wine news e guida top 100 migliori vini italiani, notizie e articoli esclusivi su vino, birra, distillati e food
Autore:Redazione WineMag.it
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) ha incluso Masi Agricola nel suo “Consortium”, il Consorzio che già comprende altre cinque realtà vitivinicole internazionali di prim’ordine come Viña Concha y Toro (Cile), Moët Hennessy (Francia), Sogrape (Portogallo), Familia Torres (Spagna) e Yalumba Family Winemakers (Australia). L’organismo intergovernativo al quale aderiscono ben 49 Paesi produttori e consumatori nel mondo beneficia del Consortium per sostenerne progetti di ricerca e sviluppo in viticoltura ed enologia.
Le cantine aderenti si impegnano a contribuire alla ricerca tecnica e scientifica nel settore della vite e del vino e alla sua diffusione tramite la stessa OIV. «Avere Masi nel Consortium – commenta il Direttore generale Pau Roca – arricchisce la qualità della ricerca e amplia l’obiettivo internazionale dell’OIV. Il gruppo non era completo fino all’ingresso di un’azienda italiana così importante: l’Italia è una delle pietre miliari del vino e doveva essere rappresentata. Noi tutti potremo condividere le sue conoscenze e la sua esperienza».
«Le aziende strutturate internamente per la ricerca e sviluppo in vigneto e cantina – dichiara Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola – non sono molte in Italia e sono poche anche a livello globale. Masi, il cui Gruppo Tecnico ha all’attivo quattro decenni di impegno, si sente onorata di far parte di questo prestigioso e ristretto gruppo ed è orgogliosa di rappresentarne l’Italia, portandone le istanze: il patrimonio di biodiversità nelle varietà delle uve che non ha pari, la ricchezza di territori e le conseguenti espressioni enologiche».
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La vendemmia 2023 in Sicilia sarà, come sempre, la più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni. Ma peronospora e condizioni climatiche estreme causeranno un calo del 35% della produzione in alcune aree. È quanto riferisce Assovini Sicilia, mentre il cielo sull’isola sembra essersi di poco rasserenato, viste le stime iniziali di un taglio del 40% del raccolto. Le uve sono in ritardo di maturazione di 10 giorni rispetto alla media. Nonostante il susseguirsi di piogge torrenziali nei mesi di maggio e giugno e degli incendi dovuti al caldo estremo di giugno e luglio, i produttori parlano di qualità delle uve siciliane «non compromessa».
Si comincia nella Sicilia Occidentale, con la raccolta della base spumante, per poi proseguire con le varietà internazionali come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, seguite dai vitigni autoctoni. A chiudere questa lunga vendemmia siciliana saranno i produttori dell’Etna, a fine ottobre.
«A rendere unica la vendemmia siciliana – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – è la varietà degli areali siciliani. Ogni territorio presenta delle condizioni climatiche e dei suoli unici che si traducono nella straordinaria diversità e varietà della produzione vitivinicola siciliana. A circa una settimana dall’inizio della vendemmia è ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia dimostra di saper governare, grazie ad una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l’effetto dei cambiamenti climatici, puntando sulla qualità e non sulla quantità».
VENDEMMIA 2023 IN SICILIA OCCIDENTALE
Ad oggi la qualità delle uve è ottima, non essendosi registrati problemi di oidio o botrite particolari. A causa del grande caldo in alcune aree si è perso circa il 40% delle uve, ma le attuali temperature più fresche potrebbero ridurre complessivamente l’ammanco. In provincia di Palermo, i mesi di marzo e aprile, tendenzialmente asciutti e freddi, hanno determinato un ritardo nel germogliamento generale di circa 10 giorni.
Questo ritardo ha contribuito a rendere più gestibile il successivo periodo molto piovoso ma tendenzialmente freddo, e reso la pressione delle patologie della vite, quali la peronospora, meno invasiva. Attualmente le vigne presentano una chioma adeguata. Sono sane e si registra una buona maturazione delle uve a partire dall’invaiatura di Pinot nero e Chardonnay che sta avvenendo in questi giorni. Riguardo alle quantità, ci si aspetta una certa continuità rispetto allo storico.
VENDEMMIA 2023 IN SICILIA: ETNA E NORD EST
Manca ancora qualche mese all’arrivo della vendemmia sull’Etna, dove fino a fine giugno si sono registrate basse temperature e piogge continue, tali da rendere difficili gli interventi in vigna, seguite dal caldo estremo di fine luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte e vento caldo. Grazie alle sabbie vulcaniche molto drenanti, alle altitudini importanti e ventilazione costante, non c’è stata eccessiva presenza di peronospora e, nonostante i picchi di temperature alte, le piante si mantengono bene.
Dal versante Nord dell’Etna arrivano conferme che la peronospora è sotto controllo, grazie all’arrivo del caldo e delle alte temperature. Nelle zone alte, intorno a 900 metri, si notano uve stupende grazie alla diversa ventilazione e anche alla struttura dei suoli. A Capo Milazzo, nel Nord- Est dell’Isola, i venti che tante volte possono diventare una sfida quest’anno stanno dando pace. L’allegagione sta procedendo bene.
VENDEMMIA 2023 IN SICILIA: LA SITUAZIONE A SUD-EST
La vendemmia 2023 sarà una delle più difficili degli ultimi tempi nel Sud Est della Sicilia. Caldo torrido di questi giorni a parte, le piogge torrenziali e le forti raffiche di vento dei mesi di maggio e giugno, importanti per la fioritura delle uve, hanno messo in ginocchio diversi produttori. L’arrivo consistente della peronospora ha causato danni considerevoli per il 30-35 % circa della nostra produzione. I trattamenti di zolfo e rame, in concentrazione maggiore, non sono bastati a contenere il problema. Questo non vuol dire però che la qualità delle uve sarà messa in discussione. Anzi, si parla di «meno quantità e una maggiore qualità».
A Vittoria molto dipende dalla posizione e dal suolo dei vigneti. Nelle zone con un puro strato superiore sabbioso, che affaccia il mare, sopra Marina di Acate, sabbia e vento sono alleate contro l’umidità costante. Le precisioni sono buone per Nero d’Avola e Frappato, ma i vigneti sono sotto stretta osservazione per controllare la presenza di cocciniglie e cicaline. A Noto, come generalmente in tutta l’isola, confermati dai 7 ai 10 giorni di ritardo nelle fasi fenologiche, con uve sane e molto promettenti.
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Un occhio all’allarme peronospora, «sotto controllo e senza gravi rischi». L’altro ai dati sugli imbottigliamenti, ancora una volta positivi. Continua l’ottimismo tra i produttori di Etna Doc, con 3.512.400 bottiglie prodotte nel primo semestre 2023, pari a 26.343 ettolitri. Un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando la produzione si era attestata a 3.293.388 bottiglie (24.796 ettolitri). Il bilancio, stilato dall’Osservatorio del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, evidenziano una positiva tenuta della produzione.
«I dati – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC – confermano l’ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione. Il primo semestre dell’anno scorso era stato molto positivo. L’ulteriore crescita dell’imbottigliato nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione».
