wine news e guida top 100 migliori vini italiani, notizie e articoli esclusivi su vino, birra, distillati e food
Autore:Redazione WineMag.it
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza si racconta a Vinitaly 2018 attraverso i suoi vini. Dopo l’inaugurazione della nuova enoteca, la produzione vitivinicola della DOC sarà presentata a pubblico e operatori con le degustazioni che si terranno domenica 15, lunedì 16 e martedì 17 aprile 2018 nello spazio consortile al Padiglione 8 Stand L5.
Le tre degustazioni saranno condotte da Giovanni Ponchia, Direttore del Consorzio, e metteranno in luce il forte legame di questi vini con la pietra che contraddistingue questo territorio diventando sinonimo di terroir e di carattere, da cui il nome #bericirock.
Ad aprire le danze, l’appuntamento di domenica alle ore 15.00 con il tasting “Carmenère vs Cabernet Franc – Identità e sfumature” dedicato a due dei rossi DOC del Consorzio. Queste varietà, a lungo tempo confuse a causa della loro somiglianza, hanno trovato nell’area un terroir ideale: proprio sui Colli Berici è presente il vigneto di Carmenère più ampio d’Europa e il Cabernet Franc Colli Berici è stato il primo a ricevere la denominazione DOC in Italia. I vini in degustazione saranno tre Cabernet Franc del 2015 e 2016, seguiti da tre Carmenère delle annate 2013 e 2016.
Lunedì 16 aprile alle 15.00 è in programma, invece, il primo gemellaggio con il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, durante “Fior di Tai – Gli autoctoni berici ed euganei alla prova del bacalà”. Tre espressioni del Tai Rosso e altrettante del Fior d’Arancio verranno servite in accompagnamento allo stoccafisso e al bacalà mantecato, piatti tipici della tradizione gastronomica veneta realizzati dall’azienda mestrina Tagliapietra, le eccellenze del mare.
Il terzo appuntamento è “Fuori di Cabernet”, previsto per martedì 17 aprile alle 11.00 ed è dedicato ad uno dei vini più importanti all’interno della DOC Colli Berici. Durante il tasting saranno presentate, oltre a due versioni più recenti, quattro vecchie annate di Cabernet di alcune cantine del Consorzio, per dimostrare la longevità dei vini prodotti con questo vitigno all’interno dell’area berica.
Il Consorzio chiude Vinitaly con il tasting “Tutti i colori dei Colli Berici” in programma per mercoledì 18 aprile alle 10.00. Un’occasione per raccontare le nuove espressioni delle tipologie Colli Berici Bianco e Colli Berici Rosso, modificate nella base ampelografica e il cui nuovo disciplinare entrerà in vigore a fine aprile.
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A pochi giorni dal Vinitaly Armando Serena è stato riconfermato Presidente del Consorzio Vini Asolo Montello per i prossimi tre anni, un riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto nei precedenti mandati.
Il vicepresidente che affiancherà Serena nella conduzione del Consorzio rimane Franco dalla Rosa. Gli altri consiglieri d’amministrazione sono: Silvia Costa, Paolo Liberali, Dario Toffoli, Mattia Bernardi, Franco Dalla Rosa, Giovanni Ciet, Simone Morlin e Ugo Zamperoni.
“Arrivare a Vinitaly 2018 nuovamente come Presidente – spiega Armando Serena – è una doppia soddisfazione. Sarà l’occasione per festeggiare con i soci il traguardo dei 10 milioni di bottiglie, ma anche un nuovo punto di partenza per i progetti dei prossimi tre anni. L’obiettivo sarà infatti di incrementare la diffusione e conoscenza dell’Asolo Prosecco Superiore DOCG, ma sempre nel un pieno rispetto del nostro territorio, senza sminuire la sua integrità paesaggistica. Tra gli obiettivi primari del nuovo Consiglio ci saranno infatti la tutela e la valorizzazione dei colli di Asolo e del Montello, in grado di donare al nostro Asolo Prosecco Superiore DOCG delle caratteristiche uniche, grazie alle quali sta ottenendo un riscontro estremamente positivo sia in Italia che all’estero.”
Dal 15 al 18 aprile 2018 il Consorzio sarà presente a Vinitaly 2018 per la prima volta in due differenti postazioni: al Padiglione 8 Stand I2-I3 e nello spazio Universo Prosecco, al Padiglione 4 Stand B4, assieme al Consorzio Conegliano Valdobbiadene e al Consorzio Prosecco DOC.
Tre le masterclass che si terranno nello stand dell’Asolo Montello e che vogliono mettere in luce le peculiarità della sua produzione.
Domenica 15 alle ore 14.00 il primo appuntamento con Il gioco della bottiglia, una degustazione alla cieca di Asolo Prosecco Superiore DOCG sul tema della percepibilità del residuo zuccherino. Quello del Consorzio Asolo Montello, infatti, è un vino caratterizzato da grande struttura e sapidità, che si esprime molto bene anche nelle versioni più secche.
Lunedì 16 alle 14.00, invece, un tasting guidato per scoprire il l’Extra Brut, classificazione utilizzabile solo per le bottiglie dell’Asolo Prosecco Superiore DOCG. Martedì 17, sempre alle 14.00, Non solo Prosecco, un viaggio alla scoperta degli altri vini della Denominazione.
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PALERMO – La Sicilia produce oltre il 10% del vino italiano ed è la quarta regione per produzione, dopo Veneto, Puglia ed Emilia Romagna. I vini DOP e IGP hanno raggiunto l’80% della produzione regionale.
La Sicilia è la prima regione italiana per superficie a vite biologica con 38.935 ettari (37,6% della superficie nazionale), seguita da Puglia e Toscana, con una crescita del 21% su base annua.
Sono alcuni dei dati del Forum sulle economie di UniCredit relativo alle performance delle aziende vinicole siciliane e diffusi in vista di Sicilia en Primeur, l’annuale anteprima dei vini siciliani organizzata da Assovini Sicilia e in programma a Palermo dal 3 al 7 maggio 2018.
Lo studio UniCredit ha esaminato alcuni indici di bilancio di un campione costituito da 72 società di capitali che operano nel settore e che hanno depositato i bilanci negli ultimi 5 anni.
Viene fuori per la Sicilia una crescita inferiore alle regioni concorrenti ma una buona redditività, un leverage nella media pur in presenza di tempi di incasso più lunghi e una buona affidabilità creditizia per oltre la metà del campione regionale.
Lo studio fornisce anche alcuni dati nazionali sul settore del vino: l’Italia è il primo produttore mondiale con 46 milioni di ettolitri, il secondo esportatore mondiale con 21 milioni di ettolitri e il terzo consumatore mondiale con 23 milioni di ettolitri. La filiera vitivinicola realizza in Italia 11 miliardi di fatturato, di cui il 60% con vini DOP e IGP e il 20% con spumanti. Stati Uniti, Germania e Regno Unito sono i principali mercati di sbocco del vino italiano.
“UniCredit – sottolinea Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia UniCredit – è fortemente impegnata nell’offrire alle aziende vitivinicole siciliane soluzioni reali per rispondere ad ogni esigenza lungo tutta la filiera produttiva e per sostenerle nel loro percorso di crescita ed innovazione. Concedere credito è certamente importante ma oggi non è più sufficiente. Con il nostro network internazionale siamo in grado di accompagnare le aziende vitivinicole all’estero, aiutarle a rafforzare il proprio business e ad inserirsi in nuovi mercati emergenti con ricerca di controparti, attività di formazione specialistica, accordi con player internazionali per marketing online”.
Lo studio UniCredit ha esaminato alcuni indici di bilancio di un campione costituito da 72 società di capitali che operano nel settore e che hanno depositato i bilanci negli ultimi 5 anni. Viene fuori per la Sicilia una crescita inferiore alle regioni concorrenti ma una buona redditività, un leverage nella media pur in presenza di tempi di incasso più lunghi e una buona affidabilità creditizia per oltre la metà del campione regionale.
Lo studio fornisce anche alcuni dati nazionali sul settore del vino: l’Italia è il primo produttore mondiale con 46 milioni di ettolitri, il secondo esportatore mondiale con 21 milioni di ettolitri e il terzo consumatore mondiale con 23 milioni di ettolitri. La filiera vitivinicola realizza in Italia 11 miliardi di fatturato, di cui il 60% con vini DOP e IGP e il 20% con spumanti. Stati Uniti, Germania e Regno Unito sono i principali mercati di sbocco del vino italiano.
“Sono orgogliosamente stupito – dichiara Edy Bandiera, Assessore regionale Agricoltura e Pesca – dai traguardi raggiunti dal vino siciliano. Venti, venticinque anni fa sarebbe stato impensabile immaginare una crescita esponenziale di cantine, imprenditori e pertanto lavoro diretto e indotto e ricchezza ricaduta nel territorio che ha fatto crescere la nostra Sicilia”.
C’è dell’altro. “Credo, e questo possono confermarlo esperti di fama nazionale e internazionale – continua Bandiera – che non si è mai bevuto così bene in Sicilia per merito dei vini prodotti in quest’isola. E per tutto questo devo dirvi grazie. Grazie perché senza questa visione e questa determinazione non avreste raggiunto questi risultati che ci rendono orgogliosi”.
“Sono sicuro – ha proseguito l’assessore Bandiera – che anche il futuro potrà riservarci ancora belle sorprese. In fondo c’è spazio per crescere ancora. Gli osservatori del vino ci dicono che la percezione del vino italiano nel mondo da qui al breve e medio periodo passa principalmente per poche regioni: il Piemonte e la Toscana, ovviamente e poi Triveneto e Sicilia. Non possiamo lasciarci scappare quest’opportunità”.
“Le istituzioni che qui rappresento . ha concluso Bandiera – sono pronte a fare tutto ciò che è necessario per cavalcare questo momento favorevole. Concludo dicendo ancora un grazie perché Assovini e Sicilia en primeur hanno dimostrato da quasi 15 anni – e ripeto da ben 15 anni a questa parte – che in Sicilia si può fare sistema, ci si può mettere insieme, fianco a fianco per raggiungere obiettivi grandiosi. Ed è anche per questo che il vino è l’avanguardia. Sicilia del vino, avanti tutta!”.
Poi il commento di Alessio Planeta, presidente di Assovini Sicilia. “La crescita del valore del vino siciliano, certificato dal Report di Unicredit, è la conferma che la strada intrapresa dalle aziende di Assovini sta dando i propri frutti”.
“La Sicilia del vino è sana, forte e credibile anche dal punto di vista finanziario – ha aggiunto Planeta – è una novità che significa il riconoscimento del modo nuovo di fare impresa avviato da anni dalle aziende Assovini. Ed è sicuramente una bella notizia. La Sicilia del vino ha puntato il proprio export sui mercati giusti e ha ancora spazi enormi di crescita nel mondo”.
Secondo Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia “il Report di Unicredit testimonia come il vino italiano di qualità sia sempre più apprezzato all’estero: ciò significa che è stata giusta la scelta delle aziende Doc Sicilia di puntare su un profilo alto della propria produzione”. “Questo obiettivo è stato raggiunto anche grazie all’attenzione dedicata dalle imprese vitivinicole all’innovazione tecnologica e impiantistica”.
SICILIA EN PRIMEUR
Oltre a presentare in anteprima i vini dell’annata precedente, Sicilia en Primeur farà conoscere alla stampa italiana ed internazionale i mille volti del vino siciliano mettendo in degustazione oltre 500 vini delle cantine di Assovini Sicilia.
Attraverso tre giorni di enotour i partecipanti avranno inoltre la possibilità di scoprire i luoghi e la cultura che fanno della Sicilia un continente vitivinicolo a tutto tondo. Dopo il successo dello scorso anno, Sicilia en Primeur conferma la partecipazione di cinque Master of Wine internazionali che offriranno alla stampa presente approfondimenti su tematiche di settore in cinque masterclass dedicate.
Tra le novità, una sessione di divulgazione scientifica denominata “Sicily Wine Science Show” in cui gruppi di ricercatori selezionati da una commissione presenteranno i loro progetti di studio sulla vitivinicoltura siciliana, interagendo in prima persona con i giornalisti.
Per concludere, lunedì 7 maggio alle ore 17.00 presso il Museo Regionale d’Arte Contemporanea, Sicilia en Primeur darà il benvenuto al pubblico, offrendo a tutti i wine lovers la possibilità di degustare le stesse etichette presentate in anteprima alla stampa. Con la città di Palermo ed il suo patrimonio culturale, storico ed enogastronomico, a fare da fil rouge all’evento, Sicilia en Primeur 2018 si prepara a mettere in mostra anche quest’anno il meglio della produzione vinicola siciliana.
“Il riposizionamento verso l’alto delle produzioni vinicole siciliane, e l’aumento del valore unitario delle bottiglie, sono la via obbligata se vogliamo continuare nel trend positivo dello sviluppo del settore vitivinicolo” dice Planeta, presidente Assovini.
“Sappiamo da sempre che nel nostro settore l’analisi dei numeri è complessa. Lo è per gli intrecci tipici del mercato globale, per l’origine dei dati e per le specificità del settore produttivo, che va dal piccolo produttore artigiano alle multinazionali che confezionano nei paesi di appartenenza. A questi elementi ne va aggiunto un altro, ultimo ma non secondario: la componente dell’annata dei vini condizionata da variabili incontrollate come ad esempio i fattori climatici che incidono sulla vendemmia”.
“Il Report” conclude Planeta, presidente di Assovini, “offre un’altra riflessione: la Sicilia del vino continua la sua risalita verso la parte alta della classifica italiana (la Lombardia negli anni scorsi ci precedeva). L’obiettivo della nostra generazione di imprenditori, prima di passare il testimone ai nostri figli, è quello di risalire in posizione dietro le tre regioni del vino oggettivamente inarrivabili ma posizionarci tra le prime cinque”.
“Come Consorzio Doc Sicilia privilegiamo la crescita qualitativa della produzione vinicola siciliana aumentando così la competitività delle aziende e assicurando alla viticoltura della regione una strategia di lungo respiro” dice Rallo, presidente della Doc Sicilia.
“A proposito di investimenti: i paesi esteri su cui stiamo puntando di più sono gli Stati Uniti e la Germania. Per il quarto anno consecutivo il consiglio di amministrazione della Doc ha confermato il progetto promozionale in Usa e il raddoppio dell’impegno in Germania e in Italia” precisa Rallo.
“L’obiettivo dei programmi di promozione all’estero è far parlare di vino siciliano e dare ampio spazio alle diverse espressioni vitivinicole della nostra isola. Quando nel 2012 è stato fondato il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, l’obiettivo di imbottigliatori, vinificatori e viticoltori che ne avevano determinato la nascita, era avere un organismo che riuscisse concretamente a valorizzare e salvaguardare la produzione vinicola dell’isola”.
“Consapevoli del grande patrimonio a disposizione, era necessaria una figura che coordinasse le differenti realtà accomunate dal marchio di qualità Denominazione di Origine Controllata Sicilia e implementasse una serie di attività per la tutela, la salvaguardia e la promozione dei vini Doc Sicilia”.
“L’idea di ‘fare squadra’ si è rafforzata nel corso degli anni – conclude Rallo – e oggi le aziende vedono sempre più nel Consorzio uno strumento per raggiungere un obiettivo comune. Nei primi tre mesi del 2018, sono già diventate 195 le aziende che imbottigliano Doc Sicilia a fronte delle 147 del 2017”.
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Il Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi sarà presente a Vinitaly 2018 coi vine del territorio, primo fra tutti il Timorasso.
Ventisette i produttori rappresentati dal consorzio ed altre tredici aziende dei Colli Tortonesi saranno autonomamente presenti col proprio stand. Indice Numeri in crescita per vini e territorio che riscuotono sempre più interesse nel panorama enologico italiano.
