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Tequila Anejo, Patrón

L’avevamo già incontrato all’edizione 2017 di “Agave Experience”. Oggi, sotto il nostro naso attento, ecco il Tequila Anejo di Patrón. Avete letto bene, “il”, perché “tequila” è maschile e non femminile come invece troppo spesso si sente e si legge.

LA DEGUSTAZIONE
Ci incuriosisce subito col suo colore oro antico, limpido ma non brillante. Immediatamente fresco al naso dove la nota erbacea dell’agave si mescola bene con sentori d’agrume. Seguono note dolci di vaniglia, dattero ed uva passa. L’affinamento in legno si fa sentire sul finire del bouquet.

In bocca entra morbido ed equilibrato, 40% ben integrati nel corpo scorrevole. Dolcezza di miele e frutta esotica (melone), forse un ricordo di frutta secca che si sposa ad una nota di caramello. Il finale è affumicato e persistente.

IL TEQUILA PATRON
Per il suo prodotto di punta Patròn utilizza sola agave azul (agave blu) coltivata sul altipiano di Jalisco in Messico ed accuratamente selezionata. Una volta cotta a vapore e fermentata è sottoposta a doppia distillazione ed invecchiata per minimo dodici mesi in botti piccole di rovere francese.

Il risultato è ciò che abbiamo nel bicchiere: un distillato “nobile”. Nato non per essere utilizzato in preparazioni e cocktail (dove saprebbe comunque esprimersi meravigliosamente) ma per svelare tutti i suoi profumi se consumato liscio in un bicchiere a tulipano.

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Approfondimenti

Voucher, Coldiretti: persi 25 mila posti in vigna

Con l’abrogazione dei voucher sono stati persi almeno 25 mila posti di lavoro occasionali tra le vigne per giovani e pensionati durante l’ultima vendemmia. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della nuova disciplina introdotta dall’art. 54-bis del decreto legge n.50/2017 per sostituire lo strumento del voucher, in occasione della diffusione dei dati Cgia di Mestre sul lavoro occasionale.

La riforma è stata un vero flop in agricoltura dove si stima infatti che – sottolinea la Coldiretti – nell’ultima vendemmia l’utilizzazione dei nuovi voucher sia risultata pari ad un valore inferiore al 2% di quello fatto registrare nell’anno precedente. Le motivazioni – spiega la Coldiretti – sono riconducibili in primis ad un eccesso di inutile burocrazia di cui, in parte non irrilevante, è responsabile la piattaforma informatica creata dall’INPS che non tiene in considerazione le specificità dell’attività agricola. Con l’abrogazione della disciplina del voucher il sistema agricolo – continua la Coldiretti – è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi è irrimediabilmente andato perduto.

LA SITUAZIONE PRIMA DELLA RIFORMA
Un danno pesante per il vino dove a partire dalla data del 19 agosto 2008, prevista dalla circolare Inps per il rilascio dei primi buoni, è iniziata, sotto il pressing della Coldiretti, per la prima volta in Italia, la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati. E’ stato – ricorda la Coldiretti – un successo immediato con poco più di 535.000 voucher venduti a livello nazionale durante l’anno nelle vigne. Nel 2009 Il sistema di pagamento è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà secondo le stime della Coldiretti. Dopo una rapida crescita inziale nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei voucher venduti a livello nazionale dove la Coldiretti stima che nell’ultimo anno prima dell’abrogazione siano stati impiegati circa 1,3 milioni di voucher solo per la vendemmia, ora praticamente azzerati con l’entrata in vigore della nuova normativa.

“L’Italia non puo’ permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori piu’ dinamici dell’economia”, ha affermato il presidente la Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che il “nuovo Parlamento e il Governo hanno il dovere di ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati”.

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vini#1

Spumante Rosè Brut MiA, La Casetta

Dalla cantina dell’Azienda Agricola “La Casetta”, nasce lo Spumante Brut “MiA”, proveniente dalle colline
dell’appennino tosco-romagnolo, figlio di un blend in cui Chardonnay e Pinot Nero si sposano con il
Sangiovese. Ne nasce una bollicina semplice, elegante e versatile che nel canale horeca si aggira intorno ai dieci euro di prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Passando all’analisi visiva, troviamo nel calice un vino di un elegante rosa Cerasuolo e dal perlage fine e persistente.

Al naso la predominanza è quella dei sentori caratteristici del Sangiovese, come il bouquet delicato di violetta, ciliegia, fragola accompagnati da frutta esotica e pietra focaia.

La bevuta è piena, una bella freschezza si sprigiona sulla lingua chiudendosi con la tipica avvolgenza
ammandorlata dello Chardonnay.

Un piacevole metodo charmat, perfetto per l’aperitivo ma anche a tutto pasto, magari con una delicata
pasta alla burrata e salmone.

LA VINIFICAZIONE
Vinificato con metodo charmat, spumantizzazione 6 mesi in autoclave in acciaio inox, affinamento di 3 mesi
sulla bottiglia.

In provincia di Ravenna, sulle colline tosco-romagnolo, nasce nel 1963 l’Azienda agricola “La Casetta” dai
fratelli Antonio ed Angelo Errano, a cui si unisce nel 70’ anche Giuseppe Bartolini. Etichette caratteristiche nascono dall’amore per il proprio lavoro e per le proprie terre, dove autoctoni come il grechetto, trebbiano e sangiovese si uniscono a vitigni internazionali come Pinot Nero e Chardonnay.

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vini#1

Rebellis Solaris: Giannitessari investe sui Piwi

RONCÀ – Si chiama Rebellis e ha tutte le carte in regola per farsi notare il nuovo progetto sui Piwi della cantina Giannitessari di Roncà (Verona).

Un nome di fantasia, “Rebellis”, che ha varie ragioni: a partire dall’uva di varietà Solaris, varietà Piwi (resistente agli attacchi fungini cui è soggetta la vite) creata attraverso incrocio nel 1975 a Friburgo ma solo di recente autorizzata in Italia.

Il vigneto è frutto di un nuovo impianto a 550 metri d’altezza a San Giovanni Ilarione, nella Valle d’Alpone (Verona), in un ambiente relativamente nuovo per la viticoltura; poi la scelta di una vinificazione con lieviti indigeni e infine una fermentazione per i primi 7 giorni a contatto delle bucce.

“L’origine di questo progetto – spiega Gianni Tessari – arriva da lontano e dal mio interesse per le varietà resistenti di cui seguo studi e prove di vinificazione sin dalle origini. Convivono in me, come credo in ogni buon vignaiolo, un’anima legata alle tradizioni e una curiosità che spinge a sperimentare”

“Quando nel 2013 l’uva Solaris è stata ammessa nella provincia di Verona tra le varietà consentite – aggiunge Tessari – non ho perso tempo e realizzato subito l’impianto. Quella del 2017 è stata la nostra prima vendemmia”.

Il vigneto esposto a sud-est è coltivato a pergola semplice e ha avuto una resa, per una varietà comunque potenzialmente produttiva, limitata a 70 quintali.

“L’interpretazione di quest’uva che proponiamo con Rebellis – conclude Tessari – è certamente solo una di quelle possibili, ma mi è sembrata la più coerente con il modello di rottura degli schemi che avevamo in mente. Un prototipo di lavoro che non escludo possa avere degli aggiustamenti in futuro, mano a mano che avremo una conoscenza maggiore della materia prima e delle sue potenzialità”.

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Food Lifestyle & Travel

Ferrara Streetfood: dal 4 al 6 maggio spazio ai 4wheels food Truck

FERRARA – Cibo di strada di qualità quello che torna a grande richiesta a Ferrara dal 4 al 6 maggio in piazza Travaglio. Il format è 4wheels riservato ai food Truck.

Terza edizione di successo per fare di questo villaggio un vero e proprio successo con cibo e bevande da tutto il mondo, per tutti i gusti e per tutta la famiglia.

“Siamo arrivati quest’anno a festeggiare il decimo anno della nostra associazione e per questa terza edizione torniamo integrando la cultura del cibo a cultura della letteratura e della città – spiega Massimiliano Ricciarini, presidente di Streetfood – e per quest’anno stiamo lanciando visite guidate per tutti coloro che capiteranno in piazza Travaglio”.

CIBO E CULTURA
Nello Streetfood 4wheels saranno presenti decine di specialità da tutta Italia e dal mondo per far degustare alle migliaia di persone previste i cibi di strada più tradizionali e genuini.

L’attività culturale di Streetfood prosegue fuori dai banchi di strada di piazza Travaglio e tra sabato e domenica organizza dei tour guidati alla scoperta della Ferrara classica, in collaborazione con la guida Silvia Ferretti da contattare per prenotarsi: 346 3178104.

La domenica, sempre da Piazza Travaglio, alle ore 16.30 di domenica 6 maggio partirà invece il tour dal titolo “La Ferrara di Ariosto e Tasso” che porterà alla scoperta dei luoghi simbolo dei due autori della corte degli Estensi.

Dalle antiche case degli Ariosti alla Biblioteca Ariostea, dall’Osteria del Chiucchiolino all’antica sede del teatro di Ariosto, dalla Loggia degli Aranci si arriva nei pressi della Cella del Tasso. Il costo di ciascuna visita guidata è di 6 euro a persona e per ogni adulto pagante un minore è gratuito.

L’evento è organizzato in collaborazione con Feshion Eventi e Confesercenti Ferrara, con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale e il supporto del consorzio turistico Visit Ferrara.


Ferrara, “Cibo di strada” in breve 

Venerdì 4 maggio
ore 18 apertura food truck
ore 18-19: laboratorio “Realizza un portatovaglioli con la pasta”
ore 19-20: laboratorio “Opere d’arte realizzate con la pasta di grano”
ore 20-21: laboratorio “Piatti decorati”
ore 21 dj set con musiche e balli caraibici a cura della scuola di danza Easy Dance

Sabato 5 maggio
ore 11 apertura food truck
ore 11-12: laboratorio “Piatti decorati”
ore 12-13: le olimpiadi del cibo con giochi e prove da superare e premi finali
ore 17-18: Caccia al tesoro
ore 18-19: laboratorio “Realizza un portatovaglioli con la pasta”
ore 19- 21: laboratorio “Opere d’arte realizzate con la pasta di grano”
ore 19 musiche e danze Flamenco a cura della compagnia “Yerba Guena”

Domenica 6 Maggio
ore 11 apertura food truck
ore 11-12: laboratorio “Piatti decorati”
ore 12-13: le olimpiadi del cibo con giochi e prove da superare e premi finali
ore 17-18: Caccia al tesoro
ore 18-19: laboratorio “Realizza un portatovaglioli con la pasta”
ore 19- 21: laboratorio “Opere d’arte realizzate con la pasta di grano”
ore 18 – Show di fiabe animate a cura dei Muffins

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igt Grilllo 2016, Isola del Sole

(3,5 / 5)  Avevamo già sottolineato, durante la nostra degustazione dell’intera gamma “Integralmente prodotti” di Eurospin, che il Terre Siciliane Igt Grillo Isola del Sole, vendemmia 2016 prodotto dalla Cantina Settesoli, si discostava dalla deludente media.

Lo analizziamo nuovamente per Voi e riconfermiamo la nostra precedente valutazione in cestelli.