ETNA DOC, IL DETTAGLIO DELLE TIPOLOGIE
Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si confermano anche quest’anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall’Etna Bianco Doc (+19%) e dall’Etna Bianco Superiore Doc (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l’Etna Rosso Doc, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell’imbottigliato dell’Etna Rosso Riserva DOC.
Continua ad esserci grande fermento anche sul fronte degli Spumanti, che in questa prima metà dell’anno fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. «L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc – sottolinea Cambria – consente certamente una costante crescita dell’imbottigliato. Ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati».
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I consumi di vino cresceranno di appena il 7% sino al 2039, con una media annua dello 0,35%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini, attraverso un outlook basato sulle curve storiche delle tendenze globali dei consumi e sulle previsioni demografiche da qui ai prossimi 16 anni. Complice il progressivo alzarsi dell’età media e la contestuale distanza dal vino da parte delle nuove generazioni, l’incremento delle bottiglie stappate nel mondo sarà in una fase di stallo. Lo studio analizza le tendenze basate sul progressivo invecchiamento dei consumatori. La vera involuzione è attesa nel decennio 2029-2039, quando gli over 65 – sempre più “core-consumer” – incideranno per il 30% dei volumi, mentre gli under 25 scenderanno dal 18 al 13%. Un dato molto allarmante se si considera che, nel decennio 1990/99, over 65 e giovani under 25 erano in perfetta parità, attorno al 18%, per l’appunto.
L’effetto del cambiamento demografico acutizzerà una tendenza che si è già materializzata negli anni. I Paesi produttori tradizionali (Italia, Francia, ma anche Germania e Spagna) sono infatti ormai entrati in una dinamica negativa e di cosiddetta normalizzazione (in Italia e Francia, negli anni Sessanta, si consumavano oltre 50 milioni di ettolitri, con un pro-capite attestato ben sopra i 140 litri annui). Un uguale trend di assestamento si è avuto – sempre tra il 1999 e il 2019 – in Germania e Giappone. Fortemente espansivi si sono invece rivelati Canada, UK, Usa e Cina, con aumenti dei consumi di vino di circa 15 milioni di ettolitri in Usa e Cina, 7 in UK e oltre 3 milioni in Canada. L’outlook al 2039 prevede ora variazioni positive per Stati Uniti (+9,3 milioni di ettolitri), Cina (+4,1 milioni) e Canada (+1,1 milioni). Giappone e Paesi del Vecchio Continente segneranno cali contenuti fino al -2%.
CRISI DEI CONSUMI DI VINO: ITALIA A RISCHIO NEI PAESI TOP BUYER
Da questo punto di vista, l’Italia è ancora più esposta al rallentamento della domanda negli 8 Paesi top buyer, ovvero in quelli in cui finiscono due terzi delle esportazioni di vino italiano. Anche per questa ragione, sempre secondo l’Osservatorio Uiv, l’export sarà sempre più la «discriminante fondamentale del mercato», stante l’ulteriore decrescita prevista dei consumi interni (-1,2 milioni di ettolitri) nel periodo considerato. Dall’estero l’incremento sarà comunque timido (+1,8 milioni di ettolitri, a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039) ma sarà in grado di compensare l’ammanco generato dal mercato interno. Il saldo previsto è positivo, pur lontano dagli anni del boom: poco più di mezzo milione di ettolitri. Tutto ciò al netto di recrudescenze della crisi economica, dell’ondata salutista e di altri fattori esogeni come i fattori etnici e religiosi.
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «Il mondo che consuma vino non costruirà più la sua crescita sul volume, ma sul valore evocativo espresso dalle bottiglie: dal gusto all’esperienza, dal concetto di sostenibilità, al lifestyle. In questo quadro – aggiunge Frescobaldi – la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte, ma anche rinnovare e razionalizzare un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento, giovani in primis». Al giorno d’oggi, nel mondo si consumano oltre 37 miliardi di bottiglie di vino l’anno. Di queste, più della metà sono stappate in 8 Paesi: Stati Uniti (14%), Francia (10%), Italia e Germania (7%), Cina (6%), Regno Unito (5%), Canada (2%) e Giappone (1%). Aree epicentro dei consumi globali che negli ultimi vent’anni (1999-2019) hanno visto incrementare la domanda di vino del 27%. Una corsa destinata però a tirare il fiato nel prossimo ventennio.
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A partire dal 1° settembre, Fabio Baldazzi, Giampaolo Bassetti e Valentino Tonini saranno i nuovi direttori del Gruppo Caviro, la più grande cantina vitivinicola d’Italia. Le nuove direzioni opereranno congiuntamente all’interno di un Consiglio Direttivo e risponderanno direttamente al Presidente del Gruppo, Carlo Dalmonte.
«Crediamo che la strada individuata – spiega Carlo Dalmonte, Presidente Gruppo Caviro ha commentato – risponda alle esigenze attuali del Gruppo e del mercato e sia coerente ad una logica di valorizzazione delle competenze acquisite e delle risorse interne. Le nuove nomine garantiscono continuità e sono guidate dalla conoscenza dei meccanismi aziendali e dalla profonda comprensione della complessa realtà del nostro Gruppo». La nomina dei nuovi direttori, secondo Caviro, segna «l’inizio di una conduzione che mira, con impegno e passione, a perseguire i valori cari all’azienda quali sostenibilità, innovazione, valorizzazione e rispetto per le persone, per il territorio e per l’ambiente».
La nomina dei tre nuovi direttore da parte del Consiglio di Amministrazione di Caviro – tre figure esperte del settore, nonché già appartenenti al Gruppo: Fabio Baldazzi, Direttore Area B2B; Giampaolo Bassetti, Direttore Area B2C; Valentino Tonini, Direttore Funzioni Centrali – arriva dopo dopo l’annuncio delle dimissioni di SimonPietro Felice, Direttore Generale del Gruppo Caviro che concluderà il suo mandato il 31 agosto.
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Vigneron e Maison della Champagne si sono riuniti in queste ore a Epernay, presso il Comité Champagne, per definire le condizioni della vendemmia 2023. La resa commerciabile per il 2023 è stata fissata a 11.400 kg/ha. Il provvedimento più atteso, ora all’esame delle istituzioni nazionali francesi, è l’aumento della riserva vendemmiale da 8 a 10 mila chilogrammi per ettaro. Ad oggi, lo stato di salute dei vigneti è «buono e molto omogeneo da una zona all’altra». Pochi i danni causati da gelo (1,5% del vigneto) e grandine (0,3%). Peronospora e oidio contenuti, a differenza di quanto sta avvenendo in Italia. Solo le riserve di acqua dei suoli destano preoccupazione in Champagne. I grappoli sono ben formati e la «promettente vendemmia» dovrebbe iniziare nella prima decade di settembre.
Le incognite del clima, il deperimento della vite causato dalle malattie e l’invecchiamento dei vigneti hanno un impatto sulle rese della zona, diminuite del 26% in dodici anni. In questa situazione, si è scelto di sfruttare al massimo le annate favorevoli, quando si presentano, al fine di «migliorare ulteriormente la resilienza della filiera». «L’anno scorso – ricorda Maxime Toubart, presidente dei Vigneron – la Champagne ha applicato il sistema dello sblocco differito della riserva. Quest’anno è stato individuato il plafond della riserva individuale, per portare a 10 mila kg/ha invece degli 8 mila kg/ha previsti finora. L’INAO ha accettato di esaminare la misura con urgenza, per consentire ai viticoltori di mettere a riserva la bella vendemmia che si annuncia».