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Roma – Nasce da Filiera Agricola Italiana spa, realtà che che sostiene e promuove gli imprenditori agricoli italiani in Italia e nel mondo, e Lidl Italia, azienda leader della GDO, un’inedita linea di prodotti che porta in tavola il vero gusto dell’Italia.
La gamma, che si fregia del marchio “FDAI – Firmato Dagli Agricoltori Italiani”, sarà distribuita negli oltre 600 punti vendita Lidl presenti nella Penisola a partire dal 3 maggio in edizione limitata.
Il progetto nasce dalla volontà di Lidl Italia, che conta oggi più di 2.000 prodotti di cui l’80% Made in Italy, di compiere un ulteriore passo avanti verso un assortimento sempre più votato alla sostenibilità e al territorio.
Filiera Agricola Italiana spa ha affiancato Lidl Italia nello sviluppo di questa nuova linea di prodotti che si caratterizza per l’utilizzo di materie di prima scelta, 100% italiane e tracciabili.
Il risultato è un ricco paniere di articoli, tra cui riso Carnaroli IGP, pasta trafilata al bronzo con grano lucano, olio toscano IGP e succo di frutta con agrumi di Calabria, che brillano per qualità e bontà, oltre che per gli elevati standard di etica e trasparenza.
Tutti i prodotti si fregiano, infatti, del sigillo FDAI (Firmato Dagli Agricoltori Italiani) che garantisce, sostiene e promuove un modello di gestione etico dell’intera filiera produttiva, basato su valori agricoli e tutela dell’economia dei territori.
Questo marchio, oltre alla completa tracciabilità della filiera, attesta l’impiego di materie prime interamente italiane, di matrice agricola e prodotte in coerenza con la vocazione produttiva italiana.
Il disciplinare FDAI comprende anche importanti tutele sociali, come una equa distribuzione della catena del valore, nel rispetto dei diritti di chi lavora, di chi consuma e di tutti gli attori coinvolti.
Stefano Albertazzi, Direttore Generale Filiera Agricola Italiana spa, spiega: “Questo accordo è uno strumento importante e innovativo che da una parte valorizza i prodotti agroalimentari dei territori italiani e dall’altro favorisce tutti i componenti della filiera dal campo alla tavola: agricoltori, grande distribuzione e consumatori. Si tratta di un passo in avanti per un nuovo modello di relazioni economiche che punti sempre più sulla cooperazione virtuosa e sulle scelte condivise”.
“Siamo molto orgogliosi di poter offrire in tutti i punti vendita Lidl la nuova linea di prodotti realizzata in collaborazione con gli agricoltori italiani”, dichiara Eduardo Tursi Amministratore Delegato Acquisti di Lidl Italia.
“Ci siamo impegnati a fondo in questo progetto che arricchisce la nostra proposta di eccellenze Made in Italy e consolida la passione di Lidl per il territorio. I prodotti, espressione massima della tradizione culinaria italiana, rappresentano anche il nostro impegno per un agire responsabile, poiché favoriscono un mercato sostenibile, che si basa su una filiera trasparente, dai saldi principi etici”.
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Dal 15 al 18 aprile, le nove cantine aderenti al progetto Rete D’Impresa Pinot Nero FVG – Castello di Spessa, Conte d’Attimis Maniago, Masùt da Rive, Russolo, Zorzettig, Gori, Jermann, AnticoBorgo dei Colli e Antonutti – faranno ritorno alla più grande manifestazione italiana del mondo del vino, portando in degustazione i loro vini e approfittando di questa vetrina internazionale per raccontare il Pinot Nero e del Friuli Venezia Giulia.
Un appuntamento in paritcolare: mercoledì 18 aprile alle ore 13 presso lo stand ERSA del Friuli Venezia Giulia si terrà una degustazione alla scoperta del vitigno Pinot Nero. I vini che le cantine porteranno in degustazione all appuntamento del 18 presso lo stand del Friuli Venezia Giulia, saranno inoltre disponibili durante i giorni di fiera presso gli stand delle aziende presenti.
Rete d’Impresa Pinot Nero FVG continua ad allargarsi ed arricchirsi, in occasione di Vinitaly si presenterà con una nuova realtà: da inizio anno, infatti, si è unita al progetto la cantina Antonutti che, insieme alle altre aziende aderenti, si impegna nella promozione e valorizzazione di un vitigno unico.
Il progetto riunisce così nove aziende che trovano nel Pinot Nero il loro comune denominatore e credono in questo vitigno come simbolo di una produzione d’eccellenza e di un intero territorio. Nove realtà accomunate dalla ferma volontà di accrescere la notorietà del Pinot Nero, esaltando le peculiarità del territorio e promuovendo le diverse sottozone del Friuli che danno vita a questo vino.
L’associazione racconta quindi la storia di nove realtà aziendali, con storie e caratteri differenti, nove espressioni diverse e complementari tra loro che rivelano la grande unicità del Pinot Nero in Friuli Venezia Giulia.
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Un concorso enologico vero e proprio che valorizza i vitigni del territorio, ma caratterizzato da una notevole valenza didattica visto il coinvolgimento degli studenti della Fondazione Edmund Mach.
Centoundici etichette in gara, 55 cantine della regione Trentino Alto Adige-Südtirol, quattro tipologie di vino ovvero Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, tre commissioni e una trentina di esperti tra enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore. Sono i numeri della seconda edizione del Concorso “ENOtecnico valorizzazione VINI territorio” autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che si è aperto oggi a San Michele all’Adige.
I vincitori saranno premiati lunedì 16 aprile, alle ore 12.30, presso lo stand FEM al Vinitaly di Verona (Padiglione 3, stand F2). La manifestazione è promossa e organizzata dal Centro Istruzione e Formazione in collaborazione con i comuni della Piana Rotaliana, San Michele all’Adige, Mezzolombardo e Mezzocorona e conta sul supporto delle due sezioni Assoenologi di Trentino ed Alto Adige.
Obiettivo del concorso è far conoscere le unicità delle produzioni enologiche di territorio: vitigni autoctoni o interpretazioni territoriali di vitigni internazionali. Quest’anno i vini protagonisti saranno Teroldego Rotaliano DOC, Trentino DOC Marzemino, Trentino DOC Traminer aromatico e Südtirol – Alto Adige DOC Gewürztraminer.
“Questo concorso – ha spiegato in apertura il dirigente del Centro Istruzione e Formazione , Marco Dal Rì, intervenuto con gli organizzatori Salvatore Maule e Andrea Panichi – raccoglie l’eredità della rassegna vini territorio e sta assumendo una notevole rilevanza. L’iniziativa risulta inserita all’interno del corso post diploma per enotecnico e gli studenti sono stati coinvolti sia nella parte organizzativa che di degustazione all’interno di una giuria altamente qualificata. Per loro sarà una esperienza molto importante”.
Il concorso si propone come opportunità didattica per gli studenti del Corso Enotecnico per iniziare a prendere confidenza con i vini prodotti nel territorio Trentino – Alto Adige/Südtirol e con le aziende produttrici. Gli studenti potranno osservare come gli esperti del settore enologico valutano i vini e a loro volta essere guidati nelle degustazioni al fine di acquisire una corretta metodica di attribuzione di un valore ai vini del territorio.
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BARI – A due mesi dall’inizio del salone del vino e degli oli del Sud Italia, le iscrizioni a Radici del Sud hanno già raggiunto quota 100.
“Testimoniando così – commentano gli organizzatori – il notevole interesse da parte delle Aziende produttrici verso la collaudata manifestazione che da tredici anni propone sulla ribalta italiana e mondiale la particolare produzione di vino da vitigno autoctono meridionale, con grande successo di pubblico e di critica”.
Confrontando l’andamento dello scorso anno con l’attuale “si delinea evidente un cospicuo aumento del numero delle cantine che parteciperanno a Radici del Sud 2018”.
L’organizzazione invita pertanto le aziende che desiderino partecipare a inviare con sollecitudine la documentazione necessaria, entro la data di chiusura iscrizioni prorogata al 30 aprile 2018.
“Altresì la disponibilità per prenotarsi agli incontri btob (10 o 11 giugno) con la affermata compagine di buyer internazionali (elenco buyer e giornalisti stranieri) che presenzieranno all’evento sta terminando e a tal proposito è doveroso ricordare che comunque le aziende potranno confrontarsi con gli operatori di mercato durante l’ultima giornata di Radici del Sud (11 giugno), quella dedicata al Salone del Vino aperto al pubblico, quando il numero delle Cantine che parteciperanno col proprio banco di degustazione potrà essere più ampio”.
Gli organizzatori di Radici del Sud sono in questi giorni impegnati a definire i dettagli dei press tour e buyer tour che coinvolgeranno i giornalisti stranieri nella visita delle Cantine proprio nei loro territori.
La novità di quest’anno è che sono previste strette collaborazioni con altri soggetti della promozione del mondo del vino del Sud, “per incrementare un processo di condivisione di attività che rafforzi l’immagine e la capacità di penetrazione dei mercati del comparto vitivinicolo dei nostri territori, accorpando le significative esperienze e competenze dei protagonisti del settore”. Come partecipare: http://www.radicidelsud.it/p.php/6548/il-salone-2018.html
LE PRIME CANTINE ADERENTI
Le prime 100 Cantine e Frantoi della XIII edizione di Radici del Sud:
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(4 / 5) In attività effettiva da più di un secolo, Soloperto è uno dei nomi storici nell’area di Manduria, con una produzione variegata che abbraccia tutti le principali varietà pugliesi.
Nella gamma figurano alcune versioni di Primitivo tra cui il protagonista di questo articolo, il Ceralacca, che si distingue per il nome ben in evidenza nell’etichetta e l’inconfondibile sigillo rosso. Due segni distintivi facili da individuare.
LA DEGUSTAZIONE Nel calice il Ceralacca si presenta di un rosso rubino di una certa intensità e buona consistenza. Incuriosiscono, al primo esame, i lievi accenni al rosso granato.
Avvicinando il calice al naso si possono apprezzare i profumi abbastanza intensi, con i primi sentori di confettura di fragole e ciliegia matura a cui pian piano si affiancano note di tabacco, di cioccolato e caffè, per chiudere su sentori balsamici che rimandano a una certa evoluzione.
In bocca il vino dimostra una certa morbidezza e accarezza bene il palato. Il Primitivo di Manduria Ceralacca può vantare una discreta acidità, ma soprattutto una sottile quanto apprezzabile tannicità che non è così comune in altri primitivi dell’area di Manduria.
Piena la corrispondenza tra olfatto e gusto: il fruttato iniziale, qui non stucchevole, lascia piano piano il posto alle note terziarie. E così, sul finale, la buona persistenza complessiva è dominata da una piacevole chiusura balsamica.
Il vino nel complesso è piacevole ed equilibrato, con una alcolicità ben integrata nell’insieme e una personalità che lo differenzia rispetto ad altre etichette della stessa fascia prezzo. Compagno ideale per gli arrosti in genere, il Primitivo di Manduria Ceralacca non è da sottovalutare in abbinamento con le tipiche polpette di pane o di carne al sugo.
La struttura del vino e le sue caratteristiche complessive lo rendono un’alternativa interessante e conveniente anche per un pubblico diverso da quello tradizionalmente attratto dalle caratteristiche del Primitivo.
LA VINIFICAZIONE
Le uve utilizzate per questo Ceralacca, raccolte come da tradizione nella prima fase di settembre, provengono esclusivamente da vigneti dell’area di Manduria. Il sistema di allevamento è quello tradizionale, ad alberello.
Le viti hanno un’età compresa tra i 35 e i 40 anni: piante di queste caratteristiche permettono di ottenere vini di 14° come questo, dotati al contempo di una buona freschezza in bocca e di sentori di una certa intensità.
All’iniziale affinamento in acciaio segue un periodo di 6 mesi in barrique di rovere francese che, come si può facilmente notare quando lo si degusta, hanno il loro peso nel definire l’impronta di questo vino.
Un Primitivo di Manduria che esce sul mercato piacevolmente pronto, ma che non teme certo la possibilità di maturare anche altri 12 mesi, purché nelle giuste condizioni.
Prezzo: 6,90 euro
Acquistato presso: Supermercati DOK
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NOVARA – Si è svolta lo scorso weekend, al Castello di Novara, la seconda edizione di “Taste Alto Piemonte”, evento dedicato alle dieci denominazioni delle provincia di Novara, Biella, Vercelli e Verbanio-Cusio-Ossola organizzato dal Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte.
Nessuna nuvola su questa manifestazione in cui, anche nei momenti di maggiore affluenza – duemila presenze registrate complessivamente nei tre giorni di degustazione – si è respirata curiosità e letizia.
Cinquanta produttori presenti, con 150 vini in assaggio. Tutti dritti verso l’obiettivo di valorizzare i prodotti di un territorio che nulla ha da invidiare a zone più “blasonate” del Piemonte.
Vitigni protagonisti principalmente Vespolina, Uva Rara, Croatina e Nebbiolo in tutte le sue sfumature. Espressioni di un terroir unico, diviso tra zone alluvionali e zone vulcaniche, interpretazioni tanto diversamente affascinanti.
I MIGLIORI ASSAGGI Il nostro tour inizia al banchetto dell’azienda agricola Tiziano Mazzoni di Cavaglio d’Agogna in provincia di Novara con la degustazione del Colline Novaresi Doc Vespolina il Ricetto 2017.
Una Vespolina in purezza che fa solo acciaio. Di un bel colore rosso porpora, ha un naso intenso di fragolina di bosco. Un vino giovane che però resta teso e gustoso fino alla fine. Ha la giovialità di un Grignolino.
Della stessa azienda livello molto interessante anche per il Ghemme 2013 “Ai livelli”, un vino nato nel 2007 con una produzione di 1500 bottiglie. Solo sette mesi dall’imbottigliamento, ma già molto piacevole.
Diciotto mesi di tonneau e altrettanti di botte grande. Un naso fruttato che spazia dalla mora alla fragola, note balsamiche fin da subito e spezie. Freschezza, tannino intenso, ma maturo ed equilibrato. Lungo al retrolfattivo. Interessante il prezzo in cantina di 25 euro.
Poco più in là il banchetto di un’altra azienda di pregio, La Prevostura di Lessona in provincia di Biella. Colline di antiche sabbie marine, limi e argille sulle quali il Nebbiolo è perfettamente a suo agio. Un fuoriclasse il Lessona Doc 2014.
Nebbiolo 100%, fermentato in acciaio ed affinato in legno di secondo passaggio per circa 20 mesi per non snaturarlo. Una produzione di 2900 bottiglie. Non particolarmente intenso al naso, ma in bocca touché. Una mineralità ed una finezza da godere tutta.
#EPCI. E poi c’è Ioppa. Ne abbiamo parlato ampiamente già due anni fa, durante la manifestazione i Rossi del Rosa. Una tappa pressoché obbligata.
Al banchetto una selezione suddivisa tra vini più semplici, acciaio, fermentazioni veloci e poi vini più importanti: una Vespolina in purezza e tre Ghemme (85% Nebbiolo e 15% Vespolina) fermentazioni naturali, lunghe macerazioniche, quattro anni di legno e un anno / due in bottiglia.
Primo assaggio il Colline Novaresi Doc Rusin 2017. Un rosato da migliaia e migliaia di bottiglie che va all’estero prodotto con uve Nebbiolo.
Ha ancora una certa pungenza, ma resta un vino molto equilibrato e piacevole, comprensibile il suo successo. Siamo certi che in Italia, con una fetta di salame, sarebbe un temibile antagonista del Prosecco.
Il secondo assaggio è il Colline Novaresi Doc Vespolina 2012 Mauletta. Un vino prodotto da un vitigno sul quale Ioppa ha deciso di scommettere. Ampelografia e clima gli sono venuti incontro. Romagnano è il primo paese della Valsesia, gode tutto l’anno di un microclima particolare, di un venticello che giova particolarmente a quest’autoctono.