LA DEGUSTAZIONE
Il colore è giallo paglierino scarico, con riflessi verdognoli, piuttosto scorrevole e di alcolicità modesta (12,5 gradi).

Al naso spiccano i sentori di agrumi siciliani e di papaia, incorniciati da una lieve presenza iodata. In bocca risulta fresco e piacevolmente sapido, un vino equilibrato ma dalla poca persistenza ed intensità.

Un vino gradevole, tra i migliori della linea Integralmente Prodotti, consigliato con piatti di pesce o come leggero aperitivo, visto anche il rapporto qualità prezzo.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Grillo in purezza, queste vengono diraspate e pigiate e immediatamente raffreddate a una temperatura di 5 – 8 . Il mosto ottenuto viene fatto decantare per 36 ore, quindi avviata la fermatenzione in serbatoio di acciaio a temperatura controllata di 10°.

Prezzo: euro 1,89
Acquistato presso : Eurospin Italia

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Approfondimenti

Torna “Io, Barolo 2018”: appuntamento a Roddi il 26 Maggio

Sabato 26 maggio 2018 torna Io, Barolo, il tradizionale appuntamento di primavera della Strada del Barolo con un programma rinnovato, che avrà come protagonisti assoluti il “Re dei Vini” e i suoi produttori: una degustazione itinerante dedicata al pubblico nazionale e internazionale nel centro storico di Roddi, porta d’ingresso alla Langa a una manciata di chilometri da Alba.

Dalle 17.00 alle 23.00 trenta produttori incontrano gli appassionati del Barolo e dei paesaggi delle Langhe patrimonio dell’umanità, in una degustazione “diffusa” che condurrà i partecipanti in un viaggio alla scoperta del Barolo lungo le stradine e le piazzette del concentrico medievale di Roddi, da piazza Umberto I fino al belvedere, ai piedi del Castello.

Un appuntamento che si ripete ormai da sei edizioni e  che per questo 2018 propone un programma rinnovato nella forma e nella sostanza, con più spazio all’unico vero protagonista: il Barolo, che ogni produttore potrà presentare nelle sue molteplici sfaccettature, proponendo in degustazione cru e annate differenti.

A margine dell’evento principale, molte iniziative per chi intende approfondire la conoscenza del Barolo e dei grandi vini di Langa, sotto la guida di un esperto: con le Food&Wine Experience sarà possibile sperimentare abbinamenti gourmet fra una selezione di vini piemontesi e alcuni prodotti agroalimentari di eccellenza (massimo 30 posti disponibili in italiano e 15 in inglese), mentre nelle Wine Tasting Experience® 4.0 il pubblico (massimo 30 posti disponibili in italiano e 15 in inglese) sarà guidato da Sandro Minella alla scoperta dei vini attraverso le proprie percezioni sensoriali: un gioco interattivo nel quale ogni partecipante potrà valutare i diversi parametri dei vini in degustazione, per ricostruire autonomamente il profilo sensoriale di ciascun vino tramite il proprio smartphone.

Per tutta la serata saranno proposti una selezione di piatti tipici del territorio, preparati da Accademia FoodLab con i prodotti dei soci della Strada del Barolo, che potranno essere acquistati singolarmente.

L’evento è organizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con il patrocinio dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, grazie alla collaborazione di Comune e Pro Loco di Roddi, Barolo&Castles Foundation e Turismo in Langa e si svolgerà anche in caso di maltempo

PROGRAMMA
Ore 17.00 /23.00, acquistando il pass per la degustazione del Barolo (23,00 € in prevendita / 25,00 € sul posto), sarà possibile accedere al centro storico di Roddi per incontrare di persona i produttori, che presenteranno fino a tre etichette di Barolo ciascuno, illustrandone caratteristiche e peculiarità. Ogni partecipante riceverà un calice da portare a casa come ricordo della serata e un coupon che gli consentirà di effettuare la visita a una delle cantine presenti all’evento con uno sconto del 10% su eventuali acquisti.

Prevendita online: € 23,00
Vendita sul posto il giorno dell’evento: € 25,00

INIZIATIVE COLLATERALI (degustazioni guidate)
Dalle 16.00 alle 17.00: Food&Wine Experience in italiano (30 posti disponibili)
Prevendita online: € 35,00 (incluso accesso a “Io, Barolo”)

Dalle 16.00 alle 17.00: Wine Tasting Experience® 4.0 in inglese (15 posti disponibili)
Prevendita online: € 35,00 (incluso accesso a “Io, Barolo”)

Dalle 18.30 alle 19.30: Food&Wine Experience in inglese (15 posti disponibili)
Prevendita online: € 35,00 (incluso accesso a “Io, Barolo”)

Dalle 18.30 alle 19.30: Wine Tasting Experience® 4.0 in italiano (30 posti disponibili)
Prevendita online: € 35,00 (incluso accesso a “Io, Barolo”)

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Approfondimenti

“Sicilia en Primeur” apre al pubblico: appuntamento il 7 Maggio al Museo Regionale d’Arte Contemporanea di Palermo

Lunedì 7 maggio dalle ore 18.00 gli appassionati del grande vino siciliano potranno divertirsi confrontando, conoscendo e degustando oltre 300 vini delle Cantine Assovini Sicilia.

Al Museo Regionale d’Arte Contemporanea di Palermo il pubblico degusterà le stesse etichette presentate in anteprima ai professionisti della comunicazione durante Sicilia en Primeur, evento annuale organizzato da Assovini Sicilia che si terrà dal 3 al 7 maggio sempre a Palermo, città Capitale della Cultura 2018.

Siamo onorati di poter aprire le porte di un evento come Sicilia en Primeur a chi ogni giorno sceglie di bere i vini che provengono dalla nostra terra“, commenta Alessio Planeta, Presidente di Assovini Sicilia. “Questa edizione della manifestazione si inserisce in un progetto di valorizzazione delle eccellenze della nostra bella isola promuovendone lo sviluppo culturale che, inevitabilmente, si traduce anche nell’esaltazione del patrimonio enogastronomico“.

La scelta di Palermo come location di Sicilia en Primeur è un’occasione in più sia per il pubblico sia per gli oltre cento rappresentanti della stampa internazionale e nazionale per conoscere e celebrare la bellezza del capoluogo siciliano.

ASSOVINI SICILIA
Assovini Sicilia è un’associazione che riunisce 86 aziende vitivinicole siciliane di piccole, medie o grandi dimensioni, accomunate da tre elementi: il controllo totale della filiera vitivinicola, dal vigneto alla bottiglia; la produzione di vino di qualità imbottigliato; la visione internazionale del mercato.

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Cù Bòcan: sentori di torba nelle Highlands

Una piacevole eccezione. Se i Single Malt delle Highlands sono generalmente morbidi, fruttati e non torbati Tomatin Cù Bòcan, con la sua delicata torbatura, è l’eccezione che conferma la regola.

LA DEGUSTAZIONE
Di colore dorato carico con riflessi ambrati al naso non emerge subito la torba. I primi profumi ricordano le dolcezze del burro, del malto e della vaniglia. Solo dopo qualche istante ecco arrivare le note di fumo e di camino tipiche dei torbati. Fumo di torba non invadente che lascia posto a sentori di scorza d’agrumi per chiudere un quadro olfattivo di grande eleganza.

In bocca la torba si fa maggiormente sentire con sentori terrosi che ben sposano la nota speziata di cannella e pepe bianco. Anche qui la nota fumosa non è coprente lasciando spazio ad un retro olfattivo di scorza d’arancia, miele e cacao.

Mediamente persistente lascia in bocca una piacevole nota di fumo aromatico.

LA LEGGENDA
Narra la leggenda di un cane. Un cane spettrale noto come Cù Bòcan che da molte generazioni appariva nel paese di Tomatin spaventandogli abitanti. Una notte un operaio della distilleria che si era attardato se lo trovò davanti. Spinto dalla curiosità di capire la natura di quello spettro provò ad accarezzarlo. Appena toccò il suo pelo nero il cane sparì in una nuvola di fumo blu spettrale sopra la torbiera.

Tomatin distillery nel 2013 ha deciso di rendere omaggio a questa leggenda creando la prima versione torbata del proprio Single Malt. Torbatura leggera (15 ppm), maturazione in botti di rovere vergine, ex sherry ed ex bourbon, non filtrato a freddo ed imbottigliato a 46%.

Un whisky, come dicevamo, diverso dalle normali produzioni delle Highlands ma in grado di affascinare tanto quanto la leggenda cui si ispira.

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Consorzio Vini Collio: interesse per le vecchie annate al Vinitaly

Si è conclusa con ottimi risultati e una sempre maggiore attenzione per la produzione enologica del Collio, la 52 edizione di Vinitaly, la più grande manifestazione del vino italiano, svoltasi a Verona dal 15 al 18 aprile.

Quest’anno, l’immancabile appuntamento per appassionati e professionisti – da sempre roccaforte di un grande interesse dall’estero – ha registrato una nuova e più marcata attenzione anche dall’interno: enotecari, ristoratori, ma anche consumatori e wine lovers e sempre più giovani italiani hanno partecipato in massa a questa edizione della fiera veronese, segnando un vero risveglio del Paese per il vino italiano. In questo rinnovato coinvolgimento anche i vini del Collio sono stati protagonisti, confermando l’attenzione verso questo angolo di territorio e puntando la loro presenza alla fiera sulle annate da collezione, oggetto di un evento-tasting guidato dalla giornalista Veronika Crecelius.

Siamo molto soddisfatti dei risultati di questo Vinitaly. In generale si è confermata come sempre molto attiva la componente estera presente in fiera, ma è indubbio che da quest’anno si sia assistito anche una partecipazione collettiva del mondo italiano – ha commentato Robert Princic, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Collio – in particolare siamo fieri dell’interesse manifestato dai partecipanti alla degustazione guidata sulle vecchie annate. È stata particolarmente apprezzata la tematica affrontata sulla longevità e i presenti hanno elogiato ancora una volta l’alta qualità dei grandi bianchi del Collio e la loro capacità di migliorare proprio con il passare del tempo” ha concluso Princic.

Il Collio non è solo longevità, ma anche sostenibilità e lo scorso Vinitaly lo ha dimostrato. In occasione della fiera sono stati infatti siglati i nuovi accordi volontari di adesione al progetto nazionale Viva che – avviato dal Ministero dell’Ambiente con l’obiettivo di migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vitivinicola – da oggi vede tra le cantine aderenti anche Marco Felluga, Russiz Superiore e Venica&Venica, a dimostrazione di un coinvolgimento del Collio nelle principali iniziative a livello nazionale. Questo è solo uno dei progetti a più ampio respiro sulla sostenibilità che il territorio Collio sta portando avanti per avere sempre più un territorio sostenibile e in armonia con la natura.

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birra news

Borghese in abbazia con Birra Leffe: chi si beve lo spot?

Da poco più di un mese è in rotazione sulle principali reti televisive e sui social la nuova campagna pubblicitaria di Birra Leffe. Protagonista degli spot lo chef e personaggio televisivo Alessandro Borghese.

La serie di spot (spot 1, spot 2, spot 3) gioca su parole che evocano concetti di tradizione, scoperta, storia e cultura. Le immagini fanno altrettanto, con riprese ambientate all’interno dell’abbazia belga di Leffe e la presenza di un monaco – tale Frate Hervé – che spiega a chef Alessandro Borghese le caratteristiche della birra dell’abbazia.

