territorio in grado di attrarre turismo di qualità, dando visibilità a questa città meravigliosa anche nei periodi considerati di bassa stagione”.

La manifestazione
L’ingresso costa 40 € (mezza giornata 25 €), dalle 10 del mattino fino alle 19, e permette di degustare tutti i prodotti presentati, che sono il risultato di un lavoro di degustazione e selezione da parte delle commissioni che ogni anno assegnano il prestigioso Merano WineAward. Oltre alla possibilità di degustare i migliori prodotti del territorio durante i due giorni della manifestazione, il programma prevede la presenza di master class a Palazzo Sansedoni, la Small Plate gale presso il Rettorato dell’Università di Siena il 20 gennaio, uno store delle eccellenze Merano WIneAward, degustazioni guidate. Per quanti intendano vivere l’evento abbindolo ad un soggiorno alla scoperta del territorio di Siena, il consorzio di promozione e turismo Siena Incoming attraverso il proprio Tour Operator CWay, gruppo Costa, propone diverse soluzioni di pacchetto. La biglietteria e le proposte turistiche collegate all’evento Wine&Siena saranno prenotabili sul sito www.sienaincoming.it o telefonando ai seguenti numeri 3480216972 / 3476137678. Informazioni, biglietti prenotazioni sul sito ufficiale www.wineandsiena.it e www.sienaincoming.com E’ main sponsor della manifestazione Conad del Tirreno, è sponsor l’Autosalone Montecarlo Subaru Siena, si ringrazia il Panificio il Magnifico di Lorenzo Rossi.

 

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Cervaro della Sala 2003 e tartufo: abbinamento di gusto!

Da una parte il Cervaro della Sala 2003, prodotto di punta di Castello della Sala, l’azienda vitivinicola umbra di proprietà dei Marchesi Antinori, viticoltori da 26 generazioni, con tenute in ogni angolo del globo, tra Italia, Ungheria, Sud America e Nuova Zelanda. Dall’altra un profumato e gustoso tartufo bianco d’Alba, a condire con il burro delle pappardelle all’uovo. Sarà un matrimonio felice? Prima di scoprirlo, occorre degustare il vino.

Nel calice si presenta giallo dorato di buonissima intensità e vivacità, che indica una perfetta conservazione. Il naso è dotato di ottima intensità, complessità e finezza, con un caleidoscopio di sensazioni che spaziano dalle note mature di mango, banana, clementina e susina bianca, di fiori d’acacia appassiti e rosa gialla, di vaniglia, cannella e pepe bianco, alle quali seguono riconoscimenti di cioccolato bianco e tabacco biondo, su sfondo di erbe aromatiche.

In bocca il carattere grasso dello Chardonnay, con la sua morbidezza e il tenore alcolico perfetto, è ben bilanciato dalla freschezza e sapidità donate dal Grechetto e dal terreno. Il risultato è un vino dal grande equilibrio e che invita a continui riassaggi. Ottima la persistenza con finale coerente con la complessità olfattiva.
Vino eccellente, impreziosito dalla possibilità di invecchiare ancora per qualche anno.

Le uve utilizzate da Marchesi Antinori in occasione della vendemmia 2003 del Cervaro della Sala furono Chardonnay per l’80% Grechetto per il 20%, coltivate nei pressi di Sala, distante appena 18 km da Orvieto, su terreni ricchi di fossili, a una altitudine tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Le due varietà di uve, vinificate in maniera distinta, subiscono una macerazione sulle bucce di 8 ore a 10 gradi. Dopo la fermentazione, passano 5 mesi in barrique di rovere francese a contatto con i propri lieviti, dove svolgono la fermentazione malolattica. L’annata 2003 fu tra le più calde degli anni 2000, facendo maturare perfettamente le uve, ma senza compromettere la fondamentale acidità. Ed ora la prova dell’abbinamento…

Il piatto con il tartufo bianco è ben sostenuto dalla struttura del vino e la grassezza data dal burro e dall’uovo dall’uovo delle pappardelle è contrastata ottimamente dall’acidità e dalla sapidità del vino. Lo Chardonnay passato in legno si conferma un compagno perfetto per il pregiato tubero bianco e il Grechetto dona vivacità al tutto, facendo terminare la gustosissima ricetta nel piatto e il vino nel calice in un men che non so dica. Il matrimonio si rivela assolutamente felice e a da ripetere nella prossima stagione dei tartufi.

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Vini al supermercato

Aglianico del Vulture Doc 2013 Maschito, Casa Maschito

(4 / 5) Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it un vitigno straordinariamente interessante come l’Aglianico del Vulture. In particolare l‘Aglianico di Casa Maschito, vendemmia 2013. Nel calice, il vino si presenta di colore rosso porpora con riflessi rubino, limpido e brillante, con archi stretti e fitti.

Al naso le premesse immaginabili sin dal primo sguardo: sentori di confettura di amarene e frutti selvatici di sottobosco. Nonché una percezione dell’alcolicità gradevole, con note pungenti e speziate a fare da contorno. Al gusto la tannicità è evidente, tipica di questo vino di grande longevità. Un tannino che, però, non impedisce affatto alla beva di risultare piacevole. Anzi: un sorso tira l’altro.

Buona anche la persistenza aromatica. Le note di foglia di pepe nero si mescolano alla mineralitá tipica dei vini della Basilicata: uno dei più sinceri esempi in Italia di “terroir”, capace di conferire anche a questo Aglianico – dall’ottimo rapporto qualità prezzo – un interessante sentore di grafite. Perfetto l’abbinamento di questo vino in cucina con secondi piatti di carni rosse, arrosti e formaggi stagionati. Rigorosa la temperatura di servizio, dai 18 ai 20 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Questo rosso di Casa Maschito è ottenuto in purezza da uve Aglianico, del biotipo Vulture. L’area di produzione è quella della fascia collinare del Comune di Maschito, in provincia di Potenza: terreni freschi vulcanici e argillosi. La vendemmia dell’Aglianico avviene nell’ultima settimana del mese di novembre. Alla pigiadiraspatura delle uve segue una macerazione delle bucce con fermentazione del pigiato in acciaio inox a temperatura controllata al di sotto dei 25 gradi.

Le macerazioni durano in media dai 10 ai 15 giorni, durante i quali vengono effettuati frequenti rimontaggi all’aria del mosto. La fermentazione malolattica avviene entro 60 giorni dalla vendemmia. Il vino affina 24 mesi in piccole botti di rovere francese da 228 litri e viene commercializzato in seguito ad ulteriori 12 mesi di maturazione in bottiglia. Casa Maschito è ormai una realtà vitivinicola ben consolidata in Basilicata. Dieci gli ettari vitati di proprietà di una cordata di imprenditori che hanno fondato la cantina nel 1999.

Prezzo: 4,90 euro
Acquistato presso: Supermercati Dok

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Export di spumanti, Wine Monitor: continua la rincorsa alla Francia

Pur restando ampio il divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro), nel 2016 le esportazioni di spumanti italiani continuano a ridurre le distanze con quelle francesi, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25% – sulla scia della crescita per i primi sette mesi di quest’anno, come anche segnalato dall’Osservatorio del Vino di cui Wine Monitor è partner – a fronte di una leggera flessione degli spumanti d’oltralpe (-1%).

Manco a dirlo, tutto merito del Prosecco che dovrebbe chiudere l’anno con il vento in poppa, trascinando così al rialzo tutta la categoria, al contrario del più blasonato Champagne che invece terminerà con gli stessi valori di export dell’anno precedente (o giù di lì, con una riduzione a cavallo dell’1%), così come il Cava spagnolo che arretrerà di qualche punto percentuale (-3%).

“In alcuni tra i principali mercati mondiali, gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei principali concorrenti” sostiene Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma. “Basti pensare al Regno Unito, dove le importazioni dall’Italia aumentano, nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, di oltre il 38% in volume rispetto allo stesso periodo del 2015; al contrario, quelle dalla Francia si riducono del 4% mentre dalla Spagna calano di oltre il 13%”.

Ma non è solo la Gran Bretagna a dare soddisfazione ai nostri produttori di spumanti. Anche negli Stati Uniti, che rappresentano il principale paese al mondo per import di sparkling, i vini italiani “fanno meglio” del mercato. A fronte di una crescita nelle importazioni (sempre riferite ai valori dei primi dieci mesi dell’anno) pari all’11%, quelle provenienti dall’Italia superano il 30%. La stessa tendenza si ripete in Canada (+9% l’import totale, +20% quello italiano), in Svizzera e in Germania. All’opposto, gli spumanti spagnoli vedono ridursi la loro quota (calcolata sulle importazioni della categoria) dal 6,2% al 5,3% in Uk e dal 19,2% al 15,5% in Germania.

Non solo cresciamo più dei francesi nell’export, ma sono gli stessi cugini d’oltralpe ad aumentare gli acquisti dei nostri spumanti. “Tra il 2010 e il 2015 – continua Pantini – l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia, al netto dell’Asti, è praticamente decuplicato, passando da meno di 4.000 a quasi 46.000 ettolitri, per un controvalore superiore ai 15 milioni di euro”.

La stessa tendenza sembra ulteriormente rafforzarsi nell’anno in corso: le esportazioni in Francia di spumanti Dop nei primi 9 mesi del 2016 evidenziano un’ulteriore crescita in volume dell’80%, superando già per questo periodo (e ancora prima delle festività di fine anno) i 55.000 ettolitri. Insomma, la moda dello Spritz ha contagiato i francesi e il Prosecco ne cavalca l’onda.

Nel complesso, sarà proprio grazie agli spumanti se l’export di vino italiano riuscirà anche quest’anno a ritoccare verso l’alto il proprio record, alla luce del fatto che i vini fermi imbottigliati – che rappresentano i tre quarti del valore complessivo delle nostre vendite oltre frontiera – segnalano per i primi 9 mesi del 2016 un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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Coldiretti: Registro telematico antifrode per 50mila operatori

Il registro dematerializzato insieme al testo unico del vino daranno un profondo taglio alla burocrazia inutile che costringe ogni impresa vitivinicola a 100 giornate di lavoro per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per la definizione da parte del Ministero delle Politiche Agricole di un adeguato periodo di accompagnamento per favorire l’ingresso di tutti i produttori nel nuovo registro dematerializzato.