L’obiettivo è quello di «assicurare ogni anno gli strumenti per raggiungere la resa commerciabile fissata dall’Interprofessione per garantire l’equilibrio dei mercati». «Per determinare la resa commerciabile dell’anno – commenta David Chatillon, presidente delle Maison – i Vigneron e le Maison si sono accordati sulle previsioni delle spedizioni dei prossimi quattro anni. Insieme alla fiducia nella denominazione, le previsioni hanno tenuto conto al tempo stesso di una certa cautela rispetto alla congiuntura economica globale e agli effetti dell’inflazione».
Nel 2023 le spedizioni dovrebbe raggiungere i 314 milioni di bottiglie. Nel primo semestre del 2023 le spedizioni di Champagne (Francia inclusa) sono state pari a 125,8 milioni di bottiglie, in calo del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. L’export con 77,7 milioni di bottiglie, è in calo del 3,7%, mentre la Francia è in calo del 6,3% con 48,1 milioni di bottiglie. Questi risultati vanno visti nel contesto di un 2022 straordinario (nello stesso periodo dell’anno scorso le vendite erano aumentate di quasi il 14%).
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Giovanni Lai è il nuovo Direttore generale di Gerardo Cesari Spa, azienda storica della Valpolicella, oggi parte del Gruppo Caviro. L’ex Direttore commerciale Europa di Biondi-Santi e Isole Olena entrerà in organico dal primo ottobre 2023. «Il mio obiettivo in Cesari – sono le prime parole di Giovanni Lai – è quello di continuare il percorso di crescita della qualità dei vini attraverso una chiara riconducibilità con l’espressione del territorio della Valpolicella».
«Esaltare – continua Lai – attraverso i prodotti, le persone che ogni giorno, con passione, si dedicano alla vigna e alla cantina, e trasferire questi valori al mercato italiano ed internazionale, attraverso una distribuzione coerente con il lavoro che i nostri viticoltori ogni anno svolgono. Vorrei dunque rendere Cesari il punto di riferimento di un territorio dall’alto potenziale ed estremamente interessante per i diversi stili produttivi che offre agli appassionati del vino».
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Si chiudono bene i parziali del 2023 per il Pinot Grigio delle Venezie. Il trend di imbottigliamenti nel primo semestre segna il +10% sul 2022. Nell’ottica di quella che viene definita una «attività costante di monitoraggio e gestione del Cda consortile», è stata approvata la riclassificazione del prodotto stoccato proveniente dalla stagione produttiva 2022. «Una misura – spiega il presidente del Consorzio, Albino Armani – che ha lo scopo di supportare il valore economico della Doc. Dai mercuriali delle Camere di Commercio si evince un trend di stabilità nel valore che dura da ormai due anni. La nostra Doc è una garanzia di equilibrio di Sistema per la filiera vitivinicola del Nordest».
È inoltre in fase di pubblicazione l’adozione da parte delle tre Amministrazioni delle misure relative alla ormai prossima stagione produttiva 2023, che vede confermata, come per il 2022, la gestione della resa produttiva ad ettaro e lo stoccaggio amministrativo. Ciò si traduce in una produzione massima consentita di 160 q/ha con 30 q/ha stoccati, a esclusione del prodotto Biologico e delle produzioni sostenibili SQNPI per una eventuale gestione diversificata al momento del loro svincolo.
Sul fronte dell’andamento dei mercati, è stato giugno a segnare la migliore performance di un semestre sempre in positivo sul 2022, trainando l’avanzamento della DO, che rispetto allo stesso mese del 2022 ha visto mettere in bottiglia il 38% in più di Pinot grigio DOC per un totale di 898.951 hl da inizio anno. Inoltre, gli imbottigliatori esteri – Stati Uniti, Regno Unito e Germania in testa – da gennaio hanno preso in carico oltre 100 mila hl, di cui 22.621 hl nel solo mese di giugno. Bene anche le certificazioni che nel periodo gennaio-giugno, nonostante un lieve rallentamento alla fine della primavera, osservano un rassicurante +4% rispetto ai primi sei mesi del 2022.
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Il Gorgonzola Dop si conferma uno dei prodotti caseari più amati in Italia e all’estero. La produzione di Gorgonzola Dop nei primi 6 mesi del 2023 (gennaio-giugno) si attesta su 2.520.741 forme, con un aumento di 109.484 forme (+4,54%) rispetto all’anno precedente e di 37.205 forme (+1,50 %) rispetto al 2021. Positivo anche il dato sulle esportazioni, il cui rilevamento si ferma al primo trimestre dell’anno, con 6.323 tonnellate esportate al 31 marzo 2023.
Numeri, quelli diffusi oggi dal Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop con sede a Novara, che sanciscono un aumento dell’1,15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Delle 6.323 tonnellate relative alla quota export, 5.454 tonnellate hanno raggiunto i Paesi Ue, facendo registrare un aumento dello 0,8% rispetto al 2022. La restante parte è finita nel resto del mondo (+3,1%).
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Bernardo Guicciardini Calamai è stato riconfermato presidente del Consorzio del Morellino di Scansano,. L’elezione è avvenuta durante l’ultimo Consiglio di Amministrazione che si è tenuto venerdì 14 luglio nella sede di Scansano. Guicciardini Calamai continuerà così per un altro triennio a guidare la storica denominazione della Maremma. Ad affiancarlo in questo nuovo mandato ci saranno i vicepresidenti Alessandro Fiorini (Cantina Vignaioli di Scansano) e Ranieri Luigi Moris (Morisfarms), che sono stati riconfermati nelle loro cariche, oltre al direttore Alessio Durazzi, a sua volta riconfermato nel suo ruolo.
Il Consiglio di amministrazione, rinnovato lo scorso 4 luglio, vede invece l’ingresso di due nuovi membri: Andrea Cecchi (Casa Vinicola Cecchi) e Giulia Milaneschi (I Lecci) che si aggiungono ai rieletti Gaia Cerrito (Pietramora), Moreno Bruni (Az. Agr. Bruni), Leonardo Rossi (Poggio Brigante), Paolo Gobbi (Cantina Coop. Vignaioli), Giuseppe Mantellassi (Fattoria Mantellassi) e Rossano Teglielli (Tenuta Ghiaccio Forte).
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FOTONOTIZIA – Settantamila pallet di capienza, cinquantamila metri quadri di superficie, la possibilità di smistare più di 250 milioni di litri di birra in un anno. Ad ottobre CAB LOG inaugurerà un nuovo spazio logistico ad Oppeano, in provincia di Verona. Obiettivo: servire lo storico cliente AB InBev, leader mondiale nel settore della birra con la distribuzione di marchi come Corona, Leffe, Stella Artois e Beck’s.
L’accordo permette alle due società di «rinnovare una collaborazione pluriennale e già duratura – spiega Massimo Berti, direttore generale di CAB LOG – oltre a dar vita ad una nuova sede dove lavoreranno circa 150 persone, di cui almeno cento assunte tra magazzino, trasporti e ufficio e che darà una spinta decisa verso l’intermodale».