Nulla di male in tutto questo. Non fosse per un dettaglio: la Birra Leffe non è prodotta in monastero, non è prodotta dai monaci e di tradizionale, ormai, le è rimasto ben poco! Leffe è infatti un marchio prodotto da AB InBev, la più grande multinazionale della birra. Un prodotto industriale.

Nulla contro Birra Leffe in sé, capace di proporsi sul mercato con etichette più che dignitose – specie al supermercato – dall’interessante rapporto qualità prezzo. Birre di cui già ci siamo occupati anche noi di vinialsuper, recensendo positivamente le versioni Royale Whitbread GoldingRoyale Mount Hood (ed altre ne seguiranno).

Troviamo però fuorviante accostare il marchio Leffe all’ambientazione monastica. Il rischio è quello di illudere il “consumatore medio”. Occorre quindi fare un minimo di chiarezza su cos’è la “birra d’abbazia” e su quali birre sono effettivamente prodotte da una comunità monastica e quali, invece, no.

BIRRA TRAPPISTA E BIRRA D’ABBAZIA
Esistono infatti birre prodotte da Abbazie. Sono le così dette “Birre Trappiste”, prodotte da monaci Cistercensi della Stretta Osservanza (o Trappisti). Una birra, per potersi definire “Trappista”, deve rispondere a tre regole.

  1. Deve essere prodotta all’interno delle mura di un’abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo
  2. La produzione e l’orientamento commerciale devono dipendere direttamente dalla comunità monastica
  3. I ricavi devono essere destinati al sostentamento dei monaci ed alla beneficenza

Sono 11 i monasteri al mondo che rispondono a queste regole (6 in Belgio, 2 in Olanda, uno in Austria, uno negli USA ed uno in Italia). Le loro birre le riconoscete facilmente: riportano in etichetta il logo esagonale “Authentic Trappist Product”.

Differente discorso per le “Birre d’Abbazia” (come Leffe). Queste sono birre industriali che si fregiano del nome e marchio di una Abbazia, con o senza accordi commerciali con monasteri esistenti o estinti.

Birre che non necessariamente si rifanno a ricette tradizionali di quell’abbazia. Per esempio proprio le due sopra citate, Leffe Royale Whitbread Golding e Royale Mount Hood, o la nuova Leffe Ambrèe (lanciata da Borghese e Leffe attraverso i nuovi spot) rispondono a ricette di recente concezione, nate per soddisfare determinati segmenti di mercato.

LA STORIA DI LEFFE
La storia di Leffe ci aiuta a capire come un prodotto, nato fra le mura di un’abbazia, sia diventato un prodotto industriale. Fondata nel 1152, l’abbazia di Notre Dame de Leffe a Leffe, oggi quartiere di Dinant in Vallonia, iniziò a produrre birra nel 1240.

Lo scopo era quello di ottenere una bevanda sana, in un periodo di continue e pericolose epidemie. L’abbazia conobbe periodi di crescita e splendore fino alla rivoluzione francese, durante la quale il birrificio venne distrutto.

La produzione di birra ripartì solo nel 1952, grazie alla collaborazione con un birrificio di Bruxelles, successivamente acquisito dalla multinazionale AB InBev.

LUCI ED OMBRE
Un’iniziativa pubblicitaria a chiaroscuri, quindi. Accostare il nome di Leffe ai valori ed alla tradizione brassicola monacale nordeuropea è, evidentemente, una forzatura prettamente commerciale.

Dall’altro lato il fatto che uno chef “televisivo” come Alessandro Borghese metta il volto a favore di una birra che, una volta tanto, non sia la solita lager bionda, può nobilitare (speriamo) la percezione della birra al grande pubblico.

Luci ed ombre. Ombre poiché viene da chiedersi se, in un Paese che conta quasi mille birrifici artigianali che costantemente cercano tipicità e particolarità nelle loro produzioni, chef, influencer, critici gourmet e personaggi televisivi vari non possano – una volta tanto – spendere una parola a favore di un movimento in continua crescita. In continuo fermento (ci sia perdonato il gioco di parole).

Quando lo chef Carlo Cracco ha associato il proprio volto agli spot delle patatine della milanese San Carlo, da ogni dove si sono sollevate critiche. Operatori del settore e semplici consumatori sono rimasti interdetti di fronte al binomio “chef stellato – patatine in busta”.

Perché non capita altrettanto col binomio “chef – birra commerciale“? Probabilmente perché nessuno considera la birra un bene che possa essere “non commerciale”, un bere “nobile”. Ci auguriamo che questa serie di spot possa contribuire ad uscire da questa errata percezione.

Luci, quindi. Luci all’orizzonte. Vogliamo sperare che a partire da Borghese molti chef, stellati o meno, vogliano iniziare a trattare la birra alla pari del vino. Ad inserirla nelle proprie carte dei vini col rispetto che merita.

A considerarla negli abbinamenti coi loro piatti. A considerarla come ingrediente di cucina non solo per lo “stinco alla birra”. Avete notato la penuria di offerta brassicola nelle carte dei vini dei ristoranti?

E pensare che ogni regione italiana ha vari birrifici artigianali che fanno della territorialità (o anche dell’internazionalità) il loro punto di forza. Basterebbe davvero un minimo sforzo per iniziare a valorizzarli anche all’interno della ristorazione.

Ci piace pensare che anche una campagna pubblicitaria “furba”, come quella di Leffe, possa in qualche modo aiutare il mondo il della Birra ad uscire dall’anonimato.

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Approfondimenti

Vinitaly, Sicilia Doc: Grillo al top tra i vini bianchi italiani

Va al Grillo siciliano il primo posto nella classifica di Infoscan Census sui vini che in Italia hanno avuto il maggior incremento nelle bottiglie acquistate nel 2017.

Un successo tributato in occasione del Vinitaly di Verona dove la Doc Sicilia – che si è presentata con un programma ricco di appuntamenti – ha confermato l’importanza della promozione e della salvaguardia assicurata dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia a consumatori e produttori.

Il Grillo siciliano ha infatti raggiunto un aumento del 23% di bottiglie acquistate, raggiungendo la vetta in Italia (secondo l’analisi Coldiretti dei dati Infoscan Census il Primitivo pugliese ha toccato il +21% e l’Ortrugo dell’Emilia Romagna il +19%).

Un risultato che si accompagna, nei primi due mesi del 2018, all’aumento del 124 per cento di ‎vino imbottigliato sotto le insegne della Doc Sicilia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

È stata inoltre registrata la crescita costante del numero di aziende che imbottigliano le diverse varietà di vini con etichetta Doc Sicilia: nei primi tre mesi del 2018 sono già diventate quasi 200.

L’edizione 2018 del Vinitaly – che ha visto un rinnovato interesse generale verso il mondo del vino italiano sia dei professionisti sia dei consumatori – ha messo quindi la sigla sull’ottimo periodo che sta vivendo la Doc Sicilia.

IL COMMENTO
“Il risultato del Grillo ci rende orgogliosi – ha commentato Antonio Rallo, presidente del Consorzio – ma in particolar modo evidenzia come la salvaguardia dei vitigni autoctoni porti risultati eccellenti in termini di vendite e induca una maggiore fiducia del mercato. Portare avanti attività di vigilanza e di controllo significa anche contribuire a dare valore ai vitigni della nostra terra e a riconoscere l’importanza di una filiera garantita”.

“In Sicilia non cresce solo il numero dell’imbottigliato Doc: sono ormai quasi 200 le aziende che lavorano insieme facendo sistema e qualità sotto le insegne del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia”, evidenzia Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio.

“Ogni azienda partecipa ad un progetto comune e i risultati sono positivi. La Doc Sicilia è sulla cresta dell’onda. Abbiamo più di 7.300 viticoltori, le aziende che imbottigliano Doc Sicilia sono in aumento, la previsione è di un traguardo di 60 milioni di imbottigliato nel 2018. E poiché crediamo nei percorsi comuni, come Doc Sicilia anche al Vinitaly siamo stati accanto al mondo della cultura di cui il vino è una parte importante”.

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ICQRF, MIPAAF: bloccata importazione di zucchero dall’estero per adulterare il vino

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è conclusa una indagine internazionale coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e realizzata dalla Guardia di Finanza di Caserta e dall’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi del Mipaaf (ICQRF) per fare luce sull’importazione di zucchero dalla Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia per adulterare il vino attraverso una rete di imprese e persone in Campania, Puglia, Sicilia e Veneto.

Sono 36 gli indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.

Sotto sequestro beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie riconducibili agli indagati per oltre 12 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero importato lo zucchero di provenienza estera e lo avrebbero poi veicolato a una società con sede a Sant’Antimo (Napoli) attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, formalmente attive ma di fatto non operative e risultate inadempienti agli obblighi fiscali.

Attraverso questo complesso sistema, sarebbero riusciti a commercializzare lo zucchero agli imprenditori vitivinicoli evadendo le imposte e a prezzi estremamente competitivi.

A loro volta, gli imprenditori avrebbero usato lo zucchero acquistato per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva.

“Grazie all’impegno e alla determinazione delle donne e degli uomini dell’ICQRF, che hanno lavorato in sinergia con le altre forze dell’Ordine coinvolte nell’operazione – commenta il Vice Ministro Andrea Olivero – riusciamo a reprimere le frodi e contrastare efficacemente la concorrenza sleale dimostrando la massima attenzione verso la tutela dei consumatori”.

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Approfondimenti

Un mare di Champagne 2018: VI edizione dell’evento italiano dedicato al mondo dello Champagne

Alassio ritorna a essere la capitale italiana dello Champagne il 17 e il 18 giugno. Due giorni in cui le prestigiose bollicine francesi saranno le protagoniste assolute della VI edizione di Un mare di Champagne. Un nuovo format, una nuova location, tante novità. Maison ed etichette esclusive, degustazioni, seminari di approfondimento, un ambiente elegante e raffinato per conoscere ogni aspetto del Roi des Vins.

IL GRAND OPENING

Una serata esclusiva darà il via a Un mare di Champagne. La Champagne Gala Night sarà un momento irripetibile, in cui assaporare un menù elaborato da grandi Chef stellati: Giuseppe Ricchebuono del Ristorante Il Vescovado di Noli (SV), Massimo Camia, chef del ristorante Camia di La Morra (CN), Matias Perdomo del Contraste di Milano, Andrea Ribaldone dell’Osteria Arborina di Fraz. Annunziata (CN) – insieme agli Chef del Consorzio Macramé – Dire Fare Mangiare.

A ogni portata un grande Champagne in abbinamento. Tutta la serata sarà accompagnata dall’avvolgente ritmo latin jazz di Nicola Conte. La nostra Champagne Gala Night sarà la magica notte che aprirà ufficialmente la VI edizione di Un mare di Champagne.

DEGUSTAZIONI, SEMINARI E GRANDI ANTEPRIMA
Lunedì 18 giugno, la giornata clou: dalle 12.00 alle 20.00, la terrazza del Diana Grand Hotel di Alassio, ospiterà le prestigiose Maison e le loro etichette per una degustazione sorprendente. Un’occasione unica per incontrare, professionisti del settore e rappresentanti delle Maison più esclusive.