Si auspica ora – sottolinea la Coldiretti – una veloce messa a regime delle semplificazioni ulteriore legate allo sviluppo delle attività connesse al registro al fine di consentire in tempi brevissimi il completo interscambio con le strutture di controllo e la semplificazione o automatizzazione delle dichiarazioni di produzione e delle dichiarazioni di lavorazione. La telematizzazione -ricorda la Coldiretti – interessa più di 50.000 operatori i quali per oltre il 90% sono piccoli produttori (meno di 1000 ettolitri all’anno) e per questo ci vuole gradualità – continua la Coldiretti che ha avviato da qualche mese una intensa attività di formazione, informazione e assistenza per i produttori ed è a disposizione dei produttori per informazioni e supporto delle cantine nella tenuta del nuovo registro.

Per andare incontro alle esigenze di adeguamento delle imprese, dal 1 gennaio e fino al 30 aprile 2017, in sede di controllo gli operatori – conclude la Coldiretti – potranno infatti giustificare le operazioni non registrate online attraverso documenti cartacei senza essere sanzionati”.

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Vicenza Autoctono Wine & Food Tour 2017: il calendario

L’enogastronomia vicentina di qualità fa squadra e presenta Autoctono Wine & Food Tour 2017. Un calendario di 15 serate, in programma per il 2017 da gennaio a maggio in selezionati locali della provincia berica, per raccontare i vini delle quattro denominazioni enologiche vicentine in abbinamento a quelle gastronomiche.

Protagonisti sono i Consorzi di Tutela dei vini della Provincia di Vicenza (Breganze, Colli Berici e Vicenza, Durello, Gambellara) con la partecipazione dei Consorzi di Tutela del Formaggio Asiago, dell’Asparago di Bassano DOP, della Ciliegia di Marostica IGP, il contributo della Camera di Commercio di Vicenza e il coinvolgimento delle associazioni di categoria APIndustria, Confartigianato, Confcommercio, F.I.P.E. Primo appuntamento: venerdì 13 gennaio 2017 alle 18 allo Snack Bar di Montecchio Maggiore.

Autoctono Wine & Food Tour 2017 è il primo progetto trasversale che mette in comunicazione i diversi settori dell’enogastronomia vicentina. Formula scelta per le quindici serate è quella dell’aperitivo – dalle 18 alle 21 circa – quando i partecipanti potranno degustare i vini, assaggiare i prodotti tipici, ascoltare il racconto dei produttori presenti. Quattro denominazioni che raccontano un territorio esteso e variegato: nella zona Breganze DOC la voce più forte è quella del vino Vespaiolo nelle versioni fermo, spumante e passito (Torcolato); dai Colli Berici, terra vocata per la produzione di vini rossi, un nome su tutti è l’autoctono Tai Rosso; Gambellaraè invece terra di bianchi con l’uva Garganega che diventa Gambellara Classico, Spumante, Vin Santo e Recioto di Gambellara; tra Vicenza e Verona l’autoctona Durella è alla base degli spumanti Lessini Durello DOC.

Non solo vino. Durante le serate gli abbinamenti saranno con la gastronomia tipica vicentina. In particolare l’Asiago, sia Fresco che Stagionato nelle tre versioni (mezzano, vecchio e stravecchio); l’Asparago di Bassano certificato DOP che si riconosce dal colore rigorosamente bianco; la Ciliegia di Marostica frutto rotondo, rosso, con una polpa molto soda.

I locali vicentini coinvolti sono: Snack bar di Montecchio Maggiore; Wine Enoteca di Lonigo; Osteria da Mirella di Tezze sul Brenta; Bar ristorantino La Rua di Vicenza; La Vaca Mora Café di Barbarano Vicentino; Osteria alla Botti di Vicenza; Garibaldi Cafè di Lonigo; La Bottega da Claudio – ombre e cicheti di Vicenza; Enoteca da Cesare di Nanto; Enoteca La Caneveta di Barbarano Vicentino; Osteria Madonnetta di Marostica; Trattoria Palmerino di Sandrigo; Pulierin Enotavola di San Michele di Bassano del Grappa; Caffè Carducci di Thiene; Bar Mazzini di Breganze. Per informazioni Autoctono Wine & Food Tour 2017 ha una pagina Facebook (http://www.facebook.com/autoctonowinefoodtour), che verrà aggiornata con tutti i dettagli delle serate.

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Bilancio positivo per il Lugana Doc: 2016 da ricordare

 50 milioni di euro di fatturato, 14 milioni di bottiglie nella vendemmia 2015, 1.675 ettari coltivati, un lungo tour promozionale negli USA con 10 tappe e tanti progetti in cantiere, in Italia e all’estero, per festeggiare nel 2017 i 50 anni della DOC, la prima della Lombardia. Questi i numeri più che positivi del Consorzio Tutela Lugana DOC, che chiude il 2016 in forte crescita, confermando così il trend di crescita che dura dal 2006, con una produzione raddoppiata in dieci anni.

“Per noi è stato il miglior anno in assoluto – afferma il presidente Luca Formentini, riconfermato lo scorso febbraio alla guida del Consorzio per un altro triennio –. Mai avevamo raggiunto questi traguardi e mai prima d’ora il nostro vino aveva ottenuto riconoscimenti così unanimi e significativi, con un export al 70% in crescita sia in mercati consolidati, come la Germania, che in paesi fino a pochi anni fa preclusi, come gli USA o il sud est asiatico. Siamo soddisfatti non solo dei risultati commerciali del nostro vino ma anche di alcuni progetti da tempo coltivati che nel 2016 hanno finalmente visto la luce. Fra tutti l’istituzione ufficiale della Commissione tecnica, una sorta di laboratorio in cui i nostri associati potranno sperimentare un nuovo modo di lavorare insieme, e il protocollo siglato con i florovivaisti per il mantenimento del patrimonio arboreo della nostra area. Fra gli impegni che ci stanno più a cuore vi è infatti contribuire alla crescita della cultura della sostenibilità ambientale nel nostro territorio”.

Da anni il Consorzio è una delle voci più decise contro il passaggio della linea dell’alta velocità nel basso lago, linea che proprio pochi giorni fa è stata inaugurata nella tratta Milano-Brescia.“Non si tratta solo del danno economico diretto, che pure è ingente dato che la Turbiana oggi vale 200 euro al quintale e i terreni coltivati 300 mila euro l’ettaro – spiega Formentini -. Il rischio maggiore è la compromissione dell’intero distretto turistico del Garda, il terzo in assoluto in Italia. Un intervento così aggressivo in un’area dell’equilibrio fragile ci pare un vero suicidio, a maggior ragione in questo momento storico in cui, anche grazie al successo di filiere come la nostra, si è riusciti con fatica a porre un freno alla cementificazione ed al consumo di territorio. Non abbiamo ancora perso la speranza che si possa intervenire sul progetto e modificare il tracciato –conclude Formentini – e indirizzeremo una lettera aperta al confermato Ministro Delrio perché ascolti le nostre ragioni”.

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E’ record per gli spumanti: 62 milioni di bottiglie pronte per essere stappate

Spumanti italiani “superstar” a Natale: durante le prossime festività, nel nostro Paese verranno stappate 62 milioni di bottiglie di spumanti italiani (+10% sul 2015; bottiglie da 0,75l), mentre all’estero 158 milioni (+20%). Dalle stime dell’Osservatorio del Vino, su base dati Ismea, emerge che il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2016 con una produzione di circa 625 milioni di bottiglie (4,69 mln di hl, +18% sul 2015) ed un export di 3,4 milioni di ettolitri (oltre 450 milioni di bottiglie da. 0,75l) se fosse confermato il trend gennaio-settembre dell’anno.

“Il prossimo Natale conclude un anno che ha visto le bollicine italiane trainate dal Prosecco raggiungere un importante record di vendite sul mercato interno e nell’export – ha commentato Antonio Rallo, presidente dell’Osservatorio del Vino. I nostri spumanti stanno conquistando nuovi consumatori, stimolano modalità e occasioni di consumo innovative e moderne rivelandosi un eccellente apripista per gli altri vini di qualità del nostro Paese. Una famiglia, quella degli spumanti italiani, da record mondiale per biodiversità e ricchezza organolettica con 153 tipologie DOC, 18 DOCG, 17 IGT oltre a diverse decine di altri tra varietali autorizzati, generici e di qualità. Patrimonio unico di eccellenza e tradizione che con il prossimo Natale vogliamo far conoscere di più ai nostri consumatori grazie al “traino” offerto dallo straordinario successo del Prosecco. Perché la festa è tradizione, e le bollicine raccontano tante storie affascinanti dei nostri territori. Storie di passione e cultura che strizzano l’occhio al piacere di stare insieme. Per condividere il gusto, i molteplici gusti, del Natale”.

Dall’analisi Ismea, con il contributo del Cirve dell’Università degli Studi di Padova, all’interno dell’Osservatorio del Vino, emerge un quadro nel quale il crescente interesse del pubblico per i vini spumanti potrà offrire interessanti opportunità di diversificazione anche nelle aree non specializzate in questi prodotti. Nel generale successo degli spumanti Italiani, si conferma nel 2016 il notevole dinamismo delle tipologie minori, ossia i vini spumanti prodotti in denominazioni diverse da quelle principali o varietali che rappresentano ormai più di un quinto della produzione nazionale.

Molto bene l’export che, trainato dallo spumante a Denominazione di Origine (+23% a volume e +29% a valore) e, in particolare, dal Prosecco (+28% a volume e +38% a valore), da gennaio a settembre 2016 ha fatto registrare già oltre 2 milioni di ettolitri di vendite oltre i confini nazionali, con incrementi su base annua a volume del 21% e a valore del 24%.

E’ bene evidenziare che l’export è orientato verso gli spumanti di qualità rispetto sia agli spumanti “comuni”, che guadagnano un 7% a volume perdendo un 3% a valore, sia agli spumanti cosiddetti ‘varietali’, che perdono 1% a volume e 2% a valore sullo scorso anno. Tra i principali Paesi clienti, il Regno Unito rappresenta ancora il primo mercato in termini di esportazioni per lo spumante italiano, dove si registra, sullo stesso periodo 2015, un incremento in valore del 46% per un corrispettivo di 236 milioni di euro (+30% in volume per circa 700mila hl). Per gli Stati Uniti l’export vale oltre 185 milioni di euro (+31%) con una crescita anche in volume del 23% (465mila hl). Dato interessante sulla Francia, che importa per 28 milioni di euro (+57% a valore e +75% a volume). Anche la Spagna mostra grande interesse per lo spumante italiano: +71% a valore e +289% a volume. In ripresa il mercato interno trainato soprattutto dalle vendite presso la GDO (+13% a volume e +15% a valore), a fronte di una sostanziale stabilità del vino non spumante.