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La Confraternita di Valdobbiadene ha presentato ieri la Bottiglia della Confraternita 2023. Un’etichetta di Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg Extra dry, millesimo 2022, che «funge da punto di riferimento della tipicità e della qualità d’annata, esprimendo nel contempo l’identità del territorio». La Bottiglia 2023, selezionata dai Confratelli enologi con una degustazione alla cieca, è quella prodotta da Mirco Balliana dell’Azienda agricola Andreola. Solo 5 mila i pezzi, già in commercio. «Per me è un onore rappresentare la Confraternita di Valdobbiadene con il mio vino – ha dichiarato – che di fatto ne diventa per un anno ambasciatore ufficiale. Questa bottiglia racchiude complessità aromatica e presenta una bolla fine, croccante, dal finale sapido, ascrivibile alle uve provenienti da diverse zone di Valdobbiadene».
All’evento, andato in scena a San Pietro di Barbozza (Treviso), hanno preso parte il Gran Maestro Enrico Bortolomiol e una nutrita rappresentanza di Confratelli, tutti paludati nel tradizionale mantello scarlatto, oltre alla presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Elvira Bortolomiol, alla vicepresidente della Strada del Prosecco e Vini dei Colli, Cinzia Sommariva, e ad alcuni amministratori locali.
È una storia antica quella della Confraternita di Valdobbiadene, la prima d’Italia non a carattere religioso, nata nel 1946 su impulso di quattro lungimiranti enologi: Giuliano Bortolomiol, Umberto Bortolotti, Doretto Brunoro e Mario Geronazzo. La Bottiglia della Confraternita è uno degli strumenti della Confraternita per la promozione della denominazione veneta nei confronti del consumatore. «Un punto di riferimento per la conoscenza del Valdobbiadene Docg – spiegano i Confratelli – oltre che dei valori e della cultura di un territorio che, a ragione e con orgoglio, veste il blasone dell’Unesco».
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La terza cantina più antica del mondo si trova in provincia di Rimini. È Tenuta del Monsignore di San Giovanni Marignano, azienda famigliare riminese che si riscopre, quasi a sorpresa, tra le più longeve e antiche del mondo, al pari di colossi come Marchesi Antinori. E finisce così, di diritto, nel Registro delle imprese storiche. La notizia è stata diffusa da Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, di cui Tenuta del Monsignore è socia, in occasione dell’ufficializzazione dell’ingresso nel Registro nazionale delle imprese storiche italiane di Unioncamere.
Fondata nel 1385, appartiene da sempre alla famiglia Bacchini. Il primato raggiunto – o meglio il terzo posto nel ranking mondiale delle cantine più antiche del mondo – è dovuto al contributo di un team di esperti che è riuscito a risalire alle origini della cantina di San Giovanni Marignano. A condurre la ricerca sono stati i professori Francesco Raimondi e Lucia de Nicolò per la parte archivistica e il dottor Emiliano Bianchi per la traduzione di alcuni testi in latino.
Una scoperta da record. «Stando all’elenco della rivista di economia americana Family Business – spiega con orgoglio Sandro Bacchini, attuale titolare di Tenuta del Monsignore – siamo la terza azienda agricola-vinicola al mondo al pari di Marchese Antinori. Davanti a noi ci sono solo Château de Goulaine, nella Loira, nata nell’anno 1000, e la fiorentina Barone Ricasoli, fondata nel 1141».
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Miravalle è il nuovo presidente di Med.&A. – Associazione Nazionale Agenti d’Affari in Mediazione e Agenti di Commercio, fondata nel 2000 per volontà del primo presidente, Stefano Graziani, e di un gruppo di agenti e intermediari del settore vinicolo con lo scopo di tutelare la categoria nell’ambito sindacale, tecnico, economico e sociale del commercio dei vini sfusi. Oggi Med.&A. è affiliata a Unione italiana vini che, durante l’ultima assemblea elettiva a Roma lo scorso 11 luglio, ha riconfermato il Consiglio direttivo e ha poi eletto all’unanimità il nuovo presidente e i due vicepresidenti, Andrea Braconi e Patric Lorenzon.
Il direttivo della compagine sarà in carica fino al 2025: Carlo Miravalle (Miravalle 1926 Sas di Carlo Miravalle), presidente; Andrea Braconi (Braconi Mediazioni Sas) vicepresidente; Patric Lorenzon (Patric Lorenzon & Partners Srl), vicepresidente; Federico Repetto (L’Agenzia Vini Repetto S.R.L.), consigliere; Andrea Verlicchi (Impex srl, presidente uscente dell’associazione), consigliere. La categoria rappresentata da Med.&A. nel commercio dei vini sfusi vale circa 15 milioni di ettolitri di venduto tra mosti, vini ed alcol per un controvalore che sfiora il miliardo di euro. L’Associazione Nazionale Agenti d’Affari in Mediazione e Agenti di Commercio conta oggi 24 società affiliate in rappresentanza di un centinaio di operatori del settore.
«È un grande onore questo incarico da parte del nuovo consiglio – sono le prime parole del nuovo presidente Carlo Miravalle -. Stiamo attraversando un periodo storico complicato, con dei repentini cambiamenti a livello globale che interessano anche il mondo del vino. In questo contesto, l’associazione deve rappresentare un punto di riferimento per il settore non solo nella veste di intermediari, ma anche come consulenti propositivi, formati ai massimi livelli professionali. L’obiettivo è quello di continuare a valorizzare e realizzare il potenziale, talvolta ancora inespresso, del comparto, insistendo anche sul posizionamento estero di centinaia di vitigni autoctoni».
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FOTONOTIZIA – Elvira Bortolomiol è la nuova presidente di Sistema Prosecco, la società nata nel 2016 dalla comune volontà dei tre Consorzi del Mondo Prosecco – Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, Consorzio Prosecco Doc, Consorzio Asolo Prosecco DOCG – di mettere insieme le forze nella direzione di una sempre più serrata lotta alla contraffazione.
«Mi riprometto di continuare il prezioso lavoro di chi mi ha preceduto. Solo restando uniti, avendo uno scopo comune, ossia la tutela delle Denominazioni, potremo collaborare al meglio, insieme, arginando così fenomeni dannosi e garantendo la massima trasparenza e informazione chiara al consumatore finale», sono le prime parole di Elvira Bortolomiol, che attualmente ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
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Marco Montanaro è il nuovo Direttore generale di Federvini. Cinquantasette anni, ha maturato la sua ultima esperienza professionale in Kellogg’s, dove ha ricoperto il ruolo di Direttore Public Affairs per l’Europa, da Bruxelles. In precedenza è stato direttore delle relazioni istituzionali per il gruppo Barilla presso la sede generale dell’azienda in Italia.
Montanaro ha inoltre lavorato per The Coca-Cola Company, alla guida della direzione affari pubblici e comunicazione per l’Italia. In precedenza, il manager ha inoltre ricoperto le cariche di Direttore degli affari governativi europei per Philip Morris e di responsabile degli affari istituzionali europei per Eridania Beghin-Say (Gruppo Montedison), sempre a Bruxelles.