Una giornata per degustare oltre 150 etichette, tra cui alcune anteprime assolute sul mercato italiano e partecipare a seminari tematici per approfondire, insieme a esperti di fama nazionale, le tecniche, la storia e i segreti dell’affascinante mondo del Roi des Vins.

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Approfondimenti

Gourmandia 2018: premio alle migliori carte dei vini d’Italia

Saranno tredici i ristoranti che riceveranno il Premio Gastronauta – Cantina Tramin rivolto alle migliori carte dei vini d’Italia. Un riconoscimento per i locali che nella selezione dei vini si impegnano con proposte originali, non ricorrono a carte prefabbricate ma ricercano novità, prestano attenzione al biologico e al naturale, sempre rispettando un equilibrio tra i prezzi e la portata della clientela.

La premiazione sarà lunedì 14 maggio 2018 alle 15 in occasione della terza edizione di Gourmandia in programma da sabato 12 a lunedì 14 maggio 2018 all’Ex Filanda di Santa Lucia di Piave (Treviso).

Il premio è il risultato della ricerca della redazione di Gastronauta® e dei suoi collaboratori: esperti, giornalisti e winelovers sparsi per tutta Italia. Lunedì 14 maggio Davide Paolini consegnerà il riconoscimento ai tredici locali selezionati, per la maggior parte stellati.

Saranno premiati Le Calandre di Sarmeola (PD), Agli Amici di Godia (UD), Rovello 18 di Milano, Casin del Gamba di Altissimo (VI), La Peca di Lonigo (VI), Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio (MN), Enoteca Marcucci di Pietrasanta (LU), Osteria della Brughiera di Villa d’Almè (BG), Ristorante Gellius di Oderzo (TV), Locanda San Lorenzo di Puos d’Alpago (BL), Il Ridotto di Venezia, La Stüa di Michil dell’Hotel La Perla di Corvara In Badia (BZ) e Osteria Mondodoro di Verona.

Gastronauta® promuove il premio insieme alla Cantina Tramin di Termeno (BZ), considerata La casa del Gewürztraminer e conosciuta in tutto il mondo come firma inconfondibile del territorio dell’Alto Adige.

A Gourmandia – Le terre golose del Gastronauta il vino sarà protagonista anche con “PIZZA&PROSECCO DOC”: un ciclo di incontri con due simboli del Made in Italy per scoprire come la versatilità e la freschezza del Prosecco DOC si abbinino perfettamente alla Pizza, diventando così una valida alternativa alle classiche proposte che aggiungono lieviti a lieviti, penalizzando digeribilità e apporto calorico.

Il primo appuntamento è per sabato 12 maggio alle 14 con “Lieviti spontanei del grano saraceno” con Massimo Frighetto di Premiata Fabbrica Pizza e il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc. Domenica 13 maggio alle 13 ci sarà invece “Passione a lenta lievitazione” con Michele Basso di Arrigoni & Basso e sempre i vini del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC. Infine lunedì 14 maggio alle 14 in programma “Sofficecroccante, le diverse consistenze in un’unica pizza” con Angelo di Lieto de La Fenice Belluno e ancora i vini tutelati dal Consorzio del Prosecco DOC.

Durante i tre giorni un fitto programma di incontri, dibattiti e show cooking con i grandi nomi della cucina italiana, storie di ricerca e innovazione in cucina che saranno filo conduttore dell’edizione di quest’anno.
Gourmandia sarà aperta al pubblico.

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Convivio Zorzetting: incontri di vini e di sensi

Al Relais La Collina a Ipplis (UD) torna Convivio Zorzettig, la manifestazione cultural-gastronomica fortemente voluta da Annalisa Zorzettig nel 2014 per creare un circuito virtuoso tra il mondo dell’enogastronomia e quello della cultura.

Per questa quinta edizione tra il mese di maggio e quello di giugno, prenderanno vita una serie di appuntamenti aperti al pubblico su temi che attraversano in modo trasversale il mondo del vino. Un programma di incontri che consentirà a Zorzettig di comunicare la propria identità e storia, affermando con orgoglio un proprio stile fatto di autenticità e attenzione per un modo di vivere moderno e in armonia con la natura.

Si inizia giovedì 3 maggio con l’incontro “(Dire) Pane al pane e vino al vino” con Sara Papa, una delle maggiori esperte in Italia di panificazione e di lievito madre. Sarà la protagonista di un corso pomeridiano di panificazione (dalle ore 14) e di una degustazione alle 19.30 Pane e salame: una fetta perfetta, i salumi della tradizione in abbinamento al pane.

Giovedì 10 maggio dalle 19.30 ci sarà il convegno “Disegno Di-Vino”, con il pittore e scultore friulano Paolo Falaschi e moderato dall’architetto Paolo Coretti. Una conversazione sul significato del disegno e della pittura in generale nella storia dell’uomo e, in particolare, sul ruolo simbolico, rituale, illustrativo e semiologico che, questa attività ha svolto nello sviluppo della società.

Giovedì 24 maggio sempre dalle 19.30 lo storico Alessio Persic, esperto di letteratura cristiana greca dei secoli III-V e di patrologia aquileiese, sarà il protagonista del convegno “Il vino di Dio”, dove si affronterà il tema di come il vino sia stato raccontato e vissuto nei testi sacri delle religioni monoteiste e di come si siano poi diffuse queste concezioni nel bacino mediterraneo. Modera Paolo Coretti.

L’ultimo incontro, in programma venerdì 8 giugno alle 19.30, dedicato al centenario della fine della Grande Guerra sarà “Vita quotidiana durante la guerra” e vedrà la partecipazione di Daniele Ceschi, professore di storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e Idalco Zamò, alpino della Julia, classe 1926, che nel 1944 trascorse tre mesi da prigioniero nella Risiera di San Sabba. Parleranno del ruolo del vino come valore simbolico di fratellanza e di rifiuto dei conflitti, come patrimonio in grado di generare un tessuto umano e culturale.

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Tramin, nuova missione: il Gewürztraminer deve sfidare il tempo

TERMENO – Proporre il Gewurztraminer come vino di prospettiva. Di lungo affinamento. Come fosse una Vernaccia o un Gavi, per citare altri bianchi noti per la loro positiva evoluzione in bottiglia.

Questa la missione che si prefigge da qualche anno Tramin, cooperativa fondata nel 1898 dal parroco Christian Schrott, che oggi raccoglie 290 viticoltori altoatesini.

Un’idea rivoluzionaria, che sta iniziando a condizionare le scelte d’abbinamento di alcuni attenti sommelier, nell’alta ristorazione. Ma l’obiettivo è più che altro “culturale”. E potrebbe generare un nuovo approccio al vitigno (collaterale, non certo alternativo) da parte dei produttori.

Dopo essersi imposta sul mercato come “Casa del Gewurztraminer”, la cantina di Termeno (BZ) punta insomma a stravolgere il modo di pensare al re dei vitigni a bacca bianca dell’Alto Adige.

Non solo come a un vino di pronta beva, forte della sua caratteristica principale: l’aromaticità. Ma anche come a un vino bianco da dimenticare in cantina per anni. Concretamente, Tramin ha iniziato a proporre ai propri clienti etichette di Gewurztraminer di annate passate, in parallelo con le nuove vendemmie.

“Nei primi anni dall’imbottigliamento – conferma Willi Stürz, direttore tecnico di Cantina Tramin – il Gewürztraminer regala note armoniche, spesso dovute alla concentrazione. Lasciato lì, il vino assume un nuovo carattere. Per sviluppare questo concetto abbiamo realizzato un piccolo magazzino all’interno della cantina, dove custodiamo uno stock delle vecchie annate”.

LA SFIDA
“In alcuni ristoranti – spiega ancora Stürz – riusciamo a proporre ‘pacchetti’ di verticali di Gewürztraminer da 12 bottiglie complessive, attorno alle quali chef e sommelier costruiscono abbinamenti diversi, in base all’annata. E’ un modo nuovo per valorizzare il vitigno che è la ragion d’essere di Tramin”.

Non a caso l’ultima etichetta capolavoro della cantina altoatesina, “Epokale”, è un vendemmia 2009. E non a caso, all’ultimo Vinitaly – dove abbiamo incontrato Willi Stürz e il pr & Communication Günther Facchinelli – oltre all’annata 2016 del Gewürztraminer “Nussbaumer”, ci è stata proposta la 2011, in seguito a “Selida”.

Il futuro di Tramin, dunque, pare connesso sempre più alle sue radici. Già, perché la cantina di Termeno sembra meno concentrata di altre, in Alto Adige, nello sviluppo dell’ultima frontiera della viticoltura: i vitigni Piwi (pilzwiderstandfähig), resistenti agli attacchi fungini.

“Abbiamo due impianti di Piwi – commenta Willi Stürz – uno di Bronner e l’altro di Souvignier Gris, ma nonostante la grande attenzione, anche mediatica, attorno al tema dei vitigni resistenti, crediamo non siano ancora maturi i tempi per proporre con convinzione i vini sul mercato. Aspetteremo ancora qualche anno, seguendo da vicino il progresso della scienza in materia”.

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Alto Adige Riesling Doc 2015, Laimburg

L’Alto Adige Riesling DOC 2015 è un elegante vino nato da una preziosa ricerca sul vitigno iniziata oltre trent’anni fa nei vigneti di Montefranco, piccola località di Merano.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino con ricordi di oro bianco brillante, dalla consistenza importante complice i 13,5°. Al naso delicato bouquet fruttato, con aromi di pesca, mandarino, kiwi  e note minerali di gesso.

Vino di carattere, un perfetto equilibrio tra la morbidezza e la tipica acidità del Riesling, che regala una beva intensa e persistente.

Abbinamento ideale a piatti tipici della cucina mediterranea, come un cous cous di verdure, oppure per un aperitivo importante e piacevole.

LA VINIFICAZIONE
L’Alto Adige Riesling Doc 2015 nasce su un suolo porfirico e sabbioso nel pendio sud occidentale di Montefranco, a 500 metri sopra il livello del mare.

Se ben conservato, il 2015 può attendere qualche anno in bottiglia per essere poi degustato maturo.

Nata nel 1975 come costola del Centro per la Sperimentazione Agraria e Forestale di Laimburg, la cantina di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano rappresenta un fiore all’occhiello del panorama Nazionale.

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Nuovo presidente per il Consorzio Olio Dop Chianti Classico

Il Consiglio del Consorzio Olio DOP Chianti Classico, eletto lo scorso 9 marzo dall’Assemblea dei soci, ha nominato ieri i suoi  vertici.

Il nuovo presidente è Gionni Pruneti, 39 anni, proprietario insieme al fratello dell’omonima azienda agricola e frantoio a Greve in Chianti.

Vice-presidenti, Francesco Colpizzi proprietario di Fattoria Toscanella  e Nicola Menditto direttore di Agricola Montepaldi, l’azienda di San Casciano in Val di Pesa, proprietà dell’Università degli Studi di Firenze. Gli altri membri del CdA sono: Alessandro Chellini (Felsina), Simone Coppi (Palagio Wine Estate), Danielle Diaz (San Donatino), Matteo Gambaro (Casa Sola), Francesca Gonnelli (Frantoio Vertine), Orlando Gonnelli (Olearia del Chianti), Gianluca Grandis (La Ranocchiaia), Debora Grassi (Podere Grassi).

