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Food Lifestyle & Travel

RICETTA Pastiera napoletana

La pastiera è il dolce che festeggia l’arrivo della primavera, con il suo profumo di agrumi e vaniglia.

Anticamente per il ripieno veniva impiegata la pasta o il grano fresco, che andava preparato giorni prima.

Quella che vi racconterò è la versione più attuale dove viene usato il grano precotto.

INGREDIENTI
Per la pasta frolla: 500 gr di farina; 200 gr di zucchero; 100 gr di strutto; 150 gr di burro; 1 uovo; 2 tuorli; buccia di 1 limone grattugiato.

Per la crema di ricotta: 500 gr di ricotta sgocciolata (pecora o vaccina); 3 uova e 2 tuorli; 450 gr di zucchero; fior d’arancio ( 2 cucchiaini); canditi ( 70gr); estratto di vaniglia.

Per la crema al grano cotto: 580 gr grano precotto; 1 cucchiaio di strutto; 450 gr latte intero; 1 cucchiaio di zucchero; buccia di 1 limone; un pizzico di sale; 1 cucchiaino raso di cannella.

LA PREPARAZIONE
Iniziamo dalla pasta frolla. Con una planetaria, montiamo bene burro e strutto a temperatura ambiente, con lo zucchero e poi con le uova (anch’esse a temperatura ambiente). Aggiungiamo il sale, la scorza di limone grattugiata e poi la farina.

Una volta amalgamato , togliamo l’impasto dalla macchina e velocemente compattiamolo e ricopriamolo con pellicola, riponendolo in frigo per qualche ora (l’ideale sarebbe 12!).

Passiamo alla crema alla ricotta. Sempre in planetaria, frulliamo ricotta, zucchero, vaniglia, fior d’arancio e poi aggiungiamo un uovo alla volta e in ultimo i tuorli. Infine setacciamo la crema e poi lasciamola in frigo e intanto dedichiamoci alla crema al grano cotto.

Versiamo in un pentolino largo il latte e il grano cotto. Uniamo lo zucchero, lo strutto, la cannella e la buccia di limone. Lasciamo cuocere a fuoco moderato per una decina di minuti circa, mescolando di continuo.

Quando il composto risulterà cremoso, togliamo le bucce di limone e lasciamo raffreddare. Intanto sminuzziamo i canditi, che poi uniremo al composto finale.

Amalgamiamo le due creme e poi versiamo il tutto (canditi compresi) nello stampo imburrato, infarinato e poi foderato con la frolla. Ricopriamo la torta con le losanghe di pasta frolla e inforniamo a 180° per circa un’ora . Lasciamo poi riposare per una mezz’ora in forno. Preferibilmente gustiamo la nostra pastiera il giorno dopo… sarà piu buona.

Vino in abbinamento: Moscato Veneto Igt Dindarello Maculan

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Tre Irish Whiskey per celebrare San Patrizio

“Il Whiskey Irlandese è un blended whiskey a tripla distillazione a colonna, non torbato, semplice fruttato e leggero, di facile beva”.

Parola più parola meno è questa le definizione che di solito si sente dire relativamente al whiskey “made in Ireland”.

Ma oggi, giorno di San Patrizio, per rendere omaggio alla Verde Erin, Vinialsuper vuole raccontarvi un’altra storia.

La storia vera di un prodotto interessante, vario, complesso e che sta ricevendo continua stima dal mercato. Eccovi quindi tre prodotti simbolo di questa rinacita.

Connemara Distillers Edition, 43%. Un single malt, torbato a doppia distillazione ad alambicco. Complesso al naso stupisce per la nota torbata in stile “Scotch” sotto cui emergono le note fruttate e floreali tipiche dell’irlandese. Uno schiaffo in faccia alla definizione, ormai consolidata, di Irish Whiskey.

Teeling Single Malt, 46%. Un single malt invecchiato in ben 5 tipi botti diverse: Sherry, Porto, Madeira, Chardonnay di Borgogna e Cabernet Sauvignon. Ne risulta un whiskey morbido ricco di note fruttate ed agrumate. Dolcezza di miele e vaniglia in bocca, con una leggera speziatura. Incredibilmente equilibrato.

The Quiet Man Blended Whiskey, 40%. Un tradizionale Irish Blended. Blend di whiskey di grano e di malto ottenuti solo per distillazione tradizionale pot still maturato in botti ex-bourbon di primo passaggio. Naso dolce di miele, frutta (banana) e vaniglia. In bocca è morbido con note di malto tostato, mela e cannella. alcolicità ben integrata, nulla a che vedere col calore pungente di molti Irish industriali.

IL WHISKEY IRLANDESE
Prodotto di lunga tradizione l’Irish Whiskey subì un’importante battuta d’arresto nei primi anni ’20 per via di sue fatti storici che letteralmente uccisero il mercato: il proibizionismo americano che tagliò quasi completamente il mercato d’oltreoceano e l’indipendenza della Repubblica d’Irlanda che la escluse l’intera area del Commonwealth.

Restò solo il mercato interno ed i produttori iniziarono a chiudere uno ad uno. Nel 1966 sul suolo dell’EIRE restavano solo 3 distillerie (Jameson, Power e Cork) che presero la decisione di fondersi insieme e fondare la Irish Distillers Ltd.

Un colosso industriale in grado di reggere al mercato grazie alle economie di scala. Da lì la precisa volontà commerciale di produrre un blended whiskey semplice facile ed immediato. Quello che molti di noi conoscono.

Fu John Teeling che nel 1989 prese l’ardita decisione di riaprire una distilleria per poter riproporre al mercato il “vero” Irish Whiskey. Vi risparmiamo le vicende finanziarie e le politiche commerciali adottate da John, ma fatto sta che negli anni ’90 sul mercato prima interno e poi mondiale del whisky si affaccia un prodotto nuovo: Connemara. Un whiskey in totale controtendenza rispetto ad ogni altro irlandese.

Il successo di Connemara è così potente da portate non solo ad una crescita esponenziale della distilleria, ma anche ad un interessamento al fenomeno da parte delle multinazionale del beverage.

Nel 2011 è Beam Global a spuntarla, acquistando da John Teeling la distilleria (la Cooley Distillery) per la “modica” cifra di 95 milioni di dollari. Grazie a Beam, e poi al gigante giapponese Suntory che ha a sua volta acquistato Beam, Connemara ha accesso ai più svariati canali commerciali. Ecco perchè è così facilmente reperibile anche in GdO.

John Teeling ed i suoi figli Jack e Stephen decidono di non fermarsi, di non limitarsi a godere del capitale appena guadagnato.

Con i soldi ottenuti dalla vendita di Cooley aprono a Dublino una nuova distilleria, la Teeling Disitilley. La prima nuova distilleria ad aprire Dublino in oltre 125 anni.

Tripla distillazione e nessun blending, pura interpretazione della tradizione irlandese.

Quello iniziato da Teeling negli anni ’90 non è però un caso isolato, ma un vero e proprio fenomeno.

Molte le distillerie che da allora hanno aperto, come la già citata The Quiet Man.

Il coraggio di aprire una Irish Whiskey Distillery su suolo tecnicamente inglese, in Irlanda nel Nord.

The Quiet Man sorge infatti a Derry, cittadina storicamente luogo di scontri per l’indipendenza irlandese e teatro della tristemente nota “Bloody Sunday“.

Il Whiskey Irlandese oggi continua a crescere, entusiasmando sempre più consumatori e convincendo anche i più scettici grazie alla grande qualità espressa dai suoi prodotti.

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a tutto volume

Rhum Damoiseau: agricole di lunga tradizione

Siamo nelle Antille, quell’arco di piccole isole che separa l’oceano Atlantico dal mar dei Caraibi. Fra esse Guadalupa, soprannominata “l’isola farfalla” per la sua forma: due isole, una ad est ed una ad ovest, collegate in centro da un piccolo istmo. Quasi la forma di una farfalla, appunto.

Un’unica isola ma due territori completamente diversi. Se la parte occidentale è montagnosa e di origine vulcanica, la parte est è invece pianeggiante e di natura calcarea. Ed è proprio nel bel centro della parte orientale, esposta ai venti oceanici ed esposta al sole sin dal primo mattino, che sorge la distilleria Damoiseau.

Di proprietà della famiglia Damoiseau sin dal 1942, coltiva in proprio la canna da zucchero nelle immediate vicinanze della distilleria in modo da poter garantire che la canna sia spremuta a meno di un’ora dalla raccolta per poter salvaguardare tutte le proprietà della materia prima, come da tradizione del Rhum Agricole.

La famiglia stessa segue personalmente tutte le fasi di produzione ed invecchiamento, creando un Rhum inconfondibile. Fisar Milano ha dato la possibilità agli appassionati di partecipare ad un memorabile verticale di questo Rhum Agricole lo scorso 1 marzo.

LA DEGUSTAZIONE
Rhum Blanco, 40%. La base della produzione Damoiseau. Ottimo se consumato liscio è l’ingrediente fondamentale per il T’Punch Antillais, il tipico cocktail delle Antille.

Al naso è molto vegetale, note di erba tagliata che fanno da contorno all’inconfondibile sentore si canna da zucchero. Delicato e leggermente fruttato al naso in bocca si rivela morbido, poco pungente, nonostante la giovanissima età.

Rhum VSOP, 42%. Più morbido del blanco con evidente note legnose (Damoiseau utilizza solo botti ex bourbon). Profumi di frutta secca, tostatura e leggere note di spezie dolci, soprattutto cannella. Rotondo la palato, più persistente del blanco.

Rhum XO, 42%. Molto diverso dal VSOP. Medesima base ma l’affinamento più lungo cambia molto il bouquet del rhum.

Note di sottobosco, cacao e vaniglia ed un sentore fresco e leggermente pungente che può lontanamente ricordare il solvente. Un naso elegante che fa a entrée da una bocca raffinata e morbida.

Rhum Vieux 10 ans, 42%. Distillato nel 2001 ed imbottigliato 10 anni più tardi. Al naso esplodono note di legni nobili e frutta candita. In bocca la morbidezza è paragonabile a quella dello XO ma con una maggiore persistenza contornata da note agrumate.

Rhum Vieux 2008 Cuvée Subprime, 47,9%. Millesimo 2008 imbottigliato nel 2015. Colore intenso dai riflessi rossastri ha un bouquet aperto, largo. Note di frutti di bosco e piccoli frutti rossi. Sentori fruttati che si mescolano a note di tostatura e noce moscata. Complesso e dalla lunga persistenza in bocca non rivela tutti i suoi 47,9% avvolgendo il palato in modo caldo ma armonico.

Rhum Vieux Millesime 1989, 58,4%. 21 anni di affinamento in botte per questo storico millesimo. Colore mogano intenso. Marcatamente dolce tanto al naso quanto al palato.

Al naso è profondo con note terziarie di cuoio e frutta secca, piacevolissime note di frutta disidratata albicocca in primis, pur non perdendo la nota primaria e salmastra della canna da zucchero.

Sei Rhum molto diversi fra loro, in una verticale intensa e complessa, accomunati da una sapidità coinvolgente e da grande morbidezza al palato.

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Approfondimenti

Asolo Wine Tasting: il 6 Maggio l’evento

Il Consorzio Vini Asolo Montello si prepara per la settimana edizione dell’Asolo Wine Tasting, in programma domenica 6 maggio 2018 a Palazzo Beltramini, nel cuore del borgo di Asolo (TV).

Novità di quest’anno sono le tre degustazioni guidate dai sommelier di Ais Veneto e dedicate alle diverse tipologie di Asolo Prosecco Superiore Docg, ai vini rossi Doc e Docg del Consorzio, all’Incrocio Manzoni e alla Recantina.

IL PROGRAMMA
Dalle 10.00 alle 19.00 saranno aperti al pubblico i banchi d’assaggio con i vini del Consorzio.  Ad ospitare le tre masterclass sarà la Sala Gialla di Palazzo Beltramini. Alle 11.00 la prima degustazione, che sarà interamente dedicata all’Asolo Prosecco Superiore Docg, presentato nelle sue diverse declinazioni, in particolare l’Extra Brut. La denominazione Asolo Montello è infatti l’unica tra le Denominazioni del Prosecco che può rivendicare la tipologia Extra Brut nelle bottiglie prodotte.

Il Consorzio Vini Asolo Montello, che quest’anno ha superato l’obiettivo dei 10 milioni di bottiglie, non è però solo Asolo Prosecco Superiore Docg. Nel pomeriggio saranno presentate due degustazioni dedicate agli altri vini prodotti nella zona. Alle 16.00 l’attenzione sarà rivolta alla Recantina, all’Incrocio Manzoni e al Colfondo, che dal prossimo anno si chiamerà Asolo Prosecco Superiore Docg sui lieviti, mentre alle 17.30 ci sarà una degustazione dedicata ai vini rossi Doc e Docg del Consorzio.

