wine news e guida top 100 migliori vini italiani, notizie e articoli esclusivi su vino, birra, distillati e food
Autore:Redazione WineMag.it
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Quello della birra artigianale in Italia è un settore in continua crescita, sia in termini di numero di birrifici, che non si è interrotta neanche nel periodo pandemico, sia sotto il profilo dei consumi: cresce più del vino. Secondo il Registro delle imprese CCIAA, nel 2022 le realtà che producono birra in Italia hanno raggiunto le 1.326 unità occupando un totale di 9.612 addetti diretti, con una crescita rispetto al 2015 del 104% in termini di birrifici e del 22% in termini di addetti. È quanto evidenziato nel Report 2022 “Birra artigianale, filiera e mercati” di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, realizzato a cura di OBIArt, Laboratorio del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze.
Il report dimostra come l’Italia si collochi al sesto posto a livello europeo per numero di birrifici (dopo Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Olanda) e al nono per volume di produzione con 17,6 milioni di ettolitri prodotti nel 2021. A livello geografico i birrifici risultano ormai essere diffusi in tutto il Paese. Più rilevante la consistenza delle imprese nel Nord Italia, ma è nel Centro Sud che si continuano a registrare gli incrementi più consistenti.
Il dato significativo riguarda la crescita dei birrifici agricoli, divenuta un’opportunità a partire dal 2010, anno in cui le produzioni di birra e malto sono entrate a far parte delle attività connesse praticabili nelle imprese del primario. Presente in appena una ottantina di aziende nel 2015, nel 2022 la produzione di birra arriva ad essere presente in 290 imprese agricole, arrivando a rappresentare il 22% di tutti i birrifici nazionali e ad occupare oltre 1.000 addetti.
BIRRA ARTIGIANALE ITALIANA: CONSUMI IN CRESCITA
Sotto il profilo dei consumi e del comportamento dei consumatori, il report segnala, sulla base di un’indagine di mercato su 1700 contatti, che il 41% è consumatore abituale di birra, il 12% della sola birra industriale e il 29% di birra industriale e artigianale. «C’è ancora molto lavoro da fare per migliorare il settore e per diffondere il consumo della birra artigianale – sottolinea il presidente di Unionbirrai, Vittorio Ferraris – ma possiamo prendere atto che il settore è in crescita».
«Dobbiamo e possiamo sicuramente fare di meglio nello specifico del comparto GDO – continua Ferraris – dove il nostro genere di prodotto fa più fatica ad essere gestito con le dovute attenzioni alla qualità e alla durabilità. Abbiamo scoperto come, all’interno di un maggior interesse verso le bevande alcoliche da parte degli italiani, la birra stia crescendo molto di più del vino con abitudini di consumo che diventano meno tradizionali e più variegate assomigliando sempre più al modello nordeuropeo che a quello mediterraneo più legato al vino e al consumo durante i pasti».
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FOTONOTIZIA – Masi Agricola, società quotata su Euronext Growth Milan e tra i leader italiani nella produzione di vini premium, rende noto di aver ricevuto da Fondazione Enpaia comunicazione di un aumento della propria partecipazione in Masi Agricola, che annovera n° 2.430.720 azioni in capo alla Gestione Principale e alle Gestioni Separate, raggiungendo la soglia del 7,56% del capitale sociale rappresentativo di azioni che conferiscono diritto di voto. Già lo scorso aprile 2023 la Fondazione Enpaia era salita al 6,2% del capitale sociale di Masi. L’ingresso era avvenuto a febbraio 2022, con il 4%.
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FOTONOTIZIA – La quarta edizione della Como Lake Cocktail Week 2023 è pronta al decollo. Dal 28 giugno al 4 luglio la mixology internazionale e di qualità si ritrova nuovamente sulle sponde del Lago di Como per celebrare la miscelazione d’autore. Tema guida della nuova edizione sarà il viaggio. Protagonisti della Como Lake Cocktail Week 2023 più di 30 cocktail bar ospitati tra hotel 5 stelle, storici street bar e ristoranti stellati. Programma completo sul sito web dell’evento.
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FOTONOTIZIA – La Scuola Italiana Sommelier ha ottenuto il Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana. Ad appena 6 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 2017 ad opera dell’attuale presidente Nicola Ferrazzano, la prima scuola italiana di Sommellerie online ha centrato il proprio obiettivo. «Con questo riconoscimento – sottolinea Ferrazzano – anche gli Attestati di Qualifica Professionale di Sommelier rilasciati dalla Scuola Italiana Sommelier provengono da un’organizzazione riconosciuta in base alle normative in Italia e all’estero».
Corso sommelier online, è bufera. La Scuola si difende: «Siamo pop, questo è il futuro»
Il presidente Nicola Ferrazzano a WineMag.it: «Lezioni digital e prezzi popolari per una cultura a portata di tutti». Critiche da Ais e Fisar
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Si chiama Marco Pezone il miglior barista italiano. Il 30enne di Falconara Marittima, in provincia di Ancona, è il vincitore dell’Espresso Italiano Champion 2023, dell’Istituto Espresso Italiano. Il titolo viene assegnato al migliore professionista in tema di espresso e cappuccino italiano. Pezone ha sfidato altri 11 professionisti nella competizione organizzata dall’IEI a Lipomo, in provincia di Como, presso Caffè Milani, marchio italiano tra i soci fondatori dell’Istituto. In un tempo di soli 11 minuti ha dovuto tarare la sua attrezzatura la Macchina Classe 20 SB Mooboiler e il macinadosatore KRYO65 on demand, entrambi targati Rancilio, e dimostrare di sapere preparare quattro espressi e quattro cappuccini.
Al secondo posto della finale si è classificato Andrea Nulli di Essse Caffè, mentre al terzo posto Gabriele Sechi di Altogusto. Entrambi concorreranno insieme al vincitore alla fase internazionale della gara in programma in ottobre alla fiera Host di Milano. Marco Pezone ha cominciato la professione di barista nel 2017, attualmente in forza al Forno Taccalite di Falconara Marittima (AN), caffetteria che ha puntato sulla qualità del prodotto offerto. Ha concorso con la miscela Jolly Crema, prima miscela certificata per Espresso Italiano di Jolly Caffè.
«Penso che la figura del barista sia fondamentale per contribuire alla crescita culturale e di conoscenza dell’espresso e dei suoi derivati – ha spiegato il campione di espresso italiano – sviluppare la qualità vuol dire anche comunicare al cliente finale quello che sta dietro e dentro la tazzina». «Tradizione e progressione – ha aggiunto il neo eletto miglior barista italiano – fanno innovazione. Dobbiamo cominciare a comunicare con passione e amore il prodotto al cliente finale».
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Duplice riconoscimento per il comparto della Mozzarella di Bufala Campana Dop. Il formaggio campano cresce in Italia e conquista l’estero, con cifre da record. Ieri l’assemblea annuale di Assolatte ha certificato il ruolo di traino della Mozzarella di Bufala Campana tra i grandi formaggi Dop italiani: nel 2022, infatti, la produzione di Bufala Dop è l’unica che è cresciuta (+3,8 per cento sul 2021), insieme al taleggio. Nonostante le difficoltà legate alle fiammate dell’inflazione, alla guerra in Ucraina, il prodotto riesce a imporsi sui mercati, grazie ai sacrifici dei soci del Consorzio, che hanno perso margini di redditività significativi.
Nello stesso giorno è arrivato un altro riconoscimento, stavolta dal Monitor Distretti di Intesa Sanpaolo: la Mozzarella Dop fa registrare, sempre nel 2022, un boom dell’export, pari a +30,2% sull’anno precedente, in uno scenario generale positivo, visto che i dati dell’analisi mostrano una crescita del 12,8% delle esportazioni dei distretti agroalimentari italiani su base annua, con un valore di oltre 25 miliardi di euro.
«Un risultato incredibile – commenta il presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, Domenico Raimondo – capace di spronarci a fare sempre meglio anche nel 2023, che ci vede ancora alle prese con tante difficoltà, a partire dall’aumento dei costi di produzione non assorbiti dal mercato. Noi continueremo a puntare sugli elementi distintivi del nostro prodotto: qualità e legame con il territorio».
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Nasce una inedita, larga e composita alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità e spingersi contro quello artificiale e sintetico di cui fanno parte ACLI, AcliTerra, ADUSBEF, ANPIT, ASI, AssoBio, Centro Consumatori Italia, Cia, CNA, Città del Vino, Città dell’Olio, Codacons, CODICI, Consulta Distretto del Cibo, ctg, COLDIRETTI. E ancora: Demeter, Ecofuturo, EWA, FEDERBIO, Federparchi, FIPE, Fondazione QUALIVITA, Fondazione UNA, Fondazione UniVerde, GLOBE, GREENACCORD, GRE, Italia Nostra, Kyoto Club, LEGA CONSUMATORI, MASCI, MOVIMENTO CONSUMATORI, Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow food Italia, UNPLI e Wilderness.