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Scarpe, Champagne e Brunello: i francesi di Epi su Biondi Santi

Scarpe, immobili, champagne. E adesso pure il Brunello di Montalcino. La scalata della holding francese Epi al mondo del lusso sembra inarrestabile. Il gruppo familiare indipendente guidato da Christopher Descours (nella foto) sbarca ora in Italia. Più esattamente a Montalcino. Per aggiudicarsi una fetta di maggioranza del Brunello Biondi Santi.

“Un’alleanza strategica”, come la definisce il patron Jacopo Biondi Santi, che avrebbe l’obiettivo di rilanciare a livello internazionale la distribuzione del più noto tra i vini italiani. L’ammontare della transazione è “confidenziale”. “Questa non è un’operazione ostile come Vivendi con Mediaset – commenta ancora il figlio di Franco Biondi Santi, il Gentleman del Brunello scomparso nel 2013 -. Si tratta di un’alleanza per il futuro. Eravamo troppo piccoli e stavamo cercando un partner per investire nella distribuzione e vedere in grande”.

I DETTAGLI
Le voci di un possibile passaggio di mano della Biondi Santi si rincorrevano da tempo. La valutazione iniziale di 55 milioni di euro è lievitata, sino a toccare punte di 120 milioni. Il progetto, ora, prevede la creazione di tre società: una holding, una produttiva e una commerciale. L’operazione, come precisa Jacopo Biondi Santi, dovrebbe andare in porto a fine gennaio 2017. Nuovi scenari si aprono così sul fronte del castello di Montepò.

Il maniero che domina Scansano, attualmente in mano al tribunale di Grosseto, potrebbe clamorosamente tornare di proprietà di Jacopo Biondi Santi. Il 23 novembre è andata deserta l’asta che prevedeva l’acquisizione del maniero per la cifra di 17,2 milioni di euro. La prossima battuta è prevista per il 1° febbraio. Chissà che arrivi un’offerta dal duo Biondi Santi (debitore) – Descours, che così potrebbe riappropriarsi del castello, finito al Monte dei Paschi di Siena.

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Unione italiana vini: “2016 positivo per il vino italiano”

Ripresa dei consumi nel mercato interno per il vino di qualità. Leggera crescita dell’export. Dematerializzazione dei registri e approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino. Sono questi alcuni punti del bilancio estremamente positivo, “sia sul fronte organizzativo sia politico”, presentato ieri dal presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv del 2016. 

Proprio sull’approvazione del Testo Unico si è espresso il vice ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero: “È nato per merito della collaborazione tra i soggetti della filiera produttiva – ha evidenziato – di cui Unione Italiana Vini è autorevole espressione. Grazie al suo operato, questo lavoro è stato possibile in un tempo relativamente breve. Uiv, in questi anni, non ha tutelato solo gli interessi dei propri associati ma ha portato avanti le istanze di tutto il mondo vitivinicolo italiano. Questo coraggio nell’interpretare e proporre un’idea virtuosa di ‘bene comune’, è stato indispensabile per formulare una legge corretta e completa. UIV rappresenta, in sintesi, un soggetto economico conscio della propria responsabilità nei confronti del comparto e un vero motore del vino italiano, di cui l’Italia ha veramente bisogno”.

“Con 60 nuovi soci e l’ingresso del Movimento Turismo del Vino in Unione Italiana Vini – ha commentato il presidente di UIV, Antonio Rallo – abbiamo toccato quest’anno un record di adesioni che premia il lavoro promosso da tutto il Consiglio Nazionale. Tra i grandi traguardi raggiunti nel 2016, è significativo il rafforzamento del nostro ruolo di rappresentanza nazionale ed europea: uno scenario positivo per la Confederazione, proiettata, grazie alle ultime novità introdotte dal Testo Unico, verso un programma concreto di modernizzazione del settore”.

Alla consueta serata degli auguri che ha anticipato l’ultimo Consiglio UIV dell’anno, hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere, confermando l’amicizia e la stima nei confronti di Unione Italiana Vini, sempre più solido e apprezzato riferimento del mondo del vino a livello nazionale. Tra i presenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il vino -ha commentato – è cultura e rappresenta una parte importante della nostra tradizione. In questi termini va approcciato e raccontato, per proporre un modello di consumo consapevole, rispettoso dei valori nobili che questo comparto, da sempre, esprime. Unione Italiana Vini si muove proprio in questa direzione e, da qui, nasce il sostegno che il Ministero della Salute sta dando ai progetti di educazione alla responsabilità nel consumo di vino fino ad ora proposti da UIV”.

Per quanto riguarda il dettaglio dei consumi interni, si registra che nella Gdo sono cresciuti per il vino di qualità (fino a 0,75 l) del 3,8% a valore e dell’1,7% a volume (Fonte dati IRI – novembre 2016). Anche il canale Horeca fa rilevare un incremento delle vendite del 7,5% a valore e del 7% a volume (proiezione fine anno su dati Osservatorio del Vino). Il dato dell’export relativo al periodo Gennaio – Settembre vede una crescita del 3,3% a valore e del 1,4% a volume, trainato dal Prosecco (dati Osservatorio del Vino). Se si mantenesse tale trend, il valore delle esportazioni a fine anno potrebbe superare la soglia dei 5,5 miliardi di euro.

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Approfondimenti

Primitivo di Manduria: più bottiglie “per arrivare lontano”

Primitivo di Manduria dai grandi numeri, sia per qualità che per quantità. Il nettare pugliese continua la scalata al cuore dei palati non solo italiani ed europei, ma anche statunitensi e perfino cinesi. La vendemmia 2016 ha prodotto 20 milioni di litri di Primitivo rispetto ai 18 milioni del 2015. Un risultato che equivale a 25 milioni di bottiglie, pronte a sbarcare non solo sul mercato italiano ma anche su quello di molti altri Paesi: l’export rappresenta infatti il 60-70% della produzione vendibile. I principali mercati di sbocco, attualmente, sono Usa, Germania, Svizzera, Giappone, Nord Europa e  Cina. Per il Primitivo di Manduria giungono segnali decisamente buoni anche sul fronte dei consumi. Il volume d’affari complessivo si aggira intorno agli 80 milioni di euro.

PRESENTE E FUTURO
“Ruolo fondamentale del Consorzio – evidenzia Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – è quello della promozione per valorizzare la produzione vitivinicola pugliese e l’enoturismo sul territorio. Gli ottimi risultati sono infatti anche influenzati dall’avvio di campagne di comunicazione e dalle grandi iniziative promozionali. Da maggio 2016 il Consorzio ha iniziato a partecipare ai grandi eventi enogastronomici internazionali, come Collisioni (Barolo), Barcolana (Trieste) Merano WineFestival senza tralasciare gli eventi regionali”.

“E per il 2017 – continua Erario – il Consorzio è pronto ancora a farsi promotore del Made in Italy attraverso la partecipazione a fiere ed eventi in Italia e all’estero, in sinergia con i protagonisti del sistema agroalimentare pugliese. Accanto alla promozione c‘è la preziosa azione del Consorzio nell’ambito della tutela internazionale dei marchi”.

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Vini al supermercato

Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2014 Casal di Serra, Umani Ronchi

(4,5 / 5) E’ ancora un vino delle Marche, un Verdicchio, a finire sotto la nostra lente di ingrandimento. Verdicchio, tanto amato dagli italiani, per canzonare una nota pubblicità.

Tra i vini bianchi fermi italiani raccoglie il  maggior gradimento tra i consumatori e tra le guide enologiche più autorevoli che nelle loro ultime edizioni gli hanno destinato numerose menzioni.

Andiamo virtualmente nelle Marche, questa regione tanto martoriata dagli eventi sismici della cronaca recente. Più precisamente siamo  nella Valle dell’Esino con il Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2014 Casal di Serra prodotto da Umani Ronchi: una garanzia sullo scaffale del supermercato prima e in tavola poi. Il prodotto di un’azienda che dimostra continuamente come si possa far bene il vino nonostante milioni di bottiglie prodotte.

LA DEGUSTAZIONE
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2014 Casal di Serra si presenta di colore giallo paglierino  con unghia leggermente dorata, limpido e molto trasparente. Dal punto di vista olfattivo è molto profumato. Le tipiche note fruttate di pesca ed albicocca lasciano lo spazio a delicati sentori floreali di camomilla. Non mancano anche note vegetali e minerali.

Al palato è caldo, di gusto morbido e secco. Una buona freschezza gustativa invoglia la beva nella quale spicca una buona sapidità. Vellutato. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore Doc 2014 Casal di Serra è un vino semplice ed equilibrato a conferma che la bellezza e la felicità stanno nelle piccole cose, come in un calice di Verdicchio Casal di Serra. Da servire a 8/10 gradi il Verdicchio è estremamente versatile negli accostamenti in cucina. Si abbina ad antipasti leggeri, piatti di pesce, carni bianche e perché no, da gustare anche da solo.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Verdicchio al 100%. I vigneti, di età compresa tra gli otto e i trenta anni, e allevati a guyot, si estendono sulle due sponde opposte della Valle dell’Esino, nella fascia collinare che va dai 200 ai 350 metri sul livello del mare. I terreni, che risalgono a formazioni plio-pleistoceniche, sono molto profondi, franco argillosi e mediamente calcarei. La resa dei vigneti può raggiungere i 70 q.li per ettaro.

La vendemmia è eseguita a mano, e normalmente si svolge nel periodo che va da fine Settembre alla prima decade di Ottobre. Particolare attenzione viene posta nel determinare il momento di raccolta, che deve coincidere con il raggiungimento del migliore equilibrio tra contenuto di zuccheri, maturità fenolica e acidità.

Dopo una pressatura soffice, il mosto fiore viene raffreddato rapidamente per poi essere decantato in maniera statica. Da alcuni anni, una parte delle uve destinate al Casal di Serra, viene vinificata con la tecnica della macerazione pellicolare, un processo che favorisce e ottimizza l’estrazione del carattere varietale.

La fermentazione, in serbatoi di acciaio a temperatura controllata tra 16 e 18°C, si protrae per 10-15 giorni. Il vino, che in prevalenza non svolge fermentazione malolattica, affina in acciaio per circa 5 mesi a contatto con i propri lieviti. Imbottigliato a fine Aprile, riposa ulteriormente in bottiglia per alcuni mesi.

La storia di Umani Ronchi nasce a Cupramontana nel cuore della produzione del Verdicchio Classico. L’azienda, di proprietà della famiglia Bianchi-Bernetti, dal 1959 produce con cura e artigianalità vini di grande qualità sapendo valorizzare quei vitigni che trovano la loro naturale e migliore espressione nelle terre di Marche e Abruzzo.