Tante ore in vigneto per questa uva, il doppio di quelle che servono per il Nebbiolo: foglioline piccole, grappoli che si intrecciano e vanno liberati e defogliati per far prendere luce e aria. Lavoro che regala però tanta soddisfazione in bottiglia. L’annata 2012 ha sei anni sulle spalle non sentiti. Molto giovane, molto fresco.
Sembra un Barbera. L’olfatto regala mirtilli, frutti rossi giovani, ma anche note floreali e spezie. Al palato ha una grande struttura: corpo deciso, tannino presente, ma pulito. Grande equilibrio e finezza. Dimostrazione che la Vespolina ha un grandissimo potenziale: non è solo un vino aspro, semplice, d’annata o da taglio, ma può regalare emozioni. Tanto di cappello.
Bella sorpresa (ritrovata) il Ghemme Docg Bricco Balsina e Santa Fe. Entrambi annata 2012. Balsina nasce da un vigneto giovane sito su un terreno sciolto di sabbia e sassi “marci” che si sgretolano, radici che affondano in profondità. Mineralità e ferrosità dal terroir all’assaggio. Il Balsina è dritto ed austero, con un tannino percepibile: vino “wow” dal finale lunghissimo. Il Santa Fe è ancora più corposo, rispetto al Balsina è spostato verso la morbidezza, finale di sottobosco.
Ci spostiamo da Ca’ Nova, azienda di circa dieci ettari ai piedi del Monte Rosa, a Bogogno. Un battaglione di vini meritevoli, con una menzione speciale per il Colline Novaresi Doc Nebbiolo San Quirico 2010.
Direttamente dalla vigna che l’azienda ritiene più territoriale, un cru. Naso molto sul frutto e sulla spezia, palato più ferroso e minerale. Un vino ematico. Nonostante gli 8 anni sulle spalle il tannino si fa sentire, non graffiante, ma polveroso.
Estremamente gradevoli anche il Ghemme Docg e Riserva dell’azienda. Azienda da approfondire, con una visita in cantina.
Proseguiamo gli assaggi memorabili di questa edizione di Taste Alto Piemonte. Si fa apprezzare anche la “neonata ” cantina Pietraforata che si trova nell’antico ricetto di Ghemme:, attività cominciata solo nel 2012, un futuro promettente.
Il calice d’entrée è rosè. Si tratta del Colline Novaresi Doc Orezza. Un nebbiolo rosato che con la vendemmia 2016 è stato premiato con la medaglia d’argento all’International Rosè Championship. 5000 bottiglie prodotte per quello che si rivela un ottimo vino estivo, fresco.
Pulito ed agrumato e con una bella sapidità. Di poca persistenza forse, ma che importa:beva talmente piacevole da immaginarla in cambusa in barca a vela. Sognante.
L’ ultimo assaggio è eccezionale e lo facciamo in provincia di Vercelli da Mauro Franchino, “vestale” al maschile del Gattinara. In degustazione la 2012. Vino fermentato in cemento che fa 4 anni di botte.
Naso sontuoso e sinuoso: un tripudio di frutti e spezie: ribes, fragola, mora, mirtillo cui si aggiungono note speziate di pepe e chiodi di garofano e anche un accenno balsamico. E’ con che ritmo incede al palato! In punta di piedi, elegante come una ballerina. Un crescendo rossiniano. Emozionante.
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Uno stand dedicato al grande territorio del Primitivo di Manduria, un’esperienza multisensoriale che mette insieme gusto, olfatto e vista, la possibilità di poter degustare oltre 70 etichette, partecipare ad una degustazione guidata con le annate più importanti e poter indicare la preferenza del vino che ha più coinvolto il proprio palato. Inoltre, abbinamenti gastronomici a chilometro-zero e tanta informazione.
E’ con questo biglietto da visita che il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria si presenterà alla 52° edizione del Vinitaly, in programma a Verona da domenica 15 aprile a mercoledì 18 aprile (Padiglione 11, isola B2). Quest’anno lo stand si mostrerà con una veste completamente rinnovata, un open space in cui ad essere valorizzati non saranno soltanto il brand e il vino, ma anche tutto il territorio con immagini che esaltano la bellezza dei paesaggi e i tesori storici e artistici custoditi.
Ogni enoapassionato d’Italia e del mondo ogni giorno potrà degustare 15 vini diversi ed esprimere e scrivere la loro preferenza circondati dal territorio del Primitivo di Manduria.
IL PROGRAMMA Sono tanti gli appuntamenti fieristici che il Consorzio di Tutela ha in serbo per promuovere le grandi produzioni della doc pugliese.
Martedì 17 aprile alle ore 15 al via la degustazione guidata dal titolo “Le grandi annate del Primitivo di Manduria”. Un vero e proprio viaggio sensoriale alla scoperta dell’annata 2012 del Primitivo di Manduria Riserva, 2013 del Primitivo di Manduria dop e 2013 del Dolce Naturale Docg. Degustazione libera con prenotazion entro martedì 10 aprile mandando una email a comunicazione@consorziotutelaprimitivo.com.
Le etichette proposte dal Consorzio di Tutela saranno abbinate alle creazioni dei maestri dolciari di Bernardi di Grottaglie (Ta) che per l’occasione hanno creato del cioccolato ad hoc sposandolo ad ogni vino, e al capocollo e al salame di De Pasquale – Artigiani del Gusto di Manduria (Ta).
“Per il progetto Primitivo Taste Experience – Il Primitivo di Manduria nei calici cinesi e americani, che partirà a settembre e che riguarderà attività di incoming sul territorio della doc con buyer cinesi e americani e la partecipazione ad eventi fieristici esteri, – dichiara Adriano Pasculli de Angelis, presidente e direttore del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – abbiamo avuto una mole notevole di richieste da parte di operatori da tutto il mondo e abbiamo deciso, quindi, di dedicare il Vinitaly ai buyer internazionali e di organizzare incoming straordinari immediatamente dopo la fiera di Verona, invitando gli americani e i cinesi nel nostro territorio”.
Due saranno gli appuntamenti importanti dedicati agli operatori esteri durante la grande kermesse veronese. Il primo lunedì 16 aprile con la degustazione alla cieca “Wine War: Primitivo di Manduria, Zinfandel e Amarone a confronto” a cura del giornalista sommelier Andrea Gori. Cinque i vini di ogni categoria che si sfideranno per far breccia nei palati internazionali.
La seconda attività è prevista martedì 17 aprile : la professoressa Angelita Gambuti dell’Università di Napoli presenterà una interessante ricerca sulle proprietà benefiche del Primitivo di Manduria.
“La valorizzazione del terroir e la sua storicità sono gli elementi che contraddistingueranno il nostro stand. – dichiarano Roberto Erario e Adriano Pasculli de Angelis, presidente e direttore del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – Abbiamo puntato sulla nostra areale di produzione con immagini suggestive e sulle eccellenze riconosciute nel territorio mettendole a sistema per essere presenti con maggiore efficacia ad uno degli eventi enologici più importante del mondo. Una chiave di lettura che unisce tutti i nostri comuni e che racconta zone uniche e vitigni di coltivazione rari e straordinari”.
Insomma il Consorzio di Tutela rappresenterà, anche quest’anno, l’essenza più autentica del grande territorio del Primitivo di Manduria puntando sulle rare caratteristiche qualitative che la doc pugliese ha e continua ad esprimere.
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Tutto pronto per la quindicesima edizione di Villa Favorita, l’evento organizzato da VinNatur, associazione produttori naturali, in programma dal 14 al 16 aprile 2018 a Sarego (VI).
158 produttori provenienti da tutta Italia, ma anche da Austria, Francia, Germania, Slovenia e Spagna, porteranno i loro vini prodotti nel pieno rispetto del territorio, della vite e dei cicli naturali.
La novità logistica più importante di questa edizione è l’ampliamento dell’area dedicata alla ristorazione. Ci saranno le pizze de La Zangola, i formaggi e salumi de La Casara, i prodotti della Fattoria Valli Unite, le specialità di Tagliati per il gusto e i piatti dei ristoranti Basil & Co. e de Il Callianino. Il tutto accompagnato dalle birre artigianali di Morgana birracol fondo e del Birrificio Hof Ten Dormaal.
“Villa Favorita non è un semplice banco d’assaggio – afferma Angiolino Maule, presidente di VinNatur – ma è un vero momento di festa. Qui il visitatore può conoscere e confrontarsi direttamente con i produttori, assaggiando i vini in un’atmosfera rilassata. Villa Favorita è il luogo ideale per fare questo, con il suo meraviglioso parco che ospita l’area dedicata alla ristorazione e dove ascoltare anche della buona musica. In questo senso quest’anno abbiamo deciso di ampliare le proposte culinarie, differenziandole ulteriormente, così che ognuno possa trovare quella che più gli aggrada. L’immagine stessa della locandina di questa edizione – conclude Maule – opera di Francesca Ballarini di Jesi e vincitrice del concorso Immagina la tua Villa Favorita che rappresenta Madre Natura richiama alla mente il parco, vero cuore pulsante della manifestazione”.
Villa Favorita sarà aperta dalle 10 alle 18 e il costo del biglietto d’ingresso è di 25 euro al giorno, acquistabile solo all’ingresso dell’evento. Per chi arriva in treno è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino (VI) fino a villa La Favorita e ritorno.
Info in breve | VILLA FAVORITA 2018
Data: dal 14 al 16 aprile 2018
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – Monticello di Fara, Sarego (Vicenza)
Ingresso: € 25 al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della manifestazione e calice da degustazione.
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita)
Cani: sono ammessi cani di piccola taglia
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Mauro Buffo, chef del ristorante 12 apostoli di Verona, si è aggiudicato la prima edizione del Premio Maculan, miglior abbinamento salato-dolce con la ricetta Piccione, Cipollotto ed Erbette del Monte Baldo abbinata al Torcolato Breganze DOC Maculan 2012.
Il concorso bandito lo scorso novembre dalla Cantina Maculan, con la collaborazione di Extra Cooking Systems forniture alberghiere, ha raccolto 54 ricette provenienti da tutta Italia con piatti salati pensati per l’abbinamento con un vino dolce. Gli chef potevano essere tanto professionisti, quanto non professionisti, unico requisito essere al di sotto dei 40 anni.
“Proporre un vino dolce solo con il dessert – ha spiegato Fausto Maculan, titolare dell’azienda con le figlie Angela e Maria Vittoria – è assolutamente riduttivo. Lo sappiamo bene a Breganze, dove il Torcolato è una tradizione antichissima. Con questo Premio vogliamo dare nuovi spunti ai ristoranti per arricchire i loro menu sperimentando nuovi abbinamenti”.
Le ricette pervenute sono state vagliate da un comitato tecnico composto da Giancarlo Perbellini, Luigi Costa e dallo stesso Fausto Maculan che ha selezionato i quattro finalisti che avevano 45 minuti a disposizione per preparare i loro piatti di fronte ad una giuria tecnica di critici gastronomici.
Si sono così confrontati: Filippo Battistello, chef del Ristorante Al Pozzo di Mason Vicentino con il piatto Insalata di Mare abbinato al Malvasia delle Lipari Cantine Colosi; Paolo Longoni, chef del ristorante Bellavista di Veleso (Como) con il piatto Cannelloni di foie gras, riduzione di balsamico e frutto della passione, giochi di spezie, purea di mela e zenzero abbinato ad Acini Nobili 2011 Maculan; Adriano Fedi, cuoco amatoriale di Savona e titolare del blog Insalata di Vetriolo che ha proposto il Raviolo Cremoso di Gorgonzola, Brodo di Aringa Affumicata e Maionese di Pomodoro abbinato a Torcolato 2013 Maculan, oltre a Mauro Buffo con il suo Piccione.
Mauro Buffo, veronese, ha collezionato esperienze dall’Albereta di Gualtiero Marchesi alle Calandre dagli Alajmo, da El Bulli di Ferran Adrià a David Bouley prima e Falai di New York prima di approdare ai 12 Apostoli, storico locale veronese che con il suo avvento sta conoscendo una nuova fortunata stagione. Il suo Piccione, arricchito da una crosta di erbette e proposto con una crocchetta preparata con le interiora del volatile ha offerto un abbinamento impeccabile con il vino dolce convincendo la giuria.
Si è così aggiudicato il Premio Maculan, un’opera figurativa realizzata dall’artista vicentino Pino Guzzonato. La stessa ricetta, in forma semplificata, sarà proposta nella prima giornata di Vinitaly, domenica 15 aprile, agli ospiti della Cantina Maculan tra le ore 13 e le 14 al padiglione 7, stand B3.
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MONTEFALCO – Il Sagrantino diventa protagonista in cucina, non solo nei calici, ma anche nei piatti, facendo da traino al settore turistico. Secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2018, quasi un italiano su 3 (30%) quando viaggia nel Belpaese lo fa per scoprire nuovi sapori e nuovi abbinamenti in grado di stuzzicare olfatto e palato, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente.
Ai primi posti delle mete preferite dai turisti enogastronomici, Toscana, seguita da Trentino Alto Adige e Umbria. Un ruolo fondamentale per lo sviluppo del settore è ricoperto dalle iniziative strategiche di promozione del territorio messe in atto dagli attori locali.
Tra queste, “Sagrantino nel piatto” ha contribuito non solo a promuovere il turismo in Umbria attraverso uno dei suoi prodotti più caratteristici, ma, soprattutto, a rinnovarne l’immagine e ad arricchire l’offerta culinaria di molti ristoranti.
Si tratta, infatti, di un concorso culinario lanciato nel 2015 dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, che invita gli chef di tutta Italia a presentare ricette inedite e creative,che abbiano il Sagrantino come ingrediente principale. Antipasti, primi e dessert, sono decine i piatti che nel corso degli anni sono stati presentati, venendo, poi, inseriti nei menù dei ristoratori che li avevano proposti.
Gustosi, ricercati, talvolta addirittura audaci. I concorrenti di “Sagrantino nel piatto” hanno creato un perfetto connubio tra innovazione e tradizione in un settore, quello del food & beverage, che pesa tra il 25 e il 35% della spesa turistica totale.
Tra le ricette proposte più interessanti, vanno segnalati i piatti dei due vincitori dell’ultima edizione, ovvero, il primo dello chef Carla Amagliani,che ha proposto spaghetti di grano antico saltati in padella con Montefalco Sagrantino e consommé ristretto d’oca, serviti con una soffice spuma di Parmigiano Reggiano BIO 22 mesi.
E il dolce dello chef sommelier Daniel Marzotto, a base di riso stracotto in un Montefalco Sagrantino DOCG e accompagnato da una mousse dolce di ricotta di capra e soffio di bufala, decorato con gel di Sagrantino, meringhe al Sagrantino e rapa rossa, sfere di mela Golden e cerfoglio.
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Solo da un territorio particolarmente vocato e contraddistinto da una sua particolare unicità, può nascere un prodotto d’eccellenza. Per sottolineare questo concetto, il Chianti Classico si presenta a Vinitaly con un grande stand nel Padiglione dedicato alla Toscana, allestito con l’immagine de “Il Signore del Chianti Classico” ideata da Max Information (Gruppo Armando Testa).
Nella nuova campagna di comunicazione del Consorzio, il Gallo Nero, simbolo distintivo della denominazione, diventa un personaggio antropomorfo che, cambiando l’abito, sullo sfondo immutato del territorio chiantigiano, ci accompagna attraverso i secoli, dal 1716 ad oggi.
IL CHIANTI CLASSICO A VERONA Il Consorzio Vino Chianti Classico dà appuntamento agli operatori di settore, alla stampa e agli appassionati dal 15 al 18 aprile al nuovo stand nel Padiglione 9 (D 2-3-4) per degustare i vini della denominazione, ma non mancano in fiera anche altri appuntamenti dedicati ai vini del Gallo Nero.