L’iniziativa è stata varata dai rappresentanti delle diverse Organizzazioni nel corso di un incontro nella Sala Consiglio Sede Coldiretti ed ha come primo obiettivo la sottoscrizione di un Manifesto «per esporre le ragioni dell’alleanza ed aprire un confronto con istituzioni, associazioni, mondo scientifico, imprese e cittadini per l’avvio di una battaglia, quella contro il cibo sintetico e artificiale, che è possibile vincere anche in una proiezione europea, nella certezza di agire per il bene comune».
«Una assunzione di responsabilità – concludono le Organizzazioni – nella ricerca delle ragioni tecniche e valoriali per contrastare rischi reali di desertificazione delle campagne, di speculazione finanziaria e monopolio brevettuale insieme a preoccupazioni di allarme per la salute dei consumatori».
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È in programma dall’8 al 17 settembre ad Asti la Douja d’Or 2023. La storica rassegna richiama ogni anno migliaia di visitatori da tutta Italia e dall’estero e sarà anche quest’anno proposta con la formula dell’evento diffuso ed itinerante, tra le piazze, le strade e le più suggestive dimore storiche di Asti. Protagonista della Douja d’Or 2023 sarà come ogni anno il vino, con 10 giorni di talk, degustazioni, masterclass, incontri, letture, spettacoli e cene per raccontarne e scoprirne tutte le sfumature e offrire a turisti, addetti ai lavori ed appassionati spunti di conoscenza e di approfondimento.
La Barbera d’Asti e i Vini del Monferrato, l’Asti spumante e il Moscato d’Asti Docg, le denominazioni piemontesi, tante varietà di vini biologici e una vasta selezione di vermouth da abbinare a piatti della tradizione. E ancora: il futuro del vino, l’importanza della diffusione della cultura e della conoscenza enologica. Saranno questi i temi che attraverseranno tutta la manifestazione, nata per valorizzare un prodotto d’eccellenza sempre più importante per la Regione Piemonte e sempre più amato e apprezzato in tutto il mondo.
Il programma sarà ricco di iniziative in tutta la provincia alla scoperta del territorio di Asti, del Monferrato e delle sue colline, patrimonio dell’Unesco. Da non perdere l’Enoteca della Douja d’Or che raccoglie e mette in vendita le produzioni vinicole del territorio per scoprire, conoscere e acquistare le migliori etichette piemontesi.
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FOTONOTIZIA – Il centro storico di Pontelatone (Caserta) si prepara ad accogliere la nuova edizione del Casavecchia & Pallagrello Wine Festival 2023. Tre giorni di degustazioni, laboratori, musica e cucina di alta qualità dal 30 giugno al 2 luglio prossimi. Un evento che mette al centro i due vitigni autoctoni Casavecchia e Pallagrello. In programma banchi d’assaggio, momenti dedicati al food, musica in piazza Cutillo e seminari di approfondimento.
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Record di espositori e visitatori a Enovitis in campo 2023, 17^ edizione dell’evento itinerante di Unione italiana vini dedicato alle tecnologie per la viticoltura che si è tenuto gli scorsi 7 e 8 giugno a Polpenazze del Garda (BS). Oltre quota 5.500 le presenze, nonostante il maltempo. Per il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti: «Enovitis in campo si conferma la manifestazione di riferimento in Italia per le macchine e attrezzature da vigneto, un appuntamento unico per rappresentatività, vivacità delle proposte e attualità del dibattito tecnico. La pioggia non ha compromesso la buona riuscita di un’edizione ancora una volta capace di mettere al centro le più moderne tecnologie per le operazioni agronomiche».
Sono 172 le aziende che hanno portato le proprie proposte tra i filari bresciani di Enovitis in Campo 2023, attirando l’attenzione di visitatori anche esteri, quest’anno in particolare dalla Germania, dalla Slovenia e dal Kazakistan. Sotto la lente, le soluzioni più innovative nel campo della robotica, dell’elettrificazione, della riduzione della chimica, dal biologico agli agrofarmaci fino ai biostimolanti.
E il testimone passa ora a Enovitis Extrême, il “clone” di Enovitis in campo dedicato ai vigneti di montagna e in elevata pendenza, che il 13 luglio andrà live nei vigneti della Cantina Valle Isarco – Eisacktal (Chiusa, BZ) per la seconda edizione della rassegna dinamica riservata alla viticoltura eroica. Si tratta di un approfondimento specifico sull’utilizzo di macchine operatrici e attrezzature destinate all’impiego in condizioni orografiche impervie a fronte di elevatissimi costi di produzione.
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Sempre più fruitori, sempre più moderati: negli ultimi 15 anni in Italia è cresciuto del 35% (+4,4 milioni) il numero di consumatori saltuari di vino. Al contempo sono diminuiti del 22% i consumi quotidiani. È sempre più definito, secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) che ha elaborato l’aggiornamento Istat sui consumatori di alcolici, il nuovo volto dei consumatori italiani di vino, oggi a quota 29,4 milioni (55% della popolazione). Il profilo che emerge è quello di una platea, trainata dalle donne (+12% contro -2% dei maschi), che non rinuncia alla bevanda alcolica “nazionale” anche se si consolida un approccio molto diverso rispetto al passato.
«I numeri – commenta il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – sintetizzano una volta di più il rapporto responsabile degli italiani con il vino, oggi inteso più come elemento di socialità e di stile di vita che come alimento. È la prova di come l’approccio culturale al prodotto sia ormai fondamentale in un Paese che non solo è il primo produttore di vino al mondo ma anche uno dei più virtuosi in termini di aspettativa di vita».
IL RAPPORTO TRA VINO E ALTRI ALCOLICI
Una tendenza che si riflette meno allargando il campo al rapporto con gli altri alcolici, come la birra e gli aperitivi. Per la birra, che conta 27,4 milioni di consumatori, sono infatti cresciuti sia gli user quotidiani (+19% dal 2008) che quelli occasionali (+30%) con un calo solo per gli “stagionali”, legati all’estate. In forte accelerazione è dato il segmento degli aperitivi alcolici – dove anche il vino con i cocktail gioca un ruolo importante – che oggi conta quasi 22 milioni di adepti (+41% negli ultimi 15 anni), grazie in particolare al boom al femminile dei consumi fuori casa (+79%), ormai appannaggio non più solo dei giovani della gen Z (fino a 26 anni) e millennials (27-42 anni) ma in fortissima ascesa anche per la fascia, ormai leader, 45-54 anni.
Tornando al vino, che nel periodo considerato (2008-2022) ha aumentato la platea del 4%, tra i consumatori quotidiani (12 milioni di italiani) resiste la fascia over 65, mentre evidenziano forti contrazioni i giovani (25-34 anni), a -38%, ma ancora di più i 35-44enni (-48%), con cali importanti (-26%) per i 45-54enni. Il trend si inverte se si considerano i consumatori saltuari (+35%), e in particolare le classi di età superiore: oltre i 45 anni, infatti, l’incremento è del 53%, l’equivalente di oltre 4 milioni di consumatori in più. Complessivamente, rilevano le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, lo scorso anno i consumatori quotidiani di vino hanno stappato 461 milioni di bottiglie in meno rispetto al 2008, mentre i saltuari hanno aumentato i volumi acquistati per un equivalente di 344 milioni di bottiglie.
CONSUMATORI DI VINO: IL DETTAGLIO DELLE REGIONI
Lombardia (16,7% l’incidenza sul totale Italia), Lazio (9,8%), Campania con Veneto ed Emilia-Romagna sono le principali regioni italiane per numero di consumatori di vino. Una classifica che cambia se si guarda all’incidenza degli user sul totale della popolazione per regione: al primo posto balza Emilia-Romagna (il 62% consuma vino), seguita dalla Valle d’Aosta (61%) e – a pari merito – Veneto, Umbria e Toscana al 60% su una media nazionale che arriva al 55% (29,4 milioni di consumatori).