Con una superficie vitata di 210 ettari distribuiti lungo la costa dell’Adriatico, tra la collina e il mare per ben 185 km di filari e 10 vigneti, dagli anni ’70 ad oggi hanno raddoppiato la propria superficie. Le vecchie viti sono state rinnovate per l’85%, investendo su Verdicchio e Rosso Conero, ma anche recuperando e valorizzando vitigni come il Pecorino e il Lacrima di Morro d’Alba. Umani Ronchi adotta un sistema di coltivazione biologica ed oggi produce 3 milioni di bottiglie. I suoi vini sono riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Prezzo pieno: 8,90 euro
Acquistato presso: Conad

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birra news

Gdo, packaging innovativi: la birra del futuro arriva dalla Russia

E’ la prima birra russa premium non pastorizzata, Gold Mine Zhivoe, ad essersi aggiudicata il “Breakthrough Innovation Report” di Nielsen, elaborato annualmente per individuare i lanci di maggior successo. Ognuna delle 11 iniziative selezionate ha prodotto, infatti, vendite per almeno 7,5 milioni di Euro nel primo anno di lancio (5 milioni per i lanci nell’Europa Orientale) e ha mantenuto il 90% di questa performance anche nel secondo anno.

A colpire, per quanto riguarda la Gold Mine Zhivoe, è la capacità del packaging di unire efficacia commerciale e comunicativa. Gold Mine Zhivoe, birra non pastorizzata, può rimanere per breve tempo sugli scaffali (la data di scadenza non è certo quella delle comuni birre presenti in Gdo). L’azienda produttrice, di conseguenza, ha ideato una bottiglia a forma di bicchiere, riempito di birra fresca.

“Questo – sottolinea Ben Schubert dell’area Innovation di Nielsen e co-autore del Report – ha contribuito a creare nella mente del consumatore l’idea di associare il prodotto al gusto refrigerante della birra alla spina e a un’atmosfera da bar. Il packaging – aggiunge Schubert – ha avuto un livello di innovatività rispetto alle birre tradizionali tale da risaltare sugli scaffali presentandosi prepotentemente agli occhi dei consumatori. Ciò ha indotto i retailer a fare ingenti approvvigionamenti del prodotto”.

NUOVI PRODOTTI, NUOVI PACK
Il design del packaging, uno degli aspetti su cui meno si focalizza l’attenzione del marketing, è stato uno degli elementi fondamentali dietro il successo di lanci di nuovi prodotti negli ultimi due anni in Europa. Il 60% delle decisioni di acquisto avviene, infatti, davanti agli scaffali della grande distribuzione. I consumatori europei vengono a conoscenza dei nuovi prodotti per il 58% da amici/famigliari, per il 56% negli store.

La promozione nel punto vendita (display, adv in store e promozioni) è lo strumento più efficace (20%) per raggiungere volumi di vendita considerevoli. Il secondo driver è la promozione sui media (5%), così segmentati: web 34%, TV 31%, stampa 24%, out of home (cartellonistica – manifesti outdoor) 7%, radio 5%.

Nel 2015 in Europa sono stati lanciati 35.585 nuovi prodotti, il 9% in più rispetto al 2014. Mediamente ogni nuovo prodotto ha generato un fatturato approssimativo di 160.000 Euro nel primo anno. Si rileva un sensibile gap fra i lanci di successo e i rimanenti: il 20% dei prodotti lanciati genera l’80% del fatturato proveniente dalle vendite di nuovi prodotti.

IL REPORT
“Dal Breakthrough Innovation Report – dichiara l’amministratore delegato di Nielsen Giovanni Fantasia – emerge che uno dei driver principali per il lancio di nuovi prodotti è quello di soddisfare i bisogni espressi dai consumatori. Questa è una condizione fondamentale per sostenere e incrementare la domanda del prodotto. Tuttavia, lo sviluppo dell’idea di un prodotto ricercato e gradito al pubblico, è solo la prima metà del lavoro. La seconda parte consiste nell’implementazione del processo di vendita, che comprende packaging, pricing, azioni negli store, comunicazione”.

“Dallo studio Nielsen – ha continuato Fantasia – risulta che l’ottimizzazione del profilo del packaging genera in media un incremento del 5,5% delle vendite rispetto a prodotti con packaging utilizzato da tempo. Il packaging costituisce uno strumento decisivo del marketing mix per accrescere il livello di conoscenza del prodotto e indurre alla prova. Per poter raggiungere questi risultati, la confezione deve essere innovativa, appealing e deve comunicare la value proposition dell’offerta, così che il consumatore possa immediatamente afferrare il concept del prodotto”.

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Food Lifestyle & Travel

Milano “MiGusto”: shopping a Km 0 in Corso Buenos Aires

Nel weekend che precede il Natale, i produttori agricoli di Coldiretti sbarcano nel cuore di Milano con “MiGusto”, il farmers’ market di Campagna Amica lungo le vie dello shopping. Domenica 18 dicembre, dalle ore 9 alle 19, corso Buenos Aires sarà in parte chiuso al traffico per lasciare spazio all’isola pedonale dei sapori a chilometro zero.

Tra i bastioni di Porta Venezia e viale Tunisia, 60 aziende agricole provenienti da tutta la Lombardia e dalle province di Alessandria e Piacenza metteranno a disposizione dei consumatori italiani e stranieri il meglio dei tesori enogastronomici Made in Italy, anche in confezioni e cesti regalo: dalla frutta alla verdura, dalla carne ai salumi, dal vino alla lavanda, fino alle nocciole del Piemonte, al miele, alla pasta fresca e ai prodotti da forno. Non mancheranno curiosità quali uova tartufate e lumache, oltre alle linee di agri-beauty per una cura del corpo al naturale.

“L’appuntamento di domenica 18 dicembre – afferma Tiziano Tenca, responsabile provinciale di Campagna Amica – è frutto della volontà del Comune di Milano di puntare sulla vendita diretta. Attraverso un bando pubblico, infatti, ha messo a disposizione nuove aree urbane per la realizzazione di mercati agricoli, tra queste anche lo spazio in corso Buenos Aires”.

L’INDAGINE COLDIRETTI
Secondo un’indagine Coldiretti, sulla base dei dati Deloitte, quest’anno lo shopping di Natale comporterà in media per gli italiani una spesa complessiva di 614 euro a famiglia destinata nell’ordine: per il 38% ai regali, per il 26% ai viaggi, per il 24% al cibo e per il 12% ai divertimenti al cinema, al teatro, nei concerti o nelle discoteche. Le spese per Natale – sottolinea la Coldiretti – sono sostanzialmente stabili rispetto allo scorso anno (-1%), ma superiori del 19% rispetto alla media dell’Europa dove risultano inferiori solo a quelle di danesi e spagnoli.

Si conferma una spinta verso spese utili e all’interno della famiglia, tra parenti e amici, si preferisce scegliere prodotti che non vadano sprecati oppure oggetti o servizi a cui non è stato possibile accedere durante l’anno. L’enogastronomia cresce anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola che si esprime con la preparazione “fai da te” di ricette personali per serate speciali o con omaggi per gli amici che ricordano i sapori e i profumi della tradizione del territorio.

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news ed eventi

Legge sull’enoturismo, Violante Gardini: “Imitate la Toscana”

“Una legge per l’enoturismo? La Toscana da anni è dotata di una normativa all’avanguardia che ha contribuito allo sviluppo di questo settore”. Commenta così il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana, Violante Gardini, la proposta di una legge quadro per il settore dell’enoturismo presentata dall’onorevole Colomba Mongiello, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento. Gardini fa presente che, proprio la Toscana, è da anni “attrezzata” a livello normativo in quoesto senso.

“La nostra regione anche in questo caso può dirsi avanti perché da anni abbiamo una regolamentazione dell’offerta enoturistica all’avanguardia – continua il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana – contenuta nella più ampia legge regionale che regola l’offerta agrituristica in particolare nella voce delle attività ricreativo-didattiche, che ha permesso la crescita di un sistema virtuoso vero e proprio che ci auguriamo possa essere anche da spunto e modello per la definizione del testo di legge verso la stesura definitiva alla quale chiediamo di poter collaborare da diretti interessati apportando un contributo che possa servire da modello per le altre regioni”.

“Accogliamo tuttavia con piacere la proposta di legge dell’onorevole Colomba Mongiello – continua Gardini – e faremo di tutto per valutare, come parte del Movimento Turismo del Vino, il testo che è stato depositato sperando tuttavia che le parti interessate vengano chiamate in causa per discuterne in maniera approfondita e ragionata affinché questo diventi uno strumento utile e di snellimento a tutto il settore, e non l’ennesima legge che invece di contribuire ad aiutare freni ancora di più le aziende vitivinicole”.

I PERCHE’ DEL SUCCESSO
L’analisi che il Movimento Turismo Vino Toscana ha fatto sul XII rapporto sull’enoturismo presentato alla scorsa Bit di Milano da Città del Vino mette in evidenza che dei quasi 14 milioni di visitatori nelle cantine italiane nel 2015 infatti, gran parte avrebbe visitato aziende vitivinicole toscane. Per non parlare del fatturato. La stima nazionale nel 2015 è di 2,5 miliardi di euro (senza considerare l’indotto) e anche in questo caso le cantine toscane avrebbero contribuito in maniera sensibile al fenomeno dell’enoturismo.

Per gli italiani il turismo del vino è fatto di gite di prossimità, spesso entro i 100 chilometri che, in Toscana, si concentrano nelle località e nelle denominazioni più note, un nuovo stile di fare enoturismo più diffuso e meno elitario di un tempo, in altre parole non riguarda più soprattutto i “wine lovers”. La visita nelle zone del vino è anche un itinerario romantico per le coppie e un’escursione golosa per chi, e in Toscana sono tanti, vuole anche fare un pranzo tipico con gli amici.

Molti dei visitatori che arrivano a Montalcino, Montepulciano, Radda o Bolgheri sono mossi dal desiderio di trascorrere i momenti liberi fuori delle città, in campagna. Desiderano vedere luoghi  suggestivi e magari assaggiare cibi e vini che non conoscono scoprendo come sono fatti, per questo nella nostra regione, oltre alle visite nelle cantine crescono le wine class e soprattutto le scuole di cucina tipica.

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degustati da noi vini#02

Cisterna D’Asti Doc Superiore 2011, Azienda Vitivinicola Mo

Cisterna d’Asti è una Doc piemontese praticamente sconosciuta, situata tra Asti, Cuneo e il Roero, con pochissimi produttori rimasti a imbottigliare vino con questa denominazione. Per disciplinare, le uve base devono essere minimo 80% Croatina, vitigno autoctono molto presente anche nell’Oltrepò Pavese e nel Piacentino. Una piccola perla nascosta, dunque, capace di emozionare. Ne è un esempio la versione Superiore 2011 prodotta dalla Azienda Vitivinicola Mo.