Nello stesso weekend il borgo trevigiano ospiterà anche la dodicesima rassegna di Fucina del Gusto, rassegna gastronomica dedicata alle eccellenze locali, che con Asolo Wine Tasting ha in comune la volontà di valorizzare il territorio dell’Asolo Montello e i suoi prodotti. Il costo dell’entrata al banco d’assaggio sarà di 10 € comprensivo di tasca e bicchiere souvenir.
Maggiori informazioni sul sito www.asolomontello.it

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Approfondimenti

Export vini italiani nel 2017: crescita moderata

“I dati dell’export 2017 ci consegnano un anno positivo ma non brillante. Va sottolineata la determinazione dei nostri imprenditori che, nonostante la crescente ondata protezionistica dei mercati e le grandi difficoltà di gestione dei fondi Ocm promozione, archiviano un altro anno di crescita delle esportazioni, anche nei volumi.

Sfioriamo ma non superiamo la soglia psicologica dei 6 miliardi di euro, cresciamo meno della Francia e rimaniamo fragili davanti alle turbolenze commerciali provocate dalla geopolitica, perché siamo ancorati ai due mercati storici del nostro export, Usa e UK.  Con 2,2 miliardi di euro registrati nel 2017, questi due Paesi costituiscono infatti il 40% del valore del nostro export di vini fermi e spumanti, contro quote del 31% per la Francia e del 26% per la Spagna o del 20% per la Germania e quindi siamo in assoluto il Paese più esposto nel caso di ritorsioni sull’agroalimentare e di scenario Hard Brexit. Per questo motivo auspichiamo una risoluzione pacifica delle controversie sul fronte americano e un’opzione di uscita morbida della Gran Bretagna”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta i dati sull’export 2017, elaborati da Ismea, prezioso partner di Osservatorio del Vino, sulla base di dati Istat, che disegnano un 2017 complessivamente in buona salute, ma che ancora paga l’agitazione commerciale dovuta all’instabilità politica.

EXPORT 2017: I DATI
Lo scorso anno, infatti, sono stati esportati 21,4 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un aumento del 4% sullo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando un trend in atto già dalla fine del 2016. Il valore ha sfiorato i 6 miliardi di euro con un incremento più che proporzionale (+6,4%) rispetto ai volumi, a dimostrazione che anche il valore medio dei prodotti italiani consegnati oltre frontiera si è mosso su terreno positivo.

Le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari: nei Paesi terzi (che nel 2017 rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità e il 49% dei relativi introiti), è stato infatti  registrato un + 8% rispetto al 2016 con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno della Ue si è registrato +1% a volume e +4% in valore. Nel complesso, la progressione nel 2017 c’è stata, ma nonostante questo gli operatori non si dicono pienamente soddisfatti, auspicando una maggior accelerazione delle esportazioni e soprattutto un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target.

“L’auspicio per questo 2018 – continua il Presidente di Uiv – è che il nuovo Ministro delle politiche Agricole abbia tra le sue priorità quella di risolvere la dinamica conflittuale Ministero-Regioni e di sbloccare i fondi promozione 2017-18, mettendo subito mano al decreto per l’annualità 2018-19. Questo insieme ad un governo capace di farsi sentire a livello europeo, in particolare sul tema della politica commerciale. Ad oggi, infatti, i fondi dell’Ocm  promozione diventano ancora più urgenti per supportare un faticoso ma indispensabile lavoro di diversificazione dei mercati da parte degli imprenditori. L’ottimo lavoro che stiamo facendo con Ice ci aiuta ma anche noi imprenditori dobbiamo metterci una buona dose di coraggio. Peraltro, il successo recente della spumantistica italiana, insegna che i mercati possono aprirsi anche in maniera veloce quando un prodotto incontra i desideri dei consumatori”.

I TREND DEI VINI PER TIPOLOGIA
Decisamente sopra la media del settore sono state infatti le performance degli spumanti, che registrano un +9% a volume e +14% a valore, con il Prosecco che rappresenta il 56% del totale spumanti esportato ed il 59% degli introiti corrispettivi. Sembra, nel frattempo, arrestata la flessione dell’Asti che nel 2017 ha messo a segno un +7% a volume e +6% a valore. Anche i vini frizzanti, intanto, riemergono dal lungo periodo di difficoltà, tornando a mostrare un segno positivo sia in termini di volumi (+2%) sia di valore (+6%). La crescita è interamente imputabile ai vini frizzanti Igp (+6% a volume e 7% a valore). Nota positiva, infine, anche per i vini fermi in bottiglia (il 48% del totale esportato a volume e il 63% del valore) che, dopo la frenata del 2016, sono tornati a crescere del +2% a volume e del 4% a valore.

“Dobbiamo essere sempre attenti a intercettare i nuovi trend di consumo, a fare opera quotidiana di scouting, e a utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione dai piani di promozione del Mise-Ice e quelli dell’Ocm- spiega Ernesto Abbona. Dobbiamo anche iniziare a ragionare in modo nuovo anche sulla struttura della nostra offerta, trovando nuove forme di dialogo e sintesi tra brand e territori, superando logiche di confine amministrativo tra territori e regioni, ma anche di dinamiche verticali di filiera, che ci permettano – conclude – quella elasticità produttiva necessaria a rispondere alle istanze di un mercato in continua evoluzione”.

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Approfondimenti news

Di additivi e di altri mostri: un altro linguaggio è possibile (sul vino naturale)

La grande bellezza dello stare nel vino è la sua interdisciplinarità, occorre conoscere di chimica, fisica, botanica,biologia,meccanica, economia, è importante mantenere sempre una mente aperta ed una visione d’insieme.

Cosi’ per rimanere sempre con la mente aperta, non rimanere chiusa nel mio ghetto. Avevo una giornata libera e sono andata a Live Wine a Milano.

Ho assaggiato, parlato con produttori, incontrato amici e colleghi e si mi sono divertita molto. Come tutte le volte in cui sono nel vino con leggerezza. “Leggerezza di linguaggio naturale”, vorrei leggere.

Basta focalizzare l’attenzione sui lieviti selezionati!

Si limita il racconto del vino ad un unico elemento, mentre il cammino dall’uva alla bottiglia è molto più lungo e complesso.

Basta addentrarsi in diatribe fra industriali vs artigianali!

Correte due campionati diversi, inutile sprecare fiato.

Il terrorismo sugli additivi e sui coadiuvanti non ha portato a nulla. La casalinga di Voghera e la sua amica di Voghiera non conoscono la differenza fra queste due famiglie di prodotti.

E poi vi ricordo che la gomma arabica è un principale componente delle caramelle.

Raccontate del vino naturale figlio del tempo e non delle logiche commerciali. Raccontate del vino fatto da viticoltori che sono custodi del territorio.

Non parlate di vino fatto con le ricette!

Il vino è un lavoro di squadra, un racconto corale, non un susseguirsi di fredde operazioni di fabbrica.

Amici naturali, non correte dietro – in etichetta – ad api, coccinelle, farfalle, foglie con le stelline… Siate minimalisti ed essenziali, il vino parlerà da sé.

I giornalisti e le guide non vi hanno fatto nulla, non sono faziosi. Sono solo dei curiosi del vino che vogliono capire e conoscere il vostro mondo. Un nuovo linguaggio è possibile. Basta volerlo.

Claudia Donegaglia – enologa

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igp Frappato Syrah Gurgò 2016, Cantine Paolini

(5 / 5) In vendita nei supermercati del circuito Pam, il Gurgò Frappato Syrah 2016 Cantine Paolini rientra nei canoni del disciplinare Terre Siciliane Igp. Un rosso corposo, concentrato, fruttatissimo e morbidone, con sensazioni boisè ben integrate. Eccellente nel  rapporto qualità/prezzo per chi cerca un vino rosso rotondo e senza increspature.

Un matrimonio enoico all’insegna della sensualità fra il siculo Frappato e il più nordico Syrah, vitigno a bacca nera originario del Rodano settentrionale, ma in grado di esprimersi su registri di suadente voluttà nei climi caldi. Una scommessa vincente da cui nasce un vino facile e immediato, ma costruito con sapienza, in grado di regalare suggestioni di grande piacevolezza.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Terre Siciliane Igp Frappato Syrah  Gurgò di Cantine Paolini esibisce un rubino profondo con screziature purpuree. Intenso nei profumi che esplodono in un trionfo di frutti rossi – ciliegia, fragola, amarena quasi in marmellata – note di gelso, vaniglia e legno tostato.

Sorso morbido e avvolgente con forse un leggerissimo residuo zuccherino, tannini che non danno astringenza, ma volume ed un finale in cui riecheggiano gli sbuffi fruttati del naso arricchiti da sensazioni cioccolatose e vanigliate. Discreta persistenza. Buona qualità organolettica.

L’accompagnamento ideale prevede l’abbinamento con zuppe ricche, primi piatti saporiti, carni alla brace e salumi affumicati.

LA VINIFICAZIONE
Il Terre Siciliane Igp Frappato Syrah Gurgò di Cantine Paolini nasce da uve allevate ad alberello su terreno misto prevalentemente calcareo e vendemmiate a mano fra la fine di agosto e l’inizio di settembre. In cantina si effettua una pressatura soffice cui segue la fermentazione alcolica che si protrae per undici giorni a temperatura controllata di 27°. Dopo aver svolto la malolattica, il vino è elevato in botti di rovere per almeno sei mesi, quindi stabilizzato in tini di cemento vetrificato. Dopo l’imbottigliamento affina sei-otto mesi prima di essere immesso alla vendita. Le proporzioni dell’uvaggio prevedono 60% Frappato e 40% Syrah.

Il vigneto Paolini si stende per tremila ettari nel versante meridionale e orientale dei comuni di Marsala, Trapani, Salemi e Mazara del Vallo. L’azienda nasce nel 1964 a Marsala su un territorio storicamente vocato per la viticoltura e oggi vinifica le uve di oltre mille conferitori. La contrada Gurgò vanta un terreno di matrice carsica che dona al vino una peculiare mineralità.

Prezzo: 4,99 euro
Acquistato presso: Pam

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news ed eventi

“Un mare di champagne”: nuovo format per l’edizione 2018

Sotto il cielo di Alassio, domenica 17 e lunedì 18 giugno saranno tante le stelle dello Champagne che prenderanno parte alla kermesse “Un Mare di Champagne”.

Giunto alla sua VI edizione, l’evento dedicato al “Roi des Vins” si riconferma uno degli appuntamenti più attesi e partecipati nel mondo delle bollicine.

Due giorni in cui le più prestigiose Maison confluiranno nella città ligure per dare vita a un evento che unirà momenti esclusivi, degustazioni dei più rinomati Champagne, seminari di approfondimento e incontri inaspettati.

Organizzato dal Consorzio Macramé – Dire Fare Mangiare, un pool di ristoratori alassini che si è fatto ambasciatore di Alassio, del territorio e delle sue eccellenze enogastronomiche e che da anni trasforma la perla della riviera, “Un Mare di Champagne” in questa edizione cambia il suo format e la sua location per offrire al pubblico di amatori delle bollicine, operatori del settore e giornalisti un’esperienza ancora più coinvolgente.

L’evento si terrà al Diana Grand Hotel & Resort, tutte le informazioni e gli aggiornamenti saranno presto disponibili sul sito dell’evento attualmente in costruzione.

http://www.vinialsupermercato.it/dieci-champagne-favola-nel-mare-alassio/

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Vini al supermercato

Voti ai vini in promozione fino al 20 marzo

Volantini un po’ “stitici” quelli dei prossimi giorni nelle maggiori catene Gdo. Un copia e incolla delle promozioni precedenti per molte insegne. Molti i vini per la tavola di tutti i giorni, ma offerte  poco “competitive” anche nelle insegne Iper Galassia e Unes, oggi per la prima volta sotto la nostra lente di ingrandimento.

Di imperdibile nulla. Di annotabile qualche etichetta Iperal – che si conferma una delle catene in grado di sfoggiare il miglior rapporto qualità prezzo nelle offerte di vino al supermercato – e Carrefour.