Guardando allo storico degli ultimi 11 anni (2011-2022), si conferma, secondo l’Osservatorio Uiv il trend che vede un calo generalizzato degli user quotidiani a vantaggio dei saltuari. Leprincipali decrescite di consumatori quotidiani si registrano al Sud, con Puglia (-33%) e Abruzzo (-28%); sopra la media nazionale (-19%) anche altre importanti regioni produttrici, come Piemonte e Trentino (-25%) al Nord e la Campania (-23%) nel Mezzogiorno, mentre si annotano cali nella media in Veneto, Toscana Emilia-Romagna e Lombardia.
Nelle Isole, se in Sardegna i winelover quotidiani diminuiscono del 23%, la Sicilia si dimostra la più resiliente al trend, con un calo di appena il 2% in 11 anni. Complessivamente il più basso tasso di user della categoria lo segna il Trentino-Alto Adige (34% dell’intera popolazione). Tra i saltuari, sopra la media (+25%) gli aumenti in particolare in Trentino-Alto Adige, poi Molise, Veneto, Abruzzo e Campania. In generale, la regione che nel periodo ha smarrito più consumatori è la Calabria (-17%), seguita dalla Sardegna (-10%). Per contro, si registrano buone crescite in Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Umbria.
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Non c’è stato nulla da fare per Massimiliano Piermattei, enologo e capo cantiniere della nota cantina bresciana Monte Rossa morto schiacciato dalle macchine giropallet del Franciacorta. I colleghi lo hanno trovato riverso a terra, all’interno dell’azienda di Cazzago San Martino, attorno alle 14.30 di mercoledì 7 giugno, privo di sensi. Inutile la chiamata ai soccorsi, che non hanno potuto che constatare il decesso del 50enne, per schiacciamento. “Max” Piermattei lascia la moglie e i tre figli. Il funerale sarà celebrato domani, sabato 10 giugno, alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di Roncadelle (BS).
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Il 2022 si chiude col segno più per le imprese del settore della distillazione, ma gli allarmismi dell’Ue spaventano Assodistil che chiede un fronte comune tra produttori di vino e di superalcolici. In Italia aumenta la produzione di alcol ed acquaviti (+12), così come l’export, compreso quello della Grappa (+8%) rispetto al 2021. Tuttavia, avverte l’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e acquaviti in occasione della 77° Assemblea annuale, «con l’introduzione delle misure preannunciate dalla Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose, inclusa l’introduzione della cosiddetta etichetta sanitaria, e la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione delle bevande spiritose ad Indicazione Geografica, si mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie».
Nonostante nel 2022 la produzione italiana di alcole e acquaviti sia aumentata del 15% in volumi rispetto all’anno precedente, con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni, il 2023 presenta molteplici sfide per il settore. «AssoDistil – spiega il presidente Antonio Emaldi – ha attivato un’intensa attività istituzionale per manifestare la propria contrarietà ad ogni misura ingiustificatamente denigratoria per il settore. A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose, ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità».
HEALTH WARNINGS E PROMOZIOINE NEI PAESI TERZI
Secondo i dati di Format Research il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante «promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’UE per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria». Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori. Secondo Nomisma continua la corsa della Grappa sui mercati esteri.
Nel 2022 l’export di Grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro contro i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +167% in valore e +8% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore, seguita da Svizzera (14%), Austria (5%). Da segnalare il positivo risultato nel mercato USA (+31% di export in volume) dove da 5 anni sono attivi progetti di promozione della grappa IG.
A questo – prosegue Emaldi – si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali. “Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa fermo da cinque anni.
Le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG altrimenti, con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia, potrebbe compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni».
I FOCUS NOMISMA E FORMAT RESEARCH: SCENARI E TENDENZE
Ai risultati molto positivi per la produzione di alcool e acquaviti e nell’export che testimoniano l’aumento dell’immagine del valore della Grappa percepito dai consumatori di tutto il mondo si contrappone un trend negativo della distribuzione moderna nazionale. In questo canale si assiste a una diminuzione delle vendite del -3,4% in valore rispetto al 2021 (fonte: NielsenIQ). Nel primo trimestre del 2023, però, rallenta il calo a volume e i valori mostrano un +0,9% grazie all’inflazione.
Secondo i dati di Format Research l’82% delle imprese del comparto lamenta un incremento dei costi dell’energia, mentre l’87% un aumento dei costi delle materie prime. Una impresa su due ha registrato rincari superiori al 20%. In questo scenario cresce il numero di imprese che si sono rivolte alle banche per ottenere credito: il 34% ha fatto richiesta per un finanziamento e tra queste, nel 67% dei casi l’operazione è andata a buon fine.
Sul fronte della sostenibilità 8 imprese su 10 hanno interesse ad essere percepite come sostenibili e il 72% di esse ritiene che il fattore green costituisca un driver per il consumatore in fase di acquisto. Il 21% delle imprese possiede almeno una certificazione green, e il 43% delle imprese non ancora in possesso di tali certificazioni intende dotarsene nei prossimi due anni, percentuale che sale al 46% considerando il prossimo quinquennio.
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Vini, Spirits e Aceti italiani valgono oltre 20 miliardi di euro di fatturato e rappresentano il 21% dell’export complessivo Food & Beverage italiano. Ha preso avvio da questa fotografia, illustrata da Nomisma, l’Assemblea Generale di Federvini svoltasi oggi a Roma, che ha ospitato gli interventi dei Ministri dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, degli Esteri Antonio Tajani, delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e del Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas. Nel corso dell’Assemblea sono state presentati e diffusi i dati emersi dalle ricerche dell’Osservatorio Federvini in collaborazione proprio con con Nomisma e TradeLab.
ANDAMENTO DELL’EXPORT
Cresce nel 2022 rispetto all’anno precedente l’export di vino italiano nel mondo, con le eccezioni di Germania e Cina. Tra i mercati più ricettivi quello britannico (+46,5%) e giapponese (+25%). Record delle esportazioni di spirits nazionali che lo scorso anno hanno prodotto un fatturato di 1.650 milioni di euro, +25% sul 2021. Bene anche l’aceto balsamico, con segno più a doppia cifra (+15% in valori rispetto al 2021) nei principali mercati di destinazione tra cui Stati Uniti e Germania.
FUORI CASA, CERTIFICAZIONI DI QUALITÀ
Notizie positive anche sul fronte dei consumi fuori casa, in ripresa dopo il periodo pandemico (+19% delle visite rispetto al 2021), che genera nel complesso un fatturato 93 miliardi di euro. Le survey sul ruolo delle certificazioni di qualità e sulle campagne di consumo responsabile. Focus, poi, sempre durante l’Assemblea Generale di Federvini svoltasi oggi a Roma, sull’opinione hanno gli italiani dei marchi di qualità dei prodotti. Dall’indagine realizzata da Nomisma per Federvini emerge un quadro che vede i cittadini del Belpaese piuttosto avvezzi al tema delle certificazioni di qualità.
La survey ha rivelato come il 53% del campione dichiari di conoscere il significato delle sigle DOP e IGP e li consideri una garanzia di qualità, mentre un terzo degli intervistati, pur ammettendo di non sapere, si dice interessato alla materia. Il 78% associa invece maggiore qualità ai prodotti certificati, il 74% alla tracciabilità del prodotto e il 68% alla sicurezza e ai controlli. Quale invece il livello di consapevolezza su vino, spirits e aceti certificati? Il 62% dei consumatori ritiene che i vini DOC/DOCG/IGT rispettano specifiche caratteristiche qualitative e particolari metodi di produzione. Una percentuale che si attesta al 28% per gli spirits certificati e al 47% per l’Aceto Balsamico di Modena IGP).
CONSUMO RESPONSABILE
Quanto al comportamento dei consumatori di vino e spirits, tracciato dalla survey “Analisi sul consumo responsabile delle bevande alcoliche” a cura di TradeLab, gli italiani si distinguono per un consumo virtuoso delle bevande alcoliche, quasi sempre associato al cibo e a momenti di convivialità. Nove su dieci consumano alcolici con moderazione (solo il 14% del campione dichiara di esagerare a volte). Il 78% li abbina sempre ai pasti. Ma che cosa si intende con l’espressione “consumo responsabile”?
Il 60% degli intervistati associa il concetto alla sicurezza, il 48% all’abbinamento al cibo e il 30% all’amicizia. Inoltre il 74% pensa alla capacità di evitare l’abuso di alcol e il 72% alla conoscenza delle problematiche e alle conseguenze correlate al consumo eccessivo. La ricerca rivela infine una sensibilità diffusa sull’argomento, con l’85% degli italiani che sente il tema vicino (il 60% delle persone tra i 18 e i 34 anni dichiara anche di volerne sapere di più). Sul profilo della comunicazione, il 64% del campione più giovane under 35 ritiene che sia un aspetto molto importante in termini di sensibilizzazione, percentuale che sale al 71% tra gli adulti (35-54 anni).