Nel bicchiere il vino presenta un colore rosso granato di media intensità e trasparenza, con buona consistenza. Il naso è intenso e complesso, con note fruttate di marasca, more e scorza di arancia, floreali di glicine e lavanda; successivamente incalzano sentori balsamici mentolati e di erbe aromatiche, con l’alloro in prima linea. In bocca regna un ottimo equilibrio, grazie alla buona struttura e a soddisfacente morbidezza, ben contrastate da tannino fine e gradevoli acidità e sapidità.

Buona la persistenza, con note finali di frutta e erbe aromatiche. Vino maturo e molto interessante, da degustare a una temperatura di 16°C in calici di media ampiezza e da abbinare a primi con ragù di carne o a formaggi di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
Il vino è prodotto da uve Croatina in purezza, dai vigneti siti in Cisterna d’Asti e in Canale coltivati su terreni sabbiosi-argillosi. Dopo la fermentazione alcolica e malolattica, affina per almeno 12 mesi in acciaio, per poi venire imbottigliato. L’azienda Vitivinicola Mo è attiva dagli anni ’60 e si è da sempre dedicata alla coltivazione di vitigni quasi esclusivamente autoctoni, con grande passione e dedizione.

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Approfondimenti

Presentato “ABC Olio”: vino e olio insieme per promuovere la campagna italiana

Diffondere la cultura dell’olio nel segno della qualità, sviluppare la cultura dell’accoglienza, valorizzando il paesaggio italiano indissolubilmente legato all’ulivo, e far comprendere le straordinarie potenzialità attrattive che ha l’olio e la sua gente.

Questi gli obiettivi del neonato Movimento Turismo dell’Olio (MTO), presentato oggi alla Masseria Torre Coccaro (BR), in occasione dell’iniziativa “ABC OLIO – Impariamo a conoscere gli extravergine di Puglia”.

Ideatore del progetto è il Movimento Turismo del Vino (MTV), l’associazione che ha fatto da apripista per l’enoturismo in Italia con Cantine Aperte e che ora amplia la sua mission anche all’olio. Sarà infatti il presidente nazionale di MTV, Carlo Pietrasanta, a guidare MTO, assieme alla vicepresidente, Serenella Moroder (vicepresidente di MTV Italia e presidente di MTV Marche) e ai consiglieri Stefano Celi (Valle d’Aosta), Nicola D’Auria (Abruzzo), Sebastiano de Corato (Puglia), Giorgio Salvan (Veneto) e Elio Savoca (Sicilia). Nuova sarà invece la sede della segreteria nazionale di MTO a Bari in Puglia, regione dove grazie alla collaborazione con l’associazione ‘Buonaterra’ è nato il Movimento Turismo dell’Olio Puglia.

“Con il Movimento Turismo del Vino – ha detto la vicepresidente di MTV Italia, Serenella Moroder, che ha illustrato il progetto nel corso di ABC OLIO – abbiamo contribuito a sviluppare l’economia dei vignaioli aggiungendo valori, primo fra tutti la qualità della cultura dell’accoglienza. Ora trasferiremo nell’olio questa nostra esperienza maturata nel vino, con l’obiettivo di dare valore al prodotto, comunicarlo ai milioni di enoturisti che visitano la nostre cantine e unire i produttori in un progetto di idee comuni”.

“Allo stesso tempo – ha aggiunto Moroder – punteremo a rendere i tanti olivicoltori consapevoli del valore turistico enorme che il nostro paesaggio ha con gli ulivi, la cui bellezza esclusiva deve unirsi alla cultura della qualità del prodotto”.

Un concetto di qualità che nelle idee di MTO avrà un valore assolutamente centrale e che farà da fil rouge in tutte le prossime iniziative. “Partiamo con ABC Olio in Puglia – ha spiegato Moroder – per arrivare a un grande evento nazionale sull’olio rivolto a tutti, appassionati e professionisti del settore, sulla scia di quanto già accade con Cantine Aperte”.

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Vini al supermercato

Cava Carta Nevada Brut, Freixenet

(3,5 / 5) Il vino oggi sotto la nostra lente di ingrandimento ci porta in Spagna, nazione che detiene il 20% della superficie vitata mondiale, ma che nonostante ciò si posiziona solo al terzo posto della produzione vinicola con un consumo annuo pro capite di meno di venti litri.

Correva l’anno 1970, quando la Spagna, come l’Italia, fu costretta ad inventarsi un nome nuovo per definire gli spumanti. Metodo Champenoise destinato solo alla Francia, Metodo Classico in Italia e Cava in Spagna. Tre modi per indicare spumanti prodotti con la seconda rifermentazione in bottiglia, a differenza del metodo Charmat che prevede la rifermentazione in autoclave.

Premesse a parte, vediamo in dettaglio come si presenta nel calice questo spumante Cava Carta Nevada Brut, prodotto da Freixenet.

LA DEGUSTAZIONE
Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, brillante e molto trasparente nel calice produce una spuma vistosa. Il perlage è mediamente fine e mediamente persistente.  Al naso, che risulta però un po’ timido, emergono note fruttate di mela verde e agrumi, spiccate note erbacee, lievi sentori di crosta di pane e accenni minerali.

Al palato è davvero un’esplosione di bollicine, forse fin troppo esuberanti. Dancing Bubbles le chiamano alla Freixenet. Ciò nonostante alla fine si fa apprezzare per la freschezza e per l’equilibrio gustativo giocato sulle note fruttate. Il contenuto della bottiglia in tavola “vola”: una bevuta “senza pensieri”. 

Non è il prodotto che consigliamo per un’occasione particolarmente speciale, ma riteniamo il Cava Carta Nevada Brut di Freixenet una buona alternativa per chi vuole provare un metodo classico non italiano ed esplorare nuovi uvaggi ad un prezzo alla portata di tutte le tasche.

Qualcuno potrebbe sollevare la questione sull’opportunità o meno di scegliere un prodotto spagnolo al posto di uno italiano. La scelta è sempre soggettiva. Certo è che lo spumante Cava Carta Nevada Brut di Freixenet si difende discretamente al cospetto di altri spumanti italiani nella stessa fascia prezzo e se la gioca anche  meglio di altri di fascia superiore tanto blasonati.

Resta un prodotto medio e può essere un primo “approccio” per passare altri Cava spumante. Va detto che in Gdo, rispetto ad altre produzioni spagnole  non è così scontato trovarne, ma nel canale horeca se ne trovano apprezzabili alternative.

La gradazione del Cava Carta Nevada Brut di Freixenet è leggera. 11,5% di alcol in volume per un vino che come tutti gli spumanti o i bianchi frizzanti, va servito freddo, alla temperatura di 6-8 gradi . Perfetto per un aperitivo, a tutto pasto o come base per cocktail estivi.

LA VINIFICAZIONE
Lo spumante Cava Carta Nevada Brut di Freixenet è un blend di tre vitigni: Macabeo, Xarel-lo e Parellada. Le uve sono vendemmiate a mano tra Agosto ed Ottobre, pressate pneumaticamente e fermentate in acciaio per 10-15 giorni. La cuveè selezionata viene poi imbottigliata per la seconda fermentazione secondo il metodo tradizionale con sosta sui lieviti dai 10 ai 14 mesi. Freixenet nasce nel 1861 quando Francesc Sala Ferres cominciò a fare vino e ad esportarlo in America anche se la vera data di nascita si fissa nel 1889  quando con il matrimonio tra Pedro Ferrer e Dolores Sala Vive, esponente di un altra storica famiglia di vignaioli, cominciò a dare filo da torcere a Codorniu, il suo più acerrimo competitor.

Da allora, insieme a Codorniu, Freixenet è diventata leader nella spumantizzazione e nell’esportazione di Cava nel mondo. Le due aziende operano in regime quasi di monopolio detenendo il 95% della produzione di Cava. Oggi Freixenet è gestita dalla quinta generazione. I suoi prodotti  sono distribuiti in oltre 100 paesi. Ma non c’è solo il Cava tra le loro produzioni, l’azienda produce altre tipologie di vino in altri sedici distretti vinicoli mondiali come California, Argentina ed Australia.

Prezzo pieno: 6,90 euro
Acquistato presso: Bennet

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vini#1

Vespaiolo Doc Breganze 2015 Sulla Rotta del Bacalà, Beato Bartolomeo

Creata sul finire degli anni ’60 e con quasi 400 ettari vitati, la Denominazione di Origine controllata Breganze è situata nei pressi del Monte Grappa, in provincia di Vicenza. L’uva autoctona per eccellenza è la Vespaiola, famosa per essere la base del Torcolato, il vino passito simbolo di questa denominazione. Questa uva viene anche vinificata secca o spumante, con risultati di buona piacevolezza.

La cantina sociale Beato Bartolomeo da Breganze propone la selezione Vespaiolo D.O.C. Breganze “Sulla Rotta del Bacalà”, omaggio al nobile veneziano Pietro Querini, che nel 1431 naufragò nei mari del Nord Europa e venne salvato dagli abitanti di un’isola norvegese, dove scoprì il merluzzo essiccato, il Bacalà appunto.

La versione 2015 si mostra giallo paglierino di buona vivacità e media intensità. I sentori sono molto freschi, croccanti, con note di pere Williams e mele Golden, tiglio e biancospino, erba appena tagliata e accenni di frutta tropicale. In bocca spicca immediatamente un’acidità importante, tipica del vitigno, supportata da notevole sapidità. Corretta la struttura e la persistenza. Non impegnativo e di buona beva. Vino adatto a chi ama queste sensazioni gustative forti. In alternativa si può far affinare per un anno. Per intanto degustiamolo ad una temperatura di massimo 10°C e abbiniamolo a un Bacalà alla Vicentina, come vuole la tradizione.

LA VINIFICAZIONE
Questo Vespaiolo è prodotto nelle località di Costa di Breganze e Fara, su terreni vulcanici esposti a sud. Le uve sono conferite da 15 soci, dopo un’ attenta selezione. Prima della vinificazione, la Vespaiola subisce una prefermentazione a freddo, pratica diffusa per i vini bianchi, che permette di ottenere colori, profumi, aromi e struttura più intensi.

L’affinamento si prolunga per circa 5 mesi in acciaio con i propri lieviti. Successivamente il vino viene filtrato e imbottigliato, con una produzione di circa 7800 bottiglie. La Cantina Sociale Beato Bartolomeo da Breganze nasce nel 1950 e oggi conta 700 soci conferitori e con una produzione media annua di oltre 2 milioni di bottiglie.