Poi: Giacomo Grassi (Azienda Agricola Grassi), Filippo Legnaioli (Frantoio Grevepesa), Clemente Pellegrini (Fattoria Castel Ruggero – Pellegrini), Davide Profeti (San Felice), Gionata Pulignani (Marchesi Mazzei), Stefano Rovida (Azienda Agricola Il Pino), Carlo Salvadori (Carlo Salvadori).

IL COMMENTO
“Sono molto lusingato della nomina e della fiducia che il Consiglio mi ha accordato – ha commentato Gionni Pruneti -. Sono stato eletto Presidente anche perché la mia azienda rappresenta tutta la filiera dell’olio DOP del Gallo Nero, dalla coltivazione dell’olivo con 85 ettari di oliveta di proprietà alla produzione dell’olio con il frantoio aziendale che lavora sia per la produzione interna che per conto terzi. Conosco molto bene quindi tutti gli aspetti della produzione della DOP”.

“Il primo obiettivo che mi pongo come Presidente del Consorzio – ha annunciato Pruneti – è proprio quello di incontrare le aziende agricole del territorio che non hanno ancora scelto di certificare le proprie produzioni olivicole, per far conoscere i vantaggi dell’ottenimento della DOP sia da un punto di vista di garanzia di qualità  del prodotto finale e dei processi produttivi che di supporto alla vendita”.

IL CONSORZIO
Nato nel lontano 1975, il Consorzio Olio DOP Chianti Classico tutela e promuove la denominazione dell’olio del Gallo Nero.

Oggi conta 255 soci con 3.200 ettari olivetati iscritti all’albo per un totale di circa 380.000 piante, e una quantità di prodotto che varia dai 50 mila ai 150 mila litri di olio certificato DOP all’anno, a seconda dell’andamento stagionale, così importante per l’oro verde del Chianti, ancor più che per l’omonimo prodotto vitivinicolo, il Chianti Classico DOCG.

Fra le attività del Consorzio Olio DOP Chianti Classico, importante l’assistenza ai produttori nel costante sforzo rivolto alla creazione di un prodotto che mantenga sempre alti livelli qualitativi, soprattutto in quelle componenti che partecipano attivamente alla salvaguardia della nostra salute e che regalano al prodotto profumi e sapori “classici”.

L’attività del Consorzio non si esaurisce tuttavia tra gli olivi e i frantoi ma allarga il suo raggio di azione in altri ambiti, promuovendo l’extravergine del Gallo Nero attraverso eventi scientifici e divulgativi in tutto il mondo.

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a tutto volume

GinPilz: il Gin italiano “made in Trentino”

Val di Cembra, valle del Trentino nota come valle di distillatori più o meno regolari. Luoghi in cui “distillare” ha storicamente il significato di sfruttare fino all’ultimo le risorse naturali (l’uva) per trarne quel poco di profitto possibile.

È in questo luogo che la famiglia Pilzer, distillatori dal 1957, ha deciso di cimentarsi con un prodotto diverso dalla grappa: il Gin, creando GinPilz.

LA DEGUSTAZIONE
Pulito. Questo il primo aggettivo che viene in mente quando si porta il naso al bicchiere. Abituati come siamo ai Gin industriali, fatti di un’aromaticità pungente ed un poco sgraziata, rimaniamo sorpresi dalla grande finezza di questo prodotto artigianale.

Intenso, ricco di note di ginepro ma anche di altri profumi. Ecco quindi piacevoli sentori d’agrume come arancia e limone ed un fondo vegetale di erbe aromatiche. In bocca l’alcool è ben integrato, dona calore ma non quella spiacevole nota di bruciore frequente in certi gin.

Morbido, avvolge il palato ed il retro nasale con quei bei profumi che abbiamo identificato al naso.Armonico e secco chiude con una lunga ed aromatica persistenza. Ottimo se bevuto liscio può costituire un ottimo ingrediente per la creazione di cocktail di qualità; per preparazioni “gourmet”.

GIN DI MONTAGNA

Creare un nostro Gin non è stato facile e per darvi una idea allegra della difficoltà abbiamo scelto di raffigurare in etichetta il gioco del Curling, dove per vincere la partita ci vuole preparazione, allenamento, passione, pazienza, attenzione e un pizzico di fortuna.

Così si legge sul sito di Distilleria Pilzer e non è difficile crederlo. La “fortuna” è però da ricercare e trovare anche nel luogo, la Val di Cembra orograficamente parte delle Dolomiti di Fiemme.

Acqua pura e leggera che sgorga dalle rocce porfiriche, la stessa indispensabile per produrre le grappe di Pilzer. Bacche di ginepro ed erbe dai boschi locali.

Grande esperienza nell’arte della distillazione (seppur declinata in modo diverso), nonché grande pazienza nell’aspettare e nel non diluire subito il Gin. Ingredienti naturali, sapienza e caparbietà, questi gli elementi di un Gin italiano. Il Gin di montagna.

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Spumante Extra Dry Passerina 50 Sfumature, La Travanesca

Dopo la versione ferma, ecco lo spumante più trasgressivo d’Italia: l’extra Dry Passerina 50 Sfumature della Casa Vinicola La Travanesca. Il side b di una storia che il giovane produttore Francesco Patrignani sta scrivendo in giro per il mondo.

Portando i vini delle Marche (Passerina e Pecorino in primis) da una parte all’altra del globo, dopo aver conquistato tante location alla moda, in Italia. Forte di un’etichetta che non lascia spazio a interpretazioni.

LA DEGUSTAZIONE
Uno sparkling, tuttavia, che non delude all’assaggio. Nel calice, lo Spumante di Passerina Extra Dry 50 Sfumature si presenta di un bel giallo dorato. Al naso richiami di frutta tendente al maturo: mela, banana, pesca. Non manca un risvolto erbaceo, accompagnato da una vena sottile di mineralità.

Il palato è più che mai corrispondente. Apprezzabile l’armonia complessiva, giocata sull’equilibrio tra le note mature e le componenti erbacee e leggermente sapide. Uno spumante Extra Dry che, a differenza di molti altri, non stanca dopo pochi sorsi.

Perfetta come aperitivo, la Passerina spumantizzata 50 Sfumature si presta anche ad abbinamenti con piatti semplici di pesce, crostacei e fritture.

LA STORIA
L’idea di chiamare così la Passerina è nata da Alessandra Silvestroni, titolare della Casa Vinicola Silvestroni di Camerata Picena (AN). Tutto nasce dal film ’50 sfumature di Grigio’, nel periodo in cui moltissimi canali pubblicitari promuovevano l’uscita di questo film, nel 2016.

Oggi la Passerina ferma e la versione spumantizzata fanno parte de “La Travanesca”, curata dal punto di vista dell’immagine e del marketing (oltre che commerciale) dal giovane Francesco Patrignani, 26 anni.

Le uve Passerina vengono acquistate da alcuni storici conferitori della cantina Silvestroni e spumantizzate in Veneto.

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Food Lifestyle & Travel

Milano Food City 2018: appuntamento con le 7 Virtù del Cibo

MILANO – Gusto, Incontro, Energia, Diversità, Nutrizione, Risorsa, Gioco: sette parole chiave per interpretare il cibo attraverso una nuova concezione, nell’anno del cibo italiano nel mondo e nel solco degli “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” lanciati dalle Nazioni Unite nell’anno di Expo.

Gira intorno a queste 7 Virtù del Cibo il nuovo progetto di Milano Food City 2018, che ha riunito attorno alla stessa visione, Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Coldiretti Lombardia, Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, Fiera Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Fondazione Umberto Veronesi: una settimana di incontri, dibattiti, talk, spettacoli, performance dal vivo, esperienze cultural-gastronomiche e visite di luoghi chiave del territorio milanese, con oltre 200 incontri aperti a tutti dal 7 al 13 maggio a Milano.

Promosso dal Comune di Milano e inserito nel palinsesto Yes Milano, Milano Food City 2018 è una festa del cibo a 360° che per una settimana abbraccia tutti i protagonisti del sistema agroalimentare, dagli appassionati agli operatori di settore, dalla filiera di produzione alla distribuzione e il consumo dei prodotti, dai grandi e piccoli produttori fino ai semplici consumatori.

Tanti soggetti diversi in un unico calendario di iniziative che spaziano attraverso appuntamenti di approfondimento culturale e scientifico sul tema della nutrizione, incontri sull’educazione alimentare, la convivialità, la conoscenza della filiera alimentare dal campo alla tavola, fino alla costruzione di itinerari tematici che portano alla scoperta del territorio rurale e urbano di Milano.

E infine momenti ludici e di entertainment condotti da chef di alto livello e iniziative originali. Una su tutte: “Più siamo, più doniamo”, il progetto di solidarietà che porta in giro per Milano delle speciali bilance in luoghi simbolo della lotta allo spreco alimentare, da Piazza Castello al Gratosoglio passando per Via Mercanti e alcuni punti della grande distribuzione organizzata.

Per ogni persona che vorrà pesarsi, sarà donato l’equivalente del peso in derrate alimentari a soggetti bisognosi, attraverso l’impegno di Banco Alimentare, Caritas e Pane Quotidiano, per confermare il ruolo chiave di Milano a livello internazionale nella distribuzione equa e virtuosa del cibo alla comunità, un impegno concreto fin da Expo 2015.

Insieme a Coldiretti Lombardia in piazza Castello i consumatori potranno trovare il meglio della produzione agroalimentare Made in Italy nel farmers’ market di Campagna Amica, scoprire le ricette della tradizione contadina con gli agrichef degli agriturismi lombardi ed imparare a conoscere i segreti della vita in campagna con i laboratori delle fattorie didattiche.

L’11, 12 e 13 maggio sarà presente con stand in Piazza Castello anche la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, nell’ambito dell’iniziativa Latte Days, progetto che rientra all’interno del “Programma latte nelle scuole” promosso dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, da Unioncamere, e finanziato dall’Unione Europea. L’iniziativa nel suo complesso prevede a Milano il coinvolgimento di oltre 50 scuole a Milano con oltre 500 classi e circa 15 mila bambini.

La 3 giorni organizzata dalla Camera di commercio è dedicata ai bambini e alle loro famiglie impegnati in percorsi con attività ludico-informative e degustazioni guidate a cura di produttori locali e esperti, per sensibilizzare il consumo del latte e dei suoi derivati tra i più piccoli, valorizzando il prodotto nazionale e supportando le aziende del settore, che concentrano in Lombardia circa il 10% delle 41 mila imprese collegate alla produzione e alla distribuzione a livello nazionale.

Palazzo Turati ospiterà la mattina dell’11 maggio la festa conclusiva del percorso di educazione alimentare promosso da Coldiretti in varie scuole delle province di Milano e Monza Brianza, alla presenza di circa 300 bambini, ai quali verranno distribuiti latte e latticini.

Con Confcommercio Milano apre le porte al pubblico Palazzo Bovara (corso Venezia 51) con “Coffee & the City” e “Gusto&Socialità, show cooking ed eventi”: con Altoga e Art tutti i giorni colazioni del buongiorno con i maestri del caffè, showcooking e aperitivi serali, approfondimenti sulla buona alimentazione oltre agli showcooking degli studenti del Capac su riso e pizza gourmet e la distribuzione automatica di bevande calde di Confida.