Dopo il record storico dell’anteprima 2018 con la presenza di 186 aziende, anche lo stand consortile a Vinitaly è ampiamente rappresentativo: 104 aziende e 200 etichette di Chianti Classico Gallo Nero. Ben rappresentata anche la tipologia di punta della denominazione.
Quasi un’etichetta su 5 è difatti un Chianti Classico Gran Selezione. Oltre alle etichette in degustazione con servizio sommelier, nove aziende di Chianti Classico saranno presenti allo stand consortile, con uno spazio autonomo.
Mentre i produttori presentano le loro novità in bottiglia, lo stand consortile ospiterà anche una nutrita serie di incontri/seminari, alcuni dei quali sono già sold out.
Tra gli appuntamenti in collaborazione con Wine Motion, due enologi e un professore dell’Università di Napoli (Domenica 15, Lunedì 16 e Martedì 17 aprile) condurranno i partecipanti in un inedito viaggio alla scoperta del vino attraverso i suoi profumi. Quei profumi che sono così intriganti e variegati nei vini del Gallo Nero.
Poi sarà la volta dell’Olio DOP Chianti Classico. Grazie ai consigli dell’agronoma Fiammetta Nizzi Grifi, sarà possibile affrontare una delle scelte più difficili per i consumatori: scegliere un olio di oliva responsabilmente, testandone le caratteristiche organolettiche in batterie professionali d’assaggio ( in degustazione l’Olio DOP Chianti Classico a confronto con oli senza certificazione di provenienza e altri oli extravergine italiani). (Domenica, 15 e Lunedi, 16 aprile).
Altri due appuntamenti saranno dedicati a un’altra eccellenza gastronomica toscana, il Pecorino Toscano DOP, un prodotto che ben si abbina con i vini Chianti Classico. I seminari saranno condotti dal direttore del Consorzio, Andrea Righini, che parlerà di due temi tecnici e, nello stesso tempo, quotidiani: L’uso del Pecorino DOP in cucina” e “Il Pecorino Toscano DOP – un formaggio che fa bene al cuore”.
Infine Lunedì 16 aprile sarà la volta del focus “2015 vs 2016: sfida tra annate a cinque stelle”, a cura di Daniele Cernilli. Il celebre DoctorWine presenterà la sfida nel bicchiere tra due annate accolte a furor di critica, la 2015 e la 2016. Ne uscirà vincitrice la vendemmia dell’ultima Gran Selezione o quella del Trecentesimo? La partecipazione è gratuita previa registrazione.
LE DEGUSTAZIONI Sul versante degustazioni guidate di Chianti Classico al di fuori dello stand consortile, fresco di nomina ad Ambasciatore del Chianti Classico ad honorem, Jeff Porter, Beverage Director B&B Hospitality Group, affronterà uno temi che aggrega sempre maggior interesse tra gli esperti di settore, le varie sfumature dei territori del Gallo Nero, nel seminario in lingua inglese Chianti Classico – The Heart of Tuscany. Domenica, 15 aprile, 15.30 – 16.30 , International Buyers Lounge (Galleria Castelvecchio tra Pad. 2 e Pad. 3)
“Oltre al visual della nuova campagna di comunicazione, la principale novità dello stand di quest’anno è rappresentata da una saletta di circa 20 posti destinata a incontri con il pubblico, conferma il direttore del Consorzio Vino Chianti Classico, Carlotta Gori. “Questa area – continua – sarà allestita ai lati della reception e ospiterà una serie di appuntamenti dedicati ai nostri vini, all’Olio DOP Chianti Classico e ad alcuni approfondimenti su prodotti partner del Consorzio, come il pecorino Toscano IGP e l’acqua S.Felice”.
“Oltre a questi – conclude Gori – sono previsti tre appuntamenti sugli aromi del vino, con delle installazioni particolari che hanno già riscosso grande successo nell’ambito dell’ultima edizione di Chianti Classico Collection”. A tutti i seminari sarà possibile registrarsi fino a sabato 14 aprile, direttamente sul sito di Vinitaly 2018.
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Rilanciato nel 2016, dopo ben sei anni dalla presentazione del 2010, il Green Label di Johnnie Walker giunge oggi sotto l’occhio (ed il naso) attento di Vinialsuper.
LA DEGUSTAZIONE Color ambrato, luminoso. Al naso esprime da subito note di torba marina delicate e non invadenti, che non coprono gli altri sentori.
Ecco quindi cioccolato amaro, caffè, un po’ di dolcezza di miele e legno di rovere. Un naso ricco che invita al sorso, che invoglia all’assaggio ed al trattenere in whisky in bocca per poter percepire tutte le note retro olfattive.
Al palato non delude. Di medio corpo, morbido nei suoi 43%, regala quei sentori di rovere, caffè e cioccolato già sentiti al naso ma anche note di cereale ed un leggere speziatura.
Piacevole e mediamente persistente il finale che alterna la dolcezza del miele alla spezia del pepe nero. Un whisky elegante e bilanciato.
IL BLEND A differenza di molti altri noti prodotti di casa Johnnie Waker, come Red Label, Black Label o Red Rye, Green Label è un “Blended Malt Scotch Whisky” (o “vatted”) vale a dire un blend ottenuto da soli whisky di malto.
Quattro in particolare i malti utilizzati, Talisker, Linkwood, Cragganmore e Caol Ila, invecchiati per almeno 15 anni. Ne risulta un whisky che ben bilancia le caratteristiche dei malti da cui deriva e lega insieme le note salmastre, marine e fumose dei whisky isolani con le dolcezze e rotondità di quelli dell highlands.
Un whisky che punta sulla larghezza più che sulla profondità e che rievoca alla memoria gli spazi aperti della Scozia.
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Quindici anni per ViniVeri 2018 – Vini secondo Natura. Compie tre lustri la prima storica manifestazione italiana di vini e prodotti alimentari ottenuti da processi naturali che, organizzata dal Consorzio Viniveri, si svolgerà da venerdì 13 a domenica 15 aprile all’Areaexp “La Fabbrica”, nel cuore della cittadina di Cerea, a pochi chilometri da Verona.
Oltre all’area espositiva, degustazioni guidate, due cene con chef di fama, nonché un convegno con illustri testimonianze, confronti e interventi tra vignaioli sullo stato di salute del vino e sull’etichetta trasparente, per fare il punto sull’odierna situazione del vino cosiddetto “naturale” e un bilancio di questi primi decenni di vini prodotti secondo natura. Infine, una preziosa enoteca riservata ai visitatori dove acquistare a prezzo di cantina.
IL TEMA DELL’EDIZIONE
L’amore per la natura e suoi cicli è il tema conduttore della 15esima edizione di ViniVeri 2018. Amore come arte del saper attendere, come “certezza che la natura non tradisce mai“ – sostiene il Presidente di ViniVeri Giampiero Bea – nel rispetto dei ritmi e delle risorse naturali. Amore, in un’epoca di standardizzazione e omologazione, per i frutti di un’agricoltura sostenibile che preserva ed esalta la ricchezza e l’unicità dei territori e della loro biodiversità.
Amore, natura, passione, ambiente, rispetto, sostenibilità, identità: valori condivisi dal gruppo di vignaioli-artigiani che si sono dati il nome di “ViniVeri”. Vagando per l’Europa prima, aggregandosi poi all’inizio degli anni 2000 attraverso “la Regola” (una sorta di regolamento che stabilisce le operazioni possibili e non, sia in vigna che in cantina), ViniVeri rappresenta il primo nucleo di vignaioli che ha inteso far conoscere la “viticoltura naturale”, escludendo ogni tipo di chimica di sintesi in vigna e ogni sostanza ammessa per uso enologico in cantina, scardinando convinzioni e convenzioni radicate.
Quindici anni dalla prima uscita ufficiale come “gruppo ViniVeri”, che hanno segnato e cambiato il mondo del vino. Con una filosofia pratica che è anche uno stile di vita.
Una via che il Consorzio ViniVeri continua con convinzione a perseguire al dì là di mode e tendenze contingenti. Mettendo al centro il vignaiolo, la vigna, la cantina, il rispetto dei cicli naturali, la tutela dell’ambiente, l’identità del territorio, la produzione eco-sostenibile, coniugando il tutto in un’opera di custodia e amore per ottenere vini di qualità unici, piacevoli e irripetibili testimoni del proprio ambito.
“ViniVeri2018” a Cerea (VR) dal 13 al 15 aprile 2018, è l’occasione annuale – aperta agli operatori e a tutti gli appassionati del vino – per incontrare, conoscere e confrontarsi con i “Vignaioli Custodi di identità che ricercano costantemente il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura”, come ama definirli il Presidente Bea, “che di fatto rappresentano una filosofia di vita”.
Presenti nei tre giorni di ViniVeri 2018, dalle ore 10 alle ore 18, insieme ai produttori del Consorzio Viniveri (Giuseppe Rinaldi, Ezio Cerruti, Ezio Giacomo Trinchero, Serafino Rivella, Eugenio Rosi, Casa Coste Piane, Castello di Lispida, La Castellada, Dario Princic, Zidarich, Vodopivec, Ronco Severo, Mlečnik, Slavček, Massa Vecchia, Podere Luisa, Carla Simonetti, Walter Mattoni, Oasi degli Angeli, Paolo Bea, Praesidium, PaneVino, Salvatore Ferrandes), oltre un centinaio di “Vignaioli del vino generato senza aggiunta di sostanze ammesse per uso enologico” (ad eccezione di modeste dosi di solfiti), italiani ed esteri, provenienti da Francia, Spagna, Austria, Slovacchia, Slovenia, Portogallo e Grecia.
A unirli la passione e la condivisione di una filosofia produttiva che va oltre la certificazione biologica europea: quella di generare vino senza pesticidi, senza l’uso della chimica di sintesi in vigna e senza l’uso di addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina. Vini che non contengono addizioni di sostanze estranee alla frutta d’origine e al terroir che li ha generati, né fatti attraverso processi dominanti.
Le aziende vitivinicole presenti a ViniVeri 2018, hanno infatti tutte autocertificato, sotto la propria responsabilità, di seguire i dettami della “Regola” del Consorzio Viniveri: rispettosa dell’ambiente e della biodiversità, naturale e sostenibile. E tutti i loro vini sono stati sottoposti a una rigida valutazione terminata con un panel di degustazione prima di essere ritenuti idonei e quindi invitati a partecipare. Anche quest’anno su oltre cento nuove richieste di partecipazione, hanno ottenuto l’idoneità appena quindici nuove cantine.
Oltre ai vini ci sarà spazio anche per produzioni agroalimentari artigianali: dai formaggi al cioccolato eco sostenibile, dai salumi ai prodotti da forno.
La quindicesima edizione sarà impreziosita da tante iniziative come degustazioni guidate, cene con chef di fama e interventi sui temi della salute, dell’identità e della riconoscibilità dell’autenticità del vino, fino a uno dei cavalli di battaglia del Consorzio Viniveri, quella dell’etichetta trasparente del vino.
IL PROGRAMMA DEGLI EVENTI
Venerdì 13 alle ore 18.30 si svolgerà presso la sala convegni dell’Areaexp “La Fabbrica” il convegno-dibattito per un confronto e un bilancio di questi primi 15 anni di vini prodotti secondo natura. L’apertura dell’incontro prevede la testimonianza di Josko Gravner e a seguire le riflessioni di Sergio Circella del rinomato ristorante “La Brinca di Né (GE), di Sergio Rossi della storica “Enoteca Caffè Defilla” di Chiavari (GE) e di un noto Sommelier.
Non mancheranno le voci di rappresentanti di associazioni di produttori, italiane ed europee, per fare il punto dell’odierna situazione del vino secondo natura, dove si è passati dall’iniziale fase pioneristica all’attuale tumultuoso ingorgo di proposte, a volte improvvisate e strumentali, sull’onda di una maggiore consapevolezza “critica” dei consumatori.
Lo spazio ristorante dell’Areaexp “La Fabbrica” ospiterà invece due importanti eventi gastronomici: venerdì 13 la cucina di “VinVeri” vedrà protagonista Ivan Milani, il nuovo talentuoso chef de “Al Pont De Ferr” di Maida Mercuri. Lo chef torinese, da poco approdato nel rinomato ristorante sul Naviglio Grande di Milano, presenterà una cena con alcuni dei suoi piatti più rappresentativi come il tipico ‘Vitello tonnato’ e ‘Il tempo delle uova d’oro’. A seguire, ‘Risotto con aringa affumicata, polvere di capperi e caffè’, ‘Guancia di maiale iberico’ e un dolce creato con grano arso e mousse di formaggi di capra, mozzarella e rafano.
Per la cena di sabato 14, spazio alla creatività e tipicità friulana dello chef Ilija Pejic del “Ilija Ristorante” di Tarvisio (UD). Croato di nascita ma italiano di adozione, lo chef – dopo importanti esperienze in Spagna – dal 2007 è alla guida del ristorante aperto presso il Golf Club di Tarvisio, nella splendida piana del Priesnig, un contesto naturale di rara bellezza. Naturalità, stagionalità e raffinatezza scandiscono i menu ideati dallo chef.
In entrambe le serate, alle proposte degli chef, saranno abbinate le importanti selezioni di vini dei vignaioli di “ViniVeri”.
Torna anche quest’anno la ricercatissima Enoteca ViniVeri: la vetrina-bottega posta all’uscita degli spazi espositivi, dove sarà possibile acquistare a prezzo di cantina, solo nei tre giorni dell’evento, molte delle rare selezionate etichette presenti a ViniVeri.
Il ticket giornaliero di ViniVeri 2018 è di 30 € e include calice e libretto di degustazione. Previsti inoltre ticket per due giorni (a scelta) a 50 € e abbonamento per tutti i tre giorni a 60 €. Dal sito di www.viniveri.net è possibile l’acquisto anche on-line senza alcuna maggiorazione di prezzo rispetto alla biglietteria di Cerea.
L’Areaexp “La Fabbrica”, nel cuore della cittadina di Cerea, è facilmente raggiungibile dalla vicina Verona: la stazione ferroviaria di Cerea, distante appena 300 metri dall’Areaexp, offre numerosi collegamenti ferroviari diretti in entrata e in uscita dalla stazione di Verona Porta Nuova nell’arco della giornata.
Raggiungerla in automobile da Verona è ancora più semplice; è sufficiente immettersi nella strada provinciale 434 “Transpolesana” Verona-Rovigo e uscire a Cerea. L’area espositiva è dotata di un ampio parcheggio gratuito.
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Un altro bell’evento, questa volta in un territorio meno “global” della media come Trento, con protagonisti i vignaioli artigiani. Vinifera Forum, dal 21 al 25 marzo, ha posto l’accento sul “vino artigianale”, con particolare attenzione alle Alpi e al Nord Italia.
Una viticoltura eroica raccontata da tante etichette presenti sul catalogo di Proposta Vini. Tra quelle presentate lo scorso mercoledì da Italo Maffei al Circolo Santa Maria di Rovereto (TN), segnaliamo la straordinaria Boschera di Eros Zanon.
Un Colli Trevigiani Igt frizzante ottenuto dall’omonimo vitigno, di cui sono presenti solo 6 ettari in tutta Italia. Siamo nella zona di Valdobbiadene e i ceppi di Boschera sono stati scoperti e conservati da Zanon tra filari di Glera.
Ne scaturisce un vino vivo, dal naso succoso di frutta a polpa bianca. Un bel palato minerale, verticale, accompagna verso una chiusura e agrumata e vegetale. Beva semplice, ma tutt’altro che banale: un vino quotidiano di assoluto livello.
Giovedì 22 marzo la visita all’azienda agricola Elisabetta Foradori a Mezzolombardo (TN). La nota produttrice trentina, artefice del successo del Teroldego nel mondo e promotrice della viticoltura biodinamica, ha aperto le porte a un nutrito gruppo di visitatori.