Fino al 16 Marzo
Sagrantino di Montefalco Docg Duca Odoardo: 11,90 euro (-40% payback) (4 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Barbera o Bonarda Montù:  3,19 euro (-30% payback) (3 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Barbera o Bonarda Le Cascine: 1,99 euro  (-50% payback (1,5 / 5)
Rosso di Montepulciano Doc Della Seta: 4,49 euro (-25% payback) (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Illuminati: 4,99 euro  (-25% payback) (4,5 / 5)
Turà Lamberti bianco o rosato: 2,29 euro (-35% payback) (2,5 / 5)
Vermentino di Sardegna o Rosè di Alghero Doc Sella&Mosca: 3,99 euro (-35% payback) (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Doc, Cantine Europa: 2,99 euro -50% payback (3,5 / 5)


Fino al 20 Marzo
Rosso di Valtellina Doc, Vinicola Nera: 5,90 euro (4 / 5)
Verdea Vivace Frizzante Igt, Panizzari: 3,29 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Colli Piacentini Doc Cantina Vicobarone: 2,89 euro (-35% payback)  (3 / 5)
Gutturnio Superiore Doc: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg o Buon Governo Igt Piccini: 2,89 euro (-40% payback) (4 / 5)
Chardonnay Igp o Negramaro Igt o Barricato Igt Salento, Apigliani: 3,89 euro (-50% payback) (3,5 / 5)


Fino al 20 Marzo
Chianti Docg, Elena: 2,49 euro (2,5 / 5)
Chianti Docg, Piccini: 2,99 euro (-40% payback) (3,5 / 5)
Turà Lamberti bianco o rosato: 2,59 euro (-35% payback) (2,5 / 5)
Corvo Igt Bianco o Rosso Duca di Salaparuta: 4,29 euro (3,5 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc o Vermentino Igt Terre di Sicilia, Le Morre: 2,99 euro (-40% payback) (3,5 / 5)
Gutturnio Doc Cantina Vicobarone: 2,63 euro (-40% payback) (3,5 / 5)
Lambrusco di Castelvetro o Sorbara Doc Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)


 


Fino al 17 Marzo
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda o Barbera del Monferrato Doc, Toso: 1,98 euro (2 / 5)
Soave Doc Torre, Servaia: 1,99 euro (3 / 5)
Trebbiano o Sangiovese Doc, Brumale: 1,98 euro (2,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Nero D’Avola, Rapitalà: 3,98 euro (3 / 5)



Fino al 18 Marzo
Merlot o Cabernet Sauvignon Igt Colle dei Cipressi (1+1): 2,98 euro (3,5 / 5)
President Reserve Riccadonna (1+1): 4,98 euro  (3,5 / 5)



Fino al 18 Marzo
Ante Hirpis Vini: 2,79 euro (3,5 / 5)
Maestri Vernacoli Doc Vini: 3,49 euro (3,5 / 5)


Fino al 21 Marzo
Spumante Muller Thurgau Durello Maximilian I: 2,95 euro (2,5 / 5)
Soave o Bianco di Custoza, Cadis: 2,00 euro (3,5 / 5)
Chianti Vegante Superiore Sensi biologico: 6,90 euro (3 / 5)
Barbera d’Asti o Dolcetto d’Asti Docg, Podere Previnca: 2,60 euro (3 / 5)
Chianti Valiano Docg, Piccini: 9,90 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montalcino Doc, Giglio del Duca: 7,25 euro (4 / 5)
Vini Santa Cristina Antinori Bianco o Rosato: 4,40 euro (4 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda o Barbera San Zeno Zonin: 3,70 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc, Cannonau Doc o Rosato Igt, Pedres: 3,99 euro (3,5 / 5)



Fino al 21 Marzo
Vini Maschio Pinot Rosa, Pinot Bianco, Chardonnay, Verduzzo, Sauvignon: 2,79 euro (3 / 5)



Fino al 19 Marzo Superstore/Conad
Garzellino Bianco Frizzante Emilia (2×1): 2,39 euro (3 / 5)
Lambrusco Igt Otello etichetta nera: 4,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Docg, Mionetto: 6,79 euro (3,5 / 5)
Greco di Tufo Docg, Inziria dei Principi: 4,98 euro (3,5 / 5)
Tavernello Syrah o Cabernet, Caviro: 2,09 euro (3,5 / 5)

Fino al 19 Marzo Conad City/Margherita
Terre Siciliane Igt Nero D’Avola, Rapitalà: 3,98 euro (3 / 5)
Lambrusco Reggiano Doc, Campanone (City) : 3,69 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Blanc Igt, Le Cascine (2×1): 3,99 euro (1,5 / 5)


Fino al 20 Marzo

Lambrusco Grasparossa o Sorbara Castelvetro Doc Amabile, Civ&Civ: 3,59 euro (3 / 5)


Fino al 17 Marzo
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 2,79 euro (3 / 5)
Lambrusco Grasparossa o Sorbara Castelvetro Doc Amabile Civ&Civ: 3,59 euro (3 / 5)
Vermentino Aragosta Cantina Santa Maria La Palma: 4,39 euro (soci coop) (2,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Bio Centopassi Libera Terra Placido Rizzotto Bianco o Rosso: 4,79 euro (3 / 5)


Fino al 20 Marzo
Merlot, I mori: 3,59 euro (3 / 5)
Colli Orientali Friuli Cabernet Franc, Zuccolo: 3,99 euro (3 / 5)
Terre Siciliane Igt Corvo Rosso o Bianco, Duca di Salapaura: 3,99 euro (3,5 / 5)
Frascati, Cantina Cerquetta: 2,19 euro (2,5 / 5)

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Vini al supermercato

Cannonau di Sardegna Doc 2016 Le Bombarde, Cantina Santa Maria La Palma

(3,5 / 5) In vendita nella maggior parte della grande distribuzione organizzata, il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma è un rosso di discreta qualità che a dispetto del tenore alcolico importante risulta agile e di buona beva.

Il Cannonau di Sardegna è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata la cui produzione è consentita su tutto il territorio isolano, ma concentrata soprattutto nelle zone centrali.

E’ ottenuto da uve Cannonau (sinonimo della Grenache/Garnacha tinta) per almeno il 99% e per il restante 1% da uve di produzione locale. L’invecchiamento obbligatorio minimo è di un anno, di cui almeno 6 mesi in botti di rovere o di castagno.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma  sfoggia un rubino di media intensità e franca trasparenza caratteristico del varietale. I profumi sono piuttosto tenui, ma raccontano di spezie e frutta nera: mora di rovo, gelso, cuoio e pepe  nero.

In bocca è caldo, ma poco corposo, abbastanza fresco, con un gradevole retrogusto in cui  affiorano olive nere, liquirizia e pepe. Piuttosto corto e non finissimo, è interessante per la trama aromatica. Un valido rosso da pasteggio.

Chi cercasse un abbinamento territoriale può accompagnarlo con la carne di agnello,  eccellenza della gastronomia sarda. Si sposa bene con carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma nasce in posizione costiera su terreni ricchi di nutrienti ed eterogenei, accarezzati dal vento soggetti a temperature miti. Fermenta in recipienti inerti, affina quindi brevemente in botti di rovere e si stabilizza in vasche di acciaio prima dell’imbottigliamento.

La Cantina Santa Maria La Palma nasce nel 1959 nei territori della Nurra su impulso di un  centinaio di conferitori che decidono di unirsi dopo la riforma agraria e le bonifiche poste in essere nell’immediato dopoguerra. Vanta un patrimonio vitato di oltre settecento ettari nelle zone più vocate della Sardegna dove esalta i vitigni storici della viticoltura isolana.

Prezzo: 5 euro
Acquistato presso: Despar

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Approfondimenti

Federbio e Cepas: è accordo per la certificazione di professionalità e competenze

Prodotti biologici: la formazione e le competenze certificate e quindi professionalità  inattaccabili come chiave di lettura per affiancare e supportare una crescita del mercato  sempre più accelerata sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

È questa la filosofia alla base dell’intesa siglata da Federbio, la federazione presieduta da Paolo Carnemolla, che rappresenta le organizzazioni dell’intera filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica e Cepas l’Istituto leader nella certificazione delle professionalità e competenze. Un accordo che si pone come obiettivo pratico la promozione di un percorso di certificazione  delle competenze di ispettori e consulenti che interagiscono nel settore del biologico e che sono chiamati a testarne e attestarne l’affidabilità in un percorso di crescita.

I NUMERI DEL BIO
Sono 178 i Paesi in cui si pratica l’agricoltura biologica, 87 dei quali con una  specifica  normativa nazionale. 57,8 milioni di ettari (erano 11 milioni nel 1999,  in Italia 1,8 milioni), che pesano per l’1,2% della superficie agricola mondiale, ma con una incidenza del 21,9% in Austria,  18,9% in Estonia,  19% in Svezia e del 14,5% in Italia.

2,7 milioni di produttori (72.154 gli operatori in Italia nel 2016), un mercato che vale oltre 80 miliardi di euro e che equivale a un consumo pro capite di 11 euro/anno a livello globale. Valore che diventa di 274 Svizzera, 227 in Danimarca e 197 in Svezia.

Nell’Unione Europea la superficie coltivata senza un grammo di sostanze chimiche di sintesi è aumentata nell’ultimo anno dell’8,2% (del 20,3% in Italia, record assoluto in Europa), i produttori del 7% (del 20,3% in Italia, altro record).

Cepas ha quindi ricevuto da Federbio il compito di definire ed elaborare gli schemi di certificazione, interagendo con la Federazione a un tavolo tecnico di lavoro anche nella messa a punto degli standard e dei riferimenti formativi di quei soggetti che saranno le figure determinanti per proporre standard di affidabilità e garantire quindi una crescita qualitativa.

FEDERBIO: L’ASSOCIAZIONE
Federbio ha nel suo codice associativo proprio l’espansione qualitativa e quantitativa tesa a migliorare e a estendere la qualità e la quantità del prodotto alimentare ottenuto con tecniche di agricoltura biologica e biodinamica, attraverso regole deontologiche e professionali, in linea con le norme cogenti e con le direttive IFOAM. In particolare, intende garantire la rigorosità e la correttezza dei comportamenti degli associati, vincolati in questo senso da un Codice Etico, e si preoccupa di verificare l’applicazione degli standard comuni.  Su questa rotta di crescita qualitativa ha trovato il partner Cepas che vanta nel suo dna esperienza su questo ambito e una leadership consolidata proprio nel campo della formazione certificata e delle competenze.

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I vini naturali sbarcano a Radici del Sud 2018

BARI – Si preannuncia ricca di novità la prossima edizione di Radici del Sud, la settimana dedicata alla promozione dei vini da vitigno autoctono e agli oli extravergini del mezzogiorno d’Italia, che si terrà in Puglia dal 5 al 11 giugno 2018.

La proposta che già si compone di un concorso enologico, una settimana di incontri BtoB e con la stampa internazionale e un salone aperto al pubblico, si completa con tre nuove interessanti iniziative.

La prima, già anticipata lo scorso anno, è l’estensione del concorso anche agli oli.

Gli extravergini di Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia saranno giudicati da esperti e giornalisti e si disputeranno il podio di miglior olio del Sud Italia.

Un’altra novità è la creazione di un’area interamente dedicata ai vini naturali: qui troveranno uno spazio e saranno facilmente identificabili le numerose aziende di produttori di vini naturali che hanno scelto di partecipare al Salone di lunedì 11 giugno.

Un banco d’assaggio nel quale i visitatori oltre a degustare potranno da quest’anno, altra novità, acquistare direttamente vino e olio ai banchetti dei produttori.

“Per questa tredicesima edizione – afferma Nicola Campanile, organizzatore della manifestazione – abbiamo portato una ventata di aria fresca. Radici del Sud cresce sempre più in partecipazione e prestigio e questo ci spinge ogni anno a migliorare la nostra proposta. Il numero di adesioni finora raccolte ci conforta sulla bontà delle scelte”.

“Stiamo lavorando per definire la lista degli ospiti – prosegue Campanile -. Per quanto riguarda gli operatori stranieri abbiamo già avuto conferma della presenza di importatori dalla Danimarca come Ole Udsen, Mehmet Adanir, Nana Wad e Luigi Pucciano; dalla Polonia, Mariusz Majka; dall’Olanda Allard Ariszetal, Paulo De Almeida e Bruno Levi. Ci saranno anche Jelena Sakic dal Belgio, Fernando Zamboni dal Brasile.

Inoltre: Mark Jackoby dal Canada e una delegazione di buyer proveniente da varie regioni della Cina guidata da Alessio Fortunato. Per la giuria dei giornalisti abbiamo già nomi importanti della stampa americana come Susan Gordon, David Ransom, Olivera Markovic, Matthew Horkey e Tracy Ellen Kamens. Inoltre il numero di aziende che si sono iscritte finora è più che triplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.

È possibile ancora aderire fino al 31 marzo compilando il form online: http://www.radicidelsud.it/p.php/6548/il-salone-2018.html


RADICI DEL SUD 2018 
Salone dei vini e degli oli del Sud in breve – apertura al pubblico:
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 11 giugno 2018
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 21.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione).
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

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Torna la Mangialonga Picena: aperte le iscrizioni

Sono aperte le iscrizioni per la quinta edizione della Mangialonga Picena, la passeggiata gourmet lungo i vigneti e le campagne di Offida (AP) alla scoperta dei vini e dei prodotti tipici del territorio in compagnia di chef, vignaioli, piccoli produttori e tanta musica. L’edizione 2018 della manifestazione è in programma domenica 22 luglio e proporrà dieci golosissime tappe lungo un affascinante percorso di 6,5 km tra paesaggi incontaminati e sapori genuini.

IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
Il punto di ritrovo sarà la Piazza de Popolo di Offida: da qui si partirà in piccoli gruppi, dalle 10.30 alle 14, dopo aver ricevuto il kit ufficiale della passeggiata. Una sfiziosa composizione di prosciutto, fichi e pecorino del Ristorante Attico sul Mare abbinata ai vini della cantina San Giovanni di Offida sarà l’aperitivo di inizio giornata che i partecipanti potranno gustare nella vicina Enoteca Spazio Vino (Chiostro San Francesco) prima di salire a bordo del bus navetta che li condurrà alla Tenuta Cocci Grifoni.

Da qui il percorso continuerà a piedi tra i filari dell’Offida Docg, non prima però di aver assaporato la pizza “L’orto estivo” del Morrison’s Pub e le pallottine di quinoa, cacio, ovo e datterini dello chef Luca De Cesaris (Ristorante Al Piccolo Teatro) sorseggiando un calice di vino della cantina ospitante. La terza tappa della Mangialonga Picena 2018 vedrà protagonisti alla cantina Ciù Ciù i tradizionali fritti ascolani reinterpretati in chiave moderna dagli chef Sabrina Tuzi (Degusteria del Gigante) e Gianmarco Di Girolami (Blob Caffè&Ristorant) che proporranno rispettivamente una parmigiana e maionese di mare e un pollo, zenzero, olive e anguria sulle note e suggestioni musicali e artistiche di DueDarte.