Diffusione della foody bag “Le 7 virtù del cibo” (grazie a Edenred e Re-Box). Al Casello Ovest di Porta Venezia, sede delle Associazioni del coordinamento della Filiera Agroalimentare di Confcommercio Milano, iniziative su temi legati al valore della frutta e della verdura, della carne, delle tisane, del pane e del gelato con “Il gioco delle essenze, degli aromi e delle spezie”, ma anche WineMi con le sue Masterclass sul vino.

E nei mercati Morsenchio, piazza Ferrara e piazza Wagner aperture straordinarie tra degustazioni, giornata del risparmio, incontri, happy hour, showcooking.

Non mancheranno i percorsi guidati organizzati con Gitec, l’Associazione delle guide turistiche aderente alla Confcommercio milanese: piccoli viaggi tra storia, cultura e società moderna per scoprire il bello e il buono che Milano può offrire a chiunque abbia voglia di assaporare il lato enogastronomico del capoluogo lombardo.

E dal 7 al 13 maggio, dalle ore 10 alle 21, ai Giardini Indro Montanelli ci sarà – con Apeca (l’Associazione ambulanti di Confcommercio Milano) – il villaggio “Lo Street Food Made in Italy”, viaggio attraverso il cibo d’eccellenza di strada italiano spiegato e raccontato dai protagonisti di questo itinerario “on the road”.

Nella settimana di Milano Food City, Fieramilano/TUTTOFOOD, il cui headquarter sarà a Palazzo Giureconsulti in via Mercanti, organizza convegni, incontri, festival e momenti dedicati a tutta la citta. The Mall in Porta Nuova sarà quartier generale della nona edizione di Taste of Milano: 12 chef con le loro cucine si sfidano ai fornelli per conquistare i palati dei visitatori attraverso 4 piatti, in formato degustazione, che uniranno memoria e innovazione per un menù tutto da scoprire.

In più aperitivi gourmet accompagnati da musica ricercata nelle più belle terrazze milanesi grazie all’evento Sky&Jazz, ricette dello street food in Piazza XXV Aprile con l’iniziativa Food&Joy; attesissima poi la Festa del Bio, un vero villaggio biologico, dedicato ad incontri formativi e attività di talk show.

Promosso da FEDERBIO il festival nasce per informare il consumatore sulla differenza di un prodotto biologico rispetto a un prodotto tradizionale, sull’importanza e la piacevolezza di introdurre prodotti biologici nella “spesa” e nel consumo quotidiano. Ma è anche un momento di gioco, con tre contest dedicati.

COINVOLTA LA GDO
Per il B2B l’8 maggio sarà la giornata clou. All’interno di Seeds&Chips – The Global Food Innovation Summit, infatti, in una sala allestita ad hoc, TUTTOFOOD organizza la seconda edizione della sua Retail Plaza, l’arena dedicata alla GDO innovativa che si ripropone in una formula più articolata, dando voce ai retailer, alle aziende ed ai consumatori, con il data partner Nielsen, e i partner della GDO Carrefour, Coop Lombardia, Gruppo Végé e Unes con Il Viaggiator Goloso.

Tante altre attività, con laboratori, masterclass e showcooking condotte da esperti del settore saranno quelle organizzare in collaborazione con i partner di TUTTOFOOD, come SalumiAMO, Cheeseforpeople award e All’ombra della Madonnina.

Contemporaneamente, gli studenti delle scuole primarie e secondarie con le loro famiglie diventano i protagonisti delle iniziative educative a cura di Fondazione Umberto Veronesi: attività ludiche, laboratori e incontri finalizzati a promuovere una corretta informazione scientifica e fare prevenzione primaria.

In particolare la mostra ‘Io Vivo Sano alimentazione e DNA’, allestita a Palazzo Giureconsulti, permetterà di esplorare la relazione tra ciò che mangiamo e il nostro DNA influenzando positivamente la nostra salute.

Con il Divulgatore Scientifico Marco Bianchi e la Biologa Nutrizionista Elena Dogliotti si andrà poi a scoprire come combinare gli ingredienti all’insegna di gusto e salute. Tra gli ospiti degli appuntamenti anche lo chef Davide Oldani.

Fondazione Fiera Milano è attiva nel sostegno alla ricerca scientifica finanziando una borsa di ricerca di Fondazione Umberto Veronesi, nell’ambito delle neuroscienze e in particolare dedicata allo studio e alla cura dell’Alzheimer.

GLI APPUNTAMENTI DELLA FONDAZIONE FELTRINELLI
Food For All! Competenze e conoscenze per un cibo diverso è il palinsesto di appuntamenti della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli per raccontare la diversità del cibo, come ricchezza da conoscere e risorsa di cittadinanza da preservare.

Accademici e scienziati, divulgatori e chef, musicisti e artisti porteranno l’attenzione sul diritto al cibo come valore collettivo, sulla multiculturalità e la biodiversità, sulla multidimensionalità del nutrirsi attraverso i mestieri e le conoscenze, le competenze e le tradizioni che sono alla base della filiera agroalimentare.

Da lunedì 7 a sabato 12 maggio, in viale Pasubio 5, una settimana che prevede laboratori didattici per bambini la mattina, SolutionsLab quali momenti di confronto fra startup e imprese, esperti e policy maker nel pomeriggio, Talk aperti all’ampio pubblico, serate Cibo ad Arte in cui le arti performative interpretano le diverse dimensioni del cibo. Per tutta la settimana una mostra per i più piccoli sui valori della Carta di Milano dei bambini.

Sempre in collaborazione con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, torna poi il Tavolo Giovani della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: giovani idee di business a confronto con policy maker ed esperti per immaginare gli sviluppi futuri del settore food, in un’ottica di innovazione, sostenibilità e promozione territoriale.

Tre gli incontri previsti: 9 maggio – Competenze, strumenti e soluzioni per connettere cibo e salute; 10 maggio – Innovazione tecnologica e sociale nella filiera del food; 11 maggio – Il valore culturale del cibo tra patrimoni territoriali e paesaggi umani; tutti a partire dalle ore 15 presso la sede di Fondazione G. Feltrinelli in Viale Pasubio 5 a Milano.

Anche le start up protagoniste di Milano Food City. Dopo il successo di Start Up Design durante il Salone del Mobile 2018, la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, per valorizzare il ruolo di Milano quale polo di attrazione di giovani imprese di eccellenza nel settore food e nell’ambito di una più generale attività di posizionamento della città come hub di riferimento per le start up, ha promosso una call dedicata alle start up del food che porterà alle selezione di 10 start up che avranno l’opportunità di esporre e vendere i propri prodotti a Palazzo Giureconsulti dal 7 al 13 maggio.

Una piattaforma integrata con tutto il palinsesto di iniziative di Milano Food City in grado di far emergere l’offerta turistica correlata a ogni evento in una logica around me: dall’accomodation alla ristorazione, dai percorsi turistici all’offerta legata all’arte, cultura e intrattenimento.

E’ questa la logica che guida il sito ufficiale di Milano Food City: www.milanofoodcity.it, messo a disposizione dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, in sinergia con Explora.

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Vini al supermercato

Vino in promo fino al 2 maggio: l’analisi delle offerte in Gdo

Eccoci nuovamente a scorrere i volantini delle maggiori insegne Iper e Super in scadenza tra il 30 Aprile e il 2 Maggio. Promozioni genericamente”democratiche” posizionate su un’offerta da scaffale medio al solito valutate in cestelli.

Palma d’oro per l’impegno ad offrire sempre ai suoi clienti un volantino rinnovato va certamente ad Esselunga. Meno variegate le altre catene con volantini ripetivivi, al limite del prevedibile.

Iper che generalmente ha una buona proposta non offre nulla di interessante per i prossimi pic-nic e nemmeno Coop eccelle sulla pagina “Speciale Grigliate”.

Il Gigante tra le “Grandi Marche fino al 50%” non seleziona alcun vino e ormai da gennaio non punta davvero sulla propria cantina per le promozioni a volantino.

Qualche outsider qua e là, qualcuno già recensito sul nostro sito, vi ricordiamo che non tutte le etichette in promo sono indicate sui volantini e che all’interno dei punti vendita potrebbero esserci ulteriori tagli prezzo.

 

Fino al 30 Aprile
Aglianico del Vulture Dop Cantina di Venosa: 2,99 euro (5 / 5)
Rosso Bianco Umbria Vocante, Terre de la Custodia: 2,99 euro (5 / 5)
Tavernello (intera linea), Caviro: 2,24 euro  (3,5 / 5)
Montepulciano/Cerasuolo d’Abruzzo I solchi Citra: 1,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 4,99 euro  (3,5 / 5)


Fino al 2 Maggio
Dolcetto Langhe Cantina Clavesana: 2,78 euro (3,5 / 5)
Raboso o Marzemino Frizzante La Marca: 2,78 euro (3,5 / 5)
Rubicone Igt Bianco Frizzante Secco Canterino Riunite: 1,74 euro  (3,5 / 5)
Sangiovese Igt Cecchi: 3,34 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Doc Treviso La Gioiosa: 4,18 euro (3 / 5)
Bardolino Doc Torre Servaia: 2,38 euro (3 / 5)
Negroamaro Salento Igt Mottura: 2,98 euro  (3 / 5)
Frascati Gotto d’Oro: 1,99 euro (2,5 / 5)


Fino al 2 Maggio
Valtellina Doc Rosso Vinicola Nera: 5,90 euro (4 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Doc Sicilia Tria: 2,39 euro (carta payback) (4 / 5)
Chianti Docg Melini: 3,69 euro (carta payback) (3,5 / 5)
Metodo Classico Pinot Nero o Rosè Montù: 7,19 euro  (3,5 / 5)
Ortrugo Vivace Doc Valtidone: 2,89 euro (3,5 / 5)
Bonarda Doc Amabile Valtidone: 3,28 euro (3 / 5)
Malvasia Vivace Doc Valtidone: 2,99 euro  (3 / 5)
Verdea Vivace Panizzari: 3,29 euro  (3 / 5)


Fino al 1 Maggio
Gutturnio Frizzante Doc Calera Vicobarone: 3,49 euro (carta payback 30%)  (4 / 5)
Nero d’Avola, Grillo, Inzolia o Syrah  Settesoli: 3,59 euro(carta payback 30%) (3,5 / 5)
Corvo Igt Rosso o Bianco Duca di Salaparuta:  4,29 euro (carta payback 25%) (3,5 / 5)
Chianti Docg Al Tralcio Carrefour: 4,99 euro (3 / 5)


Fino al 30 Aprile – Superstore
Lambrusco Doc Cantina Sociale Sorbara: 1,92 euro (4 / 5)
Chianti Docg Bufferia: 3,59 euro (3 / 5)
Veneto Igt Frizzante Verduzzo Trodo Antico: 2,35 euro  (3 / 5)
Veneto Igt Sauvignon Verga: 3,49  (3 / 5)
Spumante Brut Pinot Chardonnay Dame Tervise: 3,59 euro (2,5 / 5)