Un vero e proprio mausoleo i locali storici della cantina. Uno di quei posti in cui cala il silenzio, quasi per magia e per rispetto dei nettari che riposano in bottiglia, o sono in maturazione nelle oltre 120 anfore di terracotta spagnola Padilla: un marchio di fabbrica della Foradori.
Una vignaiola che, grazie alle selezioni massali sul Teroldego, operate sin dal 1984, regala al mondo del vino italiano vere e proprie chicche. Vini di prospettiva, pensati per evolversi nel tempo, subendone le curve e i sali e scendi.
Di fatto, oggi, il vino più “pronto” tra i rossi degustati è certamente il Vigneti delle Dolomiti Igt Foradori 2016. L’etichetta storica dell’azienda, prodotta sin dal 1960. Naso infinito: cannella, finocchietto, radice di liquirizia, ginger e richiami che ricordano l’agrume maturo, in particolare l’arancia rossa.
Vena floreale di viola e minerale profonda che si ritrova anche al palato, decisamente verticale. Tutto si gioca su note di frutta a bacca rossa come melograno e ribes: l’acidità torna a parlare di agrumi e il tannino fa presagire buone prerogative di affinamento del nettare in bottiglia.
Strepitosi anche i due cru di Teroldego firmati da Elisabetta Foradori: Sgarzon 2015 e Morei 2016. Tra i due, è il primo a convincere di più, in questa fase. Un naso solare, ricco, concentrato come il colore che dipinge il calice, un rosso purpureo impenetrabile.
Palato vibrante, giocato su un’acidità che ricorda più la buccia rossa che la polpa d’agrume. Leggera percezione tannica, ben integrata col sorso. Morei è invece ancora un po’ chiuso, con le parti vegetali e speziate in attesa di confondersi amabilmente col frutto.
Il Granato 2015 è, in assoluto, il Teroldego di casa Foradori che parla più di futuro. Un vino, oggi, da dimenticare in cantina e riscoprire evoluto entro una decina d’anni. Bello constatare la presenza, assieme, di note terrose ghiaiose ed eteree che ricordano tabacco dolce e fumè, in un quadro fruttato di ribes e ciliegia.
Eugenio Rosi, Viticoltore Artigiano – Cantina di Affinamento. Entrare a Palazzo Demartin, in via 3 novembre a Calliano, piccolo borgo di 2 mila anime alle porte di Trento, in Vallagarina, è come fare un tuffo nel passato.
Rosi apre la porta e invita all’interno di quella che sembra, di primo acchito, la bottega di un falegname. E lui, Mastro Geppetto. Capelli lunghi brizzolati, raccolti in una coda. Sorriso timido, stretta di mano calda.
Si percorrono due corridoi pieni di cartoni, poggiati su un pavimento della fine del Quattrocento. Ti senti un po’ Pinocchio, tra le mani del genio. L’ambiente ti avvolge, come in un sortilegio. Un antico portone di legno conduce alla panica della balena.
Ventidue gradini di pietra, in pendenza, conducono nella barricaia. Al centro una tavola di legno, come fosse un altare, con decine di bottiglie alla rinfusa. Eugenio Rosi si posiziona al centro. E versa, versa. Versa. E racconta.
Si inizia con il blend Anisos 2015: Nosiola (50%) Pinot Bianco (30%) e Chardonnay (20%), allevati tra i 400 e gli 800 metri. La prima poesia in un calice che si colora di macerazione e profuma di fiori di montagna come un campo. In bocca, l’acidità della Nosiola la fa da padrona, smussata dalla fine eleganza degli altri due vitigni.
Dorato il colore di Anisos 2009 (“orange” è una definizione che a Rosi non piace, “anche se so benissimo che stiamo parlando di quello”, ammette). Naso di quelli che ti tengono incollato al bordo come un bambino che guarda fuori dal finestrino, mentre guida papà. Miele, scorza d’arancia, anice stellato, zenzero.
La predominanza della Nosiola, in bocca, si fa sentire: prima amara, poi arrotondata dall’azione mitigatrice di Pinot Bianco e Chardonnay. Un vino lunghissimo, che conta pure su uno spunto tannico nel retro olfattivo.
“Ci sono i vini artigianali e i vini industriali – spiega Eugenio Rosi – senza vie di mezzo. Non che il primo sia migliore. L’artigiano produce cose uniche. Dall’altra parte si agisce su ‘ricette’ precostituite”.
“E’ tutta una questione di persone – sostiene Rosi che, da giovane enotecnico, ha rinunciato a un posto di lavoro sicuro per seguire il sogno della viticoltura eroica – perché nell’industria la persona diventa un semplice ‘esecutore’. Spesso vengo in cantina con l’idea di fare dei lavori: poi assaggio e lascio lì, non tocco niente. Provate a farlo in un’industria: sarebbe impossibile”.
Si prosegue con Riflesso Rosi 2016, Merlot e Cabernet in prevalenza, con una punta di Marzemino. I tre uvaggi macerano con le vinacce del bianco: si ottiene così il colore perfetto. Pare d’essere in un bosco, nonostante la leggera volatile: piccoli frutti rossi che dominano anche il palato, dritto, sincero. Rinvigorito dalla spezia leggera del Marzemino.
Il meglio di questo vitigno, in purezza, lo esprime la vendemmia 2015 di Poiema. Rosso impenetrabile e un naso più fruttato e meno speziato rispetto ai Marzemino di Isera. In bocca splendido equilibrio: amarena, uvetta, lampone, prugna, ma anche mela renetta.
Le note dolci sono dovute al leggero appassimento cui vengono sottoposte le uve per circa 30-40 giorni, per un buon 30%. Uve su cui, in seguito, avviene la rifermentazione della “base”.
Una tecnica con cui Rosi sopperisce ai problemi di maturazione (e dunque di asperità) del Marzemino, donandogli maggiore piacevolezza e facilità di beva, ma senza perdere neppure un minimo di tipicità.
Forse, però, il vero asso nella manica di questo vignaiolo artigiano della Vallagarina è il blend 2013, 2014 e 2015 di Cabernet Franc, in stile “solera”. Naso tipico, bocca di una finezza rara, capace di esprime i sentori caratteristici del vitigno in un sorso aggraziato, posato, allo stesso tempo potente e raffinatissimo.
Le uve provengono più da un clos che da un cru. Il giardino di una villa tutelata dalle Belle Arti, dotato di un terreno di sabbia profonda, quasi da cava. Vinificazione in vasche di cemento a cappello sommerso, dopo una cernita spasmodica delle uve, i primi di ottobre.
Fermentazione spontaea, con il vino nuovo immesso sul “vecchio”, assieme al suo corredo di lieviti vitali, freschi. Un filo di solforosa in botte e il risultato di un’eccellenza rara tra i rossi italiani.
Un livello su cui si assesta anche Esegesi 2013, blend di Cabernet Sauvignon (80%) e Merlot (20%) che si riassume nella massima di Rosi: “Il vino è interpretazione, emozione ed equilibrio”.
“Ma se tornassi indietro – ammette il vignaiolo – non so se rifarei le stesse scelte. Ho sacrificato e sto sacrificando la mia famiglia, i miei tre figli. Io e mia moglie Tatiana siamo partiti da zero, qui. Più ci guardiamo attorno, più ci rendiamo conto che l’errore più grande sia stato quello di non partire”.
In Vallagarina o in Liguria, la battaglia sarebbe rimasta la stessa: “Concentrarsi nel fare vini più buoni degli altri (industria, ndr) facendo crescere nel consumatore la consapevolezza e la conoscenza fondata, tangibile del senso della nostra attività”.
Amare considerazioni per un dolce finale, con lo splendido Marzemino passito 2013: un inno a profumi carezzevoli e finissimi di frutta a polpa rossa e nera, con richiami decisi a datteri e fichi. Corrispondente al palato, dove sfodera un tannino piuttosto vivo.
I MIGLIORI ASSAGGI A VINIFERA FORUM – SALONE DEI VINI ARTIGIANALI ALPINI
Bello vedere tanti giovani a caccia di calici pieni di contenuti e di storie, ancor più che di vino, al Salone dei Vini Artigianali Alpini. Vinifera Forum si è chiusa così, tra sabato 24 e domenica 25 marzo.
Un migliaio gli ingressi alla degustazione che ha visto protagonisti 50 artigiani del vino provenienti soprattutto da Trentino, Alto Adige e Veneto, ma anche da Lombardia, Friuli, Piemonte, Liguria, Slovenia e Austria.
Bello, anzi stupendo, lo scambio con molti vignaioli: tutti meno “ultrà” rispetto a tanti bevitori enofighetti di “vino naturale”. La necessaria rivoluzione culturale del vino italiano, utile ad accompagnare il mercato verso il successo che merita, si favorisce così.
Con eventi di nicchia ma ragionati. Peccato solo per la scarsa adesione di tanti “big” trentini a questo Forum, ampiamente compensata da qualche mostro sacro altoatesino (terra più generosa di quanto possano far presumere certi stereotipi).
Bellissimo vedere produttori affermati come Haderburg, Patrick Uccelli e Martin Abraham sostenere la “causa” di un’associazione di eno appassionati che amano il proprio territorio e le tradizioni: perché questo è l’Associazione di promozione culturale Centrifuga, ideatrice e artefice del programma di Vinifera 2018. Ecco i migliori assaggi.
SPUMANTI 1) Metodo Classico Vsq “Man 283” 2013, Giuliano Micheletti. Dosaggio zero biodinamico, tradotto: Chardonnay dritto al cuore. Suoli calcarei profondi, su argilla, che si esprimono sopratutto in un palato dritto, verticale, sottile, corroborato da una piccola (ma sapientissima) aggiunta di muscoloso Pinot Nero.
Un metodo classico talmente vibrante al naso da sembrare dosato con qualche mistica pozione d’alpeggio. Vino dal rapporto qualità prezzo imbarazzante: 25 euro per portarselo a casa. Chapeau.
2) Metodo Classico Trento Doc Dosaggio Zero “Maso Nero” 2012, Az. Agr. Zeni. Pinot bianco in purezza per questo prezioso sparkling che si discosta dalle caratteristiche usuali trentine, non solo per via della scelta dell’uvaggio.
Prodotto per la prima volta nel 2010, era stato pensato originariamente per essere dosato come Brut, con aggiunta di liqueur. Dagli assaggi, Rudy Zeni e la sua famiglia hanno compreso le potenzialità espresse dal Pinot Bianco. Optando per valorizzarle appieno. Nature, appunto.
Una scelta azzeccatissima, dal momento che il legno utilizzato per metà della fermentazione – seppur di secondo e terzo passaggio – aveva già ammorbidito il sorso, conferendogli un’opulenza perfettamente integrata con le note esotiche mature. Super.
3) Metodo Classico Trento Doc Nature Riserva 2012, Marco Tonini. Un vulcano questo vignaiolo, affabile come la sua batteria di Trento Doc, dall’ottimo rifermentato all’eccellente Riserva che, da poco, ha iniziato a commercializzare (prima la produceva solo per gli amici).
La Riserva Nature 2012 di Tonini è uno di quegli spumanti che vorresti avere sempre in casa: una beva tesa e molto elegante, su note fruttate mature corroborate da ottima vena balsamico-vegetale e minerale.
4) Vino Spumante Brut Nature “Silvo”, Villa Persani. Un Metodo Ancestrale coi fiocchi quello proposto da Villa Persani in una comoda bottiglia da 0,50. “Non solo per discostarlo dai Metodo classico – spiega Silvano Clementi – ma soprattutto perché lo abbiamo pensato come lo spumante perfetto per un aperitivo intimo, per due persone”. Anche il prezzo è ottimo: 8 euro in cantina.
Con Villa Persani siamo a Pressano di Lavis, vicino Trento. L’azienda si è specializzata nell’allevamento di varietà resistenti (Piwi). “Silvo”, di fatto, è un metodo ancestrale con tappo a corona ottenuto da Souvignier gris e Aromera. Bel sorso per questo sparkling dai connotati aromatici, agrumati e minerali.
5) Prosecco Frizzante “Di Fondo”, Bresolin Enrico. Il tipico Prosecco da “shakerare” prima dell’uso, per rimescolare i depositi presenti sul “fondo” e godersi appieno tutto il parterre aromatico. A produrre “Di Fondo” sono tre giovani: Enrico (25), Matteo (26) e Davide (35), nella loro azienda biologica di Maser, sui Colli Asolani.
Bel Prosecco frizzante il loro, capace di risvegliare, dal torpore dei lieviti ammassati alla base della bottiglia, sentori che vanno ben al di là di quelli classici della Glera. E dunque, oltre alla frutta a bacca bianca come la pera Williams, ecco richiami spiccatamente floreali ed erbacei, oltre a una leggera vena di radice di liquirizia.
VINI BIANCHI 1) Pinot Blanc 2015 “Art”, Weingut Martin Abraham. Tutti capolavori assoluti i vini di Martin Abraham, vignaiolo altoatesino tanto schivo quanto pronto a raccontare le sue “creature” con un calore che in pochi riescono a trasmettere.
Questa volta segnaliamo la versione che fa legno del suo Pinot Bianco In Der Lahm, vendemmia 2015, che nasce da una selezione della stessa vigna. Due anni sulle fecce, senza travasi, anche la malolattica in legno nuovo.
Ne risulta un naso ancora un po’ troppo condizionato da questa scelta, che tuttavia guarda al futuro e alla longevità di un’etichetta destinata ad affinarsi ulteriormente nel tempo.
Il palato, invece, è un’esplosione. La componente minerale fa da cornice a richiami fruttati a metà tra l’agrume e la pera. Straordinario l’equilibrio tra la cremosità dell’alcol e le durezze. Il finale, lunghissimo, è tutto giocato sulle spezie, quasi piccanti. Un vino dal valore assoluto.
2) Vino bianco biologico 2016 “Monte del Cuca”, Menti Giovanni. Cambiamo zona e cambiamo radicalmente tipologia di bianco. Con “Monte del Cuca” siamo in Veneto, nella zona di Gambellara.
Si tratta di un 100% uve Garganega, raccolte a mano nella prima metà di ottobre, diraspate e fatte fermentare sulle proprie bucce, senza l’aggiunta di lieviti e senza controllo della temperatura.
Le uve restano in acciaio per circa due anni, prima dell’imbottigliamento, senza filtrazione e senza aggiunta di solfiti. Ne scaturisce un “orange” dal naso tra i più belli dell’intera Vinifera (e non solo). Come rotolarsi in un campo di fiori, alle pendici di un vulcano.
Il suolo fa la sua parte soprattutto al palato, conferendo all’assaggio una struttura verticale. Ma la lunga macerazione regala al contempo grassezza a una beva instancabile. Nel retro olfattivo anche una leggera percezione tannica.
3) Riesling 2012 “Limen Bianco”, Giuliano Micheletti. Oltre al Metodo Classico segnalato sopra, Micheletti conquista il podio anche tra i bianchi, con uno splendido Riesling 2012 che regala sentori di idrocarburo, resina, erbe. Un bianco più che mai vivo, sulla cresta dell’onda anche al palato, dove mostra uno splendido bouquet di frutta matura.
4) Sauvignon Blanc 2014 “Garnellen Anphora”, Tropfltalhof. Più difficile da pronunciare che da apprezzare, il vino in anfora di Tropfltalhof. Siamo a Caldaro, in Alto Adige. La vena agrumata tipica del vitigno non manca. Ma, per il resto, questo è uno di quegli assaggi da conservare nella cartella “Sauvignon Blanc” della memoria. Nome del file: “Eccezioni”.
I 21 mesi in anfore di tre tipi (due spagnole, alla Foradori ma di due produttori diversi, e una toscana) uniti ai 7 complessivi sulle bucce, conferiscono a questo Sauvignon una concentrazione organolettica unica, sia al naso sia al palato. Ottima la scelta di raccogliere all’ultimo la varietà, ottenendo una maggiore pienezza.