Due primi d’autore, vini eccellenti, il folk e lo swing del Trio Fidanza accoglieranno gli enogastronauti all’azienda agricola Aurora. Lo chef Roberto Di Sante (Caffè Meletti) servirà una rosetta al ragù bianco con pomodoro alla brace, piselli, parmigiano liquido e terra di oliva tenera, mentre Alcide Andrea Romani (Ristorante La Croisette) presenterà la sua interpretazione della pasta al tonno.

Tra il verde del Boschetto del Fiobbo il mastro gelatiere Fabio Bracciotti (Sorbetteria Crème Glacée) proporrà il suo Sharbat, un gelato al pistacchio e caffè in versione alcolica (con cocco e Anisetta) o analcolica (con cocco rapè) prima della salita che condurrà alla cantina Paolini e Stanford. Qui, seduti nella splendida terrazza panoramica e sulle note swing della band I Pinguini, si potranno gustare il “Rosbif” con cicoria e piselli dello chef Daniele Citeroni Maurizi (Osteria Ophis) e il “Coniglio” dello chef Nikita Sergeev (Ristorante L’Arcade) prima di passare alla selezione di formaggi marchigiani d’eccellenza proposta dalle aziende agricole Fontegranne, Caprì e Campagnolo da abbinare ai vini dell’azienda San Filippo nel giardino dell’omonima chiesa.

Dopo questo pieno di sapori il bus navetta trasporterà i partecipanti fino al borgo di Offida per il gran finale della manifestazione. Davanti al locale Vi/Strò lo chef Andrea Mosca (Ristorante Marili) servirà un aspic di frutta con meringa, timo e basilico da gustare con i vini di Tenuta La Riserva, mentre al Ciù Ciù showroom a deliziare i camminatori saranno la cheesecake al caffè su frolla all’anice della chef Maria Elena Cicchi (Villa Cicchi) servita con il Meletti Mule (Amaro Meletti, succo di lime e Ginger beer Bibite Paoletti) dell’azienda Meletti Silvio.

Nel punto di arrivo in Piazza del Popolo sarà allestita una galleria di eccellenze picene: il vin cotto dell’azienda Colline Offidane, il liquore de Il Caffè del Marinaio, il funghetto offidano di Fior di Farina, le bionde e le rosse del Birrificio artigianale Carnival, l’elisir di lunga vita dell’Anisetta Rosati e il caffè di Orlandi Passion. Ogni tappa prevede varianti vegetariane e senza glutine da richiedere al momento dell’iscrizione alla Mangialonga Picena 2018, i vini proposti sono la Passerina, il Pecorino, il Montepulciano e altre tipologie dell’Offida Docg e del territorio.

E’ già possibile iscriversi alla manifestazione – fino a esaurimento posti – direttamente sul sito web www.mangialongapicena.it. Sconti  per le iscrizioni entro il 31 maggio. In caso di maltempo l’evento si terrà domenica 29 luglio con lo stesso programma.

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Vinitaly 2018: boom di Tenute Storiche con Cantina

VERONA – Sono 64 le Tenute Storiche con cantina che parteciperanno a Vinitaly 2018. L’Associazione Dimore Storiche Italiane (Adsi) vede così crescere il numero di adesioni alla più importante Fiera enologica italiana (lo scorso anno erano 55).

Tutte assieme, le cantine rappresentano una produzione annua di 35 milioni di bottiglie, provenienti da circa 30 mila ettari di proprietà.

I soci Adsi – alcuni dei quali operano anche nella Grande distribuzione organizzata – sono proprietari di beni culturali vincolati come “monumento nazionale” che, nel caso delle tenute viticole, comprendono giardini, vigneti, oliveti e boschi, oltre alle cantine. In un insieme di straordinaria bellezza al tempo stesso architettonica e paesaggistica.

“Una visita alle cantine storiche dei soci Adsi – sottolinea Gaddo della Gherardesca, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane – costituisce un vero e proprio Grand Tour. Un’opportunità unica di turismo esperienziale, in cui la scoperta di molti vitigni autoctoni nel loro ambiente naturale si combina all’offerta di eccellenze gastronomiche del territorio”.

Tutte le cantine storiche sono visitabili su prenotazione, e fra le partecipanti a Vinitaly 2018, oltre 50 sono anche agriturismi, con un’offerta complessiva di 800 camere. Paradisi dell’enogastronomia e dell’ospitalità che spaziano dal Trentino Alto Adige alla Sicilia.

“La partecipazione a Vinitaly – evidenzia Gaddo della Gherardesca – dimostra ancora una volta che i proprietari di dimore storiche dedicano un impegno costante non solo alla conservazione e tutela di una parte rilevante del nostro patrimonio culturale, ma anche, ove possibile, allo sviluppo e promozione di attività che hanno un impatto diretto sull’economia dei territori, in particolare all’interno delle comunità rurali”.

Il Grand Tour delle Cantine storiche diventa ancora più suggestivo se unito alla visita di affascinanti ville, castelli, palazzi, cascine e masserie aperti all’ospitalità e listati nel sito www.dimorestoricheitaliane.it. Sul sito, gli oltre 300 associati incontrano ogni mese 15-20 mila appassionati, italiani e stranieri.

LE AZIENDE ADSI PRESENTI A VINITALY 2018
Agricola Borgoluce, Agricola Colognole, Agricola Conti Bossi Fedrigotti, Agricola Foffani, Agricola Guerrieri Rizzardi (nella foto di copertina), Agricola La Collina, Agricola La Rocchetta, Agricola Marcello del Majno, Agricola Marcello del Mayno, Agricola Marina Danieli, Agricola Nesci, Agricola Perusini, Azienda Contucci, Azienda Leone de Castris.

Poi ancora: Azienda San Leonardo, Badia a Coltibuono, Badia di Morrona, Baglio di Pianetto, Banfi srl, Barone Ricasoli, Cantina Montevecchio Isolani, Castel di Salve, Castello di Cacchiano, Castello di Gabiano, Castello di Montegiove, Castello di Ripa d’Orcia, Castello di Roncade, Castello di Torre in Pietra, Castello di Verrazzano, Castello di Volpaia, Castello Sonnino, Castello Vicchiomaggio, Conte Emo Capodilista, Duca Carlo Guarini, Guicciardini Strozzi, Il Mosnel di E. Bardoglio.

E infine: Il Pollenza srl (nella foto a destra), La Barchessa di Villa Pisani, Le Corti Spa, Marchesi Alfieri, Marchesi Ginori Lisci, Marchesi Gondi, Marchesi Mazzei, Massimago S.S., Possessioni di Serego Alighieri, Principi di Porcia e Brugnera, Tasca d’Almerita, Tenuta Bellafonte, Tenuta di Bibbiano, Tenuta di Fiorano, Tenuta di Ghizzano, Tenuta di Montegiove, Tenuta di Pietraporzia, Tenuta il Corno, Tenuta la Marchesa, Terre dei Pallavicini, Vicara srl, Villa Angarano, Villa Calcinaia, Villa del Cigliano, Villa di Maser, Villa Vitas.

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L’8 Marzo della vignaiola Marilena Barbera: “Le Donne del Vino meritano rispetto”

Otto Marzo, Festa della Donna. Un paio di tette con una bella etichetta di vino in secondo piano, da pubblicizzare ben bene, avrebbe fatto contenti in molti. Ma noi siamo differenti. E chi ci segue lo sa.

Oggi, 8 Marzo, Festa della Donna, vogliamo raccontarvi il ruolo della Donna nel mondo del vino moderno.

E quando pensiamo a “donna” e “vino”, ci viene in mente un nome su tutti: Marilena Barbera. Per i pochi che non la conoscessero, Marilena è una donna del vino che ha saputo imporsi, come poche, nel panorama della viticoltura italiana di qualità.

Lo ha fatto senza scendere mai a compromessi. Con nessuno. Per di più in una regione difficile come la Sicilia. Marilena Barbera è una di quelle che si fanno fotografare in vigna, in canottiera. Senza trucco. Con in mano una cesoia. Mica l’ombretto.

Non produce vini per i supermercati, ma fa vini da Gdo: che – almeno per oggi, consentitecelo – sta per Grande Donna Orgogliosa. Della sua Sicilia. Dei suoi vini e dei suoi vigneti. Della sua Terra, nelle sue mille sfumature. E – lo diciamo noi –  anche di sé stessa. Auguri a tutte le Donne del Vino come Marilena.


Non è semplice parlare del ruolo della donna nel mondo del vino di oggi. Almeno, non è semplice senza cadere nei clichés che accompagnano [quasi] ogni tentativo di analizzare le questioni di genere.

Chiedo venia per le generalizzazioni che sarò costretta a fare, ché sarebbero necessari volumi per affrontare un tema così delicato, e certamente sarebbero necessarie competenze in ambiti in cui non sono ferrata: sociologia, psicologia, macroeconomia ed altro ancora.

Vi offrirò, dunque, un punto di vista parziale ma sincero: quello di vignaiola, e di vignaiola del Sud.

Il mondo del vino è un settore economico e sociale in evoluzione continua, e probabilmente è anche uno di quelli che negli ultimi vent’anni ha vissuto cambiamenti epocali grazie all’ingresso di generazioni nuove che hanno profondamente trasformato il modo di produrre e di comunicare.

Guardiamo, ad esempio, all’impatto che i “nuovi” media (social, blog, le dinamiche della rete nel loro complesso) hanno avuto – e sicuramente continueranno ad avere – sulle abitudini di consumo del vino, al loro ruolo fondamentale nell’azzeramento della distanza fra i produttori, vignaioli o grandi aziende che siano, e le persone che il vino lo acquistano (mescitori, ristoratori e consumatori).

Una vera rivoluzione che si è consumata in pochissimi anni e che ha generato la necessità di profonde mutazioni nelle professioni che ruotano intorno al vino e nelle relazioni fra gli attori di questo mondo.

Le donne, di sicuro, questa trasformazione la stanno cavalcando: vedo intorno a me colleghe vignaiole che senza paura mostrano le mani segnate dal lavoro.

Vi sembra una trovata di marketing? Nemmeno per sogno: se pensate a come veniva dipinta la classica rassicurante “donna del vino” vent’anni fa, con il rossetto in ordine e la messimpiega fresca di parrucchiere, siamo ad anni luce di distanza.

Vedo enologhe che affermano con forza le proprie capacità direzionali in squadre di cantina composte da decine di uomini, vedo giornaliste che si infilano gli scarponi e vanno a raccontare il vino dove il vino si fa, in vigna.

Eppure, di fronte a questa radicale (e necessaria) trasformazione della professionalità femminile, che sempre più donne rivendicano con orgoglio e senza vezzi, il mondo del vino reagisce, spesso, come sempre ha fatto: con malcelata diffidenza, con sufficienza, con un atteggiamento (a volte insopportabile) di mera tolleranza.

I motivi sono tanti e – credo – siano per la maggior parte culturali. Perché questa rivoluzione di cui vi ho parlato poco fa è, in effetti, una rivoluzione incompleta. Non è solo il mondo del vino ad essere stato prevalentemente “maschile” fino a qualche anno fa, ma la gran parte del mondo del lavoro in Italia. E vorrei utilizzare, perché ritengo sia più appropriato, il termine “maschilista” o, ancor meglio, “sessista”.

Il mondo del lavoro in Italia è sessista, e il mondo del vino non fa eccezione.

Fatte salve alcune professioni che per tradizione sono state riservate alle donne da quando le donne sono entrate nel mondo del lavoro – pensiamo alla maestra dell’asilo o delle elementari, la commessa del negozio di articoli femminili, l’aiuto domestico, l’ostetrica, la baby sitter e poche altre – in nessuna professione le donne vengono trattate alla pari dei colleghi uomini: né per quanto riguarda le opportunità di accesso, né in relazione alla retribuzione, né per le reali possibilità di carriera. Questa condizione è comune alla maggior parte delle professioni e, dunque, esiste anche nel mondo del vino.

Nel mio caso specifico – perché un punto di vista parziale vi sto offrendo, e mi scuserete – le problematiche maggiori hanno riguardato il riconoscimento del mio potere decisionale nel settore della produzione.

Non sono entrata in questo mondo per scelta, ci sono entrata per necessità, alla morte di mio padre. La scelta è arrivata dopo, quando mi sono innamorata di questo lavoro.

Dunque, morto mio padre, ho ereditato una vigna, un mutuo, e una squadra di persone che faceva il vino. Riuscire a trasformare tutto questo in un’azienda che oggi riconosce, apprezza e trova [finalmente!] fondamentale il mio apporto è stato un percorso a ostacoli.

Per trasformare la vigna da convenzionale a biologica, e certificarla, ci sono voluti 10 anni; per utilizzare un sesto di impianto differente da quello che l’agronomo titolare aveva deliberato essere necessario ce ne sono voluti altrettanti; per smetterla con i lieviti selezionati in vinificazione ci sono voluti 4 anni, per abbandonare le chiarifiche 5, gli enzimi 7.