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La XXI edizione del Premio “Vivi la Valpolicella” sarà intitolata alla memoria di Marco Accordini, figlio di Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar morto nel giugno del 2022 a causa di un incidente sul trattore. «Era doveroso dedicare questo importante riconoscimento territoriale al ricordo di un giovane valpolicellese che ha applicato la sua formazione universitaria nel suo territorio d’origine, la Valpolicella, per promuoverla e valorizzarla, come tanti imprenditori hanno fatto nella storia e stanno ora facendo. La sua prematura scomparsa nel 2022 a 26 anni ha interrotto il suo operato, ma con questo intitolazione vogliamo ricordare Marco Accordini ancora tra noi».
Queste le parole degli organizzatori del Premio “Vivi la Valpolicella”, promosso dall’omonima associazione in collaborazione con la presidenza di Cantina Valpolicella Negrar e Valpolicella Benaco Banca. Dopo una pausa forzata a causa pandemia, giovedì 8 giugno, a partire dalle ore 17.30, nella sala convegni della cantina a Negrar di Valpolicella (via Ca’ Salgari 2), si svolgerà la XXI edizione della manifestazione, aperta al pubblico, con la premiazione delle migliore tesi di laurea nazionali sul fronte della ricerca scientifica.
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Conto alla rovescia per la 36ª edizione della rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, in programma dal 6 al 9 luglio a Cembra. Quattro giorni alla scoperta delle migliori espressioni del vitigno creato a fine Ottocento dal prof Hermann Müller incrociando Riesling Renano e Madeleine Royal, il cui profilo sensoriale è stato di recente stabilito da un gruppo di ricercatori italiani. La terza varietà più coltivata in provincia di Trento sarà protagonista di un calendario di incontri tecnici, masterclass e degustazioni a Palazzo Maffei, oltre a trekking tra i vigneti eroici della Valle di Cembra, soste gastronomiche, tour in bike tra le cantine e intrattenimento, sino alla cena sotto le stelle lungo il viale alberato.
Da segnare in agenda anche il secondo appuntamento con il Giro del Mondo in 80 Müller, che quest’anno fa tappa in Sri Lanka. Nicky Brian, tra i protagonisti dell’undicesima edizione di MasterChef Italia, abbinerà alcune ricette del paese d’origine della sua famiglia al Müller Thurgau. La scelta sarà quella di ricorrere a vini con qualche anno di vita sulle spalle, per valorizzarne non solo la qualità, ma anche la grande versatilità e longevità. A presentare questo showcooking dai sapori esotici sarà il sommelier Andrea Amadei.
Altro momento atteso è la premiazione dei vini vincitori del 20° Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, la rassegna che mette a confronto Müller Thurgau provenienti da diverse zone d’Italia e dall’estero. E per chi non soffre di vertigini, ci sarà la possibilità di ammirare la perfetta geometria dei vigneti eroici della Valle di Cembra dall’alto, a bordo di un elicottero. Il programma completo è reperibile sul sito ufficiale della Mostra Müller Thurgau.
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FOTONOTIZIA – Andreas Kofler è stato confermato presidente del Consorzio Vini Alto Adige e resterà in carica per un altro mandato, della durata di 3 anni. Il neoeletto consiglio di amministrazione ha riassegnato che la vicepresidenza a Martin Foradori.
Andreas Kofler, Klaus Pardatscher, Georg Eyrl, Philipp Plattner e Oscar Lorandi rappresenteranno il Consorzio per le cantine cooperative nel Consiglio di amministrazione del Consorzio. Martin Foradori, Alois Clemens Lageder e Peter Zemmer sono stati riconfermati rappresentanti delle Tenute dell’Alto Adige. Per i Vignaioli dell’Alto Adige, riconfermato Stefan Vaja che sarà per la prima volta affiancato da Hannes Andergassen.
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L’Area Studi Mediobanca pubblica l’Indagine sul settore vinicolo in Italia che riguarda 255 principali società di capitali italiane con fatturato 2021 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi di euro, pari all’89,3% del fatturato nazionale del settore. I maggiori produttori di vino si attendono per il 2023 una crescita delle vendite complessive del +3,3%, +3,1% l’export. La leadership di vendite nel 2022 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV. Nel 2021 il miglior Roi tocca alle aziende piemontesi (8,9%), mentre alle toscane va lo scettro del più alto Ebit margin (15,7%). Sempre secondo l’indagine Mediobanca, nel 2022 cresce la partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole (+63,5% sul 2020) attestandosi al 4,6% del totale.
SETTORE VINICOLO ITALIANO: IL 2022 E OLTRE
I maggiori produttori di vino si attendono per il 2023 una crescita delle vendite complessive del +3,3%, +3,1% l’export. A spingere le vendite l’ottimismo delle bollicine (+5,2% i ricavi complessivi, +4,2% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,8% (+2,9% l’export). Il 2022 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l’estero). L’Ebit margin ha riportato un calo del 7,6% sul 2021, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato dell’8,7%. I vini frizzanti (+16,9%) hanno accelerato più dei vini fermi (+8,2%). Prevalgono i mercati di prossimità (Paesi UE) con il 37,1% dell’export, ma si riduce la distanza con il Nord America (34,6%); crescita importante (+26,9%) per l’America centro-meridionale.
Nel 2022 il ritorno alle normali abitudini di consumo e la ripresa del flusso turistico hanno favorito le vendite nel canale Ho.Re.Ca. (+19,9%), che passa dal 16,6% del mercato nel 2021 al 18,1% del 2022, a svantaggio della Gdo, (+3,3% a valore) in calo dal 37,7% al 36%. Le dinamiche inflattive del 2022 hanno rallentato le vendite nella Gdo che si è mostrata più restia a trasferire i maggiori costi sui listini al fine di preservare i volumi. Gli aumenti di listino hanno interessato in minor misura i vini Basic (+6,6% a valore); aumenti a doppia cifra per i vini Premium (+13,7%) e i vini Icon (+11,1%). L’attenzione alla sostenibilità spinge le vendite 2022 del bio (+9,6% sul 2021) confinato al 4,3% del mercato. Vino e turismo: nel 2022 crescono i ricavi dei servizi enoturistici (+67% sul 2021). Al primo posto le visite in cantina (78,8% delle imprese), seguite dall’accoglienza presso una propria struttura alberghiera (32,5%) e dalla ristorazione (27,5%). Il 17,5% delle società non svolge alcuna attività enoturistica.
E-COMMERCE VINO IN FRENATA IN ITALIA NEL 2022
In ridimensionamento l’e-commerce: nel 2022 le vendite on-line delle principali imprese vinicole si sono ridotte del 3,7% (2,1% del fatturato nazionale). Nel 2021 la classifica dei principali pure player è guidata da Vino.com che ha fatto registrare ricavi per 43,3 milioni di euro, in crescita del 44% sul 2020. Seguono Tannico (33,5 milioni, -9,7%) e Bernabei (31,8 milioni, +23,3%). Sopra i 10 milioni di euro anche il fatturato di Callmewine (17,1 milioni), in aumento del 38,4% sul 2020, e di XtraWine (12,6 milioni, +76,7%). Di poco inferiore il Media Relations Tel. no.: 02-8829.914/766 media.relations@mediobanca.com fatturato di Winelivery (9 milioni di euro) in aumento del 29% sul 2021. Il 2021 non è stato un anno positivo per le realtà di minori dimensioni (-6,3% i fatturati sul 2020).
LE IMPRESE DEL VINO ITALIANO BEST PERFORMER
La leadership di vendite nel 2022 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 698,5 milioni (+10,1% sul 2021). Al secondo posto il neonato polo vinicolo Argea (455,1 milioni, +9,6%), completa il terzetto IWB – Italian Wine Brands in crescita del 5,2% sul 2021 a 430,3 milioni. Fatturato 2022 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (417,4 milioni) in progresso del 7,1% sul 2021. Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro.
Si tratta della cooperativa trentina Cavit (fatturato 2022 pari a 264,8 milioni di euro, in calo 2,3% sul 2021), della veneta Santa Margherita (260,7 milioni di euro, +18,2%), della toscana Antinori (245,4 milioni di euro, +14,9%). A seguire la piemontese Fratelli Martini (237,6 milioni, +8,2%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2022 pari 235,2 milioni di euro (+30,9%), la trentina Mezzacorona (213,4 milioni, +8,6%) e la veneta Casa Vinicola Zonin (200,1 milioni, +0,8%).
Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2022 vede in testa la toscana Frescobaldi (28,4%) seguita dalla veneta Santa Margherita (19,7%). Chiude il podio Terra Moretti con un utile su fatturato del 13,7%, in aumento di 4,4 punti percentuali sul 2021, secondo tasso di crescita più alto dopo quello della Berlucchi (10,7%, +6 p.p. sul 2021). Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 93,2%.
I TERRITORI DEL VINO ITALIANO
Dai conti aziendali emergono le specificità regionali. Nel 2021 il miglior Roi tocca alle aziende piemontesi (8,9%), alle toscane il più alto Ebit margin (15,7%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 22,1% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (68,9% del fatturato). Brilla la Lombardia (Ebit margin 2021 all’8,5%) con vendite 2021 in aumento del 18,6% trainate dalle bollicine (+29,9%) che rappresentano la metà del fatturato complessivo. Nel 2022 gli spumanti spingono la crescita delle imprese venete (+13,4%); performance superiori alla media nazionale anche per Puglia (+21,1% sul 2021) e Sicilia (+14,9%). Ottimismo per il 2023 per il Friuli-Venezia Giulia (+9,9% sul 2022), Lombardia (+6,7%), Piemonte (+6,1%) e Sicilia (+5,6%).
LA GOVERNANCE DEL VINO ITALIANO
Nel 2022 cresce la partecipazione dei fondi di private equity nei capitali delle principali imprese vinicole (+63,5% sul 2020) attestandosi al 4,6% del totale. Al controllo familiare spetta invece il 65,8%. Board: prevalgono compagini asciutte (l’86,6% dei CdA non superano i 5 componenti) e verticistiche (52% i casi in cui le deleghe operative sono concentrate nelle mani di un solo soggetto). Le presidenze (età media 62,5 anni), soprattutto nel caso in cui sono associate alla carica di Consigliere delegato (64,4 anni), sono ricoperte da soggetti relativamente più anziani.
L’età media del Consigliere è di 55 anni. Gli appartenenti alla Gen X sono la fascia generazionale più rappresentata (41,2%), seguiti dai Baby Boomers (39,1%). I Millennials occupano il 13,1% delle cariche. Quote rosa: le donne sono il 12,8% dei board (23,8% nelle società non cooperative) e l’8,8% dei presidenti (15,7% tra le non cooperative). Il 68,6% degli amministratori italiani ricopre la propria posizione in una società situata nella stessa provincia di nascita. Più localismo degli amministratori nelle regioni del Nord Est (76,4%) e nel Sud e Isole (74,1%).
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«Sostenibilità, cambiamento climatico, monitoraggio costante dell’evoluzione del mercato nazionale e internazionale, oltre che del consumatore». Queste le parole chiave del nuovo mandato di Christian Marchesini, rieletto oggi presidente del Consorzio Vini Valpolicella. Il CdA ha espresso anche i vicepresidenti del Consorzio: Mauro Bustaggi di Corte Figaretto e Andrea Lonardi di Angelini Wines and Estates, anch’essi eletti all’unanimità.
Nel suo prim intervento dopo la riconferma, Marchesini ha inoltre fatto un accenno ai giovani che stanno accompagnando le denominazioni chiave nel futuro. «Ci attendono nuovi scenari sfidanti – sottolinea – a partire dal consolidamento della transizione green, che oggi incide per il 33% sul totale degli ettari vitati. Una prospettiva strettamente connessa alle variabili climatiche, con tutte le incognite anche produttive che questo comporterà in futuro».
Christian Marchesini, titolare dell’azienda agricola Monte Gradella a Fumane di Valpolicella, è “uomo di territorio”, con una lunga esperienza nel Consorzio in cui siede come consigliere dal 2005 al 2012, quando viene nominato presidente. Nel 2014 viene nuovamente rieletto alla presidenza. Nelle elezioni del triennio successivo, Marchesini non presenta la propria candidatura. Ritornerà presidente del Consorzio vini Valpolicella a luglio del 2020, prima della riconferma avvenuta oggi.
«Sul fronte della domanda globale dei vini della Valpolicella – conclude Christian Marchesini – sarà necessario indagare ed esplorare le nuove richieste e le dinamiche di consumo degli appassionati sui diversi mercati per mantenere posizionamento, crescita e reddittività della denominazione. Tra gli obiettivi anche la modifica dello Statuto del Consorzio per renderlo al passo con i tempi aprendo alla partecipazione attiva del Gruppo Giovani dell’ente, primo in Italia ad averlo costituito in chiave di confronto per nuove interpretazioni della Valpolicella di domani».
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Marzia Varvaglione è la nuova presidente di Agivi, l’Associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani tra i 18 e 40 anni di Unione italiana vini. Classe 1989, la business developer e direttore marketing and sales dell’omonima azienda di famiglia con sede a Leporano, in nelle terre del Primitivo di Manduria, è stata designata all’unanimità alla guida dell’Associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani tra i 18 e 40 anni di Unione italiana vini dal neo-eletto Consiglio direttivo. Varvaglione, già vicepresidente nel mandato in scadenza di Violante Gardini Cinelli Colombini, sarà affiancata da Tommaso Canella (Casa Vinicola Canella Spa) e Vittoria Rocca (Angelo Rocca & figli) in qualità di vicepresidenti.
«Sono onorata e felice – sono le prime parole di Varvaglione – carica di sentimenti contrastanti tra una grande gioia e un gran senso di responsabilità. Ma sono pronta a mettermi a lavorare con la squadra di Agivi con cui opereremo in continuità con le precedenti presidenze. Voglio ribadire l’impegno prioritario di Agivi per la sostenibilità, nel senso più ampio e duraturo che, nella sua declinazione francese di durabilité, ci invita a impegnarci per tracciare una strada che abbia valore anche nel futuro. Puntiamo su innovazione tecnologica, digitalizzazione e formazione. In una parola: cultura, la vera discriminante per fare la differenza anche e soprattutto nel mondo del vino».
Oltre alla presidente Marzia Varvaglione e ai vicepresidenti Tommaso Canella e Vittoria Rocca, a sedere nell’Assemblea generale dei soci saranno Giulia Benazzoli (Benazzoli Fulvio Società Agricola), Tommaso Canella (Casa Vinicola Canella Spa), Martina Centa (Soc. Agr. Roeno), Violante Gardini Cinelli Colombini (Az. Agr. Donatella Cinelli Colombini), Giulia Goretti (Agr. Goretti Produzione Vini Srl), Nicola Guidi (Cantine Guidi 1929), Matteo Magnabosco (Azienda Agricola Ca del Lupo), Vittoria Rocca (Angelo Rocca & figli), Annamaria Sorricchio di Valforte (Barone di Valforte), Emanuela Tamburini (Azienda Agr. Tamburini) e Marzia Varvaglione (Varvaglione – Vigne e Vini srl).
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Dopo aver digerito l’ottima notizia della tregua con le Famiglie Storiche, l’assemblea dei soci del Consorzio vini Valpolicella ha eletto ieri sera il nuovo Consiglio di amministrazione dell’ente no profit di emanazione ministeriale per la tutela, valorizzazione e cura generale degli interessi relativi alla denominazione, che per il prossimo triennio sarà così composto: Daniele Accordini, Cantina Valpolicella Negrar, Sergio Andreoli, Collis Veneto Wine Group, Carlo Boscaini, Az. Agr. Boscaini Carlo; Mauro Bustaggi, Corte Figaretto; Diego Cottini, Cottini S.p.A.; Luca Degani, Cantine di Verona.
E ancora: Paolo Fiorini, Cantina di Soave; Lucio Furia, Soc. Agr. Le Ruine; Andrea Lonardi, Angelini Wines and Estates; Christian Marchesini, Monte Gradella; Umberto Pasqua Di Bisceglie, Pasqua Vigneti e Cantine; Cristian Ridolfi, Gruppo Italiano Vini; Marco Sartori, Roccolo Grassi; Marco Speri, Secondo Marco; Vittorio Zardini, Cantina Soc. Valpolicella Classico di San Pietro in Cariano.
I revisori dei conti sono Alessia Filippini, Ernesto Maraia e Franco Puntin. Nel corso della seduta, l’assemblea dei soci ha inoltre approvato il bilancio 2022 del Consorzio vini Valpolicella che ha registrato oltre 3,1 milioni di euro di attività svolte e un utile pari a 16.475 euro. «Archiviamo un esercizio positivo all’insegna della ripresa totale delle attività promozionali su tutti i mercati obiettivo per la denominazione – ha commentato il presidente uscente Christian Marchesini -. Tra le priorità raggiunte dal mandato anche la chiusura del dossier Unesco per la candidatura della tecnica autoctona della messa a riposo delle uve. Il nuovo Cda, a cui auguro un buon lavoro, dovrà guardare al futuro della denominazione e in particolare alla rapida evoluzione della geografia dei consumi di vino che interessano anche la Valpolicella».