La bocca, in particolare, è tesissima. Sul filo di agrumi come lime, e pompelmo che accentuano la salivazione. Seguono spezie, sentori erbacei d’alpeggio e di pietra focaia, prima di un finale caldo. Solo 800 le bottiglie prodotte nella scarna vendemmia 2014, che fanno lievitare il prezzo a 41 euro.
5) Sampagna 2016, I Canevisti. Sampagna è il nome con cui, in dialetto veneto, si identifica la Marzemina bianca. Solo uno dei vitigni autoctoni della zona di Breganze, in Veneto, che il gruppo di amici vignaioli “I Canevisti” sta cercando di recuperare e valorizzare.
Andando oltre alcune punte di volatile, il vino che convince di più al banchetto di Vinifera è la Sciampagna 2016. Il risultato ottenuto con il lavoro su questo vitigno è a dir poco eccezionale.
Un naso infinito, ampio, giocato principalmente sulle erbe e sugli agrumi. Corrispondente al palato, dove sfodera altrettanta ampiezza. Da bere a fiumi, una volta riusciti a staccare il naso dal calice.
VINI ROSATI 1) Rosato di Dolcetto “?” 2017, Forti del Vento. Il nome di fantasia, i due amici Marco Tacchino e Tomaso Armento, devono ancora trovarlo per il loro rosato da uve Dolcetto, vinificato e affinato in anfore di terracotta da 300 litri.
Un rosato di quelli veri, di sostanza. A partire dal colore carico, senza compromessi provenzali. Mille bottiglie prodotte, in totale. Una bella chicca.
2) Riviera del Garda Classico Doc Valtenèsi Chiaretto “La moglie ubriaca” 2017, La Basia. Ha bisogno di ancora un po’ di “bottiglia” questa “moglie ubriaca”. Ma, barcollando, riuscirà certamente ad arrivare in porto: frutto, sostanza e mineralità ci sono tutte. Devono solo raddrizzarsi. E lo faranno entro qualche mese.
Terreni calcarei per dare al verticalità al calice di questa chicca di casa La Basia, azienda agricola condotta grande passione da Davide, Irene, Carla, Giacomo, Emilio e papà Antonio, che hanno preso in mano l’azienda alla morte di mamma Elena.
VINI ROSSI 1) Igt Terrazze Retiche di Sondrio, Pizzo Coca. Elogio alla semplicità. Segnaliamo questo vino per la sua capacità di arrivare al cuore, con grande semplicità. E’ il vino d’entrata (10 euro) di Pizzo Coca, realtà di appena 1,7 ettari vitati, vocata al biologico.
Siamo in Valtellina, uno dei simboli della viticoltura eroica in Italia. Qui, Lorenzo Mazzucconi, con un amico, ha deciso di mettere le radici, di ritorno da diversi viaggi di formazione enologica, in giro per il mondo.
Il monte Pizzo Coca è sullo sfondo dei vigneti e vigila sul futuro di questa combriccola, che ha da poco trovato un locale da adibire a cantina: l’ex latteria del Paese. Tutto attorno i vigneti, a Ponte, Tresivio, Poggiridenti e Montagna in Valtellina.
Il Nebbiolo di questo Igt Terrazze Retiche di Sondrio è lavorato solo in acciaio. Il risultato è un’esplosione tutt’altro che banale di frutto, di una grandissima pulizia. Un vino quotidiano con i contro fiocchi. Avanti così!
2) Piemonte Doc Albarossa 2013 “Altaguardia”, Forti del Vento. Torniamo in Piemonte, di nuovo a casa di Forti del Vento a Castelletto d’Orba, in provincia di Alessandria. Tra i rossi presenti a Vinifera Forum, infatti, spicca l’Albarossa 2013 “Altaguardia”.
Albarossa è il nome del vitigno frutto dell’incrocio tra Barbera e Nebbiolo. Un concentrato di Piemonte, insomma, reso possibile dell’ampelografo Giovanni Dalmasso. “Altaguardia” 2013 è un rosso ancora giovanissimo, ma di grande prospettiva.
Nel calice, evidente la “lotta” tra l’acidità intrinseca al vitigno e richiami vagamente surmaturi, più che concessi visto l’equilibrio raggiunto. Due, tremila bottiglie l’anno per l’Albarossa di Forti del Vento, allevata a un’altezza di 7-800 metri. Da comprare oggi e tenere in cantina.
3) Sorni Rosso Trentino Dop 2015 “Grill”, Eredi di Cobelli Aldo. Avete presente il Teroldego? Ma sì, quel rosso trentino che spesso comprate al supermercato. Ecco, scordatevelo. Il vitigno Teroldego è la base ampelografica della Dop Sorni.
E la Eredi di Cobelli Aldo lo interpreta alla sua maniera. Splendidamente. Le viti affondano le radici in terreni di gesso, che conferiscono al calice una mineralità spiccata.
Un Teroldego dall’ossatura ben definita, che non manca di sfoderare, al palato, un tannino austero e un frutto perfettamente delineato, pulito. Un altro grande vino di prospettiva, che incarna alla perfezione il senso di questo Salone dei Vini artigianali alpini.
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Le esportazioni di vino italiano Cina hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro grazie all’aumento del 29% del 2017. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat divulgata in occasione della presentazione della edizione 2018 del Vinitaly che ha evidenziato lo spostamento ad est della mappa dei consumi di vino. L’Italia tuttavia – sottolinea la Coldiretti – resta al quinto posto nella lista dei principali esportatori di vino in Cina guidata dalla Francia con un valore di circa un miliardo di euro.
Per effetto di una crescita ininterrotta nei consumi la Cina – precisa la Coldiretti – è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi. Si tratta dunque di un mercato strategico per l’Italia che nel 2017, per effetto di un aumento del 6%, ha raggiunto il record di circa 6 miliardi nelle esportazioni di vino, che tuttavia restano concentrate – conclude la Coldiretti – per oltre il 90% sui mercati dell’Europa e del Nord America.
Uno dei temi che sarà affrontato dalla Coldiretti al Vinitaly dove è presente nello stand al Centro Servizi Arena – stand A, tra il padiglione 6 e 7 dal 15 al 18 aprile.
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Venerdì 22 giugno 2018 torna l’undicesima edizione della Vespaiolona, la rassegna notturna della Breganze Doc con degustazioni e intrattenimento nelle cantine. La manifestazione prende il nome dal Vespaiolo, il vino tipico della zona di Breganze e della Pedemontana Vicentina.
IL PROGRAMMA Nella notte più corta dell’anno 12 cantine della DoC Breganze apriranno le loro porte per ospitare le migliaia di appassionati e tutti coloro che vogliono conoscere meglio questo territorio ed i suoi prodotti tipici. In ogni cantina oltre ai vini in degustazione, saranno proposti abbinamenti gastronomici e spettacoli d’intrattenimento.
Sarà a disposizione un servizio di bus navetta che dalla centrale Piazza Mazzini porterà alle diverse cantine e viceversa. Sarà bloccato il traffico privato. Il tutto all’insegna del bere consapevole.
LE AZIENDE PARTECIPANTI Le Cantine che partecipano a questa edizione sono: Bonollo Giuseppe, Cà Biasi di Dalla Valle Innocente, Cantina Beato Bartolomeo da Breganze, Col Dovigo, IoMazzucato, La Costa, Le Colline di Vitacchio Giampietro, Le Vigne di Roberto, Maculan, Miotti Firmino, Transit Farm, Vigneti dell’Astico e Vitacchio Emilio.
COME PARTECIPARE Per motivi di sicurezza, la partecipazione alla Vespaiolona è a numero chiuso (4500 partecipanti al massimo) riservata ai possessori del kit-pass, composto da calice di degustazione, vademecum delle cantine aderenti e portabicchiere, che serve anche da lasciapassare per accedere alle stesse. Prevendite on line a partire dal 6 giugno.
VEPAIOLONA IN BREVE:
Quando: venerdì 22 giugno 2018
Dove: Cantine della DOC Breganze (VI)
Orario: dalle 19.30 di venerdì 22 alle 02.00 di sabato 23 giugno
Parcheggio: gratuito
Costo: 25 € comprensivo di bus navetta per le cantine, bicchiere, tracolla portabicchiere, pass e sei assaggi di vino DOC Breganze. Non verranno somministrati alcolici ai minori di 18 anni, per i quali non è richiesto l’acquisto del kit-pass.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Un Vinitaly nel segno del rosa per il Consorzio di tutela del vino Bardolino che nel suo stand (Pad. 4 – Stand G3) proporrà i vini di cinque territori nei quali storicamente si producono vini rosati da uve autoctone.
I DETTAGLI
Dal 15 al 18 aprile alla fiera di Verona si potranno così conoscere e degustare oltre al Chiaretto di Bardolino, prodotto sulla sponda veneta del lago di Garda prevalentemente da uva Corvina Veronese, il Valtènesi Chiaretto (sulla sponda lombarda dello stesso lago, principalmente da uve Groppello).
Ma anche il Cerasuolo d’Abruzzo (da uve Montepulciano), il Salice Salentino Rosato (in Puglia, da uve Negroamaro) e il Castel del Monte Rosato (sempre in Puglia, con Bombino Nero e Uva di Troia). In tutto saranno circa 60 i vini in assaggio.
Il territorio di Bardolino conferma ancora una volta la volontà di puntare sul Chiaretto, il rosé da sempre prodotto in riva al lago di Garda, che dal 2014 ha conosciuto un deciso rilancio con la decisione di proporre un vino dal colore rosa molto tenue, più agrumato e floreale.
È stata la Rosé Revolution. Una rivoluzione che ha portato anche lo scorso anno ad aumentare del 12% le vendite di Chiaretto, giunto a 9,5 milioni di bottiglie: ormai nella zona quasi 4 bottiglie su 10 sono rosé.
“Stiamo vivendo un momento particolarmente felice per i vini rosati – spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio del Chiaretto di Bardolino – con un’esplosione dei consumi a livello internazionale. È solo facendo sistema tra i diversi territori italiani che hanno una consolidata tradizione nella produzione di vini rosati da uve autoctone che potremo proporre in modo convincente il nostro paese sui mercati mondiali. È questa l’idea che accomuna il mondo del Chiaretto di Bardolino e i Consorzi del Valtènesi, del Cerasuolo d’Abruzzo, del Salice Salentino e del Castel del Monte”.
Gli stessi vini saranno i protagonisti di due degustazioni gratuite aperte al pubblico martedì 17 aprile in Sala Argento2 (piano -1 Palaexpo ingresso A2), la prima alle ore 11 e la seconda alle ore 15, entrambe condotte dal giornalista Angelo Peretti, direttore di The Internet Gourmet, insieme con i rappresentanti dei cinque Consorzi di tutela. Verranno proposte due etichette per ciascuna denominazione e per ribadire ancora una volta la collaborazione tra i diversi territori. Le prenotazioni vengono raccolte dal Consorzio Valtènesi all’indirizzo email info@consorziovaltenesi.it.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Veneto protagonista dei volantini del vino in promozione al supermercato a Pasqua. Perché le feste sono il momento ideale per le bollicine.
Tradotto: it’s Prosecco time. Numerose etichette in offerta in tutte le catene. Con effetto “livella prezzo” tra Doc e Docg.
Spazio anche per chi volesse andare “controcorrente”, a cui suggeriamo un aperitivo a base del Metodo Classico da Nerello Mascalese Capovero, bollicina Made in Sicily firmata Madaudo, in offerta ad un ottimo prezzo negli store Iperal. Catena che, fino al 4 aprile, è la migliore in termini di ampiezza dell’offerta: dall’ottima selezione della Valtellina (terra in cui il gruppo di Sondrio gioca in casa) scendendo giù per lo Stivale.
Oltrepo’ Pavese in ombra, Toscana non particolarmente presidiata, abbandonati sui volantini i max formati, il rosso per il pranzo di Pasqua è decisamente delle Cantine San Marzano.
I vini della linea Notte Rossa sono in offerta un po’ dappertutto ad un prezzo eccellente, mediamente di 3,49 euro. Un vino popolare, tra i più letti sul nostro portale. E per rimanere in zona Puglia, se è il bianco che colorerà le vostre tavole, vi riproponiamo anche la scheda del Fiano Igt Notte Rossa.
Un piacevole suggerimento dagli scaffali Conad: il Lambrusco La Brusca Lini 910, taglio prezzo non particolarmente competitivo, ma vino un passo avanti a molti altri e davvero godibile.
Altro appunto: fare scorta, sempre al Conad, del Terre Sicilane Frappato Syrah Gurgò di Cantine Paolini. Prezzo davvero super. Infine di nuovo in Puglia con Esselunga, per riempire il carrello del Primitivo di Manduria San Gaetano dell’altro colosso Cantina Due Palme. Ma ecco l’analisi delle maggiori insegne.