Laureato in Giurisprudenza all’Università di Bologna, Marco Montanaro ha proseguito la sua formazione manageriale presso l’IMD Business School di Losanna (Svizzera). Il nuovo direttore generale di Federvini a ricoperto numerose cariche direttive presso associazioni industriali del largo consumo a livello nazionale, europeo e internazionale. Marco Montanaro assumerà il suo nuovo incarico il 1° settembre 2023.
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FOTONOTIZIA – Giorgio Allegrini è il nuovo presidente dell’Enoteca Regionale della Lombardia di Broni (frazione Cassino Po). Già alla guida della Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, è stato incaricato dal nuovo Consiglio di Amministrazione. Avvocato, classe 1960, Allegrini subentra a Fabiano Giorgi. Una staffetta «nel segno della continuità». Con l’obiettivo di «proseguire e rafforzare il lavoro impostato fino ad oggi».
Il rinnovo delle cariche è avvenuto nella giornata di lunedì, 10 luglio. Nominati consiglieri, oltre allo stesso neo presidente, il sindaco di Broni Antonio Riviezzi, il direttore del Consorzio di Tutela Vini Oltrepò Pavese, Carlo Veronese e il presidente uscente Fabiano Giorgi. Resta al momento non designato il rappresentante di Regione Lombardia, la cui nomina andrà a completare il Consiglio di Amministrazione.
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Mariangela Cambria è la nuova presidente di Assovini, associazione che riunisce cento aziende vitivinicole siciliane. Nominata nella seduta di Lunedì 10 Luglio dal neo eletto Consiglio di Amministrazione, Mariangela Cambria, messinese, co-proprietaria dell’azienda vitivinicola Cottanera insieme ai fratelli Francesco (presidente del Consorzio Vini Etna Doc), Emanuele e allo zio Enzo, si occupa di marketing comunicazione, accoglienza. Subentra a Laurent Bernard de la Gatinais, che ultima il suo mandato alla presidenza durato 3 anni. Un vertice tutto al femminile con Lilly Ferro alla vice presidenza e Josè Rallo, consigliere delegato al coordinamento delle attività di finanza agevolata.
«Voglio ringraziare tutti i colleghi del Consiglio che mi hanno voluto e appoggiato – commenta la neo presidente Mariangela Cambria (al centro, nella foto) – Assovini Sicilia è una associazione complessa, dalle tante anime. Il mio obiettivo è quello di dare continuità allo spirito di squadra e associazionismo voluto dai miei predecessori e di interpretare il ruolo dell’associazione come collante tra le grandi e le piccole cantine. Assovini ha anche il compito di continuare a portare la Sicilia nel mondo. L’Isola è pienamente un continente vitivinicolo dalle mille sfaccettature e diversità dove il vino è veicolo di cultura ed eccellenza».
Del nuovo Consiglio di amministrazione di Assovini fanno parte: Mariangela Cambria (presidente); Lilly Ferro (vice presidente); Josè Rallo (Donnafugata); Achille Alessi (Terre di Giurfo); Federico Lombardo di Monte Iato (Firriato); Alberto Aiello Graci (Graci); Santi Planeta (Planeta); Laurent Bernard de la Gatinais (Rapitalà); Costanza Chirivino (Tasca d’Almerita).
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«Sì, la viticoltura è essenziale in Europa». È quanto affermano le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo – da Alleanza cooperative agroalimentari alla Federazione italiana vignaioli indipendenti Fivi, passando per Coldiretti, Confagricoltura, La Coopération Agricole e Interprofesional del Vino de la España – di fronte alle conclusioni dello studio complementare sull’impatto del regolamento SUR sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, pubblicato dalla Commissione europea. Nel documento si descriverebbe come «irrilevante la prevedibile diminuzione della produzione di uva in Europa». Inoltre la viticoltura sarebbe definita «una coltura non essenziale».
Da qui la richiesta congiunta agli Stati membri e agli eurodeputati di «prendere una posizione chiara su questo tema». «Il vino – ricorda Confcooperative in una nota congiunta con il resto della filiera italiana, francese e spagnola – è un importante prodotto economico e culturale in Europa. Il nostro settore chiede di essere sostenuto per continuare le azioni di transizione ecologica con regolamenti realistici e un calendario operativo, che permetta l’implementazione delle soluzioni alternative efficaci esistenti e in arrivo.
Le Associazioni di rappresentanza italiane, francesi e spagnole rivendicano l’importanza del vino in Europa. «L’Unione Europeaè il primo produttore di vino al mondo, – ricordano Italia, Francia e Spagna – con il 45% della superficie viticola mondiale. Questo settore ad alto valore aggiunto è vitale per molte regioni rurali europee, genera milioni di posti di lavoro e contribuisce in modo significativo alla bilancia commerciale dell’Ue».
VITICOLTURA NON ESSENZIALE PER LA COMMISSIONE UE
Le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo che si oppongono alle conclusioni della Commissione europea
Tuttavia, questo studio prevede un calo della produzione di uva dovuto agli effetti della riduzione dei fitosanitari, stimato al 18% in Spagna, al 20% in Italia e al 28% in Francia, senza nemmeno valutare l’impatto del cambiamento climatico che andrebbe aggiunto a questa cifra.
La Commissione europea aggiunge nello studio che la produzione di uva non è una coltura essenziale per la sicurezza alimentare europea e che una diminuzione della produzione di vino in Europa sarebbe irrilevante. Queste affermazioni ignorano l’enorme contributo economico, sociale e culturale del settore vitivinicolo in molte regioni dell’UE».
Un atteggiamento che viene giudicato «totalmente inaccettabile» dalle organizzazioni rappresentative della catena del valore del vino in Spagna, Francia e Italia. «È incomprensibile – si legge ancora nella nota stampa – che la Commissione europea ipotizzi e preveda la penalizzazione di un intero settore di grande importanza per l’economia europea. Gli operatori e le aziende vitivinicole sono da tempo impegnati nella transizione ecologica e continueranno ad esserlo. C’è ancora molto lavoro da fare e i nostri produttori devono poter portare avanti questo impegno per la sostenibilità ambientale senza inutili polemiche».
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È una Doc Maremma trascinata dal Vermentino quella che emerge dagli ultimi dati dell’Associazione Vini Toscani Dop e Igp (Avito). La denominazione è tra le più performanti nel primo semestre 2023. Si attesta infatti al 4° posto per volumi imbottigliati dopo Toscana Igt, Chianti e Chianti Classico. I primi sei mesi dell’anno hanno visto un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2022, in controtendenza rispetto alla situazione generale toscana. E il Vermentino, ormai, rappresenta il 34% dell’imbottigliato della Doc Maremma (+6% rispetto allo scorso anno). Cifre che contribuiscono a fare della Toscana la seconda regione per numero di ettari della varietà a bacca bianca, dopo la Sardegna: ben 832, più del doppio della Liguria.
«Prosegue il trend di consolidamento per la Denominazione – spiega Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana – che si dimostra in questo momento più dinamica rispetto alle altre toscane». Quanto al Vermentino: «Ci aspettiamo che la nuova menzione Superiore per questa tipologia porti anche una forte crescita nella qualità percepita e dell’immagine della Denominazione. Contribuisce al trend positivo della Doc anche il crescente interesse per un altro vitigno autoctono, il Ciliegiolo, fortemente radicato in Maremma».