CONSORZIO VINI VALPOLICELLA: I NUMERI DELLA GESTIONE MARCHESINI
Entrando nel merito della disamina del bilancio, i ricavi realizzati sono stati destinati per il 94% a coprire i costi dell’attività strettamente istituzionale: promozione e valorizzazione, tutela della denominazione e vigilanza. In particolare, si segnala il balzo delle attività promozionali che l’anno scorso hanno visto il Consorzio impegnato in 10 paesi dalla Danimarca agli Usa, dalla Gran Bretagna al Giappone fino al Vietnam, alla Svezia e alla Svizzera per 16 tappe tra eventi diretti, partecipazioni fieristiche, masterclass e il secondo livello del Vep – Valpolicella education program, il corso di formazione ideato dal Consorzio interamente dedicato alla prima Dop di vino rosso del Veneto e che oggi include 48 esperti internazionali. Mentre gli eventi realizzati in Italia sono stati 25.
Il Consorzio vini Valpolicella conta più di 2400 aziende tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori (oltre l’80% di rappresentatività), su un territorio di produzione che si estende in 19 comuni della provincia di Verona, dalla Valpolicella fino alla città scaligera che detiene il primato del vigneto urbano più grande dello Stivale. La Valpolicella ha una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) ad ettaro tra le più alte in Italia, 23.000 €/Ha nel 2022. Cresce il vigneto e con esso il potenziale produttivo. Negli ultimi 20 anni è raddoppiato il terreno rivendicato a Valpolicella, che ha raggiunto gli 8.586 ettari di estensione nel 2022. Sono poco più di 67 milioni le bottiglie delle denominazioni (Valpolicella, Amarone, Recioto e Valpolicella Ripasso) prodotte l’anno scorso, per un giro d’affari complessivo di 600 mln di euro annui, di cui più della metà riferito alle performance dell’Amarone.
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L’Igt Colli di Salerno Fiano 2021 “Vale” di Viticoltori Lenza è uno dei vini bianchi presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Se tra i Colli di Salerno c’è una certezza, quella è appunto la cantina Viticoltori Lenza, che col suo Fiano (ma non solo) convince sempre più, di vendemmia in vendemmia.
“Vale” si presenta nel calice di un giallo paglierino intenso. Al naso agrumi, dalla buccia al succo, oltre a un tropicale intenso, di grande precisione e succulenza. Erbe della macchia mediterranea a fare da contorno e a rendere ancora più intrigante il bouquet.
Al palato il Fiano “Vale” rivela una bella tensione d’agrume, con ritorni di frutta esotica ed erbe aromatiche, sul filo conduttore della sapidità. Vino che sancisce, anzi consacra, la crescita assoluta della cantina guidata dall’appassionato vignaiolo Guido Lenza.
Guida top 100 - 2023
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«Siamo sempre più coinvolti e impegnati nel progetto con i tre Ministeri che hanno firmato il protocollo d’intesa e abbiamo constatato con soddisfazione il rinnovato entusiasmo da parte delle istituzioni». Così il Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier, Sandro Camilli, ha inaugurato la XIII edizione della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio, promossa dalla stessa AIS in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Istruzione e del Merito. «Divulgare il patrimonio del vino e dell’olio, investire sulla cultura e valorizzare la qualità delle eccellenze italiane – ha aggiunto Camilli – sono i nostri obiettivi».
La giornata ha preso il via con un convegno a Roma (sala Cavour, ministero dell’Agricoltura) dal titolo “Tratti rurali e identità enogastronomiche del patrimonio paesaggistico e culturale italiano” al quale ha partecipato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. «La sicurezza alimentare – ha sottolineato – vede due scenari possibili: ‘cibo per tutti e ‘buon cibo per tutti’. Diventa fondamentale difendere la qualità e promuoverla. Continuare a garantire prodotti di qualità significa aumentare il nostro export, creare ricchezza, rendere più solido il nostro sistema Paese e accrescere opportunità occupazionali».
LA BORSA DI STUDIO PER GLI ISTITUTI ALBERGHIERI
Presentata anche una nuova iniziativa, che ha come obiettivo il coinvolgimento dei più giovani sul valore culturale del paesaggio: una borsa di studio aperta agli studenti delle scuole del secondo ciclo, con particolare riguardo agli allievi del 4° e 5° anno di Istituti Tecnici Agrari, di Istituti Tecnico Economici con indirizzo Turistico e di Istituti Professionali del settore Enogastronomia e Ospitalità alberghiera.
I concorrenti, guidati da un docente interno alla scuola e/o con l’ausilio di un docente AIS, saranno chiamati a elaborare un itinerario sul territorio nazionale prendendo spunto da uno dei paesaggi rurali storici iscritti al Registro nazionale o censiti da Rete Rurale Nazionale. Alle classi autrici dei 5 migliori itinerari selezionati su scala nazionale sarà assegnato un premio nel corso di una cerimonia finale, che si terrà durante l’edizione 2024 della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio.
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È prodotto con uve Sylvaner il rpimo Metodo classico della Valle Isarco. La novità della subregione da scoprire dell’Alto Adige è firmata Cantina Valle Isarco, la più giovane realtà cooperativa vinicola regionale, da sempre votata alla valorizzazione dei vitigni a bacca bianca Kerner e Sylvaner. In questo solco si inserisce l’ultimo arrivato, Aristos Zero Pas Dosé, Metodo Classico 100% Sylvaner. Il millesimo di debutto è il 2019, con una tiratura di (sole) 800 bottiglie. Per le annate 2020 e 2021 la cantina ha alzato il tiro a 1800 bottiglie, puntando ancora più in alto nel 2022, anno in cui la produzione è aumentata a quota 3500 bottiglie.
L’obiettivo finale di Kellerei Eisacktal , cooperativa che ha sede a Chiusa (Bolzano), sono le 5 mila unità per ogni annata. «La Valle Isarco – spiega il direttore generale della cantina, Armin Gratl – è un territorio di vini fermi. Ma il Sylvaner, che per noi è una varietà molto importante, che fuori dall’Alto Adige è ancora poco conosciuta. Così, abbiamo pensato di creare una quarta etichetta dedicata al nostro Sylvaner, che accontentasse il trend mainstream delle bollicine e anche la nostra forza vendite. Una chance interessante, ovviamente solo se il risultato fosse stato di alta qualità».
ECCO ARISTOS PAS DOSÉ DI CANTINA VALLE ISARCO
«Per questo – continua Gratl – Aristos Pas Dosé nasce dopo una sperimentazione iniziata nel 2018. Sarebbe stato facile fare un Metodo Classico utilizzando come uve lo Chardonnay, ma noi puntavamo con questo progetto a valorizzare e dare visibilità ai nostri vitigni autoctoni. Il Sylvaner è perfetto per la spumantizzazione, a differenza del Kerner.
«Abbiamo selezionato la vigna – conclude il direttore generale di Cantina Valle Isarco – nonché il momento della vendemmia ideale per fare un base spumante e capito tutto il percorso da fare per spumantizzare al meglio. Abbiamo scelto la versione non dosata perché volevamo mettere in bottiglia tutta l’espressività di questo vitigno, senza “alterazioni” del dosaggio». L’ennesimo progetto che guarda al futuro per una cooperativa che, secondo le prime stime, festeggerà il 2023 con un fatturato di 15 punti superiore al record già raggiunto nella gestione 2021, pari a 6,3 milioni di euro.
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FOTONOTIZIA – È Dante Bonacina, 55 anni, di cui oltre 25 trascorsi nel settore vinicolo, il nuovo amministratore delegato di Baglio di Pianetto, la cantina siciliana della famiglia Marzotto fondata nel 1997 a Santa Cristina Gela. Da oltre 25 anni alla guida di Ca’ del Bosco e dopo averla resa una delle aziende più virtuose della Franciacorta, Dante Bonacina approda al timone di Baglio di Pianetto succedendo a Francesco Tiralongo, improvvisamente scomparso lo scorso marzo.
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Il Comitato europeo delle aziende vinicole (Comité Européen des Entreprises Vins– CEEV) ha presentato un reclamo formale per chiedere alla Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione contro l’Irlanda «per aver violato il diritto comunitario e il mercato unico dell’UE con le sue norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche che includono, tra l’altro, l’uso di avvertenze sanitarie», le cosiddette «health warning».