Fino al 2 aprile
Prosecco Doc Extra Dry Cinzano: 3,49 euro [usro 3]
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Amor di Vigna: 4,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, La Gioiosa: 5,29 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Millesimato Docg Rive di Colbertaldo, Cà Val: 5,59 euro (4 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Mionetto: 6,29 euro (3,5 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo d’Abruzzo Doc I Solchi, Citra: 1,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola/Syrah/Catarratto Igt, Madaudo: 2.39 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc, Terre Sovrane: 3.29 (3 / 5)
Chianti Doc, Ruffino: 3,49 euro (3 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora, Cecchi: 4,49 euro (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Soave Classico Doc / Bardolino Classico, Araia: 2,49 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Cantina di Gallura: 3,89 euro (4 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc /Rosè di Alghero Doc, Sella&Mosca: 3,99 euro (3,5 / 5)
Negramaro / Primitivo /Fiano Salento Notte Rossa, San Marzano: 3,49 euro (4,5 / 5)
Corvo Bianco e Rosso BiPack (con calice Bormioli): 8,69 euro (4 / 5)
Sauvignon Doc/Ribolla Gialla Igt/Pinot Grigio / Friulano Doc, Santa Caterina Collio: 4,99 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer/Sauvignon, Cantina Produttori Bolzano: 6,99 euro (4 / 5)
Spumante Trento Doc, Rotari: 6,79 euro (4,5 / 5)
Prosecco Brut I like Prosecco, Tosti: 3,99 euro (4 / 5)
Champagne Premier Cru, Pointillart: 19,90 euro (3,5 / 5)
Asti Docg, Martini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blanc, Cortepiana: 2,99 euro (2,5 / 5)
Spumante Rocca dei Forti Togni: 2,29 euro (1 / 5)
Spumante Passerina, Colle Quiete: 2,89 euro (3 / 5)
Spumante Muller Thurgau Brut, Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Asti Docg, Cinzano: 4,99 euro (3 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg, Cinzano: 6,49 euro (3 / 5)
Fino al 2 aprile
Spumante Trento Doc, Rotari: 6,93 euro (4,5 / 5)
Spumante Brut o Dolce, Rocca dei Forti: 1,99 euro (1 / 5)
Spumante Muller Thurgau Dolomiti Igt, Cavit: 3,28 euro (3,5 / 5)
Monferrato Doc, I somelieri: 2,55 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba, Duchessa Lia: 2,98 euro (3 / 5)
Valpolicella Classico, Villa Borghetti: 2,98 euro (3,5 / 5)
Primitivo Notte Rossa, Cantine San Marzano: 3,49 euro (4,5 / 5)
Fino al 2 aprile
Prosecco Superiore Docg, Terre d’Italia: 6,29 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Bolla: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,69 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Treviso, Signoria dei Dogi: 3,49 euro (3 / 5)
Asti Spumante Docg, Tosti: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg, Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg, Tosti: 4,99 euro (3 / 5)
Chardonnay/Verduzzo/Sauvignon/Pinot Rosa Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Negroamaro / Primitivo / Fiano Notte Rossa: 3,99 euro (4,5 / 5)
Barbera Colli Piacentini, Vicobarone: 2,49 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc, Bonelli: 3,19 euro (4 / 5)
Spumante Gancia Brut/Dolce: 2,59 euro (3 / 5)
Pinot di Pinot Gancia (3×250 ml): 3,79 euro (3 / 5)
Pinot di Pinot Gancia / Rosè: 3,99 euro (3 / 5)
Fino al 2 aprile
Spumante Metodo Classico Brut, Ferrari: 8,40 euro (5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 19,90 euro (4 / 5)
Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg, Tenimenti Dogali: 4,80 euro (3,5 / 5)
Spumante Sergio Mionetto: 7,29 euro (3,5 / 5)
Spumante Asti Docg, Martini: 4,49 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio Trentino Doc, Cavit: 3,58 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer, Santa Maddalena Bolzano: 7,20 euro (4 / 5)
Est Est Est di Montefiascone: 2,98 euro (3 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Aghera Sarda: 4,70 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg, Casaniere: 3,99 euro (3 / 5)
Passerina Offida Docg, De Angelisi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Frizzante, Piani Castellani: 2,99 euro (3 / 5)
Muller Thurgau, Santa Margherita: 4,40 euro (4 / 5)
Soave Classico Doc, Cadis Fittà: 4,80 euro (3,5 / 5)
Fiano Di Avellino Docg o Greco di Tufo Docg: 7,80 euro (4 / 5)
Sicilia Doc Seligo Settesoli: 4,58 euro (4 / 5)
Trentino Doc Lagrein Rosato, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Frappato Syrah Gurgò Cantine Paolini: 3,19 euro (5 / 5)
Chianti Docg Castellina, Cecchi: 3,60 euro (3,5 / 5)
Rosso Toscana Igt Santa Cristina, Antinori: 5,50 euro (4 / 5)
Gutturnio Doc, Valtidone: euro 2,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco, La Brusca Lini 910: 3,70 euro (5 / 5)
Valpolicella Doc Ripasso, Tommasi: 10,90 euro (4 / 5)
Fragolino Rosso, Duchessa Lia: 3,20 euro (3 / 5)
Fino al 31 marzo
Sauvignon, Forchir: 4,30 euro (4 / 5)
Vermentino di Sardegna, Dolianova: 2,57 euro (3,5 / 5)
Lugana, Cesari: 6,32 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau, Cantina di Bolzano: 4,89 euro (3,5 / 5)
Lambrusco, Cavicchioli: 1,79 (3,5 / 5)
Cabernet / Merlot, Cantina di Caldaro: 4,79 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Mantellassi: 3,95 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria San Gaetano, Cantina Due Palme: 3,12 euro (5 / 5) Barolo Docg, Sette Cascine: 11,90 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria, Cantine Pellegrino: 4,79 euro (4 / 5)
Asti Docg, Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg, Cantina Produttori Valdobbiadene: 4,73 euro (3,5 / 5)
Fino al 3 aprile
Prosecco Docg Carpenè Malvolti (3x200ml): 7,90 euro (4 / 5)
Spumante Trento Doc Rosè, Ferrari: 8,50 euro (5 / 5)
Lugana Doc, Cantina di Negrar: 7,49 euro (4 / 5)
Valpolicella Ripasso, Sartori: 6,50 euro (4 / 5)
Pinot Bianco/Sauvignon, Maschio: 2,79 euro (3 / 5)
Verduzzo Igt Frizzante, Col Mesian: 1,98 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc, Barone Stabilini: 5,49 euro (3 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc, Mezzacorona: 4,30 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (3 / 5)
Merlot Grave, Le Vie dell’Uva: 2,59 euro (3 / 5)
Cannonau, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano D’Abruzzo, Le Vie dell’Uva: 2,19 euro (2,5 / 5)
Pinot Bianco Alto Adige Doc, Le Vie dell’Uva: 7,40 euro (3,5 / 5)
Gewurztraminer, Le Vie dell’Uva: 5, 69 euro (3,5 / 5)
Vino Soave, Le Vie dell’Uva: 2,49 euro (2,5 / 5)
Ribolla Gialla, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (2,5 / 5)
Trebbiano d’Abruzzo, Le Vie dell’Uva: 1,98 euro (1 / 5)
Prosecco Millesimato, Le Vie dell’Uva: 3,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Nero, Col Mesian: 3,45 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut, Rocca dei Forti: 2,98 euro (1 / 5)
Spumante Asti, Cinzano: 4,50 euro (3 / 5)
Spumante Prosecco Doc, Sant’Orsola: 4,75 euro (3,5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm : 19,90 euro (4 / 5)
Moscato ValleBelbo: 1,99 euro (1 / 5)
Fino al 4 aprile
Valtellina Superiore Docg Sassella / Grumello / Valgella, Nera: 7,10 euro (3,5 / 5)
Sforzato Docg, Nera: 17,99 euro (4 / 5)
Valtellina Superiore Docg Valgella, Bettini : 6,75 euro (4 / 5)
Valtellina Docg, Bontà delle Valli : 6,90 euro (3,5 / 5)
Sfursat Docg, Bontà delle Valli: 15,75 euro (3,5 / 5)
Fragolino Rosso, Duchessa Lia: 3,20 euro (3 / 5)
Prosecco Doc, Zonin: 4,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Brut/Saten, VillaCrespia: 13,50 euro (4 / 5)
Spumante Prosecco Extra Dry, Canel: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Superiore Docg, Canel: 5,45 euro (3,5 / 5)
Spumante Trento Doc, Rotari: 7,60 euro (4 / 5)
Spumanti Dorè o Rosè Extra Dry, Valtidone: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Metodo Classico Brut Perlage, Valtidone: 7,20 euro (3,5 / 5)
Spumante Pignoletto Doc, Valtidone: 3,50 euro (3,5 / 5)
Spumante Greco di Tufo Doc, Feudali: 4,90 euro (3,5 / 5)
Spumante Capovero Madaudo Brut o Rosè: 9,90 euro (5 / 5)
Spumante Bosca Anniversary Brut o Dolce: 2,25 euro (1 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,50 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Bosca Five Stars: 4,90 euro (3 / 5)
Rosso di Valtellina Dop, Bontà delle Valli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Oro Riserva, Piccini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Marcello Grand Cru: 5,45 euro (4 / 5)
Rosso Di Montepulciano Sabazio, La Braccesca: 6,90 euro (4 / 5)
Vini Del Sannio Dop Falanghina / Greco / Aglianico: 4,20 euro (3 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Cavicchioli secco o amabile: 3,40 euro (3 / 5)
Barbera Docg o Dolcetto Doc, Vini Conti Buneis: 4,15 euro (3,5 / 5)
Ortrugo/Gutturnio/Bonarda secco o amabile, Viti & Vini: 2,70 (3 / 5)
Malvasia dolce o secca/Barbera Viti & Vini: 2,70 euro (2,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda amabile o secca/
Barbera/Sangue di Giuda/Buttafuoco/Pinot Nero/Riesling Vie del Canto: 2,80 euro (2,5 / 5)
Vino Lancers Bianco/Rosè: 3,55 euro (3 / 5)
Chianti/Montepulciano/Primitivo Salento/Pinot Grigio Igt, Natale Verga: 2,15 euro (2,5 / 5)
Rosso Toscana Igt Santa Cristina, Antinori: 5,75 euro (4 / 5)
Valpolicella Doc, Duca del Frassino: 4,95 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg, Duca del Giglio: 14,90 euro (3,5 / 5)
Rosso Conero Doc O Verdicchio Castelli di Jesi, Il Picchio: 3,25 euro (3,5 / 5)
Moscato Giallo/Pinot Nero/Muller Thurgau/Teroldego/
Marzemino/Gewurztraminer Mastri Vernacoli Cavit: 4,19 euro (3,5 / 5)
Valdadige Doc Terre Fredde Bianco/Rosso/Rosato: 2,50 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola/Catarratto Organic Bio, Natale Verga: 3,99 euro (3 / 5)
Falanghina Doc/Greco di Tufo Docg/Fiano di Avellino Docg Borgo San Michele: 5,90 euro (4 / 5)
Taurasi Docg, Borgo San Michele: 9,50 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Le Chiantigiane: 5,50 euro (3,5 / 5)
Chianti Colli Fiorentini Docg, Uggiano: 3,75 euro (3,5 / 5)
Grechetto dei Colli Martani Doc, La Custodia: 4,75 euro (3,5 / 5)
Sagrantino di Montefalco Docg, La Custodia: 14,90 euro (4 / 5)
Rosso di Montefalco, La Custodia: 7,50 euro (4 / 5)
Rosso dell’Umbria, Vocante: 3,75 euro (3,5 / 5)
Sforzato Doc Canua, Sertoli Salis: 24,50 euro (5 / 5)
Cirò Rosso o Rosato Caparra&Siciliani: 3,50 euro (4 / 5)
Cirò Classico Superiore Volvito, Caparra&Siciliani: 6,45 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria Dop, Notte Rossa: 5,49 euro (3,5 / 5)
Soave Classico/Bardolino Classino, Zonin: 3,49 euro (3 / 5)
Valpolicella Ripasso, Sartori: 6,49 euro (4 / 5)
Moscato di Sicilia/Zibibbo Igt Ivam: 3,95 (3 / 5)
Recioto di Soave Docg, Cadis: 8,50 euro (3,5 / 5)
Fino al 2 Aprile
Prosecco Doc Valdo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Dolce o Brut Gancia: 2,29 euro (3 / 5)
Spumante Muller Thurgau Dolomiti Igt, Cavit: 3,19 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau o Durello Brut Gran Cuvèe Maximilian I: 2,90 euro (2,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc C’era una Volta, Guarini: 3,95 euro (4 / 5)
Toscana Igt Remole, Frescobaldi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg o Vino Frizzante, Mionetto: 5,99 euro (3,5 / 5)
Chardonnay o Pinot Rosa Veneto, Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Notte Rossa Vini Igp, San Marzano: 3,49 euro (4 / 5)
Vini Igp / Dop, Citra: 3,49 euro (3,5 / 5)
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Un abbraccio che non mente. Ti attira forte a sè, ti stringe, ti coccola e ti infonde subito uno stato di calma, beatitudine. E’ quanto succede con un calice di Collio Doc Merlot Redmont, imbottigliato all’origine dalla società agricola Ferruccio Sgubin di Dolegna del Collio. Basta un piccolo sorso per capire perchè.
LA DEGUSTAZIONE Rosso rubino intenso, il Collio Doc Merlot di Ferruccio Sgubin si mostra subito ricco e sontuoso al naso che si sviluppa tra dolci note di frutti neri in confettura, un sottofondo speziato e piacevoli sbuffi dolci di vaniglia che carezzano l’olfatto. Si presagisce una beva morbida ed avvolgente.
E non tradisce: sorso vellutato complice un tannino setoso che dà pienezza alla beva. Davvero piacevole, ha una buona persistenza al retronasale. Profondo e “leggero”, ma non in discordanza. Profondo in quanto pieno, leggero con la sua seducente grazia che sottrae dalla (talvolta) pesantezza della modernità.
LA VINIFICAZIONE Prodotto con uve Merlot in selezione massale/clonale da terreni di pianura alluvionale con depositi di marna in superficie ad una altitudine di 95 m s.l.m. I vigneti allevati a guyot sono esposti ad ovest. La densità per ha è di 4000 viti, l’anno di impianto 1967 – 2000.
Le uve vengono raccolte sulla base dell’analisi sensoriale degli acini nel periodo pre-vendemmiale: si ricerca la massima maturazione delle bucce e dei tannini. Il Collio Merlot Redmont fermenta a temperatura controllata di 26°C. Permane sulle sue bucce per un periodo di 20 giorni durante il quale viene favorita l’estrazione di colore e struttura mediante semplici follature manuali. Successivamente affina in piccoli fusti di rovere di 500 l dove svolge la fermentazione malolattica per un periodo di 14-16 mesi, al termine del quale viene imbottigliato senza filtrazione per preservare al massimo l’integrità. Si affina in bottiglia per almeno 4 mesi.
L’azienda agricola Ferruccio Sgubin nasce nel 1960 a Dolegna del Collio, località Mernico. Produce vini nel Collio come Merlot, Cabernet Franc, Pinot Bianco, Sauvignon, Friulano e Ribolla
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La fine della Fiera. Qualcuno ha parlato di un ProWein in tono minore.
Io, invece, ho visto tre Fiere diverse
Con i padiglioni francesi che pullulavano di gente coinvolta sia dalle grandi eccellenze presenti che dalla meravigliosa immagine di Paese.
Un’immagine che trapelava dall’allestimento, dove il tricolore transalpino la faceva da padrone.
I padiglioni di altri grandi paesi produttori come la Spagna, che attiravano i visitatori con un vero total look improntato sulla loro bandiera.
E poi i nostri padiglioni, una disordinata accozzaglia di territori che guardano ciascuno al proprio orticello.
Il tricolore spuntava timidamente solo in qualche rara installazione
Quando ci confrontiamo direttamente con gli altri è evidente la nostra incapacità di comunicare il nostro sistema Paese. Il risultato di questa incapacità, in queste occasioni, si traduce soprattutto sui piccoli produttori delle zone meno celebrate del vino italiano.
Che, per chi non lo avesse ancora capito, rappresentano la maggior parte di un labirinto vinicolo di più di 500 denominazioni come quello di casa nostra. E la cui incapacità di raccogliere risultati non deriva solamente da limiti organizzativi propri.
E’ evidente che l’agenda di fiere come queste vada organizzata minuziosamente mesi prima della manifestazione per portare a casa un risultato. Non si può certo sperare, come negli anni ’80, che in una Fiera da 6000 espositori qualcuno si fermi al tuo stand per caso e ti faccia chiudere il deal della vita.
Ma e’ altrettanto vero che un sistema che comunica le sue eccellenze in modo ottimale aumenta le possibilità di relazioni per tutti (in questo senso il caso francese e’ emblematico). Comunicare l’esperienza di un Paese unico come il nostro e’ fondamentale soprattutto nel momento in cui la concorrenza internazionale e’ sempre più forte e organizzata.
L’unica ricetta possibile in questo senso è quella di fare sistema
Come? Rispolverando massivamente il nostro caro vecchio tricolore e smettendola di anteporre gli interessi locali e individuali al business collettivo
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ROMA – Uno stand alla 52a edizione di Vinitaly – “Salone internazionale dei vini e dei distillati” di Verona, dal 15 al 18 aprile. Se lo contenderanno le cantine in lizza a War of Wineries, il programma in onda su Real Time da domenica 25 marzo. Canale 31 del digitale terrestre.
Una sfida in sei puntate condotte da Francesca Forti, in cui non sarà mai giudicato il vino dei concorrenti ma le loro capacità imprenditoriali. Assieme a passione, coraggio e conoscenza del mondo vinicolo.
“Prove ardue” quelle che attendono i concorrenti, sotto l’occhio vigile di 3 giudici del settore (Mario Benedetto, Barbara Tamburini e Luciano Mallozzi) e di 3 chef stellati a rotazione. L’obiettivo è dunque quello di “portare alla luce il patrimonio vitivinicolo italiano noto in tutto il mondo per la sua qualità, genuinità e professionalità”.
“Gli otto viticoltori – assicura la produzione Io Tu Production Srl – potranno raccontare il loro lavoro, le tradizioni di famiglia passate di generazione in generazione, i segreti, le scelte, le difficoltà, le lotte contro il clima avverso e i sacrifici per ottenere un vino sempre più unico ed eccellente”.
“Il programma – evidenzia in una nota la Fondazione Italiana Sommelier – ha preso forma anche grazie alla collaborazione della Fis, che ha messo in campo alcuni dei suoi ‘pezzi’ migliori. I nostri Luciano Mallozzi e Barbara Tamburini sono rispettivamente Docente Master e Wine Maker di chiara fama, nomi e volti molto noti nel panorama vinicolo italiano e internazionale”.