L’area di produzione dei vini Doc si estende in tutta la provincia di Grosseto, una delle più vaste d’Italia. È delimitata a ovest dalla fascia costiera del mar Tirreno, a nord dai confini con la provincia di Livorno, lungo il corso dei fiumi Cornia e Pecora, a sud dalla provincia laziale di Viterbo lungo il corso del fiume Fiora e del fosso Chiarone. E ad est dai confini con le province di Pisa e Siena caratterizzati, a nord-est, dai rilievi delle Colline Metallifere, quindi dal corso del fiume Ombrone e del suo affluente Orcia, dal massiccio del Monte Amiata e, più a sud, dalla Selva del Lamone.
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Come anticipato a maggio 2021 e lo scorso aprile, Canelli Docg è stata ufficialmente riconosciuta. Dopo la registrazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 166 del 30 giugno 2023 nasce dunque la Denominazione di origine controllata e garantita Canelli. Sempre sul fronte del Moscato piemontese, la notizia della nuova Docg ha anticipato di qualche giorno la bocciatura della richiesta di una Doc Langhe per il Moscato secco. Con Canelli Docg, il Piemonte raggiunge così 60 denominazioni vitivinicole, alle quali si aggiungono le 23 del comparto cibo.
Con la registrazione della nuova Docg Canelli, l’Italia raggiunge quota 527 Ig del Vino – 409 Dop, 118 Igp – alle quali si aggiungono 322 prodotti agroalimentari, per un totale di 849 denominazioni Dop Igp Stg. Considerando le 35 Ig delle Bevande Spiritose si raggiunge un totale di 884 Indicazioni Geografiche, primo Paese in Europa.
«Si chiude un percorso durato 24 anni – commenta Flavio Scagliola, vicepresidente del Consorzio dell’Asti Dop e sostenitore dell’iter attraverso l’Associazione dei produttori di Moscato di Canelli – che ha visto i produttori compatti verso questo obiettivo. Con questo riconoscimento esaltiamo ancora di più il valore qualitativo di questo vino che negli anni è sempre più apprezzato soprattutto nei mercati orientali, dove trova ottimo abbinamento con la tradizione culinaria. Permetterà quindi di fare da apripista al vino piemontese in generale».
CANELLI DOCG UFFICIALE, ANCHE RISERVA
Il Canelli DOCG viene prodotto con uve Moscato bianco di 17 comuni situati intorno a Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. La media rivendicata negli ultimi anni è di circa 100 ettari, per una produzione di quasi un milione di bottiglie. L’area offre tuttavia un potenziale molto più alto. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi del Canelli Docg nella tipologia Riserva, che sarà immessa sul mercato non prima di 30 mesi.
La coltivazione della vite e del Moscato, in particolare, è dominante nell’area di Canelli fin dal 1300. I comuni interessati dalla Denominazione di origine controllata e garantita Canelli sono Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo, Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d’Asti, Loazzolo, Moasca. E ancora: San Marzano Oliveto in provincia di Asti, Castiglione Tinella, Santo Stefano Belbo, Cossano Belbo, Neive, Neviglie e Mango in provincia di Cuneo.
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Massimo Damonte è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero. Imprenditore vitivinicolo di Canale, classe 1965, guiderà l’ente piemontese che conta oltre 250 aziende vitivinicole associate, per 8 milioni di bottiglie e una superficie totale di 1250 ettari di vigneti. Prende il testimone di Francesco Monchiero, presidente uscente, rimasto alla guida per tre mandati consecutivi e ora numero uno di Piemonte Land of Wine. Dopo gli studi, Damonte inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, Malvirà, occupandosi della parte viticola e del mercato italiano, contribuendo a renderla una delle più rilevanti del territorio.
Siede nel CdA del Consorzio Roero dalla sua fondazione e ricopre la carica di vicepresidente dal 2020. «Ringrazio per la fiducia accordata dall’assemblea – sono le prime parole di Massimo Damonte – e assumo questo ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero con l’entusiasmo e la passione che devo a una denominazione che negli anni è cresciuta e si è consolidata con successo. Sono davvero lieto che il Roero esprima oggi il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, che coordina l’attività dei 14 consorzi vitivinicoli regionali».
«Nei prossimi tre anni – aggiunge Damonte – intendo proseguire con una comunicazione mirata e strategie volte a valorizzare tutta la filiera e a sottolineare l’importanza e il legame con un territorio unico al mondo, riconosciuto Patrimonio dell’umanità Unesco. L’attenzione verso i consumatori italiani ed esteri sarà ancora più alta, con l’obiettivo di far crescere sia la denominazione in termini di volumi e di valore, sia la percezione dell’identità del territorio del Roero Docg».
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FOTONOTIZIA – Stefano Gava è il nuovo direttore generale di Cantina Produttori di Valdobbiadene, storica cooperativa nata nel 1952 a San Giovanni di Valdobbiadene. Laureato in enologia all’Università di Padova nel 2005, prosegue il suo percorso di formazione all’estero, quindi cresce professionalmente a Villa Sandi, assumendone la direzione tecnica. Dal 1° luglio 2023 ha assunto il nuovo incarico alla guida della cantina cooperativa che conta circa 600 soci.
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Cambia il Chianti Classico Gran Selezione in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 1° luglio, del decreto di approvazione delle modifiche al disciplinare della denominazione. Due le novità: la possibilità di inserire in etichetta il nome di una delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive – Uga (aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità); e l’obbligo di modificare la base ampelografica, a partire dalla vendemmia 2027, con la percentuale minima di Sangiovese che sale al 90% dall’80% e con l’eventuale apporto di soli vitigni autoctoni ammessi fino al 10%.
«È un traguardo storico per la denominazione – dichiara il presidente Giovanni Manetti – adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse UGA e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero. Un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico».
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Sempre più pesanti gli effetti della peronospora in vista della vendemmia 2023 in Italia. A causa delle forti piogge, la malattia della vite di primavera sta diventando un’emergenza nazionale. Le perdite previste in diverse regioni italiane sono stimate fino al 40%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) attraverso le interviste alle imprese del vino compiute sui territori. Maggiormente colpita, in generale, la viticultura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa. Le regioni più danneggiate sono quelle della dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise, con perdite fino al 40%. Molti areali di Marche, Basilicata e Puglia si affacciano alla vendemmia 2023 con cali previsti nell’ordine del 25-30%.
Complicata la situazione anche in Umbria, Lazio e Sicilia, specie nel trapanese, mentre in Romagna sono ancora da valutare gli effetti dell’alluvione, in particolare del fango nei vigneti. «In generale – ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – la stagione pre-vendemmiale era partita bene un po’ ovunque, poi da maggio in avanti la situazione si è guastata. Siamo passati repentinamente dal problema degli stock in eccesso, attualmente confermato con le Dop in eccedenza a +9% sullo scorso anno, a uno scenario di probabile importante riduzione dei volumi di raccolta previsti in diverse regioni». Per le altre aree poco colpite dalla peronospora si prevede una buona vendemmia.
PERONOSPORA – LA SITUAZIONE NELLE PRINCIPALI REGIONI
Piemonte: la situazione appare sotto controllo: siccità fra marzo e aprile, piogge nella norma, più oidio che peronospora.