Nella sua denuncia, CEEV sottolinea la «chiara incompatibilità delle norme irlandesi in materia di etichettatura con la nuova legislazione sul vino e sui prodotti vitivinicoli aromatizzati per quanto riguarda l’indicazione del contenuto alcolico e del valore energetico». Il Comité Européen des Entreprises Vins sostiene inoltre che «le norme irlandesi costituiscono un ostacolo sproporzionato e ingiustificato al commercio, in contrasto con gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’UE», mettendo così «a rischio il mercato unico europeo». L’Irlanda non avrebbe poi «mai giustificato adeguatamente la misura proposta».
Le disposizioni irlandesi in materia di etichettatura, sempre secondo il Comitato europeo delle aziende vinicole, «non distinguono tra abuso di alcol e modelli di consumo moderato di vino, non riuscendo quindi a informare accuratamente i consumatori». L’incompatibilità delle norme irlandesi sull’etichettatura con il diritto dell’UE e la frammentazione del mercato unico dell’UE sono state evidenziate da non meno di 13 Stati membri dell’UE durante la procedura di notifica dell’Unione europea. La scorsa settimana, a questo coro si è aggiunto quello di 8 Paesi terzi durante la procedura dell’OMC.
HEALTH WARNING: LA POSIZIONE DELL’ITALIA
«La fuga in avanti dell’Irlanda – commenta dall’Italia Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv) – rischia di aprire il campo a una babele informativa all’interno dell’Ue. Siamo pronti a discutere un nuovo sistema di etichettatura del vino, ma solo se questo è condiviso in ambito Comunitario. Per questo condividiamo la richiesta, da parte del Comitato europeo delle imprese del vino (Ceev), di presentare una denuncia alla Commissione Europea contro l’Irlanda, anche alla luce dei pareri contrari alla condotta di Dublino espressi in sede di Wto da parte di 8 Paesi Extra-Ue».
D’accordo anche Confagricoltura, pronta a presentare a sua volta «un esposto alla Commissione europea per ribadire l’incompatibilità con le regole UE della legge irlandese relativa all’inserimento di “Health Warning” sulle etichette dei vini e delle bevande alcoliche». La questione, ricorda ancora la Confederazione, sarà all’ordine del giorno della prossima riunione del Comitato Barriere Commerciali del WTO, il 21 giugno. «In quella sede, la Commissione, in quanto titolare della competenza esclusiva in materia commerciale – evidenzia Confagricoltura – sarà chiamata a motivare la presunta conformità del provvedimento di Dublino con le regole del mercato unico e della libera concorrenza».
Alcol dannoso per la salute, come le sigarette: l’Irlanda tira dritto
Alcol dannoso per la salute, come le sigarette Irlanda tira dritto. Regolamento mette a rischio mercato unico UE. Silenzio commissione europea
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Da una parte la riduzione dei costi energetici, tornati ai livelli del 2021. Dall’altra il progressivo aumento del costo delle bottiglie di vetro, anche nel 2023. A denunciare il controsenso è Unione italiana vini (Uiv), che ha messo sotto la lente di ingrandimento i costi della bolletta energetica e del prezzo delle bottiglie di vetro degli ultimi due anni, focalizzandosi sui bilanci di tre colossi europei del vetro attivi in Italia. Il 2022 si è concluso infatti con bilanci record per le principali vetrerie italiane ed europee. In piena crisi energetica, i “big” del vetro hanno segnato utili anche sopra il 30%.
«Una performance eccezionalmente positiva – fa notare Unione italiana vini – sostenuta anche dai crediti di imposta e dall’aumento dei listini imposti al mondo del vino, con un +70% del costo delle bottiglie in poco più di un anno». A fare da contraltare, più a valle lungo la filiera, sono i conti delle imprese vitivinicole italiane e i portafogli dei consumatori, sempre più alleggeriti da inflazione e carovita, che si traducono in tagli agli acquisti di vino nell’ordine del 6-7%.
«In piena crisi inflattiva e con un consumatore più attento – commenta Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv – la filiera produttivo-distributiva stringe ancora la cinta, mentre altri continuano a veder crescere i profitti». «Abbiamo assorbito tutti i costi. Ora è a rischio la remunerazione dei soci», aggiunge Carlo Piccinini, presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari. «Impennata dei costi energetici, rincari dei rottami e della logistica hanno influito in maniera rilevante sui bilanci dell’industria vetraria», replica dal canto suo il presidente di Assovetro, Marco Ravasi che, secondo quanto riferisce Uiv, non escluderebbe «possibili revisioni dei listini in un prossimo futuro».
I BILANCI STELLARI DELL’INDUSTRIA DEL VETRO
Stando all’analisi condotta da Unione italiana vini dal professore di Economia dell’impresa vitivinicola dell’Università di Verona, Luca Castagnetti, una delle maggiori aziende produttrici mondiali di bottiglie di vetro avrebbe realizzato nel segmento Europa un utile operativo di 488 milioni di dollari (+31,5% rispetto al 2021), con un’incidenza dei costi sui ricavi che è scesa sensibilmente negli ultimi 3 anni. Anche per i colossi europei il 2022 è stato un anno di crescita importante, con i ricavi consolidati che sono passati – nel caso di una nota azienda francese – da 2,7 a 3,4 miliardi di euro e un ebitda che dal 24,9% del 2022 vola a 29,2% nel primo trimestre di quest’anno.
Bene, infine, anche uno dei gruppi italiani, che ha chiuso l’anno con aumenti in doppia cifra: +30% i ricavi consolidati (640,8 milioni di euro), con un +44,3% per l’utile netto, pari a 86,6 milioni di euro. Registrano i risultati migliori proprio le società del gruppo dedicate al mondo del vino: utile netto 2022 pari al 17,5% dei ricavi (era il 17,1% nel 2021) per la prima. La seconda vola a 20,8% dei ricavi, contro il 16,2% nel 2021.
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I soci di Assovini Sicilia scommettono sempre di più sull’enoturismo e contribuiscono con successo a trainare il brand Sicilia valorizzando il proprio territorio. È il dato che emerso durante il convegno Sicilia: Top Wine, Film, Tourism Destination a chiusura di Sicilia en Primeur 2023, la vetrina internazionale del vino siciliano ideata da Assovini Sicilia. Secondo il sondaggio rivolto agli associati, il 90% delle aziende ha una struttura destinata all’enoturismo per la degustazione in cantina. Il 32% di queste possiede una struttura ricettiva con posti letto e il 30% offre una proposta di ristorazione. I servizi offerti dalle cantine Assovini sono sempre più curati e diversificati, trasformandosi in wine experience: oltre il 51% offre dai corsi di cucina ai percorsi benessere, dal wine trekking ai tour che interagiscono sempre più con il paesaggio e la cultura dei luoghi.
L’associazione vitivinicola ha sottolineato la vocazione e il ruolo di Ambasciatori e custodi di cultura e territorio delle aziende associate e ha tracciato la strada del futuro vitivinicolo siciliano, sempre più nel segno dell’enoturismo come wine experience. L’intervento di Laurent de la Gatinais ha aperto il convegno di Sicilia en Primeur nello splendido scenario del parco botanico Radicepura, ai piedi dell’Etna, dove nei giorni scorsi è stata inaugurata la Biennale del Paesaggio Mediterraneo, si è focalizzato proprio sul futuro.
«Unendo le strategie vincenti di marketing dell’accoglienzaadottate in California, con l’unicità, la ricchezza del patrimonio storico, culturale, archeologico della Sicilia e l’autenticità dei luoghi e dei produttori siciliani – ha detto il presidente di Assovini Sicilia – la Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare una wine destination di eccellenza, la Sicily Valley del Mediterraneo».
L’ENOTURISMO IN SICILIA
L’enoturismo si rivela in Sicilia un fattore economico e strategico grazie alla capacità delle cantine di essere un contenitore culturale ideale dove coniugare arte, storia, natura, cultura gastronomica, territorio, genius loci e all’abilità delle aziende nell’aver saputo intercettare prontamente questo potenziale, «sviluppandolo con competenza e professionalità», ha sottolineato il presidente di Assovini Sicilia.