Fino al 30 Aprile – Margherita e City
Lambrusco Reggiano 1915 Donelli: 2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Spago Igt Mionetto: 6,99 euro (3 / 5)
Bonarda Amabile Doc Casabella: 2,59 euro  (2 / 5)


Fino al 2 Maggio (Lombardia)
Spumante Brut J.P Chenet: 3,99 euro (soci Coop) (4 / 5)
Sicilia Doc Nero d’Avola o Inzolia Cantina Settesoli: 3,29 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Loggia del Sole: 3,19  (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Cantina del Morellino: 5,20 euro (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Tre Medaglie Cavicchioli: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 6,35 euro (3,5 / 5)
Cavit Mastri Vernacoli Gewurztraminer: 6,99 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Doc Erste e Neue: 6,99 euro (4 / 5)
Ribolla Spumante Cescon: 3,55 euro  (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Rocca Ventosa: 1,99 euro (3 / 5)
Barbera del Monferrato Doc Capetta: 3,45 euro (2,5 / 5)


Fino al 2 Maggio
Soave Doc Nibai Cesari: 3,24 euro (4 / 5)
Asolo Prosecco Docg Cantina Produttori di Valdobbiadene: 4,55 euro (4 / 5)
Nero d’Avola o Inzolia Antica Tindari: 3,59 euro (4 / 5)
Bardolino Chiaretto Doc Cantina di Negrar: 2,37 euro (3,5 / 5)
Remole Rosso Frescobaldi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vigneti delle Dolomiti Lagaria Bianco o Rosso: 1,85 euro (3,5 / 5)
Lambrusco dell’Emilia Verdi Cantine Ceci: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Otto Santi: 2,49 euro (3 / 5)
Rosso Piceno Superiore Monteschiavo: 1,99 euro (3 / 5)
Barbera del Piemonte Capetta: 2,19 euro (2,5 / 5)


Fino al 29 Aprile
Valpolicella Ripasso Sartori: 6,90 euro (4 / 5)
Spumante Prosecco extra dry Maschio: 3,99 euro (4 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Vie dell’Uva; 3,79 euro (3 / 5)

Fino al 29 Aprile Superstore
Chianti Docg Le Vecchie Mura: 4,49 euro (3,5 / 5)
Ortrugo o Gutturnio Valtidone: 2,59 euro  (3,5 / 5)
Spumante 9-5-8 Santero: 3,75 euro  (3 / 5)
Vini Rosè Maschio: 2,59 euro (3 / 5)
Roero Arneis Terre da Vino: 4,78 euro  (3 / 5)
Piemonte Barbera Poggio dei Vigneti Natale Verga: 1,99 euro (3 / 5)



Fino al 2 Maggio
Nessun vino in promozione a volantino


Fino al 1 Maggio
Prosecco Doc Treviso o Bio Mionetto: 6,89 euro (3,5 / 5)
Prosecco extra dry, Ribolla Gialla o Muller Thurgau Cescon: 3,89 euro (3 / 5)
Sangiovese o Trebbiano Rubicone Igt Poggio dei Vigneti: 1,39 euro  (3 / 5)
Freschello Bianco o Rosè linea Cielo e Terra: 1,39 euro  (2,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Torre Pietraia Verga: 7,69 euro  (2,5 / 5)


 

Fino al 2 Maggio
Valtellina Superiore Docg Inferno o Sassella Bettini: 7,10 euro (3,5 / 5)
Vernaccia di San Gimignano Giglio del Duca: 3,25 euro  (3 / 5)
Lambrusco di Modena Doc Cavicchioli secco o amabile 1,5lt: 3,29 euro (3 / 5)
Vini Il Gaggio (Barbera Piemonte Doc, Sangiovese Rubicone, Grecanico di Sicilia, Merlot Veneto, Montepulciano d’Abruzzo Doc, Nero d’Avola, Pinot Bianco o Muller Thurgau: 1,99 euro (2,5 / 5)
Vini il Gaggio Montepulciano 5lt: 9,50 euro (2,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda o Barbera Igt Il Feudo: 1,75 euro (2 / 5)



Fino al 1 Maggio
Malvasia, Ortrugo, Bonarda o Gutturnio Doc Cantina Valtidone: 2,79 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Doc Vecchia Modena Chiarli: 3,39 euro  (3,5 / 5)
Traminer, Refosco dal Peduncolo Rosso Ca Vescovo: 4,99 euro  (3 / 5)
Chianti Docg Giglio del Duca: 2,90 euro  (3 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Pinot Nero, Riesling, Barbera, Bonarda, Sangue di Giuda e Buttafuoco Vie del Canto: 2,99 euro  (3 / 5)
Campania Igt Falanghina, Greco o Fiano Ante Hirpis: 3,19 euro  (3 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda o Barbera San Zeno: 3,99 euro  (3 / 5)
Bolgheri Doc Sabbiato Sensi: 7,90 euro  (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Igt Bio Natale Verga: 3,99 euro (3 / 5)
Grignolino Piemonte o Barbera d’Asti Docg La Cacciatora 1,5lt: 4,29 euro (2,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda o Barbera Il Roccolo Natale Verga: 3,49 euro  (2,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda o Barbera Igt Il Feudo: 1,50 euro (2,5 / 5)
Puglia Igt Rosè o Primitivo Pietre del Sole: 1,99 euro  (2,5 / 5)
Vini da tavola Il Gaggio Bianco o Rosso: 1,19 euro  (2,5 / 5)

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vini#1

Igt Puglia Bianco Le Fossette 2015, Alberto Longo

Non molto tempo fa abbiamo avuto la possibilità di assaggiare la Falanghina di Agricole Alberto Longo nella versione spumante Metodo Classico Brut Nature. Degustiamo oggi per voi la versione ferma, Le Fossette, annata 2015.

LA DEGUSTAZIONE
Colore paglierino, carico e con riflessi verdolini. Intenso al naso ci accoglie subito con una piacevole freschezza seguita da ricche note di frutta polpa bianca ma accostate a profumi che ricordano anche i frutti di bosco.

Erbe aromatiche a chiudere il quadro olfattivo. In bocca entra morbido e caldo. Segue subito la viva sapidità che stuzzica il sorso.

Molto buona l’acidità, che a quasi tre anni dalla vendemmia fa presagire una piacevole longevità in cantina. Buona la persistenza, in cui i sentori retro olfattivi sposano quelli sentiti al naso.

Carni bianche e pesce, ma anche formaggi freschi o a media stagionatura sono un accompagnamento perfetto per questo vino.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con il 100% di uva Falanghina, coltivata in località Masseria Celentano, presso San Severo (FG) su terreni calcareo argillosi. Dopo la diraspatura e spremitura soffice dei grappoli la fermentazione alcolica avviene in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata.

Il vino ottenuto viene mantenuto sulle fecce fini per tre mesi. Agricole Alberto Longo ha sede in una masseria dell’ottocento ristrutturata presso Lucera in provincia di Foggia.

La barricaia e la cantina di affinamento sono stati realizzati mettendo in collegamento fra loro gli antichi silos in muratura interrati, tipici del territorio. La cantina fa un utilizzo quasi esclusivo di vitigni locali (moscatello, bombino bianco, falanghina, nero di Troia) con approccio “bio”.

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Approfondimenti

Vinitaly 2018: affluenza record allo stand del Moscato di Scanzo Docg

Verona: Sorprendente ed inattesa l’ingente folla di visitatori allo stand del Consorzio Tutela Moscato di Scanzo e dell’azienda co-espositrice ‘Magri Sereno’.

Migliaia di Appassionati, estimatori, ristoratori, albergatori, sommelier, enologi, hanno per tutti i quattro giorni della manifestazione affollato senza tregua i banchi di degustazione del Moscato di Scanzo DOCG, segno indiscutibile dell’eccellenza e fiore all’occhiello dell’enologia bergamasca, un titolo che trova concrete conferme nell’elogio e nel cospicuo numero di persone che hanno affollato lo stand.

“Come consorzio non potevamo festeggiare in modo migliore il 25° anniversario; bilancio alquanto positivo” afferma Paolo Russo, Presidente del Consorzio di Tutela, “quello tracciato dalle aziende consorziate presenti, direttamente o rappresentate, alla manifestazione: numerosi contatti commerciali, sia a livello nazionale che internazionale, hanno premiato l’impegno e la passione dei nostri associati” conclude “non è facile per un Consorzio Piccolo come il nostro partecipare a Fiere così importanti, ma i contratti firmati, l’entusiasmo dimostrato nei confronti del Moscato di Scanzo DOCG e il fatto di essere stati tra gli stand più visitati del Padiglione Lombardia, hanno ricompensato gli sforzi. Adesso vi aspettiamo nella nostra sede aperta dal martedì al sabato e vi invitiamo a seguirci per rimanere aggiornati sui prossimi eventi del Consorzio”.

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Vini al supermercato

Teroldego Rotaliano Doc 2015 Bottega Vinai, Cavit

(3,5 / 5) In vendita nei supermercati del circuito Pam, Il Teroldego Rotaliano DOC 2015 Cavit è un rosso corposo e fruttato, da carne rossa, ben in grado di affrontare qualche anno di ulteriore affinamento in bottiglia.

Storico vino rosso prodotto nella provincia di Trento tra il nome dal tedesco “Tiroler gold” ossia “oro del Tirolo” a testimonianza dell’enorme apprezzamento di cui questo prodotto godeva specialmente nelle aree germaniche e presso la corte degli Asburgo a Vienna. La DOC istituita nel 1971 prevede l’impiego di uve Teroldego al 100%.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Teroldego Rotaliano Doc 2015 di Cavit esibisce un rubino compatto e profondo di buona consistenza. Profumi di media intensità che raccontano di frutta nera – more e cassis, marasche – ma anche lampone, cuoio, vaniglia e legno tostato. Naso in evoluzione.

Al palato sfoggia una struttura apprezzabile, corpo pieno e tannino integrato e maturo, bella  freschezza, ritorni aromatici corrispondenti e media persistenza. Buon vino che può essere consumato subito, o atteso ancora un paio d’anni.

Abbinamento ideale con arrosti di carni rosse, bollito misto, zuppa di porcini, formaggi stagionati. Ingrediente essenziale nel classico risotto al Teroldego.

LA VINIFICAZIONE
Il Teroldego Rotaliano Doc 2015 di Cavit nasce nella Piana Rotaliana nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige in provincia di Trento. Dopo la vendemmia, fermenta a temperatura controllata in vasche di acciaio e matura per un breve periodo in botti di rovere.

Fondata nel 1950, Cavit – Cantina Viticoltori Trentino è una cooperativa che riunisce dieci cantine sociali trentine con 4500 viticoltori associati e opera in collaborazione con il celebre Istituto Agrario di San Michele all’Adige.

Prezzo: 6 euro
Acquistato presso: Pam / Panorama

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Approfondimenti

Agricoltura biologica: nuove regole dall’UE

Il Parlamento europeo ha approvato oggi in seduta plenaria il nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologica, che dal 2021 sostituirà l’attuale quadro normativo, che risale al 2007 e che aveva aggiornato il primo regolamento sull’argomento, che risale al 1991.

Il testo è il frutto di quasi quattro anni di negoziati tra Parlamento, Commissione Europea e Consiglio, che son stati più volte sul punto di saltare per l’irrigidimento dell’una o dell’altra posizione.