In tutti questi anni ho dovuto svolgere un lavoro di coinvolgimento, convincimento, blandimento (si dice? Beh, quello), dimostrazione dei risultati anno dopo anno. Non me ne pento affatto, ma nessuno mi toglie dalla testa che se fossi stata uomo ci avrei messo molto, ma molto di meno.

Non starò qui ad elencarvi tutte le alzate di sopracciglia durante le presentazioni commerciali, quando si tratta di firmare i contratti. Vi prego di credermi, in fiducia: nel mondo del vino per una donna è ancora molto difficile veder riconosciuti i propri meriti quale lavoratrice e professionista.

Vi faccio solo un ultimo esempio, per me illuminante: qualche tempo fa leggevo l’intervista di una enologa che lavora presso un’azienda toscana, che raccontava di come il titolare (uomo) fosse molto felice del fatto di averla assunta perché “l’ambiente si è ingentilito: in sala degustazione c’è sempre un fiore“. Ecco, questa è la forma mentis che le donne subiscono ancora oggi, e non è accettabile, non più.

Ci sono, per fortuna, fulgidi esempi del contrario, e ciascuna di noi – vignaiola, enologa, giornalista, sommelier, ricercatrice eccetera – ne può raccontare, ci mancherebbe. C’è la solidarietà di tanti colleghi uomini, l’apprezzamento dei clienti, la considerazione di molti, moltissimi professionisti che lavorano nel mondo del vino a diverso titolo.

Ma io sogno un mondo in cui le persone vengano apprezzate per il lavoro che svolgono, per i risultati che conseguono, per l’intelligenza, la flessibilità, la creatività, la visione, l’umanità, la generosità, al di là del genere che la natura, casualmente, ha loro assegnato.

Sogno un mondo che non abbia bisogno delle quote rosa. Oggi, festa della donna, brinderò a questo.

Marilena Barbera – vignaiola in Menfi (AG)

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vini#1

Cantina Valpantena celebra i 60 anni con Brolo dei Giusti

Si chiama Brolo dei Giusti la nuova linea rivolta alla ristorazione di Cantina Valpantena Verona. Un Amarone della Valpolicella DOCG e un Valpolicella Superiore DOC prodotti in tre vigneti condotti direttamente da parte dell’azienda cooperativa.

Si tratta di un appezzamento più grande di 13 ettari, e due più piccoli, di 3 e 2,5 ettari, tutti siti in Valpantena, in cui sono coltivate le varietà tipiche della Valpolicella (Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara) con impianti in parte a pergola ed in parte a guyot.

Il vigneto principale presenta le caratteristiche di un vero e proprio “brolo”, termine della cultura contadina che indica un campo protetto da siepi, alberi di ulivo e marogne, i tradizionali muretti a secco della Valpolicella. Come il Clos francese, anche Brolo dei Giusti è un unico vigneto, racchiuso e prezioso.

“La gestione diretta dei vigneti – spiega Luca Degani, direttore di Cantina Valpantena – ci ha permesso di sperimentare tecniche colturali avanzate come la confusione sessuale e eliminare il diserbo chimico a favore di lavorazioni meccaniche del sottofila. La creazione di una società agricola, controllata al 100% da Cantina Valpantena, è stata una conseguenza naturale”.

LA LINEA BROLO DEI GIUSTI
Brolo dei Giusti, prodotto solo nelle annate migliori, debutta con la 2011 di Amarone e 2013 di Valpolicella, prodotti rispettivamente in 8000 e 12000 pezzi, tutti numerati a mano.

Le bottiglie sono serigrafate, anziché etichettate, per poter rimanere integre nel lungo affinamento che il vino può affrontare. I tappi sottoposti a controllo individuale con il gas cromatografo metteranno al riparo dai difetti legati al sughero.

“Questa linea – spiega Luigi Turco, Presidente – nasce nel sessantesimo anniversario di Cantina Valpantena e rappresenta il punto di arrivo di un percorso di crescita qualitativa che ci ha portati ad essere uno degli attori principali della denominazione, a livello internazionale”.

Il “Giusto” evocato dal nome rappresenta un omaggio alla figura dell’agricoltore che, alla fine di una giornata di lavoro, si siede sulla marogna a contemplare il suo operato, immerso nella geometria delle vigne e nella bellezza della natura fuori e dentro il Brolo.

“Il logo che abbiamo scelto – conclude Turco – simboleggia in modo efficace la filosofia che ci guida nella conduzione di questi vigneti, dove il rispetto per la natura e l’amore per le cose ben fatte sono gli stessi con cui la nostra gente ha sempre svolto il proprio lavoro”.

La presentazione della nuova linea è stata accompagnata da un menu curato da Giancarlo Perbellini, chef di Casa Perbellini di Verona (**) che ha proposto piatti in grado di esaltare la complessità dei due vini.

Distribuito in Italia da Rinaldi, è in vendita anche nei negozi di Cantina Valpantena a Quinto di Valpantena, San Giovanni Lupatoto, Verona-Borgo Milano, Buttapietra, Lazise ed Almè (BG). Il prezzo in cantina è di 47 Euro per l’Amarone e 22 Euro per il Valpolicella Superiore.

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Roero Days 2018 al Castello di Guarene

GUARENE – Per l’edizione 2018, Roero Days punta su una location d’eccezione: il Castello di Guarene, in provincia di Cuneo. Ma non solo.

Per l’occasione, il Castello ospiterà infatti ben 75 produttori della Denominazione di origine controllata e garantita Roero.

Laboratori di degustazione, banchi d’assaggio e momenti di approfondimento e dibattito completano il programma. Appuntamento per domenica 8 e lunedì 9 aprile, dalle 10 alle 19.

IL PROGRAMMA
La manifestazione del 2018 mette al centro il rapporto tra vini e territorio e si arricchisce quindi di una ricca serie di eventi collegati: il Roero Tour sarà effettuato gratuitamente nella giornata di domenica 8 a bordo dell’Autobus Roero Docg, che collegherà Montà, Canale e Monteu Roero con la sede del Castello di Guarene.

Inoltre, a Montà, a partire da sabato 7 mattina alle ore 10, si terrà una grande mostra di libri, in parte anche acquistabili, sui diversi aspetti turistici, storici e culturali del Roero.

Consigliata anche la visita al Castello di Monteu Roero, che ospita l’avvincente mostra fotografica frutto di 35 anni di scatti di Carlo Avataneo. Da non perdere, tra le proposte culturali, la presentazione del volume “Davide Palluda”, chef stellato del Ristorante All’Enoteca di Canale, realizzato da Luciano Bertello per Sorì Edizioni.

È possibile accreditarsi sul sito: http://www.consorziodelroero.it/acquista-roero-days-2018/. L’ingresso è gratuito per i professionisti del settore (10 euro per i privati). E’ consigliato l’accredito sul sito per evitare code all’ingresso.

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Consorzio Vini di Romagna: al via il tour europeo di promozione

Dopo le positive esperienze degli anni passati, anche in questo 2018 il Consorzio Vini di Romagna e diverse cantine associate saranno impegnati in un tour europeo di promozione dei vini. “Rispetto agli scorsi anni sono aumentate le tappe del nostro viaggio, a testimonianza che la formula della promozione direttamente nei Paesi interessati/interessanti per l’export dei nostri vini funziona ed è apprezzata dai nostri soci”, sottolinea Giordano Zinzani, Presidente del Consorzio.

LE TAPPE DEL TOUR
Si parte dalla Germania, Francoforte, il 13 marzo, poi tappe successive in Olanda, ad Amsterdam il 15, in Belgio, ad Anversa il 16, per poi tornare in Germania a Düsseldorf per partecipare al ProWein in programma dal 18 al 20 marzo.

A Francoforte, Amsterdam e Anversa – dove parteciperanno rispettivamente 9, 13 e 11 aziende – i produttori avranno la possibilità d’incontrare importatori, distributori, esponenti del mondo Ho.Re.Ca, giornalisti chiamati a partecipare a seminari di presentazione della Romagna e dei suoi vini tipici DOP e IGP, per poi degustare i vini e dialogare direttamente con le aziende.

A Francoforte, inoltre, il noto sommelier Helmut Knall terrà una degustazione guidata per gli invitati.

A Düsseldorf, come anticipato, il Consorzio Vini di Romagna parteciperà al ProWein, una delle fiere enologiche più importanti a livello mondiale, assieme a 16 aziende romagnole.

LE AZIENDE PARTECIPANTI
Non tutte le aziende impegnate in questo tour europeo parteciperanno a tutte e quattro le tappe. Nel complesso sono comunque 23 le aziende che rappresenteranno la Romagna enologica fra Francoforte, Amsterdam, Anversa e Düsseldorf: San Valentino di Rimini e Tenuta Sant’Aquilina di Coriano (RN); Tenuta Casali, Cantina Braschi di Enoica e Tenuta Santa Lucia di Mercato Saraceno (FC); Cantina Sociale Cesena e Tenuta Colombarda di Cesena (FC); Tenuta La Viola e Celli di Bertinoro (FC); Cantina Forlì-Predappio e Condè di Predappio (FC); Piccolo Brunelli di Galeata (FC); Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna (FC); Fiorentini vini di Castrocaro Terme (FC); Drei Donà di Forlì (FC); Torre San Martino di Modigliana (FC); Poderi Morini, Fattoria Zerbina, La Sabbiona e Trerè di Faenza (RA); Randi di Fusignano (RA); Tenuta Uccellina di Russi (RA); Poderi delle Rocche di Dozza (BO).

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Vini al supermercato

Supermercati: i vini in promozione a volantino fino a metà marzo

Eccoci nuovamente passare in rassegna i volantini delle maggiori insegne Gdo del mese di marzo. Tra ipermercati e supermercati, nonostante la ripetitività dei marchi in offerta, non manca qualche ghiotta occasione.

Per voi, al solito le nostre valutazioni in cestelli della spesa, che interessano anche Famila, Crai e Iperal. Interessante iniziativa di Carrefour Market con il volantino in scadenza il 18 marzo, “Vini e Delizie”.

Una vera e propria festa del vino con ben undici pagine dedicate alle maggiori regioni vinicole italiane, tanti  sconti e promozioni  carta payback: vi segnaliamo i migliori.

Dall’1 al 15 marzo

Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi (riservato soci coop) : 4,75 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Doc Millesimato Casa Sant’Orsola : 3,69 euro (3 / 5)
Bonarda secco o amabile Colli Piacentini Doc Viti & Vini: 2,19 euro (2,5 / 5)
Orvieto Doc Altarupe Nistri (riservato soci coop): 2,19 euro (2,5 / 5)
Bella Tavola Caraffa rosso o bianco Civ&Viv (riservato soci coop): 2,15 euro (2,5 / 5)

Dall’1 all’11 marzo (Sud)

Sicilia Doc Nero D’Avola Settesoli: 2,99 euro (4 / 5)
Sangiovese di Romagna Doc Terre Cevico: 2,10 euro (3 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Cavit: 3,35 euro (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Amabile Tre Medaglia Cavicchioli: 2,47 euro (3,5 / 5)


Fino all’8 marzo

Montepulciano / Cerasuolo, Pecorino /Passerina Terre di Chieti Igt:  2,39 euro (3 / 5)
Gutturnio Colli Piacentini Doc Vicobarone:  2,59 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Sorelli:  2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Doc Spago o Prosecco Doc Pisani: 3,59 euro (3 / 5)
Morellino di Scansano Docg Mantellassi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Sangiovese / Trebbiano del Rubicone Igt, Poggio dei Vigneti: 1,59 euro (3 / 5)
Muller Thurgau, Santa Margherita: 4,99 euro (3,5 / 5)
Marino Doc Gotto D’Oro amabile, secco o rosato: 2,99 euro (2 / 5)

“Vini e Delizie”, fino al 18 marzo (segnalazioni)
Chianti Riserva Docg, Piccini: 3,99 euro (4 / 5)
Gutturnio Doc Calera, Vicobarone: 3,29 euro (4 / 5)
Bonarda / Sangue di Giuda / Buttafuoco Oltrepò pavese Doc, Quaquarini: 3,49 euro (5 / 5)
Inferno Docg Valtellina Superiore, Sertori Salis: 8,99 euro (5 / 5)
San Colombano Doc, Panizzari: 2,99 euro (4 / 5)
Pigato Doc, Cantina Lunae Bosoni: 6,99 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg, Tenuta Friggiali: 15,99 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso, Illuminati: 4,85 euro (5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Doc, Bigi: 3,69 euro (4 / 5)
Cirò Classico Rosso / Bianco Doc, Caparra & Siciliani: 3,69 euro (4,5 / 5)
Aglianico / Falanghina del Sannio Doc, La Guardiense: 3,49 euro (4 / 5)
Aglianico del Vulture Dop, Vignali: 4,19 euro (4 / 5)
Colomba Platino Igt, Duca di Salaparuta: 5,85 euro (4,5 / 5)
Prosecco di Conegliano Docg, Carpené Malvolti: 5,99 euro (5 / 5)
Spumante Metodo Classico Trento Doc, Cesarini Sforza: 7,69 euro (4,5 / 5)