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news ed eventi

Testo Unico, Fivi: “Sui Consorzi del vino ancora tanto da fare”

Un sorriso a metà. La Fivi è soddisfatta “solo in parte” per l’approvazione del Testo Unico del Vino. Questa la prima reazione – nemmeno troppo a caldo – della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti all’approvazione in Commissione Agricoltura della Camera del nuovo Testo Unico sulla viticoltura e la produzione del vino, che è quindi diventato legge. Un testo che tenta di mettere ordine in un settore “fortemente appesantito da pratiche burocratiche che ne minano la competitività”.

Da sempre attiva nello stimolare il legislatore, già nel 2012 la FIVI aveva consegnato all’allora Ministro Catania un dossier per la riduzione della burocrazia nel settore vitivinicolo. Lo studio, redatto in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, metteva in evidenza le criticità della legislazione italiana e proponeva le soluzioni per risolverle. “È viva quindi la soddisfazione nel vedere alcune delle richieste della FIVI rientrare nel nuovo Testo Unico – sottolinea la Federazione dei vignaioli indipendenti – come l’istituto della diffida e il Registro Unico dei Controlli” che crea “un raccordo tra le diverse autorità che operano nel sistema dei controlli, in modo da evitare visite doppie nella stessa cantina”.

“Adesso attendiamo fiduciosi – commenta il presidente FIVI Matilde Poggi – i decreti attuativi e speriamo che portino a un effettivo snellimento della burocrazia. Resta il rammarico per il mancato intervento sulla rappresentatività nei Consorzi“. Recentemente, infatti, la FIVI è intervenuta con una lettera al Ministro Martina, chiedendo di rivedere il meccanismo di attribuzione dei voti all’interno dei Consorzi di Tutela, in modo da dare più spazio ai vignaioli, evitando il dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti.

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Food Lifestyle & Travel

Radici del Sud per l’alimentazione sostenibile

Radici del Sud rilancia il tema dell’alimentazione sostenibile che prevenga le patologie ad essa collegate dimostrando un’attenzione che va ben al di là della mera promozione della buona tavola e del buon bere. L’evento di presentazione delle nuove guide enogastronomiche 2017 presto on line, costituirà infatti anche l’occasione per affrontare l’argomento del rapporto tra dieta e salute con qualificati specialisti oltre che, in conclusione, degustare i migliori vini autoctoni del Meridione d’Italia e apprezzare la salutare cucina proposta da alcuni tra i più accreditati chef e maestri pizzaioli pugliesi.

L’appuntamento è per lunedì 19 dicembre quando alle ore 19, presso le Scuderie del Castello di Sannicandro di Bari, avrà inizio la conferenza dal titolo “La buona tavola a garanzia del benessere e della salute”, guidata dal moderatore Gianluigi Cesari, alla quale interverranno Luciano Pignataro (giornalista), le istituzioni regionali, il direttore generale dell’A.Re.S. (Agenzia Regionale Sanitaria) Felice Ungaro, l’epidemiologo nutrizionista Giovanni Misciagna e l’oncologo di fama internazionale Antonio Mazzocca. Al termine si entrerà nel merito delle eccellenze enogastronomiche prese in considerazione nelle guide Radici Restaurants, Radici Pizzerias e Radici Wines per la prima volta quest’anno disponibili nella pratica e accattivante App scaricabile online gratuitamente e saranno ufficialmente premiate le migliori realtà ristorative della Puglia.

Intorno alle ore 20,30 si darà inizio alla degustazione delle 75 etichette (qui l’elenco completo) che hanno portato a casa il titolo di vincitore della categoria di appartenenza al concorso del festival di Radici 2016 pertanto guadagnandosi una posizione di rilievo nella relativa guida Radici Wines. Il finale di serata sarà affidato alla perizia di tre maestri pizzaioli: Giacomo Diamante (Pizzeria Da Zio Giacomo – Martina Franca), Vitantonio Maggi (Gran Caffè – Locorotondo) e Mauro Ripa (Pizzeria Mauro – Cutrofiano), che in collaborazione con altrettanti chef: Pasquale Fatalino (Antica Locanda – Noci), Riccardo Barbera (Masseria Barbera – Minervino Murge), Giacomo Racanelli (Aromi Bistrot – Sannicandro di Bari), tra i protagonisti delle guide di Radici, prepareranno pizze e altre portate, dal sapore autentico e fedele alle tradizioni ittiche e dell’entroterra pugliese, per dimostrare come sia non solo possibile ma anche facile rispettare le esigenze salutistiche senza mortificare il palato e senza sacrificare il piacere di stare a tavola.

IL MENU

  • Le Pizze

Impasto di farro integrale con seppie marinate, melanzane arrosto, pesto al basilico e olio extravergine
Vitantonio Maggi – Pizzeria Gran Caffè – Locorotondo

Impasto Tritordeum con capocollo di martina franca, datterino giallo e caciocavallo con olio extravergine
Giacomo Diamante – Pizzeria Zio Giacomo – Martina Franca

Impasto Farina tipo 2 con germe di grano, avena e orzo alla Salentina
Mauro Ripa – Pizzeria Mauro – Cutrofiano

  • I Piatti

Tartare di Ricciola con giardiniera di verdure di stagione
Giacomo Racanelli – Aromi Bistrot – Sannicandro di Bari

Farro e grano ai profumi di mare
Pasquale Fatalino – Antica Locanda – Noci

Zuppa di fagioli di Sarconi, cicorielle selvatatiche, salsiccia di Minervino Murge e peperone crusco
Riccardo Barbera – Masseria Barbera – Minervino Murge

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Food Lifestyle & Travel

Panettone, volano le vendite. Milano, assaggi gratis in 80 pasticcerie

Cresce il business del panettone, 2,5 milioni in più rispetto allo scorso anno, +5%. Affari per 60 milioni legati al dolce tipico milanese, che vale circa un quarto delle vendite in pasticceria di questo periodo. E’ quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano su oltre trenta pasticcerie milanesi contattate in questi giorni. Il cliente torna e ne acquista uno ogni dieci giorni. Per 9 su 10 va il liscio con uvetta e canditi. Per i pasticceri è il simbolo principale e naturale di Milano (55% moltissimo, 42% molto). Per il 61% supera la dieta mediterranea (32%) come simbolo del nostro territorio per gli stranieri.  Stranieri che crescono tra la clientela, un cliente su venti, il 5%. Il 32% è favorevole a un panettone in versione estiva per avere un dolce tipico tutto l’anno.

LA GIORNATA DEL PANETTONE
E per gli amanti del genere, il 15 dicembre è una data da segnare sul calendario. Si terrà infatti a Milano la “Giornata del Panettone: assaggi gratis in 80 pasticcerie”. I pasticceri aderenti esporranno in vetrina la vetrofania per invitare i clienti alla prova del panettone artigianale. Si tratta di un’iniziativa della Camera di commercio di Milano e Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza in collaborazione con l’associazione Panificatori, Assofood (dettaglio alimentare), EPAM (pubblici esercizi), Promo.Ter Unione, Unione Artigiani della Provincia di Milano e APA Confartigianato Milano, Monza e Brianza, insieme ai consumatori. Sono 150 i pasticceri e i panettieri che hanno aderito all’iniziativa a Milano e provincia e esporranno la vetrofania con il logo in vetrina. Il loro panettone è un prodotto fresco, senza conservanti e artigianale. Il marchio “panettone tipico della tradizione artigianale milanese” è depositato presso l’Ufficio Brevetti della Camera di commercio di Milano. Una iniziativa promossa dalla Camera di commercio di Milano, dal Comitato dei Maestri Pasticceri Milanesi, dalle Associazioni dei pasticceri, dei panificatori, degli artigiani e dei consumatori.

COME RICONOSCERE IL VERO PANETTONE DI MILANO
Che cosa distingue il panettone artigianale milanese? Viene realizzato secondo un regolamento tecnico con determinati ingredienti, nelle proporzioni stabilite e seguendo le tecniche della lavorazione artigianale. “Il panettone, come emerge dall’indagine, è  uno dei marchi più riconoscibili della nostra città – ha commentato Alfredo Zini, consigliere Camera di commercio di Milano -. Rappresenta un dolce di successo anche per gli stranieri che possono avvicinarsi a  questa tradizione milanese all’insegna di buon gusto e qualità. Anche quest’anno il panettone non mancherà e sarà protagonista in tavola, per festeggiare il Natale”.

“Il panettone ancora oggi – ha dichiarato Marco Accornero, consigliere della Camera di commercio di Milano e segretario generale dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano –  è prodotto in modo artigianale con l’accuratezza, la sapienza, gli ingredienti nostrani e il buon gusto di una volta. Per questo valorizziamo, partecipando a  questa iniziativa con esperti pasticceri, la qualità di un prodotto simbolo della nostra città”.

“Con questo marchio tuteliamo e promuoviamo un prodotto portatore dell’immagine e del gusto di Milano nel mondo – ha dichiarato Pietro Restelli, presidente Associazione Panificatori Milano, Monza Brianza e province (Confcommercio Milano) – grazie alle sapienti lavorazioni artigianali dei nostri laboratori dolciari”.

“Una iniziativa a cui aderiamo fin dagli inizi come associazione – ha dichiarato Carlo Freni, consigliere di Epam, Associazione pubblici esercizi di Confcommercio Milano -. Crediamo che oggi sia sempre più importante mettere in luce la capacità dei nostri pasticceri, che può essere sempre più apprezzata non solo a livello locale, ma anche internazionale”.

“Si tratta di una opportunità per le imprese del settore – ha affermato Sergio Monfrini, presidente di Assofood Confcommercio Milano – di essere percepite ad un alto livello qualitativo grazie al marchio in vetrina. Una opportunità per i milanesi che per Natale cercano un buon panettone”.

“Occorre riscoprire lavorazioni e sapori antichi come fattore di appartenenza alla realtà in cui viviamo e al nostro territorio, affidandoci alla qualità dei nostri prodotti artigianali –  ha commentato Vincenzo Mamoli  – membro di giunta della Camera di commercio e Segretario regionale di Confartigianato Lombardia”.

“Grazie al disciplinare di produzione del panettone tipico della tradizione artigiana milanese – ha dichiarato Liberata Dell’Arciprete, consigliere della Camera di commercio in rappresentanza dei consumatori – oltre che dare un marchio al panettone tipico prodotto nei vari forni della città, consentiamo al consumatore di poter scegliere un prodotto simbolo del Natale di cui conosce gli ingredienti utilizzati (e quelli per cui non è consentito l’uso) e anche l’intero processo di produzione nelle diverse fasi di lavorazione”.