“I due hanno partecipato alla costruzione del programma – continua la Fis – ideando per i concorrenti enigmi da risolvere, domande tecniche, prove pratiche da superare. Insomma, la trasmissione si snoda tra gare e tranelli decisamente divertenti che sapranno appassionare anche i non addetti ai lavori”.
LE CANTINE IN LIZZA
In gara a War of Wineries, letteralmente “Guerra tra cantine”, ci sono Marianna e Pietro Colosi di Cantine Colosi (Giammaro, Sicilia); Giovanni De Napoli di Terre di San Vito (Polignano a Mare, Puglia); Violante Gardini della cantina Donatella Cinelli Colombini (Montalcino, Toscana) forse la più favorita, in termini di popolarità; Davide Luisa di Tenuta Luisa (Mariano del Friuli, Friuli Venezia Giulia).
Poi Andrea Pandolfo di Cantine Sant’Andrea (Terracina, Lazio); Giuseppe Rossetti di Tenuta Rossetti (Paduli, Campania); Luciana Sabino di Antiche Cantine Migliaccio (Isola di Ponza, Lazio); Davide Zoppi di Ca’ du Ferra’ Farm e Relax (Bonassola, Liguria). Già aperte le candidature per la prossima edizione del programma.
LE DATE DELLE PUNTATE
Già cadenziate le puntate: si parte domenica 25 marzo con una doppietta (prima e seconda puntata, alle 12.20 e alle 12.50). Si prosegue con la terza e la quarta puntata di War of Wineries il 1 aprile (ore 12.20 e 12.50). Per chiudere l’8 aprile con le puntate finali, in cui sarà decretato il vincitore di questo originale “talent” (ore 12.20 e 12.50).
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Proviene da Radda, la capitale dell’antica Lega del Chianti il Chianti Classico Docg Monteraponi oggi sotto la nostra lente di ingrandimento.
Una località storica e una denominazione che di fatto ha più di 300 anni di storia da cui nasce questo vino giovane e leggero, in calzoni corti, ma di ottima fattura!
La Lega del Chianti nacque a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, quando la lotta tra Guelfi e Ghibellini era in pieno vigore.
Era una circoscrizione di città rurali, dette Popoli, concepita inizialmente con compiti prevalentemente di tutela dell’ordine pubblico e di difesa dei diritti dei popolari di fronte ai soprusi dei magnati, ma con il passare degli anni acquisì compiti sempre più amministrativi.
Era costituita da settanta Popoli ed era divisa in tre “Terzieri”, facenti capo alle tre più importandi località: Radda (che ne divenne il capoluogo), Castellina e Gaiole.
Il primo statuto risale al 1384, e la lega rimase tale fino al 1774 quando il Granduca Pietro Leopoldo la sciolse creando i tre comuni attuali. Lo stemma della Lega del Chianti era un gallo nero su fondo oro, stemma che diventerà il simbolo del Chianti Classico.
Tra i compiti della Lega del Chianti c’era anche la tutela del vino locale, tanto che Cosimo III de’ Medici, Granduca di Toscana, nel 1716 stabilì che i tre villaggi della Lega del Chianti più Greve in Chianti, erano gli unici territori autorizzati alla produzione, territori che ancora tutt’oggi coincidono con quello della denominazione “Chianti Classico Docg”, da non confondersi con la denominazione “Chianti Docg”, di concezione più recente.
Nel 1930 infatti il governo italiano, per far fronte alle crescenti richieste di vino Chianti, ampliò la zona di produzione a nord di Firenze e a Sud di Siena, oltre che in aree delle provincie di Pisa, Pistoia e Prato.
LA DEGUSTAZIONE
Il Chianti Classico Docg Monteraponi sprigiona giovinezza alla vista. Il rosso è ancora di un bel rubino luminoso e solo sull’unghia mostra l’incedere del tempo virando al granato. Un ottimo inizio!
Al naso inizialmente è chiuso, si percepiscono solo piccoli frutti rossi ancora piuttosto freschi come ribes e lampone e le note sono tutte sussurrate. Ma con il passare del tempo ecco emergere in sottofondo il legno con la sua speziatura dolce, e poi note di sottobosco e di terra, fino a evocare un lontano ricordo balsamico.
In bocca entra teso, giovane, di medio corpo. Non sembra affatto un vino di ormai quattro anni. Il tannino è molto morbido, integrato, levigato. Al retronasale torna la nota terrosa e anche leggermente ematica. Equilibrato, intenso e di buona lunghezza, termina con una nota amarognola e leggermente acidula che ricorda la buccia dell’uva.
LA VINIFICAZIONE
Il Chianti Classico Monteraponi è 95% Sangiovese e 5% Canaiolo da agricoltura biologica. La vinificazione avviene spontaneamente in vasche di cemento vetrificato, senza controllo di temperatura e senza aggiunta di lieviti selezionati.
Dopo una lunga macerazione sulle bucce (25 giorni), fermentazione alcolica e malolattica, invecchia in botti di Slavonia per 16 mesi più un ulteriore mese di decantazione in cemento. Non viene né filtrato né chiarificato.
L’azienda agricola Monteraponi prende il nome dall’antico borgo medievale situato sul poggio omonimo, appartenne al Conte Ugo Marchese e governatore di Toscana sulla fine del X secolo
e distante non più di qualche chilometro dalla capitale della Lega del Chianti, Radda.
Dei 200 ha sui quali si estende l’azienda agricola, solo 20 sono destinati alla coltivazione, 12 a vigneto e 8 a uliveto. Il resto è una distesa di boschi centenari di querce e castagni che isolano e proteggono la proprietà.
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Quale sarà il vino toscano più forte? A decretarlo non sarà una degustazione di esperti, ma un torneo di tennis. Le principali denominazioni vitivinicole della Toscana si sfideranno infatti nel primo MTV Tennis Open in programma il prossimo 5 maggio al Circolo Tennis Vico Alto di Siena.
L’evento, promosso dal Movimento Turismo del Vino Toscana, è nato da un’idea di alcune cantine socie appassionate di tennis con l’obiettivo da un lato di poter legare la cultura del vino allo sport, dall’altro per dare inizio a un “circuito” che presto potrebbe interessare i circoli tennistici delle zone vitivinicole della Toscana per poi estendersi a tutto il territorio nazionale.
«Vino e sport sono un connubio possibile – spiega il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana, Violante Gardini – perché per entrambe le discipline occorre dedizione, impegno, passione, ma soprattutto perché insieme possono creare un sistema più forte per comunicare la cultura della salute che si ritrova certo nell’attività fisica, ma anche nelle proprietà organolettiche dei nostri vini».
IL TORNEO
Per la prima edizione il Movimento Turismo del Vino Toscana ha scelto come partner organizzativo l’avveniristico circolo tennis “Vico Alto” di Siena, sede di grande prestigio immersa non a caso nei vigneti di Chianti Classico, con vista privilegiata sulla città del Palio.
A sfidarsi saranno come detto le principali denominazioni del vino toscano, rappresentate da produttori e collaboratori delle cantine socie del Movimento che per l’occasione si vestiranno da tennisti.
Ogni squadra disputerà degli incontri secondo il regolamento della Federazione italiana tennis (Fit) fino a creare una classifica che alla fine della giornata decreterà la denominazione che avrà vinto il primo MTV Tennis Open. Il regolamento del torneo prevede la partecipazione di tesserati Fit agonisti e non agonisti inclusi nel livello di gioco entro il 4.1 da n.c.
IL PROGRAMMA
Il 5 maggio dalle ore 10 alle ore 17 si disputeranno le sfide tra denominazioni nei due campi centrali del circolo tennis Vico Alto. Durante le partite il Movimento Turismo del Vino Toscana organizzerà un banco di degustazione con alcune delle etichette delle cantine socie che potranno essere degustate dal pubblico che potrà partecipare gratuitamente alla giornata.
Le stesse etichette saranno servite in omaggio degustazione anche ai clienti del ristorante del circolo Vico Alto. Alle ore 18 è prevista la premiazione che vedrà eleggere la Docg toscana vincitrice su terra rossa. Il regolamento e il programma saranno presto disponibili sul sito www.mtvtoscana.it
L’Associazione Movimento Turismo del Vino Toscana è un ente non profit che raccoglie circa 100 fra le più prestigiose cantine del territorio, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica.
Obiettivo dell’associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole, da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità.
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Sequestrati circa 5 quintali di liquori e succhi a base di limone ed agrumi, 13 quintali di prodotti vari, 112.420 uva prive di rintracciabilità, denunciate 2 persone e riscontrate varie infrazioni amministrative. Proseguono in controlli ad ampio raggio da parte del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare.
A seguito del controllo di 30 aziende dislocate sul territorio nazionale, l’attività ha portato alla contestazione di svariate anomalie amministrative nell’ambito dell’etichettatura e della rintracciabilità giungendo al sequestro di 109.000 uova per carenza di elementi utili per risalire alla provenienza del prodotto in provincia di Campobasso e 3 quintali di latte di bufala privi di rintracciabilità e denunciata 1 persona per irregolare esercizio dell’attività produttiva in provincia di Avellino.
In provincia di Napoli sono state sequestrate 95 bottiglie contenenti limoncello poiché mancanti degli elementi essenziali per risalire alla provenienza del prodotto; a Sorrento (NA) 1 quintale circa di succo di limone congelato sprovvisto di elementi relativi alla rintracciabilità, ed in provincia di Salerno 4 quintali di limoncello e liquori a base di limone evocanti prodotto DOP/IGP.
Prodotti ortofrutticoli privi di rintracciabilità per 6 quintali sequestrati in provincia di Brindisi ed in provincia di Catania e Reggio Calabria, 3.420 uova, 224 vasetti di marmellata, 37 scatole contenenti un totale di 555 kg d’arance a falso marchio di tutela, 2.160 cartoni con logo IGP e 11.000 sacchetti di succo di limone e arancia rosse congelati con marchio DOP riportato in etichetta. Denunciata 1 persona per frode in commercio.
Il tutto ha portato a rilevate sanzioni per un totale di 36.342,67 euro. L’attività preventiva dell’Arma a salvaguardia della sicurezza degli italiani, nei primi mesi del 2018, ha portato al sequestro di oltre 45 tonnellate di prodotti agroalimentari (conserve, confetture, polpa di pomodoro, caffè , dolciumi, succhi e altro), 6.770 litri di bevande alcoliche e circa 166 quintali di alimenti evocanti DOP e/o IGP (sughi, salumi, formaggi, paste ripiene e agrumi) e sanzioni per oltre 123.000 euro.
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Correva l’anno 1822 quando Re Giorgio IV chiese, durante una visita ufficiale in Scozia, un bicchiere di Glenlivet. Il whisky scozzese allora era ancora illegale, ma il fatto che il Re stesso d’Inghilterra ammettesse di berlo (ed apprezzarlo) fu la scintilla che spinse verso la legalizzazione del distillato delle Highlands. Nel 1824 Glenlivet fu, storicamente, la prima distilleria scozzese legalmente registrata.
Il tempo è passato e la distilleria ha continuato a crescere in volume e qualità, anche attraverso le battaglie legali negli anni ’60 per la registrazione del marchio (da cui l’aggiunta dell’articolo “The” nel nome ufficiale della distilleria), arrivando oggi ad essere un’incona nel mondo del Single Malt Scotch Whisky ed a contendersi il primato di distilleria più grande di Scozia coi suoi 12 milioni di litri di alcool prodotti ogni anno.
Milano Whisky Festival ha dato la possibilità ad esperti ed appassionati, lo scorso 28 febbraio, di degustare ben sei diversi prodotti della distilleria, alcuni non più in commercio.
LA DEGUSTAZIONE
15 y.o. French Oak Reserve, 40%. Strutturato e ricco. Invecchia per ben 15 anni in botte di rovere francese nuove, arricchendosi in morbidezza e note fruttate. Ed eccole le note fruttate emergere già al primo naso, frutta fresca a polpa bianca e gialla, note vagamente esotiche di mango ed una leggera speziatura (cannella). Chiude una piacevole nota agrumata. Morbido in bocca, libera al palato gli stessi profumi del naso.
18 y.o., 40%. Botti ex-sherry ed ex-bourbon per questo prodotto, simbolo stesso della distilleria. Soli 3 anni di differenza dal precedente eppure i due whisky non potrebbero essere più diversi. Ricchezza e finezza per il 18 y.o.; se le botti da sherry donano spezie e complessità, il legno americano dona larghezza e dolcezza. Ecco quindi emergere cannella, pepe nero, cuoio, tabacco a fianco di pere, arancia, vaniglia e miele.
Nadurra First Fill, 63,1%. “Nadurra” in gaelico significa “Naturale”, è la parola con cui The Glenlivet identifica i propri prodotti imbottigliati “Cask Strength” (a forza di botte), cioè a gradazione piena.
Questo batch è un Ex Bourbon First Fill, vale a dire che è ottenuto usando botti americane ex bourbon al loro primo riempimento in Scozia. Grande alcolicità sia al naso che al palato, occorre adeguare un poco i sensi per poterlo capire ed esplorare.
Bouquet intrigante ricco di vaniglia e frutta fresca supportate da una fresca nota citrica, ben presente la nota dolce del malto. Con l’aggiunta di una goccia d’acqua emergono più marcate le note dolci fruttate ed i sentori di legno.
Nadurra Peated, 61,8%. Stessa distillazione del precedente ma con un finishing (si vocifera di un anno, ma non vi sono informazioni ufficiali da parte della distilleria) in botti che hanno precedentemente contenuto whisky torbato. Al naso ricorda il precedente, ma in bocca esplode la torba con sentori fumosi e salmastri.
Single Cask Meiklour, 58%. Un 17 anni, non filtrato, che prende il nome da un paesino vicino Perth importante snodo per il contrabbando nell’epoca del whisky illegale. Un modo per The Glenlivet di rendere omaggio alla propria storia.
Morbidezza da vendere, frutta a non finire con mela e pera in prima evidenza. Tipiche dolcezze delle botti americane come vaniglia e cannella. Un whisky corposo e pieno che non smette mai di sorprendere.
Single Cask Uisge Beatha, 60,2%. Imbottigliato, non filtrato, nel 2012 dopo 16 anni in botte ex sherry. Un prodotto ormai non più in commercio, che regala sensazioni uniche. Un solo anno di differenza nell’invecchiamento rispetto al barile precedente, ma anche quì le differenze sono enormi.
Ricchissimo di sentori speziati. Cuoio, tabacco da pipa, cannella, pepe bianco e nero. Note di frutta disidratata come albicocca o prugna. Secco, quasi tannico al palato. Complesso, elegante. Persistenza infinita.
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Il mancato accordo sulla tutela dei prodotti alimentari ad indicazioni geografica (Dop/Igp) colpisce quasi un miliardo di esportazioni Made in Italy con il via libera a imitazioni e tarocchi, dal Parmesan al falso Prosecco fino al Chianti, Barolo e al Valpolicella in polvere.
E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al testo dell’accordo sulla Brexit che nella parte relativa alla tutela delle Dop e delle Igp (articolo 50 comma 2) è segnata in bianco, il che significa che non c’è intesa a livello politico sulla questione e che occorre negoziare ancora.
Proprio in Gran Bretagna è stata smascherata dalla Coldiretti la vendita di miracolosi kit che promettono in poche settimane di produrre in casa i vini ed i formaggi italiani piu’ prestigiosi al costo di poche sterline, ma sono stati in passato denunciati anche i casi della vendita del falso Prosecco alla spina in un mercato come quello inglese che assorbe una bottiglia di Prosecco italiana su tre vendute all’estero.
A preoccupare – continua la Coldiretti – è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole all’esportazioni agroalimentari italiane come l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop). L’etichetta semaforo indica – conclude la Coldiretti – con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate dalla ricetta ignota e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva ma anche il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma.
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