Dall’1 al 10 marzo 

Sicilia Igt Nero D’Avola Rapitalà: 3,29 euro (4 / 5)
Chardonnay o Pinot Grigio Doc Mezzacorona (carta payback 30% ): 4,25 euro (3,5 / 5)
Rigogolo Igt Domini di Castellare (carta payback 20%): 5,59 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Cannonau o Monica di Sardegna Doc Le Bombarde: 3,79 euro (4 / 5)
Pecorino Igt, Cerasuolo o Montepulciano d’Abruzzo Doc Agriverde: 3,89 euro (3,5 / 5)
Asti secco Docg o Prosecco Doc Millesimato Sant’Orsola: 4,90 euro (2,5 / 5)
Muller Thurgau Igt o Bonardo Oltrepò Pavese Doc La Cacciatora: 2,34 euro (3 / 5)


Fino all’11 marzo
Pinot nero vinificato in bianco Doc o Pinot Nero Igt Vini Tralci: 2,75 euro (3 / 5)
Terre Siciliane Igt Syrah e Nerello Nuttata o Catarratto Matinata: 1,80 euro (2,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc o Moscato d’Asti Docg Cantina Parroco: 6,90 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg Cantina Parroco: 16,90 euro (4,5 / 5)
Ca’ Maiol Lugana Dop: 6,70 euro (4 / 5)
Vini del Sannio Dop Aglianico, Greco e Falanghina Guardiolo: 3,85 euro (3,5 / 5)
Vini d’Abruzzo Doc Citra Montepulciano o Cerasuolo: 2,39 euro (3 / 5)
Orvieto Doc Laurum: 3,49 euro (3 / 5)
Barbera del Monferrato Docg Michio Vaglio: 6,49 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Gallura Superiore Docg Cantina Pedres: 9,90 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Oltrepo’ Pavese Doc Pinot Nero Gioielli del Canneto: 2,98 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Doc Duchessa Lia: 3,90 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Terredavino: 5,49 euro (3 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda Antica Vinicola Broni: 2,45 euro (3,5 / 5)
Gutturnio/Ortrugo Doc Valtidone: 2,59 euro (3,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Barbera o Riesling Le Cascine: 2,19 euro (1,5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Spago Chiarli: 2,79 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg Panera Alta: 5,95 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Cannonau Doc Antichi Poderi: 3,49 euro  (3,5 / 5)
Cabernet Bio Anno Domini: 3,39 euro  (3,5 / 5)
Ruché di Castagnole Monferrato Doc Bersano: 4,29 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Carpené  Malvolti: 6,59 euro  (5 / 5)

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vini#1

Trentodoc Dosaggio Zero Riserva 2009, Letrari

Il clima di montagna, l’influenza dell’Ora del Garda, l’Adige, le bollicine. In una parola il Trentodoc. Degustiamo oggi il Dosaggio Zero Riserva di Letrari, millesimo 2009 sboccatura 2015.

LA DEGUSTAZIONE
Colore dorato, brillante. Perlage fine, elegante, lento e persistente. il naso è ricco e complesso.

Ben presente il lisato che qui spazia dalla crosta di pane al tostato. Leggera freschezza agrumata.

Frutta bianca matura, come pesca ed albicocca, accompagnata da una nota di mela ammaccata o marmellata di mela. Vaniglia, crema pasticcera e frutta secca a chiudere un quadro evoluto.

In bocca è fine e setoso col perlage che accarezza palato e gola. Pieno e di struttura, ha buona sapidità ed acidità che supporta il sorso e tutta la lunga persistenza. Persistenza che nel retro olfattivo ci riporta la complessità appena trovata al naso.

Al terzo anno dalla sboccatura ecco un Metodo Classico “gourmet”, come si dice, in grado di reggere svariati abbinamenti un cucina. Ma anche un vino “da meditazione”, bello da esplorare in compagnia degli amici.

LA VINIFICAZIONE
Chardonnay, in prevalenza, e Pinot Nero raccolti a mano. Cinque anni sui lieviti per donare complessità ed eleganza. Clima e terroir della Vallagarina, suolo povero e roccioso dalla felice esposizione e dal microclima influenzato dal Garda e dall’Ora, il vento che parte dal lago e si spinge verso nord.

Un’azienda attenta al territorio ed a tradurre i valori della tradizione nel bicchiere, citando il fondatore Leonello Letrari: “Il vino del futuro? Dovrà mettere nel bicchiere tutti i saperi del territorio dove nasce, con i suoi sapori, le sue essenze. Dovrà identificare le peculiarità, esaltare le differenze. Battere l’omologazione”.

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news ed eventi

ViniferaForum: a Trento il salone dei vini artigianali alpini

TRENTO – Si terrà a Trento, dal 21 al 25 marzo 2018 ViniferaForum, una settimana dedicata al vino artigianale, a coloro che lo producono e lo amano.

Protagonisti dell’evento saranno i vignaioli del territorio alpino e prealpino, coinvolti in un programma che culminerà sabato 24 e domenica 25 marzo nel Salone dei vini artigianali presso il Polo Fieristico di Trento.

Gli incontri di ViniferaForum, le visite in cantina, le degustazioni e la mostra-mercato saranno aperti alla partecipazione di addetti al settore, winelover e a tutto il pubblico interessato a conoscere le caratteristiche della viticoltura artigianale e sostenibile.

Oltre 50 vignaioli provenienti dall’arco alpino (regioni cisalpine più Austria e Slovenia), proporranno a ViniferaForum in degustazione e vendita le proprie etichette in un evento di rilievo nazionale che celebra l’eccellenza della produzione vinicola orientata alla sostenibilità e alla biodiversità.

Portare l’attenzione sulle specificità del terroir alpino significa apprezzare al meglio le peculiarità di quest’area montana, con un focus particolare sullo stretto rapporto fra territorio e produzione vitivinicola.

OBIETTIVI DELL’EVENTO
ViniferaForum si propone di valorizzare le grandi produzioni vinicole artigianali, favorendo la consapevolezza del ruolo della produzione agricola e delle scelte dei consumatori nella cura del territorio e nella salvaguardia della cultura vitivinicola.

Al centro di Vinifera c’è infatti la possibilità per il pubblico di incontrare i vignaioli alpini e gli operatori del settore nel segno del confronto, tessendo legami tra esperienze locali e favorendo il dibattito su questa scelta produttiva che suscita attenzione crescente nel settore.

IL PROGRAMMA
Due i momenti principali dell’evento, il Forum e il Salone dei Vini. Il Forum (21-23 marzo) rappresenta l’essenza della manifestazione: per tre giorni Trento sarà al centro della viticoltura alpina ospitando conferenze, degustazioni e visite in cantina che avranno per protagonisti realtà trentine e da fuori provincia per stimolare il confronto sui temi dell’agricoltura artigianale e sostenibile.

Le conferenze tematiche, con l’intervento di esperti di enologia, viticoltura e politiche agricole, verteranno sui temi dei vitigni resistenti, della ricerca enologica,  dell’agricoltura di montagna e delle iniziative a sostegno dell’agricoltura biologica. In programma anche visite guidate presso i vigneti e le cantine di aziende locali (Foradori) e degustazioni guidate in vari luoghi della città.

Nel Salone dei Vini, aperto al pubblico sabato 24 e domenica 25 marzo, dalle 11 alle 19, i produttori proporranno in degustazione i vini nei rispettivi stand, con la possibilità per i visitatori di acquistare direttamente le bottiglie.

Oltre al percorso di degustazione libera, accessibile con l’acquisto del calice al prezzo di 15 euro, sarà possibile partecipare al ricco programma di degustazioni guidate e conferenze.

Gli appassionati assaggiatori potranno inoltre avventurarsi in sentieri limitrofi al “di-vin percorso” grazie alla presenza di una rosa di artigiani del gusto che accompagneranno il Salone: produttori artigianali di cibo provenienti dal Trentino e un servizio ristorazione attivo nei due giorni del Salone, per palati attenti alla qualità, alla genuinità e alla tradizione.

VINIFERA
Vinifera è un evento promosso dall’Associazione Centrifuga, nata dall’incontro di un gruppo di persone accomunate dalla passione per l’enologia e attiva nell’ambito della produzione  biologica e sostenibile in campo agricolo e vitivinicolo.

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Food Lifestyle & Travel

RICETTA Papaccelle ripiene al vino cotto

Il piatto che vi racconto oggi arriva dall’Irpinia e combina insieme il vino cotto e dei particolari peperoni detti “papaccelle”. Cosa sono le papaccelle?

Sono dei tipici peperoni campani, costoluti, dalle dimensioni ridotte e dalla forma schiacciata. Sono carnosi e dolci e sotto aceto si conservano benissimo.

L’altro ingrediente importantissimo è il vino cotto, una riduzione che si ottiene cuocendo a fuoco lento e per tante ore il mosto. Eccovi quindi la ricetta.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE
5 papaccelle sotto aceto; 30 ml circa di vino cotto; 3 acciughe sotto sale; una manciata di pinoli e uvetta; un ciuffetto di prezzemolo; mezzo spicchio di aglio; 300 gr di mollica di pane raffermo; 30 gr circa di olio extravergine di oliva; una patata; un pizzico di sale; olio di arachidi.

LA PREPARAZIONE
Prima di tutto, ripuliamo le acciughe dal sale e riduciamoli a pezzetti. Poi priviamo le papaccelle dei semi e passiamole sotto acqua corrente fredda per qualche minuto.

A questo punto prepariamo il ripieno con la mollica, le acciughe , i pinoli, l’uvetta, il prezzemolo tritato, la puntina d’aglio e l’olio extravergine.

Farcite le papaccelle, ricopriamole con una fetta sottile  di patata e poi adagiamole in padella antiaderente con già l’olio di arachidi caldo.  A questo punto dobbiamo farle friggere, ma rigirandole spesso.

Quando la fetta di patata risulterà morbida, versiamo sulle papaccelle il vino cotto e lasciamo insaporire per qualche minuto. Se necessario, aggiungiamo del sale.

Vi consiglio di gustare questi particolari peperoni, il giorno seguente la preparazione. Vedrete che saranno ancora più buoni. Non mi resta che augurarvi buon appetito!

Vino in abbinamento: Ischia Doc Biancolella 2016, Pietratorcia

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Vini al supermercato

Vermentino di Gallura Docg 2016, Campos Valzos

(4,5 / 5) Il Vermentino di Gallura è un vino bianco a Denominazione di Origine Controllata e Garantita la cui produzione è consentita nella provincia di Sassari da uve Vermentino per almeno il 95%, con facoltà di aggiungere un 5% da uve bianche non aromatiche tradizionalmente coltivate in  Sardegna.

In vendita nei supermercati del circuito Pam, il Vermentino di Gallura Docg Campos Valzos si rivela un bianco leggero e pregevole per la spiccata vena sapida e marina, il sorso asciutto e caratteristico del varietale, e l’ottima beva.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Vermentino di Gallura 2016 Docg Campos Valzos evidenzia un paglierino tenue e delicato, cristallino. Al naso affiorano note di pesca bianca e mela, fiori d’arancio e mandarini, erbe aromatiche e pietra bagnata.

Esuberanza giovanile. In bocca è secco, asciutto, di medio corpo, spiccatamente sapido con un finale intessuto di suggestioni minerali e iodate che si mescolano a sbuffi agrumati. Vino di buona qualità e franchezza.

All’assaggio si ha la sensazione netta che sia il vino stesso a chiedere un abbinamento marinaro. Vino da pesce, pesce di mare, per esaltare la marcata salinità che costituisce il tratto emblematico di questo Vermentino.

LA VINIFICAZIONE
Il Vermentino di Gallura Campos Valzos nasce su terreni granitici fra i 300 e i 450 m d’altitudine. Fermenta a temperatura controllata in vasche di acciaio, quindi si stabilizza brevemente prima dell’imbottigliamento in recipienti inerti al fine di preservare tutta la freschezza e la fragranza delle note aromatiche primarie.

Campos Valzos è una linea della Cottini Vini Spa, azienda veneta con base a San Pietro in Cariano, in provincia di Verona. Un investimento a Santa Teresa Gallura, nell’estremo nord della Sardegna: da decenni la “seconda casa” dei Cottini.

Prezzo: 6,50 euro
Acquistato presso: Pam/Panorama

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Asolo Docg: sfiorati gli 11 milioni di bottiglie

L’Assemblea dei soci del Consorzio Vini Asolo Montello ha approvato il bilancio 2017, confermando che nell’ultimo anno sono stati superati i 10 milioni di bottiglie consortili, sfiorando gli 11.

Un dato che dà grande soddisfazione, se si pensa che negli ultimi due anni la produzione è più che raddoppiata, visto che che nel 2015 il dato era di poco superiore ai 5 milioni.

Durante l’assemblea è stato evidenziato inoltre come, dal 2011 ad oggi, le superfici dell’Asolo Montello siano passate da poco più di 827 ettari agli attuali 1.991. Una crescita importante, oltre il 70%, ma non invasiva: gli ettari a vigneto, (meno del 9% dell’area globale del Consorzio di oltre 23.000 ettari) non sminuiscono la sua integrità paesaggistica.