IL SETTORE DOLCIARIO IN LOMBARDIA
Sono oltre 41 mila le imprese in Italia coinvolte nella produzione e nel commercio di prodotti di pasticceria e panetteria, di cui 5.100 in Lombardia. Milano è al terzo posto in Italia con 1.806 imprese, dopo Napoli (2.396) e Roma (1.863), seguita nella classifica regionale da Brescia (695) e Bergamo (573). In Lombardia sono oltre 23 mila gli addetti coinvolti nel settore e 159 mila in Italia. Milano è prima in Italia con 8.571 addetti, seguita da Roma (6.860) e Napoli (5.925). In Lombardia è seguita da Brescia (2.938), Bergamo (2.446) e Varese (2.102).

I dolci lombardi all’estero valgono 600 milioni all’anno, primi Europa e USA. L’import-export lombardo di prodotti da forno e dolci è di 458 milioni di euro nei primi sei mesi del 2016 su 2,1 miliardi di interscambio nazionale, il 21,5%, +1,9% in un anno. Solo l’export vale 600 milioni all’anno. Supera i 200 milioni di euro l’import-export milanese nel semestre, di cui 137 milioni solo di export che si dirige soprattutto verso l’Unione Europea (108 milioni), America del Nord e Estremo Oriente. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat al primo semestre 2016 e 2015.

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news ed eventi

Vino, consumi fuori casa: è ripresa nell’Horeca

Un “sostanziale incremento delle vendite da parte delle imprese vinicole italiane”. E’ quanto emerge dai dati annuali del canale on-trade analizzati dall’Osservatorio del Vino italiano. Da luglio 2015 a giugno 2016, crescono in valore del 5,9% e in volume del 2,3% rispetto all’anno precedente (lug14-giu15). “Un segnale positivo – commenta Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini – che ci deve stimolare a proseguire nel cammino di sviluppo fino ad ora intrapreso. Auspichiamo che questa ripresa venga accompagnata dalla stabilità di Governo del Paese, indispensabile anche per il riordino del quadro legislativo del comparto a partire dai decreti attuativi del Testo Unico appena approvato in Parlamento, al quale abbiamo lavorato con solerzia e impegno negli ultimi tre anni”.

Occasione di confronto è stato il Convegno organizzato dall’Osservatorio del Vino nell’ambito di Wine2Wine a Veronafiere, dal titolo: “I trend del vino nell’Horeca: fu vera crescita?”. Oltre ai dati relativi alle vendite di vino da parte delle aziende italiane nel periodo luglio 2015 – giugno 2016 nel canale Horeca, sono stati diffusi quelli su comportamenti e abitudini di consumo di vino nel nostro Paese.

“Al quesito ‘Il vino nell’Horeca, fu vera crescita?’ ritengo di rispondere che fu e sarà ‘vera evoluzione'”. Così Josè Rallo, titolare Donnafugata. “Siamo un popolo che consuma abitualmente cibo fuori casa, per cui l’Horeca è un canale così importante che a noi produttori tocca avere consapevolezza della continua evoluzione della domanda – continua Josè Rallo –. Negli ultimi 10 anni l’Horeca per Donnafugata ha sempre avuto una rilevanza vitale. Negli anni di difficile congiuntura ci siamo sforzati di innovare per rispondere alle sfide di un mercato in forte evoluzione. Abbiamo lavorato soprattutto per creare valore attraverso l’incremento della qualità, con continui investimenti in vigna ed in cantina – conclude Josè Rallo. I risultati sono stati positivi: nel mercato domestico, negli ultimi 36 mesi, abbiamo registrato una buona crescita e contiamo di chiudere il 2016 con un +8-10% sull’anno precedente, sia nel canale Horeca che su tutti i canali serviti”.

I DATI
“I consumi fuori casa in Italia aumentano rispetto allo scorso anno come registrato anche da altri istituti di ricerca (IRI e TRADE LAB) – ha aggiunto Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit -. Si parla di circa 80 miliardi di Food&Beverage previsti per il 2017, distribuiti tra 290.000 punti di consumo in costante crescita grazie anche ad un’offerta di ristorazione che è molto cambiata diventando più smart, accessibile, dinamica. Con il vino che ha assunto un ruolo centrale nel momento del consumo premiando un aumento delle vendite. Certo l’onda positiva può stabilizzarsi e diventare strutturale se continueremo ad investire in qualità del prodotto e professionalità della proposta. E’ vera crescita, ma per mantenerla bisogna crederci e investire”.

“Desidero rivolgere un plauso all’Osservatorio del Vino che lavora per conoscere e diffondere i numeri dei consumi nel settore Horeca – ha sottolineato Emilio Pedron, Amministratore Delegato Bertani Domains, più cauto sui dati di ripresa. L’Horeca, è un settore fondamentale per il vino di qualità. Il calo del consumo del vino fuori casa ha origini lontane: dai controlli alla guida, allo stile alimentare e alla crisi economica. I dati che oggi dimostrano una ripresa dei consumi, possono essere visti come una sorta di rimbalzo tecnico legato alla ripresa degli ordini per esaurimento delle scorte più che per incremento dei consumi”. “Oggi – ha concluso Pedron – la sfida del produttore che vuole mantenere fidelizzato il cliente ristoratore, consiste nel cercare di offrire il prodotto adatto al relativo target di clientela, rispondere alle richieste in termini di consegna, favorire occasioni e modalità moderne di consumo”.

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Approfondimenti news

Enoturismo verso il Testo Unico. Mongiello: “Pronta proposta di legge”

“Ho approntato una proposta di Legge sull’Enoturismo che faccia finalmente ordine, anche sul piano fiscale, su un settore agricolo sempre più fondamentale del nostro Paese. La mia proposta è ora aperta alle osservazioni di tutti, a partire da quelle del Movimento Turismo del Vino”. Lo ha detto, oggi al wine2wine di Veronafiere, la componente della Commissione Agricoltura della Camera, Colomba Mongiello. “Il testo – ha proseguito Mongiello – configura economicamente come nuova attività rurale l’ospitalità, l’accoglienza, le visite a cantine e vigneti e la somministrazione di prodotti non cucinati. Queste attività sono comprese nell’ambito delle attività agricole e costituiscono a tutti gli effetti reddito agrario. Si tratta – ha concluso – di una proposta che parte dal basso, che depositerò subito dopo un confronto con la filiera”.

La notizia è stata accolta con soddisfazione da parte del Movimento Turismo del Vino (Mtv) e del suo presidente, Carlo Pietrasanta: “Valuteremo il testo con attenzione nella consapevolezza che sia fondamentale ordinare un settore che, nonostante i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, è sempre stato nei fatti spesso trascurato dalle istituzioni. Ringrazio Colomba Mongiello – ha proseguito il presidente di Mtv – che da tempo ha compreso l’importanza dell’enoturismo e soprattutto la necessità di regolamentare un comparto che fa bene all’agricoltura e al turismo”.

“L’enoturismo – ha detto al convegno il presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo – ha bisogno di un quadro normativo di riferimento specifico che offra all’impresa regole certe per operare, al consumatore la garanzia di un’offerta turistica di qualità, alle istituzioni strumenti di controllo. Vogliamo vedere valorizzato il nostro ruolo di ‘sentinelle del territorio’. Bene, quindi, la proposta Mongiello perché colma un vuoto legislativo e sviluppa il concetto di polifunzionalità dell’azienda vitivinicola. Costruiremo un’alleanza forte tra UIV e MTV per arrivare ad un testo unico dell’enoturismo che offra una risposta completa alle esigenze delle nostre imprese”.

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Vini al supermercato

Monferrato Rosso Doc 2015 Bicocca, La Bollina

Siamo nuovamente in Piemonte, in provincia di Alessandria con il vino oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Più precisamente ci troviamo nella zona del Monferrato con un omonimo “Monferrato Doc” versione rosso. Un vino fermo, secco prodotto dal vitigno Barbera che si presenta nel calice rosso rubino carico con riflessi violacei, limpido e poco trasparente. Al naso, del Monferrato Rosso Doc 2015 Bicocca, prodotto da La Bollina, emergono subito note fruttate gradevoli di mora e piccoli frutti rossi delicatamente speziate da note di vaniglia e liquirizia.

Al palato è caldo, morbido, di gusto pieno e sufficientemente lungo dal punto di vista della persistenza aromatica. Un buon rapporto qualità prezzo sullo scaffale del supermercato per un prodotto comunque semplice e di pronta beva. Il Monferrato Rosso Doc 2015 Bicocca La Bollina è adatto alla tavola di tutti i giorni. Il suo sapore è democratico ed abbinabile a tutto pasto dal classico antipasto all’italiana, alle carni rosse crude o in preparazioni semplici fino a formaggi semi stagionati.  A proposito di antipasto all’italiana spesso costituito da sottaceti insieme ai classici salumi, sapete che i sottaceti ed il vino non vanno d’accordo? Attenzione dunque agli abbinamenti. Il Monferrato Rosso Doc 2015 Bicocca ha un titolo alcolometrico di 14% di alcol in volume. Va servito alla temperatura di 16-18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto da uve barbera. La vinificazione avviene con macerazione pre-fermentativa a freddo e conseguente fermentazione a basse temperature in vasche di acciaio a temperatura e ossigenazione controllata al quale segue un affinamento di 3 mesi in barriques di 3 mesi in acciaio. La Tenuta La Bollina si trova all’interno dello storico comprensorio territoriale dedicato alla produzione del Gavi DOCG e si estende per 120 ettari in un paesaggio fatto di dolci declivi, selezionate vigne e boschi di castagno.

Sono circa 30 gli ettari vitati cui si affianca  un’attrezzata e moderna cantina di produzione. Recentemente premiati con la Medaglia d’Oro Mundus Vini 2016 per il loro Gavi Docg “Ventola” 2014 e con la Medaglia d’Argento per il loro Monferrato Rosso Doc “La Bricchetta” 2014. Al Concours Mondial du Bruxelles è stato invece il Monferrato Bianco Doc “Armason” 2015 a fregiarsi del prestigioso riconoscimento internazionale.

Prezzo pieno: 5,69 euro
Acquistato presso: Bennet

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Approfondimenti

Il Sangue di Giuda dell’Oltrepò a Salerno? Tranquilli. Lo porta Enoitalia

E alla fine dei conti, quello che ti fa più incazzare, è che gliel’hanno proposto in abbinamento a una frittura di paranza. Eppure, la controetichetta parla chiaro. “Questo vino dolce e leggendario dell’Oltrepò Pavese ha un ruolo chiave nei pranzi festivi della tradizione in Lombardia, ove la sua vivacità conferisce importanza al fine pasto. Un vino che trova il suo adatto abbinamento (…) con dolci quali crostate, pasta di mandorle e sfogliatine”. Sfogliatine? Sfogliatine, sì. Quelle campane? Forse. Sembra un’etichetta studiata ad hoc. Ma lo avete capito? Parliamo del Sangue di Giuda. Il vino dolce dell’Oltrepò Pavese.