Lombardia: in Valtellina si registrano problematiche di peronospora su una produzione tendenzialmente abbondante. Pressione su foglia e su grappolo, con cali mediamente del 5%.
Veneto: pochi e localizzati attacchi grandinigeni, con perdite anche al 50%. La produzione attesa in regione per ora è molto abbondante.
Friuli-Venezia Giulia: bene Collio, qualche problema a macchia di leopardo nel resto della regione. I vigneti rimangono comunque carichi.
Emilia e Romagna: la situazione appare per ora sotto controllo per quanto riguarda la peronospora. Resta problematico il post-alluvione, sia, soprattutto in collina, per l’accesso ai vigneti, sia per il fango in pianura.
Toscana: a causa delle forti piogge a maggio, la peronospora è presente e si registrano difficoltà di accesso ai vigneti per i trattamenti. Per ora si prevede una riduzione su una produzione che si annunciava comunque abbondante (in media 10% di infezioni). Riportati problemi anche di botrite e grandinate locali.
Umbria: la pressione è molto forte, con cali dal 10 al 15%, con punte fino al 30%. La produzione iniziale prevista era abbondante, quindi si dovrebbe arrivare a una raccolta nella norma.
Abruzzo e Molise: è piovuto costantemente dal 4 aprile. A causa della conformazione del terreno (colline e vallate) è stato difficile accedere agli appezzamenti per poter eseguire i trattamenti fitosanitari. La peronospora ha attaccato in forma abbastanza importante entrambe le regioni e si stima un calo di produzione del 30-40 % sulle uve convenzionali (50-60% in Molise), mentre si arriva anche al 70-80% sulle uve biologiche. Il danno maggiore sembra comunque subìto dalle varietà a bacca rossa, non trattate perché al momento dell’attacco erano ancora in fase primordiale, nelle zone collinari. Per tutta questa serie di situazioni, oggi le aziende produttrici hanno rallentato le vendite e qualcuna le ha addirittura fermate.
Marche: situazione non omogenea. In linea di massima è stata colpita di più la zona più prossima alla costa, ma le infezioni sono un po’ ovunque. È difficile quantificare la perdita ma sicuramente si profila un’annata di scarsa produzione (-20%), su una stagione ancora in ritardo nello sviluppo della fase fenologica rispetto al 2022.
Lazio: la stagione era partita bene, ma la pioggia di maggio ha innescato forti focolai, attorno al -25% di produzione prevista (su una partenza abbondante).
Basilicata: la peronospora ha avuto un forte impatto sul Vulture e anche sui bianchi, in alcuni areali le previsioni sono a -60%.
Puglia: la peronospora si è diffusa sia a Nord (tendoni tasso a 50%) sia a sud, su Malvasia, Negroamaro e Primitivo, con cali attesi del 25%.
Sicilia: la peronospora è diffusa, soprattutto nel Trapanese: quelli che non hanno trattato a ciclo completo per questioni di costi avranno forti perdite, le aziende strutturate avranno una buona vendemmia. Siamo attorno a un’incidenza del 10-15%.
Calabria: secondo fonti di winemag.it, la situazione in Calabria è disastrosa in alcune zone. Sino a 20 giorni fa era impossibile entrare in vigna in alcune zone, come la provincia di Cosenza, per la presenza di fango. Le piogge hanno poi causato attacchi di peronospora. Una situazione che viene definita «apocalittica», tanto da compromettere l’intera annata.
Campania: sempre secondo fonti di winemag.it, situazione molto difficile anche in Campania. La vendemmia 2023 risulta fortemente compromessa in tutte le zone. Alcuni produttori parlano senza mezzi termini di «disastro». Si stimano perdite intorno al 40%. Ancora una volta, i danni maggiori sono dovuti dall’impossibilità di entrare in vigna a causa del fango. Incomberebbe anche l’ombra della larvata, che sta attaccando in maniera importante anche le piante a valle. Le uve rosse sono quella più compromesse. Molto meglio i bianchi, soprattutto la Falanghina che conferma la naturale rusticità e una certa resistenza.
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Sisters Albiera, Allegra, and Allessia Antinori, with their father Marchese Piero Antinori, in their family's Antinori Chianti Classico Winery,
Chianti Classico region, Tuscany, Italy
«Occhio ai Cabernet Sauvignon della regione di Stag’s Leap», titolava in tempi non sospetti un articolo di winemag.it dedicato alle espressioni della varietà bordolese in Napa Valley. Casualità che oggi trova riscontro nell’ufficializzazione dell’acquisto da parte di Marchesi Antinori «della piena proprietà di Stag’s Leap Wine Cellars, dopo 16 anni di partnership con l’azienda americana Ste. Michelle Wine Estates».
«Il nostro obiettivo – sottolinea Piero Antinori, presidente Onorario di Marchesi Antinori – è quello di preservare il prestigio di questa storica azienda, che indubbiamente rafforza la nostra presenza in un mercato strategico come quello degli Stati Uniti. L’acquisizione di Stag’s Leap Wine Cellars è la conferma della nostra convinzione dell’importanza di questo terroir straordinario nello scenario internazionale».
L’operazione, precisa Marchesi Antinori, è stata portata a termine «attraverso il ricorso a mezzi propri e con il supporto di Mediobanca in qualità di Advisor finanziario, di Intesa Sanpaolo, quale Banca Agente e finanziatore insieme a Cassa Depositi e Prestiti e Banca Nazionale del Lavoro». SIMEST e Fondo di Venture Capital del Ministero degli Esteri (MAECI) hanno affiancato l’acquirente nel capitale della società americana. Pricoa Private Capital, parte del Gruppo PGIM Inc., ha sottoscritto un’emissione obbligazionaria finalizzata all’acquisizione.
STAG’S LEAP WINE CELLARS: UNO DEI SIMBOLI DELLA NAPA VALLEY
Stag’s Leap Wine Cellars è considerata una delle aziende vitivinicole più importanti dell’area della Napa Valley, in California. Fondata nel 1970 da Warren Winiarski, la tenuta è oggi conosciuta in tutto il mondo soprattutto per la produzione di Cabernet Sauvignon di eccellenza. Questa storica azienda vinicola divenne famosa dopo il 1976, anno del cosiddetto “Judgment of Paris”, quando a Parigi fu condotta una degustazione alla cieca in cui una giuria di 9 degustatori francesi assaggiò i migliori Cabernet e Chardonnay californiani confrontandoli con alcune delle migliori etichette di Bordeaux e Borgogna.
A dispetto delle previsioni, furono proclamati vincitori proprio i vini californiani, considerati fino ad allora solo come una curiosa novità sul panorama vinicolo mondiale. A ottenere il primo posto fu proprio S.L.V. 1973 Cabernet Sauvignon di Stag’s Leap, decretando una piccola rivoluzione nel mondo del vino. Stag’s Leap Wine Cellars produce tre Cabernet Sauvignon: CASK 23, S.L.V. e FAY, tra i più ricercati Cabernet al mondo dai collezionisti. Lo stesso stile classico è espresso dai vini di tenuta come ARTEMIS Cabernet Sauvignon, KARIA Chardonnay e AVETA Sauvignon Blanc.