“Il Parlamento ha ratificato il testo su cui s’era raggiunto l’accordo di massima tra le tre istituzioni nel novembre scorso” – commenta il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla “nonostante un giudizio che nel complesso confermiamo negativo, già allora avevamo riconosciuto lo sforzo compiuto dalle diverse parti in causa per migliorare il testo iniziale della Commissione”.

“Sono state tenute in considerazione alcune delle richieste dei produttori biologici, tra queste la possibilità della certificazione di gruppo per le piccole aziende agricole riunite in cooperative e organizzazioni locali, strumenti per garantire un quadro di controllo e di garanzie anche sui prodotti importati dai Paesi extra europei. Lo sviluppo del settore biologico deve ora diventare una priorità delle politiche europee e nazionali, a partire dalle programmazioni regionali dei Piani di sviluppo rurale agli acquisti verdi della pubblica amministrazione”.

LE NOVITA’
Il nocciolo duro del Regolamento non cambia: nelle aziende biologiche si continuerà a non utilizzare fertilizzanti, diserbanti, pesticidi e altre sostanze di sintesi, continuerà la rigorosa esclusione degli OGM e della clonazione dal processo di produzione.

Rimangono le strette norme in materia di allevamento per garantire il massimo benessere degli animali, nella trasformazione dei prodotti non si ricorrerà a coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità ed altri additivi discussi o inutili.

Il nuovo testo conferma inoltre la considerazione sulla produzione biologica, che definisce “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione alimentare basato sull’interazione tra le migliori prassi in materia di ambiente ed azione per il clima, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e norme rigorose di produzione confacenti alle preferenze di un numero crescente di consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.

Viene inoltre confermato il riconoscimento che “la produzione biologica esplica una duplice funzione sociale, provvedendo, da un lato, a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici da parte dei consumatori e, dall’altro, fornendo al pubblico beni che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”.

“Da oggi al 2021, anno della completa applicazione – conclude Carnemolla – le istituzioni europee e l’intero movimento biologico son chiamati a un forte impegno per la predisposizione degli atti di esecuzione e di quelli delegati, affinché il regolamento si possa applicare al lavoro quotidiano di tutte le componenti della filiera di produzione biologica: dai produttori di sementi agli agricoltori, dalle imprese di trasformazione agli operatori della distribuzione, dagli organismi di certificazione agli organi di vigilanza che sovraintendono al sistema di controllo”.

IL BIO IN EUROPA
La crescita della produzione biologica in Europa è un caso di successo: basta pensare che già nel 2016 in Europa c’erano 13 milioni e mezzo di ettari a coltivazione biologica (più dell’intera superficie agricola italiana), per un peso del 6.7% del totale, che diventa del 21,9% in Austria, del 18% in Svezia e del 14,5% in Italia; in altri 4 Paesi la superficie supera il 10% del totale nazionale.

Sono già 370mila gli agricoltori che hanno deciso di produrre in modo sostenibile e rinunciare alle sostanze chimiche di sintesi, e continuano ad aumentare col ricambio generazionale: nel 2016 in Italia il loro numero è aumentato del 20.3%.

“Il potenziale di crescita è ancora enorme – evidenzia Federbio – e può innescare una trasformazione profonda dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’intera economia, con benefici alla società, ai produttori e all’ambiente”.

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Vival: grande interesse per la viticoltura eroica valdostana a Vinitaly

VERONA – Sono state circa un migliaio le bottiglie stappate dai dodici produttori valdostani presenti a Vinitaly 2018, oltre a quelle del banco di assaggio che proponeva tutti i vini della regione.

Un dato che consente di quantificare in circa settemila i visitatori complessivi dell’area VIVAL (associazione dei vigneron della Valle d’Aosta).

“Abbiamo incontrato un pubblico molto qualificato e attento – commenta Stefano Celi, presidente VIVAL – formato sia da professionisti e operatori del settore sia da appassionati, desiderosi non solo di scoprire e conoscere un patrimonio di vini unici al mondo (sono ben tredici i vitigni autoctoni valdostani) ma anche di confermare la rinomata validità dei nostri prodotti”.

“Quest’anno – prosegue Stefano Celi – a causa delle gelate che hanno penalizzato la produzione di molti vinicoltori, la partecipazione a Vinitaly non è stata facile; tuttavia, l’accoglienza che è stata riservata ai nostri vini ha sottolineato la validità della scelta di essere presenti a Verona: Vinitaly conferma infatti di essere un appuntamento imprescindibile per tutto il mondo del vino, in Italia e all’estero”.

Le Cantine valdostane presenti a Vinitaly sono state dodici: Caves de Donnas, Cave des Onze Communes, Distillerie Saint Roch,  La Crotta di Vegneron, La Source, Les Crêtes, Lo Triolet, Grosjean, Institut Agricole Regional, Maison Agricole D&D, Ottin, Rosset Terroir. Inoltre, presso il banco di mescita,  è stato possibile degustare l’intero panorama vitivinicolo regionale.

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DOCG Wine Experience: l’Italia del vino in Abbazia

Le DOCG d’Italia si danno appuntamento domenica 6 maggio 2018 dalle 10.00 alle 20.00 all’Abbazia di Praglia di Teolo (Padova), in occasione della sesta edizione di DOCG Wine Experience.

L’evento, organizzato dalla delegazione padovana di AIS Veneto, vedrà la presenza di oltre 300 etichette, che fanno parte delle 74 denominazioni di origine controllata e garantita d’Italia.

Accanto al vino, quest’anno, anche una serie di degustazioni guidate dedicate ai formaggi, alla birra artigianale, ai distillati e al Sigaro Toscano.

Ad ospitare l’evento, per il secondo anno consecutivo, sarà l’antica abbazia benedettina costruita tra l’XI e il XII secolo che sorge ai piedi dei Colli Euganei.

IL PROGRAMMA
Appuntamento alle 10.00 per l’inaugurazione della manifestazione, con l’apertura dei banchi d’assaggio e la benedizione da parte dell’Abate dell’Abbazia di Praglia.

Alle 11.00 la prima degustazione, condotta da Angela Rech, dedicata alle bollicine italiane, seguita alle 12.00 dalla presentazione del libro La vite nel paesaggio dei Colli Euganei di Gianni Borin, Claudio Giulivo e Cristiano Bulegato.

Alle 14.30 si continua con L’arte dell’abbinamento: vini e formaggi di Bruno Piccioni e alle 15.00 con la degustazione di birre artigianali.

Alle 15.30, invece, il laboratorio dedicato al Sigaro Toscano. Gli ultimi appuntamenti sono dedicati ai distillati Bonollo alle 16.00 e alle eccellenze piemontesi come Barbera, Barolo e Barbaresco con un tasting alle 16.30 curato da Mauro Carosso.

Durante la giornata sarà inoltre possibile accedere alla cantina dell’Abbazia di Praglia, con una visita guidata che partirà alle 14.00.

Il biglietto d’ingresso per DOCG Wine Experience è di € 25 per l’intero e di € 20 per il ridotto, riservato a coloro che acquisteranno il biglietto in prevendita sul sito.

I tasting sono invece a numero chiuso ed è possibile riservare un posto tramite prenotazione online sul sito di AIS Veneto. Il programma completo della manifestazione è disponibile sul sito www.aisveneto.it.

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Vinitaly 2018: il trionfo del vino biologico in Italia

Bologna – “Già nel 2016 nel mondo gli ettari di vigneto biologico, coltivato senza un grammo di sostanze chimiche di sintesi erano 380.000, oltre il 5% dell’intera superficie a vite” – commenta
Mariagrazia Mammuccini, viticoltrice in Toscana e consigliere delegato di FederBio – “Questa superficie è concentrata in Europa: i 328mila ettari di vigneto biologico del Vecchio continente pesano già per l’8,5% del totale, e continuano a crescere”.

Nel Vecchio Continente un posto d’onore è riservato all’Italia, dove si trovano ben un terzo dei vigneti biologici europei e dove il tasso di crescita ha dell’impressionante: “Nel 2012 coltivavamo con metodo biologico 52.000 ettari, nel 2016 la superficie ha superato i 103.500: un raddoppio in soli quattro anni, il segnale più evidente che il mercato del vino ha imboccato la strada della sostenibilità. Il consumatore cerca prodotti “green”, ottenuti senza chimica di sintesi che contamini falde acquifere e suolo, per non parlare dei residui che può lasciare in bottiglia. E vuole tecniche di trasformazione responsabili e ”dolci” delle uve, che ne esaltino le caratteristiche organolettiche senza ricorrere a un’intera farmacia di coadiuvanti e additivi”.

In Italia nel 2016 la superficie a vigneto biologico è aumentata del 23,8% a livello nazionale, ma con picchi superiori al 40% in sette regioni; in Basilicata si è sfiorato il raddoppio in un anno, da 539 ettari a 1065.

La produzione di vino biologico italiano è di circa 500 milioni di litri, destinati al canale delle enoteche, dei negozi specializzati in prodotti biologici, alla grande distribuzione (in cui nel 2016 le vendite sono aumentate di un eloquente 65% per gli spumanti bio, dell’85% per i vini DOC e DOCG e di un incredibile 118% per i vini a indicazione geografica), alle vendite dirette nelle aziende agricole e all’agriturismo, alla ristorazione di qualità.

Nell’ultimo anno nei supermercati italiani le vendite di vini biologici piemontesi sono aumentate del 415%, quelle dei vini bio dell’Emilia Romagna del 233%. A +176% i vini biologici siciliani, +107% per quelli delle Marche, +70% per i toscani, e così via, tutti con segno positivo.

Il successo non è solo sul mercato interno, anzi: cresce l’export (che rappresenta ancora lo sbocco più significativo per le cantine biologiche italiane). I mercati più rilevanti sono Germania, Stati Uniti, Svezia, Canada, Svizzera, con una sorprendente Cina come sesta destinazione, seguita da Regno Unito, Giappone e qualche altra decina di mercati di peso minore.

In collaborazione con Verona Fiere, FederBio ha dato vita alla quarta edizione di Vintaly Bio, un salone nel salone che ha raccolto 70 cantine biologiche di 15 regioni (con una lista d’attesa di altre cinquanta: lo spazio disponibile è del tutto insufficiente) e che ha visto presentazioni aziendali e sedute di degustazione guidate con acquirenti selezionati che alla ricerca di vini biologici da inserire nel proprio assortimento hanno raggiunto Verona da Stati Uniti, Giappone, Cina. Svizzera, Spagna, Germania, Danimarca, Israele e dalla new entry India.

“La domanda del consumatore per prodotti che coniughino la qualità organolettica, la grande tradizione vitivinicola italiana, una coltivazione “pulita” e un’attenzione maniacale alla qualità nella trasformazione delle uve, evitando la chimica di sintesi, è un fenomeno globale. Ma c’è anche un’altra considerazione che si sta facendo strada con forza tra le aziende più attente: chi produce grandi vini intimamente legati al territorio, a questo territorio deve il massimo rispetto, deve salvaguardarne le caratteristiche ambientali che ne costituiscono la ricchezza e l’unicità. Per farlo, alla scelta della produzione biologica non ci sono alternative”, conclude Mammuccini.

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