«Alla centralità del vino come esperienza di degustazione, l’enoturismo delle nostre aziende associate affianca un’offerta diversificata e di qualità, dal semplice tasting alla più complessa esperienza in vigna come concerti, un reading o un percorso artistico tra i vigneti. Con la wine experience si vogliono trasferire le emozioni dalla vigna al vino fino al consumatore finale, attraverso la personale esperienza e storia dei produttori. E lo si vuole fare in una cornice unica: quella del territorio, della cantina, del vino»
Una visione olistica – ha concluso de la Gatinais – in cui il valore culturale che il vino possiede, rappresentato da un mix unico tra prodotto, terroir e persone, affascina ed attrae sempre più e diventa simbolo di eccellenza del Made in Sicily. Assovini Sicilia intende valorizzare l’enoturismo dei nostri associati come strategia per promuovere la diversità e la qualità dei territori siciliani, la loro ricchezza e cultura gastronomica, il patrimonio paesaggistico-culturale».
LA SICILIA SCOMMETTE SUL TURISMO ENOGASTRONOMICO
Consapevoli del trend in crescita dell’enoturismo siciliano, i soci di Assovini Sicilia hanno scommesso sul binomio turismo e vino e contribuiscono con successo a trainare il brand Sicilia valorizzando il proprio territorio. Competenza, determinazione e professionalità, insieme a strategie di marketing, pianificazione e comunicazione, hanno portato le aziende di Assovini Sicilia ad investire sempre di più nell’enoturismo. Complice di questo successo è anche il ruolo della Next Generation, la nuova generazione della vitivinicoltura siciliana che si sta preparando al ricambio generazionale. Molti dei giovani under 40 si occupano di accoglienza con l’obiettivo di diversificare l’offerta enoturistica trasformandola in wine experience.
Roberta Garibaldi, docente presso l’Università degli Studi di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, nel suo intervento su Trend e Tendenze del Turismo Enogastronomico ha evidenziato che “La Sicilia conferma il suo primato come migliore meta enogastronomica per i turisti italiani grazie al fascino esercitato dal food & wine. L’enoturismo è uno dei punti di forza dell’offerta, e nel futuro sarà chiamato ad evolversi ed arricchirsi.
«Guardando ai desiderata degli italiani che hanno intenzione di compiere un viaggio enogastronomico in Sicilia – ha evidenziato Garibaldi – forte è la voglia di vivere gli spazi aperti ed immergersi nella ruralità, primeggiano le degustazioni al tramonto (indicate dal 66%), cene in vigna (60%), vendemmia turistica (46%), wine trekking (42%) passando per il nuovo trend del foraging (46%). La parola chiave è diversificare, ma in base al target, senza dimenticare proposte ad hoc per famiglie con bambini».
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Si chiama “Le Terre del Balsamico” ed è un progetto congiunto di valorizzazione dell’Aceto Balsamico di Modena IGP e dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP quello è stato presentato in anteprima questa mattina a Modena presso la sede del Consorzio ABM in via Ganaceto a Modena.
Un vero e proprio Consorzio di secondo grado senza scopo di lucro (ex art. 2602 ss del Codice Civile), avente personalità giuridica – e la possibilità di svolgere attività, nonché assumere iniziative ed impegni autonomi rispetto all’azione dei singoli consorzi – quello che va costituendosi tra le due realtà consortili già esistenti e che avrà per oggetto la salvaguardia, la diffusione e la valorizzazione e promozione coordinata delle due produzioni DOP e IGP e del comune territorio, nonché il consolidamento della reputazione e dell’immagine delle suddette denominazioni, lo sviluppo di nuove opportunità commerciali due prodotti simbolo dell’agroalimentare modenese ed italiano.
A rappresentare in tale sede il costituendo ente – che non sarà un Consorzio di Tutela ma un Consorzio tecnicamente inteso alla luce delle relative disposizioni civilistiche – il Presidente del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Enrico Corsini e il Presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena Mariangela Grosoli, che ne saranno rispettivamente Presidente e Vicepresidente.
Obiettivi generali e strategici del progetto – spiega Enrico Corsini – sono la salvaguardia, la diffusione e la valorizzazione delle due produzioni e della loro storia, cultura e tradizione, nonché la valorizzazione del territorio attraverso la creazione e lo sviluppo di una specifica connessione con il tessuto produttivo del “Balsamico”. Un ruolo di primo piano sarà poi riservato alla ricerca scientifica e alla formazione degli operatori, in direzione di un costante miglioramento dei processi e dell’organizzazione delle produzioni e rappresenterà un supporto importante per lo sviluppo dei temi della transizione ecologica e della sostenibilità economica ed ambientale”.
IL NUOVO CONSORZIO “LE TERRE DEL BALSAMICO”
L’unione dei due Consorzi porterà oltre ad una gestione condivisa del budget previsto per le attività promozionali ed istituzionali e ad avere un supporto tecnico giuridico per attività istituzionali e rapporti con il Ministero, altresì facilitazioni nell’accesso a fondi pubblici e bandi di finanziamento di progetti comunitari e – più nell’immediato – promuoverà la partecipazione coordinata e condivisa a bandi Mipaaf, PSR e per i Distretti del Cibo.
«L’iniziativa è stata intrapresa unitamente dai due Consorzi di Tutela – afferma Mariangela Grosoli – e attraverso questo nuovo soggetto i due enti opereranno insieme per il bene dei prodotti e del territorio creando opportunità commerciali per gli operatori ed aumentare la diffusione della conoscenza e consapevolezza attraverso azioni congiunte di comunicazione e promozione. Ma il vero successo di questo progetto che vede uniti per la prima volta i produttori di Aceto Balsamico di Modena IGP e Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP, è il segno di un importante cambio di cultura, una svolta storica per il territorio e si pone come esempio per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del patrimonio culturale e umano, nonché economico e sociale delle terre del Balsamico»
Sempre secondo le mire dei promotori, “Le Terre del Balsamico” potrà contribuire a migliorare il coordinamento delle modalità di immissione dei prodotti sul mercato, in particolare attraverso ricerche e studi di mercato, esplorare potenziali mercati di esportazione e incrementare le opportunità di commercializzazione a livello nazionale, comunitario e internazionale e sviluppare iniziative volte a rafforzare la competitività economica e l’innovazione e promuovere la commercializzazione on-line dei prodotti. Il metodo di lavoro del nuovo Consorzio di secondo grado prevede la costituzione di un Consiglio Paritetico composto dal Presidente e altri due membri di ogni consorzio, da cui passeranno tutte le decisioni. Sui singoli progetti, potranno altresì essere interpellati altri soggetti individuati dal Consorzio di riferimento.
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Regione Lombardia promuove il progetto di Filiera brassicola Retica, finanziando il Comune di Piuro, in provincia di Sondrio, con uno stanziamento di 200 mila euro per consentire l’acquisto di un impianto per la produzione professionale di birra che consentirà di dare nuova vita alla birra in Valchiavenna. Non solo. Proprio nel piccolo centro della Valchiavenna si trova uno degli otto campi di luppolo sperimentali lombardi. Un progetto fortemente voluto da Regione (Ersaf), con l’obiettivo di sviluppare il settore della birra – e della birra artigianale – sul territorio regionale.
La produzione di birra è un’attività storica per il territorio valchiavennasco, che giova dello stanziamento nell’ambito degli interventi previsti dalla legge regionale 9/2020, che ha istituito un fondo per la ripresa economica a seguito dell’emergenza Covid 19.
La delibera darà seguito alla Convenzione sottoscritta tra Regione Lombardia e Comune di Piuro, permettendo l’acquisto di tutta la strumentazione necessaria e la realizzazione dei lavori per la messa in funzione dell’impianto, prevista entro marzo del 2024.
LA BIRRA IN VALCHIAVENNA
Come riferisce il portale turistico locale, all’inizio dell’Ottocento, insieme a cotonifici e ovattifici sorgono a Chiavenna le prime fabbriche di birra. Nel periodo in cui la Valchiavenna faceva parte del regno Lombardo-Veneto sotto l’Austria, i maestri austriaci furono invogliati ad aprire le loro fabbriche in zona grazie all’acqua e all’aria buona, ma anche grazie ai noti crotti, eccellenti frigoriferi per la maturazione della birra. Nel 1844 le fabbriche di birra a Chiavenna erano quattro e producevano 390 ettolitri di birra. Pochi anni dopo aumentarono a nove e producevano il 20% della birra nazionale.
Il declinare dei traffici commerciali, convogliati dai trafori alpini verso il Piemonte, la concorrenza di nuove fabbriche altrove, le difficoltà nell’acquisto delle materie prime e nel trasporto del prodotto, l’elevata imposta di fabbricazione e scelte imprenditorialmente sbagliate portarono a una grave crisi. Inizia così la graduale chiusura degli stabilimenti, che comunque si erano nel frattempo guadagnati giusta fama in Italia per la produzione di birra a bassa fermentazione, secondo il metodo tedesco, conosciuta come “Birrone di Chiavenna“.
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