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Si chiama Enoteca Rosso Morellino ed è il luogo in cui scoprire le diverse anime del Morellino di Scansano, nelle sue tipologie d’annata e Riserva. Un punto di partenza informativo e turistico per vivere il territorio della denominazione, in provincia di Grosseto, tra le bellezze dei suoi borghi e del suo paesaggio. L’inaugurazione del nuovo spazio, presso la sede del Consorzio di via XX Settembre, 36 a Scansano (GR), è prevista per sabato 1° luglio alle ore 17:30.
Nel corso della stessa giornata entrerà in funzione il iltotem VisitMorellino, grazie al quale il visitatore avrà la possibilità di approfondire la propria conoscenza sul vino rosso tipico della Toscana. Le funzionalità del dispositivo infatti consentiranno al turista di viaggiare virtualmente all’interno della denominazione. L’assistente virtuale, attivo 24 ore al giorno, fornirà ai visitatori le risposte in base alle domande che riguardano il vino, l’area di produzione e le attività sul territorio.
«La promozione del Morellino di Scansano – spiega Alessio Durazzi, direttore del Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano – si deve combinare con azioni di marketing territoriale così da far emergere ancor di più il legame tra la nostra area e le sue tante eccellenze. Anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, vogliamo fornire differenti strumenti per far scoprire la nostra denominazione in maniera trasversale, con l’obiettivo di allargare a nuovi target il pubblico degli amanti del Morellino e di questa zona della Maremma Toscana».
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Il MASAF ha pubblicato l’atteso decreto ministeriale sulla misura relativa alla promozione sui mercati dei Paesi terzi con modifiche importanti per la partecipazione al programma OCM vino. Grazie all’azione delle organizzazioni sindacali sono stati confermati nel decreto i progetti multiregionali e tutti i criteri di valutazione. «A questo punto – evidenzia Confagricoltura – vista la tempistica di emanazione del decreto ministeriale, diventa urgente la pubblicazione dell’avviso nazionale per la presentazione dei progetti che definisce annualmente le modalità attuative del decreto, senza il quale non è possibile avviare la procedura di presentazione dei progetti».
«Auspichiamo un coinvolgimento dei rappresentanti delle imprese in questa fase per un confronto diretto sugli aspetti operativi e procedurali della misura», aggiunge Confagricoltura. Emergono nel frattempo anche i dettagli sul decreto. Dalla prossima annualità sarà possibile presentare un solo progetto per tipologia nazionale, multiregionale o regionale. Le aziende inserite nei soggetti collettivi dovranno partecipare ad almeno una delle azioni previste per ciascun Paese terzo.
«Sono vincoli con impatto molto forte sulla capacità progettuale – afferma Confagricoltura – e occorrerà trovare un equilibrio per agevolare la partecipazione di aziende di minore dimensione, senza limitare la progettualità di quelle più strutturate». Fra le novità invece è positiva la possibilità, per i progetti che sono stati inseriti nella graduatoria definitiva, di ritenere ammissibili le spese effettuate dopo il 16 ottobre, anche prima della stipula del contratto con AGEA, per consentire di avviare subito le attività.
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Il Direttore Generale del Gruppo Caviro, SimonPietro Felice, comunica che, per motivi personali, il proprio rapporto professionale con l’azienda terminerà il 31 agosto 2023, data di chiusura dell’anno fiscale. «Nell’assicurare stabilità e continuità della gestione aziendale – si legge in una nota del gruppo – Caviro ringrazia l’Ing. Felice per la professionalità e l’impegno dimostrati alla guida di tutte le società del Gruppo nel corso degli ultimi 6 anni».
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Si aggira intorno ai 10 miliardi di euro il valore complessivo dell’imbottigliato certificato da Valoritalia nel 2022. Secondo l’Annual Report 2023 della società leader in Italia nella verifica delle fasi di produzione, dal vigneto alla bottiglia, il 2022 registra una flessione pari al 3,8%. Ma i primi mesi del 2023 inducono a un «cauto ottimismo». I dati emergono dall’analisi dei processi di certificazione di 218 denominazioni di origine italiane. Evidente il cambio di scenario rispetto alla situazione presentata un anno fa.
«Se il 2021 aveva fatto registrare numeri estremamente positivi, nonostante problematiche importanti – sottolinea Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia – i dati del 2022 mostrano un rallentamento su cui pesa il conflitto russo-ucraino con il suo corollario di crisi energetica, che ha evidentemente imposto minori flussi economici in tutti i settori. Del resto, il vino deve essere considerato a tutti gli effetti un sensibile indicatore degli andamenti economici generali ed era quindi lecito attendersi questa contrazione.
Va però sottolineato come, nel suo insieme – aggiunge Liantonio – il sistema vino italiano abbia tenuto botta soprattutto a partire dal secondo semestre dello scorso anno e come i dati del primo quadrimestre del 2023 inducano a un cauto ottimismo. È un segnale importante, la cartina tornasole di come il mondo delle DO, a livello italiano, possa contare su una solidità che gli consente di attraversare anche momenti di grandi incertezza e difficoltà».
ANNUAL REPORT VALORITALIA: LE DENOMINAZIONI PIÙ PERFORMANTI
La ricerca evidenzia infatti un dato fondamentale: nonostante le difficoltà sopra descritte, circa un terzo delle denominazioni tra quelle certificate Valoritalia ha comunque registrato una crescita dei volumi con le significative performance del ”Sistema Prosecco” formato dalle Dop Prosecco, Asolo Prosecco e Conegliano Valdobbiadene. Ottimi anche i comportamenti del Franciacorta, dell’Asti e Moscato D’Asti, dell’Alta Langa, del Collio, del Lugana, dell’Oltrepò Pavese, del Vino Nobile di Montepulciano, del Frascati e del Castel del Monte. Un’altra trentina di Denominazioni ha registrato cali contenuti entro la soglia del 5%, alcune dei quali di natura fisiologica.
Più in generale, i risultati dell’Annual Report 2023 Valoritalia si basano sui dati relativi alla certificazione di 47 DOCG, 184 DOC, e 37 IGT. Una massa critica che rappresenta il 56% della produzione nazionale DO, con 5 mila tipologie di vino per una produzione certificata che nel 2022 ha riguardato oltre 21 milioni di ettolitri. Quasi 2 miliardi di bottiglie certificate e 1.353.930.245 contrassegni di Stato gestiti, per un valore complessivo che supera ampiamente 9 miliardi di euro e che impiega circa 95 mila operatori inseriti nel sistema dei controlli. Una enorme mole di numeri che lascia emergere anche i principali punti di forza e di debolezza della Viticoltura italiana di qualità.
«Tra i plus – evidenzia Valoritalia – l’ampiezza quantitativa della Denominazione di Origine e le loro dimensioni, in grado di garantire risultati performanti grazie alla capacità di affrontare i mercati con mezzi e continuità. Viceversa, il limite maggiore del nostro sistema è costituito proprio dalla frammentazione delle Denominazioni di Origine. Basti pensare appunto che le prime 20 DO coprono l’84% dell’imbottigliato e che solo 27 Denominazioni su 218 commercializzano volumi annui superiori ai 10 milioni di bottiglie. Tutto questo, ha una sua precisa rilevanza soprattutto quando ci si confronta sui mercati esteri».
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