“Superare le dieci milioni di bottiglie – spiega Armando Serena, Presidente del Consorzio Vini Asolo Montello – è un obiettivo in cui abbiamo fortemente creduto e per cui abbiamo lavorato molto negli ultimi anni. Questa veloce crescita la dobbiamo in particolar modo al nostro Prosecco DOCG, un prodotto di grande qualità che sta ricevendo molti apprezzamenti anche dall’estero”.

Negli ultimi anni la tendenza del mercato è quella di ridurre i grammi di zucchero nell’Extra Dry, che spesso necessita di alti gradi zuccherini per esprimersi al meglio. “L’Asolo Prosecco Superiore DOCG, invece – precisa Serena – è un vino caratterizzato da grande struttura e sapidità, derivanti dal suo terroir. Questo gli permette di reggere bene in bocca anche nelle versioni più secche e di essere perfettamente in linea con le richieste dei consumatori”.

Una crescita che va di pari passo con la qualità. Quella dell’Asolo Montello, la denominazione meno estesa delle tre votate al Prosecco, è l’unica che può definire la tipologia Extra Brut nelle bottiglie prodotte con la DOCG e, grazie alla modifica del disciplinare che dovrebbe entrare in vigore nel 2018, l’Asolo Prosecco Superiore DOCG sui lieviti potrà essere prodotto nella versione Brut Nature o relativi sinonimi.

Con la convalida delle modifiche i produttori potranno inoltre scegliere se applicare in etichetta la dicitura di Asolo Prosecco Superiore DOCG o la più semplice Asolo DOCG, legando ancora di più il vino alla sua zona di produzione.

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news vini#1 visite in cantina

Professione Eno Artigiano: Stefano Milanesi e il suo Oltrepò pavese

SANTA GIULETTA – Eno Artigiano. Stefano Milanesi ama definirsi proprio così. E lo mette anche sull’etichetta dei suoi vini. Di un Oltrepò pavese “alternativo”.

Te ne accorgi da come t’accoglie per la visita programmata per un sabato mattina uggioso di fine febbraio: affettando salame e coppa. Siamo a Santa Giuletta, in provincia di Pavia. Sui primi dislivelli che si incontrano venendo dalla piatta metropoli Milanese.

Una passione, quella per il vino, che Stefano Milanesi ha ereditato dalla sua famiglia di viticoltori da molte generazioni. Certificato Bioagricert già da 10 anni, quando ancora del tanto modaiolo termine “Vini Naturali” e “Biologici” non si sentiva quasi parlare.

Qui la filosofia è chiara: niente diserbo chimico, solo rame e zolfo contro Oidio e Peronospora. Poi, tanta cura sulla pianta. “Perché non è vero che l’intervento dell’uomo deve essere il minor possibile”. Ci sediamo al tavolo per iniziare la degustazione.

Partiamo con il Pinot Nero Metodo classico. Non c’è un limite di permanenza sulle proprie fecce di fermentazione. E’ l’annata che decide. E poi è Stefano a spingersi oltre. La sboccatura non avviene mai prima dei 36 mesi.

In degustazione le vendemmie 2013 e 2010 ma in cantina c’è anche la 2007, sboccata a novembre 2017. I colori ovviamente solo diversi. Si va dal giallo paglierino intenso al dorato. Tutti vini che non subiscono chiarifiche, filtrazioni e acidificazioni.

LA DEGUSTAZIONE
I sentori al naso sono comuni e incredibili. Si va dal biancospino (aroma per Stefano che meglio rappresenta il Vesna Nature) ai sentori di fiori di campo e di frutta a polpa bianca. E poi uva spina, mela. Ma anche agrumi e pasticceria.

A un certo punto, dopo più di 2 ore, a bicchiere ormai vuoto, il naso rimanda note da Sauvignon Blanc, nello stupore generale del tavolo. Perlage di buona persistenza e finezza, complesso e fresco, sapido e minerale . Nel complesso una gran bella bollicina.

Si prosegue con Poltre bianco da uvaggio misto locale: Cortese, Riesling italico, Pinot nero, Trebbiano e Sauvignon. Un bianco da pasto, caratterizzato da una macerazione di 5 giorni che lo rende di un giallo dorato.

Il corredo olfattivo, tutto tranne che banale. Frutta matura a polpa gialla, frutta secca, qualche richiamo al miele millefiori. Freschezza da vendere. Sorso piacevole.

Poltre rosso è invece ottenuto da uve Croatina, Barbera e Uva Rara in percentuali maggiori. Macerazione un po’ più spinta del bianco e vino da complessità aromatica anche qui interessante. Forse qualche nota surmatura ad inizio bicchiere. Ma poi il vino si distende e il corredo aromatico si ingentilisce.

Si passa poi a quella che rimane la miglior espressione di casa Milanesi: il Neroir, Pinot nero in purezza di eleganza e finezza poco comuni. E’ un vino timido, si scopre piano. Pressatura soffice, macerazione di qualche ora, poi il cemento.

Il colore è scarico, da Pinot nero d’Oltralpe. E l’aroma spazia dalla piccola frutta rossa, come la visciola, ai fiori, come la violetta. Sul lungo dà il meglio di sé. Un vino fatto per stupire.

I CRU
Si assaggia anche la Croatina OPpure e la Barbera Elisa. Annata 2009. Monovitigni per questi due cru, che dopo una macerazione di qualche giorno vanno in affinamento in legno, barrique e tonneaux di rovere francese e bulgaro.

L’acidità della Barbera e il tannino della Croatina rappresentano la base di questi due ottimi cru aziendali.

Ma il corredo aromatico e gustativo è complesso, armonico, forse più bilanciato sulla Croatina dove il frutto maturo, le note boisé e la spezia si fondono meravigliosamente.

Qui siamo sui 2 grappoli per pianta: rese bassissime, spinte alla maturazione perfetta. Vini da invecchiamento , con tanto corpo e tanta materia, da permetterne splendide evoluzioni.

La prova la abbiamo quando Stefano mette a tavola una bottiglia nuda , senza etichetta. Una bordolese, quindi capiamo che siamo andati indietro negli anni. E’ un blind taste questo. E Stefano ci invita a provare a scoprire cosa degustiamo.

Il naso non tradisce. E’ lo stesso di qualche bicchiere fa: è Barbera. Acidità e tanto corpo, ma ancora note calde in bocca, a prevalere sul terziario. Azzardiamo un’annata calda: la 2003. Bingo!

Ci alziamo soddisfatti dal tavolo: Stefano Milanesi vuole mostrarci la cantina, dove sono custodite le bottiglie e le barrique. Quello che colpisce di più, però, solo le pupitres in cui il giorno prima Stefano ha posizionato il suo Pinot nero atto a divenire Vesna. Il colpo d’occhio è ipnotizzante. Non ci si staccherebbe mai.

L’Eno Artigiano Stefano Milanesi è un vignaiolo a 360 gradi. La conduzione “familiare” della cantina è l’impronta tangibile del suo Dna. Il rispetto per la pianta e per il suo frutto, la sua impronta personale. Il resto, lo fa il suo istinto. Il suo azzardo. Il suo naso. E il suo palato.

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Vinitaly 2018: Lombardia capofila della viticoltura green

Un patrimonio di biodiversità già al top in Italia e in ulteriore costante crescita grazie alla riscoperta e alla reintroduzione di preziose varietà autoctone. Un inarrestabile incremento delle superfici vitivinicole coltivate secondo i dettami dell’agricoltura biologica. E una serie di azioni nel segno della sostenibilità ambientale destinate a rappresentare una preziosa eredità per il futuro.

È un biglietto da visita decisamente green quello con cui le aziende vitivinicole lombarde si presenteranno alla 52ª edizione di Vinitaly 2018, il Salone internazionale del vino e dei distillati che si terrà a Verona dal 15 al 18 aprile. La valorizzazione di un territorio unico per varietà di climi, ambienti e terroir rappresenta infatti un carattere distintivo della viticoltura regionale, la quale all’interno del Padiglione Lombardia sarà rappresentata da oltre 200 produttori.

UN PADIGLIONE DA RECORD
La collettiva lombarda, tra le prime per numero di espositori, occuperà uno spazio di 8.500 metri quadrati complessivi, di cui circa 4.000 allestiti, nel “salotto buono” al primo piano del PalaExpo. Qui buyer, operatori e giornalisti specializzati troveranno circa 2 mila etichette in degustazione. E qui la varietà di un territorio caratterizzato da montagne, colline, pianura e grandi laghi sarà ben rappresentata anche in termini di biodiversità.

Dall’Erbamat in Franciacorta, alla Merera in Valcalepio, alla varietà Verdese sulle colline dell’IGT Terre Lariane, solo per fare qualche esempio, sono molte le varietà rilanciate negli ultimi anni. E anche grazie a loro la Lombardia, già ai primi posti a livello nazionale per varietà di vite per uve da vino coltivate, ha ulteriormente consolidato questa peculiarità, arrivando a 90 diverse tipologie presenti sul territorio regionale sulle 517 totali iscritte al Registro nazionale delle varietà di vite.

“Anche quest’anno l’appuntamento di Vinitaly testimonia l’importante patrimonio enogastronomico lombardo e italiano”, commenta il Presidente di Regione Lombardia. “Con oltre 3 mila imprese vitivinicole, 300 aziende giovani e gli importanti risultati raggiunti sui mercati esteri, il nostro si conferma un settore competitivo e in forte crescita”.

IL BOOM DELLE PRODUZIONI BIO
Accanto alla valorizzazione della biodiversità, si è assistito negli ultimi anni anche a un vero e proprio boom della viticoltura biologica. Se nel 2010 gli ettari destinati a questo tipo di produzione o in conversione erano 908, nel 2017 hanno raggiunto in Lombardia quota 1.751 ettari, con un incremento del 93%. A far la parte del leone, la provincia di Brescia, prima a livello regionale con 522,5 ettari a biologico e 504 ettari in conversione. Seguono la provincia di Pavia, con 259 ettari a bio e 378 in conversione, quella di Mantova (rispettivamente 34,5 e 20,8 ettari), quella di Bergamo (rispettivamente 7,6 e 10,4 ettari), quella di Sondrio (rispettivamente 2 e 8,7 ettari). Chiudono Lecco, con 0,3 ettari a bio e 2,2 ettari in conversione, Milano con 0,6 ettari bio e Varese, con 0,1 ettari a bio.

“La Lombardia produce per il 90% vini a Denominazione di qualità, grazie a 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt”, dichiara l’Assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia. “Un indice indubbiamente di qualità, ma evidentemente non sufficiente, se è vero che il modello della produzione vitivinicola lombarda sta rispondendo alle richieste di un consumatore sempre più attento al biologico e alla sostenibilità. Come Regione, dall’entrata in vigore della nuova programmazione comunitaria abbiamo sostenuto il comparto con oltre 67 milioni di euro nelle varie misure, tenuto conto che il sostegno all’internazionalizzazione sui Paesi Terzi è stato fortemente penalizzato dai ben noti ritardi del Mipaaf in materia di Ocm Vino. In tal senso, ritengo che la vetrina di Vinitaly possa in parte rilanciare il percorso di crescita all’estero, che deve recuperare quel valore aggiunto che la Francia ha ottenuto negli anni grazie alla comunicazione del terroir e delle proprie zone di produzione sui mercati mondiali”.

Un valore aggiunto che passa anche per la svolta avviata dalle aziende e dai Consorzi di tutela dei vini lombardi, pronti non solo a convertire la produzione, ma anche ad avviare sperimentazioni e intraprendere iniziative nel segno della sostenibilità ambientale. Dall’azienda dell’Oltrepò Pavese che utilizza le capre in vigna per la cura del vigneto, a quelle che in Franciacorta utilizzano ferormoni di insetti per generare confusione sessuale e tenere sotto controllo la diffusione delle specie nocive, passando per gli interventi con microcamere in vigna e per l’utilizzo di piante selezionate che favoriscono la presenza di insetti utili, il catalogo è davvero ampio.

LA RICERCA E LA PROMOZIONE DELL’ECCELLENZA
“Le nostre imprese hanno dimostrato di sapere coniugare una produzione di qualità con la valorizzazione delle peculiarità del territorio e con una visione futura del comparto, utile anche per conquistare quei mercati esteri, soprattutto del Nord Europa, dove i prodotti biologici sono maggiormente ricercati”, commenta Daniele Riva, Vicepresidente di Unioncamere Lombardia e Presidente della Camera di Commercio di Lecco. “Non a caso i dati per i primi nove mesi del 2017 indicano per i vini lombardi un ulteriore incremento dell’export del 3,7% rispetto al periodo gennaio-settembre 2016. Come Sistema camerale l’obiettivo è continuare a garantire alle imprese quel supporto che in questi anni, anche grazie alla fruttuosa collaborazione con Regione Lombardia, ha contribuito a rafforzare la loro posizione sui mercati, dove l’aspirazione è quella di diventare un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale al pari di moda e design”.

Un obiettivo per il quale i produttori, oltre che su Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, che realizzano e finanziano in Accordo di programma il Padiglione che ospita la collettiva lombarda a Vinitaly, possono contare sui Consorzi di tutela dei vini lombardi. Sono loro, infatti, a giocare insieme alle istituzioni il ruolo di custodi e promotori di una qualità sempre più apprezzata non solo in Italia, ma anche all’estero, che buyer, operatori e giornalisti potranno apprezzare durante Vinitaly grazie a un fitto calendario di eventi volti a valorizzare la variegata offerta dei vini regionali.