Sono le 23.30 di sabato quando un lettore di vinialsuper ci contatta attraverso la nostra pagina Facebook. E’ al ristorante. A Salerno, dove vive. Gli hanno appena proposto un vino che non conosce, in abbinamento alla frittura di pesce che ha ordinato al cameriere. E’ un vino rosso. Qualcosa non torna. La domanda che ci rivolge è perentoria. “Non è che gli devo fare un assegno? Rispondente, prima che arriva il conto”.

Allega al messaggio la foto della bottiglia. Panico. Si tratta del Sangue di Giuda Doc “Il Pozzo”, vino frizzante dolce. Vendemmia 2015. Ammettiamo l’ignoranza. Non lo conosciamo. Il nome di fantasia non ci dice nulla. Chiediamo una foto dell’etichetta posteriore. Che arriva, di lì a qualche minuto. E’ tutto chiaro. L’azienda indicata è Enoitalia, gigante imbottigliatore di Bardolino, Verona, che serve i supermercati Lidl. Quelli, per intenderci, del Montepulciano Biologico Passo dell’Orso decantato da Luca Maroni. Boom. Questa bottiglia costerà 6 euro al lettore. Un ricarico notevole, quello del ristoratore salernitano, rispetto alle potenzialità della bottiglia.

E’ la legge dei grandi numeri. Quelli che in Italia vincono sempre, a prescindere dal valore che rappresentano realmente. Basti calcolare che una delle aziende leader del Sangue di Giuda, in Oltrepò, fissa il prezzo del proprio “base” – comprensivo di trasporto, ma con pagamento anticipato – a 4,30 euro a bottiglia. E a 6.90 euro per il “cru”. Troppo? Fin troppo poco, assicuriamo noi che quei due Sangue di Giuda (il base e il cru) li conosciamo bene. E allora vada per il Sangue di Giuda di Enoitalia. Pure al ristorante. Con la paranza. Ma si sappia: l’Oltrepò pavese è un’altra cosa. Quando imparerà a promuoversi a dovere in Italia? Ai posteri l’ardua sentenza.

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a tutto volume

A tutta torba! Spirit of Scotland Rome Whisky Festival

Si tiene a Roma, presso il Chorus Cafè (via della Conciliazione, 4), a partire dalle ore 15:00 fino a mezzanotte, ‘A Tutta Torba!‘, una giornata intera dedicata interamente ai whisky torbati, con centinaia di etichette, bottiglie fuori dal comune, per tutti i palati. L’evento, organizzato dalla direzione artistica di Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival, il più importante festival di settore italiano – la cui sesta edizione si terrà il 4 e 5 marzo 2017, nella consueta location del Salone delle Fontane all’Eur – è a ingresso gratuito, previa registrazione sul sito www.spiritofscotland.it.

Grande risalto sarà dato all’Ardbeg Cocktail Bar, gestito dal ‘padrone di casa’ del Chorus Cafè, Massimo D’Addezio e dal suo staff. Spazio anche al cibo, con piatti tipici della cucina scozzese da abbinare ai propri torbati preferiti e in collaborazione con lo shop Whisky & Co, sarà possibile acquistare numerose bottiglie presenti.

“Per noi – sottolineano i direttori artistici di Spirit of Scotland – Whisky è sinonimo di Passione. Torbosi o torbati, in qualsiasi modo li si voglia chiamare, è innegabile che questi whisky riscuotono sempre un grande successo. La torba è presente in tutto il pianeta eppure, anche solo rimanendo in Scozia, c’è torba e… torba! Per questa ragione abbiamo pensato di creare un evento per tutti gli appassionati di questa categoria di aromi, proponendo, in una manifestazione di una sola giornata, le molteplici e variegate espressioni possibili”.

I DETTAGLI
Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival riunisce le migliori aziende nazionali e internazionali in un evento che promuove la valorizzazione e la diffusione della cultura del whisky di malto attraverso un approccio basato sul’’interazione tra business, formazione ed entertainment. Il Festival si presenta come una delle più importanti manifestazioni italiane del settore. Un vero e proprio brand che sostiene e promuove il whisky; un marchio di qualità che ne favorisce la divulgazione in un sistema volto a sostenere l’interazione tra i principali attori del settore. Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival è un imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky. Ricco di eventi, degustazioni libere, masterclasses, seminari sulla mixology, incontri affidati ad esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “single malt”.

Ardbeg è noto per essere The Ultimate Islay Single Malt Whisky. Fondato nel 1815, Ardbeg è venerato dagli intenditori di tutto il mondo come il Single Malt più torbato, affumicato e complesso di Islay. Nonostante questo suo carattere distintivo, Ardbeg è allo stesso tempo rinomato per la sua deliziosa dolcezza, un fenomeno che è affettuosamente conosciuto come ‘the peaty paradox’.

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Vini al supermercato

Nero di Troia Puglia Igp 2014, Grifo Ruvo

(3 / 5) l Nero di Troia è il vitigno a bacca nera principale del centro-nord pugliese, capace di dare vini strutturati e molto longevi. Il produttore Grifo, la Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, propone nei supermercati la vendemmia 2014 con denominazione Puglia Igp.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il vino si presenta rosso rubino con riflessi porpora che denotano gioventù. Al naso si riconoscono note avvolgenti di ciliegia e lampone maturo, violetta, pepe rosa, timo e sullo sfondo sentori tipici dell’affidamento in legno.

In bocca però non rispecchia le aspettative create precedentemente. Il corpo non è del tutto pieno, il tannino è già evoluto e non molto presente, la persistenza è un po’ corta. Bottiglia che ha già raggiunto il suo equilibrio: fatto di per sé piacevole, ma deludente vista la sua giovane età.

Da prendere in considerazione se si cerca un vino immediato e non troppo impegnativo. Da degustare ad una temperatura di 16° gradi e da abbinare a un primo con ragù di carne.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto da una selezione di uve Nero di Troia in purezza coltivate a Ruvo di Puglia, su terreni marnosi-argillosi a 400 metri sul livello del mare. La vendemmia è svolta manualmente e, dopo la vinificazione, il vino affina in botti di rovere per alcuni mesi.

La Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia è nata nel 1960 e vanta ben 1020 soci conferitori, concentrati sulla “valorizzazione di vitigni autoctoni come il Nero di Troia, il Bombino Bianco, il Bombino Nero, il Moscatello Selvatico e il Pampanuto”.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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vini#1

Metodo Classico Brut Rosé 2010, Casa Vinicola Aldo Rainoldi

La Valtellina è una rinomata terra di vini rossi fermi, prodotti principalmente da uve Nebbiolo (localmente chiamato Chiavennasca), a partire da quelli da tavola – non complessi – fino ai grandi Sforzati, vini strutturati e di grande qualità. Cercando attentamente ci si può imbattere in produzioni davvero interessanti. Come questo spumante Metodo Classico Brut Rosé millesimo 2010 (sboccatura 2016) prodotto dalla Casa Vinicola Aldo Rainoldi, da un 92% Nebbiolo, un 4% di Pignola e un 4% Rossola (queste ultime uve assolutamente autoctone della lombarda Valtellina).

Il vino mostra una veste rosa con tonalità ramate vivaci e con bollicine discretamente fini. Il naso ha un’ottima intensità, con piacevoli profumi agrumati soprattutto di arancia rossa, di fragoline di bosco, note floreali dolci di fiori di arancio, con i classici sentori di crosta di pane da Metodo Classico e un intrigante sfondo di erbe aromatiche.

In bocca spicca la freschezza gustativa e una bella sapidità, con buona struttura e una morbidezza presente che da equilibrio, invogliando ad altri assaggi. Ottima persistenza, con aromi coerenti ai sentori olfattivi, soprattutto quelli agrumati.

LA VINIFICAZIONE
Lo spumante Brut Rosé Rainoldi è prodotto da uve coltivate nei comuni di Ponte in Valtellina e Teglio, in vigneti situati tra i 600 e 730 metri sul livello del mare, esposti a sud e con terreno sabbioso-limoso derivato da rocce granitiche sfaldate. La vendemmia viene effettuata nella seconda metà di ottobre. Per ottenere il colore rosato sopra descritto, viene effettuata una veloce macerazione delle uve a freddo, con successiva pressatura. Il vino base rimane per qualche mese in acciaio a maturare e viene poi imbottigliato con i lieviti, con la quale ha inizio la seconda fermentazione e il seguente affinamento che si protrae per almeno 36 mesi.

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Approfondimenti

Testo unico sul Vino: benedizione di Coldiretti

A una settimana dalla raccolta degli ultimi grappoli in Lombardia e con una produzione regionale di 1,2 milioni di ettolitri nel 2016, arriva dopo due anni di iter parlamentare l’approvazione definitiva del Testo Unico sul vino. “Una legge attesa – commenta Ettore Prandini, Presidente Coldiretti Lombardia – che taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia, comprese le 100 giornate di lavoro che oggi ogni impresa è costretta a impiegare per soddisfare le quattromila pagine di normativa che regolamentano il settore”.

Il Testo Unico porta alla semplificazione delle comunicazioni e degli adempimenti a carico dei produttori, alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, alla revisione del sistema sanzionatorio, all’introduzione di sistemi di tracciabilità anche per i vini IGT e a norme per garantire la trasparenza sulle importazioni dall’estero.

Solo in Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – la filiera dà lavoro a circa 30 mila persone, mentre si contano oltre tremila imprese vitivinicole, per un totale di più di 20mila ettari a vigneto dei quali 17.500 per produzioni di qualità Doc, Docg e Igt. Le province più vocate sono Pavia e Brescia, a seguire Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana), ma zone viticole con piccole produzioni si stanno sviluppando anche fra Como, Lecco e Varese.

A livello nazionale il fatturato del vino ha raggiunto il valore record di quasi 10 miliardi soprattutto grazie alle esportazioni che sono state di 5,4 miliardi nel 2015 e che risultano in ulteriore aumento del 3% nei primi otto mesi del 2016. Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori per un totale di 1,3 milioni di persone occupate. Sulla base delle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della vite e del vino (OIV) l’Italia è il principale produttore mondiale di vino nel 2016 con 48,8 milioni di ettolitri, mentre al secondo posto si colloca la Francia con 41,9 milioni di ettolitri e la Spagna al terzo con 37,8 milioni di ettolitri.

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