I Consorzi presenti a Vinitaly 2018 sono: Consorzio Franciacorta, Consorzio Lugana, Consorzio Moscato di Scanzo, Consorzio Oltrepò Pavese, Consorzio Provinciale Vini Mantovani, Consorzio San Colombano, Consorzio Terre Lariane, Consorzio Valcalepio, Consorzio Valtellina, Consorzio Valtènesi, ed Ente Vini Bresciani (in rappresentanza dei territori di Botticino, Cellatica, San Martino della Battaglia e Valcamonica).

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Torrefazione: Italia leader, ma si beve più caffè in Finlandia

CARRARA – Con 4,5 euro a tazzina è la Norvegia che si aggiudica il primato di caffè più caro al mondo. Ci vogliono oltre 3 euro in più rispetto a quello comprato a Lisbona dove una “tazzulella” costa in media 0,90 euro, meno che in Italia che con 1,03 euro di media è al secondo posto della classifica per caffè meno caro al mondo.

Numeri curiosi quelli che emergono dai padiglioni di Carrara Fiere dove fino al 28 febbraio sono in corso le fiere Tirreno C.T. e Balnearia, i due grandi appuntamenti dedicati all’ospitalità e al food&wine promossi da Tirreno Trade.

Anche se l’Italia è tra i principali produttori al mondo di miscele e macchine da caffè, tuttavia il primato dei consumi pro capite va ai finlandesi che consumano oltre 11 kg di caffè all’anno a testa. E’ la tecnologia protagonista a Tirreno C.T., insieme alla qualità delle miscele realizzate dalle principali torrefazioni italiane.

“Tra i padiglioni della nostra fiera si incontrano dei veri e propri gioielli – spiega il responsabile di Tirreno C.T., Paolo Caldana – ed è importante vedere come nel corso di questi anni, complice anche un cambiamento dello stile dei consumi, le torrefazioni si siano indirizzate verso la ricerca delle materie prime”.

I NUMERI DEL CAFFE’
L’Italia è la patria del caffè. E si distingue anche per il prezzo della tazzina visto che è la seconda meno cara al mondo dopo Lisbona con 0,90 centesimi a tazzina.

Se infatti, il prezzo di un caffè in Thailandia supera, solo di poco quanto pagato in Italia, a Bangkok è di 1,03 euro, a Tokio occorrono, al banco, oltre tre euro, si sale a 3,19 euro in Australia mentre quello decisamente più salato si beve in Norvegia dove per una tazzina occorre sborsare 4,5 euro.

In Italia, secondo i dati dalla Camera di Commercio di Milano, International Coffee Organization e De’Longhi, il 97% degli italiani beve almeno uno caffè al giorno, ma la media nazionale è di quattro. Al bar il prezzo della tazzina di caffè oscilla a seconda della latitudine. A Roma una tazzina al bar costa 1,03 euro mentre il prezzo più alto si paga a Torino, dove lo scontrino è di 1,10 euro.

Oltre l’euro a tazzina ci sono Milano, 1,08 euro, e Firenze 1,04 euro, mentre sotto a un euro il primato della tazzina di caffè espresso più economica al bar spetta a Napoli con 0,91 euro cui fa seguito Palermo con 0,94 euro. Il prezzo medio del cappuccino è di 1.30 euro.

I CONSUMI
Solo espresso, quasi esclusivamente al bar. In Italia il caffè non conosce altre declinazioni tanto che il caffè consumato al bar rappresenta l’’80% del valore anche se in quantità rappresenta solo il 23%.

Il 41% della popolazione italiana adulta consuma una tazza di caffè al bar almeno una volta a settimana. L’Italia è al quinto posto fra i maggiori Paesi importatori ed è al decimo posto in Europa per consumi pro-capite vista la modalità di consumo, per colazione e dopo pranzo e non come bevanda per accompagnare i pasti e la giornata come invece avviene negli altri Paesi.

Complessivamente i consumi mondiali pro-capite all’anno si aggirano sui 4,4 chilogrammi e si va dagli 11,4 chili della Finlandia ai 2,37 del Portogallo per passare attraverso i 4,20 chili degli Usa e i 5,20 della media nell’area Ue dove emerge il dato tedesco, 7,60 chili a testa.

In Italia chi consuma più caffè sono gli abitanti del Meridione, 34% il 25% lo prende al bar, seguiti dalla popolazione del Nord Ovest, 27% dei consumi e 33% al bar, mentre Nord Est e Centro si attestano attorno al 20% di consumo di caffè.

I BAR
Il bar rappresenta una delle articolazioni forti della rete dei pubblici esercizi. Nei registri delle Camere di Commercio si contano 149.429 imprese appartenenti al codice di attività 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina).

In sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania) si concentrano i due terzi delle imprese del settore. Il 54,2% di queste imprese è una ditta individuale e la variabilità regionale intorno a questo valore medio è assai sostenuta.

La forbice va dal valore minimo dell’Umbria (42,5%) al massimo della Calabria (77,8%). Il 32,4% delle imprese è attiva come società di persone, mentre la quota delle società di capitale è di poco al di sopra del 12%. In tale contesto merita una segnalazione il 12,3% della Lombardia al Nord, il 26,0% del Lazio al centro e il 14,7% della Campania al Sud.

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Mipaaf: al via il marchio “Prodotto di montagna”

SONDRIO – E’stato presentato oggi a Sondrio dal Ministro Maurizio Martina il marchio identificativo del regime di qualità “Prodotto di montagna”. Lo comunica il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Il logo, realizzato dal Mipaaf, è verde con una montagna stilizzata e potrà essere utilizzato sui prodotti previsti dal regime di qualità.

L’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna”, infatti, è utilizzata per le materie prime che provengono essenzialmente da zone montane e nel caso degli alimenti trasformati, quando trasformazione, stagionatura e maturazione hanno luogo in montagna.

Secondo i dati forniti dalla Fondazione Montagne Italia, il valore dell’agricoltura montana in Italia è di 9,1 miliardi di euro, di cui 6,7 miliardi Appennini e 2,4 miliardi Alpi. Il numero di occupati nelle province alpine, tra il 2011 e il 2016, ha subito un incremento a doppia cifra: +10%.

“Il nostro obiettivo – ha dichiarato il Ministro Martina – è valorizzare meglio il lavoro dei produttori delle zone montane. Parliamo del 17% del totale delle imprese agricole italiane e di un terzo degli allevamenti. L’economia agricola della montagna è un pilastro fondamentale per la tenuta dei nostri territori, anche contro il dissesto idrogeologico”.

Con il regime di qualità e questo nuovo marchio, continua Martina, “i consumatori potranno riconoscere più facilmente dalle etichette le produzioni e supportare queste attività e il loro valore non solo economico, ma sociale e ambientale”.

“In questi anni – precisa il ministro – abbiamo messo in campo una serie di interventi utili per supportare le aziende agricole di montagna. Penso alla scelta di aumento dei fondi degli aiuti diretti europei passati da 2 a quasi 3 miliardi di euro complessivi fino al 2020. Penso all’aiuto accoppiato che ha destinato circa 30 milioni di euro all’anno agli allevatori delle aree montane e all’aiuto straordinario di 14 milioni di euro erogato come misura di contrasto alla crisi del prezzo del latte”.

“Penso anche al Testo unico delle foreste – conclude Martina – che dopo anni imposta una strategia di gestione e valorizzazione dei nostri boschi. Ora è cruciale dare continuità a questo lavoro, perché il futuro delle nostre montagne è il futuro di una parte importante della nostra identità”.

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Romagna Doc Spumante: se ne parla a Faenza

FAENZA –Bollicine e territorio: la Romagna si muove e chiama l’Unione Europea”. Questo il titolo dell’incontro alla Fiera di Faenza domani, lunedì 26 febbraio, alle 20.30.

La serata chiama a raccolta tutto il mondo vitivinicolo della Romagna con particolare riferimento ai produttori di sparkling wine.

Secondo i dati del Consorzio Vini di Romagna lo scorso anno sono stati imbottigliati 5,4 milioni di bottiglie di vini frizzanti Igt con indicazioni romagnole, 900 mila di spumanti sempre Igt, inferiori sono stati i numeri per i vini a denominazione di origine controllata (Doc Romagna): 12mila bottiglie frizzanti, e 38mila spumanti.

Il trend pare destinato a crescere ancora di più, all’orizzonte poi c’è l’aggiornamento della Romagna Doc Spumante. Un progetto (criticato da associazioni come Fivi, la Federazione italiana Vignaioli indipendenti) che nasce “dall’esigenza di traguardare la viticoltura romagnola nei prossimi 20 anni, cercando di generare valore aggiunto attraverso una qualificazione dei disciplinari”.

Sempre secondo il Consorzio, lo spumante Romagna Doc favorirebbe “un forte impegno nell’innalzamento qualitativo delle produzioni e un altrettanto forte impegno nella capacità di intercettare i trend ed i mercati, nazionali ed esteri, maggiormente remunerativi per i produttori”.

Un pensiero rivolto sopratutto alle varietà autoctone, con la seconda fase che dovrà essere dedicata al Sangiovese di collina. Il progetto è promosso dal Consorzio Vini di Romagna con tutti i produttori impegnati a livello di Consiglio di amministrazione, commissioni tecniche e valorizzazione, in stretta sinergia con il coordinamento vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari.

Non è un caso, appunto, che all’incontro a Faenza prendano parte i principali protagonisti del mondo vitivinicolo della Romagna e non solo: Paolo De Castro (nella foto) Vice presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Stefano Bonaccini Presidente della Regione Emilia Romagna, Simona Caselli Assessore regionale all’Agricoltura.

Al convegno “Bollicine e territorio: la Romagna si muove e chiama l’Unione Europea” parteciperanno anche Ruenza Santandrea Coordinatrice settore vino Alleanza Cooperative Agroalimentare, Carlo Dalmonte Presidente Caviro, Marco Nannetti Presidente Terre Cevico, Giordano Zinzani del Consorzio Vini di Romagna, Mauro Sirri delle Cantine Celli di Bertinoro. Coordina la serata Antonio Farnè, caporedattore del Tg3 Emilia Romagna.

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Maria Teresa Basile Varvaglione nuova presidente Mtv Puglia

BARI – Cambio ai vertici del Movimento Turismo del Vino Puglia. La presidenza è stata conferita a Maria Teresa Basile Varvaglione.

“Accetto con grande piacere questo nuovo incarico – dichiara la neo presidente -. Ringrazio Sebastiano de Corato e il Consiglio uscente per aver portato a livelli di maturità il Consorzio. Mi impegno a far sì che il Movimento Turismo del Vino Puglia continui ad essere il motore della crescita dell’enoturismo regionale, valorizzando le eccellenze dei nostri territori vitivinicoli e condividendo a fondo obiettivi, progetti e opportunità”.

Alla vicepresidenza del Consorzio nominato Gianvito Rizzo. Resta in carica il direttore Vittoria Cisonno. I soci, giunti da ogni parte della regione Puglia, si sono riuniti in Assemblea presso la sede legale a Bari, per eleggere il nuovo Consiglio che resterà in carica per il mandato 2018-2020.

IL CONSIGLIO
Si amplia a 10 il numero dei consiglieri, data la corrispondente crescita del numero delle cantine associate al Consorzio con tante riconferme e alcune new entry. Nominati: Gianfelice d’Alfonso del Sordo (Cantina d’Alfonso del Sordo) per la provincia di Foggia; Sebastiano de Corato (Rivera) per la provincia di Barletta – Andria – Trani; Doni Coppi (Casa Vinicola Coppi) eAlessandra Tedone (Torrevento) per la provincia di Bari; Maria Teresa Basile Varvaglione (Varvaglione 1921) e Giuseppe Sportelli (Amastuola) per la provincia di Taranto; Giuseppe Palumbo (Tormaresca) per la provincia di Brindisi; Marcello Apollonio (Apollonio Casa Vinicola), Piernicola Leone de Castris (Leone de Castris), Gianvito Rizzo (Feudi di Guagnano) per la provincia di Lecce.

Il nuovo Consiglio ha quindi eletto il nuovo presidente del Movimento, a cui va l’importante compito di guidare 70 tra le migliori aziende vinicole di Puglia, la più ampia rappresentanza della regione, “con l’intento di avvicinare i consumatori al mondo della produzione e far conoscere i territori, la storia e la tradizione enologica locale”.

Maria Teresa Basile Varvaglione raccoglie il testimone da Sebastiano de Corato che ha guidato MTV Puglia per due mandati consecutivi, limite ultimo fissato da Statuto per la guida del Consorzio.

“Lascio la Presidenza in ottime mani. In questi ultimi 6 anni – ha dichiarato Sebastiano de Corato – il settore è cresciuto ed ha raggiunto una sua maturità, ma c’è ancora molto da fare per potenziare questa rete di azienda. In pochi anni abbiamo sviluppato un nuovo modo di fare turismo, legato al territorio, alle sue bellezze paesaggistiche e alle eccellenze enologiche della nostra regione. Sono certo – ha concluso de Corato – che il nuovo presidente saprà lavorare egregiamente in questa direzione”.

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